Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
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14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

frammenti di lettere
Tra le prime (missionarie) che con p. Albino, daranno inizio al nuovo
Istituto ci sono Rina Zanarotti, Cesarina Assi, Bruna Ballabio. Il padre da
anni è il loro direttore spirituale e quindi intrattiene con loro una
corrispondenza epistolare. Nelle lettere o biglietti che esse ricevono da lui
prima della fondazione della Compagnia Missionaria, troviamo la semplicità e la
profondità di una spiritualità esigente vissuta nel quotidiano… Queste lettere
sono state pubblicate nel volume “Gettare
tutto nelle fondamenta” (Lettere dal 1948 al 1957). Rileggiamo insieme
alcuni stralci ancora attuali e vitali per alimentare il nostro vissuto.
…Per la sua impazienza,
per la sua aridità, per la sua incostanza niente avvilimenti si tenga
abitualmente con lo spirito nelle disposizioni del povero pubblicano di cui
leggiamo nel Vangelo che entrato
nel Tempio del Signore si prostra a terra, non osa neppure alzare gli occhi
verso l’alto e ripete senza stancarsi: Signore abbi pietà di me perché sono un
povero peccatore. Così noi immaginiamoci ai piedi di Gesù e confusi della
nostra miseria, desiderosi anche di un po’ di conforto e di luce, ripetiamoGli con
tutto il cuore: Signore abbi pietà di me. Signore se tu vuoi mi puoi
guarire. Signore che io veda! Sacro Cuore di Gesù, confido in te! Gesù mi fido
di te! Preghiamolo così Gesù con il cuore in chiesa, in casa, lungo la
via dappertutto, preghiamolo con abbandono, con confidenza, con
il desiderio ardente, che Gesù compatisca la nostra miseria ma anche che ci
aiuti a migliorare, a vincerci. Non dubiti che Gesù ascolterà i suoi gemiti. Ama
tanto Gesù le anime umili! E le santifica! Credo le gioverà molto
questa forma di preghiera e, se sarà veramente cordiale, le riempirà l’anima di
inesprimibile dolcezza. Un po’ alla volta per la grazia di Gesù, le pioverà
allora a torrenti nella sua anima, tante piccole miserie scompariranno, e quelle
che sussisteranno, quelle che ci accompagneranno sempre fino all’ultimo giorno
della vita, bagaglio inseparabile della nostra debolezza lei imparerà ad
amarle, non certo in quanto sono offesa di Gesù, ma in quanto stimoli
all’umiltà e all’abbandono, alla fiducia, alla confidenza in Gesù…
Non si scoraggi mai, anche
se i passi che fa sono molto lenti e i progressi leggeri. Adagio adagio si
prende l’abitudine anche nel bene. Gesù, del resto, sa tanto comprendere e
compatire la nostra debolezza! Certo, se è possibile svincolarsi un po’ di più
dalle nostre miserie, se è possibile mortificare di più la nostra accidia facciamolo.
Doniamoci all’Amore con fervore, con slancio. Io prego perché Gesù le faccia
anzitutto comprendere che Lui deve essere l’aspirazione e l’ideale supremo
della nostra vita; Gesù è la grande realtà che resta mentre tutto passa e
tramonta, Gesù è l’unico che possa colmare il desiderio insaziabile di felicità
del nostro cuore. Ce lo testimonia S. Agostino, che pur nella sua vita di
peccato aveva bevuto alla coppa di tutti i piaceri e aveva rincorso tutte le
apparenti felicità della vita: Signore il nostro cuore è fatto per te ed è
inquieto, insaziato finché non riposa in te! E non l’abbiamo sperimentata anche
noi questa dolcissima realtà nei momenti più fortunati della nostra vita quando
noi eravamo tutti di Gesù e Gesù tutto nostro?...
Ma che paradiso anticipato sarebbe la nostra vita se fosse tutto un dono
continuato, senza riserve a Gesù! Che paradiso! S. Francesco Saverio in mezzo
alle fatiche indicibili del suo apostolato sentiva il cuore scoppiargli della
felicità del possesso di Gesù, tanto che era costretto a supplicare: Signore
basta, altrimenti io muoio. Quali sono ordinariamente le persone sulle cui
labbra noi troviamo sempre il conforto di una parola dolce e di un sorriso
anche quando soffrono indicibilmente: le persone la cui anima è tutta di Gesù. Pregherò
ancora perché dopo aver compreso, agisca energicamente, senza troppi riguardi a
se stessa. Per divenire santi bisogna un po’ sempre farsi sapientemente
folli.
Parrebbe un controsenso, eppure se vogliamo risparmiarci troppo nel
corpo, nel cuore, nella volontà, nelle vedute, nei sentimenti, nelle
soddisfazioni d’onore ecc. come si verificherà il completo annientamento di noi
stessi, condizione necessaria perché viva in noi Gesù? Permetta che le
raccomandi sopratutto la santa gioia, il buon umore in ogni circostanza, da
sola e nelle relazioni con gli altri, pronta a sacrificare a Gesù ogni
ombra, ogni malinconia, ogni sofferenza. Le riuscirà di essere allora più
paziente e più cordiale.
Le raccomando ancora l’unione a Gesù
durante la giornata, offrendo a Lui ogni sua azione in spirito di amore e di
riparazione. Divinizzi il suo lavoro facendo sue le intenzioni con cui Gesù
lavorava nella casetta di Nazareth. Moltiplichi le piccole Giaculatorie, gli
atti di amore. Possa presentarsi ogni mattina a Gesù nella S. Comunione con le
mani cariche di doni, di santi affetti, di ardenti desideri! Usi la carità di ricordarmi qualche
volta lei pure al Signore.
Ogni giorno noi dobbiamo riconfermarci nella buona
volontà e nei propositi; ogni giorno dobbiamo riprenderci con forza e con
decisione come se per la prima volta ci mettessimo ad amare e a servire il
Signore. È questo il segreto della santità! È tanto buono il Signore e Gli dà
tanta consolazione la nostra preoccupazione di riprenderci nel Suo amore. Egli
sa di che fango siamo impastati, conosce quanta debolezza si accumuli nel
nostro spirito ed è pronto ad essere infinitamente misericordioso se pentiti
noi ritorniamo a Lui e confidiamo nella Sua grazia. Come altre volte l’ho
esortata, si sforzi di vivere in grande spirito di umiltà, ma umiltà serena,
molto serena ricordando che Gesù ha delle predilezioni tutte speciali per chi
riconosce la propria debolezza e se ne sta piccolo piccolo al Suo cospetto. Ma
accanto all’umiltà ci sia la confidenza, una confidenza illimitata. Gesù, Le
ripeto, è buono, immensamente buono. Gesù apprezza i nostri piccoli sforzi
soprattutto quando l’anima è nella desolazione e nella aridità, ed è pronto a
venirci incontro quando vede che noi tendiamo a Lui, Lo cerchiamo con sincerità
di cuore…
Rimettiamoci con più abbandono alla santa Volontà
di Dio e poi in tutto e sempre serenità, serenità, serenità! Che
la nostra vita sia tutta un sorriso per Gesù. Studiamoci di sorridere a tutto.
Allontaniamo in silenzio le noie, la stanchezza, i dolori fisici e morali e non
occupiamoci d’altro che di piacere a Gesù sorridendo.
P. Albino Elegante

questo è il mio posto
Intervista a Giannina Cereda
Uno sguardo alla tua vita: presentati … la tua famiglia … le
tue prime esperienze … l’ambiente dove hai vissuto … il tuo lavoro … ecc.
Mi chiamo Giannina Cereda di anni 80 di cui 55 nella CM.
Sono nata a Concorezzo (Mi). La mia
famiglia composta di mamma e papa e otto fratelli, io sono la quarta.
Situazione familiare semplice e umile, solo il papà lavorava in una ditta dove
si faceva l’olio non commestibile. In quel tempo non avevamo la possibilità di studiare, finita la quinta
classe si cercava un lavoro.
Io sono entrata in una fabbrica di tessitura a 13 anni. Ho
imparato a far funzionare le macchine che facevano l’elastico e il grogrè; ne avevo 50 da guardare, sono rimasta 14 anni. Era un lavoro semplice
ma che esigeva molta attenzione. Facevo i turni dalle ore 6 alle 14, e dalle 14 alle 22.
Frequentavo la parrocchia, l’oratorio, la catechesi e
attività varie. Alla domenica avevo la responsabilità della Buona Stampa, si
andava nelle famiglie a portare le riviste o i giornali, quelli che le famiglie
avevano già prenotato. Avevo formato un gruppo di giovani che mi aiutavano dopo
la messa a fare questo lavoro. Anch’io andavo, suonavo i campanelli mi
accoglievano e alcune volte mi offrivano qualche cosa, e intanto si
chiacchierava e si dialogava, ci
confidavano qualche loro preoccupazione, difficoltà del momento e cosi via. Era
bello quando ti confidavano i loro problemi dopo li vedevi sorridere e ti
ringraziavano. Poi mi riunivo con le
giovani per sentire se avevano incontrato qualche difficoltà.
Come è nata la tua vocazione:
come è nata? Perché nella Compagnia Missionaria? La tua partenza per il
Mozambico e rientro in Italia …
Il desiderio di una consacrazione la vivevo dentro di me da
molto tempo , ma era un segreto mio. Avevo un gruppo di amiche con le quali lavoravo sia nella parrocchia che
all’oratorio. Partecipavamo agli incontri di formazione dell’Azione cattolica e
tutti gli anni nel tempo delle vacanze si frequentava un corso di Esercizi
Spirituali. Alcune di queste amiche presero la loro decisione e chi da una
parte e chi dall’altra entravano in convento e si realizzavano. La mia non
decisione era che non volevo la divisa e il velo. Dopo un certo tempo andai a trovarle nelle
loro case e a vederle tutte contente e gioiose chiedevo se era vero quello che
vedevo. Mi invitarono a fare questa
esperienza, avevano capito che ero interessata a questa vita ma non sapevano la
mia difficoltà. Dopo queste visite dicevo sempre di no, non è questo il mio
posto.
Una domenica mentre stavo
facendo il lavoro della buona stampa, si sono presentate due signorine che mi
invitavano ad andare con loro nelle famiglie per far conoscere la loro
rivista. Mentre andavamo da una casa e
all’altra si dialogava per una conoscenza reciproca. Ci siamo presentate e loro
erano due missionarie che abitavano a Bologna. Da li è nata una certa curiosità
nel sapere che cosa facevano. Siamo state assieme fino a mezzogiorno, prima di
lasciarci mi hanno invitata a Bologna, per saperne di più. Subito ho detto di
no, perché per me Bologna sembrava alla fine del mondo. Ma dentro di me era
nato qualcosa. Abbiamo incominciato a
scriverci ed ho dialogato con il mio direttore spirituale. Poi è arrivato il giorno nel quale mi sono
decisa a prendere il treno e ad andare a Bologna. Ricordo che quando sono arrivata sul cancello della casa ed ancora non
conoscevo niente, mi sono detta, questo è il mio posto. Li ho sentito la voce
del Signore che mi dava forza e serenità. Non è stato facile comunicarlo anche
alla mia famiglia che sarei andata a Bologna in un Istituto Secolare. Ancora
non si conosceva chi erano che cosa facevano … un po’ alla volta si sono
convinti e, prima di decidere il posto ho portato l miei genitori a Bologna per
vedere il luogo. Anche loro, dopo aver parlato con i responsabili mi hanno
detto “è questo quello che hai scelto, vai” e da lì ho cominciato la mia preparazione.
Da quando ho conosciuto le missionarie e la mia partenza
definitiva per Bologna è passato un anno. Entrata nella Compagnia Missionaria
ho ripreso in mano i libri dopo 13 anni … poi ho fatto un Corso di Economia
Domestica e Cucina. Nel frattempo, lavoravo in casa, in segreteria per la
spedizione del nostro giornalino.
Portavo nel mio cuore il desiderio di fare un’esperienza in
missione. Passavano gli anni e l’Africa era sempre lontana. Poi mi sono
convinta che anche stando in casa compiendo le attività giornaliere ero
missionaria ugualmente. Un bel giorno, parlando con la Presidente, ho detto.
“Quest’anno compio 50 anni o parto ora o non ci vado più”. Lei mi ha guardata e
mi ha detto: “Scrivi la domanda”. Così è stato.
La mia partenza per il Mozambico è avvenuta il 6 maggio
1990. Sono arrivata a Maputo (la capitale) quando c’era ancora la guerra;
girando per la città si vedevano molti negozi ma tutti vuoti. Tante persone
anziane che chiedevano qualche cosa, in particolare, da mangiare.
Quando si arriva in missione normalmente si impiega un po’
di tempo per conoscere l’ambiente ed il contesto di vita. Dopo ho iniziato a
lavorare nella Caritas Parrocchiale “Nossa Senhora das Vitorias” facendo
visita agli ammalati ed alle famiglie assieme ad altri collaboratori. Dopo sono stata invitata ad
un incontro della Caritas Diocesana dove
mi hanno fatto tre proposte: lavorare con gli ammalati, con le famiglie povere
e con i ragazzi di strada. Con la Caritas Parrocchiale abbiamo deciso di
dedicarci ai ragazzi di strada.
La prima cosa che abbiamo preparato nel giardino della
parrocchia sono state due grandi stufe di argilla per preparare un pasto al
giorno per questi ragazzi. I collaboratori che conoscevano la situazione di
povertà hanno individuato i ragazzi da accogliere. Si è iniziato con circa 80
ragazzi che pian piano sono diventati un centinaio e più. Questa distribuzione
era fatta dal lunedì al venerdì perché il sabato e la domenica gli ambienti
erano occupati dalle persone che frequentavano la catechesi e la preparazione
delle celebrazioni domenicali. Questa attività è durata per alcuni anni.
Insieme agli altri collaboratori si è pensato di offrire ai ragazzi che
frequentavano la mensa, dei corsi di alfabetizzazione e scolarizzazione dalla
sesta all’ottava classe. Con la fine della guerra molte famiglie e ragazzi sono
potuti rientrare nelle loro terre di origine e non c’era più l’esigenza di
continuare la mensa ma era diventata più urgente una preparazione culturale.
Il luogo dove svolgevamo queste attività iniziava a diventare
piccolo e stretto per cui si è cercato un terreno per costruire una Scuola Comunitaria. Si è iniziata la
costruzione nel 1995 e, con l’aiuto della Provvidenza e di tante persone
generose si è riuscite a inaugurare la Scuola nel 1997 ed iniziare le lezioni
dalla sesta alla nona. In seguito si è arrivate fino alla dodicesima classe (il
nostro Liceo). Si sono utilizzati gli spazi della scuola anche per corsi di
Inglese e computer.
Si sono messe a disposizione della parrocchia nei fine
settimana le sale per catechesi, incontri formativi e per le riunioni del
Consiglio Pastorale ecc.
Dopo quasi trent’anni di Africa sono ritornata in Italia. Mi
hanno richiamata per collaborare a fare assistenza ad una missionaria anziana
con problemi di memoria e per collaborare nel lavoro a Monguelfo.
Quando si ritorna dalle missioni dopo tanti anni, è
difficile trovare un inserimento nel nuovo ambiente, se poi c’è l’età avanzata
e qualche problema di salute … Io ho dato la mia disponibilità a Dio e alla CM
ma è limitata perché sto sentendo che le mie forze sono diminuite con qualche
acciacco in più.
Attualmente quali sono le sfide
che ti sembrano più importanti per la tua vita e per la vita della CM? Dove
vedi fragilità e dove potenzialità?
In questo periodo sento fortemente il desiderio di una
formazione permanente umana e spirituale che alimenti la mia e la nostra
vita. La preghiera rimane sempre un
punto importante. Rimane la nostalgia per le liturgie africane e il desiderio di
continuare a coltivare alcune relazioni con le persone.
Vedo la fragilità nel partecipare agli incontri o nel
coltivare relazioni in questo periodo della pandemia che limita molto.
Le potenzialità le vedo nella vivacità dei gruppi CM nei
vari Paesi del Sud del Mondo e nella Organizzazione di Volontariato Guardare
Lontano che sta aiutando tante situazioni di persone in difficoltà.
Parliamo molto di comunione e
missione. Come declineresti concretamente questi aspetti importanti per noi
membri CM.
Non è facile vivere concretamente la nostra comunione per
vari motivi ma siamo chiamate anche dal nostro Statuto a continuare a costruire
e ricostruire con il perdono reciproco la comunione perché la missione parte
per primo dalla comunione tra di noi. E’ importante mantenere la fiducia e la
speranza che solo con la comunione in Dio e, come dice Papa Francesco, se
crediamo che siamo continuamente perdonati (misericordiati), siamo chiamate ad
essere misericordiose tra di noi.
Chiesa in uscita e periferie
esistenziali … pandemia …: come possiamo declinare concretamente i suggerimenti
che ci vengono dal Magistero di Papa Francesco?
La mia vita missionaria in
Africa – Mozambico, a Maputo è stata contrassegnata da un servizio alle persone
delle periferie esistenziali ed a una chiesa uscita e questo è stato un grande
dono per me e per noi della CM. La continuità di quel servizio è passato ora
nelle mani delle mozambicane che danno continuità a ciò che abbiamo iniziato.
Dove trovi la forza per
continuare questa tua missione?
Nella preghiera. Il nostro Statuto al n. 64 dice che: “la
preghiera è un dialogo di amore con Dio … e resta un mistero vitale che ci
interpella”. Il n. 67 dice che: “anche se siamo immerse in una intensa attività
dobbiamo saper trovare spazi di preghiera che ci aiutano a rimanere in comunione
con Cristo”.
Nella comunione. E’ un altro valore da vivere assieme per
essere portatrici di solidarietà, condivisione in mezzo ai fratelli e alle
sorelle.
Voglio dire il mio grazie al Signore per la chiamata alla
vita di consacrazione nella CM.

volgendo lo sguardo a colui che abbiamo trafitto
Tu, Gesù,
sei il Dio fedele
fino alla croce, fino alla lancia
nel cuore.
Tu, generato
dal Padre prima di ogni creatura.
Tu, generato
dallo Spirito
nel seno verginale di Maria.
Tu,
annunciato dai profeti,
Emmanuele
Consigliere ammirabile
Dio potente
Padre per sempre
Principe della Pace.
Tu, il
Figlio dell’uomo,
Tu il santo,
Figlio dell’Altissimo.
Tu, la
Parola che era in principio
presso Dio ed era Dio,
Tu, la
Parola eterna fatta carne.
Tu, il
Cristo, il Figlio di Dio,
Tu, l’Amato
in cui il Padre si compiace.
Tu, Gesù,
Figlio di Maria
la sposa di Giuseppe della casa di
Davide.
Tu, che sei
prima di Abramo,
Tu, luce del
mondo
Via, Verità e Vita,
sorgente che zampilla per la vita
eterna.
Tu, Pane di
vita e risurrezione.
Tu, Re di
Israele e dell’universo,
coronato di spine
flagellato
e
condannato a morte.
Tu, carne
crocifissa
Cuore trafitto
Sangue sparso per amore.
Tu,
misericordia e perdono.
Tu, Figlio
obbediente,
il più bello tra i figli degli
uomini,
reietto e disprezzato,
Uomo dei dolori,
trafitto per i nostri peccati.
Tu, che noi
abbiamo trafitto.
Tu, morto e sepolto.
Tu, il
Risorto.
Tu,
vittorioso sulla morte e sul peccato.
Tu, agnello
immolato
Sposo della Chiesa
nata dal tuo fianco trafitto.
Tutti là siamo nati.
Tu, su noi
peccatori effondi il tuo Spirito
con l’acqua e il sangue
che sgorgano dal tuo cuore come da
sorgente.
Tu, fin
nella morte ci hai cercati e raggiunti
e ci riconduci al Padre come figli
amati.
Tu, gioia
del Padre
e nostra gioia.
Tu, come
sposo ci hai desiderati,
cercati, chiamati, amati.
Tutta la
nostra vita sia
con Te
in Te
per
Te
adorazione
eucaristia amore,
vita
con la tua donata.

nella famiglia dehoniana
Ho partecipato ad un incontro virtuale della Famiglia dehoniana dal titolo "Conoscere la comunità laicale dehoniana
nel contesto dei movimenti laicali". Già il titolo rende l’idea della realtà del movimento dehoniano presente
in Indonesia. Un buon inizio, per capire che questo gruppo di famiglia laica dehoniana oggi sta camminando verso "Duc in Altum".
Padre
Wahyu SCJ, ci ha accompagnato durante l’incontro. La sua riflessione è partita
dalla definizione del gruppo laicale dehoniano: movimento dello Spirito Santo
che, come viene detto nel Concilio Vaticano II in “Apostolicam Actuositatem”, i
laici hanno una chiamata e un dovere di seguire Cristo nell'azione apostolica,
mettendo a disposizione i doni che
hanno. Il fondamento della chiamata e della missione è l'amicizia con Cristo. Ricevendo il
battesimo le persone partecipano alla missione di Cristo: sacerdotale, profetica, regale(cf. Cristifideles Laici).
Padre Wahyu ha fatto pure un breve storico di questo inizio
dehoniano. In realtà la famiglia dehoniana esisteva sin dalla fondazione dei
SCJ, perché quando la Congregazione cominciò ad essere presente in varie parti del mondo si cominciò a collaborare con tante persone laiche che volevano aiutare il ministero dei
Sacerdoti SCJ. Anche in Indonesia i dehoniani hanno iniziato a lavorare insieme ai laici per servire la chiesa. Nel
2003, la Famiglia Dehoniana è diventata importante perché è entrata nell’agenda
di riflessione all'Assemblea della Congregazione SCJ. Ricordo che proprio in
quel periodo Francesca era presente in
Indonesia per verificare con Mudji alcuni passi futuri e riflettere soprattutto
su come accompagnare la CM che stava nascendo. Io e Antonia eravamo presenti a questo evento con p.
Haryoto. Mudji e Francesca si sono avvicinate a noi per presentarsi… qui è
iniziato a crescere il seme della CM. Da allora Francesca ha continuato ad
accompagnarci sia di presenza per gli incontri di formazione che via e-mail
(internet) fino al periodo del Biennio di formazione. Dopo la scomparsa di
Francesca il 9 gennaio 2006 abbiamo
continuato la formazione con Santina che fino ad oggi ci sta accompagnando.
Ritornando alla storia della
Famiglia Dehoniana, con il tempo, piano piano si è strutturata:
periodicamente si sono programmate riunioni e preghiera insieme per i gruppi presenti nel paese. È stato fatto anche un grande incontro dehoniano riunendo tutte le
realtà presenti in Indonesia e in tutto il mondo. Noi CM cerchiamo di essere sempre presenti. Mudji
e altre persone indonesiane sono state scelte come delegate per la regione
indonesiana insieme a Padre August SCJ e al signor Filipus Haryadi.
È molto positivo che, ad ogni riunione programmata qui in
Indonesia, i laici della famiglia dehoniana riescano a trovare il tempo per
muoversi e recarsi nei vari posti dove la riunione viene svolta. E non sempre
la località che viene scelta è vicina…Ora si sta pensando alla formazione dei membri, alla formulazione
di uno Statuto. Una bozza è già stata presentata a livello internazionale.
Padre Wahyu ha anche spiegato
alcuni numeri dello Statuto dove viene presentata in maniera concreta la figura
del laico dehoniano oggi. Nella sua spiegazione, diceva che la chiamata a questa realtà
dehoniana ha bisogno di essere verificata. Cioè capire il perché la persona
vuole entrare nella comunità, come si lascia coinvolgere nelle sue dinamiche, se ha un quadro sufficiente
dello spirito dehoniano, partecipa alle
riunioni. ecc. fino ad arrivare a una
promessa di adesione . Deve diventare un laico che cerca di vivere la spiritualità dehoniana e partecipa attivamente al lavoro della nuova
evangelizzazione per costruire il Regno del Sacro Cuore di Gesù nel mondo, in
collaborazione con la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù.
Vivere lo spirito di Padre Dehon è un percorso spirituale
verso la santità e la perfezione del Vangelo . Padre Wahyu ha presentato alcuni
punti importanti, linee guida tolte dallo Statuto:
Conoscere la vita di padre Giovanni Leone
Dehon
Partecipare agli incontri
Imparare a conoscere le tradizioni spirituali
dehoniane
Conoscere alcuni valori dehoniani
Capacità di essere guida animatore o moderatore del gruppo
Partecipare all'eredità di Padre Dehon, sia
della tradizione spirituale che del lavoro apostolico
La pratica del sacramento della penitenza
Meditare sulla parola di Dio come notizia
d'amore
Devozione per i santi, accogliere insegnamenti
relativi al Sacro Cuore di Gesù
Sviluppo
comunitario o intercomunitario sulla spiritualità dehoniana.
Si è riflettuto anche sulla gestione economica della Comunità, la cooperazione reciproca e
l'utilizzo del sistema economico.
La finalità, gli obiettivi di questo incontro è stato quello
di coinvolgere i coordinatori e animatori dei vari gruppi di città o isole come:
Jambi, Palembang, Belitang, Jogjakarta … In effetti, l'Indonesia è molto ampia;
queste città appartengono solamente a 2 isole ed è qui che
per il momento si sta sviluppando questa realtà . Non sappiamo ancora com'è il
movimento a Papua e su altre isole dove sono presenti i Padri SCJ.
Ci sarà ancora una continuazione di questo incontro,
precisamente il 31 maggio 2021.
Continueremo a riflettere, monitorare, partecipare e ad essere sempre più
coinvolti. Ovviamente non tutti i membri CM dell’Indonesia possono partecipare a causa del tempo limitato di
ciascuna. Sentiamo che è importante una nostra presenza che valutiamo volta per volta. Tuttavia, crediamo
e riteniamo importante che questa
esperienza venga condivisa con tutti i
membri della Compagnia Missionaria, affinché possiamo “essere nuovamente
incantati dal Sacro Cuore di Gesù, fonte
di forza spirituale alla quale attingiamo, soprattutto in questi tempi
difficili della pandemia. La nostra speranza è che, anche con tutte le
difficoltà del mondo, noi saremo fedeli e continueremo a credere all’amore del
Sacro Cuore di Gesù, continueremo ad
abbracciarlo e contemplarlo per ricevere il potere e la forza spirituale di
Gesù, nostro Maestro. Vivat Cor Jesu per
Cor Mariae.

donarsi nell'accoglienza
Carissime/i,
stiamo
camminando verso la Pasqua cercando di rinnovare i nostri cuori per farli più
conformi al Cuore di Cristo. Il Papa, in questa Quaresima ci ha invitato a
recuperare l’amabilità: “… stiamo più attenti a dire parole di
incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano,
… La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando
l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel
bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che
genera il vincolo della condivisione e della comunione”.[1]
Il
nostro carisma ci chiama a vivere l’amore, ad avere gli stessi sentimenti di
Cristo Gesù e la risposta è sempre concreta, per questo desidero far emergere
quello che si è vissuto come CM in quest’ultimo periodo accompagnando Lucia Maistro,
con l’affetto e la vicinanza che si è vissuta fino alla sua dipartita. “La nostra donazione trova sostegno
anche nel sentire la CM come luogo dove ci si accoglie e ci si aiuta
reciprocamente…”.[2] In vari
gruppi della nostra CM si vive una vera donazione ed attenzione alla sorella
missionaria ammalata e fragile che chiede, in molti casi, uno sforzo extra e
che è una bella testimonianza del nostro carisma di amore. Ringrazio tutte le
missionarie per questo.
Riprendendo la Lettera Programmatica
ricordiamo: “Fare dei nostri gruppi una Betania
accogliente, un luogo di incontro, di riposo, di festa … è, e sempre è stata,
la meta desiderata che esige impegno costante da parte di tutte e di ciascuna”.[3]
“Sapersi e sentirsi portatrici di
questa ricchezza produrrà certamente, frutti di fecondità, di gioia e di
speranza. In tutte le
tappe e le età della vita siamo chiamate ad essere“… una
testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa”.[4] Chiediamo al Signore che
rinnovi il nostro cuore per essere più famiglia, una nuova Betania aperta a
ricevere tutti.
Siamo vicine alla
celebrazione della Festa del nostro Patrono S. Giuseppe, modello di coraggio e
fiducia in Dio, Padre di tenerezza e di accoglienza; chiediamo che interceda
per noi. E nella nostra festa dell’Eccomi, Maria ci rinnovi nel servizio umile
e gioioso al Signore ed ai fratelli.
A nome del
Consiglio Centrale ricevete
un
fraterno abbraccio
ed il
nostro augurio di una
SANTA
PASQUA DI RISURREZIONE
Graciela
[1] Messaggio di Papa Francesco Quaresima 2021.
[2] Statuto CM N° 50
[3] Lettera Programmatica N° 6 pag. 16-17
[4] Lettera Programmatica N° 6 pag. 18

le “parole chiave” della nostra spiritualità: semplicità
L’insegnamento e l’esempio di Gesù ci
insegnano chiaramente la via per lo splendore della nostra vita di semplicità.
Però accanto ci vogliamo mettere anche il nostro impegno umano per completare
l’indirizzo della fede.
Un primo suggerimento ci viene dalle parole
dell’apostolo Paolo: “quando sono debole
è allora che sono forte” (2a Cor.
12,10). Sembrano un paradosso. Eppure, esprimono una grande realtà. Un brano di
una lettera del grande psicologo Carl Jung ci aiuterà ad afferrarla. “Vi ammiro, voi cristiani, perché
identificate Cristo con il povero e il povero con Cristo, e quando date del
pane a un povero, sapete di darlo a Cristo.
Ciò che mi è difficile comprendere è
la difficoltà che avete a riconoscere
Gesù nel povero che è in voi.
Quando avete fame di guarigione o di affetto, perché non lo volete riconoscere?
Quando vi scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi
trovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa fragilità come la
presenza di Gesù in voi?”
Un
secondo suggerimento possiamo vederlo concretizzato in questo motto: “amati con le tue ferite” Jean Vanier,
parlando ai formatori e formatrici (2004) ha detto che è molto importante per
la serenità e la gioia della vita propria e altrui essere coscienti delle
nostre ferite forse profonde.
“Il
figliol prodigo si è identificato lui stesso con i porci. Ormai non giudica più
nessuno. Tutto per lui è misericordia, tutto è grazia. Il figlio maggiore, al
contrario, giudica perché non ha ancora riconosciuto la propria povertà. Ha
creato attorno a sé un fitto sbarramento e rifugge dal guardarsi in profondità.
Ma non si può cogliere la misericordia di Dio, se non quando si è toccato
profondamente la propria miseria. E quando si è toccato la propria miseria non
si ha più il coraggio di mutilare la nostra fiducia per tutti gli altri”. E una grande fiducia per tutti gli altri
è un coefficiente di spirito che alimenta la vita di semplicità.
Il terzo suggerimento lo incontriamo nella
preghiera degli A.A. (Alcolisti anonimi) È originalissima ed è detta “preghiera
per la serenità”. Serenità e semplicità si integrano a vicenda.
“Concedimi, Signore, la
serenità necessaria
per accettare le cose che non
posso cambiare;
avere il coraggio di cambiare
quelle che rientrano nelle mie possibilità:
saper distinguere
intelligentemente le une dalle altre.
Una
breve riflessione su queste indicazioni.
1) Accettare
le cose che non posso cambiare
Sono
molte le cose che non posso cambiare: il passato, il futuro e neppure le altre
persone. È necessario che io mi impegni ad essere attento e buono con i miei
familiari per tutto il tempo che il buon Dio li lascerà al mio fianco.
Se una mano amica dovesse con il tempo
lentamente raffreddarsi nella mia mano, accetterò la cosa come se circostanze e
spazio l’avessero allontanata le miglia da me. Io non posso cambiare le
persone. Esse continueranno a fare le cose alla loro maniera, anche se tenterò
ripetutamente di proporre a loro il mio modo di vedere.
Che cosa allora posso cambiare: ME STESSO!
2) Avere il coraggio di cambiare quelle che rientrano nelle
mie possibilità
Ciò
significa: cambiare il MIO modo di
essere.
Aiutami, Signore, a modificare l’abitudine
con cui penso e giudico gli altri.
Invece che criticarli, devo accettarli
come sono.
Invece che ignorare i loro problemi,
devo mostrarmi interessato ad essi e dare generosamente un aiuto a
risolverli.
Invece di presentarmi freddo e insensibile, devo mostrarmi con un
atteggiamento affettuoso e
cordiale.
Aiutami, Signore, a modificare le mie
emozioni aprendomi alla speranza, all’amore, al coraggio, alla pace, alla
gioia…anziché chiudermi nelle amarezze, nei timori, nel disgusto, nel
risentimento, nell’odio….
Tutte queste cose io posso lentamente
modificare. Basta che sia sufficientemente onesto ed umile da ammettere la
necessità di farlo.
3) Saper
distinguere intelligentemente le une dalle altre.
Se vedo cose che non mi piacciono, è il
momento di esaminare me stesso: i miei sentimenti e le mie reazioni. Devo
esaminarmi una volta, due, tre… prima di permettermi di criticare gli altri. Comprendo
che la mia esistenza è strettamente legata alla esistenza altrui. Ma devo avere
tanto buon senso da non pretendere che cambino gli altri. Sono io che devo
cambiare: la mia maniera di pensare, di comportarmi, di reagire.
Dunque, la mia risposta alla preghiera per la serenità è questa: POSSO E DEVO CAMBIARE SOLAMENTE ME STESSO.
