Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La
COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede
centrale a Bologna, ma è diffuso in varie regioni d’Italia, in Portogallo, in
Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All’istituto
appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate
mediante i voti di povertà, castità, obbedienza, ma mantengono la loro
condizione di membri laici del popolo di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna
o nella famiglia di origine o da sole.
I
familiares sono donne e uomini,
sposati e non, che condividono la spiritualità e la missione dell’istituto,
senza l’obbligo dei voti.
News
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27 / 05 / 2020
SOLENNITA' DEL SACRO CUORE DI GESU'
Venerdì 19 giugno 2020...

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27 / 05 / 2020
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 19 de junho de 2020...

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27 / 05 / 2020
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 19 de junio de 2020...

il grande giorno
… il 6 gennaio 2018
In
questo articolo desidero condividere con voi come ho vissuto l’attesa e la
preparazione per entrare nel Biennio di Formazione della Compagnia Missionaria
del Sacro Cuore.
Quando presentai la domanda al Consiglio Centrale, già allora stavo
immaginandomi come sarebbe stato quel giorno,
ma mai avrei
pensato che si sarebbe celebrato nel giorno dell’Epifania, festa della manifestazione del Signore. Fu
una grande sorpresa sapere che la cerimonia sarebbe stata in quella data, ma
per me la “festa” era già iniziata quando avevo presentato la mia domanda.
Subito dopo averla consegnata, ho iniziato a pregare perché venisse accettata
e, dopo aver avuto risposta positiva, il mio pensiero era rivolto solo ad
immaginare il giorno del “fidanzamento”. Per questo motivo ho trascorso il
Natale in un modo molto speciale, davanti al presepio, con il cuore pieno di
gioia, pensando al vestito (doveva essere rosso o bianco), agli invitati (i
miei genitori e amici che, pur non potendo essere presenti per impegni di
lavoro, sapevo che erano altrettanto felici quanto me, anche se non potevano capire il passo che stavo per compiere…).
In dicembre succede che una delle missionarie
incaricate della mia formazione, Celestina Camacho, si ammala e viene
ricoverata in ospedale e l’altra, Maria da Conceição Teixeira Silva, ha una
sorella malata e pure lei sarebbe stata assente alla celebrazione. Allora mi
sono messa a pregare il Signore perché potessero essere presenti. Il 5 gennaio
la mia gioiosa responsabile della formazione, Maria Justina Gomes Carneiro,
arriva a Madeira. In quel momento ho pensato: “finalmente è già domani”. Allora
ho sistemato i capelli in una bella treccia e sono andata a dormire sognando il
giorno che stava per venire. Mi sono svegliata al mattino… era arrivato il 6
gennaio 2018… Mi sono preparata in velocità e sono andata a salutare le missionarie che
stavano facendo colazione nella nostra casa C.M. di Funchal. Il mio unico
ricordo è che, appena sono arrivata alla porta della cucina, ho iniziato a fare
salti di gioia e a battere le mani!
Quella
mattina avevamo il nostro ritiro, guidato da padre Roberto, Superiore della
comunità dehoniana, nel Collegio Missionario del Sacro Cuore. A mano a mano che
si stava avvicinando l’ora della cerimonia (ore 16), il tempo si è fermato…
Abbiamo fatto un’ora di adorazione ed io ero di momento in momento sempre piú
emozionata, avevo le mani di ghiaccio. Un proverbio portoghese recita: “Mani
fredde, cuore caldo, amore per sempre”. All’adorazione è seguita la celebrazione eucaristica dove io ho letto la
Prima lettura, tratta dal testo del profeta Isaia. Ad un certo punto diceva:
“Osserva intorno a te e guarda: tutti si sono riuniti e vengono all’incontro con
te” (Is. 49,18). Mentre leggevo queste parole abbozzai un lieve sorriso perché
stavano tutti qui, intorno a me, come diceva la lettura. Alzai gli occhi e vidi
che anche Celestina Camacho era arrivata. Avevo pensato che non avrebbe potuto
esserci perché stava ancora poco bene, per cui ho provato una grande
gioia. Dopo l’omelia, come prescrive il
cerimoniale C.M., Justina mi ha chiamata all’altare, per nome, ed io ho
risposto: “Eccomi!”. Mi ha domandato che cosa volessi dalla Compagnia
Missionaria e le ho detto: “Voglio continuare la mia formazione ed entrare nel
Biennio di Formazione della C.M.”. Come segno di accoglienza, ho ricevuto il
quadro del cuore trafitto di Gesù e ho dato un bacio al mio Amato Signore.
Finita la celebrazione un solo pensiero mi segue: “ il matrimonio non è solo il
giorno della festa…! Che Dio mi aiuti a compiere, anche se con qualche fragilità,
quanto ho appena promesso”. In conclusione è stato un giorno meraviglioso,
carico di emozioni, tutti avevano il sorriso sulle labbra, i nostri cuori erano
in festa. Penso che, per tutto il gruppo di Funchal e per Justina, si sia
trattato di un momento molto atteso, perché giá da qualche anno in Portogallo non c’era stata alcuna
ammissione al biennio di formazione. Io non so quali siano le loro attese su di
me, ma Gesù sa che voglio crescere nel Suo amore. Ho quattro alleati dalla mia
parte: la Madonna, lo Spirito Santo, Justina Carneiro e Teresa Freitas. So che
mi guideranno in questi due anni, che sono appena iniziati, nello stesso modo
in cui la stella ha guidato i tre Re Magi fino alla grotta del Bambino Gesù.
Un forte abbraccio, viviamo in
Dio, nel suo Amore, preghiamo le une per le altre e il Signore farà il resto.

una vita sotto un cielo africano
Intervista
a Lisetta Licheri
La vocazione non nasce dal nulla, è sempre inserita
in un contesto di storia. Ci racconti la tua?
Non è facile ricordare tanti particolari dopo più di cinquant'anni. Ero una ragazza come tante altre, con l'esuberanza e tanti sogni dei miei diciannove anni. Sono
sarda, (di San Vito, a pochi chilometri
da Cagliari), amante del mare e della natura. Nata nel lontano 1940. Mio papà era contadino e mia mamma casalinga.
Sono la settima di otto fratelli, due maschi e sei donne. Alla fine della seconda guerra
mondiale è arrivata a casa
nostra anche una zia materna col marito e tre
figli. Erano arrivati dalla città di Fiume senza niente. Hanno vissuto da noi
finché non sono riusciti a creare un minimo di condizioni per continuare la
loro vita da soli. Ha vissuto con noi anche mia sorella maggiore con quattro
figli che é rimasta vedova a trentadue anni. I miei genitori erano cattolici,
mia mamma era praticante e mio papà frequentava solo nelle feste e nei funerali. Persone semplici,
ma di una forte integrità morale. Pur con tante persone il clima familiare era
sereno e "caldo". Ad un certo punto ho sentito l'interrogativo di
come spendere la mia vita. Avrei potuto costruire una famiglia, ma mi sembrava
una scelta molto stretta per i miei desideri. Dedicarla agli altri attraverso
una consacrazione? Negli anni sessanta si conoscevano solo gli Istituti
Religiosi e questi non mi attiravano. Sentivo il desiderio di svolgere un
servizio al prossimo e di una testimonianza discreta, anonima che mi
permettesse di inserirmi in vari ambienti. Accantonai l'idea pensando che tale
progetto non era per me. Pensavo: tra le mie
sorelle e amiche c'eranogiovani
migliori di me. Il tarlo continuava a rodermi dentro finché ho conosciuto la
Compagnia Missionaria, tramite il suo Fondatore, Padre Albino Elegante.
Finalmente avevo trovato il “vestito” che mi piaceva, un Istituto Secolare, dove
le persone vivono la loro consacrazione nel mondo, inserite nei più svariati
ambienti, a modo di sale e di lievito. C'era però un problema: l'Istituto era
nato da poco ed aveva sede a Bologna e non c'era ancora alcuna consacrata. I
miei genitori avevano i loro dubbi. Ricordo che avevano mandato mio fratello
maggiore per conoscere l'ambiente. Dopo vari preparativi parto per Bologna.
Erano già iniziati gli esercizi spirituali per cui trovai un clima di
raccoglimento e di silenzio. Dopo gli esercizi mi sono inserita bene con le
altre giovani che ho trovato, persone giovani e allegre. Ho fatto fatica invece
ad abituarmi ad un ambiente chiuso. Ero abituata alla vita di campagna, andavo
in bicicletta ed in moto. I primi anni ho dovuto studiare. Al mio paese non
c'erano ancora le scuole medie. Ho frequentato le medie ed il corso di
Infermiera Professionale e di Assistente Sanitaria, in vista di una futura
partenza per il Mozambico. Nel 1964 ho
fatto la prima consacrazione. Non sono mancate prove: la lunga malattia e morte
di mia madre, la morte di mio fratello maggiore, a cui ero molto legata, e di
mio cognato. Sono stata sul punto di desistere. Ho pregato e mi sono fidata e
abbandonata al Signore e non mi sono pentita.
Partenze...ritorni.. !
Quali sfide hai dovuto affrontare?
Nel 1967, finita la formazione, ho preso la patente durante le
vacanze, in preparazione alla partenza per il Mozambico. La preparazione è
stata lunga, prima di arrivare in Mozambico. Premetto che essendo straniera, ho
dovuto prima andare in Portogallo, essendo il Mozambico una Colonia portoghese.
Qui ho dovuto frequentare un corso di
malattie tropicali, imparare la lingua ed essere così autorizzata ad andare a
lavorare in Mozambico. Il primo viaggio in Portogallo l'ho fatto in nave. Con
me sono partite tre missionarie portoghesi: due destinate al Mozambico ed una
al Portogallo. Dopo un anno di permanenza in Portogallo, c'è stata la partenza per il l'Africa. Teresa Castro ed
Ilda Candelaria sono partite prima di me perché
erano insegnanti e dovevano essere sul posto per l'inizio dell'anno scolastico.
Io sono partita il 21 dicembre e sono arrivata alla vigilia di Natale, come
dono di Gesù Bambino.Il mio compito era quello di assistere i giovani del
seminario e le persone dei dintorni.
Gli alunni erano circa 150.
Due le sfide principali che ho dovuto
affrontare: una a livello professionale, l'altra a livello culturale e
linguistico. A livello professionale e deontologico dovevo prendere decisioni
ed eseguire attività che non erano di mia competenza, ma del medico. Era un
problema di coscienza, tra scegliere di doverlo fare e non poterlo fare. I
medici più vicini distavano settantacinque chilometri di solo andata e
altrettanti per il ritorno, da dove risiedevo . Davanti alle situazioni che
rientravano in questo ambito, caricavo il paziente in macchina ed andavo dal
medico. Il medico era un militare e dopo alcune volte mi disse che se avessi
continuato così non avrei resistito molto tempo, perché il disagio che
affrontavo era pesante. Nonostante tutto mi incoraggiò e mi fece sentire con le
spalle sicure.
Altra sfida è stata quella della lingua;
avevo imparato quella portoghese. Mi dicevano che parlavo anche bene, ma questa
era la lingua ufficiale, quindi parlata da pochi. Occorreva imparare la lingua
locale, quella usata dalla maggioranza delle persone. Era importante per
comunicare sia per il lavoro che per la pastorale. Purtroppo le lingue locali
erano tante. Ne imparai una. Riuscivo a difendermi al lavoro. Col gruppo e con
la comunità cristiana decidemmo di dedicarci alla promozione della donna,
insegnando i loro diritti, misure igienico-sanitarie e alcune nozioni di salute
materno-infantile. La donna non godeva di grande considerazione, i lavori
pesanti doveva svolgerli lei. Le donne che avevano accesso alla scuola erano
poche. Comunque, Il lavoro non mancava. Uno spazio di tempo lo dedicavamo
anche alla pastorale. Un’altra
difficoltà era la lontananza dai propri familiari soprattutto per il fatto di non poter comunicare. I telefoni allora non
funzionavano e le lettere impiegavano tre mesi per arrivare. Questa difficoltà
veniva alleviata dal calore di tante amicizie, dei vicini che mi consideravano
come parte della loro famiglia.
Quale vento spira oggi in Mozambico?
A livello politico-militare il
clima non è molto tranquillo. Dopo gli accordi di pace siglati nel 1992 la
situazione politica non è stata sempre tranquilla. Tali accordi non sono stati
rispettati. I risultati elettorali sono
stati sempre truccati a vantaggio del partito del governo, per decine di anni. Naturalmente il partito
dell'opposizione reagiva anche con le armi. Spesso con danni materiali, ma
anche provocando feriti e morti. Per lungo tempo ci sono stati dialoghi tra
ambo le parti, ogni tanto si intravvedeva un barlume di speranza, ma non
approdavano alla pace. In alcuni momenti il paese è stato diviso in due e
questo creava grandi disagi. Due anni fa sono stati scoperti dei grandi debiti,
chiamati debiti occulti, fatti dall'ultimo Presidente emerito, provocando così
una grande inflazione e disagio economico. Le riserve di moneta straniera si
sono prosciugate e hanno creato sfiducia nei donatori, compreso il FMI che ha cessato di dare l’appoggio economico.
Il costo della vita è salito alle stelle con gravi conseguenze per le fasce più
povere con tagli alla Sanità e all'Istruzione. Questo ha creato malcontento tra
le persone.
Fai un “bilancio” dei
sentimenti che abitano nel tuo cuore in questo momento
Ho vissuto in Mozambico durante tutti questi anni, con un'interruzione
di 16 anni, vissuti tra Portogallo e Italia. Poi nell’anno 2008 sono ritornata
in Mozambico.
Guardando al passato, i sentimenti che vorrei esprimere sono di
gratitudine per la solidarietà e l'amicizia incontrata nell'ambiente di lavoro.
La serenità e gioia che vedevo nella gente , pur vivendo in mezzo a tanta
povertà, mi hanno arricchita perché
pensavo di dover dare tanto ed invece ho ricevuto molto di più! Alcune immagini
ed esperienze mi accompagnano sempre e fanno parte della mia vita: la luce che
illumina tanti volti di bambini e di adulti, lo splendore e i colori della
natura, sempre diversi e sempre nuovi, albe e tramonti indimenticabili, il chiarore del cielo trapuntato da
miriadi di stelle… il cammino fatto riguardo alla donna e alla sua promozione.
Il Mozambico è uno dei paesi dove le donne hanno fatto un lungo cammino di
apertura. Si sono inserite nell’ ambito politico, sociale, economico ed
imprenditoriale ed hanno avuto un maggiore accesso all'istruzione.
A livello ecclesiale ho partecipato alla nascita di una Chiesa locale,
una Chiesa Ministeriale, Chiesa-famiglia, dove i cristiani si sono e si sentono
responsabili di essa.
Non posso dimenticare la sofferenza per le tante vittime
provocate dalla violenza e
dall'instabilità politico-militare.
Per il presente, gli aspetti positivi della mia vita sono: il saper cogliere quello che la vita
mi offre, giorno dopo giorno, anche le piccole cose. Questo è il segreto per
affrontare serenamente le cosemeno gradevoli. In questo modo ho cercato e cerco
di vivere la spiritualità dell’ “Eccomi” e di offrire una testimonianza di
donazione serena, secondo quello che il nostro statuto ci propone. Riguardo al
paese: vedo positivo la presa di coscienza dei propri diritti e responsabilità
politica da parte di molti cittadini. Un grosso problema rimane ancora
l'estrema povertà, il 43% di
denutrizione tra i bambini con gravi conseguenze per il futuro, la corruzione
ed il mancato raggiungimento della pace duratura e definitiva con conseguente
sfiducia, insicurezza, che rende incapace da
parte delle Forze dell'Ordine di combatterla.
Per il futuro, sogno una pace che sia definitiva, che permetta al
Mozambico, ricco di risorse economiche come gas e minerali , pietre preziose,
pesca, legname pregiato e fauna , che tali ricchezze non siano esplorate da
Multinazionali. Sogno di vedere il Mozambico libero dallo stato di povertà
estrema, da tanti esploratori per potersi sviluppare e permettere ai cittadini
di vivere una vita dignitosa e serena. Questo è anche il sogno del popolo
mozambicano! Per questo si prega e si spera
Se tu dovessi scrivere un
libro della tua vita che titolo gli daresti?
Non sono una scrittrice e non ho mai pensato di farlo. Sono state
tante le esperienze vissute e le persone incontrate che mi troverei in
difficoltà. In questo momento sceglierei questo titolo: "Una vita sotto un
cielo africano". L'Africa mi ha
rubato il cuore. Il mio cuore batte contemporaneamente a due ritmi: quello
italiano per le mie origini e quello africano per quanto ho ricevuto durante la
mia lunga vita.
Se dovessi cominciare tutto da capo credo che non ci sarebbero cose
molto diverse! Ci sarebbero tante altre cose da dire e raccontare, ma
diventerei troppo lunga. Così concludo ripetendo e cantando con Maria: “L'anima mia magnifica il Signore ed mio
spirito si rallegra in Dio mio Salvatore...”.

nella semplicità e gioia del mio cuore
25 anni di consacrazione:
2 febbraio 1993-2018
Canto di gioia:
“Nella semplicità e gioia del
mio cuore
Tutto, tutto, tutto offro al
Signore”.
Zé Manuel,
della Caritas (morto un po’ di tempo fa), un caro amico di Gina, aveva
insegnato questo canto, scelto appunto per la celebrazione della consacrazione
nella CM di Gina e Alice il 2 febbraio 1993. Questa celebrazione era avvenuta a
Maputo, nella casa dei Padri Dehoniani, V.le Salvador Allende, 1377.
Un giorno
memorabile… con la presenza di p. Albino Elegante scj, fondatore della CM che
fu per lui l’ultimo viaggio a Maputo (Mozambico). Un dono importante per loro e
per tutta la CM mozambicana, che accolse questi doni dalle mani di Dio e così
si coronò un sogno accarezzato da molto tempo, fin dal 1968. In quel momento
abbiamo sentito rafforzata la possibilità di far crescere virgulti di vita e
l’albero della CM mozambicana con le sue forti radici in questa terra
benedetta. La stessa Gina afferma che furono anni di forte entusiasmo, gioia,
donazione e senso di appartenenza alla nostra Famiglia.
Gina ha
conosciuto la CM già nei primi anni della nostra presenza in Mozambico (anni
80), quando passammo da Namarroi a Quelimane e ci incontravamo a Messa nella
cattedrale. Ha conosciuto il gruppo di allora: Elisabetta, Lisetta, Mariolina e
Martina. Tutte eravamo impegnate nella catechesi con adolescenti e giovani.
Furono anni di amicizia. Negli anni successivi, quando Gina era già membro
della Caritas parrocchiale e diocesana, fu chiesto a Martina di partecipare
alla Caritas diocesana di Quelimane e di assumere per alcuni anni l’incarico di
responsabile. In seguito, nel 1986, Martina rientrò in Italia e Gina prese il
suo posto su richiesta del vescovo Bernardo Governo.
Negli anni
successivi, Irene propose a Gina e ad Alice di entrare nella CM. Ambedue
accolsero la proposta e iniziarono il cammino di formazione nel 1988. Gina
ricorda un piccolo fatto avvenuto nel 1982 in Portogallo. Gina e Alice ebbero
l’opportunità di conoscersi in un viaggio in Spagna e che ricordarono dopo anni
di appartenenza alla CM. Un avvenimento provvidenziale che fece esclamare ad
ambedue: “Il Signore ci ha fatto
incontrare ancora prima di conoscere la CM”. Gina di fatto afferma che
Alice è stata ed è per lei madrina e consigliera, amica e confidente.
Gina ha
vissuto un periodo a Maputo e, in quella occasione viveva con Irene, Anna
Maria, Giannina e Elvira. Dopo la consacrazione, nel 1993 andò a lavorare nella
Banca Standard Bank a Quelimane fino a quando non è andata in pensione nel
2007. Allora abitavano a Quelimane Lisetta e Amelia (portoghese) e negli anni
seguenti Edvige e Gloria che, insieme a Gina e Mariolina che era a Nampula, costituivano
un unico gruppo. Gina ricorda: ”Con Edvige e Gloria c’era molta complicità, ci
intendevamo bene”. Nello stesso anno, marzo 2007, le venne proposto di
lavorare, due pomeriggi la settimana, al Consolato Portoghese. Nel dicembre
2015 il Consolato portoghese venne chiuso e di conseguenza ha terminato le sue
funzioni.
In questi
ultimi anni, ha sentito molto presente il gruppo, in particolare Gabriela,
Helena, Lisetta e Mariolina e, ultimamente, Anna Maria. Sono stati anni di
prova e di sofferenza, con malattie e lutti familiari. La presenza di tutte le
missionarie nei momenti di difficoltà è stata importante per lei.
Dal
profondo di sé sente nascere un grazie al Signore: “Ringrazio Dio tutti i giorni per il mio passato e l’aiuto delle
persone… Non sto vivendo quello che dovrei…anche per la salute…Mi costa vivere
in questo Mozambico dove ci sono tante contraddizioni a livello politico e
sociale…”. Non è facile portare la croce, ma la consolazione di Dio verrà
ad alleviare, con la sua presenza misericordiosa, il cuore che cerca serenità e
pace.
A cura di Martina Cecini

incontro internazionale dei responsabili di gruppo
"NOI CM" sentito e vissuto
Nei giorni 27-28-29 Ottobre 2017 si è svolto l'Incontro Internazionale dei Responsabili di
gruppo Familiares.
L' evento è avvenuto a Sant'Antonio Abate e le
attenzioni e le cure delle missionarie e dei familiares, hanno fatto sì che il
tutto si svolgesse in un clima “sentito” e “respirato” di comunione, di
famiglia, di casa. Due segni importanti hanno aperto i lavori:
Condivisione del pane. Il pane impastato da noi,
cucinato e condiviso. E' stato un
momento molto intenso che ha visto tutti i partecipanti, missionarie e
familiares, con le “mani in pasta”,
sottolineando la necessità di impegnarci insieme e condividere anche le fatiche
del quotidiano vivere nella costruzione del Regno.
La lavanda dei piedi e consegna del grembiule. Il
momento, molto emozionante ha visto ognuna/o di noi lavare i piedi al fratello
o sorella vicina perché: “ ...con quella frase: gli uni gli altri, espressa nel
testo greco da un inequivocabile pronome reciproco, siamo chiamati a concludere
che brocca, catino e asciugatoio,prima che essere articoli di esportazione,
vanno adoperati all'interno del cenacolo” ( Tonino Bello)
Un eredità da vivere. Questo era il titolo del
convegno e il filo rosso che ha unito tutta la preparazione all'evento
attraverso le schede di formazione. Un eredità da vivere dunque, non da
sfruttare fino all'esaurimento vivendo di rendita ma far fruttare per donare
quanto ci è stato donato.
Familiares: sacramento dell'amore di Dio. Questo è il
titolo della bellissima e profonda relazione di Padre Marcello Maté che ci ha
aiutato nel lavoro. Trovo che questo
titolo sia bellissimo e allo stesso tempo impegnativo perché ci chiama a rendere visibile l'invisibile. Il sacramento rende visibile
l'invisibile e qual è l'invisibile che dobbiamo rendere visibile? E' l'Amore; è
questo amore che riceviamo in abbondanza e che ha bisogno di uscire; Come si
dice nella relazione, rendere carne la Parola, cioè viverla. E per vivere la Parola, rendendola carne, ci viene in aiuto lo Spirito: “Lo
Spirito viene in aiuto alla nostra
debolezza, quando ci sembra di non farcela, nemmeno a pregare[...]Quando ci
diamo da fare, ma ci sembra di non venirne a capo; quando ci agitiamo per molte
cose e ci sembra di perdere tempo; quando moltiplichiamo gli sforzi , ma i
risultati non si vedono: lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”
(dalla relazione di padre Marcello Matté).
Incontro Internazionale dei Responsabili di gruppo. E'
stato il primo tentativo di lavoro insieme ai gruppi lontani. Sicuramente non
abbiamo toccato la perfezione, ma il fatto stesso di essere riusciti a vederci
e a scambiarci notizie e impressioni è stato un passo importante. Tutti i
gruppi hanno lavorato in maniera ineccepibile per la riuscita dell'evento
e comunicare ,anche se per poco , con le
responsabili dell'America Latina e del Portogallo è stata una ricchezza.
Sicuramente dovremo “affinare “ la tecnica ma... un passo per volta! Sono stati
giorni di grazia e di benedizione che ci ha fatto veramente sentire e vivere il
“ Noi CM”.

clima di gratitudine e di festa
Festa del 60° della CM a Bologna
La notte di Natale del
1957 in un appartamento di Via Guidotti 53 Bologna, mentre si celebrava il
grande evento della natività di Gesù Cristo, ebbe inizio anche il primo
germoglio della Compagnia Missionaria del S. Cuore: un Istituto secolare
fondato da P. Albino Elegante Dehoniano
Da quella notte carica di stupore e benedizione
sono passati ormai 60 anni in cui abbiamo visto fiorire la vita di questa
piccola famiglia allora composta da otto giovani donne decise a seguire Cristo
nella via dei consigli evangelici. Gli eventi che si sono succeduti in questo
tempo sono stati veramente tanti e sempre portatori di grazia, di luce e di
bellezza, sia pure assieme a difficoltà e tribolazione come prevede il
vangelo.(cf. Gv. 16,33). Veramente il Signore “ci ha benedetti con ogni benedizione
spirituale nei cieli in Cristo”(Ef.1,3b) e Maria Madre di Gesù e Madre nostra ci ha accompagnate sempre nel
nostro cammino facendoci sentire la sua presenza premurosa di Madre, Guida, e
Custode cosi come la preghiamo affettuosamente ogni giorno.
Il 27
dicembre 2017 abbiamo celebrato così il 60°anno di vita della CM nella nostra
sede centrale di Bologna. Ci siamo ritrovati assieme Missionarie, Familiares e
amici … La ricorrenza ha coinciso con l’incontro mondiale delle consacrate più
giovani dell’Istituto. La loro presenza ha portato una ventata di freschezza
e di gioia che ha rallegrato la giornata.
Il primo momento dell’evento è stato
caratterizzato dall’accoglienza. Ci ha fatto piacere la presenza di tanti amici
e persone care, la presenza dei Padri Dehoniani, di P. Paolo Sugino Consiliere
Generale.
Un grande rilievo ha avuto la presentazione del
libro sulla storia della CM, curato da Lùcia Correia. Esso descrive gli
avvenimenti più salienti della vita dell’Istituto, il suo espandersi nei vari
continenti per il grande anelito missionario che lo ha da sempre
caratterizzato; le relative svolte storiche e culturali che hanno fortemente
segnato il secolo ventesimo.
E’ stata presentata da Lucia Capriotti una seconda
pubblicazione contenente la corrispondenza che P. Albino Elegante intratteneva
con alcune giovani, appartenenti all’associazione dell’Apostolato della
Riparazione di cui egli era direttore, interessate, con lui, all’idea di dare vita ad un nuovo Istituto di vita consacrata in cui vivere la
spiritualità del Sacro Cuore nella specificità dehoniana. Perché la
pubblicazione di queste lettere? Perché “nelle lettere e biglietti che Nerina
Zanarotti, Cesarina Assi e Bruna Ballabio ricevevano da P.Albino prima della
fondazione della Compagnia Missionaria, troviamo la semplicità e la profondità
di una spiritualità esigente vissuta nel quotidiano …” (Cf. Gettare tutto nelle
Fondamenta, pag.3)
La condivisione del pranzo a buffet ci ha permesso
di stare insieme cordialmente, prendendo cibo in clima di festa, ci ha fatto
bene e ci ha fatto rivivere i bei momenti della nostra storia che da sempre è
stata caratterizzata da cordiali incontri di amicizia e di festa condivisa,
dove sperimentiamo “com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano
insieme!”(sal 133) alla sequela di Cristo Signore, vero senso della nostra vita
e del nostro incontrarci.
Il momento più intenso e ricco di spiritualità e
grazia l’abbiamo vissuto nella solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta
dal Vicario Episcopale mons. Giovanni Silvagni nella chiesa dei PP. Cappuccini.
L’animazione della liturgia è stata affidata ad un gruppo di amici e alle
missionarie più giovani venute dall’Africa e dall’America Latina, che con il loro stile di musica e danze hanno
dato un tono di vivacità e soavità molto incisivo alla celebrazione.

vita vissuta come offerta
Festa del 60° della CM a Bologna
Il
27 dicembre scorso si è svolto a Bologna nella sede centrale della Compagnia
Missionaria il 60° anniversario di fondazione. (25 dicembre 1957 – 25 dicembre
2017) La mattinata ha visto la
presentazione di due libri riguardanti la vita, la storia della Compagnia
Missionaria curato da Lucia Correia missionaria portoghese e una raccolta di
lettere di P. Albino ad alcune delle prime missionarie, curato da Lucia Capriotti
missionaria italiana.
Nel pomeriggio, la
celebrazione eucaristica nella chiesa di S. Giuseppe parrocchia retta dai frati
francescani cappuccini con la partecipazione di sorelle anziane e malate e di
vari amici, di sacerdoti dehoniani e diocesani. La S. Messa curata nei canti da un gruppo di
giovani amici, nei vari momenti liturgici dalle missionarie e, nell'offertorio
dalle giovani consacrate dei vari continenti in cui siamo presenti, è stata
vissuta nell'intensità della preghiera e della comunione, nel rendimento di
grazie a Dio per quanto operato in questi anni.
Mi
soffermo sulla presenza delle sorelle anziane e malate. Nei loro volti vedevo
la serenità, la gioia e la pace di una vita donata a Dio e al Regno che
concretamente, è incontro con Gesù nel suo Cuore trafitto che si esprime
nell'amore ai fratelli. La premura e la tenerezza con cui erano sorrette dalle
sorelle, mi faceva gioire e commuovere.
Tra
le caratteristiche della spiritualità della C.M. c'è anche la vita vissuta come
offerta.
In
ognuna di loro vedo incarnata tale dimensione in questa stagione della vita con
i suoi limiti sacrifici e sofferenze.
Credo che nel mistero dell'economia della
salvezza di Dio queste vite siano dono
prezioso per la nostra famiglia , per la Chiesa, per l'umanità. La tenerezza e
l'amore di chi le segue a vari livelli, avvalora e rende ancora più preziosa e
bella questa “offerta”. Grazie di cuore a tutte.
Pur
nella comprensibile fatica quotidiana, attraverso la storia di ognuna, il
Signore ci indica che la santità
desiderata passa attraverso la povertà offerta.
