Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
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Viernes 11 de junio de 2021...

in formazione... sempre!
A partire dal 23 al 29 luglio
2018, abbiamo avuto l’incontro delle Responsabili di formazione, nel “Colégio
do Sardão”, a Vila Nova di Gaia, Porto, Portogallo.
Nel
pomeriggio inoltrato del 23, siamo arrivate “da mille strade diverse” al luogo dell’incontro e il 24 abbiamo
iniziato i lavori con la presentazione personale, in modo creativo, usando la
dinamica della “tela di ragno”. Lì, in cerchio, ci siamo messe a lanciare il
gomitolo l’una all’altra, gesto semplice che stava a significare un’unione, una
comunione e l’appartenenza alla CM e che ha contribuito anche a tessere legami
di conoscenza, di accoglienza reciproca, fatti di ascolto, di attenzione…
Hanno preso
parte al nostro incontro: la Presidente Martina Cecini, la Vice-presidente
Serafina Ribeiro e le responsabili della formazione: Teresa Pozo del Cile,
Antonieta N’Dequi della Guinea-Bissau, Justina Carneiro del Portogallo, Santina
Pirovano dell’Italia e Lucy Ekawati dell’Indonesia, che ha partecipato a questo
incontro come invitata. Per vari motivi Irma Pedrotti dell’Argentina e Orielda
Tomasi dell’Italia non hanno partecipato personalmente all’incontro, ma hanno,
nel contempo, fatto arrivare le relazioni sulla propria realtà formativa.
Martina,
nella sua introduzione, ha presentato un breve
riassunto sul percorso storico degli incontri delle formatrici fino al
2015.
Abbiamo
dedicato il primo giorno di lavoro alla lettura delle relazioni di formazione,
giá preparate prima, fatta da ciascuna Responsabile. Il dialogo che ne é
seguito ci ha aiutato a conoscere di più e meglio: le giovani in formazione, il
contesto formativo dei 4 continenti (Africa, Asia, America Latina ed Europa), i
vantaggi della pianificazione e programmazione degli incontri, l’importanza del
gruppo che cura la formazione, l’imparzialità e la fraternità tra tutte le missionarie, dalle più esperte
alle più nuove…
Nei giorni
25 e 26, al mattino, è venuto a lavorare con noi padre João de Deus, che ci ha
presentato il tema dell’Affettività, suddiviso in due parti: l’Affettività e la conoscenza; Affettività e relazione; Affettività e comunione. Ha alternato ciascuna conferenza
con dinamiche di gruppo e plenarie. I contenuti delle sue relazioni, ci sono
stati presentati con competenza e rigore scientifico e spiegati attraverso la
sua personale testimonianza e la sua esperienza come psicologo. A questa parte
dell’incontro hanno partecipato anche due missionarie del gruppo di Porto:
Margarida da Silva Vieira e Teresa Castro. Nelle celebrazioni eucaristiche di questi
due giorni Padre João ha cercato nelle sue omelie di collegare e fare sintesi
tra i contenuti presentati e la Parola di Dio.
Personalmente
mi sono sentita interpellata a visitare, aver cura con impegno e tenerezza di
questa vigna della mia affettività perché sia ogni volta di più un canale di
comunione e di amore gratuito: Agape. Sì, l’affettività è un dono ed un impegno
che compete a ciascuna, per conoscere, aver cura, accogliere, contemplare,
purificare, manifestare…perché sia manifestazione di perdono, di compassione,
di tenerezza, di affetto, di bontà, di libertà…
Il 26 pomeriggio abbiamo proseguito i lavori tra di noi.
Justina ci ha presentato i vantaggi della pianificazione e programmazione degli
incontri di formazione, nel senso di realizzare le finalità in ogni tappa della
formazione stessa. Ha sottolineato anche la necessità di essere flessibili
davanti a situazioni che eventualmente sorgessero in modo imprevisto. Ha
aggiunto anche la necessità di scambiarci tra di noi il materiale della formazione.
Mi è stato
chiesto d fare un piccolo accenno sui giovani, partendo dalla mia personale
esperienza di lavoro con loro a livello sia professionale che pastorale, e la
presentazione di alcuni passi dei discorsi dei papi Giovanni Paolo II,
Benedetto XVI e Francesco. Abbiamo riflettuto sulla necessità di imparare a
condurre i giovani con serietà; a far loro proposte coraggiose; a credere in se
stessi, a dir loro che solo Gesù è e sarà sempre la risposta ai grandi
desideri… Abbiamo visto l’importanza di sensibilizzare le persone degli
ambienti in cui siamo inserite per accompagnare la XV ASSEMBLEA GENERALE
ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI – a tema “i giovani, la fede ed il
discernimento vocazionale” in programma dal 3 al 28 ottobre 2018.
Ci siamo interrogate
sul valore della verifica e del confronto con le responsabili di gruppo, in
particolare su ciò che si riferisce al discernimento e alle opzioni relative al
progetto comunitario e personale: “il fratello aiutato dal fratello è come una
città fortificata”. Ci si sono presentate talvolta situazioni di missionarie
che incontrano difficoltà nel conciliare l’assistenza ai loro familiari malati
e la partecipazione alle iniziative della CM. Questo argomento deve essere
presentato con chiarezza nella formazione di base e deve essere verificato,
caso per caso con la responsabile, per il bene della stessa missionaria e per
aiutarla nella sua effettiva partecipazione alla vita del gruppo di
appartenenza…
Martina ci
ha parlato di inculturazione della formazione nei diversi contesti culturali,
sociali ed ecclesiali e Anna Maria Berta ci ha presentato uno studio esaustivo
sul voto di povertà nelle diverse versioni dello Statuto, fino all’attuale. Ha
dato spazio anche al tema del testamento, all’aspetto economico ed
amministrativo.
Nei nostri incontri, la Liturgia è stata
preparata e celebrata in spagnolo, italiano e portoghese.
Il 28 siamo andate a Fatima a
rendere grazie a Maria e ad affidarle la nostra missione. Una coppia di amici,
Fernanda ed Enrico, si sono messi a nostra disposizione con le loro auto ed
hanno trascorso con noi la giornata. È stato un gesto di gratuità, di amicizia
che ci ha consentito di stare insieme, pregare, conoscerci meglio e stringere
legami di comunione…Mai dimenticheremo ciò che hanno fatto per noi.
La mattina del 29 abbiamo concluso i lavori e,
la sera, insieme con Fernanda ed Enrico, siamo andati alla parrocchia di
Carvalhosa, alla messa celebrata da padre Pedro, dehoniano.
Il Collegio
dove abbiamo fatto gli incontri era magnifico: silenzio, fiori, tanti fiori, un
giardino, un boschetto… e l’accoglienza di Sr. Gorete e di Margarida è stata
eccellente, ci siamo sentite veramente a casa. Abbiamo vissuto tanti piccoli
gesti fatti di affetto, di condivisione di sogni e di difficoltà, di sorrisi,
di ascolto attento, di offerta di ricordini che ciascuna ha portato dalla sua
terra, di complicità nella missione, del già e non ancora, nel nostro processo
di crescita e nella fatica di “darci alla luce”, di rinascere e di crescere.
Siamo partite in diaspora, con
la missione di continuare ad avere cura della nostra formazione – “darci alla luce”, rinascere,
crescere…SEMPRE; di servirci degli strumenti che abbiamo ricevuto e che ci
possono aiutare a vivere la nostra affettività con un’energia che umanizza, che
genera comunione, fraternità; di trasmettere ai nostri gruppi i doni che
abbiamo ricevuto e di migliorare il nostro servizio di formatrici…
Ciò che comunico dice molto di ciò che è stato
trattato e che abbiamo vissuto; lascio spazio aperto alla possibilità di
provocare un dialogo con le altre partecipanti, che potrà essere molto fecondo,
informativo e formativo.

fare comunione
Il nostro Statuto al n. 73 dice: “Costruiremo la comunione solo se unite a Cristo e alla fonte inesauribile
del suo cuore. Da qui scaturiscono le espressioni concrete della vita di
comunione che sono: ascolto, accoglienza, comprensione, perdono, dialogo,
corresponsabilità nei confronti di tutti gli uomini, ma in particolare di
coloro con cui si svolge il nostro rapporto quotidiano”. E il RdV al n. 72 dice: “perdere
tutto piuttosto che perdere la carità”, secondo
la consegna del nostro Fondatore. Proponiamo una riflessione di p. Albino sul tema
della “comunione” quale filo rosso della nostra storia e del nostro
impegno quotidiano. Uno dei modi per incarnarlo oggi ci è suggerito da
questa riflessione: “Credo che se confidiamo nella misericordia del Signore ed
agiamo secondo il Suo Spirito troveremo la capacità di “fare il primo passo”
per un incontro autentico con Dio, tra di noi e con gli altri”… (Vinculum
n°1/2018, p. 3 – Lettera di Martina Cecini, Presidente della CM).
La denominazione che ci distingue nella Chiesa: “Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore” ( Statuto, n. 1) ci conduce a fare della nostra Famiglia una nuova
Betania, un’oasi di affetto per Gesù, un corpo che vive di magnanima donazione
a Lui e ai suoi ideali di salvezza. Approfondiamo il senso dei termini,
cominciando dal primo: Compagnia.
La parola rende, con immediatezza, l’idea di una realtà compatta, che
marcia allo stesso passo, che svolge un’attività unitaria, che si immerge in un
unico sacrificio, che tende ad una medesima meta. E’ difficile pensare
diversamente mantenendo questa denominazione. Mi pare allora che nessuno più di
noi si trovi nella felice necessità di dare concretezza alla volontà di Gesù: “Prego anche per coloro che crederanno in
me…affinché tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te; così
anch’essi siano una cosa sola in noi. Io ho partecipato a loro la gloria che tu
mi hai dato ( la divinità attraverso la filiazione divina) affinché essi siano
una cosa sola come noi siamo uno, io in loro e tu in me affinché siano perfetti
nell’unità e il mondo riconosca che tu mi hai mandato ed hai amato loro come
hai amato me” ( Giov. 17, 20- 23).
“Fare comunione” con Dio, tra di noi e con tutti gli uomini, nostri fratelli (non solo
ontologicamente per la presenza della grazia, ma anche psicologicamente per il
nostro volontario apporto intellettivo ed affettivo) è il termine necessario
della nostra vocazione.
Ma ogni processo di fusione postula che l’individualità e i pregi dei
singoli elementi cadano per sublimarsi nelle nuove proprietà del tutto. Credo
sia difficile ritenere nell’autentico spirito cristiano chi non è disposto al
sacrificio di qualcosa, anzi di tutto quello che è. Cristo non ha alcuna
ambiguità al riguardo ( cfr. Lc. 14, 26 e 33). Anche l’apostolo Paolo alza le
sue catene come accorato richiamo “all’unità
dello spirito nel vincolo della pace” (Efes. 4,3), “... usando umiltà,
mansuetudine, magnanimità, sopportazione reciproca (Efes. 4,2)”... perché una è
la fede, uno il battesimo, uno il corpo, uno lo spirito, una la speranza, uno
il Dio e Padre di tutti che è sopra tutti; opera in tutti ed è in tutti (Efes.
4,5-6).
Quando cesseremo di dire: “Questo è mio” in tutte le direzioni dei nostri
reali o presunti diritti, quel giorno varcheremo la soglia della felicità;
saremo nella disposizione seria di “fare comunione”, mentre la grazia del
battesimo diverrà operante in ciò che è fondamentale nel piano di Dio: il
nostro assorbimento, inteso e voluto, in Dio e nei fratelli.
I mezzi per fare comunione
1) La preghiera, molta preghiera, umile, insistente, strettamente
personale. Solo l’onnipotenza di Dio, infatti, può disporci al sacrificio
continuato del nostro egoismo per volere e cercare ciò che unifica. Poi la
preghiera, come sopra descritta, getta sempre il ponte di una filiale “comunione”
con i fratelli.
2) La grazia, la nostra “comunione” per piacere a Dio deve essere soprannaturale. La
sostanza ne è la grazia che attraverso Cristo, ci unisce in una sola vita con
il Padre e tra di noi così “chi sta a
Roma sa che gli Indi sono sue membra”
(cfr. LG n. 13). Crescere nella grazia, cogliendo premurosamente le mille
possibilità di ogni giorno, significa crescere nella intensità, nella efficacia
e nella cattolicità della nostra “comunione”.
3) Lo Spirito Santo, se il nostro essere cristiano si impernia nello
Spirito, allora “ conformiamoci allo
Spirito” (Gal. 5,25 ). Lo Spirito è essenzialmente forza protesa a creare
la “comunione” perché i suoi frutti sono “
la carità, la gioia, la pace, la benignità, la mitezza… “(Gal. 5,22-23). Le opere contrarie: “le risse, le
gelosie, gli impeti d’ira, le rivalità, le fazioni, le invidie…” e le altre
cose simili che rompono o incrinano la “comunione” con i fratelli, san Paolo le
qualifica “opere della carne”, opere
cioè di chi ancora non è maturato, di chi non è divenuto una piena realtà nuova
in Cristo ( cfr Gal. 5,19).
4) Una grande considerazione per la
Famiglia in cui ci ha raccolto la bontà del Signore. Qui non
possiamo assolutamente essere delle unità giustapposte ove ciascuna pensa come
vuole, si comporta come vuole, va dove vuole. La realtà cristiana dell’unità in
Cristo per cui siamo un solo corpo, viviamo di una sola vita, ci prodighiamo
per una sola salvezza, siamo in cammino verso una sola patria, il bel paradiso
di Dio che ci attende…deve trovare qui la sua prima espressione. “Se siamo chiamati a cantare insieme nel
cielo, perché non cominciamo già a cantare insieme sulla terra?” (Claudel).
Così anche se abbiamo personalità,
mansioni, attitudini e vedute umanamente diverse, nella carità di Dio “facciamo
comunione”, vogliamo la “comunione”, ma non accademicamente. Sarebbe il più
stupido dei formalismi. Bensì con lo stesso desiderio bruciante ed operativo di
Gesù. Del resto questo fu l’ultimo dei suoi desideri, il testamento sacro della
sua vita e del suo amore….(continua nel
prossimo numero)
P. Albino Elegante s.c.j.
Bari, 26.9.1970

50 anni di cm in mozambico
Alle Missionarie del
Sacro CuoreAlla CM in Mozambico
Oggi festeggiamo 50 anni della presenza della CM in Mozambico. Era il
giorno 15 di Agosto 1968, quando Teresa Castro e Maria Ilda Candelaria
approdarono a Quelimane, dirette nell’Alta Zambesia, precisamente Milevane, seguite
da Lisetta Licheri, ancora presente, e molto dinamica, che venne a completare
il gruppo. Dopo queste sono arrivata anch’io e altre lavorammo a Namarroi.
Questo è un giorno di ringraziamento a Dio, che ci ha guidate e ci guida nel
nostro quotidiano e a tutti quelli che ci accolsero e ci aiutarono a crescere
come donne e come missionarie.
Ci invitarono i padri dehoniani a cominciare la nostra presenza in questa
terra. Con loro abbiamo condiviso la spiritualità che noi abbiamo ricevuto da
P. Albino Elegante, anche lui padre dehoniano che fondò la Compagnia
Missionaria, nel 1957.
In Mozambico col fervore missionario
e con l’effervescenza della gioventù decise a dare la nostra vita per
l’inculturazione del vangelo nel cuore di ogni mozambicano. Per amore del
vangelo affrontammo l’arduo cammino della inculturazione, l’ABC della lingua
Lomwé, mezzo indispensabile per la comunicazione della parola di Dio e della
relazione con le persone: al primo posto i catechisti, le donne, le famiglie e
le comunità. Imparammo ad apprezzare i piatti tipici del Mozambico: polenta,
gallina alla zambesiana, vari tipi di fagioli, la gustosa “intiqua” preparata
con le foglie della manioca, tutto quello che le comunità e le persone ci
offrivano. Tutto era
cammino per evangelizzare e testimoniare l’amore del Cuore trafitto che ci
animava.
Con i Padri
Dehoniani, facemmo il tirocinio della vita missionaria. Con loro, seguendo ciò
che lo spirito suggeriva, intraprendemmo il percorso di trasformazione da una
Chiesa potere a una
Chiesa servizio, famiglia e ministeriale.
Il vento dell’indipendenza non ci spaventò e rispondendo al nostro carisma
che ci vuole inserite nel mondo per trasformare le realtà sociali con la forza
del vangelo, ci inserimmo nei settori più fragili: Educazione, Sanità,
formazione di quelli che erano coinvolti nei movimenti di massa, le donne(OMM)
e i giovani (OJM). Rimase comunque un gruppo a Namarroi come luogo di
preghiera, di condivisione, di verifica e di programmazione della nostra vita.
Celebrare cinquanta anni… Questa ricorrenza celebra due inizi: la semina e
il raccolto. Il raccolto riguarda l’arricchimento del nostro essere donne
consacrate che vivono a fianco dei fratelli e sorelle condividendo sogni,
gioie, difficoltà e speranze che abitano il cuore umano. Abbiamo appreso a
coniugare alla maniera mozambicana, il nostro carisma nei suoi aspetti
fondamentali: l’accoglienza, l’ascolto, la condivisione…e a vivere l’amore e
l’offerta di noi,
nell’abbandono a Dio, con serenità e semplicità. Abbiamo appreso a essere
Chiesa che cerca di servire perché il regno di Dio si realizzi in ogni angolo
di questa società, generando pace e riconciliazione. Ringraziamo il Signore che
ci fa feconde, dandoci vino nuovo di giovani consacrate e aspiranti che donano
un viso mozambicano all’istituto secolare Compagnia Missionaria. A loro diamo
una spiritualità e un carisma perché questo vino mantenga sempre il sapore del
buon vino…e possa continuare ad animare i cuori delle persone che con loro si ritrovano
giorno per giorno.
Alle missionarie mozambicane, alle giovani, a questo vino nuovo…facciamo la
consegna del testimone. Noi abbiamo tracciato il cammino, non è stato un
cammino dritto né perfetto, è un cammino che è stato fatto con molti sussulti,
ma è un cammino che abbiamo cercato nell’umiltà, nella fedeltà al carisma e
allo Spirito di Dio che in ogni momento ci precedeva con la sua luce e la sua
presenza. Oggi vi consegniamo la spiritualità e il carisma con la sicurezza che
“continuerete a guardare con creatività i tempi nuovi e a conservarli fino alla
piena fermentazione” (cf. “Per vino nuovo otri nuovi”). Non troverete la nostra
storia in libri ma nel cuore di missionarie che vi hanno preceduto. Loro
possono raccontarvi nella maniera dei vecchi, ciò che hanno vissuto e
affrontato per poter orientare la vostra vita nell’inserimento del nostro
carisma nel cuore della chiesa e del popolo mozambicano. Siamo nate per
servire, per essere ponte di incontro dei fratelli con Cristo; ponte di
riconciliazione e di ascolto del grido dei poveri.
Affido questa consegna del testimone a Maria, Madre, guida e custode della
Compagnia Missionaria perché ci aiuti a conservare questa buona “Otheca” nel
suo cuore e che abbia una buona fermentazione perché i vicini e quelli che
passano si sentano invitati a assaggiare e a partecipare all’allegria della
festa.
I miei auguri a Lisetta e a tutte quelle che hanno lavorato in Mozambico e
ad ognuna di voi giovani consacrate e aspiranti.
Il mio abbraccio sincero e affettuoso.
Maputo, 12
Maggio 2018
Irene Ratti

i giovani italiani e il papa
Roma, 11-12 agosto 2018:
X MILLE STRADE SIAMO QUI!
CUORI UNITI: è il nome di un gruppo di
giovani e giovanissimi che, sotto la guida del carissimo amico Pio Santonicola,
formano il coro giovanile della parrocchia di S. Antonio Abate, nella nostra
città che porta lo stesso nome. Alcuni
di loro, accompagnati da Pio, da sua moglie Lucia e da me, hanno partecipato all’incontro dei giovani italiani con Papa
Francesco in preparazione al Sinodo sui giovani. Molti gruppi sono giunti a
Roma dopo giorni di pellegrinaggio, anche a piedi, nei luoghi segnati dalla
storia cristiana delle nostre regioni. Noi non abbiamo potuto organizzare un
lungo pellegrinaggio, perciò abbiamo fatto due soste, arrivando a Roma, prima
dell’incontro. Siamo stati alle Tre Fontane, luogo del martirio di S. Paolo, e
poi nella Basilica costruita sulla sua tomba. Nel pomeriggio abbiamo vissuto
l’intensa esperienza di incontro con il Papa e con più di 70.000 giovani
italiani al Circo Massimo. Dopo poche ore di riposo notturno, alle 4 del
mattino siamo partiti per una visita notturna della meravigliosa città carica
di storia e di arte, soprattutto di arte cristiana. La domenica mattina, il
grande incontro si è concluso, dopo la Santa Messa in piazza S. Pietro, con la
preghiera e la benedizione del Papa su tutti noi e sulle nostre famiglie (Lucia Capriotti).
Protagonisti nel bene
Era l’undici agosto, un giorno come tanti se non che era il giorno del
mio onomastico. Un semplice aperitivo tra amici, così sarebbe andata se non
fosse stato per il fatto che quel giorno non mi trovavo tra le confortevoli mura
domestiche ma tra migliaia di giovani che, entusiasti, cantavano a voce alta
sotto al sole cocente di Roma in attesa di entrare nel Circo Massimo. L’undici
e il dodici agosto, a Roma, si è tenuto l’incontro dei giovani con il Papa in
preparazione al Sinodo. Ottantamila giovani, provenienti da ogni regione
d’Italia, attendevano l’arrivo del Pontefice nell’immenso Circo Massimo e molti
di loro avevano fatto un lungo viaggio, accompagnato da un’intensa preparazione
spirituale, per arrivare fino a lì. Il nostro viaggio, anche se più breve, non
è stato da meno in quanto a preparazione e riflessione spirituale. Noi, il
gruppo dei “Cuori Uniti” di Sant’Antonio Abate guidati dalla missionaria del
Sacro Cuore Lucia Capriotti, siamo partiti da Casa Russo verso le sette del
mattino. La prima tappa, senza contare la sosta all’Autogrill, è stata
l’Abbazia delle Tre Fontane dove San Paolo è stato tenuto prigioniero e
decapitato e leggenda narra che la testa recisa del santo cadde al suolo
facendo tre balzi dai quali sgorgarono tre sorgenti. Un posto incantevole dove
si percepisce una profonda spiritualità. In questo luogo ad accoglierci è stato
un individuo bizzarro dall’aria tutt’altro che amichevole ma superato questo
inconveniente abbiamo proseguito e abbiamo incontrato altri gruppi che, come
noi, erano diretti al Circo Massimo e anche alcune suore che pregavano
intensamente, in ginocchio e a capo chino sul pavimento. La seconda tappa è
stata la Basilica di San Paolo fuori le mura, dove abbiamo visto la tomba del santo
e il battistero della basilica. Un luogo ricco di storia e a dimostrarlo sono i
ritratti di tutti i pontefici, da San Pietro fino a Papa Francesco. Dopo
esserci fermati per consumare il pranzo a sacco, siamo ripartiti alla volta del
Circo Massimo dove ad attenderci c’era una folla di giovani, con cartelloni con
la propria diocesi di provenienza, striscioni di ogni genere ma soprattutto con
il desiderio di trovare un posto all’ombra dove riposare.
Dopo una lunga fila, riusciamo ad entrare e cerchiamo di prendere posto
vicino alle transenne in modo da vedere il Papa da vicino quando la sera
sarebbe passato con la papamobile. Nonostante la stanchezza e il caldo,
cominciammo tutti a ballare e a scatenarci all’arrivo dei “The Sun”, una band
di ragazzi che ci hanno dato la prima testimonianza di quanto a volte Dio,
anche se lo si esclude dalla propria vita, trova comunque il modo per farci
capire che non siamo soli. Questi ragazzi infatti stavano per sciogliere la
band poiché ognuno aveva preso strade sbagliate. Fu l’aiuto e la testimonianza
di un sacerdote a dare ai giovani una nuova speranza per rimettere in sesto il
gruppo e, con esso, le proprie vite. All’arrivo del Papa abbiamo cominciato
tutti ad esultare chiamandolo per nome ed è passato così vicino a noi che quasi
sembrava di toccarlo. È stata un’emozione unica. Altrettanto bello è stato
ascoltare le sue parole, dalla prima all’ultima, così come ascoltare ogni
testimonianza. In quel momento sembrava che il Papa parlasse a ognuno di noi e
intanto il sole calava, il silenzio di ottantamila giovani in ascolto delle
parole del Pontefice avvolgeva il Circo Massimo e fu in quell’istante che
sperimentai quello che la mia docente di Filosofia definì un “attimo di
eternità”. A sera inoltrata provai un altro di questi momenti, quando tutti
assieme accendemmo le torce sulle note della canzone Jesus Christ You are my life, sembrava che per un attimo le stelle
fossero discese sulla Terra, partecipi della nostra gioia.
Dopo il saluto del Papa è iniziato il concerto, del quale non ero del
tutto a conoscenza, per cui è stata una sorpresa ancora più grande trovarsi di
fronte a cantanti del calibro di Alex Britti, Mirko il Cane e Clementino, oltre
che ad altri artisti. Abbiamo ballato fino a notte fonda ma ad un certo punto le
forze mi hanno abbandonato, al contrario di alcuni dei miei compagni di viaggio
che erano ancora arzilli e pimpanti. Era una notte umida e afosa e abbiamo
dormito circa un paio d’ore poiché alle quattro del mattino ci siamo
incamminati alla volta della Basilica di Santa Maria del Popolo per vedere un
dipinto di Caravaggio e partecipare alle attività notturne organizzate per noi
giovani in occasione dell’incontro. Per nostra sfortuna arrivammo tardi e la
trovammo chiusa ma non ci siamo persi d’animo e siamo andati alla chiesa di San
Luigi dei francesi dove abbiamo potuto ammirare la bellezza de “La Vocazione di
San Matteo”, un altro maestoso dipinto di Caravaggio che ti colpisce dritto al
cuore con il suo gioco di luci e ombre. Infine ci siamo incamminati verso
piazza San Pietro dove avremmo assistito alla messa del Papa. Camminare tra le
strade deserte di Roma, dove ogni cosa supera di gran lunga la misura d’uomo, è
stata un’emozione indescrivibile. E ancor di più lo è stato vedere il sole
sorgere alle spalle di Castel Sant’Angelo e le luci dell’alba illuminare la
maestosa cupola della Basilica di San Pietro. Per entrare nella piazza abbiamo
dovuto affrontare più di tre ore di fila ma quando finalmente riusciamo ad
entrare la piazza era già gremita di persone. La stanchezza cominciava a farsi
sentire e il caldo non aiutava ma fortunatamente c’era chi ci rinfrescava con
dei getti d’acqua. Purtroppo non sono riuscita a godermi quel momento fino in
fondo come avrei voluto ma sono rimasta molto contenta e non avrei potuto
desiderare compagni di viaggio migliori. È stata un’esperienza intensa e
formante, un susseguirsi di emozioni una dopo l’altra; un cammino che mi ha
dato molto e che rifarei in qualsiasi momento.
Chiara Giordano
«Oggi
vi esorto ad essere protagonisti nel bene! Non sentitevi a posto quando non
fate il male; ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto. Non
basta non odiare, bisogna perdonare; non basta non avere rancore, bisogna
pregare per i nemici; non basta non essere causa di divisione, bisogna portare
pace dove non c’è» è l'esortazione che Papa Francesco ha fatto
all'Angelus, di domenica 12 agosto, a Piazza San Pietro ai 70mila giovani
presenti, provenienti da tutte le realtà cattoliche d'Italia, convocati in
vista del Sinodo dei Vescovi di ottobre. Ultimo monito, ultima indicazione
della rotta di un viaggio breve nella durata ma lungo e intenso nel percorso,
quello della 2 giorni dell’incontro 2018 a Roma.
È stata
un'esperienza unica ed emozionante; vissuta insieme ai fratelli e alle sorelle
del Gruppo Cuori Uniti e alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Logisticamente
ero pronto al viaggio a Roma, venendo dall'esperienza Scout sia da ragazzo che
da Capo avevo ben preparato lo zaino e tutto l'occorrente; spiritualmente, con l'animo
un po' meno: un po’ come se fossi a una finale di una partita di calcio ai
rigori e tu sei l'ultimo a dover calciare il rigore; ti rendi conto
dell'importanza di ciò che stai facendo, solo quando metti la palla su
dischetto e guardi il portiere. Nonostante ciò sono riuscito a vivere
intensamente tutti i momenti di questa esperienza; della prima parte, dove
abbiamo visitato la Basilica delle Tre Fontane e quella di San Paolo Fuori le
Mura mi è rimasta impressa proprio il racconto dell'esperienza di vita e di
conversione di San Paolo che ho notato somigliasse molto alla mia stessa
esperienza di vita in alcuni tratti.
Da lì
siamo passati al Circo Massimo e la lunga e interminabile fila ed attesa
estenuante sotto il sole al caldo prima di potervi entrare. Attesa
ripagata dai momenti vivi e intensi vissuti all'interno del Circo durante il
pomeriggio di sabato; l'attesa per l'arrivo del Papa e il momento di preghiera
vissuto insieme a lui con tutti gli altri 70mila giovani. Le testimonianze
degli altri giovani, le domande al Papa su temi fondamentali del mondo
giovanile quali il lavoro e l'amore e i suggerimenti e i consigli del Santo
Padre, di cui ricordo in particolare il monito fatto a un giovane alla Gmg in
Polonia sulla vita cristiana da vivere coerentemente per poter attrarre anche
chi è lontano da Gesù, e una frase su tutte, tra le tante: "Se vuoi andare
veloce vai da solo, ma se vuoi andare lontano vai insieme" che ci
ricordava l'impegno alla fratellanza e all'ascolto all'interno delle nostre
comunità. Poi il saluto con Papa Francesco vissuto sulle note di Jesus Christ you are my life a tarda
sera cantato da tutti i 70mila giovani e atmosfera magica illuminata dalle luci
di accendini e cellulari di tutti. Dopo l'incontro col Papa i bellissimi
e divertentissimi momenti del concerto con Alex Britti e Clementino vissuti a
ballare e cantare insieme a tutto il gruppo. A seguire la notte vissuta sempre
al Circo Massimo all'aperto nel calore del sacco a pelo e nel sudore.
Poi la
sveglia alle 4 e il cammino lungo la Roma notturna; bellissimo ricordo anche
quello, con la visita ad alcuni dei monumenti più importanti e anche alcune
delle chiese famose tra cui San Luigi dei Francesi dove abbiamo ammirato i
bellissimi dipinti del Caravaggio.
Da lì
l'arrivo finale, in prestissima mattinata, a Piazza San Pietro e l'ennesima
interminabile fila che ci ha provati molto fisicamente; a terminare l'ultimo
incontro col Papa all'Angelus dopo la messa.
Alla
fine posso testimoniare che è stato un incontro ricco, intenso e vivo, fatto di
straordinari e indimenticabili momenti. Un grande grazie devo assolutamente
farlo a Pio Santonicola per l'invito e a tutti i fratelli e alle sorelle del
gruppo Cuori Uniti, alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore e a Lucia
Capriotti che è stata un'ottima guida durante il nostro cammino di due
giorni, una vera lampada per i nostri passi.
John Buononato
Quando mi è stata proposta questa nuova esperienza
a Roma ero animata da due spiriti contrastanti. Se da un lato ero titubante
perché, avendo già fatto l'esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di
Madrid, avevo paura che questa non fosse all'altezza, dall'altra ero felice di
accompagnare i miei compagni in un esperienza che con grande probabilità
avrebbe segnato pure loro. Alla fine è stato l'entusiasmo a travolgermi e a
farmi capire che scegliere di ESSERE PARTECIPE sarebbe il regalo più grande che
potessi farmi. Quello che porterò sempre con me di questa esperienza è il fatto
di aver ricevuto tante risposte alle domande che mi pongo quotidianamente. In
particolare mi ha colpito questo racconto fatto dal Papa durante l'incontro del
sabato: durante un pranzo con i giovani, uno di loro gli ha rivolto questa
domanda: «Mi dica, Padre, cosa devo dire a questo compagno agnostico per fargli
capire che la nostra è la vera religione?» e lui ha risposto: «Caro, l'ultima
cosa che devi fare è dirgli qualcosa. Incomincia a vivere come cristiano e sarà
lui a domandarti perché vivi così». Questa è stata la risposta più bella che
potessi ricevere perché, alle volte, il pensiero di non riuscire a trasmettere
la bellezza della fede mi incupisce. In realtà basta semplicemente lasciar
filtrare nei nostri atteggiamenti quotidiani quella luce che solo l'amore di
Dio è in grado di donare... e questi due giorni insieme ne sono stati una prova
per me!
Maria D’Auria

le meraviglie di dio
50 anni di vita consacrata
Ripensando ai miei 50 anni di vita consacrata mi piace fare
memoria di alcuni eventi importanti per me, per lodare e benedire il Signore
nello stupore e nella gioia per tutto quello che mi ha donato: dopo un’accurata
seppur breve ricerca di un Istituto missionario per realizzare la mia vocazione
che da tempo sentivo chiara forte e inquietante in me, mi fu indicata la
Compagnia Missionaria del S. Cuore come Istituto dove regnava un buonissimo
spirito di fraternità e di missionarietà. Entrai nella Compagnia Missionaria il
20 settembre 1964. Dopo quattro anni di formazione, il 29 settembre 1968,
assieme a Santina e a Leonia, emisi i voti di castità, povertà e obbedienza
secondo lo Statuto della Compagnia Missionaria.
Da quell’ indimenticabile e meraviglioso giorno sono passati
50 anni. Non pensavo di poter
raggiungere così in fretta un simile traguardo ed ora, dopo averlo celebrato,
quasi non riesco a crederci.
Insieme al mio gruppo CM del
Sud, abbiamo voluto festeggiare l’evento per fare memoria del grande dono del
Signore anche perché non risultasse un fatto privato ma bensì ecclesiale,
infatti i doni del Signore anche se dati ai singoli sono sempre dono per tutti.
La sera del 28 settembre, vigilia della festa dei santi Arcangeli Michele,
Gabriele e Raffaele, ci siamo ritrovati numerosi per la concelebrazione
dell’Eucaristia presieduta da P. Fabrizio Valletti, Gesuita e apostolo di
Scampia, un quartiere in periferia di Napoli. La concelebrazione eucaristica è
stata molto viva, partecipata e coinvolgente, ha lasciato un segno dentro di
noi.
Veramente celebrare il 50° è stato per me celebrare le
meraviglie di Dio nella mia storia – 50 anni: un buon tratto del cammino per
dire grazie a Dio Padre.
L’eucaristia è l’unico vero e grande grazie che Gesù ha
detto al Padre nello Spirito santo perché, mediante il dono della sua vita che
noi celebriamo nella S. Messa, ha realizzato la nostra salvezza.
In questo grazie del Signore
Gesù intendo unire anche il mio grazie.
Un grazie grande, immenso anzitutto per la fedeltà di Dio
nei miei confronti. Mi ha chiamata a seguirlo e mi ha condotta per mano.
Nonostante la mia povertà, il mio peccato, i miei distacchi da Lui, non mi ha
mai voltato le spalle, sempre pronto a riabbracciarmi.
In Lui, in Gesù Eucaristia ho incontrato e incontro tutti
voi, tutta l’umanità che Dio mi ha dato e mi dà per amarla e per lasciarmi
amare.
In Lui ancora il mio grazie per il dono della vita, e per il
dono della mia numerosa famiglia che mi ha educata alla fede e alla
solidarietà.
Grazie per il dono della vocazione a seguirlo nella via
della consacrazione come recita lo Statuto della CM: “Noi missionarie, scelte da Dio, vogliamo scegliere Dio come pienezza
delle aspirazioni della nostra vita”.
Grazie per la Compagnia
Missionaria - fondata da P. Albino Elegante: una creatura stupenda dell’amore
di Dio - dove ho vissuto le esperienze più belle e ricche di grazia della mia
vita come l’ intensa e profonda spiritualità di amore e oblazione al Sacro Cuore
di Gesù in unione a Maria; la vita fraterna di comunità, vissuta nella gioia e nella festa, espressa anche
attraverso le attività svolte, in particolare attraverso le missioni
parrocchiali, la missione ad gentes e il lavoro nella nostra casa per ferie;
l’entusiasmo ha sempre caratterizzato la nostra vita e le nostre attività,
assieme a tribolazioni come dice il vangelo. Certo, siamo consapevoli di essere
alla sequela di Gesù crocifisso, morto per amore e risorto per far risorgere
anche noi a vita nuova.
Grazie ai Padri
Dehoniani che ci hanno sempre sostenute con la loro presenza discreta e
generosa.
E in fine un grazie personale a tutti e a ciascuno di voi
per aver potuto celebrare insieme questa Eucaristia.
