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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.  All'istituto appartengono missionarie e familiares Le missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
viaggio in mozambico
 
 a nome dell'Associazione GUARDARE LONTANO ODV Il prossimo anno l'associazione compirà vent'anni e il primo progetto è stato ARMANDINHO. I soci e i benefattori sanno che questo progetto sostiene alunni bisognosi di due scuole private: CENTRO INFANTIL ESPERANÇA e NOSSA SENHORA DAS VITORIAS; a Maputo, capitale del Mozambico. L'altro progetto è FONDO SCUOLA, per sostenere studenti di scuole superiori e universitari, nella città e nella provincia di Nampula, sempre in Mozambico. Come è naturale, in tanti anni la storia e la vita di un Paese cambiano, le esigenze evolvono. Dialogando con il Consiglio Direttivo dell’associazione, ho deciso di andare in Mozambico per verificare i progetti, eventualmente modificarli o crearne di nuovi, cercando di rispondere alle necessità attuali. Uscire dal proprio ambiente, incontrare un mondo lontano e diverso, conoscere realtà che non si immaginano, ascoltare la vita delle persone: un dono grandissimo e sorprendente. Ecco cosa dovrebbe sempre essere un viaggio. E così è stato questo viaggio in Mozambico. Una doppia, ricchissima esperienza: incontrare la Compagnia Missionaria in Mozambico compresi gli amici, conoscere direttamente i progetti che l’associazione sostiene. Ero stata in Mozambico nel lontano 1995. Era terminata la guerra civile da tre anni. C’erano tanta povertà e tanta distruzione. Oggi la situazione sociale è molto migliorata, crescono lo sviluppo e il benessere, ma ci sono ancora tante sacche di povertà, tante case senza corrente elettrica, tantissime senza acqua corrente, chilometri e chilometri di strade sterrate percorribili solo con fuoristrada e che tanti uomini percorrono su biciclette stracariche di materiale: legna, sacchi di carbone, cassette di verdura, fasci di capin (una specie di paglia per coprire i tetti delle case). A Maputo Dopo la morte di Irene e il rientro di Leonia in Italia, l’unica missionaria presente nella capitale è Julieta, che dirige la scuola Nossa Senhora das Vitorias. Con lei ho visitato la scuola, conosciuto il personale, incontrato i tanti alunni, che frequentano divisi in due turni: al mattino dalle 7 alle 12,10 e al pomeriggio dalle 12,30 alle 17,35. Con Julieta abbiamo verificato la situazione economica e scolastica degli alunni che vengono sostenuti dal progetto Armandinho, preso in considerazione alcuni che, concludendo a novembre il percorso scolastico, vorrebbero iscriversi all’università, ma non hanno le risorse economiche. Un giorno è venuto a trovarmi Isaac, un giovane che frequenta il primo anno di ingegneria meccanica, sta superando gli esami ed è felice di poter studiare. Quando può lavora come meccanico. È venuto a ringraziare perché la nostra associazione paga le sue spese universitarie. Matola è una città mozambicana a ovest della capitale, Maputo. Le due città sono confinanti. Il quartiere Patrice Lumumba è una zona povera della città. Ma in mezzo alla povertà sorge una piccola oasi di bellezza: il Centro Infantil Esperança, voluto anni fa dalla missionaria Irene, come scuola d'infanzia per la cura, l'educazione e la crescita di tanti bimbi, che altrimenti starebbero sulla strada, perché in Mozambico non ci sono scuole d’infanzia statali. Molte famiglie dei bimbi che frequentano il centro sono in grave difficoltà economica. Spesso si tratta di mamme vedove o senza marito. Molti bimbi non hanno i genitori per vari motivi e vivono con le nonne. La sopravvivenza è legata ad un piccolo commercio di ortaggi o a lavori molto precari.  Al Centro i bimbi ricevono una buona educazione e anche tre pasti al giorno. Da quest’anno il Centro Infantile è affiancato da tre aule della Scuola Primaria Esperança, voluta anche questa da Irene, ma l’anno prossimo queste aule non saranno più sufficienti ed è necessario costruire altre aule. Il terreno è già stato acquistato da un benefattore di Carpi. La direttrice didattica del Centro e della Scuola, Rosita, e Ana Maria la vicepresidente dell'associazione São Francisco de Assis che amministra il Centro e la Scuola, sono persone amiche di Irene che lei è riuscita a coinvolgere a servizio dei bambini. Si tratta di donne competenti e di grande sensibilità umana e spirituale. Sapevo tutto questo, prima di venire qui, ma visitare il Centro e la Scuola, parlare con Rosita e Ana Maria e con le educatrici, incontrare i bambini, mi ha rivelato una realtà stupenda. Oltre alla bellezza del posto, alla cordialità di educatori e bambini, ciò che mi ha incantata è stata l'educazione e la disciplina di quei bambini. Ho visitato alcune famiglie dei bimbi che frequentano il Centro e sono rimasta ferita dalla povertà delle case. Ho proposto all’associazione di attivare un progetto per aiutare queste famiglie a realizzare delle case un po’ più abitabili. A Nampula A 2000 Km a nord di Maputo, Nampula è la più grande città del nord del Mozambico. Un centro agricolo e commerciale. In questa città vive un bel gruppo di missionarie e alcune giovani in formazione. Le missionarie sono impegnate in vari settori: insegnamento, formazione, pastorale; le giovani studiano e sono impegnate in pastorale. Una presenza vivace e significativa. Le giovani mi hanno intervistata: hanno voluto conoscere il mio cammino in Compagnia Missionaria, la mia esperienza missionaria, la storia della CM, il lavoro dell’associazione. Per due giorni abbiamo visitato i profughi, fuggiti dalla regione di Cabo Delgado, dove da alcuni anni gruppi terroristici islamici aggrediscono i centri abitati, uccidono, rubano. Nella città di Corrane, a 70 km da Nampula, c’è un grandissimo campo profughi, una città nella città; è abbastanza attrezzato, ma in alcune parti manca la corrente elettrica. L’acqua viene raccolta dai pozzi. Ci sono alcuni centri medici, alcune chiese. Intorno alle piccole case ci sono piccoli appezzamenti di terreno che le famiglie coltivano e alcuni riescono anche a vendere i prodotti. I bambini frequentano le scuole a Corrane. Poco lontano da Nampula, una comunità di suore accoglie i bambini di profughi, che però hanno trovato ospitalità presso amici e parenti, quindi non ricevono gli aiuti dello stato. Intorno alla casa delle suore, sotto gli alberi si fa la scuola e sotto una tettoia i volontari preparano da mangiare. La missionaria Joana tre volte la settimana dà il suo servizio a questi bambini o al campo profughi. Ho dato a queste suore gli abitini da neonato che avevo portato dall’Italia e alle suore che lavorano al campo profughi ho dato un contributo in denaro. A Quelimane – 550 km da Nampula – ho vissuto un’esperienza forte di comunione con Gina, una delle prime missionarie mozambicane, e Dorcas, l’ultima entrata nel periodo di orientamento. A Invinha A quasi 400 km da Nampula, nel distretto di Gurué, a Invinha c’è un altro gruppo di cinque missionarie e alcune giovani in formazione. Intorno alla nostra casa c’è un grande appezzamento di terreno, che viene coltivato e i prodotti usati dalla fraternità. Una parte del terreno è stato messo a disposizione di un progetto di “Scuola di Agricoltura e allevamento”, voluto da un padre dehoniano. Soprattutto la missionaria Dalaina è impegnata in questo progetto. Viene insegnato a un gruppo di donne come coltivare vari prodotti, come allevare le galline per la produzione delle uova; il progetto comprende anche una scuola di alimentazione e cucina per queste donne che hanno bambini. Un progetto veramente molto interessante, che sta crescendo e ha bisogno di sostegno economico anche da parte nostra. Anche qui l’incontro con la Compagnia Missionaria è stato entusiasmante: è una realtà giovane, vivace, impegnata. Anche qui mi hanno chiesto di parlare della mia vita missionaria e dell’associazione. Alcuni anni fa, a Invinha fu realizzata un’esperienza di volontariato, ma non c’era ancora il progetto dell’agricoltura. Ora sono stata invitata a programmare un’altra esperienza di volontariato proprio per sostenere questo progetto. Speriamo di poter rispondere positivamente a questo invito. La vita e la fede Certamente ciò che ho incontrato è una terra diversa: il colore della terra, il clima nel quale sono stata benissimo, le coltivazioni, le abitazioni. Una società diversa: è impressionante la capacità di lavorare, un lavoro duro, che richiede davvero tanto sudore, tanto sacrificio; una società che manca di tantissime cose che per noi sono indispensabili; i bambini fanno chilometri a piedi per andare a scuola, partendo da casa anche prima delle 5 del mattino per arrivare alla lezione delle 6. E si incontrano bambini di 7/8 anni con il fratellino legato alla schiena e un fascio di legna in testa o un secchio di acqua. Una società piena di vita e di vita giovane. Folle di bambini e di giovani. E tutti in attività. Folle di bambini che vanno a scuola, ma anche ragazzi che frequentano le scuole superiori e giovani che vanno all’università. Ho visto molta pubblicità che invita allo studio. Negli ultimi anni stanno nascendo università in tutto il Paese. Purtroppo molti giovani non hanno le possibilità economiche necessarie per lo studio. Per questo sarà importante far crescere il progetto Fondo Scuola. Ciò che più sbalordisce, in Mozambico, è la vivacità della fede, l’impegno e la responsabilità dei laici nella vita della comunità cristiana, la partecipazione gioiosa dei giovani e dei bambini alle celebrazioni, il senso forte della comunità e dell’appartenenza alla vita parrocchiale, la capacità di condivisione e di solidarietà. E di tutto viene reso conto alla comunità, al termine della messa. Avremmo bisogno che alcuni di questi laici venissero ad evangelizzarci. Naturalmente ringrazio il Signore che mi ha donato un’esperienza così forte di comunione con la Compagnia Missionaria e con una parte di popolo mozambicano. Ma devo ringraziare con tanto affetto le missionarie per l’accoglienza e la testimonianza della loro vita di fraternità e di servizio missionario e di passione ecclesiale. Un grazie speciale ad Anna Maria Berta, che mi ha dedicato totalmente il suo tempo per accompagnarmi e farmi conoscere e comprendere le varie realtà incontrate. E dopo tanti anni abbiamo avuto modo di stare insieme e raccontarci tanta vita!
vivere il mistero della visitazione
 
È la carità che muove Maria. Si alza in fretta, si fa incontro alla cugina Elisabetta quando “era già il sesto mese per lei”. E l’incontro delle due donne si fa teofania. L’exultet nasce dal riconoscersi destinatarie, nel mistero dell'incarnazione, del disegno di Salvezza. Anna e Simeone sono profeti perché vedono coi loro occhi “la salvezza” preparata per tutti i popoli. E il servizio al tempio può concludersi, Simeone può andare in pace. La “visitazione” ci porta a vedere “nell'oscura notte del male” la presenza del Regno. Senza il “Magnificat” che risuona nel tempo saremmo solo uomini e donne pessimisti, o, come i discepoli di Emmaus, delusi: «Speravamo … e invece, purtroppo… ormai…». Ma il Signore ci visita nella desolazione e nella fatica, si affianca a noi e “ci rivela il senso delle scritture”: «Vuoi forse essere seme e poter vedere la pianta? Non sai che se non muori nella terra non vedrai la generazione della vita?» Allora lasciamo che lo Spirito Santo ci metta in moto, ci faccia capaci di “visitare” per entrare nel “senso” della nostra vita, per vivere nella gioia la nostra consacrazione nella CM! Vieni Spirito Santo, mettici in cammino verso l'altro, mettici in cammino con l'altro, perché possiamo celebrare nella vita il mistero della salvezza. PONTORMO, Visitazione, 1528-30
per rendere migliore la mia vita
 
Intervista ad Antonia Theresia, missionaria indonesiana Presentati: di dove sei, la tua famiglia, il tuo lavoro ecc... Mi chiamo Antonia. Sono indonesiana, originaria dell’isola di Lembata, a Est dell’isola di Flores. Sono cresciuta in una famiglia semplice, formata da papà Ignasius Labi e mamma Martha Gelole e nove figli. Papà, mamma e quattro fratelli sono già tornati alla casa del Padre Celeste. Attualmente vivo a Palembang (Isola di Sumatra) con mia sorella, di nome Bene e altre due ragazze di Lembata. Siamo come una famiglia. Svolgo il mio lavoro quotidiano nella casa dove abitiamo, in equipe con queste persone. È un lavoro che accoglie e accompagna bambini piccoli (tipo scuola materna) nella loro crescita e sviluppo, attraverso l’assistenza giornaliera svolgendo diverse attività: leggere, scrivere, giocare e imparare a vivere insieme. Riusciamo ad accompagnare questi bimbi usando un tipo di pedagogia - terapia che dà attenzione anche a casi più problematici, più lenti nell’apprendimento come alcuni bambini autistici. La nostra casa che li accoglie l’abbiamo denominata “Casa di “Betania”: apprendimento e studio. Inoltre, il lunedì e giovedì accompagniamo coppie di varie religioni che hanno bisogno di consulenza. Il tuo incontro con la Compagnia Missionaria e in seguito la tua scelta … come è avvenuta, quali motivazioni ti hanno stimolato a scegliere questa nuova avventura … Questa domanda mi porta indietro nel tempo, un ritorno al passato della mia vita per ripensare l’inizio della mia scelta missionaria a come ho conosciuto la CM. Il primo contatto l’ho avuto attraverso padre H. Wardjito scj che allora era membro del consiglio generale SCJ a Roma. A questo primo incontro lui mi consegnò solamente un pezzo di carta con scritto il nome dell'Istituto Compagnia Missionaria, il nome di Francesca Righi allora Presidente e l'indirizzo di Bologna. Successivamente ci siamo contattate via e-mail con Francesca la quale, aiutata da p. Wardjito per la traduzione della lingua, ha iniziato ad introdurci con alcune notizie più precise. Abbiamo poi cominciato ufficialmente in cinque il cammino formativo nella CM. In questi primi passi Mudji (che era stata la prima a conoscere l’istituto), ci aiutava attraverso alcuni incontri a cui partecipavamo tutte. Dopo la morte di Francesca (nel gennaio del 2006), il nostro cammino formativo è continuato con l’aiuto di Santina. La motivazione che mi ha spinto a scegliere la CM in quel tempo e che ancora continua oggi, rimane la stessa; fare una scelta che mi aiutasse a “rendere migliore la mia vita di donazione a Dio, perché lui è buono". Ero certa che questo cammino nella CM, con la spiritualità e stile che mi veniva presentato, mi avrebbe aiutata a servire, ad amare e dare il meglio di me stessa. Se la meta è chiara tutto il resto che si fa viene svolto per la gloria di Dio. Oggi attraverso il lavoro che svolgo con i bambini e l’incontro con la mia gente nella vita quotidiana cerco sempre di tenere presente la motivazione iniziale e di vivere tutto nello spirito del Sacro Cuore. È una risposta che viene costantemente purificata attraverso anche cose semplici come ci insegna il nostro statuto: svolgere il proprio lavoro con serenità, attente all’accoglienza, alla condivisione, alla gratitudine, valorizzando i momenti di sofferenza, di fatica, senza giudicare e sentirsi amata, ... ecc. Sono ben consapevole dei miei molti limiti e alle volte mi chiedo se in questi anni sono cresciuta in questi aspetti o no. Non mi do nessuna risposta, lascio che siano gli altri che vivono con me e mi conoscono a giudicare! So che ogni giorno mi impegno, con i miei limiti, a svolgere costantemente ogni piccola cosa con grande amore. Oggi come è cambiata la tua vita? Lavoro, parrocchia, la tua presenza nella realtà sociale dove vivi … La mia vita attuale è con questa famiglia che ho già presentato: la “Casa di Betania”. Inizio la mia giornata quotidiana con la messa mattutina, alle volte online o a volte in presenza nella chiesa del mio quartiere, poi continuo con le lodi, leggo e rifletto la Parola di Dio e mi preparo così ad accogliere l'arrivo dei bambini. Riservo questi momenti di preghiera per me stessa perché so che mi daranno sostegno ed un aiuto efficace per tutta la giornata. Nella mia parrocchia sono ministra dell’Eucaristia e ogni domenica dopo la messa porto la santa comunione agli anziani ed ai malati e prego un po’ con loro. Svolgo anche altre attività: leggo la parola di Dio nella liturgia domenicale ed accompagno i genitori che vogliono battezzare i loro figli. In casa abbiamo altri momenti di preghiera che viviamo insieme, seguendo alle volte quanto ci viene segnalato dalla parrocchia: novene, rosario e varie proposte che viviamo insieme come gruppo. Ogni giovedì partecipiamo all’adorazione eucaristica online che viene trasmessa da una casa di ritiro qui a Palembang. A volte partecipiamo ad altre attività spirituali: seminari o altro programmate nell'arcidiocesi di Palembang o in altre diocesi. Preghiamo online insieme con le sorelle CM ogni sabato sera, ritiro mensile ed esercizi spirituali annuali. I rapporti con la comunità dove abito sono buoni e si collabora bene; l’ambiente è semplice e così pure gli abitanti. Insieme condividiamo diverse attività sociali, cose semplici che però aiutano a conoscerci sempre di più e a creare un clima fraterno. C'è una collaborazione reciproca dove anche con noi di “Casa Betania” partecipiamo: la pulizia dell'ambiente, raccolta di viveri in aiuto a famiglie più bisognose ecc. Come è vissuta, capita, accettata la presenza degli Istituti Secolari nella realtà indonesiana in cui vivi? Quali speranze vedi per il futuro? Siamo in mezzo al mondo..., cerchiamo di vivere una vita secolare in mezzo al mondo con lo spirito del Cuore di Dio: in famiglia, con il lavoro, l'incontro con le persone, le attività sociali , con la comunità dove ciascuna si trova. Nell’ambiente in cui viviamo la presenza degli Istituti secolari è un po' difficile da accettare e capire, perché l'Indonesia è abituata a vedere persone consacrate con una divisa e in comunità. Nella chiesa indonesiana la presenza degli Istituti secolari è riconosciuta a livello giuridico, si sa che esistono, però è poco capita per lo stile di come si presenta o si vive. Va anche notato che l'Indonesia con tante isole ha una cultura diversificata e questa vita di consacrazione è fortemente influenzata dalla cultura locale. Per esempio, nell’isola di Flores è difficile che venga accettata una presenza di I.S. eppure è l’isola più cattolica dell’Indonesia. Qui hanno messo le radici un buon numero di Istituti religiosi oltre ad avere vocazioni in continua crescita, tutti però con abiti particolari o divise. C’è stato un I.S. che ha cercato di stabilirsi in quest’isola ma all’inizio ha incontrato parecchie difficoltà per non avere una divisa. Alcuni anni fa anche noi come CM abbiamo voluto conoscere questa realtà da vicino e siamo andate a Flores. Non sono mancati momenti di incontro sia con i giovani che con persone impegnate nella chiesa. Ci siamo presentate ed abbiamo spiegato la realtà degli I.S. Dall’espressione di meraviglia mista a perplessità di chi ascoltava, si è capito subito che stavamo comunicando loro qualcosa di molto nuovo riguardo a una vita di consacrazione nella Chiesa. Credo fosse la prima volta che sentissero parlare di istituto secolare. Questo non ha impedito ai presenti, parroco e giovani, di farci molte domande, sia sui voti che sul nostro modo di essere testimoni in mezzo alla gente, nel nostro quotidiano, sul lavoro, come e dove vivono le missionarie indonesiane … noi abbiamo risposto con semplicità e chiarezza. Anche il Vescovo locale che ci ha accolte; Monsignor Hubertus Leteng, ci ha ascoltato con attenzione e disponibilità. Anche lui però ha avuto un’espressione di meraviglia ed era un po’ sorpreso che non avessimo alcun segno esteriore o un distintivo che ci definisse “consacrate”, anche se di un istituto secolare! Per lui, per la cultura locale, non è ammissibile appartenere ad una congregazione o ad un istituto senza avere una divisa, un segno che ci distingua dalla gente comune. In questo ambiente mancavano esempi concreti di vita consacrata secolare. Era una novità forse troppo audace per la chiesa locale … La mia speranza è che l’Istituto secolare sia sempre più accettato in Indonesia con le sue caratteristiche e anche l’Istituto secolare deve essere aperto ad accettare la cultura locale. Questo esempio che ho fatto è solamente per capire una delle difficoltà che sentiamo in Indonesia. È solo una condivisione che ho voluto fare e questo non significa che la CM debba essere così come loro dicono!!! Noi CM indonesiana dobbiamo essere convinte che la nostra “identità” di IS è valida ed efficace. Piano piano la nostra testimonianza, esperienza e convinzione darà il suo risultato. Personalmente credo che essendo noi le prime della CM dobbiamo sentire la responsabilità e presentare l’Istituto ovunque, direttamente o indirettamente … e lasciare che i tempi maturino. Stiamo vivendo un periodo difficile, fragile a causa dell’epidemia, delle guerre in atto. Quale messaggio vorresti comunicare ai giovani e ai nostri lettori? · Mantenere vivace la nostra fede e lo spirito di vita nonostante le difficoltà che ogni realtà incontra sul suo cammino. · Investire tutta la nostra capacità e tempo per cercare di capire, comprendere, le varie situazioni che succedono nel mondo. Essere persone che trasmettono ottimismo, con gli stessi sentimenti di Gesù e con l’aiuto della preghiera, del sacrificio e della carità.
la parola di dio nella consulta delle responsabili
 
IL BUON SAMARITANO Lc. 10, 25 - 37 (cliccare sull'icona sottostante per scaricare il power point)
echi dalla consulta delle responsabili
 
LA CONVERSIONE PERSONALE La consulta delle responsabili vissuta dal 9 al 14 luglio '22, è stato un bel momento di conoscenza e comunione con tutte le responsabili della CM. Per me è stata la prima volta . La presentazione dei vari gruppi attraverso un segno simbolico è stata molto animata, significativa e anche umoristica-divertente. Personalmente ho notato molta vitalità e freschezza dalle relazioni dell'Africa, Indonesia, Cile, Argentina dove si punta molto sulla preghiera come ascolto della Parola di Dio e incarnazione nella vita. Dai gruppi Europei (Italia – Portogallo) ho percepito più pesantezza sia per l'anzianità e le fragilità anche se queste sono vissute nell'accoglienza e valorizzate nelle energie residue ancora presenti. Da questa panoramica ho avuto la percezione che il futuro della CM sarà in Africa, in America Latina e in Indonesia. La giornata di studio tenuta da P. Enzo Brena sulla missione ci ha dato la chiave per una nuova possibilità di vita: la conversione personale. Elementi di vitalità sono venuti dalla “Fraternità Tuscolano 99” presentata da P. Marcello Mattè e Mariolina Lambo e dalla Associazione “Guardare Lontano” che gestisce e segue i progetti di solidarietà in Africa e in Italia. Davanti a noi ci sono molte sfide, sta a noi affrontarle con la forza del Vangelo e la fedeltà a Dio nella sequela di Gesù Cristo. Agnese Peroni CI SIAMO ARRICCHITE Posso dire che ho vissuto l’esperienza della Consulta Responsabili come uno degli incontri più belli e più costruttivi della mia presenza nella CM. Tutte abbiamo respirato un clima di libertà, di reciproco rispetto delle diversità. Non eravamo in molte, ma provenienti da varie parti del mondo, ciascuna ha portato con sé la propria ricchezza e la propria povertà. Abbiamo messo in comune ciò che abbiamo ritenuto utile a tutte. Ciascuna si è espressa secondo le caratteristiche della propria cultura e della propria lingua e nazione da cui proveniva, creando un ambiente gioioso e capace di ascolto, di accoglienza, di valorizzazione di ciò che veniva condiviso. Dobbiamo riconoscere che le missionarie provenienti da fuori Italia hanno portato una ventata di novità e freschezza che ci ha animate di tanta fiducia e speranza. Abbiamo sperimentato la presenza dello Spirito in mezzo a noi che ci ha consolidate nella spiritualità di amore - comunione secondo il carisma CM e ci ha spinte ad aprirci l’una l’altra senza timori, senza fraintendimenti e in un profondo rispetto delle diversità. Ci siamo arricchite così delle varie esperienze di vita. Un grazie speciale a chi ha preparato la consulta e ci ha proposto contenuti così avvincenti e coinvolgenti come anche la relazione di P. Renzo Brena che ancora ringraziamo. Mi fermo qui per benedire e lodare e ringraziare il Signore che sempre ci sostiene, ci guida nel nostro cammino donandoci gli aiuti necessari per seguirlo. Maria Madre, guida e custode della CM prega per noi perché, sul tuo esempio, sappiamo dire il nostro “Eccomi” nelle varie circostanze della vita. Luisa Chierici SEMPLICITÀ, DIALOGO, COMUNIONE, MISSIONE Fanno eco le parole che caratterizzano il nostro carisma CM. La Consulta è stata un’occasione di incontro nella semplicità nella comunione. Semplicità di persone, di relazioni, di parole, di modo di porsi, in un dialogo con una comunicazione libera e fresca dove riverberava sincera comunione. E li c'entra il cuore. È stata davvero un'esperienza di cuore a cuore, di incontro affettivo di vicinanza, di sorellanza autentica e profonda. Ci siamo riconosciute. Ci siamo riconosciute nel cammino comune, nella comune vocazione nel comune modo di accogliere le sfide che la vita ci pone. E poi la missione. Certamente il punto di forza dell’Istituto, perché è la spinta propulsiva che ci fa essere, lì dove siamo, ciò che il battesimo ci chiama a essere, con la nostra fisionomia CM. Sì, è stato un ritrovarci, un riconoscerci, un essere insieme legate nella comunione e nell'affetto, nell'accoglienza e nella stima reciproca. Voglio concludere dicendo ancora grazie a padre Albino e a tutte le nostre sorelle che hanno avuto il coraggio di accogliere questa grande sfida della vocazione secolare guardando al cuore trafitto, di accogliere e vivere il carisma della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Grazie a tutte le sorelle per la testimonianza luminosa. E la preghiera: lo Spirito Santo ci conduca al largo, ci sospinga verso ogni periferia della vita! Maria Grazia Virdis UN INCONTRO FRATERNO E SERENO Basterebbe solo questa definizione per esprimere la positività della consulta delle responsabili, che si è svolta al Cenacolo Mariano di Borgonuovo (BO), dal 10 al 14 luglio scorso. Anche festoso è stato questo incontro: il primo giorno abbiamo festeggiato il mio compleanno, due giorni dopo quello di Serafina. Ma poi, quando si sta insieme, è sempre un po’ festa. Consulta delle responsabili di gruppo delle missionarie: non è assolutamente un incontro spensierato; è un incontro importante e molto impegnativo; faticoso; a volte sofferto. Ma è una forte esperienza di comunione vissuta attraverso il lavoro, la ricerca del bene della CM e delle persone secondo la volontà di Dio, la preghiera, l’ascolto reciproco. È un’esperienza di memoria del passato e di speranza e impegno per il futuro. In qualche modo, un’esperienza di sogno comune: il sogno di una CM carica di vita, di amore a Dio e all’umanità, di servizio, di offerta. Partecipai a due consulte negli anni ’90, quando ero responsabile di gruppo a Bologna; poi ho partecipato alla consulta del 2016, perché ero membro del Consiglio Centrale; stavolta ho partecipato come segretaria della Consulta. È un servizio anche questo un po’ pesante: richiede molta attenzione e ascolto e fedeltà a ciò che viene fatto e detto. Ma sono stata contenta quando il Consiglio mi ha chiesto questo servizio e sono grata per l’esperienza vissuta. In 40 anni di appartenenza alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, ho partecipato anche a sei assemblee generali oltre che alle suddette Consulte e oltre alle varie assemblee nazionali. Ho visto la Compagnia Missionaria trasformarsi e crescere. E diminuire. La vita è così: ogni persona cresce e diminuisce contemporaneamente e si trasforma e lascia posto ad altra vita. E la Compagnia Missionaria è fatta di persone e vive la stessa esperienza di ognuno. Accogliere questo mistero della vita non è sempre facile, tantomeno scontato. È sempre doloroso vedere invecchiare qualcuno e vederlo anche morire; è sempre una gioia straordinaria, però, nella stessa famiglia, vedere nascere un bimbo. È doloroso affrontare malattie e incidenti di percorso e cercare cure a cambiare strade…. Ma tutto può diventare crescita, può alimentare la vita… “Solo chi perde la propria vita la trova” dice Gesù. Mistero di morte e risurrezione. Mistero fecondo, anche quando il seme è nascosto nella terra e avanza l’inverno, ma verso la primavera e il germoglio. Ho visto gli anni degli entusiasmi della Compagnia Missionaria, entusiasmi forse un po’ esagerati o … infantili. Gli entusiasmi della giovinezza: entusiasmi missionari. A volte, forse, un po’ imprudenti. E anche le paure della giovinezza e della prima maturità. Le prudenze non sempre opportune e anche un po’ di autocompiacimento e forse di pigrizie. Insomma, la vita di questa terra, la vita umana, mescolata alla fede e al desiderio di seguire Colui che è venuto a insegnarci l’esagerazione dell’Amore, pur con la prudenza dei serpenti e la semplicità delle colombe. Il fascino luminoso e appassionante del Vangelo impastato con il limite e il peccato umano. È il sogno della Compagnia Missionaria. Non è forse questo il sogno di Dio? Nel credere e nell’inseguire questo sogno, ho visto la Compagnia Missionaria crescere, trasformarsi. E maturare. Nell’ultima assemblea generale, nel 2019, e soprattutto in questa ultima consulta delle responsabili, ho sperimentato con gioia come, tra le missionarie, sia cresciuta la capacità di ascoltarsi, la libertà di esprimere ciò che si crede opportuno e di dialogare serenamente. Anche a distanza! Anche se non siamo giovani e non siamo native digitali come le nuove generazioni, abbiamo potuto lavorare insieme a responsabili che, per impedimenti di vario genere, non hanno avuto la possibilità di venire in Italia: Justina dal Portogallo, Teresa F. da Madeira, Ivone dalla Guinea Bissau, Gabriela dal Mozambico. Anche questa esperienza dimostra come la Compagnia Missionaria sia in crescita e in trasformazione. La comunione cresce ascoltando la vita concreta dei gruppi, così diversi per nazionalità, per cultura, per età, per missione, per fatiche e per entusiasmi. È stato un dono ascoltare le relazioni delle responsabili sulla vita e sulla missione dei relativi gruppi. E così cresce anche la speranza e il desiderio di impegnarsi sempre più nella missione che ci viene affidata. A tutte. Alle giovani e alle anziane. Alle sane e alle malate. Ognuna compie la sua missione soprattutto vivendo l’offerta della propria vita, in qualunque modo si svolga. Nessuno è inutile nel progetto di amore e di salvezza della Trinità. Un’esperienza particolarmente provocatoria e impegnativa è stato l’ascolto della relazione proposta da p. Enzo Brena, superiore provinciale dei Dehoniani del Nord-Italia, sulla missione, a partire dalla Lettera Programmatica del Consiglio Centrale. Ancora più impegnativo è stato il lavoro di riflessione personale e di condivisione in gruppo seguito all’ascolto della relazione. Ha partecipato alla Consulta, in qualità di Responsabile Centrale dei Familiares Clemente Statzu. Credo che la relazione di p. Enzo sia un materiale prezioso su cui meditare e dialogare sia per le missionarie, sia per i familiares, anche perché, come la Lettera Programmatica, fa riferimento allo stretto legame tra missione e comunione. Desidero ringraziare la Presidente Graciela e il suo Consiglio e la segretaria Martina per il lavoro che hanno preparato e svolto in questa Consulta. E un grazie di cuore a tutte per il contributo che ciascuna ha offerto. Grazie a p. Enzo per la ricchezza della sua riflessione, a p. Maurizio e a p. Marcello per la celebrazione eucaristica di ogni giorno. Lucia Capriotti LIBERTA’ E SERENITA’ Per quanto riguarda la Consulta delle Responsabili di gruppo è stata una esperienza molto arricchente che si è vissuta in un clima fraterno, in libertà e serenità. La mia gratitudine a Dio per essere stata presente e aver potuto partecipare. Ringrazio molto il Consiglio, coloro che hanno collaborato nei vari servizi e ciascuna Missionaria, già che abbiamo lavorato il materiale che ci è stato inviato in precedenza. In comunione di preghiera, chiedendo allo Spirito Santo che illumini il nostro cammino quotidiano con la mano di Maria, nostra Madre, Guida e Custode. Un abbraccio fraterno. Andrea Ramirez QUANTO BENE, IL RIUNIRSI DELLE SORELLE … In luglio, quando erano appena iniziate le vacanze invernali in Cile, mi preparo per partecipare - vivere l’incontro delle responsabili. Sono grata per l’invito anche se, in effetti, io non ho questo ruolo - servizio nel mio gruppo. Prima di questa nuova esperienza, vivo con grande aspettativa e fiducia in Dio e, con la gioia dell’incontrarsi con le sorelle responsabili o rappresentanti del proprio gruppo. In un ambiente di fiducia e sincerità si condividono i lavori della consulta rendendosi conto di quello che è la realtà di ogni gruppo, della sua esperienza e dei suoi aneliti nel crescere nel nostro carisma. Ringrazio l’organizzazione del Consiglio, gli espositori, l’Eucaristia presieduta dai fratelli dehoniani e la buona disposizione di ciascuna nel partecipare alla consulta, in modo virtuale o presenziale. Percepire la diversità delle culture, la ricchezza dell’esperienza delle sorelle che hanno più anni; tutto questo ci dà animo per andare avanti, con il desiderio di essere testimoni del Cuore di Gesù. “Come missionarie del Sacro Cuore, siamo chiamate a vivere la vita di amore sino a farci comunione con Dio e con i fratelli, …” (Statuto n. 6) Elizabeth T. Mollo
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