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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
gettare tutto nelle fondamenta
 
Frase che  p. Albino ripeteva spesso alle prime giovani che sognavano di costruire insieme la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Ricordando i 60 anni di fondazione della Compagnia Missionaria  proponiamo come riflessione  stralci di una lettera, che risale al 1958 quando p. Albino all’inizio dell’Istituto cominciava a vivere il suo ruolo di formatore del primo gruppo di aspiranti missionarie. Dovendo assentarsi da Bologna per partecipare a un corso di esercizi spirituali…prima di iniziare gli esercizi lui scrive a tutte per ricordare che non possono dimenticare lo scopo ultimo della vita che hanno scelto: arrivare alla santità!  Una meta che riguarda tutti!                                                                                                                                E lo fa mettendo davanti a loro ideali grandi, orizzonti aperti, non si stanca di esortare, ma è capace anche della tenerezza del padre e della madre, creando un clima di umanità che segnerà per sempre lo stile formativo della Compagnia Missionaria. La lettera  propone impegni concreti che se accolti  renderanno forti le “fondamenta” per trasformare il sogno in realtà. “Quando sono tenaci, le radici, costituiscono una promessa di futuro.( Papa Francesco in uno dei suoi discorsi nel suo viaggio a  Myanmar). 12 gennaio 1958 Mie buone figliole, Sono appena arrivato, e prima di iniziare i Santi Esercizi mi è caro inviarvi il mio ricordo e la mia benedizione. Ho tanto bisogno che preghiate per me in questi giorni di grazia perché possa ricevere   sovrabbondante il dono di Dio che purifica, rinnova e santifica. Fatemi in maniera larga questa carità così che il beneficio mio possa essere poi beneficio vostro attraverso il contatto quotidiano della direzione spirituale e la premura espressa nelle parole e nell’esempio per condurvi alla santità a cui assolutamente vi chiama il Cuore di Gesù.             Pregherò anch’io molto per voi e offrirò volentieri tutti i sacrifici piccoli e grandi che la Provvidenza mette sul cammino di ogni giornata. Bisogna che vi porti alla santità e bisogna che voi vogliate ad ogni costo giungere alla santità. Diversamente noi abbiamo fallito nello scopo della nostra vita di Missionari e deludiamo le aspettative della S. Chiesa e delle anime.  Per la meta della santità 1) siate fedeli, estremamente e serenamente fedeli  al regolamento di vita quotidiano, vale a dire all’orario con le pratiche di pietà prescritte, con i doveri di lavoro, con l’esercizio del silenzio e del raccoglimento… 2) Ciascuna vinca decisamente quella particolare debolezza spirituale che ancora non le permette di essere tutta e solo di Gesù. … Una delle prove più pratiche e più sincere dell’amore è proprio questa: donare senza indugi e senza compromessi quanto è vivamente desiderato e richiesto dalla persona cara. 3) Vivete nell’amabilità più cordiale con Gesù e con tutti i fratelli e le sorelle di Gesù. Santa Bernardetta, parlando della Madonna che le era apparsa a Lourdes, ha detto che “era molto bella e sembrava così buona” perché aveva sempre un sorriso celeste soffuso nelle sue labbra, anche quando lo sguardo era triste e bagnato di lacrime per la visione dei peccati del mondo… Quale onore più bello potete fare a Maria che imitando sempre, sempre, sempre il suo sorriso anche quando qualche dolore vi cruccia, anche quando qualche amarezza vi rende triste lo sguardo?... 4) Curate la compitezza del vostro portamento esteriore.... Voi dovete essere cristalli purissimi sotto tutti gli aspetti che riflettono a perfezione la grandezza e la nobiltà di Dio e di Maria sua e nostra Madre…. Intanto per chi vuole c’è già sufficiente, anzi abbondante materia di esame, di riforma e di generosi propositi…. Vi ripeto: fatevi sante, fatevi sante, donando oggi a Gesù quanto gli dovete donare, senza rimandare a domani sia pure la più piccola generosità. Così Lui si rispecchierà nella vostra vita, in tutte le espressioni, in tutti gli atteggiamenti…  Lo voglia proprio Gesù per l’intercessione di Maria “Madre, Guida e Custode della Compagnia Missionaria del S. Cuore”. A Lei ancora una volta vi affido perché vi formi il cuore docile che Gesù si aspetta, un cuore  cui torna a piacere l’ascoltare, il ritenere, il lasciarsi guidare, perché l’essenza della nostra vocazione sta proprio qui: lasciarsi guidare, un assoluto lasciarsi guidare a testimonianza concreta d’amore a Lui, Gesù, che vi ha scelte.             Vi benedico di tutto cuore in Gesù e Maria.  P. Giuseppe (Albino) Elegante 
nozze a cana di galilea
 
Entro nel silenzio: del corpo (cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente, del cuore, della bocca. Prendo consapevolezza della presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito Santo. Leggo attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la Parola: Gv 2,1-11 In silenzio rileggo, cercando di cogliere, anche sottolineando, le parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione… Per cogliere il significato di alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò che precede il brano che voglio meditare, o cercare in altri brani frasi simili. Si tratta di leggere la Bibbia con la Bibbia. È molto utile entrare nell’episodio descritto, fare la composizione del luogo: immaginare il posto, la situazione, le persone, l’avvenimento che viene narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio ruolo; posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è importante coinvolgermi in ciò che leggo. Medito. Se siamo in gruppo, una persona può suggerire alcuni spunti di meditazione. vv. 1-2: Il terzo giorno vi fu una festa di nozze…. La narrazione dei fatti inizia al cap. 1,19. Contiamo la sequenza dei giorni e scopriamo che le nozze sono celebrate al sesto giorno della prima settimana di ministero di Gesù. La Genesi inizia con una “settimana”: il sesto giorno (venerdì) Dio crea l’uomo e la donna benedicendo la loro unione che è la piena immagine di Dio. Nel sesto giorno della “nuova” creazione (venerdì) inaugurata dalla missione salvifica di Gesù, l’evangelista ci offre una scena di nozze. Che senso hanno le nozze? Cosa dicono alla società e alla mia vita? Come mai si dice che sono presenti Gesù e i discepoli e la Madre, ma non si dicono i nomi degli sposi, che sembrano quasi scomparire dall’orizzonte della scena? Noto anche che non si dice il nome della Madre. v. 3: “Non hanno vino” Nella Scrittura, il vino è segno di gioia. “Rallegra il cuore dell’uomo” (salmo 104). Indica l’ebbrezza dello Spirito: “Il mio calice è colmo di ebbrezza”(salmo 23). La gioia dello Spirito è evidente là dove si vive la comunione, l’amore, la fecondità. Vino e nozze si richiamano a vicenda. Mi chiedo se davvero nelle nostre feste c’è il vino della gioia vera. In Gv 15, Gesù dice che è lui a darci la pienezza della gioia. Quanta gioia vera c’è nell’amore umano, nelle nozze, così come sono intesi e vissuti nella nostra società? Conosco la gioia vera che viene da Dio o spesso anche nella mia vita manca il vino della gioia? Conosco il vino della gioia vera? v. 4: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora” La Madre di Gesù si accorge che manca il vino e, stranamente, non si rivolge a chi ha organizzato il banchetto – lo sposo -, ma a Gesù. La risposta di Gesù, che per noi suona quasi irrispettosa, può persino irritarci. Se ho difficoltà a capire, significa che nasconde un significato profondo, il senso di tutto l’avvenimento. “Donna” è chiave di lettura di tutta la Scrittura che, dall’inizio alla fine, ci rivela quale rapporto intercorre tra Dio creatore e l’umanità: un rapporto sponsale, fin dall’inizio ferito dall’infedeltà della sposa, ma destinato alle nozze eterne dove la gioia raggiunge la pienezza, perché finalmente la sposa è resa dallo Sposo senza ruga né macchia, immacolata, pienamente fedele. Stiamo ascoltando e contemplando una rivelazione che darà senso a tutto il Vangelo. Chiamando sua Madre “Donna”, Gesù ce la rivela come la vera “Sposa” fedele che attende il vino della gioia delle vere nozze, quelle che Gesù stesso è venuto a compiere con l’umanità salvata, di cui la Madre è primogenita. Così rivela se stesso come il vero “Sposo”, l’unico che ha il vino della vera gioia e del vero amore. Ma Gesù dice anche che non è ancora compiuta l’ora di quelle nozze. v. 5: “Qualunque cosa vi dica, fatela” La Madre, che è la Donna-Sposa, insegna ai servitori, a noi, il senso delle nozze che Dio compirà con l’umanità. Le nozze sono un’alleanza. La stessa celebrata sul Sinai da Dio con il suo popolo. Un’alleanza realizzata attraverso l’accoglienza della Parola di Dio. A Dio che parla il popolo risponde: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”(Es 24,7). Anche se ancora non è giunta l’ora, la Madre, Donna primizia dell’umanità-sposa, indica la strada. Quella che lei ha già percorso: “Ecco la serva del Signore. Avvenga per me quello che hai detto” (Lc 1,26). vv. 6-7: Vi erano là sei anfore… Contenevano circa 600 litri di acqua, che serviva alla purificazione rituale prima del pasto. La sposa che Dio ama ha bisogno di purificazione, ma ha solo acqua per farlo. E solo “sei” contenitori. Nella cultura ebraica il numero “sei” indica mancanza, insufficienza. Da sola l’umanità non può raggiungere la vera purificazione, la rigenerazione dell’amore vero. Può presentare allo sposo la sua povertà, la sua insufficienza. Gesù dice ai servi di riempirle di acqua…. Ma c’è bisogno di vino e non nelle anfore della purificazione! Ci sorprende l’obbedienza dei servitori. Sembra un comando assurdo, ma obbediscono, secondo l’indicazione della Madre. vv. 8-10: …il vino buono… E ancora obbediscono quando devono servire al direttore del banchetto… l’acqua che attingono dalle anfore piene. Ma costui si congratula con lo sposo – che non ci è dato conoscere – per questo vino buono, e sovrabbondante: 600 litri! La gioia scorre come un fiume, quando si realizza l’alleanza sponsale. Questa festa di nozze a Cana diventa la profezia di quelle nozze che si realizzeranno in un altro venerdì della storia, quando giungerà l’ora dello Sposo Gesù e la Donna-Sposa ci sarà consegnata come Madre. Là ci sarà il vero vino nuovo e buono che lo Sposo offrirà per sempre alla Sposa-Chiesa-Umanità. Sgorgherà dalla “settima” anfora, quella della pienezza dell’amore dello Sposo: il suo Cuore trafitto. v. 11: …l’inizio dei segni… Non abbiamo contemplato un miracolo, ma un “segno”, che parla di Dio e di noi, di me. Ascolto superficialmente la Parola? Vedo solo ciò che è esteriore? O ascolto in profondità? Cerco il senso, il significato? Cosa mi rivela questa Parola e questo segno? Cosa mi dice di Dio, di me, dell’umanità? Che risposta suscita dentro di me? Come “faccio” e “ascolto”? Comprendo e accolgo il rapporto con Dio come alleanza sponsale? Se siamo in gruppo, dopo qualche momento di silenzio, è bene fare la condivisione, dove ciascuno parla e ascolta, senza discussione. È lo Spirito che parla in ognuno. Infine prego o preghiamo a partire dalla Parola ascoltata.
50 anni di presenza cm in portogallo
 
Rendimento di grazie Il 21 ottobre 2017 abbiamo celebrato i 50 anni della Compagnia Missionaria in Portogallo. I membri della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore e amici si sono riuniti nella celebrazione eucaristica di ringraziamento, nella parrocchia di Nostra Signora del Soccorso, alle 17,30, a Funchal, per c elebrare questo evento. Era il vespro della Giornata Missionaria Mondiale: missionarie e familiares hanno preparato la chiesa perché non fosse solo un momento di ringraziamento, ma un modo di far conoscere il Nostro Istituto alla comunità. La chiesa era ornata con i fiori. Le nostre icone e la foto di p. Albino erano vicino all’altare insieme con un vaso di fiori con cinque nastri corrispondenti a ciascun continente. Alla porta di ingresso c’erano cartelloni che fanno riferimento alla presenza della CM nel mondo e all’evento che stavamo commemorando. Durante la celebrazione, nell’omelia, la missionaria Teresa Freitas e il familiaris João Carlos Spinola sono stati invitati a dare la loro testimonianza. Hanno spiegato come sentono l’essere missionaria e familiaris e della missione della CM nella società. Dopo la comunione, il Padre Pascoal ha invitato missionarie e familiares ad avvicinarsi all’altare e insieme abbiamo recitato la preghiera di ringraziamento per i 50 anni della CM in Portogallo e per i 60 anni della fondazione a Bologna (Italia). La celebrazione è stata animata dal coro della parrocchia e infine è stato distribuito un depliant divulgativo del nostro Istituto. In comunione Missionarie e familiares di Madeira Riandare con la memoria all’anno dedicato alla lode e all’azione di grazie Confesso che in questo momento non mi è facile fermarmi per rievocare tutto ciò che è successo nell’anno che si è appena concluso, in cui abbiamo fatto memoria dei 50 anni di presenza CM in Portogallo e di quanto ciò ha significato, e continua a significare per noi. Gli impegni quotidiani ci sollecitano ad andare avanti ed è necessaria una grande resistenza per fare questa sosta e perché il nostro sguardo si volga indietro. Ecco quanto fu progettato Devo dire che noi abbiamo iniziato la programmazione di questo cinquantenario con un buon margine di tempo. Nel mio dossier conservo una lettera inviata al gruppo (datata 4 gennaio 2016) in cui scrivevo: “Siamo all’inizio del nuovo anno, un anno segnato da molti eventi: il Giubileo della Misericordia, la chiusura dell’anno dedicato alla Vita Consacrata, l’inizio del 50° anniversario della presenza della CM in Portogallo. Sono motivi che ci invitano alla lode e alla gratitudine verso Dio, ma che pure ci sollecitano all’approfondimento e all’impegno personale e dell’Istituto. (...) Abbiamo segnato in agenda l’incontro dell’equipe del 50° anniversario per il giorno 7 marzo. In questa data vorremmo elaborare il programma nel modo più completo possibile.” E, a dire il vero, per quanto dipendeva da noi, quasi tutto fu deciso in quel primo incontro. Avevamo chiaro, fin dall’inizio, che non volevamo che fosse solo un anno di celebrazioni, ma innanzitutto un anno di rendimento di grazie per la presenza costante di Dio nella nostra vita e nella nostra storia, seminato di alcune azioni che ci portassero ad un maggiore senso di appartenenza all’Istituto e ad un progetto più incisivo di quanto ci era stato concesso di vivere fino ad oggi. Per prima cosa decidemmo le date di inizio e fine dell’anno da commemorare: dall’ 8 ottobre 2016 all’8 ottobre 2017. Senza il minimo dubbio, pensammo anche che avrebbe dato un significato pregnante inaugurare l’anno nella parrocchia di Nossa Senhora da Boavista, affida ai padri dehoniani; una realtà molto legata all’origine della CM a Porto. E così è avvenuto. Oltre a date e incontri c’era pure il desiderio di fare alcune pubblicazioni: la stampa di un opuscolo di presentazione della Compagnia Missionaria, che doveva essere pronto prima dell’apertura del 50° anniversario; la preparazione di un certo numero di locandine per realizzare una specie di esposizione itinerante della CM e che, di fatto, ci servirono nelle varie celebrazioni; un segnalibro destinato a lasciare un piccolo ricordo a tutti i partecipanti all’una o all’altra celebrazione. Anche se tra il dire e il fare ….c’è di mezzo il mare, riuscimmo a concretizzare tutti questi piccoli sogni/progetti. Oltre alle due date di apertura e chiusura, altre si concretizzarono lungo il corso dell’anno. Una delle prime fu quella del Corso di Formazione Permanente che realizzammo a Porto dal 25 al 28 febbraio 2017. Il tema scelto era consono con quanto stavamo vivendo: Far memoria. La presenza di Luisa Chierici, che venne a Porto alcuni giorni a condividere la sua esperienza di vita degli inizi della CM in Portogallo, fu un momento molto importante per tutto il gruppo. Proprio in quella circostanza fummo ospiti della parrocchia di Nossa Senhora da Vitòria, situata nel cuore della città di Porto e dove diverse generazioni di missionarie avevano dato un apporto spirituale significativo. La celebrazione dell’eucaristia domenicale, il pranzo che la parrocchia stessa ci offrì e l’affetto che ci dimostrarono, fu importante per tutte: per quelle che vi avevano lavorato e anche per quante non conoscevano direttamente questa realtà; credo anche che non fu indifferente nemmeno per le persone che vi parteciparono. Il tema dei giorni della formazione permise di conoscere meglio tutta la CM e, come disse una di loro, “fare della storia della CM la nostra storia”. Si sottolineò l’importanza di parlare del passato in tutta verità, di ringraziare Dio per tutto, anche per le sofferenze. Contestualizzando la nascita della CM, abbiamo visto un video sul Vaticano II e anche sul “Maggio del ‘68”, accadimenti che ci hanno aiutato a meglio comprendere l’humus in cui il nostro Istituto era nato e cresciuto. Il clima di famiglia, di amicizia, di gioia e di comunione fu molto positivo e ci permise di partire con un rinnovato ardore missionario. All’inizio di febbraio, nei giorni 3, 4 e 5, fummo ad Almalaguês, il mio paese d’origine. Nella mia parrocchia furono programmate: una veglia vocazionale, un’adorazione eucaristica, una celebrazione eucaristica, cose molto semplici ma che ebbero lo scopo di riunire il maggior numero possibile di amici, di conoscenti, di persone con cui ci eravamo frequentate nel corso degli anni per dare lode e rendere grazie a Dio. In maggio fummo a Sanfins, la parrocchia di Gloria e di Justina. Celebrammo i 25 anni di consacrazione di Gloria e i 50 anni di presenza della CM in Portogallo realizzando un incontro con bambini e adolescenti del catechismo, l’adorazione eucaristica, la partecipazione all’Eucarestia domenicale, il pranzo con i parenti e gli amici di Gloria. Penso che fu una presenza stile CM, semplice, simpatica, che lasciò una buona impressione in tutti, anche nel parroco. L’imprevedibile che accade Nella nostra vita ci sono cose che noi programmiamo e che ci sforziamo di realizzare, e sono importanti, e c’é l’imprevedibile che, all’occhio di un credente, può essere considerato un intervento gratuito di Dio e del suo Spirito, nel tessuto molte volte ruvido e sbiadito della nostra vita e della nostra storia. Voglio ricordare tre cose che mi parve potessero entrare in questa classificazione: - in primo luogo il progetto di vendere la nostra casa di Via R. Miguel Bombarda, nostra culla da 50 anni e di conseguenza la ricerca di una casa nuova, che potesse servire alle esigenze di tutto il gruppo; - il dono di una nuova vocazione che è germogliata nel gruppo di Funchal e che abbiamo accolto come un prezioso dono di anniversario; - l’arrivo di tre missionarie africane: due mozambicane e una della Guinea Bissau, che trascorsero con noi la settimana importante degli esercizi spirituali e alcuni giorni dell’estate. Senza togliere importanza a tutto quanto fu programmato, penso che questi fatti siano stati quelli che considero più importanti e che hanno avuto o avranno un peso maggiore e una maggior fecondità nel nostro futuro. Sulla casa non spenderei molte parole; ne parlammo già altre volte. Ne fu una prova la coesione del gruppo, inoltre fu una decisione maturata dopo una discussione forte e sentita (noi siamo sempre state persone senza la paura di esporre il proprio parere e di esprimere la propria sensibilità) e l’argomento era veramente importante; ma trascorsi alcuni mesi dal trasferimento al nuovo spazio della nostra presenza in questa “invitta” città, penso di poter affermare che il cambio di casa fu una decisione saggia, la cui fecondità si vedrà ancor meglio in futuro. La casa è spaziosa, molto luminosa e, se non ha il giardino, ha un grande cortile ed un terrazzo dove possiamo accogliere i nostri parenti e amici - ed eravamo più di 100 nel giorno della conclusione del 50º -, conclusione avvenuta, come previsto, l’8 ottobre 2017 e nello spazio imprevisto della nuova casa. Ho già raccontato di questo evento nell’ultimo numero di “Vinculum” e perciò non mi dilungo oltre. Vorrei soltanto ricordare ciò che Dom Augusto de Azevedo, Vescovo Ausiliare di Porto e responsabile diocesano per la vita consacrata, disse nell’omelia della messa. Parlò degli Istituti Secolari come di un nuovo germoglio nel frutteto della Chiesa, destinati a dare frutti per il bene della Chiesa stessa e del mondo. La novità di questo germoglio consisteva e tuttora consiste nella sintesi tra la secolarità e la consacrazione. È questo ciò che di più specifico possono dire al mondo, soprattutto in un’epoca come la nostra in cui la dimensione religiosa e la fedeltà alla storia sembrano escludersi reciprocamente. La CM è uno di questi nuovi germogli e il Vescovo ci ha spinte a mettere radici nel cuore della città. Alcuni giorni dopo una nostra vicina ci ha raccontato di aver ascoltato tutta l’omelia da una finestra socchiusa e ciò che le era rimasto impresso furono ancora quelle parole: un germoglio nuovo nel cuore della città. Piaccia a Dio che lo diventiamo veramente. Voglio associare a questo 50º l’entrata di Teresa Ornelas nel nostro Istituto e desideravo che lei si sentisse dono di Dio alla nostra Famiglia in questo anniversario; ma mi sarebbe anche paciuto che la accogliessimo proprio come una primizia in questo tempo di carestia di vocazioni e che esternassimo la nostra gratitudine al Signore per lei. Continueremo a lavorare e a pregare per il dono di nuove vocazioni, ma non dimentichiamoci di essere riconoscenti per quanto il Signore ci ha giá dato e ci sta dando ancora. L’altro dono, pure abbastanza inatteso, fu la venuta delle missionarie africane. Riflettendo su questa esperienza, abbiamo espresso il desiderio che non fosse un evento sporadico, ma che si trasformasse in inizio di un nuovo stile. Appena possibile, per un periodo più o meno lungo, che altre possano venire e condividere con ni il dono della loro giovane etá. Abbiamo già espresso questo desiderio al Consilio centrale, ora aspettiamo con fiducia il momento opportuno per realizzarlo. Ci saranno forse altri doni, come ad esempio una maggior reciprocità vissuta all’interno della Famiglia dehoniana, con i SCJ, frutto del 50º ? o anche i passi fatti per una maggiore conoscenza e stima reciproca? In un tempo favorevole? Non lo so, ma mi fa piacere riconoscerlo ed essere riconoscente. Forse c’è altro da concretizzare; avevamo sognato un maggiore coinvolgimento di giovani, un evento che fosse loro interamente dedicato e che loro potessero vivere da protagonisti. Ma non fu possibile realizzarlo. È ancora forte in noi il desiderio di continuare ad avvicinarci al mondo dei giovani, provocate anche dalla realizzazione del prossimo Sinodo che ha per tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. È questo il filone dei nostri incontri mensili, guidati da Padre Umberto Matins, dehoniano e esperto di pastorale giovanile. Un filone che, ne sono certa, darà i suoi frutti. Maria Lúcia Amado Correia 
incontro internazionale delle neo-consacrate
 
Getterò la semente che ho raccolto Sono arrivata in Italia dal Mozambico per la prima volta il 12 novembre scorso, dopo aver fatto sosta a Maputo. Mi sento veramente contenta di vivere più  da vicino la cultura italiana: il modo di vivere, accogliere, pregare,  cucinare… tutto molto diverso dalla cultura del mio Paese. Voglio farvi partecipi dei momenti salienti della mia esperienza in Italia. Mai dimenticherò la celebrazione del 60º Anniversario dalla fondazione della CM, realizzata a Bologna, via Guidotti 53, il 27 dicembre 2017. Ha dato il via alla giornata il messaggio della Presidente, seguito dalla presentazione, da parte di Lúcia Correia e Lucia Capriotti, di due pubblicazioni:  “60 anni di storia sulle strade del mondo” e  “Gettare tutto nelle Fondamenta – Lettere dal 1948 al 1957 - P. Albino”. Il trovarsi insieme, il pranzo, la celebrazione eucaristica presieduta dal Vicario generale della diocesi di Bologna, mi hanno aiutato a vivere e ad accogliere in modo nuovo e profondo la grazia del progetto iniziato dal nostro fondatore. Sottolineo anche alcuni aspetti che mi hanno colpito di più nell’incontro con le neo-consacrate: il messaggio della nostra Presidente; le dinamiche che ci ha presentato Santina e che ci inseriranno in un percorso ricco di segni; la benedizione che ci siamo donate l’una all’altra, i momenti di condivisione, la scelta delle parole-chiave più significative, il breve cammino fino all’aiuola del giardino della casa, nel luogo dove fu piantato il rosaio nell’ultimo incontro delle neo-consacrate nel 2012, l’acqua con cui ciascuna di noi ha annaffiato il roseto, come segno di  “Gettare tutto nelle fondamenta”.               Lúcia Correia, con semplicità ci ha spiegato e aiutato a riflettere con maggior intensità  sulla storia della CM, mentre Lucia Capriotti ci ha parlato della spiritualità e ci ha consegnato alcune domande per fare la nostra riflessione personale. Sono riconoscente a queste sagge missionarie che ci hanno trasmesso la ricchezza della nostra storia e della nostra spiritualità. Ho avuto la bella occasione di rinnovare i miei voti annuali insieme con Elisabeth e Nhamo, nella nostra cappella di Bologna, durante la celebrazione eucaristica presieduta da P. Marcello, dehoniano, il 30 dicembre… data indimenticabile che ci incita a continuare a rendere grazie a Dio per le nostre vite, messe al servizio del suo Regno, come sequela di Cristo. Il 1º gennaio 2018, noi neo-consacrate insieme con Lúcia Correia, siamo andate a Monguelfo, nella nostra Casa per Ferie, che si trova in un luogo di montagna, bello e ricco di pace, meta di turisti. L’accoglienza delle missionarie che compiono là il loro servizio, la semplicità, la gioia anche nelle difficoltà, sono una testimonianza nascosta come il sale e il lievito. Ci siamo sentite subito motivate a dare una mano per far fermentare insieme i valori della civiltà dell’amore. Il loro modo di prestare servizio agli ospiti mi ha fatto pensare alla Marta del Vangelo, che ha servito Gesù a suo modo, senza risparmiarsi.          E infine, tornate a Bologna, il 5 e 6 gennaio abbiamo preso parte all’incontro di animazione missionaria tenuto nella nostra parrocchia tenuta dai frati Cappuccini. È stato un incontro interculturale con giovani di diversi continenti: Europa (Italia); Africa (Guiné-Bissau, CaboVerde, Etiopia e Mozambico); America Latina (Argentina e Chile). Sale dal mio cuore una lode al Signore per quanto ho vissuto e ricevuto da ciascuno di loro.  Getterò la semente che ho raccolto. Questa è una sfida che faccio mia, per abbracciare la missione che mi attende.                                                                                                                                                        Dalaina Armando  Un viaggio meravigliosoPermettetemi di condividere con voi i momenti più salienti di questo bel viaggio e i momenti più belli che ho vissuto in Italia, culla del nostro istituto. Sono partita dal Mozambico per Bologna il 20 dicembre scorso. Il viaggio è stato bello, mi è piaciuto, anche se mi sentivo a disagio in aereo, perché si parlava solo inglese. Arrivata ad Addis Abeba, ho ammirato dall’alto il bel panorama della città. Allo stesso tempo sentivo già l’ansia e la paura di perdermi, per cui mi sono subito preoccupata di trovare il “cancello” del mio volo per Roma. A gesti e mostrando il biglietto ci sono riuscita e lì, nella sala d’attesa, ho conosciuto due suore che andavano anche loro a Roma. Provai a dialogare con loro e riuscimmo a capirci, nonostante non parlassero portoghese. Con loro mi sono sentita tranquilla ed ho proseguito il mio viaggio serena. All’arrivo all’aeroporto di Roma, così grande e così bello, mi sono rallegrata, ma già mi stavo preoccupando di come raggiungere la sala di imbarco per Bologna. L’agitazione era alle stelle ma, con la voce dello Spirito Santo che mi guidava, andai avanti, con il biglietto in mano e, di nuovo a gesti, ho raggiunto felicemente la mia meta dove mi attendeva un piccolo problema.  Subito all’entrata mi chiesero, in italiano, di mostrare loro i documenti che convalidavano il mio soggiorno a Bologna. Ho capito cosa chiedevano e, sapendo che non avevo la dichiarazione con me, sono scoppiata in lacrime. Subito però ho avvertito che il Signore era accanto a me e mi sono fatta coraggio tentando di spiegare, in portoghese e con i gesti, che non avevo con me la dichiarazione… ma il mio interlocutore non capiva un bel niente. Per superare la difficoltà, ho pensato bene di mostrare il mio biglietto di viaggio di andata e ritorno, dove era indicato tutto il mio percorso.  Finalmente timbrarono il mio passaporto e mi indicarono la sala di imbarco e il percorso da seguire per raggiungerla. Seguendo frecce e lettere indicative, eccomi giunta al mio cancello di imbarco, ma lì non c’era ancora nessuno. Mi venne il dubbio se fossi nel luogo giusto. Allora andai nella sala attigua e chiesi a gesti e mostrando il biglietto all’agente di servizio, che mi dicesse con esattezza il numero del cancello di imbarco. Lui subito si informò all’ufficio partenze e mi disse che c’era stato un cambiamento. Stressata, avvertii che i nervi stavano per saltare. Allora dissi un’Ave Maria alla Madonna e mi diressi, senza grande fatica, verso la mia sala, dove incontrai molte persone in attesa come me. Mi sedetti, feci un profondo respiro con grande calma. Ci imbarcammo, partimmo...! Arrivata a destinazione vidi Martina che mi stava aspettando e la gioia e la soddisfazione furono immense. Io, da sola, ce l’avevo fatta! Entrando in casa, provai una grande gioia: sentire e vedere il coro di benvenuto delle missionarie che mi aspettavano. Avvertii un’accoglienza calorosa, anche se ero molto stanca. Il giorno dopo iniziammo la scelta dei canti e le prove per la festa dei 60 anni dalla fondazione della CM, che fu un grande successo. Prendere parte a questa festa, che coincideva con l’anniversario della mia prima emissione dei voti, fu per me una vera grazia, ma anche una sfida che mi spronava ad essere continuatrice di questa opera iniziata dal padre fondatore con le prime missionarie.   Dopo questa festa speciale, ci furono gli incontri formativi per le neo-consacrate, in cui abbiamo rivisitato la storia dei 60 anni della CM e la sua spiritualità. Nel contesto abbiamo avuto come punti forti la costruzione dell’identità, che non dev’essere una realtà statica, ma dinamica. Per dare continuità a questa identità, siamo chiamate a fare discernimento sia personale che comunitario all’interno dell’istituto, aprirci al nuovo, alla profezia… Un altro punto focale è l’ecce venio di Gesù e la sua “oblazione”, la sua offerta: Cristo imparò ad obbedire soffrendo. L’ ecce ancilla di Maria è pure il centro della nostra attenzione tutti i giorni della nostra vita, in obbedienza alla volontà di Dio e agli uomini.  Terminati gli incontri si celebrò l’eucaristia per la festa della rinnovazione dei voti di Dalaina, Nhamo e Elisabeth, presieduta da padre Marcello scj. Nei giorni successivi andammo a Monguelfo, nella casa per ferie; bello il paesaggio con le sue montagne coperte da un’abbondante neve, che io non avevo mai visto. Rimasi positivamente meravigliata soprattutto del lavoro che fanno le missionarie che vivono lì: far da mangiare e dare da dormire a molta gente. Rientrate a Bologna fummo invitate a fare l’animazione missionaria nella nostra parrocchia, insieme con i Frati Minori Cappuccini, nei giorni 5 e 6 gennaio, solennità dell’Epifania. Fu un momento molto ricco per la varietà di cultura dei presenti, provenienti da paesi e continenti diversi: Africa (Mozambico, Guinea-Bissau e Capo Verde), America Latina (Argentina e Cile), Italia, e altri. Tutto fu molto bello! Bologna è una bella città! Sono riconoscente a tutte le missionarie che hanno contribuito perché io facessi questo viaggio e vivessi questa meravigliosa esperienza. Isabel Rodrigues Mio Dio, stai sempre accanto a me! Il Signore mi é stato compagno nel mio viaggio in Italia. Ho lasciato Guiné-Bissau il 19  dicembre scorso. Il giorno dopo, giunta all’aeroporto di Lisbona con qualche ritardo, ho incontrato Lúcia Correia e Serafina Ribeiro che mi aspettavano, preoccupate perché sono arrivata quasi all’orario della partenza. Che grande gioia quando ci siamo viste! Poi, insieme, abbiamo proseguito in volo fino a Bologna. Il 27 dicembre abbiamo celebrato il 60º anniversario dalla fondazione della Compagnia Missionaria. Mi é piaciuta molto questa giornata di festa. Tra le iniziative, un particolare rilievo é stato dato alla presentazione del libro “60 ANNI DI STORIA SULLE STRADE DEL MONDO”, frutto del lavoro realizzato da Lúcia Correia. Nel pomeriggio è seguita la celebrazione eucaristica. Dal 23 al 30 dicembre si é tenuto “l’incontro delle giovani consacrate” e con la presenza di altre missionarie. L’incontro ha avuto il suo incipit con una dinamica che ha incluso una preghera di benedizione le une per le altre. E’ stato per me uno dei momenti piú significativi.  Il 30 dicembre ho rinnovato i voti durante la celebrazione eucaristica, nella cappella di via Guidotti, insieme con Dalaina del Mozambico e Elisabetta del Chile. Questa opportunitá di rinnovare insieme i voti ha rinsaldato la comunione che giá ci unisce… per me é stato un momento di grazia profonda. Dal 1º al 4 gennaio 2018 siamo state a Monguelfo nella Casa per Ferie da noi gestita. Lúcia Correia é stata con noi nuove consacrate tutto il tempo. Eravamo Andrea e Silvia dell’Argentina; Elizabeth del Cile; Dalaina e Isabel del Mozambico e io della Guiné. Monguelfo é un paese molto bello… circondato da montagne… Bello, molto bello veder cadere tanta neve in quei giorni. A Monguelfo vanno molte persone sia per riposare che per contemplare le meraviglie di Dio tra quelle montagne. Ho visto come le missionarie che vi lavorano prestano il loro servizio con gioia, con amore e dolcezza verso tutti gli ospiti che arrivano lassú. Nei giorni seguenti, 5 e 6 gennaio, rientrate a Bologna, abbiamo preso parte insieme con Martina e Serafina ad un incontro missionario nella nostra ‘Parroccha di San Giuseppe, sposo di Maria’. Abbiamo dato le nostre testimonianze, abbiamo condiviso le nostre diverse culture, abbiamo animato gli incontri e le celebrazioni eucaristiche con canti delle nostre terre, in lingua originale. Siamo state accolte con simpatia dai giovani presenti, che hanno scambiato con noi, nella gioia, le loro riflessioni sulla Parola di Dio, e le loro esperienze personali. Noi tre, Dalaina, Isabel e io, abbiamo partecipato ad alcuni incontri di formazione umana e spirituale, tenuti da Serafina. Mi sono piaciuti molto. Li ho trovati utili. Posso concludere dicendo che la mia permanenza a Bologna e tutto ció che ho vissuto in Italia, sono stati per me un tempo di grazia.  Obrigada, Senhor. Grazie, Signore! Nhamo F. Abna Rendiamo grazie Rendiamo grazie per questa grande celebrazione e questo incontro e lo facciamo fin dal suo inizio: dalla partenza dai nostri paesi di origine fino all’arrivo in Italia accolte festosamente dalle nostre sorelle giovani e da tutta la Famiglia. Rendiamo grazie per la testimonianza di vita e di disponibilità che ci è stata donata da ogni missionaria con le quali abbiamo condiviso questi giorni e per tutto quanto si è organizzato: la festa dei 60 anni di fondazione della CM, la Giornata Missionaria dell’Epifania in parrocchia, il tempo liturgico del Natale nelle varie comunità, la visita alla nostra Casa per Ferie di Villa San Giuseppe, a Monguelfo ecc. Rendiamo grazie soprattutto a Dio per questa famiglia CM, regalo per ciascuna di noi e per tutta la Chiesa. Testimonianza di ElizabethCome prima cosa voglio sottolineare l’incontro personale, concreto, con questa famiglia. Ne avevo sentito parlare attraverso i vari racconti di chi l’aveva conosciuta personalmente, avevo sentito i vari nomi delle missionarie, alcune conosciute attraverso i vari articoli che leggevo in Vinculum, la loro partecipazione come parte della storia CM. Tutto questo è stato bello ma molto diverso da quello che può essere un incontro da vicino, personale e reale. Tutto è stato importante, fin dalla preparazione della celebrazione dei 60 anni CM, dove siamo state chiamate a collaborare ai vari preparativi, alla liturgia con la presentazione dei vari doni portati dai nostri paesi. E’ stato importante ascoltare Lùcia Correia e Lucia Capriotti che ci hanno presentato la nostra storia e i ricordi di p. Albino, la testimonianza delle “prime missionarie” della CM. Con emozione, abbiamo visto che nonostante la differenza delle lingue, riuscivamo a capirci, ad afferrare il messaggio dell’azione dello Spirito Santo nella storia della CM, che ci veniva proposto con entusiasmo e convinzione dalla due relatrici. Poter essere presente in questo momento così speciale e significativo è stato molto importante per il mio cammino di formazione.La seconda parte di questo incontro soprattutto nei giorni: 28 – 29 – 30 dicembre sono stati veramente intensi; abbiamo condiviso il programma con alcuni membri del Consiglio Centrale: Martina, Serafina, Lucia Capriotti che insieme a Lùcia Correia ci hanno aiutato nella rflessione. Personalmente mi ha impressionato la preparazione che c’è stata per queste giornate, la profondità dei temi svolti e le domande di riflessione proposte: “Qual è il punto di convergenza della CM? Qual è l’irradiazione della CM per me, per la Chiesa? Come vivo l’Ecce Venio e l’Ecce Ancilla? Quali sono le dimensioni dell’Ecce Venio e Ecce Ancilla?... Queste sono alcune domande che mi interpellano profondamente e che mi impegnano nel cammino dell’identità e della formazione CM. Un altro aspetto molto importante di questo incontro è stata la partecipazione di altre missionarie da altre nazioni, ciascuna con differenti culture, lingue e personalità. Nonostante queste diversità siamo riuscite a capirci! Inoltre abbiamo visto che tutte abbiamo condiviso la stessa realtà di far parte della CM, ciascuna con le sue differenze, il voler proseguire crescendo nella nostra formazione e sentire in noi la responsabilità di condividere ed estendere ad altri tutto quanto abbiamo ricevuto e maturato in questa esperienza.Per ultimo, il primo di gennaio siamo partite tutte insieme per Monguelfo. Qui ci aspettava Fiora e le altre. Abbiamo trascorso giorni bellissimi godendo il panorama delle montagne e della neve! La Villa San Giuseppe, dove vivono le missionarie è aperta a tanta gente, è comoda, grande e soprattutto accogliente. E’ bello vedere le famiglie con i loro piccoli godere di questo spazio, di questo bel clima e sentirsi come a casa loro. Noi abbiamo cercato di dare nel nostro piccolo un po’ di collaborazione: preparando i tavoli per gli ospiti e raccogliendo alla fine i piatti...piccoli gesti che ci hanno permesso di sentirci unite alle missionarie che qui lavorano. Questa è stata un’esperienza che conservo nel mio cuore perchè mi ha permesso di conoscere da vicino il lavoro di questa attività. Ringrazio di cuore per l’accoglienza che ci è stata riservata nei quattro giorni che abbiamo trascorso lassù. Testimonianza di AndreaDopo diversi giorni dalla nostra esperienza in Italia, ora riguardo e valuto da lontano tutto quanto abbiamo vissuto in questa esperienza di condivisione e di comunione e rifletto anche sul tempo di preghiera degli Esercizi spirituali che abbiamo da poco terminato noi della CM Latinoamericana. Adesso è il momento in cui ciascuna di noi deve assumere l’impegno di continuare a coltivare la terra, di pregare per i sogni che ogni missionaria o familiares porta in cuore: sono come semente che il Signore continuarà a mettere nei nostri cuori...Quanto è importante il vissuto della comunione nella Compagnia Missionaria! In questi giorni ho avuto un sogno: noi accogliavamo in visita le nostre sorelle indonesiane, una presenza piena di gioia che rallegrava il nostro stare insieme... Come è importante la testimonianza, ci stimola alla sfida di pensare ad una pastorale vocazionale!Che la mia vita e quella di ciascuna di noi sia come l’acqua fresca che fa vivere e dissetare il roseto che Dio ha piantato. Testimonianza di Silvia“La consacrazione a Dio nella CM...ci immette in una nuova famiglia dove l’amore vuole essere il criterio assoluto di vita e di relazione.” (Statuto n. 72)“Vivremo le espressioni concrete della vita di comunione...attingendo lo Spirito dal Cuore di Cristo...per diventare donne esperte di comunione...”( RdV n. 73) Ogni giorno che abbiamo vissuto nella Casa di Bologna, a Monguelfo, nella comunità parrocchiale e le varie attività svolte, sia all’interno della CM come fuori di essa, possiamo ora contemplare, vedere e dire grazie dal profondo del nostro cuore per questa Famiglia, per la vita di fede e di amore di ciascuna missionaria, per la passione che si sente , si vede nel voler incarnare il carisma, la spiritualità...e anche cogliendo uno sguardo rivolto al futuro cercando nuovi cammini che il Signore ci ha già mostrato e ci mostrerà in questi 60 anni di vita CM.E’ scoprire che ciò che è scritto nello Statuto si sta incarnando e diventa vita per ciascuna. Una vita che traspare nei gesti , nelle piccole cose come: l’accoglienza, la dolcezza nel trattare chi ci sta accanto, il voler sempre dare il meglio di se stessa per far sì che l’altra si trovi bene...anche le prove di canto e danze che abbiamo fatto hanno dato il loro messaggio...una preparazione efficace perchè tutto doveva dare il suo buon risultato , così è avvenuto con le varie riunioni stabilite per poter svolgere bene qualsiasi attività in programma... la preoccupazione per chi non stava molto bene di salute...la complicità di qualcuna...tutto ha aiutato a sentirci come in una “fraternità” che sa trascendere la difficoltà delle lingue diverse, dalla cultura e l’età...Grazie Signore perchè ci hai chiamate, chiami e continuerai a chiamare quelle che tu vorrai ...amando la nostra piccolezza e affidando alle nostre mani il dono dell’amore che si fa comunione.Incontriamo e rinforziamo questa unità in ogni Eucaristia. La CM dell’America Latina
il grande giorno
 
                                                                 … il 6 gennaio 2018 In questo articolo desidero condividere con voi come ho vissuto l’attesa e la preparazione per entrare nel Biennio di Formazione della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.                   Quando presentai la domanda al Consiglio Centrale, già allora stavo immaginandomi come sarebbe stato quel giorno, ma mai avrei pensato che si sarebbe celebrato nel giorno dell’Epifania, festa della manifestazione del Signore. Fu una grande sorpresa sapere che la cerimonia sarebbe stata in quella data, ma per me la “festa” era già iniziata quando avevo presentato la mia domanda. Subito dopo averla consegnata, ho iniziato a pregare perché venisse accettata e, dopo aver avuto risposta positiva, il mio pensiero era rivolto solo ad immaginare il giorno del “fidanzamento”. Per questo motivo ho trascorso il Natale in un modo molto speciale, davanti al presepio, con il cuore pieno di gioia, pensando al vestito (doveva essere rosso o bianco), agli invitati (i miei genitori e amici che, pur non potendo essere presenti per impegni di lavoro, sapevo che erano altrettanto felici quanto me, anche se non potevano capire il passo che stavo per compiere…). In dicembre succede che una delle missionarie incaricate della mia formazione, Celestina Camacho, si ammala e viene ricoverata in ospedale e l’altra, Maria da Conceição Teixeira Silva, ha una sorella malata e pure lei sarebbe stata assente alla celebrazione. Allora mi sono messa a pregare il Signore perché potessero essere presenti. Il 5 gennaio la mia gioiosa responsabile della formazione, Maria Justina Gomes Carneiro, arriva a Madeira. In quel momento ho pensato: “finalmente è già domani”. Allora ho sistemato i capelli in una bella treccia e sono andata a dormire sognando il giorno che stava per venire. Mi sono svegliata al mattino… era arrivato il 6 gennaio 2018… Mi sono preparata in velocità e sono andata a salutare le missionarie che stavano facendo colazione nella nostra casa C.M. di Funchal. Il mio unico ricordo è che, appena sono arrivata alla porta della cucina, ho iniziato a fare salti di gioia e a battere le mani! Quella mattina avevamo il nostro ritiro, guidato da padre Roberto, Superiore della comunità dehoniana, nel Collegio Missionario del Sacro Cuore. A mano a mano che si stava avvicinando l’ora della cerimonia (ore 16), il tempo si è fermato… Abbiamo fatto un’ora di adorazione ed io ero di momento in momento sempre piú emozionata, avevo le mani di ghiaccio. Un proverbio portoghese recita: “Mani fredde, cuore caldo, amore per sempre”. All’adorazione è seguita la celebrazione eucaristica dove io ho letto la Prima lettura, tratta dal testo del profeta Isaia. Ad un certo punto diceva: “Osserva intorno a te e guarda: tutti si sono riuniti e vengono all’incontro con te” (Is. 49,18). Mentre leggevo queste parole abbozzai un lieve sorriso perché stavano tutti qui, intorno a me, come diceva la lettura. Alzai gli occhi e vidi che anche Celestina Camacho era arrivata. Avevo pensato che non avrebbe potuto esserci perché stava ancora poco bene, per cui ho provato una grande gioia. Dopo l’omelia, come prescrive il cerimoniale C.M., Justina mi ha chiamata all’altare, per nome, ed io ho risposto: “Eccomi!”. Mi ha domandato che cosa volessi dalla Compagnia Missionaria e le ho detto: “Voglio continuare la mia formazione ed entrare nel Biennio di Formazione della C.M.”. Come segno di accoglienza, ho ricevuto il quadro del cuore trafitto di Gesù e ho dato un bacio al mio Amato Signore. Finita la celebrazione un solo pensiero mi segue: “ il matrimonio non è solo il giorno della festa…! Che Dio mi aiuti a compiere, anche se con qualche fragilità, quanto ho appena promesso”. In conclusione è stato un giorno meraviglioso, carico di emozioni, tutti avevano il sorriso sulle labbra, i nostri cuori erano in festa. Penso che, per tutto il gruppo di Funchal e per Justina, si sia trattato di un momento molto atteso, perché giá da qualche anno in Portogallo non c’era stata alcuna ammissione al biennio di formazione. Io non so quali siano le loro attese su di me, ma Gesù sa che voglio crescere nel Suo amore. Ho quattro alleati dalla mia parte: la Madonna, lo Spirito Santo, Justina Carneiro e Teresa Freitas. So che mi guideranno in questi due anni, che sono appena iniziati, nello stesso modo in cui la stella ha guidato i tre Re Magi fino alla grotta del Bambino Gesù. Un forte abbraccio, viviamo in Dio, nel suo Amore, preghiamo le une per le altre e il Signore farà il resto.
una vita sotto un cielo africano
 
Intervista a Lisetta Licheri La vocazione non nasce dal nulla, è sempre inserita in un contesto di storia. Ci racconti la tua? Non è facile ricordare tanti particolari dopo più di cinquant'anni. Ero una ragazza come tante altre, con l'esuberanza e tanti sogni dei miei diciannove anni. Sono sarda, (di San Vito, a pochi chilometri da Cagliari), amante del mare e della natura. Nata nel lontano 1940. Mio papà era contadino e mia mamma casalinga. Sono la settima di otto fratelli, due maschi e sei donne. Alla fine della seconda guerra mondiale è arrivata a casa nostra anche una zia materna col marito e tre figli. Erano arrivati dalla città di Fiume senza niente. Hanno vissuto da noi finché non sono riusciti a creare un minimo di condizioni per continuare la loro vita da soli. Ha vissuto con noi anche mia sorella maggiore con quattro figli che é rimasta vedova a trentadue anni. I miei genitori erano cattolici, mia mamma era praticante e mio papà frequentava solo nelle feste e nei funerali. Persone semplici, ma di una forte integrità morale. Pur con tante persone il clima familiare era sereno e "caldo". Ad un certo punto ho sentito l'interrogativo di come spendere la mia vita. Avrei potuto costruire una famiglia, ma mi sembrava una scelta molto stretta per i miei desideri. Dedicarla agli altri attraverso una consacrazione? Negli anni sessanta si conoscevano solo gli Istituti Religiosi e questi non mi attiravano. Sentivo il desiderio di svolgere un servizio al prossimo e di una testimonianza discreta, anonima che mi permettesse di inserirmi in vari ambienti. Accantonai l'idea pensando che tale progetto non era per me. Pensavo: tra le mie sorelle e amiche c'eranogiovani migliori di me. Il tarlo continuava a rodermi dentro finché ho conosciuto la Compagnia Missionaria, tramite il suo Fondatore, Padre Albino Elegante. Finalmente avevo trovato il “vestito” che mi piaceva, un Istituto Secolare, dove le persone vivono la loro consacrazione nel mondo, inserite nei più svariati ambienti, a modo di sale e di lievito. C'era però un problema: l'Istituto era nato da poco ed aveva sede a Bologna e non c'era ancora alcuna consacrata. I miei genitori avevano i loro dubbi. Ricordo che avevano mandato mio fratello maggiore per conoscere l'ambiente. Dopo vari preparativi parto per Bologna. Erano già iniziati gli esercizi spirituali per cui trovai un clima di raccoglimento e di silenzio. Dopo gli esercizi mi sono inserita bene con le altre giovani che ho trovato, persone giovani e allegre. Ho fatto fatica invece ad abituarmi ad un ambiente chiuso. Ero abituata alla vita di campagna, andavo in bicicletta ed in moto. I primi anni ho dovuto studiare. Al mio paese non c'erano ancora le scuole medie. Ho frequentato le medie ed il corso di Infermiera Professionale e di Assistente Sanitaria, in vista di una futura partenza per il Mozambico. Nel 1964 ho fatto la prima consacrazione. Non sono mancate prove: la lunga malattia e morte di mia madre, la morte di mio fratello maggiore, a cui ero molto legata, e di mio cognato. Sono stata sul punto di desistere. Ho pregato e mi sono fidata e abbandonata al Signore e non mi sono pentita. Partenze...ritorni.. ! Quali sfide hai dovuto affrontare? Nel 1967, finita la formazione, ho preso la patente durante le vacanze, in preparazione alla partenza per il Mozambico. La preparazione è stata lunga, prima di arrivare in Mozambico. Premetto che essendo straniera, ho dovuto prima andare in Portogallo, essendo il Mozambico una Colonia portoghese. Qui ho dovuto frequentare un corso di malattie tropicali, imparare la lingua ed essere così autorizzata ad andare a lavorare in Mozambico. Il primo viaggio in Portogallo l'ho fatto in nave. Con me sono partite tre missionarie portoghesi: due destinate al Mozambico ed una al Portogallo. Dopo un anno di permanenza in Portogallo, c'è stata la partenza per il l'Africa. Teresa Castro ed Ilda Candelaria sono partite prima di me perché erano insegnanti e dovevano essere sul posto per l'inizio dell'anno scolastico. Io sono partita il 21 dicembre e sono arrivata alla vigilia di Natale, come dono di Gesù Bambino.Il mio compito era quello di assistere i giovani del seminario e le persone dei dintorni. Gli alunni erano circa 150. Due le sfide principali che ho dovuto affrontare: una a livello professionale, l'altra a livello culturale e linguistico. A livello professionale e deontologico dovevo prendere decisioni ed eseguire attività che non erano di mia competenza, ma del medico. Era un problema di coscienza, tra scegliere di doverlo fare e non poterlo fare. I medici più vicini distavano settantacinque chilometri di solo andata e altrettanti per il ritorno, da dove risiedevo . Davanti alle situazioni che rientravano in questo ambito, caricavo il paziente in macchina ed andavo dal medico. Il medico era un militare e dopo alcune volte mi disse che se avessi continuato così non avrei resistito molto tempo, perché il disagio che affrontavo era pesante. Nonostante tutto mi incoraggiò e mi fece sentire con le spalle sicure. Altra sfida è stata quella della lingua; avevo imparato quella portoghese. Mi dicevano che parlavo anche bene, ma questa era la lingua ufficiale, quindi parlata da pochi. Occorreva imparare la lingua locale, quella usata dalla maggioranza delle persone. Era importante per comunicare sia per il lavoro che per la pastorale. Purtroppo le lingue locali erano tante. Ne imparai una. Riuscivo a difendermi al lavoro. Col gruppo e con la comunità cristiana decidemmo di dedicarci alla promozione della donna, insegnando i loro diritti, misure igienico-sanitarie e alcune nozioni di salute materno-infantile. La donna non godeva di grande considerazione, i lavori pesanti doveva svolgerli lei. Le donne che avevano accesso alla scuola erano poche. Comunque, Il lavoro non mancava. Uno spazio di tempo lo dedicavamo anche alla pastorale. Un’altra difficoltà era la lontananza dai propri familiari soprattutto per il fatto di non poter comunicare. I telefoni allora non funzionavano e le lettere impiegavano tre mesi per arrivare. Questa difficoltà veniva alleviata dal calore di tante amicizie, dei vicini che mi consideravano come parte della loro famiglia. Quale vento spira oggi in Mozambico? A livello politico-militare il clima non è molto tranquillo. Dopo gli accordi di pace siglati nel 1992 la situazione politica non è stata sempre tranquilla. Tali accordi non sono stati rispettati. I risultati elettorali sono stati sempre truccati a vantaggio del partito del governo, per decine di anni. Naturalmente il partito dell'opposizione reagiva anche con le armi. Spesso con danni materiali, ma anche provocando feriti e morti. Per lungo tempo ci sono stati dialoghi tra ambo le parti, ogni tanto si intravvedeva un barlume di speranza, ma non approdavano alla pace. In alcuni momenti il paese è stato diviso in due e questo creava grandi disagi. Due anni fa sono stati scoperti dei grandi debiti, chiamati debiti occulti, fatti dall'ultimo Presidente emerito, provocando così una grande inflazione e disagio economico. Le riserve di moneta straniera si sono prosciugate e hanno creato sfiducia nei donatori, compreso il FMI che ha cessato di dare l’appoggio economico. Il costo della vita è salito alle stelle con gravi conseguenze per le fasce più povere con tagli alla Sanità e all'Istruzione. Questo ha creato malcontento tra le persone. Fai un “bilancio” dei sentimenti che abitano nel tuo cuore in questo momento Ho vissuto in Mozambico durante tutti questi anni, con un'interruzione di 16 anni, vissuti tra Portogallo e Italia. Poi nell’anno 2008 sono ritornata in Mozambico. Guardando al passato, i sentimenti che vorrei esprimere sono di gratitudine per la solidarietà e l'amicizia incontrata nell'ambiente di lavoro. La serenità e gioia che vedevo nella gente , pur vivendo in mezzo a tanta povertà, mi hanno arricchita perché pensavo di dover dare tanto ed invece ho ricevuto molto di più! Alcune immagini ed esperienze mi accompagnano sempre e fanno parte della mia vita: la luce che illumina tanti volti di bambini e di adulti, lo splendore e i colori della natura, sempre diversi e sempre nuovi, albe e tramonti indimenticabili, il chiarore del cielo trapuntato da miriadi di stelle… il cammino fatto riguardo alla donna e alla sua promozione. Il Mozambico è uno dei paesi dove le donne hanno fatto un lungo cammino di apertura. Si sono inserite nell’ ambito politico, sociale, economico ed imprenditoriale ed hanno avuto un maggiore accesso all'istruzione. A livello ecclesiale ho partecipato alla nascita di una Chiesa locale, una Chiesa Ministeriale, Chiesa-famiglia, dove i cristiani si sono e si sentono responsabili di essa. Non posso dimenticare la sofferenza per le tante vittime provocate dalla violenza e dall'instabilità politico-militare. Per il presente, gli aspetti positivi della mia vita sono: il saper cogliere quello che la vita mi offre, giorno dopo giorno, anche le piccole cose. Questo è il segreto per affrontare serenamente le cosemeno gradevoli. In questo modo ho cercato e cerco di vivere la spiritualità dell’ “Eccomi” e di offrire una testimonianza di donazione serena, secondo quello che il nostro statuto ci propone. Riguardo al paese: vedo positivo la presa di coscienza dei propri diritti e responsabilità politica da parte di molti cittadini. Un grosso problema rimane ancora l'estrema povertà, il 43% di denutrizione tra i bambini con gravi conseguenze per il futuro, la corruzione ed il mancato raggiungimento della pace duratura e definitiva con conseguente sfiducia, insicurezza, che rende incapace da parte delle Forze dell'Ordine di combatterla. Per il futuro, sogno una pace che sia definitiva, che permetta al Mozambico, ricco di risorse economiche come gas e minerali , pietre preziose, pesca, legname pregiato e fauna , che tali ricchezze non siano esplorate da Multinazionali. Sogno di vedere il Mozambico libero dallo stato di povertà estrema, da tanti esploratori per potersi sviluppare e permettere ai cittadini di vivere una vita dignitosa e serena. Questo è anche il sogno del popolo mozambicano! Per questo si prega e si spera Se tu dovessi scrivere un libro della tua vita che titolo gli daresti? Non sono una scrittrice e non ho mai pensato di farlo. Sono state tante le esperienze vissute e le persone incontrate che mi troverei in difficoltà. In questo momento sceglierei questo titolo: "Una vita sotto un cielo africano". L'Africa mi ha rubato il cuore. Il mio cuore batte contemporaneamente a due ritmi: quello italiano per le mie origini e quello africano per quanto ho ricevuto durante la mia lunga vita. Se dovessi cominciare tutto da capo credo che non ci sarebbero cose molto diverse! Ci sarebbero tante altre cose da dire e raccontare, ma diventerei troppo lunga. Così concludo ripetendo e cantando con Maria: “L'anima mia magnifica il Signore ed mio spirito si rallegra in Dio mio Salvatore...”.
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