Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La
COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede
centrale a Bologna, ma è diffuso in varie regioni d’Italia, in Portogallo, in
Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All’istituto
appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate
mediante i voti di povertà, castità, obbedienza, ma mantengono la loro
condizione di membri laici del popolo di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna
o nella famiglia di origine o da sole.
I
familiares sono donne e uomini,
sposati e non, che condividono la spiritualità e la missione dell’istituto,
senza l’obbligo dei voti.
News
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27 / 05 / 2020
SOLENNITA' DEL SACRO CUORE DI GESU'
Venerdì 19 giugno 2020...

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27 / 05 / 2020
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 19 de junho de 2020...

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27 / 05 / 2020
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 19 de junio de 2020...

come ho conosciuto la compagnia missionaria del sacro cuore
Siamo nell’anno 2002. Una sera
nella mia parrocchia di Sant’Antonio ci siamo trovate per le prove di canto.
Faceva parte del coro anche una mia grande amica: Mudji. Improvvisamente mi ha
rivolto l’invito a partecipare agli esercizi spirituali che si sarebbero svolti
nel mese di luglio, durante le vacanze della scuola. In quell’anno, io
insegnavo ancora alla scuola elementare gestita dalle suore del Buon Pastore a
Jakarta. A tale proposta ho risposto con
queste domande spontanee e alquanto concrete: “in che posto si faranno e quanto
si paga?”. Sì, perché una volta che sai quanto costa e dove si terranno gli
incontri hai le idee più chiare per dire accetto oppure no. In realtà ho
risposto che prima di tutto ci avrei pensato .
Sapevo che Mudji fin da quando
era studente presso l'Università “Atma Jaya” di Jakarta era molto attiva nella
nostra parrocchia; la vedevo impegnata in tante iniziative concrete, ma non
sapevo degli esercizi spirituali in programma. Ho parlato quindi con la mia
famiglia e finalmente decisi di partecipare a questi incontri che si sarebbero
svolti a Palembang. In queste giornate di preghiera e profonda riflessione ci
guidava p. H. Wardjito scj. In quei giorni era presente oltre alle aspiranti
missionarie anche la presidente della CM di Bologna Francesca Righi e Orielda
Tomasi. Ho avuto così modo di informarmi e approfondire di più la realtà della
CM: missionarie e familiares. L'interesse per la CM dentro di me ha cominciato
ad emergere in quel momento. Ho espresso subito il desiderio di unirmi al loro
gruppo come amica dato che per la mia età ( avevo più di 45 anni) non potevo
essere accettata come missionaria. Con l’andare del tempo poi sono stata
incoraggiata a prepararmi per essere familiaris. Dopo aver pensato e consultato
un sacerdote, ho finalmente accettato l'invito. Fare un cammino insieme per
aiutarci a vivere la spiritualità della CM. Il gruppo al quale mi sento unita è
composto ora da cinque membri della CM come missionarie. Ogni mese si
incontrano per il ritiro e una volta all’anno per gli esercizi spirituali. Non
è possibile programmare altri incontri perché la distanze tra loro è molta.
Mudji ed io abitiamo a Jakarta e le altre tre a Palembang. Susi vive a Bandung
e ogni mese deve venire a Jakarta per incontrarsi con Mudji che abita in questa
città. Le altre tre: Ludo, Antonia e Lucy abitano a Palembang e si ritrovano
tra loro con lo stesso ritmo delle altre. Per gli esercizi spirituali ci si
ritrova tutte insieme una volta all’anno , in un luogo diverso che si
stabilisce volta per volta. Questa è una
buona occasione per conoscersi tra loro e diventa anche un momento di vera
fraternità. Ho sempre ammirato Mudji
perché ha avuto il coraggio fin dall’inizio di prendere la decisione di entrare nella CM e per questo ha dovuto andare in Italia a Bologna per
conoscere da vicino questo Istituto, perché qui in Indonesia non c’era; senza
sapere la lingua e senza conoscere nessuno…parlava solo un po’ d’inglese!
Dopo due anni trascorsi a Bologna Mudji è ritornata in Indonesia per continuare il suo
cammino formativo. Poco alla volta ha fatto conoscere anche ad altre la sua
scelta e si sono unite altre ragazze e amici per condividere con lei questo
cammino spirituale che aveva intrapreso. E’stato bello e interessante conoscere questa nuova realtà, diversa da
un Istituto religioso...conoscere e approfondire la spiritualità del Sacro
Cuore di Gesù, sapere che per fare tutto questo non era necessario entrare in
un convento come fanno gli altri istituti religiosi. E’ invece una presenza nel
mondo, dove i membri continuano il loro lavoro, la loro vita di parrocchia e
altro. Dove le persone possono vivere da sole o in famiglia, oppure vivere in
gruppo insieme…Mudji rispondeva così a ogni domanda che le ponevamo. Ho capito
pure che questa era una scelta che non dava tanta sicurezza e garanzia come lo
stare in una congregazione religiosa. Ogni membro deve lavorare per sostenersi
e compiere così la sua missione.
All’inizio diverse persone
erano interessate a questo cammino. Però non tutte hanno perseverato. Capita
che, alle volte nelle persone, c’è la fatica di capire questo nuovo modo di vivere
una consacrazione, una spiritualità. Qui in Indonesia sono poco conosciuti gli
Istituti secolari, per cui non è facile cominciare questo cammino e tante cose non si possono forzare. Io ho
continuato a coltivare il sogno di diventare familiaris ma il tempo è passato e sono rimasta sola. Tuttavia
continuo con la mia amicizia a stare unita a Mudji, Susi, Antonia, Ludo, Lucy.
Con Mudji mi trovo spesso perché siamo della stessa città e della stessa
parrocchia . Però mi trovo bene con tutte e cinque, mi trattano come una di
loro, tenendomi informata sulle varie
iniziative che vive la CM sia in Indonesia che altrove. Ogni volta che la CM
propone qualche iniziativa di preghiera e di impegno mi coinvolgono nel loro
programma. Cerco di valorizzare tutta questa attenzione nei miei confronti e ogni volta che posso partecipo agli
esercizi spirituali una volta all’anno per rinnovare insieme a loro la mia vita
spirituale. Allo stesso modo mi faccio sempre presente quando c’è qualche
visita dall’Italia, sia della Presidente che di altre missionarie come Anna
Maria, Santina…. Anche quest’anno ho potuto partecipare agli esercizi
spirituali a Pratista insieme a loro, a Martina e Santina. Per me è stato un
momento di grande grazia e di rinnovata
amicizia .
Presento questo articolo, che
Santina mi ha sollecitato, per partecipare al 60° anniversario della
nascita della CM. Speriamo che la benedizione di Dio non manchi su ciascuna
di noi ; faccia crescere soprattutto la CM in Indonesia, secondo le aspettative
del suo Fondatore p. Albino Elegante SCJ, che non ho conosciuto personalmente,
però mi sono sempre sentita in comunione attraverso la nostra corrispondenza.
Grazie a tutti!

ho seguito il buon pastore
50 anni di
consacrazione
Quel mattino tra il dormi-veglia, in cerca di una
risposta alle mie domande, ai miei sogni, al mio desiderio e alle mie paure,
sognai Gesù il Buon Pastore che camminava avanti a me e m'invitava a seguirlo.
Dopo non molto tempo mi lasciai convincere. Gli anni di formazione non sono
stati facili. Mi ritrovavo povera, senza studi superiori, solo con una professione, non sapevo neppure
l'italiano . Da quel tempo quanta strada, quanti chiari e scuri sono passati e
quanti punti interrogativi, quante paura . Davanti a Gesù ogni giorno passavano
le paure e mi ripromettevo di continuare a seguirlo. No, non ero illusa, trovai
la risposta nel Salmo 139: Signore tu mi
scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo, penetri da lontano i
miei pensieri,... ti sono note tutte le mie vie... conosci tutte le mie parole
... Dove andare lontano dal tuo Spirito? Dove fuggire...Sei tu che hai creato le mie viscere , e mi hai tessuto
nel ventre di mia madre ... Non ti erano nascoste le mie ossa ,quando venivo
formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra .Ancora
informe mi hanno visto i tuoi occhi ….
E arrivò il giorno della prima emissione dei voti:
29 settembre 1967. Da quel giorno si sono susseguiti 50 anni.
Scrive un padre della chiesa: “Per entrare in paradiso è necessario passare attraverso tante difficoltà”. Perché hai paura? Non hai ancora fede?”. Queste due
forze antagoniste si disputano
eternamente nel cuore dell'uomo e del mio cuore, tuttora. La Parola di Dio
incalza, ripetendo infinite volte: Non avere paura! Sulla bocca di Dio, di
Gesù, dei profeti, di donne e di angeli, di re e di mendicanti. Per 365 volte
all'anno, questa parola ha raggiunto anche me come un “buongiorno” di Dio, come
pane quotidiano: “Non temere, non aver paura, io sarò con te ovunque andrai!”. La
paura entrò nel mondo con Adamo e Eva e
non lo lascia più. L'uomo si nasconde perché gli fa paura Dio. Se lo immagina dentro la logica colpa/ punizione, peccato
/castigo; ha paura, diventa incapace di dialogo, riesce soltanto ad aggredire per difendersi; qui mi sono trovata spesse volte
anch'io. Pian piano scopro che la paura
è figlia di una mancanza di fiducia. Eppure Dio non è mai venuto a meno al
suo patto con l'uomo e neppure con me.
Ora, sfogliando 50 anni di storia, mi soffermo a
guardare con stupore all'amore e alla fedeltà di Dio a questo patto di
alleanza, a quanto ha operato per me, con me e in me. Mi ha insegnato che la
fede vince la paura. Grazie Gesù! Grazie! Grazie perché posso dire
al mondo che sei sempre stato presente
nella mia vita, che sei un Dio vivente, operante e trasformante, che anche oggi
compi meraviglie come al tempo degli apostoli; che hai agito al mio posto,
insieme a me, non per esentarmi dalla tempesta ma per darmi forza dentro la tempesta, facendo appello
alla perseveranza, al tener duro, come mi diceva P. Albino , a non lasciar
cadere le braccia (p. Gasparino), a
riprendere il coraggio e andare avanti, con fede nuda, anche nella burrasca,
certa che Dio intreccia il suo respiro con il mio, la sua rotta con la mia,
magari muto, ma quando parla è per amore e quando tace è ancora per amore. Tutti
conoscono un po' la mia storia in questa grande barca della CM. Forse non tutti conoscono il
segreto della resistenza, di Lui dentro
me che mai mi ha lasciata affondare .
Grazie a tutta la CM: missionarie e
familiares. Grazie ad amici conoscenti e
benefattori, per la testimonianza che nel silenzio ho sempre colto, ma
l'orgoglio spesso mi impediva di parlare. Grazie al Signore che si è
degnato di spogliarmi di ogni cosa perché l'ultimo tempo della mia vita sia per
Lui, per rivestirmi di Lui e così portare tanti fratelli e sorelle e il mondo
intero al Padre.

parola incarnata
La meditazione della
Parola di Dio fa parte dell’impegno quotidiano di preghiera dei membri della
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Gesù avverte, nei
Vangeli: “Fate attenzione a quello
che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a
voi; anzi, vi sarà dato di più” (Mc 4,24), quindi occorre ascoltare con
cuore aperto, ampio, grande; e ancora
dice: “Ascoltatemi tutti e comprendete
bene” (Mc 7,14).
Non si tratta di una semplice
lettura, ma di un ascolto che fa ardere il cuore e motiva la vita, esperienza
vissuta dai discepoli delusi e arrabbiati che incontrano il Risorto sulla via
di Emmaus.
“La Parola di Dio si è fatta carne e ha posto la sua dimora
tra noi” afferma il Vangelo di Giovanni (1,14). Il
Concilio Vaticano II, nella costituzione Dei
Verbum afferma che Dio “mandò suo
Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse
tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio” (DV 4) e questa “Rivelazione comprende eventi e parole
intimamente connessi”(DV 2).
Insomma non solo le parole di Gesù sono Parola di Dio, ma tutta la sua vita. Gesù
di Nazaret è, appunto, la Parola di Dio per l’umanità. Ed egli stesso, in più
occasioni, fa riferimento a vari libri dell’Antico Testamento, dicendo che
parlano di lui e che in lui arriva a compimento tutto ciò che è annunciato
nelle Scritture. Inoltre, dopo la Risurrezione, Gesù incarica i discepoli di
portare l’annuncio della salvezza – la Parola di Dio - a tutte le creature. È
ciò che uomini e donne, discepoli del Risorto, fanno dopo la pentecoste. Questo
annuncio e la vita che ad esso si conforma e la progressiva comprensione che ne
ha la comunità dei credenti sono la Parola di Dio che ci è comunicata nei
Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento.
Cristo maestro pantocrator, Duomo di Cefalù
Gli stessi Vangeli non
sono la registrazione perfetta delle parole e della vita di Gesù. Sono
l’annuncio dell’esperienza vissuta dai discepoli, l’annuncio di ciò che essi
hanno compreso alla luce della Risurrezione, sotto l’azione illuminante e
sapiente dello Spirito ricevuto a pentecoste. Ma dalla lettura attenta dei
Vangeli scopriamo anche che non sono stati redatti – così come li abbiamo -
dagli autori a cui sono attribuiti, ma piuttosto dalle comunità cristiane che hanno
ascoltato, vissuto e compreso l’annuncio degli apostoli; comunità che a quegli
evangelizzatori facevano riferimento. Questo significa che le parole della
Sacra Scrittura non si identificano letteralmente con la Parola di Dio, ma la
Parola di Dio è contenuta, come nascosta, nelle parole umane. Si tratta sempre
del mistero dell’incarnazione. Il Verbo di Dio si è umiliato, svuotato,
spogliato, impoverito assumendo il limite, la fragilità, la povertà della carne
umana nel seno di Maria, ma anche rivelandosi nella povertà e fragilità e limitatezza delle parole umane. Come
l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria è opera dello Spirito Santo, così il
rivelarsi del Verbo nelle parole umane è opera dello Spirito Santo. L’apostolo
Paolo insegna che solo lo Spirito può farci riconoscere Gesù come il Signore (1Cor 12,3: “Nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l'azione dello Spirito Santo”) e solo lo
Spirito può farci comprendere la Parola di Dio nelle parole umane della
Scrittura (2Cor 3,5-6: “Non che da noi
stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra
capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri
di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera
uccide, lo Spirito invece dà vita”). Se lo Spirito è l’autore vero, che ha
ispirato gli autori materiali, della Scrittura, solo lo Spirito può farci
comprendere la Parola di Dio in essa contenuta.
Ne consegue che
ascoltare la Parola di Dio (da qualunque libro della Bibbia)
· NON
È sentire il racconto di fatti - a volte edificanti,
altre volte incomprensibili o fiabeschi o addirittura scandalosi - accaduti
molto tempo fa;
· NON
È ascoltare regole morali più o meno convincenti, ancora
adatte ai nostri tempi o antiquate;
· NON
È ascoltare insegnamenti usciti dalla mente di Dio e
quindi anche affascinanti, ma… “lui è Dio e la nostra realtà umana è un’altra
cosa”;
· NON
È cercare di capire intellettualmente gli
insegnamenti della Bibbia e poi, se li abbiamo capiti, sforzarci di applicarli
alla vita… se non costa troppo;
· NON
È assolutizzare il significato letterale della
Scrittura;
· NON
È intenderla o interpretarla secondo idee, gusti,
emozioni, ideologie o finalità personali.
La meditazione della
Parola è, allora, non un esercizio intellettuale, ma esperienza di incontro e
di comunione con il Signore vivente. È vera preghiera, opera dello Spirito, che
va vissuta necessariamente in modo personale e comunitario, per accogliere ciò
che la Parola dice alla comunità e alla persona. C’è una verità oggettiva
eterna, immutabile, che la Parola rivela all’umanità di tutti i tempi. Ma c’è
una luce che emana da quella Parola per guidare e dare forma alla vita della
persona, nelle diverse circostanze, e alla vita delle comunità nel corso della
storia.
Gesù dice che la sua
Parola non passerà. È Parola eterna, ma è vivente, quindi non è statica. Non è
scritta su pietra morta, ma nei cuori abitati dallo Spirito, capace di
illuminare sempre nuovamente la vita nei vari corsi della storia, nei cambiamenti
delle culture.
S. Gregorio Magno (sec.
VI), monaco appassionato della Sacra Scrittura e poi papa, insegna che la Scrittura
cresce con la comunità che la ascolta, la medita, la rumina, la comprende
vivendola. Sì, non esiste una comprensione intellettuale della Scrittura e
quindi un’applicazione obbediente. Solo vivendola, cioè nell’obbedienza, si
comprende la Scrittura. E solo dall’ascolto comunitario, ecclesiale, può
sgorgare un ascolto personale che può dare illuminazioni diverse ai credenti. La
vita dei santi ne è la testimonianza. L’unica verità rivelata nella Scrittura
si incarna e si manifesta in forme diverse nella vita di ciascuno. Dice ancora
S. Paolo ai Corinzi (2Cor 3,3): “È noto
infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su
tavole di cuori umani”.
Occorre, dunque,
accogliere con fede la comprensione che oggi la Chiesa ha della Parola e che ci
offre. È indispensabile alla vita di ciascuno la meditazione e la comprensione
personale della Parola e la meditazione fatta in comunità, nei nostri gruppi e
nei gruppi ecclesiali. È utile l’aiuto che ci può venire dagli studiosi della
Sacra Scrittura. Certamente le comprensioni personali di questi studiosi devono
incoraggiarci, aiutarci, spronarci allo studio per una comprensione personale,
sempre nell’invocazione e nell’obbedienza allo Spirito, nel confronto con
l’insegnamento della Chiesa. Sappiamo che nessuno di noi e nessun biblista o
teologo ha la pienezza e l’esclusiva dello Spirito.
Poiché la verità della
Parola di Dio non si identifica con le parole della Scrittura e la Scrittura
non può essere presa alla lettera, tanto meno si può prendere come “verità”,
come “Parola di Dio” le varie comprensioni personali, nostre o dei vari
studiosi. Credo che sia importante anche per noi, nell’ascolto e nell’annuncio
della Parola, usare un accorgimento tipico dei maestri ebrei, che quando
spiegano o insegnano la Scrittura dicono: “Se così si può dire…”. Perché,
sempre secondo questi maestri, la povertà della Scrittura contiene la Parola
viva di Dio e quindi ha… 70 significati… +1! Non possiamo mai assolutizzare un
significato colto da una persona. Ci troveremmo nel fondamentalismo e
nell’estremismo che rimproveriamo ad altri. Lo Spirito ci dia fame e sete della
Parola e un cuore grande per amarla e comprenderla, ascoltandola. Sempre di
nuovo.

mille motivi per ringraziare
50° CM in Portogallo
25° consacrazione di Gloria
Era maggio, un sole splendente. Mese del
centenario delle apparizioni di Fatima. Cinquantesimo anniversario dell’amata
Compagnia Missionaria nella terra de Portogallo. Terra della Vergine Santa.
Venticinquesimo anno della mia offerta al Signore, nello spirito dello Statuto
della Compagnia Missionaria.
Ho più di mille motivi per ringraziare e lodare il Signore della Vita, per fare festa:
siamo in pieno tempo pasquale, nel giorno dedicato al Buon Pastore.
Alla mia gioia si è unita tutta la comunità di
Safins de Ferreira e il gruppo C.M. di Porto. Sì, nella mia terra di Sanfins
abbiamo celebrato il Cinquantesimo della
Compagnia Missionaria e il venticinquesimo della mia consacrazione. Un evento
per me unico.
Non so
che dire a riguardo, se non sottolineare la presenza di Teresa Castro, Laura
Gonçalves e Justina Carneiro, le quali, sabato, avevano animato l’incontro con
gli adolescenti, i giovani, i bambini, presentando la Compagnia Missionaria e
la vocazione in generale. A fine serata, dopo l’Eucaristia vespertina, abbiamo fatto l’Adorazione Eucaristica, che ha
un posto molto importante nel nostro Statuto.
La domenica, giorno dedicato a Gesù Buon
Pastore, Padre Giacomo ha presieduto alla Celebrazione Eucaristica e Lùcia ha
presentato in breve la Compagnia Missionaria. Il gruppo corale ha animato con
cura e semplicità la Santa Messa.
Con tutta la comunità ho condiviso la torta
e del buon vino di Porto. Con gli amici
più intimi, la C.M. e la mia famiglia di origine, abbiamo condiviso un
pranzetto semplice, ma molto gustoso. Questo, nel Centro Sociale di Carvalhosa,
di cui Padre Giacomo è pure parroco. Tutto è andato come volevamo, con
semplicità e gioia.
Sì, sono riconoscente al Signore per il dono
della C.M., perché senza di essa oggi non sarei una consacrata secolare.
Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
Come 25 anni fa cantammo questo salmo per la mia consacrazione, senza aver
fatto nulla di speciale, abbiamo cantato lo stesso ora, nella celebrazione
eucaristica. Il mio Pastore mi ha condotta sempre su cammini sicuri. E so che
continuerà a farlo.
“il Signore è il mio Pastore, niente mi manca” “
la mia anima dà gloria al mio Dio”.
In comunione.
Glória Neto

meraviglia e gratitudine
In occasione del
50° anno di presenza della Compagnia Missionaria del sacro Cuore in Portogallo,
sono stata invitata dalla Responsabile di gruppo a partecipare al “corso di
formazione permanente”, uno dei momenti celebrativi della ricorrenza. Il motivo
dell’invito: in passato ho fatto parte anch’io per due anni del gruppo di
Porto. Il tema del corso era: “Fare Memoria”. Di fatto è stato proprio un ripercorrere la storia della CM in
Portogallo per contemplare l’azione di Dio nel nostro vissuto, riviverne i
valori, la ricchezza di grazia e di vitalità di cui essa è portatrice.
Con gioia,
entusiasmo e anche un po’ di trepidazione il 24/2, accompagnata a Roma da Lucia
e Rosetta, sono partita per Porto per portare la mia testimonianza storica. Più
volte mi sono chiesta come me la caverò con la lingua, visto che da più di
trent’anni non la parlo più. Invece ce l’ho fatta, tra un po’ di portoghese, un
po’ di italiano e un po’ di fantasia ci siamo capite benissimo …
La prima avventura:
arrivo con due ore di ritardo a Porto per un motivo tecnico dell’aereo. Maria
Teresa Castro, venuta ad accogliermi all’aeroporto, mi aspettava
pazientemente. L’incontro è stato molto
bello e vivace. In mezzo a tanti altri passeggeri ci siamo abbracciate
calorosamente e rumorosamente … La gente ci guardava un po’ sorpresa, ma noi
eravamo felici di ritrovarci e di parlarci. Dopo la ricerca e il ritrovamento
degli appunti e della cartellina che M. Teresa, nelle ore di attesa, aveva
lasciato su una qualche panchina, siamo partite per Rua Miguel Bombarda. Lùcia
ci aspettava per il pranzo: baccalà al forno, squisito! Dopo un po’ di riposo siamo uscite per una passeggiata
e per partecipare alla S. Messa.
L’impatto con Porto.
Già alcune
missionarie italiane mi avevano detto che non avrei trovato la città di un
tempo … ma una città trasformata, bellissima, moderna, con tante luci e tanti
negozi nuovi, strade belle larghe e pulite, autobus e metrò funzionanti,
piazze, giardini e tanti fiori… Veramente mi sono commossa nel rivedere la
bella città di Porto con il suo imponente e romantico fiume Douro, così
maestosa e così rifiorita. Il mio pensiero è andato hai ricordi di un tempo,
non per sognare o per rimpiangere, bensì per rivivere tutta la ricchezza di
grazia e di bellezza di cui la storia di vita è sempre portatrice e per gioire
delle novità incontrate.
In questo clima
abbiamo iniziato il nostro corso di
formazione permanente incentrato proprio sul “fare memoria” della storia della
Compagnia Missionaria in questa terra benedetta. Lùcia Correa, responsabile di
gruppo, ci ha introdotte nel tema in modo lungimirante e ricco di provocazioni
interessanti e significative. Abbiamo poi ricordato gli inizi della CM a Porto
leggendo una pagina molto significativa della cronaca scritta da P. Albino,
Fondatore della Compagnia Missionaria.
Da parte mia ho
dato la mia testimonianza raccontando la mia storia di vita nel gruppo di Porto
a partire dal mio arrivo, 2 novembre 1972 alla mia partenza 24 giugno 1974, e
alcuni aspetti del- l’esperienza vissuta in quel viaggio.
Cinquant’anni di vita
La ricorrenza del
50° di presenza della CM in Portogallo è un evento che suscita stupore,
meraviglia e ci porta alla lode e al ringraziamento per i doni concessi dalla
Provvidenza. Possiamo celebrarlo perché il Signore Dio, a cui abbiamo
consacrato la nostra vita, per sua grazia ci è stato fedele, ci ha prese per
mano e ci ha condotte per le sue vie. Vie ben delineate nello Statuto della CM
e che costituiscono il nostro modo di incarnare il Vangelo nella chiesa e nel
mondo, come di fatto ci definiamo: “una vita nel cuore del
mondo al servizio del Regno...”.
Per raccontare la
mia storia mi piace ripercorrere in parte le linee che Papa Francesco ha
evidenziato nella lettera Apostolica ai consacrati, nell’anno della vita
consacrata:
“Guardare il passato con gratitudine - Vivere il presente con passione - abbracciare il futuro con speranza”.
Guardare il passato con gratitudine:
«Il primo obiettivo è “guardare il passato con
gratitudine”. Ogni Istituto viene da una ricca storia carismatica. Alle sue
origini è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone
alla Sua sequela (cfr. la parola di Dio dall’inizio a Gesù e da Gesù a noi, St.
1ss.) e a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita; a leggere con
gli occhi della fede i segni dei tempi; a rispondere con creatività alle
necessità della Chiesa.
L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è
sviluppata, coinvolgendo altri membri in nuovi contesti geografici e culturali,
dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove iniziative ed
espressioni di carità apostolica. È come il seme che diventa albero espandendo
i suoi rami.
Sarà opportuno che ogni famiglia carismatica ricordi i
suoi inizi e il suo sviluppo storico per ringraziare Dio che ha offerto alla
Chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata per ogni opera buona
(cfr Lumen gentium, 12).
Raccontare la propria storia (continua il documento
del Papa) è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare
l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. … È un modo
anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la nostra
storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare
e come sono state superate. Si potranno scoprire incoerenze … forse anche
l’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma. Tutto è istruttivo e insieme
diventa appello alla conversione. Narrare la propria storia … è un’occasione
anche per confessare con umiltà e insieme con grande confidenza in Dio Amore
(cfr 1 Gv 4,8) la propria fragilità e per viverla come esperienza
dell’amore misericordioso del Signore» (cf Lett. Ap. vita consacrata).
La mia storia
È proprio quello
che mi è stato chiesto venendo qui: fare memoria del passato per testimoniare
oggi la ricchezza e anche le fragilità vissute nella fraternità di Porto come
momento di grazia.
Partii in nave dal
porto di Napoli assieme a Mariolina Lambo il 28 ottobre 1972. Tutte e due
eravamo orientate all’Africa ma come era abitudine allora, si faceva una sosta
in Portogallo per imparare la lingua e poi procedere per il Mozambico.
Arrivammo a Lisbona
il giorno dei Santi 1 novembre 1972, attese al porto da fratel Giuseppe Meoni e
da p. Aldo Marchesini. Dopo i primi festosi abbracci, ci recammo alla chiesa di
Loreto. Il giorno seguente vennero a prenderci in macchina Ilda e Martina per
andare Porto dove aveva sede la CM. Arrivammo verso sera in Rua Miguel Bombarda
accolte molto calorosamente dalle sorelle presenti. Come primo momento andammo
nella cappellina per l’affidamento alla Madonna. Quella sera si fece festa…
Rimasi subito
colpita dalla spontaneità libera e gioiosa che regnava in casa nostra, mi
sentii a mio agio. Dentro di me c’erano
forti attese, positive, belle, un desiderio intenso di conoscere quel mondo
nuovo dove la Provvidenza mi aveva chiamata.
Eravamo in un
periodo storico molto diverso da quello attuale … (il tempo della dittatura e
delle colonie). Fu molto forte per me l’impatto con la cultura portoghese ma
anche attraente. Si trattava di un mondo tutto nuovo rispetto a quello che
avevo lasciato e riguardo al bagaglio culturale che portavo con me.
Sapevo che si
parlava portoghese ma la novità della lingua, mentre mi faceva impressione, mi
divertiva il sentir parlare e non capire nulla, mi faceva stare a disagio il
fatto di dover starmene buona, buona e in silenzio perché analfabeta. Per
fortuna il portoghese è una lingua latina come l’italiano. In poco tempo
riuscii, a capire sostanzialmente i discorsi e in seguito imparai anche a
parlarlo.
La vita della
nostra fraternità mi piaceva molto e mi consolavo quando ritrovavo attuati gli
stessi modi e gli stessi valori tipici della CM che già facevano parte della
nostra identità come la preghiera fatta secondo lo stile ecclesiale ma anche
tipicamente nostro CM.
Lo spirito di
fraternità si esprimeva nella gioia di stare assieme, nella condivisione
dei servizi e dei ruoli, nello spirito
della festa e nell’entusiasmo missionario. Si sperimentava una maggior
vicinanza e semplicità nel rapporto con la responsabile di gruppo, era un
camminare assieme condividendo fraternamente la vita quotidiana, le
responsabilità, la missione… nell’ impegno profondo e intenso a vivere e a
testimoniare la spiritualità del S. Cuore secondo lo Statuto della CM.
Dentro una nuova cultura
L’inserimento
nell’ambiente per noi era essenziale, dedicandoci a varie iniziative, in
particolare nella parrocchia di Boavista, nel Bairro de Francos, e nella
parrocchia della Vittoria. Seguivamo
anche la pastorale del carcere mediante incontri e momenti di preghiera.
Orientavamo
incontri del Vangelo, le missioni nelle parrocchie di periferia con altri
Istituti maschili e femminili presenti in Diocesi.
Questo non è tutto
ma lo ricordiamo per capire come il passato possa stimolare e ravvivare il
desiderio di dedicarci oggi e sempre all’evangelizzazione.
Mi piace sottolineare ancora la presenza di altri valori come la
ricchezza della cultura - della storia e dell’arte del Paese – della lingua -
il fascino del poema epico “I Lusiadi” del grande poeta portoghese Luìs Vaz de
Camões. La ricchezza dell’ambiente, le
coltivazioni, le vigne e vini doc con cantine famose e visitabili, gratificanti
mediante l’assaggio di un vino eccellente e inebriante. I costumi della gente: musiche, danze
popolari come il Fado … La cucina tipica speciale...L’originalità del popolo
portoghese: intelligente e sveglio, colto, intraprendente, accogliente e
solidale … sono solo alcuni aspetti per evidenziare quanta grazia e bellezza
esiste in questo popolo e come il farne memoria ci arricchisce tutt’ora di vita
e di spiritualità.
La formazione costituiva uno dei punti cardini e più sentiti tra noi.
Per le nuove aderenti c’era il percorso già stabilito dalla CM. Più carente invece era la formazione
permanente. Cercavamo di approfittare di quello che veniva offerto: abbiamo
frequentato diversi corsi al Mondo Migliore e conferenza o percorsi formativi
in Parrocchia.
Per la mia esperienza è stato significativo e importante il dialogo
aperto tra noi missionarie, con la gente e con la responsabile di gruppo, Ilda
Candelaria. Abbiamo fatto tanti dialoghi
e ricerche di nuovi progetti assieme. Ricordo con nostalgia il viaggio nell’Algarve
per conoscere alcune realtà ecclesiali. Avremmo voluto aprire un piccolo gruppo in quel luogo ma rimase solo un
sogno. A questi eventi belli sono
seguiti momenti di difficoltà … Nel mese di giugno del 1974 tornai in Italia
per le ferie e in Italia rimasi come missionaria dedita, anzitutto e con gioia,
all’annuncio del Vangelo.
Il corso di formazione permanente è continuato anche nei due giorni successivi sul “capitolo
III della Storia della CM in Portogallo” scritto da M. Lùcia Correa. Ci siamo interrogate anche su come dare oggi
la nostra testimonianza nel “Vivere il
presente con passione” e “Abbracciare
il futuro con speranza.” Si può sintetizzare la riflessione affermando che
occorre vivere una piena disponibilità all’” Eccomi” perché come dice S. Paolo:
Sappiamo in chi abbiamo posto la nostra speranza (cf 2Tim. 1, 12b).
A metà del mio
soggiorno ho avuto la possibilità di fare un pellegrinaggio a Fatima in questo centesimo anno delle
apparizioni della Madonna. Vi ho portati tutti nella mia preghiera. Ringrazio
la Provvidenza per un dono cosi grande.
Da Porto a Madeira
Madeira: un sogno che ho portato in cuore per
tanti anni. Finalmente si è realizzato. Sono arrivata all’aeroporto di Funchal
venerdì 3 marzo alle 11,35 locali. Per chi arriva in aereo guardando l’isola
dall’alto rimane strabiliato per la bellezza che intravvede: le case bianche e
belle, sembrano tutte nuove, di forma regolare quasi uguali almeno in altezza,
con i tetti rossi e in mezzo al verde e ad alberi fioriti, ti appaiono come
adagiate su colline fatte a triangolo che formano la bella città di
Funchal.Teresa Freitas mi stava aspettando. Con la sua macchina siamo arrivate
alla nostra sede dove momentaneamente abita anche lei e lì mi sono sistemata.
I giorni trascorsi a Madeira sono stati molto semplici e intessuti di
relazioni fraterne con le missionarie, i familiares e amici. Abbiamo fatto
visita a Paixão nella sua bella casa tra le montagne dell’Isola, abbastanza
distante da Funchal. Dopo un lauto pranzo siamo rientrate in città da cui sono
ripartita con Celestina alla volta di un altro luogo su in alto alto con strade
belle, ma arrampicate sui monti in luoghi proibitivi, almeno per me. Celestina
mi ha fatto vivere un’avventura unica, mi ha portata dove io non avrei mai
scelto di andare. In compenso ho potuto vedere un panorama incantevole e
visitare la sua casa di montagna dove è nata e dove ha vissuto i primi anni
della sua vita.
La prima domenica di quaresima abbiamo partecipato al ritiro degli
operatori pastorali della Diocesi, presso i Dehoniani, con le meditazioni
tenute dal Vescovo don Antonio Braga Dehoniano.
Il Lunedi 6/3 ci siamo trovate tra noi missionarie e familiares per
una giornata intensa di riflessione e dialogo sempre sulla storia della CM in
Portogallo. Non possiamo dimenticare che le prime Missionarie portoghesi
arrivate in Italia, provenivano proprio dall’isola di Madeira e sono state loro
le pioniere degli inizi della CM in Portogallo e anche in Africa. Furono
infatti le prime a partire per il Mozambico.
Guardare lontano è un motto della CM. E sentiamo che ci appartiene. La
CM a Madeira è costituita da un piccolo nucleo di missionarie e familiares ma,
come dice la Lettera Programmatica di questo sessennio: Davanti all’oggi della
storia, scolpite dallo Statuto e sospinte dallo Spirito dei primi tempi della
nostra Famiglia, ci siamo avventurate in vari Continenti della terra, con la
nostra ricchezza e la nostra fragilità, per portare l’annuncio di Cristo e
dedicarci alla promozione umana. Vorrei raccontare ancora tante cose della vita
e delle care sorelle incontrate, tutte preziose e originali una ad una, ma mi
fermo qui per dire di nuovo grazie per questa stupenda esperienza.
Luisa Chierici
