Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La
COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede
centrale a Bologna, ma è diffuso in varie regioni d’Italia, in Portogallo, in
Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All’istituto
appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate
mediante i voti di povertà, castità, obbedienza, ma mantengono la loro
condizione di membri laici del popolo di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna
o nella famiglia di origine o da sole.
I
familiares sono donne e uomini,
sposati e non, che condividono la spiritualità e la missione dell’istituto,
senza l’obbligo dei voti.
News
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27 / 05 / 2020
SOLENNITA' DEL SACRO CUORE DI GESU'
Venerdì 19 giugno 2020...

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27 / 05 / 2020
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 19 de junho de 2020...

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27 / 05 / 2020
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 19 de junio de 2020...

dio mi ha chiamata
“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né
mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano”
(1Cor 2,9).
Quando
guardo la storia della mia vita, sento che sono un mistero di Dio e riconosco i
suoi segni nelle meraviglie che ha operato in me.
Dio
mi ha sempre accompagnato e collocato sul mio cammino persone che mi hanno
amato e si sono prese cura di me. Ho avuto l’opportunità di stare con mia madre
durante la mia infanzia e di non separaci mai l’una dall’altra. A 11 anni ho
avuto la gioia di andare con mia madre a far visita a mia zia Sadia, sorella di
mio padre, a Bafatà. A 12 anni ho iniziato la catechesi nella parrocchia di S.
Giovanni Battista. Mi piaceva molto l’accoglienza del catechista per ciascuno
del nostro gruppo, le storie che ci raccontava e la condivisione delle cose più
significative avvenute durante la settimana nella famiglia e nella scuola. Ciò
che mi piaceva di più era ascoltare dalla sua bocca quando ci guardava e
diceva: “ Noi siamo a immagine somiglianza di Dio”. Sono stati molto importanti
i momenti di preghiera: rimanevamo in silenzio e pregavamo.
Il
mio battesimo, a 16 anni, è stato un momento molto significativo: lì ho
sperimentato la presenza di Dio che ha cambiato la mia vita. L’inizio della
formazione CM è stato un altro momento speciale per me. L’accoglienza, la
volontà di crescere, l’atteggiamento di ascolto di questa famiglia mi ha dato
molta gioia ed è stato uno stimolo per progredire nel mio cammino. Ho scoperto
che il valore della comunione proposto nel cap. IX del nostro Statuto è fondamentale
per essere una missionaria del S. Cuore. Trascrivo alcune espressioni che mi
toccano di più: “la vostra carità
non sia ipocrita: detestate il male,
attaccatevi al bene…La vita di comunione, prima che altrove, deve
concretizzarsi all’interno della CM…abbiate in voi gli stessi sentimenti…”
All’avvicinarsi
del giorno tanto importante della mia consacrazione a Dio, 31 dicembre 2015,
sento la grande responsabilità di portare l’annuncio del Vangelo a tutti i miei
fratelli mediante la parola, la testimonianza, la valorizzazione dell’altro
cercando di vedere in Lui il volto di Cristo.
Il ritiro che ho fatto dal 27 al 31 dicembre mi ha
aiutato a riflettere, ad ascoltare e ad accogliere con gioia la Parola di Dio e
del nostro Statuto. La mia gioia è grande, sento che Dio è con me e mi spinge a
“guardare lontano”.
Ringrazio
anzitutto Dio che mi ha chiamata per una “ missione
di servizio nella Chiesa e nel mondo”; mia mamma che sempre mi ha
incoraggiato; le mie formatrici (inizialmente Lùcia Correia e, attualmente
Antonieta); tutti i membri della CM della Guinea Bissau; p. Domingos (ofm) che
ci ha animato, quest’anno, i ritiri mensili e quello annuale; le persone che
hanno pregato perché il progetto di Dio si realizzasse in me.
Maria,
madre del Verbo incarnato e mia dolce madre, in ginocchio, ti chiedo che tu
diriga sempre i miei passi in un cammino di fedeltà e di comunione perché la
mia vita si trasformi in un perenne servizio d’amore.

dopo molto silenzio eccomi a voi !
Sono già passati più due anni dal mio rientro in Mozambico.
E sono passati in fretta, ma vorrei comunicare un po’ il cammino che mi ha
riportato in questa terra.
Il vantaggio di questo nuovo cammino per me è stato il fatto
di conoscere già la realtà, la lingua… Negli anni ‘90 ho vissuto quasi 10 anni
in Mozambico. Poi c’è stato lo stacco di 12 ed eccomi di nuovo qui. Quando
Martina e il Consiglio mi hanno fatto la proposta, ho accettato con
disponibilità e gioia. Subito ho cercato di disporre il mio cuore a questo
rientro che vivevo con una certa preoccupazione. Avevo timore di lasciarmi
prendere da una nostalgia che non mi avrebbe aiutato. La nostalgia ti può
giocare brutti scherzi e ti può rendere cieca, ti fa ricercare tutto quello che
avevi lasciato e restare delusa se non lo incontri. Ho chiesto al Signore che
mi aiutasse a tornare in Mozambico con occhi nuovi che non ricercassero luoghi
“antichi” che portavano il mio marchio, ma occhi che sapessero vedere il bello
che è nato senza di me. Devo ringraziare il Signore perché mi ha concesso
questa grazia e il cuore l’ho sentito libero di iniziare un cammino veramente
nuovo, con il mio bagaglio di esperienza e conoscenza. A questo proposito mi
piace ricordare Isaia (43,19): “Ecco, io
faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche
nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa”.
Finalmente
a Namarroi!
Il nostro cammino “Ad gentes” è iniziato con l’arrivo delle
prime missionarie a Milevane nel 1968 e l’anno successivo si è formato un’altro
gruppo a Namarroi.
Namarroi ha sempre suscitato in me una certa emozione per
vari motivi: qui la CM ha lavorato con
molta soddisfazione e nel campo dell’evangelizzazione e nel campo socio
sanitario; ha sofferto con il popolo gli
eventi della guerra civile; le stesse missionarie allontanate e messe in
carcere con la proibizione di rientrare a Namarroi…
Nella mia permanenza in Mozambico negli anni ‘90 varie volte
avevo programmato di andare a Namarroi, ma di fatto, a causa di situazioni
contingenti o della strada (mancavano ponti) o piogge torrenziali, non sono mai
riuscita ad arrivarci.
A poco meno di un mese dal mio rientro in Mozambico, ecco
che mi ritrovo a guidare verso Namarroi. Un viaggio che faccio con Dalaina. Con lei dovevamo incontrate le famiglie delle
ragazze che avrebbero iniziato a vivere con noi a Invinha.
Dopo circa due ore di strada, eccoci a Namarroi, una piccola
cittadina con una strada principale dove si affacciano uffici, negozietti,
l’ospedale… Noi ci avviamo subito alla missione. Ed eccomi, con un carico
notevole di emozione, nel grande cortile della missione di S. Tiago in
Namarroi. Mi sono guardata intorno e mi è apparso un luogo conosciuto e
riconosco alcuni scorci visti nelle innumerevoli foto che lungo gli anni ci
sono giunte. Il mio sguardo è andato subito a quella che era stata la nostra
abitazione. Conservata bene ed ora
abitata dai Padri diocesani che portano avanti la parrocchia. Alle spalle della
casa una bella collina verde ma che ha assunto, durante la guerra civile, un
triste ricordo. Dall’alto venivano uccisi e gettati dall’altro lato della
collina molti innocenti. Mi hanno detto che ora tutti gli anni si sale in
preghiera per ricordare questi martiri.
Nella missione ci siamo fermate poco, il tempo di salutare
il parroco, le suore spagnole arrivate da alcuni mesi e, ripartite per il
nostro itinerario, incontriamo alcune famiglie le cui figlie inizieranno il
cammino con noi. Un dialogo semplice e facilitato con la traduzione in Lomwe di
Dalaina. E poi verso casa.
Dopo qualche giorno ci sono ritornata con Lisetta e ho
chiesto di visitare dove avevano abitato le missionarie, dopo che erano uscite
dalla missione. Delle casette di allora, ci sono solo alcuni pezzi di muro, ma
io ho avvertito ancora una carica di presenza nostra. Lì la CM ha fatto la
scelta di vicinanza alla gente, ha vissuto la sua incarnazione accanto al
popolo con momenti di gioia ma anche
condividendo sofferenze e precarietà. Rientrando da questo secondo viaggio,
molti pensieri mi hanno riempito la mente, mi ha invaso un senso profondo di
gratitudine ed anche una reale consapevolezza che lì si sono messe le radici di
quello che oggi siamo in Mozambico. Ora io mi ritrovo a cogliere i frutti che
non ho seminato… ma è vero che: “chi
semina e chi raccoglie, gioiranno insieme” (Gv 4).
Ho pregato per tutte le missionarie che sono passate da
Milevane e Namarroi, dove hanno lavorato gioito e sofferto. Ora, dopo molti
anni, alcune giovani di Namarroi stanno facendo il cammino con noi. Tutto
questo lo sento come una continuità e un frutto che sta maturando ma che ha
radici profonde e solide.
A Nampula
In questi due anni ho vissuto a Nampula, in questa realtà CM
in formazione. Le ragazze in cammino erano 9 (1 nel Biennio 2 nell’Orientamento
e 6 in
discernimento) Altre in discernimento sono ad Invinha – Gurué.
Quest’anno il cammino sarà diverso, arricchito da 7 giovani
che sono entrate nel periodo di Orientamento al termine degli esercizi
spirituali. Gli esercizi sono stati un momento molto forte: eravamo in 20 e li
abbiamo fatti a Milevane, proprio dove le prime missionarie hanno iniziato la
presenza in Mozambico (Lisetta, Teresa Castro e Ilda Candelaria) . L’ho visto
come un segno: dove tutto ha avuto inizio, ora si riparte con una realtà nuova
e la presenza di Lisetta è stata un segno di unità e continuità. La
celebrazione è stata molto semplice, ma sentita e partecipata e la gioia, espressa
con canti e danze, ha arricchito e fatto sentire profondamente la nostra la
liturgia. Sono ragazze giovani (dai 18 ai 23 anni) che hanno completato la 12a classe
(tranne una) e quest’anno tutte faranno un anno di servizio nella biblioteca,
in parrocchia e in altri settori. Preghiera e vita insieme ci aiuteranno a
camminare in questa sfida formativa che ritengo una grazia, ma anche una grande
responsabilità da parte di tutta la CM.
E’ necessaria molta preghiera perché il
Cuore di Cristo ci indichi il cammino.
In questo anno della Misericordia è provvidenziale per tutte
noi, nell’ottica dell’amore e della comunione, riscoprire la ricchezza della
nostra spiritualità e mi piace ricordare le tre parole che Papa Francesco ha
lasciato ai consacrati riuniti a Roma per il Giubileo: PROFEZIA, PROSSIMITA’, SPERANZA.
“… Profezia. E’ il vostro specifico.
Ma quale profezia attendono da voi la Chiesa e il mondo? Siete anzitutto
chiamati a proclamare, con la vostra vita prima ancora che con le parole, la
realtà di Dio: dire Dio… . Prossimità. Dio, in Gesù, si è
fatto vicino ad ogni uomo e ogni donna Essere, come Gesù, vicini alla gente;
condividere le loro gioie e i loro dolori; mostrare, con il nostro amore, il
volto paterno di Dio e la carezza materna della Chiesa... Speranza.
Testimoniando Dio e il suo amore misericordioso, con la grazia di Cristo potete
infondere speranza in questa nostra umanità segnata da diversi motivi di ansia
e di timore e tentata a volte di scoraggiamento...E potete alimentare la
speranza anche nella Chiesa. La testimonianza carismatica e profetica della
vita dei consacrati, nella varietà delle sue forme, può aiutare a riconoscerci
tutti più uniti e favorire la piena comunione”. Papa Francesco (Roma 1 febbraio 2016)
Concludendo, ripeto una frase che non ricordo dove l’ho letta
ma la sento molto significativa: “Il consacrato/a
è colui/colei che sa vedere quello che altri non sanno vedere”. Volgendo il nostro sguardo a Colui che
hanno trafitto, chiediamo la grazia di vedere là dove il mondo è cieco.
Sempre in comunione e conto sulla vostra preghiera.
Annamaria Berta

la gioia di un cammino
Mi sembrava di vivere un sogno quando ho avuto la
grande sorpresa che eravamo ammesse al
periodo di Orientamento e che avremmo partecipato insieme alle altre
missionarie agli esercizi spirituali. E’ la prima volta che faccio questa
esperienza nella Compagnia Missionaria.
Il 17 gennaio 2016 siamo andate a Milevane ed è stato
molto bello ritrovarci insieme con tutte le missionarie: contemplare la natura,
vivere insieme i momenti di preghiera…Tutto è stato molto importante per me. Il
ritiro è cominciato il 9 gennaio nel primo pomeriggio ed è terminato il 14 nel
pomeriggio. E’ stato importante arrivare qui il 7 gennaio dopo un lungo
discernimento. Ero desiderosa di entrare nell’Orientamento. Il giorno 15
gennaio c’è stata una bella celebrazione vissuta nella semplicità e nella
familiarità.
Anzitutto voglio ringraziare Dio per il dono della
vita che mi concede ogni giorno. Grazie anche a p. Marcello Matté, dehoniano,
che ha animato questi esercizi spirituali. E’ stato molto simpatico e mi è
piaciuto molto il tema che ha trattato: “Beati voi…”. Voglio ringraziare la
Presidente della CM, Martina che ci ha aiutato molto con la sua preghiera e
chiedo che continui a pregare per noi. Un grazie a Serafina. Mi ricordo sempre
di lei quando parlo delle “Beatitudini”. Un grazie particolare a Mariolina che
ci ha accompagnate fin dal gennaio 2013, quando accettò la nostra richiesta di iniziare un
cammino nella CM, ad Anna Maria, che sempre ci ha aiutato nella formazione e a
cui riconosco buone qualità come formatrice. Le missionarie Helena e Gabriela
che ci hanno sempre accompagnato giorno per giorno e chiedo loro di pregare per
me.
Sappiamo che il periodo formativo richiede grande
impegno e per questo chiedo a tutta la CM, missionarie, familiares e amici che
preghino per noi. Sono certa che anche p. Albino ci sta accompagnando in questo
cammino.
Natália
Baptista Joaquim
Carissime missionarie, vi saluto con grande gioia.
Ringrazio tutte coloro che hanno partecipato agli esercizi spirituali a
Milevane. Io sono arrivata lì il 7 gennaio per partecipare a questo evento.
Sono rimasta molto contenta per questa esperienza e ho imparato molte cose. In
questi giorni ho capito ancora meglio che siamo chiamate da Dio per
testimoniare Gesù che è morto e risorto per noi. Ho compreso di più
l’importanza della preghiera che deve far parte della nostra vita per
alimentare la nostra vocazione. Ho vissuto con gioia, ogni giorno, la preghiera
personale, il silenzio, la meditazione…cercavo di incontrare Gesù.
Questi momenti di preghiera silenziosa sono stati per
me una scoperta gioiosa e mi sono resa conto che non può mai mancare nella mia
vita questo contatto con Dio, a partire dal cuore. Anche i momenti vissuti
insieme con tutto il gruppo mi hanno aiutato a prepararmi bene all’entrata nel
periodo di Orientamento. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato ad
arrivare fino qui e anche p. Marcello che, dall’Italia, è venuto da noi per
animare i nostri esercizi spirituali. Sono contenta del passo che ho fatto nel
mio cammino di consegna a Dio nella CM.
Angelina Alberto Mutipo

incontro internazionale della vita consacrata
L’incontro
svolto a Roma, dal 28 gennaio al 2 febbraio 2016, in occasione della chiusura dell’Anno della Vita Consacrata è
stato un’esperienza molto intensa di fraternità e di riflessione sul nostro
Essere consacrati nell’oggi della storia.
Ho partecipato
insieme a Luisa e Lucia Maistro; eravamo circa 5.000 consacrati venuti da tutte
le parti del mondo, rappresentanti di tutte le espressioni diverse della vita
consacrata.
La
Congregazione della Vita Consacrata pubblicherà le relazioni presentate al
Convegno come i vari interventi di Papa Francesco.
Voglio
qui condividere alcune idee forza che mi
hanno particolarmente colpita. Tre
parole che hanno segnato i principali interventi: Conoscere – Abitare –
Contemplare. Tre parole che interagiscono tra loro. Non si può vivere l’una
senza che ci sia anche l’altra. Le tre parole si devono vivere nella vita
quotidiana contemporaneamente.
Conoscere: imparare, incarnare il proprio
carisma e conoscere il mondo di oggi, la realtà del nostro tempo, la nostra storia,
l’uomo e la donna, con le loro ferite, gioie e sogni. Dice Papa Francesco:
”Conoscere e abbracciare il mondo per abitarlo fraternalmente”.
Abitare: essere protagonisti della storia
manifestando con la vita la nostra sequela a Cristo. Abitare la casa comune,
dice il Papa, stare veramente presente ( con tutto il nostro essere ), senza
fuggire, nè essere attaccati al passato o ansiosi per il futuro. Abitare in
salita, cercando l’altro,“per proteggere i più deboli della terra”EG 209 – 210.
Gurdare i volti dei nostri fratelli, i loro occhi, i loro gesti particolari,
che ci parlano e molto. Rompere con l’individualismo che possiamo assorbire
attraverso la cultura che ci circonda e in cui viviamo.
Contemplare: ascolto attento della volontà di
Dio, lasciandoci guardare da Lui e imparare a guardare come Lui, incontrandolo
ogni giorno nella sua Parola, per farci a nostra volta Parola di Dio, nel
quotidiano di ogni giorno. Questo richiede molta umiltà. Contemplare significa
imparare ad Amare. Questo ci aiuta a discernere con l’aiuto di Dio e insieme
agli altri il cammino da seguire.
E’ stato molto bello e importante ricevere il mandato di esperti
in Comunione e in Umanità, essenziali per essere donne consacrate. I nostri
gruppi devono far vedere la testimonianza di una comunità umana in comunione di
amore, solamente così si farà missionaria. In particolare, Papa Francesco
nell’udienza del 1 febbraio ci ha esortato a sradicare la critica dai nostri
gruppi o comunità; secondo Lui questi sono atti terroristici, bombe che
distruggono. Ha insistito molto nel dirci di cercare invece cammini di dialogo e
di perdono. Ci ha chiesto poi di diventare profeti ( insieme e essere persone di speranza. ( Sicuramente
queste parole si possono incontrare nel sito web del Vaticano ).
Quest’anno della Misericordia è un’invito a lasciarci trasformare
dall’Amore misericordioso del Padre per dare una testiminianza missionaria di
donne di comunione, donne allegre, donne materne, sorelle e amiche, capaci di
riscoprire nelle altre missionarie e persone che ci circondono, la bellezza di
Dio. Che Maria nostra Madre, donna dell’Eccomi ci guidi e ci sostenga.

sono venuto perché abbiano la vita
Oggi desidero condividere con voi la bella esperienza
che ho vissuto il 15 gennaio 2016 con un gruppo di adolescenti a Sobrosa –
Paredes. Le catechiste – Carolina, Fernanda e Eugenia – mi avevano invitato per
trattare il tema: “Vita data, donata”. Sono
rimasta contenta, quasi al termine dell’anno per la Vita Consacrata, pieno di
benedizioni del Signore, di avere l’opportunità di testimoniare che “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la
vita intera di coloro che si incontrano con Gesù e che “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EV n.1).
Ho parlato loro della linfa che ci anima e che sgorga
dall’abbondanza dell’amore di Dio, della testimonianza di papa Francesco, della
confluenza di tante grazie ricevute: Sinodo dei Vescovi, apertura della Porta
Santa – Giubileo della Misericordia e della Settimana di studi sulla Vita
consacrata sul tema: “Misericordia e Vita Consacrata”, a Fatima in questo mese
di febbraio.
Davvero
la Chiesa non si stanca di offrirci i mezzi per accogliere l’abbondanza della
vita che Gesù ci offre: “Sono venuto
perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10).
E’ stata davvero un’esperienza
meravigliosa il poter condividere con questi adolescenti la mia gioia di essere
donna consacrata che vive il quotidiano dentro le situazioni del mondo. Mi
hanno rivolto molte domande e si sono presi l’impegno di aiutarsi tra loro e
aiutare anche le famiglie a crescere a immagine di Gesù. Ho assicurato la mia
preghiera per tutte le catechiste, gli adolescenti e le loro famiglie.
Un abbraccio a tutte le missionarie,
familiares e amici, con molto affetto

intervista a dolores e franco
- Raccontateci
un po’ della vostra vita: come vi siete conosciuti…cosa fate…la vostra
famiglia… l’essere genitori oggi. Narrateci un po’ di storia della vostra vita
di coppia e in coppia...
Siamo
sposati da 36 anni e ci conosciamo da 38 . Ci siamo incontrati in viale Gambaro
nella Casa del Missionario per caso, io (Dolores) frequentavo il gruppo già da
qualche tempo e io (Franco) ero andato li su richiesta di mio cugino che andava
a trovare un amico conosciuto in marina
durante il militare. Era un incontro di un gruppo di persone di Genova che si
vedevano periodicamente con una missionaria che arrivava da Bologna. Ci siamo
sposati dopo due anni, nel 79. Avevamo 24 anni... tanti sogni tante idee tante
speranze. Sognavamo di partire per un paese del terzo mondo, abbiamo cercato la
strada e dopo due anni siamo partiti come volontari di una organizzazione non
governativa per una zona indigena del Venezuela. Prima di partire abbiamo fatto
un corso a Verona di due mesi dove abbiamo imparato qualcosa dello Spagnolo ed alcune nozioni sulla Storia
dell'America Latina, la Cultura, la Chiesa, la Società e la politica.
Questa
esperienza è stata molto importante per la nostra vita di coppia. In Venezuela
abbiamo fatto due esperienze bellissime: Con gli indios cercando di condividere
giorno per giorno esperienze, conoscenze, vita, con una cultura molto lontana
dalla nostra. Il secondo periodo lo abbiamo vissuto in un territorio dove la
gente, molto povera, viveva della coltivazione di vecchie piantagioni di caffè.
Qui abbiamo vissuto veramente come a casa. Io Dolores, lavoravo con le donne utilizzando la medicina naturale e
coltivando un orto comunitario. Io Franco lavoravo con i giovani in un progetto
di apicoltura. Aspettavamo Emanuele, il nostro primogenito e questo ci faceva
ancora più dentro la realtà di coraggio, di voglia di riscatto, di indipendenza
del popolo latinoamericano.
Siamo
tornati in Italia tre anni dopo; Emanuele aveva 6 mesi. L'impatto con la realtà
italiana: società, economia, Chiesa è stato molto duro. Ci siamo presto resi
conto che avevamo vissuto un tempo privilegiato: avevamo visto all'opera
l'azione dello Spirito Santo ed ora eravamo ripiombati nel vuoto della Società
e della Chiesa italiana.
Una
testimonianza per tutte: in Venezuela avevamo incontrato delle Piccole Sorelle
del Vangelo ispirate alla spiritualità di Charles de Foucauld, era un piccolo gruppo che viveva in una
cittadina vicino a Caracas in una zona popolare e si mantenevano, come tutte le
donne del posto, facendo servizio come domestiche nelle case dei ricchi della
zona, una sorella ci ha raccontato che tra i tanti lavori le è capitato di fare
servizio in un istituto di suore, per un po' è riuscita a nascondere la sua
identità ma poi alcune suore più giovani l'hanno riconosciuta; ha dovuto
licenziarsi e si rammaricava di non essere riuscita a far capire alle suore
l'importanza: non di essere dalla parte dei poveri ma di essere realmente
poveri... Questo accadeva trenta anni prima dell'era di Papa Francesco ma, del
resto, già un altro ci aveva provato, senza successo, 2000 anni prima.
Ci siamo
buttati nella vita italiana: lavoro, asilo per Emanuele, è nata Raffaella unica Settentrionale della
famiglia. In tutto questo percorso, per noi molto difficile, un grande aiuto ci
è giunto dalla Compagnia Missionaria dove siamo entrati formalmente dopo la
nascita di Raffaella nonostante frequentassimo comunque sempre tutti gli
incontri. Abbiamo cercato di testimoniare la nostra fede nella quotidianità
della vita. Come genitori abbiamo pensato che fosse importante che i figli
crescessero, liberi e consapevoli, questo significa che abbiamo sempre cercato
di spiegare il perché delle cose e l'importanza di pensare con la propria
testa, oggi possiamo dire che sono dei bravi ragazzi non fanno esattamente
quello che abbiamo fatto noi, non seguono la C M, non sono assidui
frequentatori della chiesa, non sono neanche tanto impegnati politicamente,
lavorano e questo oggi è molto e sono responsabili. Abbiamo la coscienza
tranquilla di aver fatto tutto il possibile per una loro crescita equilibrata e
serena.
- Il vostro incontro con la
Compagnia Missionaria. Come e’ avvenuto, quali motivazioni vi hanno stimolato a
scegliere questa nuova avventura… C’e’ stato un incontro, un contatto che
ricordate con particolare affetto e che ha inciso e continua ad essere importante per la vostra decisone ?
La
nostra partecipazione alla Compagnia Missionaria è stata stimolata dalla
possibilità di incontro e di dialogo con le persone, in particolare ci ha
colpito in modo positivo la personalità di Giuseppina Martucci e di Padre
Albino che incontravamo con regolarità una volta al mese. Per me Dolores quello che mi ha colpito di Giuseppina è il
sentirmi accolta e capita, ad esempio la prima volta che ci siamo incontrate,
nel salutarci Giuseppina mi ha detto: “che strano mi sembra di conoscerti da
sempre” ed io le ho risposto che anche per me era la stressa cosa. Gli incontri
con padre Albino sono stati fondamentali per la nostra crescita, anche se a
volte non condividevamo tutto il suo pensiero e la nostra posizione era un po'
come quella di figli che, pur non essendo sempre d'accordo col Padre, non ne mettono mai in discussione l'autorevolezza.
A Lui dobbiamo la scoperta che Dio è amore e questo è un calore che ci ha
avvolto e ci avvolge ancora diventando “energia” essenziale nel nostro vivere
il quotidiano.
- Papa Francesco parla di
“Chiesa in uscita” e di “periferie esistenziali”. Secondo voi come possiamo
declinare concretamente queste stimolazioni con una presenza nel territorio,
nella parrocchia, nelle realtà sociali,
insomma, in che modo possiamo stare in mezzo alla gente del nostro tempo?
L'ostacolo
fondamentale che preclude ogni via di comprensione tra gli uomini di chiesa e
le persone comuni che bene o male cercano di portare avanti la loro esistenza è
il clericalismo in tutte le sue forme sia in quelle conclamate ed evidenti di
coloro che ostentano l'abito, sia in quelle striscianti di chi comunque si pone
su un gradino di superiorità morale e spirituale e chiude ogni possibilità di
dialogo e di comprensione. Gli uomini sono amati da Dio in quanto uomini non
perché abbiano una particolare capacità o predisposizione, la Chiesa ha perso
la capacità di annunciare questa verità fondamentale, che è il senso
dell'incarnazione. Il messaggio che oggi passa nel mondo è quello di una Chiesa
recinto che chiama a raccolta gli uomini affinché entrino nei suoi confini e si
comportino in modo da sostenere il recinto, in contrapposizione con altri che sono negativi e da combattere. Non basta
uscire ed andare occorre uscire ed andare incontro agli altri senza timore di
venirne contaminati e trasformati. Per fare questo occorre riflettere molto
sulla figura di Gesù sul carattere liberante del Suo messaggio, sul senso autentico della buna
notizia di un Dio che Ama e non condanna. Le persone crescono se acquisiscono
consapevolezza di sé, importanza del loro
ruolo, anche se è marginale, e credono nella possibilità di essere liberi di
fronte alle scelte della loro vita e fiduciosi in un Padre che li ama, questo è
il senso della misericordia di Dio.
- Il
recente sinodo sulla famiglia, l’annuncio del giubileo sulla misericordia…sono
eventi – prospettive “nuove” che la
chiesa ci fa vivere e che dovrebbero
incidere e far crescere la nostra vita cristiana ed ecclesiale. Quali cammini
di conversione individuate e credete incisivi? Da dove si deve cominciare?
Il
recente Sinodo sulla famiglia alla fine non ha dato delle risposte certe, forse
non le poteva dare, chi nella Chiesa è ancorato ad una visione di una famiglia
tradizionale, non è disposto a comprendere le ragioni di chi si trova in una
situazione di divisione e di dolore.
Chi
invece ha come fondamento della Verità della fede la misericordia è in parte
confortato dalla possibilità di attingere alla grande misericordia di Dio anche
nelle situazioni familiari più degradate. Siamo all'inizio dell'anno della
Misericordia, secondo noi questo anno sarà fruttuoso se porterà una riflessione
ed una conversione all'interno della vita ecclesiale, una conversione dei cuori
e della vita pratica dei credenti.
- Quale messaggio vorreste
comunicare ai nostri lettori?
Vorremmo
comunicare un messaggio di fiducia e di speranza sulle parole che Gesù rivolge
a chi lo ascolta “Coraggio Io ho già vinto il mondo” Non dice: “coraggio vinceremo” ma ho vinto e lo dice
dalla croce, dal massimo della sconfitta. Questo è un messaggio che fa appello
alla nostra fede e mette a nudo tutte le nostre paure e certezze, qui ci viene
chiesto di fidarci di Lui dal punto più basso della sua esistenza. Vorremmo
concludere con l'espressione di don Luigi Verdi, altra persona importante nella
nostra vita: “ E' questo il tempo di non sprecare più fatica per il recupero di
un cristianesimo bigotto, polemico e triste, è questo il tempo di tornare ad un
cristianesimo che abbia lo sguardo dei piccoli e dei poveri, un cristianesimo
che nasca dalla follia, dalla fame, dall'innamoramento, che porti con sé la
seduzione della verità tenera e della bellezza. La verità è fatta per gente che
cammina pensosa, spesso solitaria, che porta sempre nel cuore le stigmate o le
ferite della sua vita, perché non c'è nessuna verità e nessuna bellezza a poco
prezzo.” ( L. Verdi, La Chiesa della tenerezza).
