Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
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14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

la gioia di vivere
93 anni con il sorriso e una grande bontà!
Oggi mi sono decisa a scrivere per
comunicare alcuni fatti che sono come dei fili che hanno tessuto e continuano
a tessere la storia della vita della nostra cara Madalena Saldanha, Familiaris.
Nell’attesa della sua “4ª giovinezza” non ha potuto partecipare ai
nostri Incontri e Ritiri, ma è sempre attenta a tutto ... Sono andata a
trovarla a casa sua, non puoi immaginare la gioia nel vedermi! Tutta la sua
persona trasmetteva gioia, il sorriso trasparente e perfino i suoi occhi
sorridevano luccicando dall’emozione!
Dopo averle consegnato un po’ di frutta
mi disse: “Grazie di cuore, la dividerò con mia figlia che è molto ammalata. Ha
un problema alle mani e i medici non hanno ancora diagnosticato l’origine di
questa malattia”. E continuò dicendo: “Mia figlia sta peggio di me”.
Madalena è una persona molto cara ed è
veramente una madre molto affettuosa. Mi ha fatto vedere tutto il lavoro che
faceva quando andava a lavorare al Palazzo Episcopale, dove era molto
conosciuta e benvoluta. Ha un libro che p. Tolentino Mendonça – poeta e
scrrittore – oggi vescovo a Roma, le aveva offerto con l’autografo. Puoi
immaginare la sua gioia! Siccome era una brava sarta, faceva lavori anche per
il vescovo e così guadagnava un po’ di soldi. Ma quello che più mi ha
meravigliato è la sua capacità di saper riutilizzare vasetti di vetro (4
vasetti: uno grande, due medi e uno piccolo). Oltre ad essere una buona sarta
sa ricamare usando una varietà di punti, su tovaglie e tovaglioli ...
Attualmente occupa diverse ore del giorno lavorando a crochè, per preparare
piccoli ritagli che servono per coprire
questi vasetti, in varie tonalità di colori. E’ da sottolineare il senso di
appartenenza alla CM. Le piace molto leggere Vinculum, la liturgia delle ore,
le varie preghiere … La sua casa è una vera “Betania”. Le persone che entrano
sentono molto il “Profumo” dell’amore del Cuore di Gesù e di Maria. La sua casa
è piena di fiori e come diceva il “Conego
Fiel” in una omelia.”Possiamo dire
che le decorazioni sono la grande gioia della Risurrezione di Gesù”. Credo
che Madalena Saldanho si stia lasciando affascinare dalle meraviglie del
Signore vivendo la sua “4ª giovinezza” con molta
gioia e con queste occupazioni per tenere occupata la sua mente. “Se Dio vuole in luglio compirà 94 anni”. Prima
di lasciarla le ho fatto una domanda:”Signora Madalena le piacerebbe
partecipare ai nostri esercizi spirituali? Lei mi ha risposto così: “Se
qualcuno di voi viene a prendermi parteciperei con molto piacere”. Alla fine ha
concluso il nostro incontro con queste parole:”Io, grazie a Dio, vivo la mia vita in maniera semplice, normale”.
Veramente Madalena è una donna piena di tenerezza, di gioia e di pace.

responsabile e consiglio centrale
Responsabile centrale: M. Dolores BiggioVia Chiappeto, 616132 GENOVA cell. 3392402851e-mail: dolores@uvaweb.itskype: maria.dolores.biggio
João
Carlos Vasconcelos SpinolaRua Caridade Pestana, 499060-049 FUNCHALcell. 966930089e-mail: joao.spinola@pestana.com
Domenico De Riso Via Buonconsiglio, 22380057 S. ANTONIO ABATE NA cell. 3939443417deriso12@inwind.it
Franco CardinaleVia Chiappeto, 616132 GENOVA e-mail: franco@uvaweb.it
cell. 3393997193
esempio di offerta e donazione
RICORDO DI EMA LUZ MENDOZA, familiaris di S. Bernardo, Cile
Il 21
gennaio scorso all’età di 93 anni è deceduta a S. Bernardo del Cile Ema Luz
Mendoza Oyanedel, Emita, per gli amici. La sua vita è stata veramente un
esempio di offerta e donazione al
Signore. Da 26 anni faceva parte del gruppo dei familiares. Nel marzo 2000
sostituì la responsabile del gruppo Kenia Montano quando questa morì. Un servizio che svolse con impegno e serietà
fino alla fine di quell’anno. Aveva una grande ammirazione e stima per p. Albino e Santina che aveva
conosciuto personalmente e che cercava di rimanere in contatto attraverso una
frequente corrispondenza. Per nessun
motivo mancava alle nostre riunioni, era molto fedele e ligia in questo. Aveva
un forte senso di appartenenza alla CM. I funerali si sono svolti a S. Bernardo
nella parrocchia di S. Clemente, con la partecipazione oltre che dei familiari
e amici anche di una rappresentanza CM. Chi era presente ha definito la
Messa”commovente”. Il parroco, che la conosceva bene, ha tracciato il percorso
della sua vita presentando aspetti concreti: è stata maestra alle elementari
e anche maestra di religione. In seguito
è stata scelta come direttrice del collegio dove insegnava. Ha partecipato per
diversi anni al coro dei professori; le piaceva dipingere soprattutto
paesaggi e fiori e scrivere poesie. Questi hobby l’aiutavano ad aver uno
sguardo positivo e creativo anche sul mondo. Un suo grande apostolato era anche
quello di recitare il Rosario, specialmente con i suoi colleghi, maestri in
pensione, gli ammalati e altre persone. E’ deceduta assistita dalla figlia con
la quale viveva da tempo.
Ringraziamo il Signore per la sua vita di fede, di testimonianza fedele, di servizio e
di presenza convinta e discreta nella CM. Preghiamo per lei e per la sua
famiglia e chiediamole che dal cielo continui a vegliare su di noi.

in coppia, con cristo
Intervista a Rosa De Conte e Clemente Statzu
Per conoscerci meglio vi
chiediamo di sfogliare insieme alcune pagine delle vostra vita, facendo memoria
delle “grandi cose” che il Signore ha compiuto sul vostro cammino.
Una prima conoscenza tra me e
Clemente è avvenuta a S. Antonio Abate intorno al 1978. Ma poi per diverse
situazioni siamo vissuti lontani senza legami particolari, solo qualche ricordo
sporadico da buoni amici. Questa conoscenza è stata ripresa intorno al 1981,
quando, dopo il terremoto per necessità Clemente ha trovato appoggio a Napoli
in viale Colli Aminei, presso un’anziana persona sola, che aveva bisogno di
compagnia, in una casa tutta puntellata perché gravemente lesionata dal
terremoto. Era in attesa di un lavoro che gli era stato assicurato.
Il 07 gennaio 1982, dopo
attenta e ponderata decisione giunse il giorno del nostro
matrimonio. Una festa straordinaria, anche perché nella
stessa celebrazione eravamo due coppie a celebrare il matrimonio. È stato, lo
dobbiamo dire con franchezza, un matrimonio molto chiacchierato, e qualcuno ha
giocato i numeri su quanto accadeva… chissà ??? Per noi è stato un momento di
grazia nonostante alcune avversità evidenti, frutto di pettegolezzi, di
pregiudizi e di maldicenze. Nonostante le avversità mai è venuta meno la fede
nel Signore e ne abbiamo sempre avvertito la Sua presenza. Accanto abbiamo
avuto sempre un santo sacerdote, il nostro padre spirituale, che ci ha guidati
e accompagnati amorevolmente. Precedente al matrimonio e nei primi mesi di
matrimonio, mentre Clemente si adoperava in svariati modi per raccogliere i
fondi necessari per andare avanti, anche se vi era un appoggio totale nella mia
famiglia, io continuavo ad andare all’università dove mi ero iscritta presso la
facoltà di medicina. Clemente a settembre del 1982 riusciva ad inserirsi come
applicato nella biblioteca comunale e da lì, per necessità fu inserito nel
Comando Vigili Urbani, sempre come applicato.
Il 25 novembre del 1982 una
grande gioia, la nascita del nostro primogenito Giovanni. A settembre del 1983
Clemente ebbe l’incarico, da parte della Curia di Castellammare di Stabia, come
docente di Religione a S. Antonio Abate. Anche la situazione economica
incominciava ad avere una maggiore stabilità e ci permetteva una piena
indipendenza, che precedentemente mancava. Da subito abbiamo preso, insieme, la
decisione di collaborare nella comunità parrocchiale e a livello ecclesiale,
secondo le nostre capacità e conoscenze. Clemente nel guidare le celebrazioni
con il canto e entrambi come catechisti. Anche in virtù del nostro impegno
ecclesiale fu possibile per Clemente avere l’incarico come docente di
religione. Con la nascita di Gianni, per problemi di salute sono stata
costretta a lasciare l’università e a dedicarmi maggiormente al bambino.
Intorno al 1985, a seguito
della conoscenza, in maniera più forte, della Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore, insieme, abbiamo deciso di entrare a far parte di questo Istituto
secolare come familiares, colpiti e coinvolti dalla spiritualità e
dall’entusiasmo delle Missionarie e dei Familiares. Successivamente Clemente ha
sentito forte la chiamata a prestare il suo servizio nella Chiesa Diocesana
come Diacono permanente e, dopo averne preso coscienza e aver valutato quanto
poteva incidere in positivo e anche, perché no, in negativo sulla nostra
famiglia, presentò richiesta al Vescovo. Insieme abbiamo preso la decisione di
accogliere questo progetto che il Signore aveva messo nel cuore di Clemente, e
ne sono stata ben lieta di partecipare con la mia collaborazione fattiva alla
sua scelta. È stato un cammino lungo ma bello, circa dieci anni, che ha portato
Clemente a ricevere il sacramento dell’ordine per il diaconato il 30 dicembre
del 2000. Nel tempo, gli impegni per Clemente non sono mancati anche a livello
di familiaris della CM, che mi hanno, di volta in volta, sempre coinvolta, e ne
sono stata lieta. Tutto partiva dal confronto e dalla scelta operata
concordemente. Spesso chi ci frequentava non riusciva a capire chi dei due
avesse voce in capitolo circa le decisioni e per noi era una conferma che
camminavamo sempre in armonia. Come familiaris Clemente è stato eletto come
primo consigliere e vice-responsabile dal 1989 al 1999 (per due mandati) e
successivamente, per altri due mandati,
dal 1999 al 2009 come responsabile centrale.
Il 05 luglio 1990 è nato il
secondogenito Pasquale e il 25 giugno1997 il nostro terzogenito Daniele. Gli
impegni non ci hanno assolutamente distolto dalle premure necessarie
nell’educazione e crescita dei nostri figli, e continuiamo, seppur con i nostri
limiti a compiere il nostro ruolo di genitori. Accanto ai momenti di gioia
diversi eventi di sofferenza hanno segnato la nostra vita e i tentativi di
scoraggiamento non sono mai mancati, ma non sono valsi a distruggere la nostra
vita di coppia e ciò che ci ha dato forza è stata sempre la preghiera, e la
costante partecipazione all’Eucarestia e al sacramento della riconciliazione.
Inoltre ciò che ci manteneva fortemente legati al Signore era la certezza che
anche nella notte più buia non ci avrebbe mai lasciati soli.
Papa Francesco nella sua visita
pastorale all’arcidiocesi di Milano ha detto ai diaconi presenti che:
“Il diaconato è una vocazione specifica, una vocazione familiare che richiama il
servizio…parola chiave per capire il vostro carisma.” (Incontro con sacerdoti e
consacrati - 25.03.2017). Clemente, qual
è la tua esperienza: gioie e difficoltà…
La mia esperienza di diacono la ritengo molto bella ed
entusiasmante. Però, devo ammetterlo, non è facile vivere il servizio. Di
fronte alle difficoltà iniziali di ammissione al sacramento - non vi erano
diaconi permanenti in Diocesi - e tante erano le difficoltà. Anche il cammino
di
formazione, oltre agli studi teologici fatti in precedenza
per l’insegnamento della religione, è stato lungo e non facile. Ma anche una
volta diventato diacono le difficoltà non sono mancate. Agli inizi, dovevo
spesso farmi violenza perché avrei voluto che tutto funzionasse per il verso
giusto, o meglio secondo il mio modo di vedere. La grazia di Dio ha piano piano
agito in me e mi sono lasciato toccare e illuminare dalla Parola di Dio e così i miei punti di vista sono andati
diminuendo, lasciando spazio alla condivisione, alla collaborazione e al
silenzio, imparando a proporre in maniera diversa ciò che io ritenevo
importante per la vita della comunità. Con la collaborazione di mia moglie, e
non esagero se dico che è più diacono lei di me, in quanto mi ha sempre
incoraggiato e sostenuto nelle varie situazioni di difficoltà, ho potuto
rendere il mio servizio fattivo e collaborativo nelle diverse comunità dove il
Vescovo mi ha inviato. E il Signore ci ha sempre sostenuti e ricolmati del Suo
Amore.
Il vostro cammino nella
Compagnia Missionaria, la conoscenza del fondatore P. Albino, la collaborazione
alle attività CM, i momenti più significativi…
Parlare di momenti
significativi è riduttivo, crediamo di aver sperimentato sempre la bellezza di
appartenere alla CM e di vivere le nostre giornate conformandole alla Volontà
di Gesù secondo la spiritualità CM. La collaborazione, secondo le nostre
possibilità vi è sempre stata e speriamo continui ad esserci, nonostante le
tante difficoltà incontrate. Partecipazione alle attività di governo CM da
parte di Clemente, alle missioni popolari da parte mia e di Clemente, la
collaborazione alla casa di ferie sia ad Asiago che a Monguelfo sono stati
sempre vissuti splendidamente e ci hanno offerto delle soddisfazioni e gioie
grandi.
Il legame poi con P. Albino è
stato molto forte e significativo. Il Padre ha avuto un ruolo importante sia
nella nostra vita di coppia che nel cammino come familiares della CM aiutandoci
a crescere nel conoscere e sperimentare il grande Amore del Cuore trafitto di
Gesù. Ritornano spesso alla nostra mente i momenti belli vissuti con lui.
Fare memoria è sì un ricordare
ma sempre con lo sguardo proiettato al futuro. Quale messaggio vorreste comunicare ai nostri lettori?
Lasciare un messaggio è un può
arduo. Tuttavia possiamo sintetizzare ciò che per noi è diventato fondamentale
nel nostro cammino di coppia. Alla base vi è la scelta radicale di appartenere
a Cristo Gesù e cercare di vivere secondo il suo volere. Il percorso di coppia,
ne eravamo a conoscenza, poteva essere spigoloso e per questo prima di sposarci
avevamo scelto come impegno, partendo da una frase della lettera di San Paolo
agli Efesini “non tramonti il sole sopra
la vostra ira” (4, 26), di chiarire ogni cosa prima di addormentarci. Senza
Gesù non si va avanti, e questo lo abbiamo sperimentato sempre. Preghiera,
ascolto della Parola, partecipazione all’Eucarestia, dialogo, condivisione,
sempre pronti ad essere dono l’uno per l’altro, tutto nell’amore del Signore,
sono aspetti fondamentali se si vuole crescere e camminare insieme. Momenti critici?
Sempre! Non ne sono mancati e ne siamo certi non mancheranno, ma una certezza
vi è ed è forte: Gesù non ci abbandona mai, nonostante le nostre fragilità.

incontro internazionale dei responsabili di gruppo
"NOI CM" sentito e vissuto
Nei giorni 27-28-29 Ottobre 2017 si è svolto l'Incontro Internazionale dei Responsabili di
gruppo Familiares.
L' evento è avvenuto a Sant'Antonio Abate e le
attenzioni e le cure delle missionarie e dei familiares, hanno fatto sì che il
tutto si svolgesse in un clima “sentito” e “respirato” di comunione, di
famiglia, di casa. Due segni importanti hanno aperto i lavori:
Condivisione del pane. Il pane impastato da noi,
cucinato e condiviso. E' stato un
momento molto intenso che ha visto tutti i partecipanti, missionarie e
familiares, con le “mani in pasta”,
sottolineando la necessità di impegnarci insieme e condividere anche le fatiche
del quotidiano vivere nella costruzione del Regno.
La lavanda dei piedi e consegna del grembiule. Il
momento, molto emozionante ha visto ognuna/o di noi lavare i piedi al fratello
o sorella vicina perché: “ ...con quella frase: gli uni gli altri, espressa nel
testo greco da un inequivocabile pronome reciproco, siamo chiamati a concludere
che brocca, catino e asciugatoio,prima che essere articoli di esportazione,
vanno adoperati all'interno del cenacolo” ( Tonino Bello)
Un eredità da vivere. Questo era il titolo del
convegno e il filo rosso che ha unito tutta la preparazione all'evento
attraverso le schede di formazione. Un eredità da vivere dunque, non da
sfruttare fino all'esaurimento vivendo di rendita ma far fruttare per donare
quanto ci è stato donato.
Familiares: sacramento dell'amore di Dio. Questo è il
titolo della bellissima e profonda relazione di Padre Marcello Maté che ci ha
aiutato nel lavoro. Trovo che questo
titolo sia bellissimo e allo stesso tempo impegnativo perché ci chiama a rendere visibile l'invisibile. Il sacramento rende visibile
l'invisibile e qual è l'invisibile che dobbiamo rendere visibile? E' l'Amore; è
questo amore che riceviamo in abbondanza e che ha bisogno di uscire; Come si
dice nella relazione, rendere carne la Parola, cioè viverla. E per vivere la Parola, rendendola carne, ci viene in aiuto lo Spirito: “Lo
Spirito viene in aiuto alla nostra
debolezza, quando ci sembra di non farcela, nemmeno a pregare[...]Quando ci
diamo da fare, ma ci sembra di non venirne a capo; quando ci agitiamo per molte
cose e ci sembra di perdere tempo; quando moltiplichiamo gli sforzi , ma i
risultati non si vedono: lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”
(dalla relazione di padre Marcello Matté).
Incontro Internazionale dei Responsabili di gruppo. E'
stato il primo tentativo di lavoro insieme ai gruppi lontani. Sicuramente non
abbiamo toccato la perfezione, ma il fatto stesso di essere riusciti a vederci
e a scambiarci notizie e impressioni è stato un passo importante. Tutti i
gruppi hanno lavorato in maniera ineccepibile per la riuscita dell'evento
e comunicare ,anche se per poco , con le
responsabili dell'America Latina e del Portogallo è stata una ricchezza.
Sicuramente dovremo “affinare “ la tecnica ma... un passo per volta! Sono stati
giorni di grazia e di benedizione che ci ha fatto veramente sentire e vivere il
“ Noi CM”.

intervista a dolores e franco
- Raccontateci
un po’ della vostra vita: come vi siete conosciuti…cosa fate…la vostra
famiglia… l’essere genitori oggi. Narrateci un po’ di storia della vostra vita
di coppia e in coppia...
Siamo
sposati da 36 anni e ci conosciamo da 38 . Ci siamo incontrati in viale Gambaro
nella Casa del Missionario per caso, io (Dolores) frequentavo il gruppo già da
qualche tempo e io (Franco) ero andato li su richiesta di mio cugino che andava
a trovare un amico conosciuto in marina
durante il militare. Era un incontro di un gruppo di persone di Genova che si
vedevano periodicamente con una missionaria che arrivava da Bologna. Ci siamo
sposati dopo due anni, nel 79. Avevamo 24 anni... tanti sogni tante idee tante
speranze. Sognavamo di partire per un paese del terzo mondo, abbiamo cercato la
strada e dopo due anni siamo partiti come volontari di una organizzazione non
governativa per una zona indigena del Venezuela. Prima di partire abbiamo fatto
un corso a Verona di due mesi dove abbiamo imparato qualcosa dello Spagnolo ed alcune nozioni sulla Storia
dell'America Latina, la Cultura, la Chiesa, la Società e la politica.
Questa
esperienza è stata molto importante per la nostra vita di coppia. In Venezuela
abbiamo fatto due esperienze bellissime: Con gli indios cercando di condividere
giorno per giorno esperienze, conoscenze, vita, con una cultura molto lontana
dalla nostra. Il secondo periodo lo abbiamo vissuto in un territorio dove la
gente, molto povera, viveva della coltivazione di vecchie piantagioni di caffè.
Qui abbiamo vissuto veramente come a casa. Io Dolores, lavoravo con le donne utilizzando la medicina naturale e
coltivando un orto comunitario. Io Franco lavoravo con i giovani in un progetto
di apicoltura. Aspettavamo Emanuele, il nostro primogenito e questo ci faceva
ancora più dentro la realtà di coraggio, di voglia di riscatto, di indipendenza
del popolo latinoamericano.
Siamo
tornati in Italia tre anni dopo; Emanuele aveva 6 mesi. L'impatto con la realtà
italiana: società, economia, Chiesa è stato molto duro. Ci siamo presto resi
conto che avevamo vissuto un tempo privilegiato: avevamo visto all'opera
l'azione dello Spirito Santo ed ora eravamo ripiombati nel vuoto della Società
e della Chiesa italiana.
Una
testimonianza per tutte: in Venezuela avevamo incontrato delle Piccole Sorelle
del Vangelo ispirate alla spiritualità di Charles de Foucauld, era un piccolo gruppo che viveva in una
cittadina vicino a Caracas in una zona popolare e si mantenevano, come tutte le
donne del posto, facendo servizio come domestiche nelle case dei ricchi della
zona, una sorella ci ha raccontato che tra i tanti lavori le è capitato di fare
servizio in un istituto di suore, per un po' è riuscita a nascondere la sua
identità ma poi alcune suore più giovani l'hanno riconosciuta; ha dovuto
licenziarsi e si rammaricava di non essere riuscita a far capire alle suore
l'importanza: non di essere dalla parte dei poveri ma di essere realmente
poveri... Questo accadeva trenta anni prima dell'era di Papa Francesco ma, del
resto, già un altro ci aveva provato, senza successo, 2000 anni prima.
Ci siamo
buttati nella vita italiana: lavoro, asilo per Emanuele, è nata Raffaella unica Settentrionale della
famiglia. In tutto questo percorso, per noi molto difficile, un grande aiuto ci
è giunto dalla Compagnia Missionaria dove siamo entrati formalmente dopo la
nascita di Raffaella nonostante frequentassimo comunque sempre tutti gli
incontri. Abbiamo cercato di testimoniare la nostra fede nella quotidianità
della vita. Come genitori abbiamo pensato che fosse importante che i figli
crescessero, liberi e consapevoli, questo significa che abbiamo sempre cercato
di spiegare il perché delle cose e l'importanza di pensare con la propria
testa, oggi possiamo dire che sono dei bravi ragazzi non fanno esattamente
quello che abbiamo fatto noi, non seguono la C M, non sono assidui
frequentatori della chiesa, non sono neanche tanto impegnati politicamente,
lavorano e questo oggi è molto e sono responsabili. Abbiamo la coscienza
tranquilla di aver fatto tutto il possibile per una loro crescita equilibrata e
serena.
- Il vostro incontro con la
Compagnia Missionaria. Come e’ avvenuto, quali motivazioni vi hanno stimolato a
scegliere questa nuova avventura… C’e’ stato un incontro, un contatto che
ricordate con particolare affetto e che ha inciso e continua ad essere importante per la vostra decisone ?
La
nostra partecipazione alla Compagnia Missionaria è stata stimolata dalla
possibilità di incontro e di dialogo con le persone, in particolare ci ha
colpito in modo positivo la personalità di Giuseppina Martucci e di Padre
Albino che incontravamo con regolarità una volta al mese. Per me Dolores quello che mi ha colpito di Giuseppina è il
sentirmi accolta e capita, ad esempio la prima volta che ci siamo incontrate,
nel salutarci Giuseppina mi ha detto: “che strano mi sembra di conoscerti da
sempre” ed io le ho risposto che anche per me era la stressa cosa. Gli incontri
con padre Albino sono stati fondamentali per la nostra crescita, anche se a
volte non condividevamo tutto il suo pensiero e la nostra posizione era un po'
come quella di figli che, pur non essendo sempre d'accordo col Padre, non ne mettono mai in discussione l'autorevolezza.
A Lui dobbiamo la scoperta che Dio è amore e questo è un calore che ci ha
avvolto e ci avvolge ancora diventando “energia” essenziale nel nostro vivere
il quotidiano.
- Papa Francesco parla di
“Chiesa in uscita” e di “periferie esistenziali”. Secondo voi come possiamo
declinare concretamente queste stimolazioni con una presenza nel territorio,
nella parrocchia, nelle realtà sociali,
insomma, in che modo possiamo stare in mezzo alla gente del nostro tempo?
L'ostacolo
fondamentale che preclude ogni via di comprensione tra gli uomini di chiesa e
le persone comuni che bene o male cercano di portare avanti la loro esistenza è
il clericalismo in tutte le sue forme sia in quelle conclamate ed evidenti di
coloro che ostentano l'abito, sia in quelle striscianti di chi comunque si pone
su un gradino di superiorità morale e spirituale e chiude ogni possibilità di
dialogo e di comprensione. Gli uomini sono amati da Dio in quanto uomini non
perché abbiano una particolare capacità o predisposizione, la Chiesa ha perso
la capacità di annunciare questa verità fondamentale, che è il senso
dell'incarnazione. Il messaggio che oggi passa nel mondo è quello di una Chiesa
recinto che chiama a raccolta gli uomini affinché entrino nei suoi confini e si
comportino in modo da sostenere il recinto, in contrapposizione con altri che sono negativi e da combattere. Non basta
uscire ed andare occorre uscire ed andare incontro agli altri senza timore di
venirne contaminati e trasformati. Per fare questo occorre riflettere molto
sulla figura di Gesù sul carattere liberante del Suo messaggio, sul senso autentico della buna
notizia di un Dio che Ama e non condanna. Le persone crescono se acquisiscono
consapevolezza di sé, importanza del loro
ruolo, anche se è marginale, e credono nella possibilità di essere liberi di
fronte alle scelte della loro vita e fiduciosi in un Padre che li ama, questo è
il senso della misericordia di Dio.
- Il
recente sinodo sulla famiglia, l’annuncio del giubileo sulla misericordia…sono
eventi – prospettive “nuove” che la
chiesa ci fa vivere e che dovrebbero
incidere e far crescere la nostra vita cristiana ed ecclesiale. Quali cammini
di conversione individuate e credete incisivi? Da dove si deve cominciare?
Il
recente Sinodo sulla famiglia alla fine non ha dato delle risposte certe, forse
non le poteva dare, chi nella Chiesa è ancorato ad una visione di una famiglia
tradizionale, non è disposto a comprendere le ragioni di chi si trova in una
situazione di divisione e di dolore.
Chi
invece ha come fondamento della Verità della fede la misericordia è in parte
confortato dalla possibilità di attingere alla grande misericordia di Dio anche
nelle situazioni familiari più degradate. Siamo all'inizio dell'anno della
Misericordia, secondo noi questo anno sarà fruttuoso se porterà una riflessione
ed una conversione all'interno della vita ecclesiale, una conversione dei cuori
e della vita pratica dei credenti.
- Quale messaggio vorreste
comunicare ai nostri lettori?
Vorremmo
comunicare un messaggio di fiducia e di speranza sulle parole che Gesù rivolge
a chi lo ascolta “Coraggio Io ho già vinto il mondo” Non dice: “coraggio vinceremo” ma ho vinto e lo dice
dalla croce, dal massimo della sconfitta. Questo è un messaggio che fa appello
alla nostra fede e mette a nudo tutte le nostre paure e certezze, qui ci viene
chiesto di fidarci di Lui dal punto più basso della sua esistenza. Vorremmo
concludere con l'espressione di don Luigi Verdi, altra persona importante nella
nostra vita: “ E' questo il tempo di non sprecare più fatica per il recupero di
un cristianesimo bigotto, polemico e triste, è questo il tempo di tornare ad un
cristianesimo che abbia lo sguardo dei piccoli e dei poveri, un cristianesimo
che nasca dalla follia, dalla fame, dall'innamoramento, che porti con sé la
seduzione della verità tenera e della bellezza. La verità è fatta per gente che
cammina pensosa, spesso solitaria, che porta sempre nel cuore le stigmate o le
ferite della sua vita, perché non c'è nessuna verità e nessuna bellezza a poco
prezzo.” ( L. Verdi, La Chiesa della tenerezza).
