Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
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SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

i gruppi in italia
BOLOGNA SEDE CENTRALE via Alessandro Guidotti, 53 - 40134 Bologna tel. 0516446412 cm.centro@libero.itMISSIONARIE GRUPPO CENTRO - MISTOFraternit :via Alessandro Guidotti, 53 - 40134 Bologna tel. 0516446412
agnese.peroni@alice.itedicm@libero.itsantinapi@libero.itpaolaberto15@gmail.commariolmz@yahoo.itlicherilisetta@yahoo.itvirasereno@gmail.com ceredagiannina@gmail.commrtccn46@yahoo.it martina.cecini@gmail.com
FAMILIARIS Annarita Fanti via Gioberti 26 - 40026 Imola (BO) tel. 054222758 fantiannarita@gmail.com CAMPANIA MISSIONARIE GRUPPO MISTO
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FAMILIARES S. ANTONIO ABATE Referente: Gennaro Mercuriovia Volta, 19 - 80057 S. Antonio Abate (NA) tel. 0818734321gennaro_mercurio@libero.it
FAMILIARES S. GIORGIO A CREMANO
Referente: Gaetano Punzo
tel. 0817764657
Via G. Matteotti 7 - 80046 S. Giorgio a Cremano (NA)
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LOMBARDIA - LIGURIAMISSIONARIE GRUPPO MISTOFraternit :via S. Caterina 53 - 20047 Brugherio (MB)tel. 039882510 - 0392182889
orieldacm@virgilio.itmaistro.lucia@libero.itfranca.camp@alice.itmariagraziavirdis@alice.it
FAMILIARES Referente: Piera Rissotto via Torti 424 Sc. C - 16132 Genova tel. 010508725 rissotto_pierina@tiscali.it
MONGUELFO (BZ) MISSIONARIE DI VITA FRATERNA
Villa S. GiuseppeVia del Sole, 1 - 39035 Monguelfo-Tesido (BZ) Telefono e fax: 0474 946006
ceciliabenoitcm@yahoo.com
missio14@fioravillasgiuseppe.191.it

ricordo di irene ratti
Cenni biografici presentati
durante la celebrazione del funerale,
nella
chiesa di S. Giuseppe Sposo in Bologna,
il 9 ottobre 2021.
Irene nasce a Monza il 12
ottobre 1935.
Già nell’adolescenza comincia
a porsi domande sul valore e sul senso della sua vita. Prima dei vent’anni,
mentre lavora in fabbrica, invitata da alcune colleghe, inizia a frequentare
incontri di preghiera, soprattutto nell’adorazione silenziosa. E un giorno, in
un santuario mariano, incontra p. Albino Elegante che è in procinto di fondare
la Compagnia Missionaria del sacro Cuore. L’Istituto è appena nato, nel Natale
1957, quando Irene viene accolta il 20 gennaio 1958.
Il 29 settembre 1961,
insieme con altre sette aspiranti, Irene emette i primi voti di consacrazione a
Dio. Resta una decina d’anni nel gruppo
di Bologna e intanto consegue il diploma di infermiera e ostetrica. Il suo
desiderio è la missione ad gentes.
Finalmente nel 1969 arriva
in Mozambico e si inserisce nel gruppo delle missionarie di Namarroi. Sono gli
anni in cui il movimento Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) lotta
per l’indipendenza dal Portogallo, che ottiene nel 1975. Il FRELIMO assume il
potere come unico partito al governo. Si ispira al socialismo reale dell’Unione
Sovietica e non vede di buon occhio la Chiesa, i missionari, i cristiani
impegnati in attività di apostolato. A causa della politica coloniale prima e
della lunga guerra per l’indipendenza poi, il Paese si trova in grave crisi
economica e con mancanza di manodopera soprattutto nel settore sanitario.
L’identità secolare e la disponibilità delle missionarie a inserirsi in vari
settori delle attività produttive governative, oltre che nell’apostolato,
permette loro di restare a fianco della gente e condividerne la difficile
situazione sociale, economica e politica.
Nel 1976 Irene, d’accordo
con il gruppo, accetta di essere assunta nella sanità a Pemba, dove resterà da
sola per dodici anni, mentre appartiene al gruppo di Quelimane. In questo
periodo, oltre al lavoro in ospedale, è responsabile della formazione delle
ostetriche, e a livello ministeriale dei settori maternità e infanzia e del
settore malati di AIDS. Nel frattempo si costituisce l’esercito di liberazione
RENAMO che combatte contro il governo e il Mozambico precipita nella guerra
civile che si concluderà con la pace solo nel 1992.
Mentre è a Pemba, Irene
scrive:
Faccio una vita semplice, il più possibile come
quella del popolo… ma tutto con la volontà di trasfondere negli altri un po’ di
speranza. È un rapporto semplice, come semplice è l’amore che mi anima… la mia
casa è centro di incontri… Poi ho un po’ di attività parrocchiale e qui mi
sento a mio agio. È il luogo di completamento della mia missione… ho
l’opportunità di lavorare per una maggiore coscientizzazione dei cristiani… Qui
non sono la “grande missionaria” che ero in Zambesia, sono una semplice
cristiana, che porta nel cuore grandi desideri, ma che vive l’esperienza dura
di una diocesi provata e povera.
Terminata l’esperienza di
Pemba, nel 1989 si trasferisce a Maputo, dove è incaricata, a livello
nazionale, della Commissione episcopale per i rifugiati e dislocati. Si tratta
delle popolazioni fuggite a causa della guerra civile ancora in corso. Irene
svolge il suo servizio fino al 1994, quando rientra in Italia.
Si inserisce nel gruppo di
Lombardia-Liguria, nella fraternità di Milano. Resta in Italia fino al 2000: fa
animazione missionaria, lavora nelle Commissioni Vocazionale e Missionaria;
consegue il baccalaureato in catechetica presso l’Università Urbaniana di Roma.
Ma la passione per
l’Africa non la abbandona. Torna in Mozambico nel 2001 e si inserisce nel
gruppo di Guruè fino al 2003: è impegnata nella promozione delle donne e nel
sostegno alle famiglie soprattutto per l’alimentazione dei bimbi denutriti; si
occupa anche della formazione dei catechisti.
Poi torna nel gruppo di
Maputo. Irene è sempre stata una donna capace di vedere le necessità del popolo
e di cercare risposte concrete. Sa anche coinvolgere tanti amici e conoscenti
che si impegnano a sostenere i suoi progetti, sia economicamente, sia andando
periodicamente ad aiutarla nel suo lavoro. Riesce a realizzare una scuola per
l’infanzia, il Centro infantil Esperança.
Grazie
anche alla sua carica missionaria, nella Compagnia Missionaria nasce
l’associazione GUARDARE LONTANO che si impegna anche a sostenere economicamente
molte famiglie i cui bimbi frequentano questa scuola e anche alcuni che già
sono passati nella scuola elementare statale, ma hanno sempre bisogno di aiuto.
Ci sono poi altri enti che collaborano per sostenere la scuola. Ma Irene, ormai
ultraottantenne, non perde la sua capacità di “guardare lontano”. Lavorando con
i bambini lei guarda lontano, verso il loro futuro e decide che c’è bisogno di una
scuola per quando cresceranno, una scuola che li prepari adeguatamente ad
affrontare il loro sviluppo culturale e lavorativo. C’è chi generosamente le
permette di acquistare il terreno e fare il progetto per una nuova scuola.
Intanto esplode la
dolorosa situazione della pandemia con la grande crisi economica in cui
sprofondano tante famiglie, non solo quelle dei bambini della scuola. C’è
bisogno di aiuto alimentare. I tanti benefattori rispondono alla sua richiesta
di aiuto e comincia a visitare e a ricevere le famiglie – sono soprattutto
nonne di bambini orfani o abbandonati – a cui distribuisce pacchi con generi di
prima necessità.
Nonostante si manifestino
problemi preoccupanti di salute e faccia sempre più fatica, nonostante un ricovero in ospedale, continua
ad occuparsi della scuola e delle famiglie più povere… finché è costretta a
rientrare in Italia, all’inizio di settembre, con una diagnosi drammatica.
Si prepara con sofferenza
e serenità a incontrare quel Signore Crocifisso e Risorto in cui ha sempre
creduto e che, fin da giovanissima, l’ha affascinata col suo amore e attirata a
seguirlo nella Compagnia Missionaria per donare la vita al servizio dei poveri
e sofferenti. Attraverso una videochiamata, partecipa come può alla preghiera
di ringraziamento per il 60° anniversario della sua prima consacrazione.
È quasi la mezzanotte del 6
ottobre 2021, quando lo Sposo viene a chiamarla per condurla alle nozze eterne.
A nome della sua famiglia,
a nome della Compagnia Missionaria e di tutti coloro che Irene ha amato e
servito, a nome dei tanti benefattori, a nome dell’Associazione Guardare
Lontano che è stata affascinata e coinvolta dal suo spirito missionario,
diciamo:
GRAZIE, IRENE, PER LA TUA FEDELTÀ A DIO AMORE E AI
POVERI. PREGA PER NOI.
Lucia Capriotti
Messaggio della Presidente
Carissimi fratelli e sorelle,
anche se lontana ho voluto essere presente in questo momento nel quale stiamo pregando per
la nostra cara Irene nella sua Pasqua verso la Casa del Padre.
Il 29 settembre, ultimo scorso, abbiamo celebrato
con lei il 60° di vita Consacrata. Lei era una delle prime otto missionarie che
hanno dato inizio alla Compagnia Missionaria, sotto la guida del nostro
fondatore, P. Albino Elegante scj.
Ringraziamo il Signore per la sua vita e la sua
fedeltà al nostro carisma che ha ispirato ed ha motivato altre missionarie a
far parte della CM.
Ciascuno dei presenti ha conosciuto Irene, così
che non dirò niente di nuovo e, sicuramente non potrò esprimere tutto quello
che ci ha regalato, è stata la sua, una testimonianza di vita donata sempre con
gioia, senza stancarsi mossa dal suo grande ardore missionario. Per lei non c’erano ostacoli ma solo opportunità per avanzare e
trasformare la realtà per il bene dei più poveri, degli ammalati e bisognosi
cercando specialmente di favorire la promozione umana e spirituale dei bambini,
delle mamme e delle famiglie. Sempre disponibile non solo ad accompagnare ed
animare le giovani vocazioni che sono sorte come anche promuovendo i laici ad
assumere le loro responsabilità per un cambiamento della realtà. Il suo grande
amore al popolo mozambicano l’ha portata ad essere parte del suo cammino e
delle sue lotte e speranze lungo i 50
anni vissuti in questa terra.
In questi ultimi anni ha dedicato
molto impegno e sforzi per accompagnare l’Associazione Mozambicana S. Francesco
di Assisi che tanto aiuta i bambini e le
loro famiglie anche grazie ai contributi del Centro Missionario di Carpi e
della nostra Associazione Guardare Lontano che la stanno finanziando. Auguro
che la stessa continui a dare frutti ed a crescere.
Nella celebrazione del suo 50° anniversario di
consacrazione nel biglietto/invito di ringraziamento, scriveva:
Noi, popolo delle strade, crediamo che questa
strada,
e questo mondo, dove Dio ci ha collocate,
è per noi il luogo della nostra santità.
Madaleine Debrêl
Questa frase riassume la sua vita di consacrata
secolare.
Accompagno con la preghiera sua sorella Lucia e
tutti i suoi familiari in questo momento di dolore e di distacco.
Desiderio ringraziare le nostre amiche Giulia e
Goretti, il gruppo delle missionarie del Mozambico e le missionarie del gruppo
di Bologna per aver accompagnato Irene,
in questi ultimi tempi, con molto amore e disponibilità.
A te, cara Irene, a nome di tutta la CM: GRAZIE,
GRAZIE per tutto! Intercedi per tutti noi assieme a P. Albino, alle missionarie
ed ai familiares che già godono la presenza del Signore.
In comunione.
Graciela Magaldi
Eccomi, manda me!Omelia al funerale
«Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla creazione del mondo ».
Non è difficile applicare a Irene queste parole di Gesù, il Maestro che
lei ha incontrato e seguito per tutta la sua vita. È giunto per lei il momento
di ammainare le vele, dopo un lungo viaggio, e approdare al porto tanto
desiderato del Regno di Dio, origine e meta della sua e nostra vita. Ancora
ventenne, Irene aveva ascoltato le parole del profeta Isaia e aveva sentito
sgorgare subito nel cuore – scrive lei stessa – «la dimensione della missione.
Dentro mi ardeva l’invito di Dio al profeta Isaia... e anch’io come lui
rispondevo: eccomi, manda
me !»
Possiamo utilmente
chiederci: che cosa porta una persona a dichiarare questa pronta disponibilità
alla causa del Regno di Dio? Scopriremmo che la risposta di Irene è analoga a
quella che ha mosso ciascuno di noi: una risposta radicata nell’amore di Dio
Padre e nella sua volontà di partecipare a tutti i suoi figli il suo Spirito
Santo, la sua stessa vita.
Ma,
in ordine a una risposta più personale all’interrogativo di prima, la lettura
del profeta Isaia ci indica qualcosa di più radicale e strutturale che,
immagino, ha colpito anche Irene, portandola a consacrare a Dio la propria
vita. Isaia ce lo presenta in modo chiaro: «Ohimè! Io sono perduto, poiché un
uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io
abito». Queste parole indicano in modo esauriente la qualità creativa della
grazia di Dio, la sua misericordia che si fa perdono capace di rigenerare ognuno
di noi alla libertà di amare come ama Lui. Quando una persona si rende conto di
questo dono non può restare indifferente, poiché immediatamente nasce dentro il
desiderio di condividere con altri questa scoperta e il dono vitale che
racchiude.
La vita ci insegna che possiamo arrivare a
donare la nostra vita a Dio solo perché Lui per primo l’ha donata a noi. E c’è
un aspetto di enorme importanza in questa scelta di Dio: il nostro andare nel suo nome ci rende sua
presenza!
Non siamo noi che facciamo
il Bene, che annunciamo la Verità di Dio, che esprimiamo Misericordia... è Lui
che si consegna a noi, che si affida alla nostra libertà di fidarci del suo
Spirito e scoprire che da noi può uscire una forza che supera di gran lunga le
nostre forze e la nostra genialità.
È la forza di riconoscere e far vivere
nelle relazioni una misericordia ricevuta gratuitamente, senza calcoli né a
motivo di particolari convenienze, ma... solo per amore.
Credo che sia stata proprio la meravigliosa
scoperta di questo amore divino che ha guidato la vita di Irene, e l’ha portata
a condividere con i fratelli e le sorelle tutto di sé, a partire dalle proprie
fragilità e dalla propria povertà di creatura visitata costantemente dalla
misericordia e dal perdono di Dio.
Prendere coscienza della nostra
vulnerabilità di creature ci fa sentire fratelli di tutti, ultimi che si
trovano a essere primi non a motivo delle proprie conquiste o dei propri
meriti, ma unica-mente per la misericordia e l’amore salvifico di Dio, che noi
abbiamo contemplato nel volto e nel cuore trafitto di Gesù.
Proprio perché abbiamo contemplato
l’amore di Dio nel cuore aperto di Cristo, noi vogliamo condividere questa
esperienza trasformante con tutti coloro che incontriamo, poiché in essa trova
radici sicure la stessa libertà di amare di Dio, che tutti noi cerchiamo e che
Irene ha cercato di vivere durante tutta la sua esistenza di missionaria,
condividendola con tutte le persone che ha incontrato. Ora Irene contempla
l’Amore non più in figura, per mezzo di simboli o mediazioni ma, finalmente,
nel volto stesso di Dio...
P. Enzo Brena
Superiore provinciale ITS Sacerdoti del Sacro Cuore

ricordo di gennaro mercurio, familiaris
Il
18 marzo scorso, dopo pochi giorni di ricovero in ospedale a causa del
terribile covid-19, quando ormai sembrava in via di guarigione, quasi
improvvisamente il familiaris Gennaro Mercurio, di S. Antonio Abate (NA), ha
lasciato questo mondo per raggiungere la Meta del Cielo. Avrebbe compiuto 68
anni il 31 maggio.
Un
uomo di grande fede, che testimoniava con l’amore alla moglie Lucia anche lei
familiaris, al figlio Salvatore e alla sua sposa Carmela, e a tutti i parenti;
con l’impegno nel lavoro e le relazioni gioiose che sapeva coltivare con
chiunque; con il servizio alla comunità parrocchiale della Madre del Buon
Consiglio, soprattutto prendendosi cura dei malati e degli anziani nelle case,
portando loro l’Eucaristia; con la partecipazione vivace alla vita della
Compagnia Missionaria. Così ne esprimeva con entusiasmo il carisma e la
spiritualità.
Pubblichiamo
il saluto del figlio Salvatore nella celebrazione di trigesimo.
Non sono pronto, papà
Non
sono pronto a vederti andar via, non sono pronto a dirti addio, né sono pronto
a sopperire in qualche modo alla tua assenza.
In ogni
caso, non avrei mai potuto perderti, né ora né mai. Ma è accaduto!
Un
cupo, tonfo e scuro boato alla notizia che ti avevo perso.
Buio
assoluto!!
Ma
tutt’un tratto, dalla parte più oscura ho letto di una fioca Luce che avanza e
via via sempre più forte sta riuscendo ad illuminare e schiarire il buio
spettrale.
È la
tua perseveranza nella fede in Cristo, papà.
Hai
avuto il coraggio di credere e testimoniare il messaggio divino di amore, e hai
alimentato la tua fede con la preghiera costante, e il tuo, il nostro Padre, ha
reso esemplare la tua esperienza terrena.
Ti sei
fatto portatore di Cristo, di pace e di gioia verso chiunque ha avuto modo di
incontrarti.
Hai
detto “Eccomi” alla richiesta del tuo Signore e ti sei fatto strumento della
sua Parola e la tua è stata una vita pianamente compiuta in Cristo.
Ebbene,
papà, ciò che sei stato non solo per me o per la nostra famiglia, ma per tutti
quelli che ti hanno conosciuto, perché di fatti non eri solo mio ma di tutti e
prim’ancora di Dio, non può certamente risolversi con il buio della morte.
Ed
allora ecco che ci sei ancora tu, papà, ad illuminare la mia, la nostra strada.
Ci sei ancora e sei più vivo di prima e parli attraverso i tuoi insegnamenti,
le tue esperienze ed il tuo esempio. La gioia dei tuoi occhi e i tuoi sorrisi
riescono ancora oggi e per sempre a portare la luce nel buio spettrale che mi
dà tormento.
Il tuo
Dio, il mio Dio, il nostro Dio, così ha disposto per te ed ha posto fine alla
tua terrena esperienza con questa assurda modalità. Ma sono certo, come anche
tu confidavi, che la ricompensa per Te sarà stata grande nei cieli.
Gli
angeli e i santi avranno sicuramente accompagnato il tuo ingresso trionfale al
Trono di Dio, con cui ti sei uniformato in spirito e verità, e la tua cara Mamma
del Buon Consiglio avrà senz’altro il cuore in tumulto per la tua nuova
presenza.
Tuttavia,
seppur nella tua pienezza di spirito, papà, anche dal posto in cui sei ora, ti
chiedo di Vegliare ancora su di noi, perché abbiamo ancora bisogno di Te. Guida
il nostro cammino affinché, proseliti della tua testimonianza terrena, possiamo
di nuovo abbracciarci e sorridere insieme quando ci incontreremo ancora.
Grazie,
papà. Grazie da mamma e da Carmela, da tutta la nostra famiglia, dalla comunità
del Buon Consiglio e dalla Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore, e Grazie da tutti quelli che ti hanno incontrato e
che ti hanno riconosciuto come parte della propria famiglia.
Sciolgo
la riserva e manifesto il mio orgoglio più grande: Gennaro Mercurio è mio
padre!!!
Tuo figlio Salvatore

nella famiglia dehoniana
Ho partecipato ad un incontro virtuale della Famiglia dehoniana dal titolo "Conoscere la comunità laicale dehoniana
nel contesto dei movimenti laicali". Già il titolo rende l’idea della realtà del movimento dehoniano presente
in Indonesia. Un buon inizio, per capire che questo gruppo di famiglia laica dehoniana oggi sta camminando verso "Duc in Altum".
Padre
Wahyu SCJ, ci ha accompagnato durante l’incontro. La sua riflessione è partita
dalla definizione del gruppo laicale dehoniano: movimento dello Spirito Santo
che, come viene detto nel Concilio Vaticano II in “Apostolicam Actuositatem”, i
laici hanno una chiamata e un dovere di seguire Cristo nell'azione apostolica,
mettendo a disposizione i doni che
hanno. Il fondamento della chiamata e della missione è l'amicizia con Cristo. Ricevendo il
battesimo le persone partecipano alla missione di Cristo: sacerdotale, profetica, regale(cf. Cristifideles Laici).
Padre Wahyu ha fatto pure un breve storico di questo inizio
dehoniano. In realtà la famiglia dehoniana esisteva sin dalla fondazione dei
SCJ, perché quando la Congregazione cominciò ad essere presente in varie parti del mondo si cominciò a collaborare con tante persone laiche che volevano aiutare il ministero dei
Sacerdoti SCJ. Anche in Indonesia i dehoniani hanno iniziato a lavorare insieme ai laici per servire la chiesa. Nel
2003, la Famiglia Dehoniana è diventata importante perché è entrata nell’agenda
di riflessione all'Assemblea della Congregazione SCJ. Ricordo che proprio in
quel periodo Francesca era presente in
Indonesia per verificare con Mudji alcuni passi futuri e riflettere soprattutto
su come accompagnare la CM che stava nascendo. Io e Antonia eravamo presenti a questo evento con p.
Haryoto. Mudji e Francesca si sono avvicinate a noi per presentarsi… qui è
iniziato a crescere il seme della CM. Da allora Francesca ha continuato ad
accompagnarci sia di presenza per gli incontri di formazione che via e-mail
(internet) fino al periodo del Biennio di formazione. Dopo la scomparsa di
Francesca il 9 gennaio 2006 abbiamo
continuato la formazione con Santina che fino ad oggi ci sta accompagnando.
Ritornando alla storia della
Famiglia Dehoniana, con il tempo, piano piano si è strutturata:
periodicamente si sono programmate riunioni e preghiera insieme per i gruppi presenti nel paese. È stato fatto anche un grande incontro dehoniano riunendo tutte le
realtà presenti in Indonesia e in tutto il mondo. Noi CM cerchiamo di essere sempre presenti. Mudji
e altre persone indonesiane sono state scelte come delegate per la regione
indonesiana insieme a Padre August SCJ e al signor Filipus Haryadi.
È molto positivo che, ad ogni riunione programmata qui in
Indonesia, i laici della famiglia dehoniana riescano a trovare il tempo per
muoversi e recarsi nei vari posti dove la riunione viene svolta. E non sempre
la località che viene scelta è vicina…Ora si sta pensando alla formazione dei membri, alla formulazione
di uno Statuto. Una bozza è già stata presentata a livello internazionale.
Padre Wahyu ha anche spiegato
alcuni numeri dello Statuto dove viene presentata in maniera concreta la figura
del laico dehoniano oggi. Nella sua spiegazione, diceva che la chiamata a questa realtà
dehoniana ha bisogno di essere verificata. Cioè capire il perché la persona
vuole entrare nella comunità, come si lascia coinvolgere nelle sue dinamiche, se ha un quadro sufficiente
dello spirito dehoniano, partecipa alle
riunioni. ecc. fino ad arrivare a una
promessa di adesione . Deve diventare un laico che cerca di vivere la spiritualità dehoniana e partecipa attivamente al lavoro della nuova
evangelizzazione per costruire il Regno del Sacro Cuore di Gesù nel mondo, in
collaborazione con la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù.
Vivere lo spirito di Padre Dehon è un percorso spirituale
verso la santità e la perfezione del Vangelo . Padre Wahyu ha presentato alcuni
punti importanti, linee guida tolte dallo Statuto:
Conoscere la vita di padre Giovanni Leone
Dehon
Partecipare agli incontri
Imparare a conoscere le tradizioni spirituali
dehoniane
Conoscere alcuni valori dehoniani
Capacità di essere guida animatore o moderatore del gruppo
Partecipare all'eredità di Padre Dehon, sia
della tradizione spirituale che del lavoro apostolico
La pratica del sacramento della penitenza
Meditare sulla parola di Dio come notizia
d'amore
Devozione per i santi, accogliere insegnamenti
relativi al Sacro Cuore di Gesù
Sviluppo
comunitario o intercomunitario sulla spiritualità dehoniana.
Si è riflettuto anche sulla gestione economica della Comunità, la cooperazione reciproca e
l'utilizzo del sistema economico.
La finalità, gli obiettivi di questo incontro è stato quello
di coinvolgere i coordinatori e animatori dei vari gruppi di città o isole come:
Jambi, Palembang, Belitang, Jogjakarta … In effetti, l'Indonesia è molto ampia;
queste città appartengono solamente a 2 isole ed è qui che
per il momento si sta sviluppando questa realtà . Non sappiamo ancora com'è il
movimento a Papua e su altre isole dove sono presenti i Padri SCJ.
Ci sarà ancora una continuazione di questo incontro,
precisamente il 31 maggio 2021.
Continueremo a riflettere, monitorare, partecipare e ad essere sempre più
coinvolti. Ovviamente non tutti i membri CM dell’Indonesia possono partecipare a causa del tempo limitato di
ciascuna. Sentiamo che è importante una nostra presenza che valutiamo volta per volta. Tuttavia, crediamo
e riteniamo importante che questa
esperienza venga condivisa con tutti i
membri della Compagnia Missionaria, affinché possiamo “essere nuovamente
incantati dal Sacro Cuore di Gesù, fonte
di forza spirituale alla quale attingiamo, soprattutto in questi tempi
difficili della pandemia. La nostra speranza è che, anche con tutte le
difficoltà del mondo, noi saremo fedeli e continueremo a credere all’amore del
Sacro Cuore di Gesù, continueremo ad
abbracciarlo e contemplarlo per ricevere il potere e la forza spirituale di
Gesù, nostro Maestro. Vivat Cor Jesu per
Cor Mariae.

ricordo di lucia maistro
Messaggio della Presidente
Carissimi fratelli e sorelle,
ci stiamo congedando dalla nostra sorella Lucia, nella sua Pasqua.
Desidero ringraziare il Signore per il dono della sua vita nella CM di cui ha fatto parte fin dalla sua giovinezza. Molto possiamo dire di Lucia, ma desidero far memoria della sua fede, del suo amore per la Parola di Dio e della sua donazione generosa in ogni servizio che ha svolto.
Una donna semplice, umile e sincera, con una grande forza interiore, esigente con sé stessa e molto sensibile negli ambiti socio-pastorali. Viveva la sua disponibilità missionaria con generosità, anche se significava per lei una fatica senza risparmio.
Oggi molti dei presenti che l’hanno conosciuta, condividendo la vita con lei, avranno molte altre cose da ricordare.
Mi rimane solo da far emergere la SUA TESTIMONIANZA di fede e offerta in questi ultimi mesi, quando la malattia è arrivata nella sua vita. Realmente, per tutte le missionarie e familiares della CM, la sua testimonianza è stata una grazia. Ci ha permesso di essere partecipi di quello che stava vivendo giorno per giorno. Con le cose buone e dolorose, condividendo il suo cammino di preparazione per l’incontro col suo Amato e la gratitudine a Maria nostra Madre. E a lei diceva questo in uno dei suoi ultimi scritti:
“Grazie Maria per il bene che mi vuoi,
- grazie per il sorriso che tutti giorni mi regali attraverso le persone,
-grazie per l'amore che mi fai sentire,
-grazie per la fiducia che mi hai sempre dato,
-grazie per le lezioni di vita che mi hai insegnato,
-grazie per essermi madre, guida e custode di vita,
- grazie per non farmi sentire mai un senso di ribellione. Sento che nel corso degli anni hai fatto del tuo meglio perché i sentimenti del Cuore di tuo Figlio impregnassero il mio essere, per cui la sofferenza del momento è come un nodo che mi lega al cuore di Cristo, tanto che mi viene spontaneo pregare per le persone che mi assistono e soffrono con me.
A Maria chiedo solo di intercedere per me presso suo Figlio perché con tutta la mia vita possa esprimere il bene che gli voglio.”
Accompagno in questo momento di dolore i suoi familiari. Sappiamo che lei condividerà la gioia con coloro che l’hanno preceduta nella Casa del Padre.
Carissima comunità pastorale “Epifania del Signore”, carissimo Don Vittorino, grazie per l’affetto e vicinanza che avete manifestato nei confronti di Lucia e Orielda, e di tutte le missionarie che l’hanno accompagnata. Siete stati per loro forza nel cammino. Avete dato testimonianza di una vera comunità cristiana.
A te Lucia in nome di tutta la CM: GRAZIE, GRAZIE carissima sorella per tutto quello che ci hai donato. Intercedi per tutti noi insieme a P. Albino, il nostro Fondatore e le altre missionarie e familiares che ora vivono alla presenza del Signore.
Graciela Magaldi
L' ECCOMI di Lucia
Domenica 24 gennaio è morta a
Brugherio (Monza/Brianza) la missionaria Lucia Maistro, 77 anni, malata da
agosto scorso.
Entrata in Compagnia
Missionaria a 16 anni, aveva emesso i primi voti nel 1964. "Volevo dare al
Signore la mia giovinezza” disse una volta. È stata a Porto (Portogallo), a Salerno, a Grottammare e a Bologna. Da
tre anni era a Brugherio, impegnata soprattutto nella Caritas parrocchiale,
nella catechesi degli adulti, e, da un po’ di tempo, nell’animazione del centro
di ascolto della Parola, che si tiene una volta al mese in diverse case delle
famiglie ospitanti.
Siamo grate al Signore per il
dono di Lucia alla nostra Famiglia CM, e per il bene da lei compiuto. Vogliamo
affidarla all'amore misericordioso del Cuore di Cristo.
Che dire di Lucia? Chi ha
avuto modo di conoscerla ha potuto cogliere in lei una donna determinata,
impegnata, con un profondo senso di responsabilità di fronte agli impegni che
si assumeva. Una donna di una fede incrollabile, di una puntualità spiccata in
tutte le cose da compiere, appassionata dell’ordine e della cura degli ambienti
in cui sempre si è trovata a spendere le sue giornate. Da quando era arrivata
qui a Brugherio, subito si era inserita nel contesto parrocchiale e ha avuto i
primi contatti con le associazioni Caritas, dove ha dato la sua disponibilità
per questo importante servizio. Soprattutto nel centro di ascolto è riuscita a
creare attorno a lei importanti relazioni; era diventata il loro punto di
riferimento per la preghiera, e non solo. Attenta ai bisogni di chi è più
provato, attenta alle sofferenze degli altri, presente nella vita delle
persone, con molta discrezione, ma sempre presente con un ricordo, una frase,
una preghiera. Preoccupata che tutto fosse in ordine e pulito anche gli ambienti
esterni: tutte le mattine, anche in inverno, lei alle 6.30 scendeva giù a
pulire, scopare e riordinare l’entrata della scuola materna anche fuori dei
cancelli perché - diceva - chi viene a portare i bambini alle 7.30, è più
bello, se trova pulito...
Innamorata di Dio e della
sua Parola, tutte le mattine prestissimo la trovavo in ascolto di Dio. Anche
durante questi mesi di malattia il suo primo appuntamento era mettersi a
pregare, e ha pregato insieme alle altre missionarie fino all’ultimo. Consapevole
che la malattia non le avrebbe dato scampo, lucidissima nel suo percorso di
salute precaria, ma decisa a percorrerlo fino in fondo con profonda fede.
La malattia ci ha travolto insieme: io, con la diagnosi
di tumore maligno di mia mamma, lei, con una triste sentenza di non scampo. E
le nostre vite si sono dovute dividere: io, da una parte ad accudire mia mamma,
e lei qui, assistita amorevolmente da tre missionarie che le sono state accanto
fino all’ultimo respiro. Ci sentivamo per telefono, spesso, e entrambe eravamo
rattristate per non poter condividere da vicino la sofferenza. A volte per
telefono piangevamo insieme, forse era un modo per dirci la fatica di accettare
il mistero di quello che ci stava capitando. In tutto questo resta la stima, la
fiducia reciproca, l’intensa comunione che ci ha fatto sentire ancora più
sorelle. Quando le sue forze ancora lo permettevano ha mantenuto contatti con
tutti, e così mi scriveva qualche tempo fa:
“Sto
prendendo una pastiglia che agisce 100/100 quando le metastasi si moltiplicano
in maniera irregolare. Ed è il mio caso. Perciò la qualità della vita è
migliorata. Sinceramente, al Signore, non chiedo mai la guarigione del corpo,
ma piuttosto la serenità interiore e di volto.
Nella mia breve esperienza di vita la bontà mi ha
sempre accattivata. Ora nella malattia sento che potrebbe essere mitezza e
serenità contagiosa per abbattere barriere e creare ponti.
In questo tempo di attesa, che viene, lascerò uno
spazio allo Spirito Santo, e non invocherò la sua grazia "protettiva",
ma piuttosto che io possa abbandonarmi, la consapevolezza di dover tornare alle
fonti, l'umiltà di chiedere aiuto e farmi guidare, la spinta dell'affidarmi
allo Spirito Santo di Dio e, se ci sarà battaglia, la spinta a rinnovare la mia
consacrazione con Chi tanto ha mi voluto e mi ha cercato per condividere il suo
amore. Che il Signore mi accompagni nei momenti di maggiore intimità con Dio...
È un dono grande, ma sono consapevole, che l’ho sempre cercato, chiesto,
implorato!
Il Signore che non si lascia mai battere in
generosità, e che riesce sorprendermi, mi ha donato molto di più di quello che
potevo sperare: rispettando la mia "testa", sta guarendo il mio
"cuore"! Per attenderlo con cuore accogliente.
Ciò che il Signore sta facendo a me lo chiedo anche
per te.
Ti auguro una serena attesa impreziosita da un
forte abbraccio”.
Ecco questa è Lucia!
Orielda Tomasi
Mi ha insegnato tanto
Abbiamo
dialogato, tanto; spesso. In cucina, in sala, mentre le somministravo le
terapie. Io e lei ci stupivamo di ritrovarci al mattino presto a far colazione
e a parlar di Dio, della missione, della CM, dello Statuto…
Che discorsi! A
quest’ora!
…Per
i fratelli! … mi si allarga il cuore, la mente…
Lucia è stata
definita come donna dalla fede incrollabile. Certo, ma di una fede adulta, che
resisteva al vaglio degli avvenimenti della vita, al vaglio del pensiero,
impegnato a dar ragione della fede che è in noi.
Davanti
all’ineluttabile interrogativo della sofferenza, del male, di quel mistero
della croce che segna ogni uomo, non si rassegnava a risposte scontate e banali.
Niente che stride con DIO AMORE può essere accolto in modo acritico. E allora
il silenzio, il non capire, anche la fatica di accettare. La protesta e la
ribellione in conflitto col desiderio e la volontà di abbandono. Facile a
dirsi, abbandono, quando tocca agli
altri. Bisogna attraversare il dubbio, la paura, anche l’angoscia.
E in uno di
questi momenti di buio, di scoramento davanti alle forze che vengono meno, a
ricercare una luce nella Parola di Dio, nella vocazione CM: l’Eccomi a Dio per i fratelli… E
allargava le braccia, dal petto al Cielo. “Mi si allarga il cuore, la mente, lo
spirito. I fratelli, è un allargarsi
dell’orizzonte che dà la forza di sostenere tutto…”
Più o meno erano
queste le sue ultime parole in una delle nostre chiacchierate in cucina,
intorno alle cinque del mattino.
E per i
fratelli ha allargato le
braccia sulla croce. E nell’abbraccio di Dio, ora abbraccia anche noi.
“Pietra
viva e preziosa, scolpita dallo Spirito”
Sarebbero davvero
tante le cose da raccontare, e si affollano alla mente, in modo caotico e
disordinato.
Il tempo vissuto
con Lucia da settembre a gennaio è stato davvero un tempo di Grazia. Di
Comunione profonda. Si respirava la premura tra sorelle, in gara nell’attenzione reciproca. Abbiamo imparato a
conoscerci, ad accoglierci, anche con le nostre fatiche, superate volendoci
bene e desiderando soprattutto il rispetto e la libertà dell’altra.
È stato un tempo
per raccontarsi: la sua famiglia, la
mia famiglia, l’infanzia e l’adolescenza della nostra CM. Le attese, le vocazioni nella vocazione. Le sue parole
vibravano di quella premura preveniente (che
attingeva al nostro Statuto) e che si manifestava in piccole cose, per
sollevare dalla fatica le sorelle. Vibrava d’affetto per i suoi familiari,
viveva la presenza di suo fratello Giuseppe, della mamma, del papà. Attendeva
con trepidazione l’arrivo dei suoi, sorrideva sempre ricordando i suoi nipoti,
Fabio e Susi.
E Accompagnava
con la preghiera i giovani, soprattutto i giovani in discernimento vocazionale;
e i sacerdoti: “bisogna pregare per loro, è una vocazione impegnativa”, mi
diceva. Chiamava il suo parroco, don Vittorino, suo Pastore, e ne condivideva le fatiche nella preghiera. Aveva
davvero un’anima pastorale: era
costante l’attenzione per coloro che accompagnava, per gli amici, per la Caritas.
“Inclusiva!
Che parola meravigliosa!” Ripeteva con un sorriso che nasceva dal cuore
dilatato, per far suo fino in fondo l’insegnamento di Papa Francesco. Amare con
un cuore capace di includere tutti. Tutti fratelli!
Aperta, ma
concreta. Nella sua sapienza vedeva con chiarezza – e anche con un po’ di
ironia – i nostri, i suoi limiti. Ed era capace di smascherare le bugie che
inconsapevolmente ci diciamo per accontentarci, per mantenere i nostri piccoli
privilegi. A volte poteva sembrare urticante.
Ma sapeva chiedere scusa.
Ho imparato tanto
da Lucia, mi ha fatto scuola, formazione
permanente, mi ha insegnato a guardare
con libertà, e non è poco.
Lucia grazie, sei
per me volto autentico di missionaria CM,
dono d’Amore a Dio e ai fratelli!
Continua a
essermi sorella in cielo, a essermi
compagna nel cammino di donazione totale,
finché danzeremo insieme nell’Assemblea dei Santi!
Maria Grazia Virdis

rispondere all'amore infinito di dio
Omelia nella prima emissione
dei voti di (Rosy) Anna Pati
20 settembre 2020
Che cosa stiamo facendo? Che cosa sta
facendo Rosy oggi, qui, davanti a tutti? Fa una cosa semplicissima, non straordinaria, una cosa che dovremmo fare
tutti: rispondere all’amore infinito di Dio. Che cos’è la vita cristiana se non
la risposta a questo amore incredibile smisurato. Non riusciremo mai a
comprendere perché Dio ci ami così tanto!
Rosy oggi risponde, dice il suo sì a questo
amore. Ma per fare questo bisogna essere persone speciali? Si certo, per chi la
conosce, per chi gli vuole bene Rosy è speciale, ma non bisogna avere chissà
quali poteri, chissà quali qualità. Anzi, il Signore ci prende così come siamo.
La nostra risposta è dire sì con tutta la nostra umanità, con quello che siamo.
Innanzitutto, le parti belle di te, ma anche le tue fragilità e le tue
debolezze. È bello pensare che il Signore prende tutto di te, non scarta niente
di te, non scarta niente della nostra vita. perché tutto di noi ci riporta e ci
riconduce al suo amore.
San Paolo, come abbiamo ascoltato nella
seconda lettura, si sente indegno perché c’è qualcosa che lo tormenta. Allora
davanti al Signore gli fa una richiesta: togli da me questa debolezza, questa
fragilità, questa spina, perché per me è insopportabile, perché mi fa sentire
continuamente indegno. Invece il Signore gli risponde: ti basta la mia
grazia, come se Dio gli dicesse: io comincio proprio ad amarti da questa
parte che tu rifiuti. Questa è la dichiarazione di quanto Dio ci ami. Ti basta
la mia grazia per dirci ti basto io, sono sufficiente io, ti basta questo mio
immenso amore.
Noi guardiamo invece sempre le cose che non
vanno. Dio ha un modo diverso di guardarci. Lasciamoci guardare così e lasciati
guardare così, ogni giorno, da questo immenso amore, da questa tenerezza
sconfinata. Se tu guardi quel volto che
ti ama, quel volto ti restituisce il tuo vero volto, ti dà una nuova identità,
quella che spesso noi non vediamo, perché assorbiti solo dalle cose che non
vanno dentro di noi o dentro gli altri. Siamo sempre e comunque preziosi ai suoi occhi.
È bello guardarci attraverso gli occhi di
Dio. Questo innamorato che ci fa belli. Allora quello che consideriamo
debolezza diventa la nostra forza, diventa quel punto dove poter sollevare la
nostra esistenza. Il Signore parte da lì,
come una leva. In questo modo il Signore ci vuole sempre spiazzare, lo fa anche
oggi. Come nella parabola del vangelo il padrone spiazza tutti quegli operai,
quelli della prima ora ma anche quelli dell’ultima ora. Li paga tutti allo
stesso modo. E noi che ragioniamo con altri criteri, noi che ragioniamo sempre
con i criteri della giustizia che spesso s’impantana in percorsi puramente
umani. Il Signore ci offre un altro modo di vedere la vita, la vita degli
altri, la nostra vita. Dice il vangelo: sei invidioso perché io sono buono?
Oggi ci lasciamo spiazzare da questa scelta
di Rosy, ma ci lasciamo anche spiazzare da questa
realtà, da questo amore: Dio è buono! Noi oggi vogliamo parlare di questo, constatiamo questo. C’è una
spiritualità che tu hai abbracciato, ed è la spiritualità del Sacro Cuore di
Gesù, che noi come dehoniani e voi come Compagnia Missionaria condividiamo,
abbiamo le stesse radici. Partiamo da lì, da quel cuore. Si manifesta così
l’amore di Dio: dal cuore, così come tante volte è il cuore umano che racconta
all’altro quanto gli vuole bene.
Tutto il vangelo, come
questa pagina, ci racconta l’amore del Padre che è stato reso visibile,
concreto, tangibile attraverso Gesù. Ma c’è un’immagine ancora più concreta che
ci racconta questo amore. Un’immagine cara alla nostra spiritualità: è il cuore di Gesù trafitto dalla lancia proprio lì sulla
croce. Gesù viene trafitto da uno strumento di guerra e da quel cuore esce
sangue e acqua, sgorga continuamente amore, anche qui, oggi. Riversa su ognuno
di noi ciò di cui abbiamo veramente bisogno: Lui! È un cuore che rimane
trafitto, cioè amante, che riversa su ognuno di noi ciò di cui abbiamo
bisogno. Un cuore trafitto che si prende
a carico tutti i trafitti, tutte le persone che anche in questo momento stanno
soffrendo. È un cuore che vuole guarire. C’è una parola dentro la nostra
spiritualità che a volte è incomprensibile perché nella lingua italiana ha altri significati. Questa
parola è riparazione. Qual è il lavoro di Dio? È proprio questo: riparare il
cuore di tante persone. Allora riparare vuol dire unire, dare speranza, dare
futuro, dare vita, dare perdono. Riparare è annunciare che non c’è la parola fine, è
dare speranza, come succede
nel vangelo a quell’operaio dell’ultima ora che oramai non aspettava più
nessuno per prenderlo a lavorare nella vigna. Invece il Signore dice a
quell’uomo: vieni anche tu, c’è posto anche per te, c’è sempre una possibilità.
Stupendo questo Dio, ben diverso dal considerare solo un Dio giusto. Il nostro Dio va oltre la nostra giustizia.
E noi cosa siamo chiamati a fare, noi
dehoniani e voi della Compagnia Missionaria? Ricordare questo cuore trafitto,
questo cuore che ama, questo cuore che ripara. Lo fa riparando innanzitutto
noi. Per poter riparare un cuore ferito dobbiamo sentire che anche noi
siamo stati riparati, che abbiamo continuo bisogno di essere riparati. Anche
noi siamo feriti e siamo stati feriti nel cuore… e anche nei polmoni, come ci
insegni tu Rosy.
C’è una frase di padre Dehon, nostro
fondatore, che tu Rosy mi hai ricordato e che mi era sfuggita: “più che
riparatore io mi sono sentito sempre da riparare!”. Noi rimaniamo sempre
uomini e donne da riparare. È questo che ci mette in movimento, è questo che ci
fa camminare: sentire che abbiamo sempre bisogno di essere riparati e che c’è
sempre un di più dove muoversi. Grazie a questo Gesù che ci spinge sempre di
più verso l’alto, l’altro. Come possiamo guarire, come possiamo andare incontro
alle persone, sentire le loro ferite se non ci sentiamo anche noi bisognosi di
questo. La nostra ferita diventa grazia, diventa dono, diventa risorsa, diventa
opportunità. Questo è ciò che fa il nostro Dio.
Il
tuo sì oggi fa bene a tutti, fa bene a me, a quelli che hanno fatto una scelta
di vita, a noi dehoniani a voi della Compagnia Missionaria, ma anche a tutti
qui dentro che sono sposati. A chi sta chiedendo solo di vivere, perché la vita
è già una scelta enorme e stupenda. Il tuo sì ci dice di amare la nostra
scelta, la rinnova, perché ci aiuta a capire il motivo di quel sì detto a una
persona, a quell’Istituto, a quella Congregazione, alla Chiesa. Perché può
succedere, anche se non è scritto nel Vangelo, che seppure chiamati a lavorare
nella vigna poi ci assopiamo, diamo tutto per scontato, persone comprese. Oggi
anche noi, con il tuo sì, rinnoviamo il nostro sì.
Essere qui oggi ci
fa bene. Fa bene alla Compagnia missionaria, fa bene a noi dehoniani, fa bene a
questa comunità dove tu ti sei inserita, fa bene alla Chiesa, a questa diocesi,
come ci ha ricordato all’inizio della celebrazione il nostro vescovo.
E ora parti,
sentiti rassicurata dal fatto che ti ricorderemo. Ci prendiamo il compito di
portarti nelle nostre preghiere, come spero ci ricordiamo sempre degli altri.
Anche noi abbiano bisogno della tua presenza. Porterai il tuo carisma, il tuo
modo di essere dentro questa comunità.
Questo nostro mondo
ha bisogno che tu racconti attraverso il tuo amore il Suo amore.
P. Silvano
Volpato scj
