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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
come vivere la nostra secolarità oggi alla luce dei cambiamenti sociali ed ecclesiali
 
(prima parte)  Premessa E’ importante una premessa. In che contesto noi viviamo? Il contesto ecclesiale in cui si pone questo nostro momento di riflessione è caratterizzato dallo svolgimento del Sinodo sulla Sinodalità. Il contesto socio-culturale, invece, è segnato dalla pandemia e dalla guerra in Europa, che si aggiunge alle numerose guerre in atto e dalla crisi economica, divenuta presto anche sociale ed etica, capace com’è stata di mettere a nudo le diseguaglianze, gli abusi di potere e i comportamenti immorali di singoli cittadini e della stessa classe dirigente. In Italia è diminuita la fiducia nella partecipazione, ha preso piede una forma strisciante di egoistico “fai da te” da parte di singoli e di gruppi, la disperazione si palesa nei suicidi, nelle depressioni, in diverse forme di violenza, anche privata. Per quanto attiene il carisma della secolarità consacrata rimane confermato lo scarso impatto che esso ha nella realtà ecclesiale e a livello di rilevanza sociale. Nella Chiesa non è più riconosciuto come una novità e, dato il limitato numero dei membri e la loro età avanzata, non incide significativamente nell’elaborazione della sua identità e della sua missione. Nella società la mancanza di fiducia nelle istituzioni ha fatto crescere il sospetto anche nei confronti delle persone impegnate cristianamente, fatte salvo quelle che operano nel campo del volontariato e della carità. Il luogo della santificazione personale di noi laici consacrati è, senza dubbio, il mondo con quello che implica l’essere immersi nelle sue vicende e nella storia. Il modo in cui esserci esige un continuo discernimento secondo la Parola di Dio e il mistero della vita di Gesù di Nazaret, prima della sua vita pubblica, a cui far riferimento per vivere in pienezza la vocazione secolare. L’impegno secolare trova la sua massima espressione nel lavoro (come impegno, esecuzione, competenza, esercizio professionale e assolvimento del comando divino di assoggettare le cose). Accanto ad esso e non di importanza secondaria sono le attività di “pubblico servizio”, sia in ambito associativo che attraverso un impegno diretto in politica. E’ edificante la testimonianza del come i primi membri degli Istituti secolari siano riusciti a conciliare gli impegni anche onerosi, sotto l’aspetto della presenza secolare nei vari ambiti, con fedeltà assoluta alla preghiera, fondamentale per ogni vocazione. Quale testimonianza chiede a noi il Signore? E’ la domanda sempre attuale, che ci poniamo per verificare se il nostro cristianesimo nella vita ordinaria è rivolto tutto alla costruzione del “Regno”, senza riserve e ripensamenti. Il cammino compiuto in questi 75 anni dagli Istituti secolari, dalla Provida Mater Ecclesia a oggi, sia a livello di riflessione teologica e magisteriale che a livello di esperienza di vita, ci permette di affrontare l’argomento di questo incontro tenendo sullo sfondo gli elementi prima ricordati. Oggi però si stagliano in primo piano alcune suggestioni di grande attualità, sottolineate dal magistero di papa Francesco, che conferiscono agli Istituti secolari e al loro carisma una rinnovata connotazione profetica. Basti citare alcune definizioni che il papa ha dato degli Istituti secolari all’Udienza concessa ai Responsabili italiani il 10 maggio 2014. A partire da una lettura attenta del suo discorso mi sembra si possano individuare 5 suggestioni. Custodire la contemplazione… … (verso il Signore e nei confronti del mondo). Ha a che fare con la consacrazione. L’espressione è stata usata da papa Francesco nella conversazione libera. Precisamente egli ha affermato: “E da quel tempo (il tempo della Provida Mater) fino ad ora è tanto grande il bene che voi fate nella Chiesa, con coraggio perché c’è bisogno di coraggio per vivere nel mondo (…). Tutti i giorni, fare la vita di una persona che vive nel mondo, e nello stesso tempo custodire la contemplazione, questa dimensione contemplativa verso il Signore e anche nei confronti del mondo, contemplare la realtà, come contemplare le bellezze del mondo, e anche i grossi peccati della società, le deviazioni, tutte queste cose, e sempre in tensione spirituale …” Nella Evangelii Gaudium (EG) al n. 264 aveva scritto: “E’ urgente recuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri”. Vengono spontanee alcune considerazioni. Innanzitutto, va focalizzato l’oggetto primario della nostra consacrazione che è il Signore Gesù. È al suo amore che noi aderiamo, alla sua chiamata che noi diciamo il nostro ‘sì’; è del suo progetto che noi ci mettiamo a servizio. La stessa professione dei voti, quindi, va nel senso di quell’incontro personale con Gesù che ci mette in movimento dietro di lui dentro la storia. Va poi specificato che, intesa in questo senso, la consacrazione non porta fuori, non distrae, non separa dalla realtà mondana, positiva o negativa che essa sia, ma offre piuttosto una prospettiva pasquale, di redenzione e di speranza. Addirittura, la relazione personale con Cristo passa attraverso le vicende umane e si sostanzia di tutto ciò che noi portiamo della nostra esistenza concreta. Avere uno spirito contemplativo significa allora dedicarsi consapevolmente a tutto ciò che è bene, che rende migliore l’uomo e la società, che qualifica la storia come ‘storia di salvezza’. Custodire la contemplazione è proprio di chi, a diretto contatto con il mondo, ne conosce le dinamiche e vi incarna la fede attraverso il suo vissuto. La consacrazione ci chiede di essere, in mezzo agli altri, sacramento vivo di Dio. Noi siamo chiamate a manifestare questo primato di Dio, a proclamare che Lui è al centro delle nostre vite e l’unico vero significato della nostra esistenza. A questo scopo, mettiamo a disposizione la visibilità, nella nostra umanità, del Dio silenzioso, nascosto, del Dio “debole”, in modo che ancora una volta tra gli uomini e le donne del nostro tempo possano rendersi visibili l’amore fraterno di Cristo, la paternità del Padre, la sua misericordia, la sua tenerezza, il suo perdono, la sua speranza … La profezia sta nella chiamata a tenere sempre uniti fede e vita, dimensione spirituale e vissuto concreto, celebrazione dei sacramenti e impegno storico…o, ancora meglio, il nostro essere nel mondo e il nostro essere di Dio senza che questo costituisca dicotomia ma generi continuità e si configuri come preannuncio del Regno. Camminare per le strade del mondo e abitare le periferie… (… in uscita, andare oltre e in mezzo, lì dove si gioca tutto: la politica, l’economia, l’educazione, la famiglia…) Ha a che fare con la secolarità. Anche questa espressione è stata usata dal Papa all’Udienza, in questo preciso contesto: “Non perdete mai lo slancio di camminare per le strade del mondo, la consapevolezza che camminare, andare anche con passo incerto e zoppicando, è sempre meglio che stare fermi, chiusi nelle proprie domande o nelle proprie sicurezze. La passione missionaria, la gioia dell’incontro con Cristo che vi spinge a condividere con gli altri la bellezza della fede, allontana il rischio di restare bloccati nell’individualismo”. Nella EG al n.20 aveva scritto: “Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. E al n.46: “La Chiesa ‘in uscita’ è una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. A volte è come il padre del figlio prodigo, che rimane con le porte aperte perché quando ritornerà possa entrare senza difficoltà”. Anche qui alcune considerazioni. La Chiesa vive nel mondo e in dialogo con esso. Il Signore Gesù ha voluto la Chiesa come sacramento della sua presenza di risorto nella storia. Ora Cristo continua “a prendere l’iniziativa”, a “precedere nell’amore, (come spiega il n.24 dell’EG) e quindi la Chiesa è chiamata a “coinvolgersi” (“La comunità evangelizzatrice mediante opere e gesti si mette nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana…”), ad “accompagnare” (“Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. Usa molta pazienza ed evita di non tener conto dei limiti…”), a “fruttificare” “Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti e incompiuti…”) e a “festeggiare” (“Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti (…) si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene…”). Sono 4 verbi della secolarità, cioè di una presenza operosa ed incisiva in ogni angolo di umanità dove risuonano più forti gli interrogativi degli uomini e dei popoli. La Chiesa abita le periferie attraverso di noi che, per vocazione, siamo chiamati a restare “in saeculo” e ad agire “con i mezzi che sono propri del mondo” senza alcuna distinzione che non sia la testimonianza di fedeltà al Vangelo che connota le nostre scelte e il conseguente stile di vita. Secolarità è anche andare, non restare bloccate sulle proprie posizioni e le proprie sicurezze. Richiede la capacità di porsi delle domande e non solo di dare delle risposte, rischiando nella ricerca, ascoltando la realtà della vita prima di stigmatizzarla con delle norme. La profezia sta nella chiamata a non temere nessun luogo e nessuna situazione, anzi a leggere e a collaborare nel compimento della storia della salvezza proprio a partire da lì, dove la persona è al limite dell’esclusione, soffre l’indifferenza, è svuotata della sua dignità. “Voi fate parte di quella Chiesa povera e in uscita che sogno!”: ci ha detto papa Francesco. Ci sono tante questioni che ci spiazzano, nella vita, nella fede e nella Chiesa. Camminare con responsabilità significa rifiutare ogni soluzione facile e ogni scorciatoia, per percorrere i sentieri più ardui del pensiero, della ricerca e del dialogo. Qui è sempre attuale l’immagine che ci ha affidato Paolo VI: essere laboratori sperimentali… con tutto ciò che questa immagine significa… Maria Rosa Zamboni
il carisma cm
 
Pensieri di p. Albino che ci richiamano alla “vocazione come dono, come missione, come servizio inserite nel mondo e nella chiesa, ci aiutano a rinforzarla, a riscoprire il nostro ruolo specifico”. Ci fanno sentire in sintonia con il messaggio di papa Francesco pronunciato ai partecipanti della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari (CMIS) il 25.08.2022: ”È una missione peculiare che vi porta ad essere in mezzo alla gente per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi … ma deve trovare la forza nella preghiera e nella contemplazione silenziosa di Cristo …”. Seconda parte “L’unico e grande comandamento è AMARE … Predicare il comandamento dell’amore partendo dalla figura del Sacro Cuore, significa annunciare un Dio che impone a sé stesso la legge dell’amore, che di fatto la rivela come il suo nucleo, come la sua realtà costitutiva. Ci chiede che gli prestiamo il nostro cuore perché possa essere incarnazione del suo. Non è la perfezione dell’osservanza della legge che ci chiede il Vangelo di Gesù, ma “l’essere perfetti come il vostro Padre Celeste”. “Dunque, la vita di amore alla quale siamo state chiamate, vissuta lungo tutta la giornata, in tutto e in tutte le circostanze secondo lo schema dell’amore di Dio per noi; un amore che non conosce riposo, che non si spegne mai, nonostante tutto. La vita di amore può essere considerata il cuore della spiritualità regalato dallo Spirito alla Compagnia Missionaria. E in questo “cuore”, vogliamo educarci, stabilire la nostra abitazione e fermarci (abitarci) per sempre”. “Lo stile particolare di vita alla quale sono chiamati i membri di un Istituto Secolare è quello di vivere nel mondo condividendo le fatiche, le ansietà, il peso del lavoro, i mezzi a disposizione… però dando sempre e in tutto l’esempio convinto di saper incontrare una soluzione evangelica per ogni situazione”. “Tutti sappiamo che là dove c’è oscurità, basta una piccola fiamma per rompere l’incertezza e la paura, per impedire che l’oscurità sia l’unica realtà nella quale possiamo vivere e camminare. Dio ha bisogno della nostra partecipazione per salvare il mondo. E lo salverà soprattutto attraverso la testimonianza dell’amore dove ciascuno farà quello che può”. “Chiediamo a San Paolo: Aiutaci ad essere veri apostoli, in qualunque posto siamo chiamati a vivere. Guidaci nell’amore per il mondo nel quale vogliamo essere luce e fermento. Aiutaci ad avere il coraggio di fare scelte profetiche, a non conformarci con la mentalità di tanti fratelli, poco evangelici nello spirito e nella vita. Donaci un cuore appassionato per le cose di Dio in comunione con tutta la chiesa. Accompagnaci nel nostro cammino e prega anche tu per lo sviluppo sereno ed efficace di ogni attività”. “Tutti i battezzati, figli di Dio in Cristo, sono chiamati a continuare la missione di Paolo. In prima fila ci dovrebbero esser i membri degli Istituti Secolari… Missione meravigliosa e irrinunciabile per chi vuole mantenersi onestamente in tutta la esigenza della vocazione alla quale sono stati chiamati. “Perdere tutto piuttosto che perdere la carità”. “Quando Gesù affidò agli apostoli la missione di dare testimonianza della sua persona e del suo messaggio, conosceva le sue debolezze. Allora ha cercato un aiuto supplementare: ”Riceverete forza dallo Spirito Santo” (cfr. Atti 1,8). Non potremmo noi stessi garantirci ogni giorno questo “aiuto supplementare”? Così potremmo continuare a diffondere attorno a noi tutta la luce e tutta la gioia della nostra spiritualità, della grazia disposta dal Signore fin dall’inizio della CM”. “Così con l’aiuto e sotto la protezione dello Spirito Santo, la meditazione della Sacra Scrittura suscita e fortifica in noi le attitudini specifiche della fede cristiana, le attitudini specifiche della nostra appartenenza a Dio e della sua manifestazione sensibile: Cristo Gesù, attitudine di carità, di verità, di giustizia, di castità, di perdono, di misericordia, di pazienza, di gioia … Per raggiungere la maturità di questi frutti, la meditazione della Parola è indispensabile”. “Nell’imitazione di Cristo il ruolo principale lo svolge lo Spirito Santo che ci dà il gusto per il bene e il bene supremo è Gesù, è il suo amore, la vitalità della nostra adesione alla sua verità, la gioia che seminiamo con i nostri passi e il nostro primo sforzo deve essere la docilità. Lo Spirito Santo può costruire opere importanti con la sua grazia anche con l’argilla più povera. (dagli scritti di p. Albino Elegante)
il carisma cm
 
Pensieri di p. Albino che ci richiamano alla “vocazione come dono, come missione, come servizio inserite nel mondo e nella chiesa, ci aiutano a rinforzarla, a riscoprire il nostro ruolo specifico”. Ci fanno sentire in sintonia con il messaggio di papa Francesco pronunciato ai partecipanti della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari (CMIS) il 25.08.2022: ”È una missione peculiare che vi porta ad essere in mezzo alla gente per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi … ma deve trovare la forza nella preghiera e nella contemplazione silenziosa di Cristo …”. “Siamo gelosi del dono di Dio. Custodiamolo con amore e vigiliamo su possibili mutilazioni, manipolazioni che potrebbero diminuirne il suo splendore e la sua integrità … fino a cambiarne la fisionomia nel pensiero o nelle sue espressioni della vita pratica. Lo Spirito Santo ha rischiato donando a noi il carisma dell’amore vissuto con una intensità nei sentimenti e opere fino ad essere “uno” con Dio e con i fratelli. La Chiesa ha bisogno di vedere incarnata questa consegna nella nostra vita e ha bisogno che siamo testimoni per il mondo, quasi come una sfida, per la gloria di Cristo suo Sposo e per la rigenerazione in Lui di tutti i fratelli”. “Il nostro “Eccomi” non avrebbe senso se non fosse per la costruzione del Regno di Dio. Il mio “Eccomi” deve essere : docile, umile, fiducioso, pronto a quanto Dio mi propone!!! Tutto per il Cuore di Gesù e di Maria!”. “Ciascuno collabora all’opera della redenzione secondo la propria missione, questo ci insegna che possiamo essere collaboratori di Dio per la salvezza del mondo: dove la Sua volontà ci chiama. È necessario senza dubbio, la nostra totale adesione al tipo di vita che Dio ha disposto per noi”. “La santificazione del mondo dal di dentro … per riportarlo a Dio, soprattutto con la pratica della giustizia e della carità. La Chiesa desidera un rinnovamento radicale per sradicare, in particolare, tutte le espressioni di “peccato sociale” per formare uomini e donne nuovi che alla luce del Vangelo, sappiano essere veramente liberi e responsabili”. Questa è la missione che il Signore vi affida … ”. “Dio si incarica della nostra crescita e con l’azione del suo Spirito l’accompagna e la facilita in tutte le sue espressioni. Però, parallelamente Lui esige la collaborazione della nostra libera volontà, con il compromesso di seguire Cristo, di identificare la nostra vita con la sua, così che tutti gli uomini possano “leggere” il nostro comportamento, la storia misericordiosa di Dio che, in Cristo, li ama illimitatamente e li vuole salvare”. “L’iniziativa di Dio per inserirsi nella vita dell’uomo, è costante, vuole essere suo compagno di cammino, essere la sua ancora di salvezza e il suo premio. Dio ama l’uomo. Sembra innamorato della sua compagnia. L’amore di Dio è presente in ogni particolare dell’esistenza umana e il suo disegno si rivela a poco a poco. Gli avvenimenti sembrano fortuiti, senza relazione tra di loro … però dentro c’è sempre Dio, che attua per realizzare il suo progetto di misericordia!”. “Cristo ha concretizzato la sua opera nel “servizio” e nell’”accoglienza misericordiosa”. Naturalmente l’esempio di Cristo deve farsi norma di vita per i suoi seguaci, che devono accogliersi gli uni gli altri, senza esclusione o disprezzo, in una autentica carità universale. La mia attitudine quotidiana, il rispetto della carità, ricalca e rende visibile l’attitudine di Cristo”. “La pace di Dio” è inseparabile dalla nostra vocazione. La sincerità della nostra donazione alla vita di amore ci fa necessariamente i “seminatori” della soavità e della benevolenza di Dio su ogni sentiero, in tutte le circostanze, con tutti gli uomini”. “È necessario che ci manteniamo in frequente contatto con Cristo in maniera che, possiamo fare nostro il suo pensiero e la maniera di vivere per manifestarli poi con decisione, con la persuasione che Cristo ci vuole PAROLA dei suoi sentimenti e della sue opere per la salvezza del mondo”. “La vocazione di Dio è sempre per un dono di salvezza che Lui vuole offrire agli uomini per mezzo nostro. Come posso essere nel mio ambiente luce che eleva, nelle difficoltà della vita quotidiana, Luce che dà calore illumina e vivifica? Solamente se sto frequentemente immerso nel cerchio luminoso di Dio”. “La carità è quanto ci fa figli di Dio, a sua immagine, e ci fa seminatori della felicità di Dio. L’amore è quanto richiamava l’attenzione nei primi cristiani. L’esperienza delle prime comunità, che inducevano a dire: “guardate come si amano”. (Dagli scritti di p. Albino Elegante)
viaggio in mozambico
 
 a nome dell'Associazione GUARDARE LONTANO ODV Il prossimo anno l'associazione compirà vent'anni e il primo progetto è stato ARMANDINHO. I soci e i benefattori sanno che questo progetto sostiene alunni bisognosi di due scuole private: CENTRO INFANTIL ESPERANÇA e NOSSA SENHORA DAS VITORIAS; a Maputo, capitale del Mozambico. L'altro progetto è FONDO SCUOLA, per sostenere studenti di scuole superiori e universitari, nella città e nella provincia di Nampula, sempre in Mozambico. Come è naturale, in tanti anni la storia e la vita di un Paese cambiano, le esigenze evolvono. Dialogando con il Consiglio Direttivo dell’associazione, ho deciso di andare in Mozambico per verificare i progetti, eventualmente modificarli o crearne di nuovi, cercando di rispondere alle necessità attuali. Uscire dal proprio ambiente, incontrare un mondo lontano e diverso, conoscere realtà che non si immaginano, ascoltare la vita delle persone: un dono grandissimo e sorprendente. Ecco cosa dovrebbe sempre essere un viaggio. E così è stato questo viaggio in Mozambico. Una doppia, ricchissima esperienza: incontrare la Compagnia Missionaria in Mozambico compresi gli amici, conoscere direttamente i progetti che l’associazione sostiene. Ero stata in Mozambico nel lontano 1995. Era terminata la guerra civile da tre anni. C’erano tanta povertà e tanta distruzione. Oggi la situazione sociale è molto migliorata, crescono lo sviluppo e il benessere, ma ci sono ancora tante sacche di povertà, tante case senza corrente elettrica, tantissime senza acqua corrente, chilometri e chilometri di strade sterrate percorribili solo con fuoristrada e che tanti uomini percorrono su biciclette stracariche di materiale: legna, sacchi di carbone, cassette di verdura, fasci di capin (una specie di paglia per coprire i tetti delle case). A Maputo Dopo la morte di Irene e il rientro di Leonia in Italia, l’unica missionaria presente nella capitale è Julieta, che dirige la scuola Nossa Senhora das Vitorias. Con lei ho visitato la scuola, conosciuto il personale, incontrato i tanti alunni, che frequentano divisi in due turni: al mattino dalle 7 alle 12,10 e al pomeriggio dalle 12,30 alle 17,35. Con Julieta abbiamo verificato la situazione economica e scolastica degli alunni che vengono sostenuti dal progetto Armandinho, preso in considerazione alcuni che, concludendo a novembre il percorso scolastico, vorrebbero iscriversi all’università, ma non hanno le risorse economiche. Un giorno è venuto a trovarmi Isaac, un giovane che frequenta il primo anno di ingegneria meccanica, sta superando gli esami ed è felice di poter studiare. Quando può lavora come meccanico. È venuto a ringraziare perché la nostra associazione paga le sue spese universitarie. Matola è una città mozambicana a ovest della capitale, Maputo. Le due città sono confinanti. Il quartiere Patrice Lumumba è una zona povera della città. Ma in mezzo alla povertà sorge una piccola oasi di bellezza: il Centro Infantil Esperança, voluto anni fa dalla missionaria Irene, come scuola d'infanzia per la cura, l'educazione e la crescita di tanti bimbi, che altrimenti starebbero sulla strada, perché in Mozambico non ci sono scuole d’infanzia statali. Molte famiglie dei bimbi che frequentano il centro sono in grave difficoltà economica. Spesso si tratta di mamme vedove o senza marito. Molti bimbi non hanno i genitori per vari motivi e vivono con le nonne. La sopravvivenza è legata ad un piccolo commercio di ortaggi o a lavori molto precari.  Al Centro i bimbi ricevono una buona educazione e anche tre pasti al giorno. Da quest’anno il Centro Infantile è affiancato da tre aule della Scuola Primaria Esperança, voluta anche questa da Irene, ma l’anno prossimo queste aule non saranno più sufficienti ed è necessario costruire altre aule. Il terreno è già stato acquistato da un benefattore di Carpi. La direttrice didattica del Centro e della Scuola, Rosita, e Ana Maria la vicepresidente dell'associazione São Francisco de Assis che amministra il Centro e la Scuola, sono persone amiche di Irene che lei è riuscita a coinvolgere a servizio dei bambini. Si tratta di donne competenti e di grande sensibilità umana e spirituale. Sapevo tutto questo, prima di venire qui, ma visitare il Centro e la Scuola, parlare con Rosita e Ana Maria e con le educatrici, incontrare i bambini, mi ha rivelato una realtà stupenda. Oltre alla bellezza del posto, alla cordialità di educatori e bambini, ciò che mi ha incantata è stata l'educazione e la disciplina di quei bambini. Ho visitato alcune famiglie dei bimbi che frequentano il Centro e sono rimasta ferita dalla povertà delle case. Ho proposto all’associazione di attivare un progetto per aiutare queste famiglie a realizzare delle case un po’ più abitabili. A Nampula A 2000 Km a nord di Maputo, Nampula è la più grande città del nord del Mozambico. Un centro agricolo e commerciale. In questa città vive un bel gruppo di missionarie e alcune giovani in formazione. Le missionarie sono impegnate in vari settori: insegnamento, formazione, pastorale; le giovani studiano e sono impegnate in pastorale. Una presenza vivace e significativa. Le giovani mi hanno intervistata: hanno voluto conoscere il mio cammino in Compagnia Missionaria, la mia esperienza missionaria, la storia della CM, il lavoro dell’associazione. Per due giorni abbiamo visitato i profughi, fuggiti dalla regione di Cabo Delgado, dove da alcuni anni gruppi terroristici islamici aggrediscono i centri abitati, uccidono, rubano. Nella città di Corrane, a 70 km da Nampula, c’è un grandissimo campo profughi, una città nella città; è abbastanza attrezzato, ma in alcune parti manca la corrente elettrica. L’acqua viene raccolta dai pozzi. Ci sono alcuni centri medici, alcune chiese. Intorno alle piccole case ci sono piccoli appezzamenti di terreno che le famiglie coltivano e alcuni riescono anche a vendere i prodotti. I bambini frequentano le scuole a Corrane. Poco lontano da Nampula, una comunità di suore accoglie i bambini di profughi, che però hanno trovato ospitalità presso amici e parenti, quindi non ricevono gli aiuti dello stato. Intorno alla casa delle suore, sotto gli alberi si fa la scuola e sotto una tettoia i volontari preparano da mangiare. La missionaria Joana tre volte la settimana dà il suo servizio a questi bambini o al campo profughi. Ho dato a queste suore gli abitini da neonato che avevo portato dall’Italia e alle suore che lavorano al campo profughi ho dato un contributo in denaro. A Quelimane – 550 km da Nampula – ho vissuto un’esperienza forte di comunione con Gina, una delle prime missionarie mozambicane, e Dorcas, l’ultima entrata nel periodo di orientamento. A Invinha A quasi 400 km da Nampula, nel distretto di Gurué, a Invinha c’è un altro gruppo di cinque missionarie e alcune giovani in formazione. Intorno alla nostra casa c’è un grande appezzamento di terreno, che viene coltivato e i prodotti usati dalla fraternità. Una parte del terreno è stato messo a disposizione di un progetto di “Scuola di Agricoltura e allevamento”, voluto da un padre dehoniano. Soprattutto la missionaria Dalaina è impegnata in questo progetto. Viene insegnato a un gruppo di donne come coltivare vari prodotti, come allevare le galline per la produzione delle uova; il progetto comprende anche una scuola di alimentazione e cucina per queste donne che hanno bambini. Un progetto veramente molto interessante, che sta crescendo e ha bisogno di sostegno economico anche da parte nostra. Anche qui l’incontro con la Compagnia Missionaria è stato entusiasmante: è una realtà giovane, vivace, impegnata. Anche qui mi hanno chiesto di parlare della mia vita missionaria e dell’associazione. Alcuni anni fa, a Invinha fu realizzata un’esperienza di volontariato, ma non c’era ancora il progetto dell’agricoltura. Ora sono stata invitata a programmare un’altra esperienza di volontariato proprio per sostenere questo progetto. Speriamo di poter rispondere positivamente a questo invito. La vita e la fede Certamente ciò che ho incontrato è una terra diversa: il colore della terra, il clima nel quale sono stata benissimo, le coltivazioni, le abitazioni. Una società diversa: è impressionante la capacità di lavorare, un lavoro duro, che richiede davvero tanto sudore, tanto sacrificio; una società che manca di tantissime cose che per noi sono indispensabili; i bambini fanno chilometri a piedi per andare a scuola, partendo da casa anche prima delle 5 del mattino per arrivare alla lezione delle 6. E si incontrano bambini di 7/8 anni con il fratellino legato alla schiena e un fascio di legna in testa o un secchio di acqua. Una società piena di vita e di vita giovane. Folle di bambini e di giovani. E tutti in attività. Folle di bambini che vanno a scuola, ma anche ragazzi che frequentano le scuole superiori e giovani che vanno all’università. Ho visto molta pubblicità che invita allo studio. Negli ultimi anni stanno nascendo università in tutto il Paese. Purtroppo molti giovani non hanno le possibilità economiche necessarie per lo studio. Per questo sarà importante far crescere il progetto Fondo Scuola. Ciò che più sbalordisce, in Mozambico, è la vivacità della fede, l’impegno e la responsabilità dei laici nella vita della comunità cristiana, la partecipazione gioiosa dei giovani e dei bambini alle celebrazioni, il senso forte della comunità e dell’appartenenza alla vita parrocchiale, la capacità di condivisione e di solidarietà. E di tutto viene reso conto alla comunità, al termine della messa. Avremmo bisogno che alcuni di questi laici venissero ad evangelizzarci. Naturalmente ringrazio il Signore che mi ha donato un’esperienza così forte di comunione con la Compagnia Missionaria e con una parte di popolo mozambicano. Ma devo ringraziare con tanto affetto le missionarie per l’accoglienza e la testimonianza della loro vita di fraternità e di servizio missionario e di passione ecclesiale. Un grazie speciale ad Anna Maria Berta, che mi ha dedicato totalmente il suo tempo per accompagnarmi e farmi conoscere e comprendere le varie realtà incontrate. E dopo tanti anni abbiamo avuto modo di stare insieme e raccontarci tanta vita!
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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