Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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trasparenza e libertà
Intervista a Maria da Gloria Neto
Uno
sguardo alla tua vita: presentati... la tua famiglia… le tue prime
esperienze... l’ambiente portoghese dove hai vissuto… il tuo primo lavoro…ecc.
Sono nata in un piccolo
paese di campagna, nel comune di Santo Tirso appartenente alla città di Porto
(Portogallo). Sono cresciuta in una famiglia abbastanza povera, che riusciva ad
alimentarsi, curarsi e vestirsi attraverso il piccolo salario di mio papà, però
questo ci aiutava a vivere. Ero la più grande dei miei fratelli perciò dovevo
aiutarli e inoltre dovevo anche aiutare nei lavori di casa. Ho imparato a
leggere e scrivere le prime parole in una piccolissima scuola di paese, seguita
da un’eccellente e giovane maestra. Dopo avere terminato le scuole elementari,
sono entrata immediatamente, con appena dodici anni, nel mondo del lavoro. Ho
ripreso a studiare solamente quindici anni dopo! Come già detto, con appena
dodici anni ho cominciato a lavorare in una fabbrica dove si confezionavano
camicie da uomo. Il mio compito era quello di chiudere i bottoni alle camicie.
Un lavoro molto facile e adatto ad una bambina, ma che procurava ferite alle
dita. Nonostante questo era un tipo di lavoro che mi piaceva molto. Mi sentivo
bene. Ero orgogliosa di potere in questa maniera aiutare la mia famiglia. Mi
faceva provare il gusto della condivisione. Il mio primo salario era di
“diciassette scudi e cinquanta centesimi” che oggi in euro corrisponderebbero
a otto centesimi!
Tutto questo mi faceva
sentire felice perché facevo parte del mondo del lavoro, il mondo degli adulti.
Mi ha aiutato a crescere nella maturità umana e a sentirmi responsabile di
tutto quello che facevo.
La tua
vocazione: come è nata? Perché nella Compagnia Missionaria? Ricordi persone
significative o fatti che ti hanno aiutata a fare questa scelta?
La mia vocazione è nata in maniera molto
delicata, soave...avevo appena quattordici anni, ero molto giovane, quando ho
cominciato a partecipare alle attività nella mia parrocchia come catechista e a
leggere la parola di Dio..
Ho sempre avuto una buona vita di preghiera,
mi piaceva leggere e meditare la Parola di Dio. Con frequenza mi ritrovavo a
riflettere e a interrogarmi su quale poteva essere il cammino della mia vita.
Nonostante questi interrogativi, ho avuto e vissuto la mia gioventù come
qualsiasi
giovane del mio tempo, innamorandomi,
partecipando a feste, lavorando...
A un certo momento mi è capitato di leggere
con “occhi nuovi”il secondo capitolo del Vangelo di Giovanni: “Le nozze di
Cana”dove Maria rivolgendosi ai discepoli di suo Figlio raccomanda loro di:”fare quello che Lui gli dirà”. In quel
momento anch’io feci a me stessa in maniera più incisiva la stessa domanda :
che cosa Gesù mi sta dicendo? Che cosa vuole da me?
Pensai di farmi suora Benedettina di
clausura, ma molto presto scoprii che non era lì che il Signore mi chiamava. Il
mio posto era quello di rimanere nel mondo. Sì volevo qualcosa di simile, ma
ancora non sapevo dove e come.
Un
giorno, il mio parroco Padre Mario, professore nella scuola media a Paços de
Ferreira (collega di Serafina) invitò la missionaria CM a fare un incontro con alcune ragazze catechiste della
parrocchia. Serafina accettò, eravamo in poche: solo quattro ragazze. Dopo
questo incontro si programmò una “tre
giorni” nella casa della Compagnia Missionaria di Rua Miguel Bombarda a
Porto. A questo incontro partecipai io e Justina, anche lei ora missionaria
della CM. E’ stato in questo incontro che per la prima volta ho conosciuto la
Compagnia Missionaria. Pur non avendo capito bene cosa voleva dire Istituto
Secolare e vocazione secolare l’esperienza rimase nel mio cuore. Dopo circa
quattro anni, cercando dentro di me di chiarire cosa fare della mia vita, mi
arrivò un altro invito aspettato da tempo: partecipare ad un ritiro organizzato
dalla Compagnia Missionaria. Era quello che aspettavo! Ricordo che questo
incontro aveva la finalità di rivedere lo Statuto dell’Istituto: partecipai in
silenzio. Però è stato un momento molto importante perché fu proprio in questo
incontro che capii che questo era il luogo dove volevo e desideravo realizzare
la mia vita.
La Compagnia Missionaria fin dal primo
momento in cui l’ho conosciuta mi ha lasciata libera di vedere, sentire,
provare se veramente questo era il posto che desideravo, e libera anche di non
continuare, nel caso capissi che questa scelta non era per me. E’ stata proprio
questa trasparenza e libertà che mi ha permesso di comprendere veramente che
era qui il mio posto! Dei tanti Istituti che ho conosciuto credo che la mia
carissima Compagnia Missionaria sia l’Istituto che ti lascia libera nel
prendere decisioni. Per questo l’amo!
A un
certo punto hai deciso di partire per il Mozambico: perché? Racconta… Il
ritorno… E’ stato faticoso l’inserimento? Paure, dubbi, gioie…?
Ho sempre desiderato partire per l’Africa,
precisamente per il Mozambico. Non so esattamente spiegare il perché; era un
qualcosa di profondo che sbocciava nel mio cuore. Sentivo dentro di me il
desiderio di condividere il Vangelo con altri fratelli nella fede. Dopo gli
anni di formazione sono partita con gioia. Non sapevo ciò che mi aspettava, ma
avevo la certezza che avrei incontrato qualcosa di nuovo che mi avrebbe dato
cento volte di più di quanto potevo offrire.
La separazione dalla famiglia è stata una
vera sofferenza, però il desiderio di partire, superava tutto. E’ stato
veramente un vero dolore per i miei genitori e mi mettevano in discussione
dicendo: perché tu e non altre? Io non rispondevo loro, rimanevo in silenzio.
Lasciavo il posto a Dio.
La Compagnia Missionaria in Mozambico mi
accolse con una grande tenerezza, mi sentii subito in casa, nel mio paese.
Ricordo con gioia il modo con cui sono stata accolta dal gruppo di Maputo
allora composto da: Anna Maria, Giannina, Elvira, Isabel, Emilia e Alice.
Dopo ho condiviso il mio cammino con Edvige,
una gioia offertami da Dio, una persona che mi ha molto aiutato, perché in
seguito abbiamo vissuto insieme. Anche Gina, Santana, Mariolina e Irene, sono
state altre gioie per il mio cammino...e tante altre.
Il Mozambico è stato una terra di calore
umano, di vita, amore e passione. Un tempo fecondo in tutti i sensi. Il mio
inserimento è stato molto semplice e naturale. Non ho avuto grande difficoltà,
sono stata abbastanza serena. La maggior difficoltà l’ho sentita quando da
Quelimane abbiamo dovuto
trasferirci al Gurue, ma è stata una difficoltà passeggera. E’ stato un tempo
d’oro. In Mozambico ho lavorato la maggior parte del tempo in una scuola dei
padri dehoniani al Gurue, e in attività parrocchiali. Ambedue spazi di crescita
umana e spirituale, come pure la permanenza di un anno in Quelimane, città che
è rimasta nel mio cuore.
Sono poi rientrata in Portogallo dopo tre
anni per problemi di salute. Pur piacendomi il clima questo però, non era
favorevole per la mia bronchite.
La tua
vita oggi: lavoro... inserimento nell’ambiente, nella parrocchia. Come vivi il
tuo quotidiano, la tua appartenenza a un Istituto Secolare?
Attualmente la mia vita ha questa
impostazione.
La mia professione è quella di cuciniera in
un Centro Sociale della parrocchia di Sanfins de Ferreira che si trova a un
chilometro da casa, per cui posso fare ogni giorno una bella camminata a piedi.
E’ un centro diurno che accoglie persone
anziane e gestisce anche un asilo nido per bambini da zero a tre anni e dà un sostegno a casi domiciliari. In tutto sono circa un centinaio di
persone che vengono assistite. Lavoro in queste attività da dieci anni.
Condivido questo lavoro con sedici colleghe tutte sposate.
In parrocchia collaboro nella pastorale con
l’annuncio della Parola di Dio, attraverso la catechesi agli adolescenti e
giovani, visito gli ammalati, leggo la parola di Dio nelle varie liturgie e
cerco di essere una testimonianza viva con la mia vita.
Vivo con la mia famiglia formata da mia madre
che ha 78 anni, un fratello di 47 anni e un giovane nipote. Partecipo
pienamente della vita famigliare in tutte le varie situazioni diarie: piccoli
gesti, condivisione dei problemi di malattia, momenti di allegria, difficoltà e sofferenze. Di tutto faccio una
preghiera continua. Tutto quello che faccio è vita della Compagnia Missionaria,
perché io sono Compagnia Missionaria e questa è la mia vita.
Cerco di rispondere alle necessità
dell’Istituto con quello che ho e posso, sia nella gioia che nella sofferenza.
Sento che la CM è il centro della mia vita, è stato per mezzo di questa
famiglia che mi sono avvicinata di più a Dio. Molto di quanto sono oggi lo devo
alla Compagnia Missionaria. Sento che la mia vita scorre con serenità e pace,
dono il tempo necessario a ogni cosa, senza dimenticare in tutto questo di
trovare anche il tempo per un meritato riposo.
Dove
trovi la forza per continuare questa tua missione?
La forza sgorga dalla Contemplazione del
Cuore trafitto di Gesù, dalla Compagnia Missionaria, dalla vita sacramentale,
dalla preghiera e amicizia.
Anche
la tua vita è un intreccio di avventure … con una parola come la definiresti?
OFFERTA

per grazia di dio
Intervista a Lidia Ferreira
Uno sguardo ampio, reale, sincero, fanno da guida a questa
testimonianza di Lidia, missionaria portoghese che racconta in maniera semplice
aspetti della sua vita con concretezza, si sofferma sul passato riscoprendo
quei valori umani e spirituali che l’hanno guidata e... guarda meravigliata
alla sua vita attuale, ancora attiva e
vivace nonostante l’anzianità che avanza.
Sono Lidia, faccio parte del
Gruppo CM di Porto (Portogallo), sono di vita in famiglia e vivo con un
fratello. Sono nata nella prima metà del secolo scorso, sono già ottantenne e,
per questo, posso dire che sono dell’ “Antico Testamento”. E’ un cammino lungo
non vi pare? Avrei tante cose da raccontare della mia vita... una parte la
lascio per raccontarvela una prossima volta. “Felice il popolo che il Signore
ha scelto come sua eredità” –
E’ il ritornello del salmo responsoriale della messa di oggi, e che prendo in
considerazione per fare le seguenti riflessioni.
Dalla mia famiglia non ho
ricevuto nessuna eredità economica; mi è stato donato invece una eredità
grandissima di valori: umani, morali, sociali, spirituali. Mi sono stati
trasmessi senza moralismi ma con esempi e attitudine di vita, come: donare,
condividere, aiutare senza distinzione, chiunque fosse e avesse bisogno, di
giorno o di notte, in estate o in inverno. Fin da bambina sono stata educata e
abituata a questi gesti, a dare quanto potevo, assumere impegni, essere fedele
alla parola data essere competente nel mio lavoro, rispettare gli altri...
“Per grazia di Dio sono quello
che sono” 1Cor,
15 – dalla messa di oggi.
La mia
famiglia era veramente cristiana, non solo in parrocchia, ma soprattutto con la
vita. Sempre presente nell’ambiente parrocchiale, per preparare l’altare, per
aiutare nel catechismo, nella partecipazione ad organizzazioni varie come:
l’Apostolato della preghiera, la Congregazione mariana, la Conferenza di San
Vincenzo, assistenza a poveri e ammalati, … Io vivevo e crescevo in questo
ambiente. Da giovane sono entrata nell’Azione Cattolica dove ho potuto approfondire
la mia fede ed essere così più cosciente di quanto stavo vivendo...Ho assunto
impegni anche a livello diocesano.
Il mio primo impegno di lavoro
è stato quello di insegnante delle elementari. In quel periodo mio papà era
abbastanza malato ed eravamo in cinque fratelli. Mia sorella maggiore lavorava
nel negozio di merceria di uno zio ma non guadagnava nulla. Io sono stata la
prima a cominciare a studiare, però dovevo aiutare finanziariamente la mia
famiglia a vivere. Ricordo che nel secondo anno di lavoro ho cominciato a fare
un po’ di tutto: insegnavo e davo anche ripetizioni, al pomeriggio lavoravo
part-time in un ufficio...Più tardi, ho lasciato l’insegnamento per lavorare in
un Organismo dello Stato che a quei tempi era legato alla Presidenza della Repubblica. Alla sera però riuscivo a dare lezioni perché
avevo già ottenuto il baccalaureato in Storia studiando nel tempo libero.
Ricordo che a livello politico erano tempi difficili... Nonostante questo,
riuscivo anche a fare promozione umana a diverse persone, senza per questo
essere retribuita economicamente... Di questa esperienza conservo buoni
ricordi. Più tardi mi sono inserita ancora nell’insegnamento pubblico, ho
assunto impegni massimi a livello di responsabilità scolastica... ho insegnato
al seminario “P. Dehon”, ho aiutato nella impostazione del segretariato della
Liturgia, dove tuttora collaboro. Avevo diverse responsabilità in parrocchia e
dovevo occuparmi anche dei lavori di casa. Quando rimasi senza i miei genitori
dovetti cambiare casa il che, mi aggiunse altre responsabilità dato che mio
fratello era stato dimesso da poco dal sanatorio e ancora non poteva lavorare.
La tua vocazione: come è nata?
Fin dai tempi dell’Azione
Cattolica mi sentivo attratta per una vita di donazione a Dio. Quando potevo
partecipavo a Corsi di formazione umana – spirituale, a settimane di
spiritualità organizzate dai Padri Carmelitani scalzi. A un certo punto, le
attività in parrocchia non mi stavano aiutando, sentivo che continuando così
avrei potuto commettere un errore nella mia vita. Decisi allora di trascorrere
un giorno al convento dei padri Carmelitani. Così ci sono andata, senza portare nulla con me; volevo
solo capire cosa Dio voleva da me. Ritornai a casa cosciente che dovevo integrarmi in un gruppo,
senza lasciare la parrocchia. Decisi quindi di parlare con il mio Direttore
spirituale, P. Fernando Ribeiro, SCJ. Lui mi presentò diversi gruppi da me già
conosciuti, ma che nel mio cuore li rifiutavo perché non mi convincevano... Finalmente mi parlò anche di un gruppo: la
Compagnia Missionaria del S. Cuore, di cui non avevo sentito parlare né
conoscevo personalmente, ma accettai ugualmente... forse questa decisione era
opera dello Spirito Santo.
Come ho già detto prima la mia
famiglia apparteneva all’Apostolato della preghiera, legata alla spiritualità
del Cuore di Gesù. Ricordo che in casa avevamo un grande quadro e un piccolo
oratorio con la sua immagine che ancora si conserva.
La tua vita attuale?
In Parrocchia sono responsabile
di un gruppo che appoggia i missionari dehoniani e collaboro nel segretariato
Diocesano della Liturgia. Dopo l’incidente che ho avuto non posso fare altro
perché le difficoltà vanno aumentando, oltre all’età che avanza. Ogni giorno
cerco di mettere in pratica l’eredità che ho ricevuto e dare la mia
testimonianza di persona cristiana... In questa mia forma di vita cerco di
concretizzare, anche se con i miei limiti, deficienze e sbagli, il nostro
Statuto e Regolamento di vita. Trovo la forza per continuare la mia missione
nella preghiera, nella frequenza ai sacramenti, nella Liturgia delle ore, negli
incontri mensili dell’Istituto... Sento che la mia vita ha delle fondamenta:
Dio...Fede o meglio: io credo veramente che la mia vita è condotta dallo
SPIRITO SANTO.

29 anni in missione
La “Fondazione Aldeia da Paz” – Collegio per bambini e
giovani - si trova nella frazione “Agua de Pena”, Concelho de Machixo, Madeira,
a 23 km di Funchal, Portogallo.
Nel
1990 il Vescovo di Funchal, D. Teodoro de Faria, invitò Gastão Fernandes,
Familiaris della CM, a dirigere la “Liga dos Amigos”, a raccogliere fondi per
costruire la “Fondazione Aldeia da Paz”, un progetto di assistenza a giovani e
a famiglie di Madeira che vivevano nella precarietà. Celestina, missionaria, ed
io João Carlos, familiaris CM, facevamo parte della Direzione.
Il
31.7.1994 hanno cominciato ad entrare nell’”Aldeia da Paz” i primi ragazzi dai
5 ai 12 anni. L’obiettivo del progetto è quello di garantire la loro
educazione, così da rendere sicura la continuità degli studi oppure dare la
possibilità di imparare una professione, così da poter vivere con una certa
indipendenza la loro vita. Quando questi ragazzi raggiungono i 18 anni possono
continuare a studiare oppure ritornano alle loro famiglie. La “Liga dos amigos”
ha continuato a coordinare il progetto che si inaugurò nel 2000. Quando il Sig.
Gastão morì, io ho continuato a far parte della Direzione e ad aiutare il
progetto. L’11.01.2019 il vescovo di Funchal, D. Antonio Carrilho, mi ha
invitato ad assumere, come Presidente, la Direzione del progetto.
La Casa ha la capacità di ospitare 36 giovani; al momento
il progetto è stato programmato per 18 giovani solo maschi. Per accompagnare
questi ragazzi, è stata costituita una equipe specializzata e preparata per
questo lavoro. I giovani presenti frequentano la scuola pubblica come qualsiasi
altro giovane e si stanno così preparando per ottenere un futuro migliore. La
Direzione dell’“Aldeia da Paz” è responsabile di tutta l’organizzazione
amministrativa, del materiale necessario e delle risorse umane. E’ anche
responsabile per la parte finanziaria: l’80% proviene dalla Previdenza sociale
e l’altro 20% da varie donazioni.
Questo Progetto ha molte potenzialità. La casa
è situata in un terreno con 47.000 m2. Oltre il Convitto per i giovani c’è anche la
Casa Comunitaria per ospitare 12 persone, che sta aspettando di essere
occupata. Stiamo riflettendo e studiando come utilizzare il terreno a
disposizione per progetti di agricoltura e altro…
Ho
accettato questo compito con spirito di missione e servizio con il proposito di
essere “un umile lavoratore nella vigna
del Signore”. Chiedo a tutta la CM di pregare affinché questo progetto
offra un luogo dove i giovani si preparano al loro futuro e la comunità possa
partecipare con semplice spirito di servizio.

la gioia di vivere
93 anni con il sorriso e una grande bontà!
Oggi mi sono decisa a scrivere per
comunicare alcuni fatti che sono come dei fili che hanno tessuto e continuano
a tessere la storia della vita della nostra cara Madalena Saldanha, Familiaris.
Nell’attesa della sua “4ª giovinezza” non ha potuto partecipare ai
nostri Incontri e Ritiri, ma è sempre attenta a tutto ... Sono andata a
trovarla a casa sua, non puoi immaginare la gioia nel vedermi! Tutta la sua
persona trasmetteva gioia, il sorriso trasparente e perfino i suoi occhi
sorridevano luccicando dall’emozione!
Dopo averle consegnato un po’ di frutta
mi disse: “Grazie di cuore, la dividerò con mia figlia che è molto ammalata. Ha
un problema alle mani e i medici non hanno ancora diagnosticato l’origine di
questa malattia”. E continuò dicendo: “Mia figlia sta peggio di me”.
Madalena è una persona molto cara ed è
veramente una madre molto affettuosa. Mi ha fatto vedere tutto il lavoro che
faceva quando andava a lavorare al Palazzo Episcopale, dove era molto
conosciuta e benvoluta. Ha un libro che p. Tolentino Mendonça – poeta e
scrrittore – oggi vescovo a Roma, le aveva offerto con l’autografo. Puoi
immaginare la sua gioia! Siccome era una brava sarta, faceva lavori anche per
il vescovo e così guadagnava un po’ di soldi. Ma quello che più mi ha
meravigliato è la sua capacità di saper riutilizzare vasetti di vetro (4
vasetti: uno grande, due medi e uno piccolo). Oltre ad essere una buona sarta
sa ricamare usando una varietà di punti, su tovaglie e tovaglioli ...
Attualmente occupa diverse ore del giorno lavorando a crochè, per preparare
piccoli ritagli che servono per coprire
questi vasetti, in varie tonalità di colori. E’ da sottolineare il senso di
appartenenza alla CM. Le piace molto leggere Vinculum, la liturgia delle ore,
le varie preghiere … La sua casa è una vera “Betania”. Le persone che entrano
sentono molto il “Profumo” dell’amore del Cuore di Gesù e di Maria. La sua casa
è piena di fiori e come diceva il “Conego
Fiel” in una omelia.”Possiamo dire
che le decorazioni sono la grande gioia della Risurrezione di Gesù”. Credo
che Madalena Saldanho si stia lasciando affascinare dalle meraviglie del
Signore vivendo la sua “4ª giovinezza” con molta
gioia e con queste occupazioni per tenere occupata la sua mente. “Se Dio vuole in luglio compirà 94 anni”. Prima
di lasciarla le ho fatto una domanda:”Signora Madalena le piacerebbe
partecipare ai nostri esercizi spirituali? Lei mi ha risposto così: “Se
qualcuno di voi viene a prendermi parteciperei con molto piacere”. Alla fine ha
concluso il nostro incontro con queste parole:”Io, grazie a Dio, vivo la mia vita in maniera semplice, normale”.
Veramente Madalena è una donna piena di tenerezza, di gioia e di pace.

condividere la vita
Quando vogliamo organizzare delle vacanze, si comincia
a pensare dove andare e quali cose pratiche risolvere prima di vivere i giorni
tanto sognati. Pur facendo così, alle volte, capitano difficoltà, secondo
quanto dice il proverbio: “l’uomo propone e Dio dispone”!
E’
quanto mi è successo in questo periodo in cui si avvicinavano le vacanze. Mi
sono trovata a gestire situazioni urgenti e diverse da quanto pensavo: la
malattia di una missionaria che viveva con me, il cambiamento della casa e, di
conseguenza, la preoccupazione di cercarne un’altra dove abitare. Esperienze
diverse che mi hanno coinvolta emotivamente e fisicamente, e mi hanno stimolata
a offrire tutti questi avvenimenti “in unione a Gesù per mezzo di Maria in spirito di Amore...”.
Con la nostra preghiera di offerta mi metto all’opera
in vista del trasloco. Mi rendo conto della quantità di cose che sono andate
accumulandosi: inizio a riordinare i libri, gli oggetti liturgici e tante altre
cose... In ogni cosa che prendo in mano ci sono più di 25 anni della CM. Vedo
foto dove sono andati fissandosi altri tempi, in cui tutto stava fiorendo (i
tempi in cui si cominciavano i primi passi della CM in Cile), (quando si
stavano formando) Familiares e Missionarie. In ogni cosa c’è contenuta tutta la
storia!
Così continuo in questo lavoro, e considero come Dio,
sempre, si fa presente per visitarci e parlarci in mezzo a questa realtà
inaspettata. Ascoltando Radio Maria, che mi accompagna con il suo programma di
musica e di riflessioni, mi ha colpito soprattutto il tema sull’Eucaristia
presentato da un Padre francescano cappuccino. Spiegava agli ascoltatori il
senso delle parole della consacrazione nella Messa: “ prendete e mangiate
questo è il mio corpo”. Parole che includono tutta la persona di Gesù, non solo
si riferiscono alla sua carne, ma a
tutta la sua persona, tutta la sua vita è il corpo. “Prendete e bevete questo è il mio sangue”, il sangue come sapienza
della vita, il senso del sacrificio della sua vita.
Il padre diceva che a partire quindi da Lui, nello
stesso modo, anche noi ci uniamo al ministero del sacerdozio comune, ci
offriamo a Gesù; in queste parole, “questo è il mio corpo”, offriamo tutto
quello che siamo capaci di servire, di amare ecc. “Questo è il mio sangue”: con
questa frase vengono espresse le mie difficoltà, la mia infermità, il senso del
martirio che qualcuno di noi sta vivendo. Quello che più mi ha colpito di
questa riflessione e l’affermazione che RIMARRA’ SOLAMENTE CIO’ CHE SI E’
OFFERTO. Questa realtà mi invitava a riflettere su questo sacramento per
eccellenza che è la realtà della presenza di Gesù in mezzo al suo popolo
proprio attraverso questa offerta: “Prendete,
mangiate, bevete”. E’ il nostro
Dio che rimane con noi. Il Padre ha continuato la riflessione dicendo che
celebrando l’Eucaristia noi offriamo insieme al sacerdote il Sacrificio. E
durante il giorno diventiamo noi stesse vittima offerta e Lui; è il Sacerdote
che offre la nostra vita. E’ la vita tutta che si offre, ed è per noi un onore
il voler offrire la nostra vita nonostante le nostra piccolezza e i nostri
limiti. Allora il poco o il molto, tutta la realtà della nostra vita, se è
offerta così com’è al Cuore di Gesù, ha la sua importanza.
“E’ soprattutto nell’Eucaristia che ci
facciamo “OFFERTA” insieme a Cristo ed impariamo ad assumere il suo programma
di vita, specialmente la sua totale donazione al Padre e agli uomini”. ((RdV n
7).
Questa riflessione mi ha aiutato a dare un senso nuovo
ad ogni Messa, a ringraziare per avere la possibilità di ricevere Gesù, che mi
invita a fare un’offerta della mia vita unita a tutta la vita dei fratelli. Così
con questi sentimenti ho continuato a vivere, ad accettare il cambio di rotta
delle vacanze che avevo sognato di fare in maniera diversa; vacanze invece che
ho fatto in compagnia della radio e condividendo il lavoro con altre mani
generose che si sono unite alle mie per aiutarmi.

pensieri extra-vaganti
Consegnarsi
Consegnata: vorrei vivere consegnata, fino in fondo.
Non
posso guardare al Crocifisso e tenere qualcosa per me. Ma c’è una paura nel
cuore, la paura della vulnerabilità. Guardare l’altro, e lasciarsi guardare,
spalanca il nostro mistero, apre a noi il mistero di chi guardiamo con occhi
amici. E poi le difese si alzano.
Vorrei fare il
secondo miglio col mio fratello, anche mille miglia, sulla parola del Signore.
Ma non riesco a sfondare il mio limite, le mie chiusure. È paura? È prudenza?
Vorrei sentirmi consegnata, tutta proprietà di Dio. Lui
non ha messo un confine nel suo
Amore, ci ha consegnato se stesso nel
Figlio, ci ha consegnato la sua vita di relazione nello Spirito. Non ha nulla
tenuto per sé. Ha dato TUTTO.
Come rispondere,
che cosa rendere al Signore per quanto mi ha dato?
ECCOMI:
Consegnata a Dio nella CM,
Nella Chiesa,
Nell’umanità
tutta,
Consegnata in quel noi
che dice Padre nostro!
ECCOMI:
Posso entrare in quella libertà dei figli, nell’obbedienza, sicura che
incontrerò il mio Signore.
“Ho sete”
Il salmo 63, voce degli assetati, dei
cercatori di Dio, la cui anima è terra
deserta e arida …
A volte è facile sentirci nei panni del
salmista, altre volte le labbra pregano e il cuore è lontano. Per chiedere
l’acqua, come la Samaritana, dobbiamo incontrare
il Cristo. E pensavo, come pregava Gesù questo salmo? «Padre, ho sete di te, di tornare a
te, anch’io peno in questo mio esilio!», ma forse anche così «Padre, ho sete che la tua volontà sia compiuta fino in
fondo, ho sete dell’uomo, di ogni uomo
che tu, Padre, hai affidato alle mie mani, Maria Grazia, ho sete di te!».
Non so se i miei pensieri extra-vaganti
sono ortodossi, ma ridà spirito alle parole sapermi chiamata per nome da un Dio
che ha sete di me.
Sì Signore, ho solo una brocca per attingere, il mio cuore, la mia
vita: ecco, è per la tua sete.
“Ascolta Israele”
“Samuele! Samuele!” “Maria Grazia, Maria
Grazia!”
Come mi piacerebbe, Rabbunì, non lasciar
cadere neanche una tua parola! Ascolto, spesso
distratta, ma quando l’ascolto si fa vivo me
ne sento avvolta, travolta. Non è una parola che posso tradurre, è una parola
che mi pervade, è linfa che scorre nella mia vita, è parola che mi diventa
acqua e cibo. È parola viva, ma non ci capisco niente. Eppure non potrei farne
a meno.
Mi domando, Signore, non vorrai mica che
studi alla Gregoriana per capirti?
Per ora so questo: io ti ascolto come una
bambina seduta sulle ginocchia di suo Padre. E le parole che tu mi hai detto, e
hanno cambiato la mia vita, non hanno avuto bisogno di traduttori, di esegeti,
di teologia o ermeneutica, mi hanno penetrato il cuore così, come le ho trovate
scritte, e in lingua italiana, perché non conosco né l’ebraico, né l’aramaico.
Né ho mai percorso le strade della Palestina.
Signore, come a Giacobbe, mi hai preparato
una scala, e lì salirò finché tu vorrai darmi la tua benedizione, a costo di
soffrire di sciatalgia per tutta la vita:
Cammina alla mia presenza
Sta in silenzio davanti al
Signore e spera in lui
Rabbunì
Signore!
Eterna è la sua misericordia
Padre
Spirito paraclito
Maria
E poi parole immagini:
L’emorroissa
Talitha kum! Ragazzina, alzati!
Il paralitico calato dal
tettuccio
Zaccheo, piccolo, che ti spia da
una pianta di sicomoro
Il gesto d’amore del profumo di
nardo, l’unzione regale che ti ha offerto una donna
E ancora nella mia infanzia due imperativi:
Lasciate che i bambini vengano a
me
Traffica i talenti che Io ti ho
dato
E oggi il tuo cuore trafitto:
ECCO,
SIGNORE, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’
