Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
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14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

un tempo opportuno?
In Te
Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia.
Tendi a me l’orecchio, vieni presto a liberarmi. Salmo 31(30)
La
pandemia ha devastato molti paesi, uccidendo centinaia e centinaia di persone
in breve tempo. Ascoltando da lontano sembrava una cosa incredibile, si è
diffusa nei paesi europei, uccidendo migliaia di persone e ora è la volta dei
paesi africani. Un animale non visibile ad occhio nudo, lo puoi vedere solo al
microscopio.
In breve
tempo si è diffuso in tutto il mondo, uccidendo principalmente, medici, preti,
infermieri, persone consacrate, tante persone di buona volontà. Oggi siamo
tutti sottoposti alla quarantena, a separarci dai nostri familiari, a non farci
visita, tutte le attività pubbliche sono paralizzate, a scuola i bambini delle
classi iniziali già non stanno ascoltando la voce del loro insegnante, sono già
nell’insegnamento a distanza attraverso esercizi forniti con i media come:
televisione, WhatsApp, e-mail e altri mezzi.
Figuriamoci
nei luoghi più lontani, dove non ci sono molte possibilità di utilizzare questi
mezzi di comunicazione, non c’è elettricità, non c’è la possibilità di
internet, già molti dei loro genitori non hanno potuto andare a scuola, per cui
mi chiedo: quale sarà il futuro di questi bambini. Insomma, ora viviamo con le
maschere, divisi a causa di questo virus Covid19, non possiamo rendere omaggio
al nostro familiare, amico, vicino quando intraprende il suo pellegrinaggio
alla casa del Padre. Proprio a causa del Corona Virus, le autorità competenti
hanno deciso di stabilire alcune regole, per contrastarne la diffusione.
Con
questo ci abbandoniamo nelle mani di Dio. Lui sa quello che fa, c'è un male che
viene per il bene, da una parte si piange e dall'altra ci si rallegra. Gesù ha
sofferto in modo tale da sopportare le nostre infermità, sputato, picchiato a
morte, tutto per redimerci e consegnarci a Dio. Chissà che questa quarantena
non sia il momento opportuno per approfondire la nostra Fede attraverso la
preghiera, letture bibliche, rosario, meditazione su vari libri, breviario,
adorazione e contemplazione di Gesù presente nell'Eucaristia.
L'ultimo
discorso di Mosè è: “... avete visto tutto ciò che Yahweh vostro Dio ha
fatto, per amor vostro, a tutte queste nazioni; è stato il Signore tuo Dio che
ha combattuto per voi. Vedete, l'ho distribuito per voi, come possesso per le
vostre tribù ...”. Mi fido anche io, perché so che mi hai accompagnato
quotidianamente nel mio cammino.

un cuore che vede
Carissime/i,
nell’approssimarsi della celebrazione della
Festa del Sacro Cuore di Gesù ricevete un abbraccio fraterno.
Alcuni potranno celebrarlo quest’anno
nell’Eucaristia, altri per mezzo della comunione spirituale nelle proprie case,
l’essenziale è ringraziare per questo enorme dono dell’Amore che sgorga dal Suo
Cuore e che è sorgente della nostra spiritualità e missione.
Stiamo
riprendendo lentamente gli impegni quotidiani che, a causa della pandemia,
abbiamo dovuto lasciare. Anche se è buona cosa non abbandonare il vissuto in
questo tempo: il silenzio – l’ascolto – la contemplazione. Chiediamo al Signore
un cuore nuovo:
“un
cuore che Vede. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo
conseguente” [1]… “Dio guarisce la miopia dei nostri occhi e non lascia
che il nostro sguardo si fermi in superficie … La
persona contemplativa si esercita per guardare con gli occhi di Dio
sull’umanità e sulla realtà
creata, fino a vedere l’invisibile …”[2]
Come il Buon Samaritano siamo chiamate ad
essere il pellegrino che guarda con il cuore la realtà che lo circonda e con un
cuore misericordioso accoglie quelli che soffrono.
A nome del Consiglio auguro una Gioiosa Festa
del Cuore di Gesù a tutti.
Graciela
VINCENT
VAN GOGH, Buon samaritano, 1890
[1]
Contemplate - Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di
Vita Apostolica n. 59
[2]
Contemplate - Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di
Vita Apostolica n. 58

in pieno clima di salvezza
Riflessioni
tolte da un ritiro di padre Albino Elegantealle missionarie
di Bolognaper la
festa di Pentecoste e del Sacro Cuore.(7 giugno
1987)
Lo scambio delle consegne
La Pentecoste è il giorno
dello scambio delle consegne tra Cristo e lo Spirito Santo per la continuazione
della redenzione e della santificazione degli uomini da parte dell’amore di
Dio.
Scambio delle
consegne, per cui in questo momento noi viviamo in pieno clima di salvezza.
Ecco il cammino della salvezza. Questo mi pare una cosa molto importante,
perché siamo troppo portati a pensare che la salvezza sia opera del solo
passato.
Allora va
particolarmente bene l’esortazione del salmo 94: “Ascoltate anche la sua voce; non indurite il vostro cuore come fecero i
vostri Padri a Meriba, a Massa nel deserto, dove mi tentarono, mi misero alla prova. Ascoltate anche la sua
voce”. La voce dello Spirito Santo che appunto continua quest’opera
dell’amore di Dio, proteso alla salvezza, alla santificazione.
Guardiamo agli
atteggiamenti che noi possiamo avere in questo momento di pieno clima di
salvezza. Lo facciamo con una osservazione del Marmion (un autore che qualche
tempo fa era abbastanza in voga, adesso è un po’ passato), comunque ha della
dottrina molto buona. Il Marmion osserva che, nei giorni della vita terrena di
Cristo, molti andavano da lui, accoglievano l’invito alla conversione e di
fatto cercavano nella misura delle proprie possibilità di impostare la loro
vita quotidiana secondo l’indirizzo delle parole di Cristo e lo facevano,
secondo la testimonianza in particolare di S. Luca, sotto l’azione dello Spirito Santo.
Bello il
pensiero di S. Ireneo: “Lo Spirito Santo, nel momento in cui Cristo si fece
uomo, invase anche l’umanità di Cristo e di tutti coloro che andavano ad
ascoltarlo”.
Chi andava da
Cristo obbediva alla voce dello Spirito Santo, chi invece aveva una fiducia
accanita nelle proprie intuizioni e si manteneva refrattario ad ogni
suggerimento di conversione che poteva venire dall’esterno, nel caso specifico
dalla Parola di Cristo, costui lo faceva resistendo allo Spirito Santo. Questo
si ripete anche oggi.
Ecco perché ci
tengo a sottolineare ancora una volta: siamo
in pieno clima di salvezza. Chi ha la capacità di rinunciare al proprio modo
di vedere per accettare quello tracciato da Cristo, lo fa sotto l’azione dello
Spirito Santo. Chi invece è abbarbicato al suo modo di vedere e non c’è
possibilità che la parola penetri nel suo cuore, costui resiste allo Spirito
Santo. Ed è il famoso rimprovero che Santo Stefano rivolgeva ai Sinedriti, i
quali molto probabilmente erano irreprensibili dal punto di vista delle
prescrizioni legali, però non andavano oltre: “Voi resistete sempre allo
Spirito Santo”.
Che cosa può fare lo Spirito santo in noi
“Il primo uomo
divenne, secondo l’espressione cara a S. Ireneo, “la gloria di Dio”. L’argilla
con cui era stato impastato ricevette il soffio di vita e allora l’argilla,
vivificata da questo soffio, divenne la gloria di Dio, la creatura più bella,
più espressiva della grandezza di Dio. Noi ci poniamo in questa sfera di
grandezza, nello splendore della testimonianza che è nell’aspettativa di Dio e
dei fratelli se, circostanza per circostanza, la nostra iniziativa personale
avrà il coraggio di cedere il passo all’azione dello Spirito Santo, che è il
soffio di vita capace di trasformare la povera argilla del nostro essere in
un’immagine luminosa e continuata nel tempo di Cristo Risorto.
Allora è chiaro
che la nostra vita diventa l’esempio e la strada che conduce a Cristo.
Ricordiamo l’espressione di San Paolo: “In qualunque posto andiamo, lasciamo il
profumo di Cristo”. E questo capiterà anche di noi se, circostanza per
circostanza, la nostra azione sarà capace di cedere il passo all’azione dello
Spirito Santo …
Stare sempre dalla parte della carità
Per noi c’è il
nostro essere Compagnia Missionaria. Lo Statuto al N° 9 dichiara “invisibile”
pienezza della nostra vocazione al carisma dell’amore, senza l’aiuto efficace
dello Spirito Santo. Impegniamoci durante la giornata: se i nostri sensi ci
immergono nelle realtà materiali, in queste cerchiamo la via della nostra
ascesa allo Spirito. In che modo? Stando sempre dalla parte della carità.
“Tutto tra voi si compia nella carità”, dice l’Apostolo Paolo nella 1a lettera ai Corinzi (6,14). La preziosità
degli atti di carità, che forse qualche volta sottovalutiamo perché siamo
refrattari all’azione dello Spirito Santo, viene diminuita perché ci
comportiamo secondo il nostro modo di vedere, mentre la preziosità degli innumerevoli
atti di carità che possiamo compiere durante la giornata, sono indicati nella
lettera ai Galati (5,22). Sicuramente questi atti di carità ci mettono dalla
parte dei desideri dello Spirito Santo e ci fanno camminare da uomini del
nostro tempo, circondati da questa realtà complessa, ma secondo la volontà
dello Spirito: questo è importante.
Non è la
modalità che dobbiamo tener presente, è la sostanza! Se dunque vivo immerso in
questa realtà che mi distrae in tutte le maniere, che moltiplica le iniziative,
la creatività per suscitare i miei interessi e la mia distrazione, mi abbarbico
a questi atti di carità che sicuramente piacciono allo Spirito santo che è
Spirito D’Amore. Inoltre diventano una manifestazione della dolcezza, della
pazienza, della grazia dello Spirito Santo è questo è tutto, sia come cristiani
sia come membri della Compagnia Missionaria.
L’ape fa scuola
d’amore
La festa del Sacro Cuore ci richiama a quello che Marta (missionaria) ha definito il “gesto
semplice e profetico” della consegna di quell’immagine del Crocifisso dal Cuore
squarciato. Nella consegna di questa immagine è stato detto che essa “diventa
l’appello a farne il punto di riferimento vitale come membri C.M.” Non un
riferimento qualunque, devozionale, ma vitale.
Abbiamo appena
detto che in tutte le manifestazioni della nostra vita dobbiamo renderci
disponibili alla grazia dello Spirito santo, assurgendo dalle realtà materiali
allo Spirito mediante la carità, per cui diventiamo manifestazione della grazia
dello Spirito.
Lo Statuto
della Compagnia Missionaria al N° 9 ci dice che dobbiamo diventare segno
visibile della presenza di Dio proprio attraverso la carità. Essa costituisce
la “nota dominante” della nostra volontà di amore, altrimenti sono chiacchiere.
L’atto di
carità che io compio diventa nota dominante del mio servizio al carisma
dell’amore. Inoltre il N° 9 specifica anche il sorriso, la comprensione,
l’accettazione, la capacità di perdono e di ripresa integrale, senza lasciare
strascichi.
Quando Pietro
chiese a Gesù se doveva perdonare 7 volte, Gesù rispose: “Non 7 volte, ma 70
volte 7”, cioè sempre. Qualsiasi atto di carità è sempre un superamento di se
stessi. C’è una bella poesiola di R. Pezzani intitolata: L’ape che fa’
scuola d’amore.
Il fiore disse
all’ape affaccendata:“Sei davvero sfacciata;il nettare mi rubi e te ne vai,e un dono in cambio non mi lasci mai. Disse l’ape
sincera: “Sono un’operaia della primavera, e tutto il giorno faccio miele e cera. Agli uomini piace tanto il miele mio e la cera che arde piace a Dio. Se quello che
abbiamo non lo diamo di cuoreChe diremo allora al Signore?”“Prendi quello che vuoi, rispose il fiore, mi hai insegnato che cos’è l’amore”.
Semplicissima,
ma molto bella.
La nostra ape è il Cuore ferito di Cristo. Ecco perché torno ad insistere: cerchiamo di fissare piccole zone della
nostra giornata e facciamo in modo che sia una contemplazione piena di
intensità, di tenerezza, di riconoscenza. Allora il Cuore di Gesù ci insegna che cos’è l’amore, anzi ci provoca
all’amore.
Voi dovete
arrivare fino a qui. Quel giorno che stavo facendo un lavoro materialissimo, mi
sono innervosito pensando a tanta gente che tendeva la mano, poi ho visto
l’immagine del Cuore trafitto e ho pensato: “Che cosa importa allora il posto dove
sono? L’importante è che io diventi come Cristo”. Ecco l’immagine che mi ha
provocato e mi sono detto: “Anche se dovessi rimanere così per tutta la vita
...”. Cristo non si è staccato da solo dalla croce, l’hanno staccato gli altri.
Lui sarebbe rimasto lì per l’eternità.
E’questa la lezione che mi dà il Cuore
ferito di Gesù. Naturalmente anche qui ci vuole un motivo, perché essere sempre
nell’atteggiamento dell’ape che attinge e dà, non è facile.
Noi siamo
troppo abbarbicati a noi stessi, siamo troppo stretti nelle morse dell’egoismo.
Ho cercato nella Sacra Scrittura e ho trovato un brano del discorso che San
Paolo ha fatto agli anziani di Efeso: “E
ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di
edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato
né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e
di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le
maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli,
ricordandoci della Parola del Signore: “Vi è più gioia nel dare che nel
ricevere”. (Atti 20, 32 – 35)
Noi dobbiamo
tenere abitualmente presente questa parola del Signore, custodirla nel nostro
cuore. Purtroppo noi ci stanchiamo di dare, di dare in continuità; eppure Gesù
ha detto e forse ne abbiamo fatto anche l’esperienza, che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

una vita... un cammino
Intervista a Albina Pinho
Bina
puoi presentarti , raccontaci la tua vita..la tua storia?
Sono nata
nel mese di marzo del 1956, in un piccolo paesino chiamato Santo Tirso del
comune di Porto (Portogallo) in
una famiglia con sette figli.
Mi sento
benedetta per essere nata in una famiglia umile, semplice e cristiana, molto
impegnata nel lavoro e nelle cose più semplici della vita quotidiana. Il lavoro
nei campi era l’occupazione giornaliera de miei genitori e dei fratelli
maggiori. Da qui veniva il sostegno per la casa e per tutto quanto era
necessario per vivere. Dopo aver terminato il quarto anno di scuola elementare
chiesi ai miei genitori di imparare a cucire. Loro mi diedero il permesso e così
cominciai un percorso di vita diverso da quello dei miei fratelli e da quanto
era normale svolgere in quel tempo. Eravamo negli anni sessanta. Sono stata
educata in una famiglia cattolica praticante e i miei genitori, pur avendo
tanto lavoro, accettavano con molta disponibilità di collaborare alle attività
della parrocchia. Avevo diciotto anni quando, avendo ormai un po’di
preparazione nell’ambito del cucito, riuscii a trovare lavoro in un fabbrica di
confezioni, vicino a casa mia. Questo mi diede la possibilità di apprendere
altre cose e di entrare meglio in questo campo ormai già industrializzato. Dopo
sei anni cambiai di nuovo inserendomi in un'altra industria dove mi affidarono
la responsabilità di insegnare il lavoro a sessanta donne. Questo fu un incarico
molto serio e impegnativo perché dovetti
affrontare diverse sfide come: difendere le mie colleghe quando i responsabili
del settore esigevano una forte produzione e il poco tempo a disposizione non
lo consentiva, richiedere un salario giusto, uguale per tutti, pagare onestamente le ore straordinarie, ecc.
Sono stati due anni di grande impegno e fatica, soprattutto per chi come me,
non aveva grande esperienza del mercato di lavoro, ma è stato anche un tempo in
cui ho conosciuto meglio come i lavoratori venivano sfruttati, soprattutto in
questo settore che
aveva come unico obiettivo il lucro. Dopo due anni mi sono licenziata e rimasi
a casa per cinque mesi. Ripresi poi il lavoro in un laboratorio di alta moda,
lavorando per venti anni. Questo ambiente è stato molto importante per me
perché ho imparato molte cose nuove. Inoltre, in poco tempo da laboratorio si
trasformò in fabbrica sviluppandosi sempre più. L’obiettivo era quello di
entrare nel mercato internazionale con il miglior prodotto nel campo classico.
Tutto questo si è riusciti a realizzarlo
attraverso una equipe, collaborando e aiutandosi in maniera molto positiva. Il mio lavoro
consisteva nel realizzare modelli per
presentarli poi come collezioni. Un lavoro che esigeva molto, però sono sempre
riuscita a dare risposte giuste
attraverso l’esperienza che avevo e anche perfezionando quanto già sapevo; mi
piaceva molto! Anche il clima tra noi era molto buono sia nelle relazioni con le colleghe sia con chi ci
guidava. La responsabilità cresceva ma mi dicevo: responsabilità ed impegno stanno bene insieme! E’ stato un
periodo intenso e ho trovato tempo anche
per studiare un po’alla sera dopo il lavoro.
Dopo venti anni presi la decisione di
continuare a lavorare in proprio rimanendo a casa mia, anche perché mio padre
cominciava ad avere problemi di salute e di età.
In
seguito hai scelto la CM. Come ha reagito la tua famiglia?
Questa avventura così svariata e allo
stesso tempo impegnativa mi portò a riflettere sulla mia vita: cosa fare, cosa scegliere?
A livello vocazionale sentivo l’esigenza di una scelta diversa dalle solite:
matrimonio, il convento, non avevo chiaro cosa scegliere. In quel periodo della mia vita avevo trascorso alcuni
anni senza svolgere attività nella parrocchia. Ripresi quindi i contatti: mi
inserii nel coro e
nella catechesi dove conobbi Laura, missionaria
del gruppo di Porto. Un
giorno, mi invitò a casa della Compagnia Missionaria dove conobbi Lucia Correia
e Teresa Castro. Subito dal primo
contatto con loro mi sono sentita a mio agio, come fossi a casa mia. Nonostante
questa impressione e in seguito pur frequentandole non capivo bene ancora cosa
fosse la CM, l’Istituto secolare…Ricordo che ci volle del tempo prima di
scoprire che, forse era questo il luogo che cercavo per la mia vita futura. In
seguito, ho cominciato a partecipare ai
loro ritiri, a capire di più la loro realtà soprattutto cosa voleva dire laica
consacrata dentro il mondo, tutte cose a me nuove. Il tempo passava e questo
accresceva in me la volontà di donarmi a una vita di servizio nella chiesa e
nel mondo. Capivo che questo era quanto cercavo. Dio mi veniva incontro come un
Padre provvidente, presentandomi diversi cammini. Nel frattempo, scoprivo anche
alcuni segni che rafforzavano la mia decisione: la devozione al Sacro Cuore di
Gesù che mia mamma aveva trasmesso a tutta la nostra famiglia, il gruppo della
CM che mi faceva sentire in casa, lo stile di vita sobrio che vivevano, sapere che c’erano missionarie anche in
Africa. Questo era il sogno che avevo fin da piccola e che ancora desideravo
realizzare.
La vita è piena di sfide, una dovevo assolutamente affrontare:
comunicare alla mia famiglia la decisione che stavo per prendere. Non fu
facile, soprattutto far capire loro che la mia scelta non era il convento,
ma un modo nuovo di vivere la
consacrazione nel mondo. Sono stati momenti di prova che il Signore ha permesso
e mi hanno aiutato ad assumere meglio la mia vocazione. Man mano che il tempo
passava, la mia famiglia comprese meglio e accettò serenamente questa mia
scelta di vivere in famiglia la mia consacrazione. E questo mi diede coraggio
per continuare il cammino.
Quando
hai cominciato la tua avventura in Africa: Guinea Bissau…Mozambico…
La chiamata di partire per la missione è
stata sempre presente nel mio cuore. Nel 1989, la CM mi fece la proposta di
partire per il Mozambico. Un sogno che come dicevo, avevo fin da bambina! La
mia prima reazione fu quella di ringraziare il Signore, esultavo di gioia! Però
mi chiedevo: come farò a comunicarlo alla mia famiglia? Ma Dio aveva preparato
per me un progetto ben diverso. Passò solamente un mese dalla proposta, quando
il Signore chiamò nel suo regno la mia mamma. Allora la mia vita cambiò
direzione perché dovetti rinunciare per aiutare mio padre e mio fratello che
aveva appena diciotto anni. Così la porta appena aperta si era chiusa e rimase dentro di me la
sofferenza di aspettare altri ventidue anni prima di partire! La mia vita
cambiò e all’improvviso diventò complicata: gestire la casa, il lavoro
professionale, la parrocchia, il gruppo…E dentro di me la domanda: come superare questa perdita della mamma?
In questo periodo ci sono stati anche
momenti di crescita spirituale, di impegno, donazione, gratuità, spirito di
servizio…tutto era diventato un atto di continua donazione. Il salmo 23 diventò il mio sostegno diario; nelle
parole incontravo la forza per ricominciare ogni giorno: “Il Signore è il mio pastore
niente mi manca…”.
L’età
di mio padre avanzava e la sua salute cominciava a diventare fragile, precaria,
aveva bisogno di assistenza, di attenzione. Fu allora che lasciai il
lavoro e questo mi permise di
accompagnarlo da vicino fino agli ultimi anni della sua vita.
La prima esperienza missionaria
risale al 2009: quarantacinque giorni in
Guinea Bissau La mia famiglia che conosceva bene i miei sogni, mi sostituì nei
lavori di casa in questo periodo per darmi la possibilità di fare questa
piccola esperienza. Nel 2010 trascorsi trenta giorni in Mozambico. In questo
stesso anno morì mio padre, 21 anni dopo la morte di mia mamma.
Nel 2011 inizia la mia presenza più
prolungata in Africa.
Dopo aver dialogato con i miei fratelli (
Luigi il più giovane non era ancora
sposato), tutti furono d’accordo per collaborare in quanto fosse necessario pur
di aiutarmi a realizzare il mio sogno. Ringrazio
Dio per il dono della mia famiglia la quale dopo aver capito la mia scelta di
vita è stata sempre al mio fianco per
appoggiarmi.
Destino: Guinea Bissau: Sono partita con
una stretta al cuore perché lasciavo dietro di me cinquantacinque anni di vita
tessuta da piccoli ritagli, uniti tra loro, che davano un colore nuovo al mio
essere consacrata nella CM al servizio della chiesa e del mondo. Anni di
crescita umana e spirituale, dove ho imparato a contemplare la bellezza della
cose semplici della vita, recuperare la felicità e la speranza, valori che ho sempre
sentito dentro di me.
E’ così il 25 luglio 2011 arrivo in terra africana, precisamente in Guinea
Bissau e questa volta per un tempo più lungo. Ricordo che un’aria calda mi ha
avvolto al momento in cui scendevo
dall’aereo e mi ha fatto prendere subito coscienza che non solo il clima era ben diverso del mio abituale, ma anche la
cultura, gli usi e i costumi sarebbero
stati diversi dall’Europa. L’accoglienza che mi fecero le missionarie del
gruppo della Guinea ( composto da Teresa Castro, Antonieta e Ivone consacrate e
da Nhamo in formazione) facilitò il mio inserimento nel gruppo. Era anche la
mia prima esperienza in un gruppo di vita fraterna ( la mia scelta nella CM è
di vita in famiglia). Mi sono sentita subito a casa, mi adattai molto bene, non
ebbi problemi di salute. Considerai tutto una grande grazia che il Signore mi
concedeva e un segno per la mia permanenza e continuità in questa terra. Mi
presentavo con un unico progetto: essere a servizio del gruppo in tutto quanto
avesse bisogno, totalmente disponibile.
E così avvenne: collaboravo nella gestione della casa e nella segreteria della “Scuola di S. Paolo”.
In
Guinea Bissau ho trovato un paese molto povero, mancava di tutto, ma un popolo molto solidale che non dimenticherò mai.
La natura incantevole, gli uccelli bellissimi che venivano a dissetarsi nel
giardino della nostra casa, con il loro cinguettio mi aiutavano a lodare il
Creatore per le Sue creature. Ci tengo a sottolineare che anche la relazione con gli alunni della
scuola, i professori ed educatori è stata un’esperienza gratificante. Nella
comunità cristiana collaboravo nella catechesi, liturgia…nella celebrazione
domenicale che avveniva nel cortile.
In poco tempo ho capito la sofferenza di
questo popolo, le difficoltà che incontrava a vivere con tante precarietà.
L’aspetto che più mi colpiva ed era molto carente riguardava la poca efficienza nel campo della salute;
anche l’Ospedale centrale non aveva a disposizione mezzi o strutture per dare
più sicurezza e assistenza alla gente.
Tuttavia, anche per questa esperienza sono
grata al Dio della mia vita, per tutto
quanto mi ha dato da vivere in questa bellissima terra, per la sua Bontà,
Tenerezza e Misericordia.
Sono stati sei anni ricchi di avvenimenti belli e meno belli, (come ogni vita ,dove ci sono rose e
anche spine) che mi hanno aiutato a
vedere la vita in altra forma a dare valore alle piccole cose, soprattutto a
capire che non è necessario possedere molto per essere felici e sentirsi
realizzati. Ci vuole solamente un cuore per amare e lasciarsi amare come ha
fatto Gesù.
Alla fine del 2017, dopo sei anni di Guinea
Bissau, sono rientrata in Portogallo.
Nel 2018 e dopo aver trascorso un po’ di
tempo con la mia famiglia, mi sono messa ancora disponibile per la CM: in Africa oppure dove fosse più necessario. Mi fu
proposto Invinha, in Mozambico…
Com’è
il tuo lavoro, la missione che svolgi oggi?
Ho accettato la proposta di andare ad
Invinha - Guruè, nord del Mozambico ed è qui che ora mi ritrovo a scrivere un
po’ di storia della mia vita e a ricostruire il percorso dei cammini fatti fino
ad oggi.
Sono arrivata il giorno 14 di maggio del
2018, in un luogo di grande bellezza naturale. Un posto poco abitato, un
ambiente calmo con un panorama spettacolare, circondato da una cordigliera di montagne…e dove soprattutto lo sguardo aiutato dalla
meraviglia e dalla contemplazione, può
andare anche oltre! Le varie tonalità del verde della vegetazione e la pianura
delle piantagioni di té incantano!
Il mio impegno in casa: non so bene come
definirlo: con l’aiuto di Dalaina e Isabel, svolgiamo i lavori di casa, dei
campi ( machamba), faccio un po’ di tutto, collaborando con le altre. Con noi
vivono 11 ragazze che stanno facendo un cammino di discernimento. A noi
consacrate è affidato il compito e la responsabilità di creare un ambiente
familiare e formativo, facendo conoscere, attraverso la nostra vita, la nostra
vocazione missionaria di consacrate al servizio della chiesa e del mondo.
In questo ambiente africano, la
consacrazione secolare non è ben capita dalle persone che ci conoscono, ma per
quanto dipende da noi cerchiamo ogni occasione per chiarire lo stile della
nostra vita, di camminare con questo popolo semplice e sofferente, quasi
dimenticato e abbandonato alla sua sorte.
Lodo il Signore, che sempre mi accompagna
con la sua forza e la luce del suo Spirito. Ho la certezza che è Lui che
conduce la mia vita, e a Lui va la mia gratitudine per dire come Maria il mio
SI’, continuando con la mia fedeltà il progetto della mia vita.
Una vita…un cammino…

un po' di vita
Carissimi tutti,
un saluto di pace e di speranza, in questo tempo molto particolare che stiamo
vivendo a livello internazionale. Qui a Nampula cerchiamo di organizzarci al
meglio con le 8 ragazze che sono qui con noi. Approfittiamo per intensificare
la formazione alternata con lavori pratici.
Prima
di entrare nella quarantena, le ragazze erano impegnate in un servizio di
volontariato, per mezza giornata, nella scuola materna della parrocchia (una) e
nell’orfanotrofio di bambini fino ai 10 anni circa. Abbiamo chiesto loro una
piccola testimonianza della vita qui e anche il loro servizio. Sono
testimonianze semplici ma cercano di comunicare qualcosa della propria vita.
Anna
Maria
Sono Nilsa, sono
entrata a far parte della Compania Missionaria per iniziare il cammino
vocazionale nel 2017, ho frequentato il decimo, l'undicesimo e il dodicesimo
anno alla scuola secondaria ad Invinha.
Questi tre anni sono stati un'esperienza molto importante e molto interessante
per me, grazie allo studio e alla vita condivisa, con le altre giovani, nel
cammino formativo. Nel gennaio 2020 le responsabili mi chiesero di fare una
nuova esperienza a Nampula dove mi fu proposto di fare l'educatrice ausiliare
alla scuola di S. Pedro nella nostra parrocchia. Ho risposto di sì, con tutto l'amore, il
desiderio, l'energia e il sorriso, perché mi piace lavorare e giocare con i
bambini. Tutto è stato nuovo per me. Veramente è stata una nuova e prima
esperienza nella mia vita. Soprattutto ho imparato a prendermi cura dei bimbi
con amore e affetto. Ho imparato molte cose da loro e loro da me. Ho insegnato
loro a disegnare e leggere le immagini, a ballare e a cantare. Mi sono davvero
divertita con i bambini e ho constatato che sono molto semplici, umili e capaci
di rispetto. E’ stata la prima volta che mi sono sentita così in sintonia e che
mi sono divertita così: poca cosa ma molto importante per me, mi ci è
voluto tanto coraggio, era la mia prima
esperienza. Un mese dopo poi è arrivata
la pandemia del COVID 19 e per una settimana ci fu chiesto di non fare scuola,
così peri tutti gli educatori e i bambini, vedendo poi che la situazione era grave ci sospesero ancora per un altro mese , ma i casi di contagio del
coronavirus aumentavano ancora di più e fino a questo mese di maggio siamo
rimasti in casa. Nonostante tutto spero
e confido in Dio che tutto questo passi. Ora chiusi nel nostro cortile, per paura del contagio, per non perdere tempo
stiamo intensificando la nostra formazione e stiamo imparando anche un po 'di italiano.
In questo periodo mi accompagna un passo della Parola di Dio che mi ha sempre attratta
e che ha marcato fortemente la mia vita e la mia vocazione. Il brano dice: “Chi
dovrò inviare? E chi andrà per noi?
Eccomi, Signore, manda me! ”. (Is. 6,
8). Questa è anche la mia risposta.
Infine, ringrazio Dio per il
dono della mia vocazione per la grande opportunità che mi ha dato di ascoltare
e conoscere la sua Parola.
Nilsa
Io, Marta Felizardo José, nata in Zambézia, distretto dell'Alto Molocué, di
Mugema, nata il 12 maggio 1998, dopo aver terminato il 12 ° anno di scuola,
sono entrata a far parte della Compagnia Missionaria il 24 gennaio 2019 a Invinha-Gurué. Sono stata ricevuta con affetto, gioia e
amore. I compiti che, subito mi hanno affidato, riguardavano la vita domestica, la cucina, l’orto. Il campo
ecc. Inoltre accompagnavo i Padri della
Parrocchia nelle visite alle comunità cristiane più lontane dalla parrocchia
stessa..
Mi è davvero piaciuta
l'esperienza che ho fatto a Invinha perché ho imparato molte cose buone che
possono aiutarmi nella mia vita e nella mia crescita. Quest'anno continuo la mia collaborazione nella
comunità di Nampula dove 17 febbraio 2020 quando sono arrivata sono stata accolto con piacere e affetto, le
sorelle, mi hanno fatto visitare la casa: camera da letto, sala da pranzo,
cappella ... Il giorno seguente mi sono presentata in chiesa luogo benedetto dove anch’io vado per
la preghiera e lì mi sono unita alla corale Santa Cecília. Oltre la mia vita
in casa, ho iniziato a collaborare
all'asilo. Aiuto i bambini a leggere, scrivere, lavorare nei campi, giocare e
molte altre cose. Attività che ho fatto per un mese e tre settimane, ma ho
dovuto smetterei a causa della pandemia del coronavirus, ora sto a casa e
insieme facciamo una formazione più
intensa. Mi sto davvero godendo l'esperienza che sto vivendo.
Voglio ringraziare Dio per il dono della vita che
mi dà giorno, dopo giorno e chiedergli di aumentare la mia fede, il mio
coraggio, la mia pazienza e la mia santità nel cammino di vita che mi sta donando di percorrere. Grazie,
Signore!
Nella Bibbia, ciò che mi entusiasma di più è la
vocazione di Matteo (Mt 9, 9) dove è scritto: “Gesù vide un uomo chiamato
Matteo, seduto al banco delle imposte,
e gli disse: “ seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì ”.
Marta
"Il Signore è il mio pastore, non manco nulla,
su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca
l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome." (Sal 22 (23), 1 – 3).
Sono Luisa Feliciano
Pachuela, nata il 04/07/1996 ad Invinha Distretto del Gurué in Zambézia; Figlia di Feliciano Pachuela e di Elisa
Bernardo.
Il mio cammino nella Compagnia Missionaria è
iniziato il 18/01/2019; Ho continuato i
miei studi frequentando il 12 ° Anno nella scuola secondaria di Invinha, nello
stesso anno, li ho conclusi. È stata per me la prima esperienza di vita in una
comunità. Ho imparato molte cose che mi ha segnato molto positivamente. Ho
imparato a dialogare con Dio attraverso le preghiere, ad aprire il breviario,
pregare ogni giorno e fare il ritiro ... la formazione, il canto, la cucina,
prendermi cura degli animali, lavorare nei campi ... Il cammino formativo mi ha aiutato a vivere nel rispetto degli altri, nella dedizione in
studi e ai servizi della casa.
Quest'anno sono arrivata nella
comunità di Nampula. Le sorelle subito mi hanno accompagnata a vedere tutti gli
ambienti della casa ... e la Cappella.. In parrocchia faccio parte del gruppo corale S. Cecilia. Da poco tempo
ho iniziato il mio servizio all'orfanotrofio. Nei primi giorni, sembrava fosse
difficile, ma poi sono riuscita a relazionarmi con loro e il lavoro è andato
bene, mi sono resa conto che la cosa più importante per questi bambini è
aiutarli a non scoraggiarsi mai. Per tutto ringrazio il Signore, grazie per avermi chiamata nella Compagnia Missionaria. Grazie per la formazione e l’ aiuto che
ricevo ogni giorno essendo una donna a
servizio dell’umanità.
Luisa
“ Rimanete in me ed io
in voi Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.Gv.,15,4° -5b). Sento che sono figlia di Dio e che è mio Padre, ed io sono suo frutto.
Io - Argelia João Rafael, nata a
Regone-Namarrói, l'8 febbraio 2019,sono
stata trasferita per continuare il mio percorso professionale di Infermiera - materna infantile, nella
comunità di Invinha nel Gúrué, dove sono stata accolta molto bene dalle responsabili sia dalle più anziane che dalle più giovane, datoche non era la prima
volta che appartenevo al gruppo di Invenha. Già nel 2013 quando la
casa era in costruzione ho fatto parte di quella comunità . Allora ero
impegnata nei lavori di casa: cucinare …
poi nel lavoro del campo a raccogliere mais, riso … e ancora nel
giardino, ecc. Quando poi le sorelle più giovani del gruppo cominciarono la scuola, io sono rimasta a casa con Albina e Dalaina per aiutarle in ciò di cui c’era bisogno. Dopo un certo periodo di formazione CM. mi è arrivata una bella notizia: la mia
richiesta di entrare nel biennio della formazione è stata accettata. Così
Il 29 giugno 2019, sono entrata nel biennio
della formazione, la cerimonia si è svolta nella cappella della comunità di
Invinha. Padre Sandro (Dehoniano), ha
presieduto la liturgia. E’ stata una giornata
molto importante e significativa e gioiosa sia per me che per il gruppo. Quest'anno
sono ancora nella stessa comunità in cui sono stata inserita l'anno scorso e mi
sto davvero godendo la comunità. Mi
sento soddisfatta del lavoro che faccio. E voglio ringraziare Dio per il dono
della vita che mi dà ogni giorno che sorge, chiedere al Signore di aumentare la
mia Fede, la mia forza e il mio coraggio. Nonostante le
difficoltà che incontro nel mio cammino, queste non sono una ragione per
scoraggiarmi. Grazie Signore per tutto
ciò fai per me!
Argelia
Flora Rafael Jone, nata a Inrove,
Insizi; provincia dello Zambézia; sono nata l'8 Dicembre 1998; figlia di Rafael
e Jacinta Yaruma.
Esperienza
ad Invinha
L'inizio della
mia esperienza è stato a Invinha; per tre anni ho studiato per completare la
scuola secondaria, e anche facendo servizi in casa, come: cucinare, lavorare
nel campo, prendersi cura degli animali …ecc. Per un cero periodo 'ho collaborato con la parrocchia di Nossa Senhora
da Immaculada Conceição de Invinha. Sempre a Invinha, ho accompagnato i
Sacerdoti per la pastorale nelle varie comunità, con noi c’erano anche due
missionare: Elena e Dalaina. In quell’esperienza ho imparato molte cose. Ringrazio anche le sorelle che mi hanno
aiutato a rendere quei giorni positivi e motivo di crescita nei valori del
Vangelo e della vita.
Esperienza
a Nampula
Sono arrivata a
Nampula a febbraio; con alcuni sorelle, siamo stati accolte con grande gioia e
con un buon pranzo. Non c’è stata molta differenza dalla vita che ha vissuto a
Invinha, riguardo alle sue attività domestiche; come la cucina, le pulizie e il menu era lo stesso. Poco dopo sono stata
inserita nella scuola di infanzia, dove sono rimasta per un mese e alcune
settimane. Lavoravo dal lunedì al venerdì. Il primo giorno la direttrice mi ha
introdotta nel lavoro e abbiamo iniziato subito a lavorare con bambini e bambine. I compiti da svolgere erano molti:
studiare, leggere, scrivere, aiutare in cucina, nell'orto, rifare il
letto, lavare, pulire, cantare, ballare,
giocare e molto altro ... Peccato che il coronavirus abbia interrotto questa
attività speriamo di riprendere presto.
Flora
