Logo
COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
sorgente che rinnova e rivitalizza
 
Gli Esercizi Spirituali dal 5 all'11 luglio, con le missionarie del Sacro Cuore di Gesù, al seminario “Bom Pastor”, a Ermesinde (Porto) mi ha portata a fare un viaggio nel mio mondo interiore, un'esperienza intima in cui “il cuore parla al cuore”, secondo John Newman. Tuttavia, riconosco che senza l'amicizia, la comunione fraterna e l'accompagnamento delle missionarie il mio cammino spirituale, o meglio, la mia relazione con Dio non sarebbe progredita con tale vitalità e non sarebbe stata liberante. Personalmente, raccolta a casa mia nel mio lavoro e ancora immersa nel dolore a causa della morte di mia madre, mi sono sentita fuori contatto con Dio e ho sentito la solitudine. Inoltre, la nostra società, chiamata di comunicazione, è rumorosa e solitaria, perché i dialoghi e le conversazioni sono più centrati sull'io che sulla “roccia dell'essere”. Secondo André Rochais, la “roccia dell'essere” è un luogo dove risiedono le realtà più profonde dell'essere umano. Mentre lavoravo attraverso le tecnologie di apprendimento a distanza, l'invito fatto dalle missionarie mi ha permesso di fare gli Esercizi Spirituali. Poco prima di essere invitata, ho trovato una Bibbia e credo non sia stato un caso, ma un segno della presenza dei passi di Dio nella mia vita. Così, quando ho letto il Salmo 62, commentato da sant'Agostino: "L'anima mia ha sete di Te, mio ​​Dio". Mi si è chiarito che la ricerca di Dio era essenziale per me, mi sono identificata con il salmista, perché mi sono sentita come terra arida, assetata, senz’acqua, priva di anima. Pertanto, in questo ritiro, migliorando la mia capacità di ascoltare la lettura orante della Sacra Scrittura, precisamente il libro dei salmi, meditando la Parola mi osservavo interiormente e mi immergevo più a fondo in me e, a poco a poco, si risvegliavano i valori umani e cristiani, e ricchezze interiori; cioè quello che sono. D. Manuel Pelino ha commentato ancora alcuni brani del Nuovo Testamento, che sono sempre fonte di verità, di bontà e giustizia e soprattutto d'amore. Ha anche narrato episodi della vita di alcuni santi e, riguardo a questi, Umberto Eco afferma che la forza di un'etica si giudica dal comportamento dei santi. In sintesi, ascoltare e meditare la parola di Dio è stata un'apertura alla mia trasformazione interiore, perché sono riuscita a rivedere la mia vita e, contemporaneamente, a trovare un modo per migliorarla nella ricerca della Verità, che è Amore, perché ci porta a credere, ad avere fede. Posso quindi dire che questo incontro spirituale, assieme alle missionarie del Sacro Cuore di Gesù, mi ha offerto ancora una volta un viaggio nei “prati verdi e sorgente di acque ristoratrici” della Parola di Dio, dove i miei passi sono stati guidati verso la via della riconciliazione con Dio, con me stessa, con gli altri e anche con il creato. Anche il parco del “Bom Pastor” dove abbiamo fatto gli Esercizi mi ha aiutata con la sua bellezza e con la sua varietà di alberi che io, concentrata e silenziosa, ho ammirato in momenti diversi e mi sono sentita chiamata a dare tempo per contemplare la natura con tutti i miei sensi come afferma José Tolentino. Egli dichiara che la mistica dell'istante non può che essere "una spiritualità che vede i sensi come la via che conduce e la porta che ci apre all'incontro con Dio". In conclusione, mi sono sentita rinnovata e rivitalizzata per continuare il mio viaggio con significato e fermezza.
mi prendo cura di mia mamma per amare, contemplare e donare!
 
Questa è la mia missione da alcuni anni ormai: prendermi cura di mia madre ogni giorno, insieme ai miei fratelli, che collaborano all’assistenza di nostra madre nelle notti e nei fine settimana. È una missione delicata, perché mia madre è paralizzata, costretta a letto e fragile. Si nutre attraverso un sondino nasogastrico, con pasti vari, preparati da me a casa. Usa l’ossigeno ventiquattro ore al giorno attraverso occhiali nasali. Tuttavia, nonostante le difficoltà, sto facendo del mio meglio, confidando sempre nel Signore della Vita, e che la sua volontà sia fatta ogni giorno! Quindi vivo il mio essere una missionaria consacrata, curando mia madre come se fosse Gesù Cristo nostro Salvatore. Cerco di vivere i momenti di preghiera come richiesto dal nostro Statuto e Regolamento di vita, recitando Lodi, Vespri e il Rosario. Però è anche un programma che non sempre riesco a corrispondervi, perché se mia madre ha bisogno, non esito a lasciare tutto e prendermi cura di lei.. Per partecipare all'Eucaristia, spesso devo accontentarmi della televisione. Mi sento molto serena e tranquilla, perché in questo momento sento che la missione che devo portare a termine è: prendermi cura con tanto amore di chi mi ha dato la vita, mi ha aiutato a crescere e mi ha insegnato ad amare Gesù! Contemplando e adorando Gesù in mia madre in cui Lui è presente e lei ha bisogno di essere amata e curata, con grande affetto e tenerezza, sento che sto anche con Gesù. Questa è la mia missione di badante: garantire che mia madre completi i giorni che il Signore Gesù le concederà!
vivere comunione e missione con cuore accogliente e misericordioso
 
rispondere all'amore infinito di dio
 
Omelia nella prima emissione dei voti di (Rosy) Anna Pati   20 settembre 2020 Che cosa stiamo facendo? Che cosa sta facendo Rosy oggi, qui, davanti a tutti? Fa una cosa semplicissima, non straordinaria, una cosa che dovremmo fare tutti: rispondere all’amore infinito di Dio. Che cos’è la vita cristiana se non la risposta a questo amore incredibile smisurato. Non riusciremo mai a comprendere perché Dio ci ami così tanto! Rosy oggi risponde, dice il suo sì a questo amore. Ma per fare questo bisogna essere persone speciali? Si certo, per chi la conosce, per chi gli vuole bene Rosy è speciale, ma non bisogna avere chissà quali poteri, chissà quali qualità. Anzi, il Signore ci prende così come siamo. La nostra risposta è dire sì con tutta la nostra umanità, con quello che siamo. Innanzitutto, le parti belle di te, ma anche le tue fragilità e le tue debolezze. È bello pensare che il Signore prende tutto di te, non scarta niente di te, non scarta niente della nostra vita. perché tutto di noi ci riporta e ci riconduce al suo amore. San Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, si sente indegno perché c’è qualcosa che lo tormenta. Allora davanti al Signore gli fa una richiesta: togli da me questa debolezza, questa fragilità, questa spina, perché per me è insopportabile, perché mi fa sentire continuamente indegno. Invece il Signore gli risponde: ti basta la mia grazia, come se Dio gli dicesse: io comincio proprio ad amarti da questa parte che tu rifiuti. Questa è la dichiarazione di quanto Dio ci ami. Ti basta la mia grazia per dirci ti basto io, sono sufficiente io, ti basta questo mio immenso amore. Noi guardiamo invece sempre le cose che non vanno. Dio ha un modo diverso di guardarci. Lasciamoci guardare così e lasciati guardare così, ogni giorno, da questo immenso amore, da questa tenerezza sconfinata. Se tu guardi quel volto che ti ama, quel volto ti restituisce il tuo vero volto, ti dà una nuova identità, quella che spesso noi non vediamo, perché assorbiti solo dalle cose che non vanno dentro di noi o dentro gli altri. Siamo sempre e comunque preziosi ai suoi occhi. È bello guardarci attraverso gli occhi di Dio. Questo innamorato che ci fa belli. Allora quello che consideriamo debolezza diventa la nostra forza, diventa quel punto dove poter sollevare la nostra esistenza. Il Signore parte da lì, come una leva. In questo modo il Signore ci vuole sempre spiazzare, lo fa anche oggi. Come nella parabola del vangelo il padrone spiazza tutti quegli operai, quelli della prima ora ma anche quelli dell’ultima ora. Li paga tutti allo stesso modo. E noi che ragioniamo con altri criteri, noi che ragioniamo sempre con i criteri della giustizia che spesso s’impantana in percorsi puramente umani. Il Signore ci offre un altro modo di vedere la vita, la vita degli altri, la nostra vita. Dice il vangelo: sei invidioso perché io sono buono? Oggi ci lasciamo spiazzare da questa scelta di Rosy, ma ci lasciamo anche spiazzare da questa realtà, da questo amore: Dio è buono! Noi oggi vogliamo parlare di questo, constatiamo questo. C’è una spiritualità che tu hai abbracciato, ed è la spiritualità del Sacro Cuore di Gesù, che noi come dehoniani e voi come Compagnia Missionaria condividiamo, abbiamo le stesse radici. Partiamo da lì, da quel cuore. Si manifesta così l’amore di Dio: dal cuore, così come tante volte è il cuore umano che racconta all’altro quanto gli vuole bene. Tutto il vangelo, come questa pagina, ci racconta l’amore del Padre che è stato reso visibile, concreto, tangibile attraverso Gesù. Ma c’è un’immagine ancora più concreta che ci racconta questo amore. Un’immagine cara alla nostra spiritualità: è il cuore di Gesù trafitto dalla lancia proprio lì sulla croce. Gesù viene trafitto da uno strumento di guerra e da quel cuore esce sangue e acqua, sgorga continuamente amore, anche qui, oggi. Riversa su ognuno di noi ciò di cui abbiamo veramente bisogno: Lui! È un cuore che rimane trafitto, cioè amante, che riversa su ognuno di noi ciò di cui abbiamo bisogno. Un cuore trafitto che si prende a carico tutti i trafitti, tutte le persone che anche in questo momento stanno soffrendo. È un cuore che vuole guarire. C’è una parola dentro la nostra spiritualità che a volte è incomprensibile perché nella lingua italiana ha altri significati. Questa parola è riparazione. Qual è il lavoro di Dio? È proprio questo: riparare il cuore di tante persone. Allora riparare vuol dire unire, dare speranza, dare futuro, dare vita, dare perdono. Riparare è annunciare che non c’è la parola fine, è dare speranza, come succede nel vangelo a quell’operaio dell’ultima ora che oramai non aspettava più nessuno per prenderlo a lavorare nella vigna. Invece il Signore dice a quell’uomo: vieni anche tu, c’è posto anche per te, c’è sempre una possibilità. Stupendo questo Dio, ben diverso dal considerare solo un Dio giusto. Il nostro Dio va oltre la nostra giustizia. E noi cosa siamo chiamati a fare, noi dehoniani e voi della Compagnia Missionaria? Ricordare questo cuore trafitto, questo cuore che ama, questo cuore che ripara. Lo fa riparando innanzitutto noi. Per poter riparare un cuore ferito dobbiamo sentire che anche noi siamo stati riparati, che abbiamo continuo bisogno di essere riparati. Anche noi siamo feriti e siamo stati feriti nel cuore… e anche nei polmoni, come ci insegni tu Rosy. C’è una frase di padre Dehon, nostro fondatore, che tu Rosy mi hai ricordato e che mi era sfuggita: “più che riparatore io mi sono sentito sempre da riparare!”. Noi rimaniamo sempre uomini e donne da riparare. È questo che ci mette in movimento, è questo che ci fa camminare: sentire che abbiamo sempre bisogno di essere riparati e che c’è sempre un di più dove muoversi. Grazie a questo Gesù che ci spinge sempre di più verso l’alto, l’altro. Come possiamo guarire, come possiamo andare incontro alle persone, sentire le loro ferite se non ci sentiamo anche noi bisognosi di questo. La nostra ferita diventa grazia, diventa dono, diventa risorsa, diventa opportunità. Questo è ciò che fa il nostro Dio. Il tuo sì oggi fa bene a tutti, fa bene a me, a quelli che hanno fatto una scelta di vita, a noi dehoniani a voi della Compagnia Missionaria, ma anche a tutti qui dentro che sono sposati. A chi sta chiedendo solo di vivere, perché la vita è già una scelta enorme e stupenda. Il tuo sì ci dice di amare la nostra scelta, la rinnova, perché ci aiuta a capire il motivo di quel sì detto a una persona, a quell’Istituto, a quella Congregazione, alla Chiesa. Perché può succedere, anche se non è scritto nel Vangelo, che seppure chiamati a lavorare nella vigna poi ci assopiamo, diamo tutto per scontato, persone comprese. Oggi anche noi, con il tuo sì, rinnoviamo il nostro sì. Essere qui oggi ci fa bene. Fa bene alla Compagnia missionaria, fa bene a noi dehoniani, fa bene a questa comunità dove tu ti sei inserita, fa bene alla Chiesa, a questa diocesi, come ci ha ricordato all’inizio della celebrazione il nostro vescovo. E ora parti, sentiti rassicurata dal fatto che ti ricorderemo. Ci prendiamo il compito di portarti nelle nostre preghiere, come spero ci ricordiamo sempre degli altri. Anche noi abbiano bisogno della tua presenza. Porterai il tuo carisma, il tuo modo di essere dentro questa comunità. Questo nostro mondo ha bisogno che tu racconti attraverso il tuo amore il Suo amore. P. Silvano Volpato scj
la solidarietà in cile oggi
 
Associare il mese di agosto con la figura di p. Alberto Hurtado s.j. non è difficile, non solo per il mondo cattolico ma anche per la società cilena. Da quando è stato istituito il “giorno della Solidarietà”, questo concetto e i gesti di solidarietà si sono fatti più familiari e concreti. In questo tempo di emergenza e di grande necessità che stiamo vivendo sono sorte diverse iniziative di solidarietà: a livello sanitario, di solitudine, di assembramento, la difficoltà per mancanza di lavoro, la possibilità di usare internet per gli studenti, la violenza ecc. Tutto questo ha anche reso più evidente nella società la disuguaglianza sociale e l’ingiustizia. Sicuramente questa stessa esperienza, ha interpellato p. Alberto, nell’epoca da lui vissuta. Perché anche se la sua vita è conosciuta e si è svolta in diversi ambienti poveri, ha coinvolto tutte le sue forze nella lotta alla miseria estrema. Tutto questo, in accordo secondo quanto diceva la Dottrina sociale della chiesa, e tenendo presente l’esperienza forte di Cristo povero. Ha camminato su queste orme, cercando di incarnare la presenza di Dio, come ci viene presentata nel Vangelo di Matteo 25,37 - 40: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato… In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Mi soffermo su alcuni suoi pensieri e cerco di fare un confronto con la situazione attuale che stiamo vivendo: “Far sparire la miseria è impossibile, però lottare contro di essa, è un dovere sacro” “In questa epoca di pandemia i lavoratori irregolari per paura di perdere la retribuzione che ricevono per il loro sostentamento continuano a lavorare esposti al pericolo di prendere il coronavirus. Lo stesso avviene con il 50% della popolazione che si trova vicino alla soglia della povertà. Nello stesso tempo le famiglie cilene, in questa situazione precaria si trovano aumentato il loro debito e le altre che hanno possibilità di accedere all’educazione privata, perché più valida dell’educazione pubblica, stanno approfondendo e perpetuando il divario economico. (Studio su Familia y Pobreza relacional/ pucv.c. nel tempo del corona virus). Purtroppo, la povertà è un tema che emerge ancora più gravemente in questi tempi di pandemia. P. Hurtado, in questa situazione assumerebbe la posizione di stare nel mezzo del problema, presente tra la gente per organizzare catene di solidarietà. Nello stesso tempo si unirebbe a coloro che denunciano le politiche di una struttura di mercato ingiuste e contro chi non capisce nulla di protezione sociale o di solidarietà. P. Hurtado, per le sue caratteristiche di pastore e di leader credibile della chiesa, sicuramente starebbe dalla loro parte, cercando in questo momento di crisi, di ampliare il concetto di solidarietà, in una ricerca comune che coinvolga, con l’impegno a compromettersi in tutti i settori sociali. “Che farebbe Cristo se fosse al mio posto” “Pochi giorni fa, in un giorno piovoso di primavera, ho incontrato un povero uomo con tonsillite acuta, tremava per la febbre, era in maniche di camicia e non aveva dove rifugiarsi… (Dal quotidiano: “El Mercurio”, dicembre 1944). Questo fatto è stato uno tra i tanti che colpì P. Hurtado, prendendo chiara coscienza che l’altro è Cristo, quello che soffre. In questa stessa maniera, chissà quante persone e istituzioni in questa situazione di pandemia si sono fatte la stessa domanda e si sono rese presenti per aiutare. Pensiamo agli emigranti che sono rimasti senza lavoro e che avrebbero necessità di ritornare al loro paese. Gli anziani sempre più soli e senza appoggi … le tante persone che stanno vivendo il dolore per la morte di un familiare. E così la lista continua, però l’importante è che rimanga sempre questo desiderio nel cuore per poter rispondere alle necessità di altri “Cristi” che incontriamo sul nostro cammino. “Dare sempre…dare fino a quando le braccia cadono per la stanchezza” Lottatore instancabile contro la povertà, trasformatore di un sistema, di una società più equa e giusta sono aspetti che hanno motivato da sempre p. Hurtado. Donarsi, darsi, stare presente in diversi ambiti, politico, sociale, educativo, sanitario, ecclesiale ecc. Anche noi siamo chiamati a non impegnarci solamente nella parte assistenzialistica, ma stare dentro le varie realtà per ridare dignità all’uomo e alla donna anche in questi tempi di pandemia. Queste “altre persone” sono anche loro mio fratello e mia sorella. In questi giorni ha fatto notizia la testimonianza di “Batman solidale”, un commerciante che, dopo essersi camuffato, è uscito per le strade di notte per offrire e condividere un piatto di cibo alla gente di strada. Nell’intervista che ha rilasciato ha detto:” Esco in questi tempi di pandemia cercando di applicare tutte le necessarie precauzioni per non prendere il virus e sento che il Signore mi è vicino. Molte persone che avvicino mi dicono che non avrebbero mai pensato di arrivare a questo punto. E si sentono umiliate per questa situazione. Io rispondo di non avere vergogna perché questo cibo che offro loro, è già pagato, è per te. Sono convinto che Dio a me, ha già anticipato in una maniera o nell’altra, tante benedizioni che adesso io sto donandole ad altri… perché né il governo, né la politica di destra o di sinistra risolve tutto questo. Questo lo risolviamo noi e questo paese lo dobbiamo sollevare noi stessi” (19-08-20) “La speranza mantiene la ragione per vivere” Alberto Hurtado pieno di speranza in Gesù della Vita ha lavorato per rendere possibile il Regno di Dio in tutte le situazioni in cui si è impegnato. Era necessario in quel tempo trasmettere ai suoi “Patrocitos” (venivano chiamati così i padroni delle fattorie… qui usato da p. Hurtado in termine affettuoso) che era possibile un’altra condizione di vita. E cercava anche di far smuovere quei settori più ricchi alla carità, a dare quello che, giustamente spettava ai più poveri. Se non fosse per questa virtù, la situazione che stiamo vivendo si farebbe più insostenibile, con tutte le varie sofferenze che sono emerse sia a livello nazionale che mondiale. Dobbiamo riconoscere che, siamo anche capaci di guardare alle cose buone e positive che si stanno gestendo: vedere le necessità degli altri come fossimo una sola famiglia, la dedicazione del personale ospedaliero, i contagiati che si stanno recuperando, la solidarietà del vicinato, il tempo per riflettere e pregare, l’aria e l’ambiente più puro, meno contaminato. Anche questi sono segnali della vita che continua e ci invita a costruirla. “La fede che non illumina e non irradia, non ha lo spirito di Cristo” L’essere e il fare di p. Hurtado riflette una spiritualità che non si ferma in un misticismo etereo, spirituale, ma è nell’azione e contemplazione che sperimenta questo vivere di Dio che ci viene incontro. La spiritualità di p. Hurtado si fonde tra il Cristo che siamo e il Cristo che incontriamo negli altri. Il prossimo è Cristo commentava Jorge Costadoat s.j. (teologo cileno). Allora come non sentirsi invitati a incarnarci in queste realtà che tra luce e ombre dei tempi di p. Hurtado e quelle che viviamo oggi, mi invitano ad essere solidale e mi stimolano a riflettere sulla mia relazione con Dio e con la comunità. Valorizzare la comunità, come famiglia umana che contagiata per la pandemia, ci rende più sensibili e bisognosi gli uni degli altri. Bisognosi di consolazione e di speranza. Perché è nella Comunità e sentendomi parte di essa che imparo la Solidarietà, quella che ci viene presentata dalla maniera di procedere dal Cuore di Gesù e dal suo Vangelo.
rallegrati, maria, piena di grazia....
 
... noi tutti ci rallegriamo in te Condivido una breve riflessione per continuare ad approfondirla nel nostro cammino quotidiano. Il saluto dell’Angelo Gabriele a Maria riprende e attualizza la profezia di Sofonia 3, 14 -17 che dice:” Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, …Il Signore, tuo Dio è in mezzo a te” ... Nella scena dell’Annunciazione, Luca 1, 26 – 28 ripete lo stesso saluto: “Rallegrati, piena di grazia il Signore è con te”. Questa realtà della connessione tra l’allegria e la grazia risalta e merita una profonda riflessione. In greco, le due parole, allegria e grazia (charà e chàris) si formano a partire dalla stessa radice. Allegria e grazia vanno sempre insieme. L’allegria è un dono proprio dello Spirito Santo, come il vero dono del Cuore di Gesù. Così il saluto dell’Angelo continuerà a risuonare tutto il tempo, attraverso la Chiesa e i cristiani, continuerà a risuonare nella vita e nella disponibilità al Vangelo, nella Buona Notizia nella nostra vita missionaria giorno dopo giorno, L’allegria e la grazia, risuona profondamente leggendo e rileggendo il nostro Statuto al n. 9… “aiutate efficacemente dallo Spirito Santo…” accogliendo la grazia con il Sì di Maria come garanzia…per il dono della consacrazione nella CM… l’amore dominerà tutte le espressioni della nostra vita e apparirà evidente nella testimonianza espressa mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la semplicità…”. Abbiamo una missione stupenda, bella: vivere la comunione dentro questa realtà di essere portatrici della grazia e della gioia in mezzo ai fratelli. Continuiamo ad approfondire dentro di noi questo regalo del Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria. Apriamo sempre il nostro cuore alla grazia per vivere la gioia della consacrazione.
1 . 2 . 3 . 4 . 5 . 6 . 7 . 8 . 9 . 10 . 11 . 12 . 13 . 14 . 15 . 16 . 17 . 18 . 19 . 20 . 21 . 22 . 23 . 24 . 25 . 26 . 27 . 28 . 29 . 30 . 31 . 32 . 33 . 34 . 35 . 36 . 37 . 38 . 39 . 40 . 41 . 42 . 43 . 44 . 45 . 46 . 47 . 48 . 49 . 50 . 51 . 52 . 53 . 54 . 55 . 56 . 57 . 58 . 59 . 60 . 61 . 62 . 63 . 64 . 65 . 66 . 67 . 68 . 69 . 70 . 71 . 72 . 73 . 74 . 75 . 76 . 77 . 78 . 79 . 80 . 81 . 82 . 83
Logo
COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

Follow us on Facebook