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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.  All'istituto appartengono missionarie e familiares Le missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
vivere comunione e missione con cuore accogliente e misericordioso
 
rispondere all'amore infinito di dio
 
Omelia nella prima emissione dei voti di (Rosy) Anna Pati   20 settembre 2020 Che cosa stiamo facendo? Che cosa sta facendo Rosy oggi, qui, davanti a tutti? Fa una cosa semplicissima, non straordinaria, una cosa che dovremmo fare tutti: rispondere all’amore infinito di Dio. Che cos’è la vita cristiana se non la risposta a questo amore incredibile smisurato. Non riusciremo mai a comprendere perché Dio ci ami così tanto! Rosy oggi risponde, dice il suo sì a questo amore. Ma per fare questo bisogna essere persone speciali? Si certo, per chi la conosce, per chi gli vuole bene Rosy è speciale, ma non bisogna avere chissà quali poteri, chissà quali qualità. Anzi, il Signore ci prende così come siamo. La nostra risposta è dire sì con tutta la nostra umanità, con quello che siamo. Innanzitutto, le parti belle di te, ma anche le tue fragilità e le tue debolezze. È bello pensare che il Signore prende tutto di te, non scarta niente di te, non scarta niente della nostra vita. perché tutto di noi ci riporta e ci riconduce al suo amore. San Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, si sente indegno perché c’è qualcosa che lo tormenta. Allora davanti al Signore gli fa una richiesta: togli da me questa debolezza, questa fragilità, questa spina, perché per me è insopportabile, perché mi fa sentire continuamente indegno. Invece il Signore gli risponde: ti basta la mia grazia, come se Dio gli dicesse: io comincio proprio ad amarti da questa parte che tu rifiuti. Questa è la dichiarazione di quanto Dio ci ami. Ti basta la mia grazia per dirci ti basto io, sono sufficiente io, ti basta questo mio immenso amore. Noi guardiamo invece sempre le cose che non vanno. Dio ha un modo diverso di guardarci. Lasciamoci guardare così e lasciati guardare così, ogni giorno, da questo immenso amore, da questa tenerezza sconfinata. Se tu guardi quel volto che ti ama, quel volto ti restituisce il tuo vero volto, ti dà una nuova identità, quella che spesso noi non vediamo, perché assorbiti solo dalle cose che non vanno dentro di noi o dentro gli altri. Siamo sempre e comunque preziosi ai suoi occhi. È bello guardarci attraverso gli occhi di Dio. Questo innamorato che ci fa belli. Allora quello che consideriamo debolezza diventa la nostra forza, diventa quel punto dove poter sollevare la nostra esistenza. Il Signore parte da lì, come una leva. In questo modo il Signore ci vuole sempre spiazzare, lo fa anche oggi. Come nella parabola del vangelo il padrone spiazza tutti quegli operai, quelli della prima ora ma anche quelli dell’ultima ora. Li paga tutti allo stesso modo. E noi che ragioniamo con altri criteri, noi che ragioniamo sempre con i criteri della giustizia che spesso s’impantana in percorsi puramente umani. Il Signore ci offre un altro modo di vedere la vita, la vita degli altri, la nostra vita. Dice il vangelo: sei invidioso perché io sono buono? Oggi ci lasciamo spiazzare da questa scelta di Rosy, ma ci lasciamo anche spiazzare da questa realtà, da questo amore: Dio è buono! Noi oggi vogliamo parlare di questo, constatiamo questo. C’è una spiritualità che tu hai abbracciato, ed è la spiritualità del Sacro Cuore di Gesù, che noi come dehoniani e voi come Compagnia Missionaria condividiamo, abbiamo le stesse radici. Partiamo da lì, da quel cuore. Si manifesta così l’amore di Dio: dal cuore, così come tante volte è il cuore umano che racconta all’altro quanto gli vuole bene. Tutto il vangelo, come questa pagina, ci racconta l’amore del Padre che è stato reso visibile, concreto, tangibile attraverso Gesù. Ma c’è un’immagine ancora più concreta che ci racconta questo amore. Un’immagine cara alla nostra spiritualità: è il cuore di Gesù trafitto dalla lancia proprio lì sulla croce. Gesù viene trafitto da uno strumento di guerra e da quel cuore esce sangue e acqua, sgorga continuamente amore, anche qui, oggi. Riversa su ognuno di noi ciò di cui abbiamo veramente bisogno: Lui! È un cuore che rimane trafitto, cioè amante, che riversa su ognuno di noi ciò di cui abbiamo bisogno. Un cuore trafitto che si prende a carico tutti i trafitti, tutte le persone che anche in questo momento stanno soffrendo. È un cuore che vuole guarire. C’è una parola dentro la nostra spiritualità che a volte è incomprensibile perché nella lingua italiana ha altri significati. Questa parola è riparazione. Qual è il lavoro di Dio? È proprio questo: riparare il cuore di tante persone. Allora riparare vuol dire unire, dare speranza, dare futuro, dare vita, dare perdono. Riparare è annunciare che non c’è la parola fine, è dare speranza, come succede nel vangelo a quell’operaio dell’ultima ora che oramai non aspettava più nessuno per prenderlo a lavorare nella vigna. Invece il Signore dice a quell’uomo: vieni anche tu, c’è posto anche per te, c’è sempre una possibilità. Stupendo questo Dio, ben diverso dal considerare solo un Dio giusto. Il nostro Dio va oltre la nostra giustizia. E noi cosa siamo chiamati a fare, noi dehoniani e voi della Compagnia Missionaria? Ricordare questo cuore trafitto, questo cuore che ama, questo cuore che ripara. Lo fa riparando innanzitutto noi. Per poter riparare un cuore ferito dobbiamo sentire che anche noi siamo stati riparati, che abbiamo continuo bisogno di essere riparati. Anche noi siamo feriti e siamo stati feriti nel cuore… e anche nei polmoni, come ci insegni tu Rosy. C’è una frase di padre Dehon, nostro fondatore, che tu Rosy mi hai ricordato e che mi era sfuggita: “più che riparatore io mi sono sentito sempre da riparare!”. Noi rimaniamo sempre uomini e donne da riparare. È questo che ci mette in movimento, è questo che ci fa camminare: sentire che abbiamo sempre bisogno di essere riparati e che c’è sempre un di più dove muoversi. Grazie a questo Gesù che ci spinge sempre di più verso l’alto, l’altro. Come possiamo guarire, come possiamo andare incontro alle persone, sentire le loro ferite se non ci sentiamo anche noi bisognosi di questo. La nostra ferita diventa grazia, diventa dono, diventa risorsa, diventa opportunità. Questo è ciò che fa il nostro Dio. Il tuo sì oggi fa bene a tutti, fa bene a me, a quelli che hanno fatto una scelta di vita, a noi dehoniani a voi della Compagnia Missionaria, ma anche a tutti qui dentro che sono sposati. A chi sta chiedendo solo di vivere, perché la vita è già una scelta enorme e stupenda. Il tuo sì ci dice di amare la nostra scelta, la rinnova, perché ci aiuta a capire il motivo di quel sì detto a una persona, a quell’Istituto, a quella Congregazione, alla Chiesa. Perché può succedere, anche se non è scritto nel Vangelo, che seppure chiamati a lavorare nella vigna poi ci assopiamo, diamo tutto per scontato, persone comprese. Oggi anche noi, con il tuo sì, rinnoviamo il nostro sì. Essere qui oggi ci fa bene. Fa bene alla Compagnia missionaria, fa bene a noi dehoniani, fa bene a questa comunità dove tu ti sei inserita, fa bene alla Chiesa, a questa diocesi, come ci ha ricordato all’inizio della celebrazione il nostro vescovo. E ora parti, sentiti rassicurata dal fatto che ti ricorderemo. Ci prendiamo il compito di portarti nelle nostre preghiere, come spero ci ricordiamo sempre degli altri. Anche noi abbiano bisogno della tua presenza. Porterai il tuo carisma, il tuo modo di essere dentro questa comunità. Questo nostro mondo ha bisogno che tu racconti attraverso il tuo amore il Suo amore. P. Silvano Volpato scj
la solidarietà in cile oggi
 
Associare il mese di agosto con la figura di p. Alberto Hurtado s.j. non è difficile, non solo per il mondo cattolico ma anche per la società cilena. Da quando è stato istituito il “giorno della Solidarietà”, questo concetto e i gesti di solidarietà si sono fatti più familiari e concreti. In questo tempo di emergenza e di grande necessità che stiamo vivendo sono sorte diverse iniziative di solidarietà: a livello sanitario, di solitudine, di assembramento, la difficoltà per mancanza di lavoro, la possibilità di usare internet per gli studenti, la violenza ecc. Tutto questo ha anche reso più evidente nella società la disuguaglianza sociale e l’ingiustizia. Sicuramente questa stessa esperienza, ha interpellato p. Alberto, nell’epoca da lui vissuta. Perché anche se la sua vita è conosciuta e si è svolta in diversi ambienti poveri, ha coinvolto tutte le sue forze nella lotta alla miseria estrema. Tutto questo, in accordo secondo quanto diceva la Dottrina sociale della chiesa, e tenendo presente l’esperienza forte di Cristo povero. Ha camminato su queste orme, cercando di incarnare la presenza di Dio, come ci viene presentata nel Vangelo di Matteo 25,37 - 40: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato… In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Mi soffermo su alcuni suoi pensieri e cerco di fare un confronto con la situazione attuale che stiamo vivendo: “Far sparire la miseria è impossibile, però lottare contro di essa, è un dovere sacro” “In questa epoca di pandemia i lavoratori irregolari per paura di perdere la retribuzione che ricevono per il loro sostentamento continuano a lavorare esposti al pericolo di prendere il coronavirus. Lo stesso avviene con il 50% della popolazione che si trova vicino alla soglia della povertà. Nello stesso tempo le famiglie cilene, in questa situazione precaria si trovano aumentato il loro debito e le altre che hanno possibilità di accedere all’educazione privata, perché più valida dell’educazione pubblica, stanno approfondendo e perpetuando il divario economico. (Studio su Familia y Pobreza relacional/ pucv.c. nel tempo del corona virus). Purtroppo, la povertà è un tema che emerge ancora più gravemente in questi tempi di pandemia. P. Hurtado, in questa situazione assumerebbe la posizione di stare nel mezzo del problema, presente tra la gente per organizzare catene di solidarietà. Nello stesso tempo si unirebbe a coloro che denunciano le politiche di una struttura di mercato ingiuste e contro chi non capisce nulla di protezione sociale o di solidarietà. P. Hurtado, per le sue caratteristiche di pastore e di leader credibile della chiesa, sicuramente starebbe dalla loro parte, cercando in questo momento di crisi, di ampliare il concetto di solidarietà, in una ricerca comune che coinvolga, con l’impegno a compromettersi in tutti i settori sociali. “Che farebbe Cristo se fosse al mio posto” “Pochi giorni fa, in un giorno piovoso di primavera, ho incontrato un povero uomo con tonsillite acuta, tremava per la febbre, era in maniche di camicia e non aveva dove rifugiarsi… (Dal quotidiano: “El Mercurio”, dicembre 1944). Questo fatto è stato uno tra i tanti che colpì P. Hurtado, prendendo chiara coscienza che l’altro è Cristo, quello che soffre. In questa stessa maniera, chissà quante persone e istituzioni in questa situazione di pandemia si sono fatte la stessa domanda e si sono rese presenti per aiutare. Pensiamo agli emigranti che sono rimasti senza lavoro e che avrebbero necessità di ritornare al loro paese. Gli anziani sempre più soli e senza appoggi … le tante persone che stanno vivendo il dolore per la morte di un familiare. E così la lista continua, però l’importante è che rimanga sempre questo desiderio nel cuore per poter rispondere alle necessità di altri “Cristi” che incontriamo sul nostro cammino. “Dare sempre…dare fino a quando le braccia cadono per la stanchezza” Lottatore instancabile contro la povertà, trasformatore di un sistema, di una società più equa e giusta sono aspetti che hanno motivato da sempre p. Hurtado. Donarsi, darsi, stare presente in diversi ambiti, politico, sociale, educativo, sanitario, ecclesiale ecc. Anche noi siamo chiamati a non impegnarci solamente nella parte assistenzialistica, ma stare dentro le varie realtà per ridare dignità all’uomo e alla donna anche in questi tempi di pandemia. Queste “altre persone” sono anche loro mio fratello e mia sorella. In questi giorni ha fatto notizia la testimonianza di “Batman solidale”, un commerciante che, dopo essersi camuffato, è uscito per le strade di notte per offrire e condividere un piatto di cibo alla gente di strada. Nell’intervista che ha rilasciato ha detto:” Esco in questi tempi di pandemia cercando di applicare tutte le necessarie precauzioni per non prendere il virus e sento che il Signore mi è vicino. Molte persone che avvicino mi dicono che non avrebbero mai pensato di arrivare a questo punto. E si sentono umiliate per questa situazione. Io rispondo di non avere vergogna perché questo cibo che offro loro, è già pagato, è per te. Sono convinto che Dio a me, ha già anticipato in una maniera o nell’altra, tante benedizioni che adesso io sto donandole ad altri… perché né il governo, né la politica di destra o di sinistra risolve tutto questo. Questo lo risolviamo noi e questo paese lo dobbiamo sollevare noi stessi” (19-08-20) “La speranza mantiene la ragione per vivere” Alberto Hurtado pieno di speranza in Gesù della Vita ha lavorato per rendere possibile il Regno di Dio in tutte le situazioni in cui si è impegnato. Era necessario in quel tempo trasmettere ai suoi “Patrocitos” (venivano chiamati così i padroni delle fattorie… qui usato da p. Hurtado in termine affettuoso) che era possibile un’altra condizione di vita. E cercava anche di far smuovere quei settori più ricchi alla carità, a dare quello che, giustamente spettava ai più poveri. Se non fosse per questa virtù, la situazione che stiamo vivendo si farebbe più insostenibile, con tutte le varie sofferenze che sono emerse sia a livello nazionale che mondiale. Dobbiamo riconoscere che, siamo anche capaci di guardare alle cose buone e positive che si stanno gestendo: vedere le necessità degli altri come fossimo una sola famiglia, la dedicazione del personale ospedaliero, i contagiati che si stanno recuperando, la solidarietà del vicinato, il tempo per riflettere e pregare, l’aria e l’ambiente più puro, meno contaminato. Anche questi sono segnali della vita che continua e ci invita a costruirla. “La fede che non illumina e non irradia, non ha lo spirito di Cristo” L’essere e il fare di p. Hurtado riflette una spiritualità che non si ferma in un misticismo etereo, spirituale, ma è nell’azione e contemplazione che sperimenta questo vivere di Dio che ci viene incontro. La spiritualità di p. Hurtado si fonde tra il Cristo che siamo e il Cristo che incontriamo negli altri. Il prossimo è Cristo commentava Jorge Costadoat s.j. (teologo cileno). Allora come non sentirsi invitati a incarnarci in queste realtà che tra luce e ombre dei tempi di p. Hurtado e quelle che viviamo oggi, mi invitano ad essere solidale e mi stimolano a riflettere sulla mia relazione con Dio e con la comunità. Valorizzare la comunità, come famiglia umana che contagiata per la pandemia, ci rende più sensibili e bisognosi gli uni degli altri. Bisognosi di consolazione e di speranza. Perché è nella Comunità e sentendomi parte di essa che imparo la Solidarietà, quella che ci viene presentata dalla maniera di procedere dal Cuore di Gesù e dal suo Vangelo.
rallegrati, maria, piena di grazia....
 
... noi tutti ci rallegriamo in te Condivido una breve riflessione per continuare ad approfondirla nel nostro cammino quotidiano. Il saluto dell’Angelo Gabriele a Maria riprende e attualizza la profezia di Sofonia 3, 14 -17 che dice:” Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, …Il Signore, tuo Dio è in mezzo a te” ... Nella scena dell’Annunciazione, Luca 1, 26 – 28 ripete lo stesso saluto: “Rallegrati, piena di grazia il Signore è con te”. Questa realtà della connessione tra l’allegria e la grazia risalta e merita una profonda riflessione. In greco, le due parole, allegria e grazia (charà e chàris) si formano a partire dalla stessa radice. Allegria e grazia vanno sempre insieme. L’allegria è un dono proprio dello Spirito Santo, come il vero dono del Cuore di Gesù. Così il saluto dell’Angelo continuerà a risuonare tutto il tempo, attraverso la Chiesa e i cristiani, continuerà a risuonare nella vita e nella disponibilità al Vangelo, nella Buona Notizia nella nostra vita missionaria giorno dopo giorno, L’allegria e la grazia, risuona profondamente leggendo e rileggendo il nostro Statuto al n. 9… “aiutate efficacemente dallo Spirito Santo…” accogliendo la grazia con il Sì di Maria come garanzia…per il dono della consacrazione nella CM… l’amore dominerà tutte le espressioni della nostra vita e apparirà evidente nella testimonianza espressa mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la semplicità…”. Abbiamo una missione stupenda, bella: vivere la comunione dentro questa realtà di essere portatrici della grazia e della gioia in mezzo ai fratelli. Continuiamo ad approfondire dentro di noi questo regalo del Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria. Apriamo sempre il nostro cuore alla grazia per vivere la gioia della consacrazione.
educazione scolastica e cambiamento digitale
 
La situazione causata dal Covid – 19 ha portato un cambiamento anche nel campo scolastico. In Indonesia verso la metà di luglio si sono riprese le attività scolastiche in quasi tutte le scuole, dal livello elementare fino alle superiori. Anche se l’insegnamento deve essere fatto ancora con il metodo a distanza e online, gli insegnanti, hanno cominciato a ritrovarsi all’inizio del mese di luglio per preparare l’ambiente adatto agli studenti che rientravano in sede. Sappiamo tutti che il Covid -19 non è ancora completamente finito. Quindi la preparazione degli insegnanti e anche le attività di insegnamento e apprendimento degli studenti sono particolarmente legati al progresso della tecnologia digitale. La prima cosa che abbiamo preparato e pensato è stato l'adattamento dell’'ambiente scolastico. Normalmente gli insegnanti collaborano con il Consiglio degli Studenti (organizzazione Interna alla Scuola, dove i bambini vengono educati ad apprendere come organizzarsi; di solito i membri che compongono il Consiglio sono studenti delle classi superiori). Uno dei programmi scolastici è quello di preparare il Consiglio degli studenti ad accogliere gli studenti più giovani. Inoltre, si insegna l’importanza delle varie celebrazioni come al mattino la cerimonia dell’alza bandiera e altre attività con dinamiche adatte ai piccoli, ma che aiutano a conoscere l’ambiente scolastico. Questa attività che viene condivisa da piccoli e grandi è molto educativa e apre a nuove idee come le dinamiche di gruppo, l'apertura ad altre organizzazioni scolastiche, l’introduzione ad attività extracurricolari, programmi scolastici e vari curriculum che si utilizzano durante l’iter scolastico. Vengono presentate inoltre le aule di studio e una varietà di sale: laboratori, biblioteche, mense, campi sportivi nonché la sala docenti e l'ufficio del preside. Tutto questo viene fatto in modo che i nuovi alunni non si sentano disorientati nel venire a conoscenza degli spazi di cui hanno davvero bisogno. Se vogliono andare in biblioteca a leggere o a prendere in prestito libri, conoscono già il posto. Se hanno il compito di studiare in laboratorio, conoscono già lo spazio e il percorso che devono compiere per arrivare. Alcuni insegnanti presentano sia l’ambiente che i programmi attraverso Instagram dal vivo. Mentre si dirigono verso l'apprendimento della tecnologia digitale, gli studenti del settimo anno sono già pronti per imparare a usare la tecnologia digitale attraverso altre cose semplici. Durante l'apprendimento a distanza, gli studenti devono sempre entrare in contatto prima con l'operatore. Poi, successivamente imparano con i loro insegnanti secondo il programma stabilito. Tutti i professori insegnano come usare Instagram Live, Google Classroom per inviare compiti o utilizzare riunioni di Google che sono molto più facili e usare lo zoom. Pertanto, durante la pandemia, molti sono gli insegnanti che hanno appreso diversi metodi per insegnare a distanza usando la comodità della tecnologia digitale.Prima del periodo pandemico, gli studenti passavano diverso tempo a scuola, sia al mattino che al pomeriggio. A causa della pandemia, alcune attività sono state eliminate. Ora passano alcune ore a scuola e dopo sono liberi di studiare a casa. A loro si ricorda sempre di rispettare i protocolli stabiliti come: il lavare frequentemente le mani, mantenere la distanza, indossare le mascherine, riposarsi a sufficienza, abituarsi a mangiare cibi nutrienti per mantenere l'immunità del corpo. Questa è più o meno la metodologia delle scuole in Indonesia. Naturalmente i cambiamenti nelle abitudini di apprendimento influiscono anche sulle dinamiche familiari a casa. In un momento come questo, ci sono molte offerte di webinar o zoom per condividere le conoscenze digitali tra insegnanti o esperti di questi mezzi. Un grande aiuto ci viene dato anche dagli psicologi che offrono la loro preparazione per far capire l’importanza di condurre una vita fisica sana, spirituale e mentale, come affrontare lo stress a casa, come gestire i bambini in casa e così via. Tutti forniscono utili servizi per creare un'istruzione stabile e sicura. E anche l'economia indonesiana si sta gradualmente stabilizzando. Questa metodologia dell’apprendimento a distanza, la riteniamo positiva, però riscontriamo che in Indonesia alcuni punti più fragili, in particolare per gli abitanti che vivono lontani dalla città. In questi luoghi c’è la difficoltà di accedere a questi mezzi perché non c’è“segnale della rete” per il cellulare, cioè non c’è campo. Altri studenti che hanno possibilità economiche limitate è difficile per loro partecipare perché non possiedono un cellulare. Anche per gli studenti i cui genitori lavorano a tempo pieno, è difficile che ci sia un serio accompagnamentoperché loro non hanno il tempo necessario per stare vicini ai figli nello studio. Sebbene ci siano qua e là questi punti deboli e i cambiamenti sono così rapidi, gli insegnanti ricevono molti benefici da questi mezzi digitali e nuovi: riescono a trovare tempo per gestire e riflettere sui cambiamenti da programmare, sui metodi da sperimentare ecc. Anche per gli studenti esistono vantaggi: vengono spronati e invitati a studiare a distanza, in modo indipendente, prendono familiarità con molti metodi di apprendimento digitale e hanno tempo per ritrovarsi con la famiglia, in particolare con i genitori. Molte famiglie e soprattutto i genitori che avevano poco tempo per stare insieme ai figli adesso si ritrovano in casa con loro. Questa situazione aiuta a creare un'atmosfera familiare molto intensa, sia per gli stessi bambini che per la famiglia che condivide insieme compiti e doveri. La quarantena produce l'effetto della custodia reciproca, dell’attenzione alla famiglia. La vita di preghiera che è stata abbandonata da molte famiglie cristiane a causa della frenesia della vita, in questa nuova realtà acquista un posto abbastanza significativo. Viene ripresa l’attenzione all’altro, il servizio vicendevole, la preghiera familiare, la devozione a Maria e anche l’adorazione. Forme di preghiera che continuano ad essere vissute attivamente e diventano un grande sostegno per la vita di una famiglia cristiana. La forza della famiglia sembra essere aumentata, soprattutto la solidità del nucleo familiare. Siamo in cammino… continuiamo a sperimentare e a valutare fino a che punto possiamo continuare a fornire e sostenere questo metodo che in questo momento dà continuità all’educazione degli studenti. Nel frattempo continuiamo a fare nuovi sforzi per migliorare questo nuovo modo di apprendere. E speriamo in un futuro migliore.
l'adultera perdonata
 
Entro nel silenzio: del corpo (cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente, del cuore, della bocca. Prendo consapevolezza della presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito Santo. Leggo attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la Parola: Gv 8, 1-11 In silenzio rileggo, cercando di cogliere, anche sottolineando, le parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione… Per cogliere il significato di alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò che precede il brano che voglio meditare, o cercare in altri brani frasi simili. Si tratta di leggere la Bibbia con la Bibbia. È molto utile entrare nell’episodio descritto, fare la composizione del luogo: immaginare il posto, al situazione, le persone, l’avvenimento che viene narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio ruolo; posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è importante coinvolgermi in ciò che leggo. Medito. Se siamo in gruppo, una persona può suggerire alcuni spunti di meditazione. vv. 1-2: … si recò di nuovo nel tempio…. e si mise a insegnare loro. Nel tempio di pietra, Gesù che è il vero tempio in cui Dio si rivela, insegna. Lui stesso, Parola fatta carne, è l’insegnamento: la sua persona, le sue parole, i suoi genti. vv. 3-4: … una donna sorpresa in adulterio… L’adulterio era punito con la morte, perché considerato come un omicidio. Tradire l’amore significa uccidere. Il Dio della Bibbia considera adulterio il peccato di idolatria, perché Egli si considera e si comporta come lo Sposo del suo popolo, ma il popolo amato tradisce Dio/Sposo seguendo i propri idoli. Storia che si ripete sempre, anche nella nostra vita. Il peccato, ogni peccato è adulterio, perché ogni peccato è idolatria. Come Israele, noi cristiani e tutta la Chiesa siamo adulteri. Meritevoli di morte. vv. 6: … Gesù si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra. Per due volte, in questo brano, l’evangelista nota che Gesù, in silenzio, si china a scrivere per terra, cioè sulle pietre del pavimento del tempio. Gesto misterioso. Proprio per questo ci interpella. Quando una parola della Scrittura ci sembra incomprensibile, troppo misteriosa… è su quella che dobbiamo fermarci, ascoltarla dentro… riascoltarla… Non inventarci delle spiegazioni, ma cercare nella stessa Scrittura una luce. Sono presente a questa scena e osservo Gesù e coloro che lo interpellano, e la donna là in mezzo… e Gesù che scrive sul pavimento… Che cosa mi dice questa scena, questo gesto di Gesù? Quando Dio dà la legge a Mosè, scrive con il suo dito sulle pietre. Scrive una legge che è atto di amore perché il popolo viva; è alleanza di amore con il suo popolo. I profeti, constatando l’adulterio del popolo, avevano annunciato un tempo in cui Dio avrebbe scritto la legge non più sulle pietre, ma nel cuore di carne dell’umanità. Il cuore di carne su cui è incisa perfettamente la Parola del Padre è il Cuore di Gesù. Se non siamo uniti a Lui dallo Spirito, i nostri cuori restano di pietra. Possiamo immaginare che forse Gesù, sulle pietre del tempio, scrivesse il pieno compimento della legge: l’amore. vv. 7-9: Chi di voi è senza peccato… Ci poniamo una domanda: se la donna era adultera, con quale adultero aveva commesso adulterio? Se era stata sorpresa in adulterio, dunque era stata sorpresa con un uomo. Ma era più facile condannare solo lei. E sono solo uomini quelli che la accusano. Non si parla di marito, eppure era il marito che decideva la morte della moglie. Ciò che è in ballo, ciò che interessa a scribi e farisei – esperti e osservanti della legge – è mettere alle strette Gesù, coglierlo in fallo, dimostrare ai presenti che è un impostore. Se dice di applicare la legge, che prevede la morte violenta, allora smentisce tutti i suoi insegnamenti sulla misericordia. Se dice di non ucciderla si mette contro la Legge di Mosè, è un bestemmiatore. Osservando la scena, non è possibile riconoscere il marito della donna, ma vediamo Gesù, il vero Sposo di Israele, della Chiesa, dell’umanità. E vediamo la donna, immagine di Israele, della Chiesa, dell’umanità, che ignora, dimentica, tradisce l’amore dello Sposo. È Gesù lo sposo, il giusto senza peccato, che può condannare l’adultera. E può condannare anche coloro che la accusano, perché nessuno è giusto davanti a Dio e il giusto pecca sette volte al giorno: così dice la Scrittura. Ma Gesù non è venuto a condannare; è venuto a salvare l’una e gli altri. Ciò che gli sta a cuore, perché si salvino, è che prendano coscienza di essere peccatori e dunque tutti bisognosi della sua salvezza, del suo amore. E infatti uno per uno se ne vanno. Nessuno è senza peccato. E resta Gesù solo con la donna, là in mezzo. “La misera e la misericordia” scrive Agostino di Ippona. Prima era in mezzo al cerchio degli accusatori. Ora è in mezzo al cuore misericordioso di Cristo: al centro della sua attenzione amorosa. Gesù ha rivendicato e manifesta in modo sublime la sua identità e la sua missione di Sposo. vv. 10-11: Gesù si alzò…. “Neanch’io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Sorprende e commuove questo gesto di Gesù, che si alza in piedi davanti a questa donna, disprezzata perché adultera. E la chiama “donna”, come chiama sua Madre, la samaritana e Maria di Magdala. “Donna” cioè icona di Israele e dell’umanità, sposa amata da Dio. Alzarsi in piedi davanti a qualcuno significa onorarlo, rispettarlo. È ciò che fa Gesù davanti a ogni peccatore: non ci disprezza, non ci umilia. A volte, anche quando facciamo il bene siamo capaci di umiliare la persona che pure aiutiamo. Gesù, invece, ci rispetta, ci onora, perché in ogni peccatore egli riconosce l’immagine e somiglianza del Creatore, l’impronta del Padre nei figli, il volto sfigurato della Sposa. Davanti al peccatore, davanti all’adultera, Gesù non ignora la gravità del peccato, non la sminuisce, non dice: In fondo che male c’è? Passiamoci sopra, tanto lo fanno tutti… Il peccato ferisce, umilia la sposa di Dio, deforma, uccide i figli del Padre, quindi umilia e ferisce il Cuore del Padre e il Cuore del Figlio Unigenito. Ma Gesù è venuto proprio, con la sua morte e risurrezione, a risuscitare il peccatore dal male, a salvarlo, a vincere il peccato. E allora “Nessuno ha potuto condannarti, Donna. Neanch’io, il Giusto, ti condanno, perché la mia giustizia è salvezza. Accogli il perdono, rinunciando d’ora in poi al tuo peccato”. L’adultera è rigenerata sposa. Icona della speranza di Dio sui peccatori.
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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