Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
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Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

maria, aiutaci a conservare questo “tesoro”
Maria, aiutaci a conservare questo
“tesoro”
Il gruppo CM di Porto si è riunito
dal 25 al 28 febbraio 2017 per un Corso di Formazione Permanente nella sede di
Rua Miguel Bombarda- Porto. Il 26 siamo andate alla chiesa di Nossa Senhora da
Vitòria, dove abbiamo partecipato all’Eucaristia, celebrata da p. Jardim
Moreira, per rendere grazie dei 50 anni di presenza della Compagnia Missionaria
in Portogallo. Molte di noi hanno lavorato in quella parrocchia a livello
ecclesiale, pastorale, sociale e professionale. Lì abbiamo avuto una presenza
molto significativa per diversi anni. L’invito rivolto alla comunità
parrocchiale per questa celebrazione era stato esteso anche alle persone che un
tempo avevano frequentato la catechesi e che tante volte avevano fatto della
nostra casa una Betania: uno spazio di amicizia, di preghiera, di
condivisione…incontri di giovani, momenti di festa…
Al
termine della celebrazione eucaristica, p. Jardim ha offerto un pranzo squisito
a tutte le persone che volevano partecipare, comprese le missionarie. C’era un
bel gruppo! È stato motivo di vera gioia il vedere la soddisfazione di p.
Jardim e il ritrovarci con persone che non vedevamo da molti anni! Che gioia
incontrare le giovani famiglie con i loro figli! Ricordare che erano stati i
nostri bambini del catechismo ed ora vederli arrivare con i loro figli…Come
scorre veloce il tempo! Con il cuore pieno di gioia, siamo ritornate a casa a
continuare il nostro lavoro.
Il
corso di formazione sul tema: “La storia della Compagnia missionaria in
Portogallo: Guardare lontano”, è
stato orientato da Lùcia Correia. È partita dagli ultimi anni del ’60, ma più
concretamente dalla rivoluzione di maggio del 1968 (la rivoluzione culturale),
sottolineando come questa rivoluzione toccò molto anche il nostro Istituto che,
allora aveva appena 10 anni di vita. Abbiamo capito meglio questo pezzo di
storia che sentivamo raccontare, ma non con questa chiarezza. Abbiamo ricordato
l’arrivo della CM a Porto con le prime missionarie: Maria Ilda, Teresa Castro e
Lisetta Licheri e dopo arrivò anche Maria Teresa Carvalho. Nell’autunno del
1968 partirono per il Mozambico le prime tre missionarie che erano arrivate
l’anno prima dall’Italia.
La
decisione di aprire una casa in Portogallo, la prima presenza della CM fuori
dall’Italia, aveva come motivo quello di costituire una specie di rampa di
lancio perché l’Istituto si aprisse a nuovi orizzonti. Inoltre c’era la
necessità di una preparazione immediata per la missione e per apprendere la
lingua portoghese, dato che in quegli anni il Mozambico dipendeva ancora dal
Portogallo.
Come
un vero padre, p. Albino (nostro Fondatore) aveva accompagnato, con la sua
presenza, la nascita della CM nella città di Porto e la descrive così: «Nei giorni
13- 24 ottobre 1967 sono stato in Portogallo. Così ho avuto modo di assistere
personalmente alla nascita e alle prime espressioni di vita del nuovo centro
comunitario della CM a Porto, in via Miguel Bombarda, 211. La generosità del
Sig. Francisco Wancheneider e l’efficienza instancabile del caro p. Giulio
Gritti ci hanno messo a nostra disposizione una vecchia casa signorile ancora
in buone condizioni, in una via centrale della simpatica città. Tuttavia,
quando sono arrivato la casa era completamente vuota. Ricordo l’impressione
desolante che mi suscitò la sera della mia visita: appena tre sedie, un tavolo
vecchio, due o tre letti, con materassi duri come il legno…
Sotto l’effige di San Giuseppe, che
da tempo lo consideriamo come il provvido amministratore della CM, ho collocato
un biglietto con una raccomandazione: “Abbiamo bisogno di una casa. Ci
piacerebbe rimanere qui, poveri ma tranquilli”. Dato che la casa era intestata,
poteva essere persa da un giorno all’altro. Ma credo che San Giuseppe ci
penserà a non metterci sulla strada». San Giuseppe ha fatto
veramente la sua parte se pensiamo che ancora oggi ci troviamo in questa bella
casa!
La
CM in Portogallo è andata crescendo con il sorgere di nuove vocazioni
portoghesi, con la presenza di missionarie italiane che hanno trascorso qui
periodi di tempo e dopo alcune sono rientrate in Italia e altre sono andate in
missione in Mozambico. Così si è espansa la CM nel nostro paese. Attualmente la
CM è presente a Porto, Lisbona e Funchal (Madeira).
Infine
Lùcia Correia ci ha offerto anche un commento sul Vaticano II. Luisa Chierici,
missionaria italiana, ci ha presentato e commentato un PowerPoint sulla sua
esperienza riguardo alle Missioni Parrocchiali in Italia. Ha testimoniato la
ricchezza del suo lavoro nell’ambito della missione CM e il suo vissuto nel
gruppo di Porto dal novembre 1972 al giugno 1974. Abbiamo ringraziato la sua
presenza, il suo contributo formativo che ci ha offerto e soprattutto l’amore
alla missione che ci ha testimoniato e che ci ha interpellato.
Abbiamo terminato questi
giorni di formazione con l’Eucaristia, celebrata dal provinciale dei dehoniani,
p. Agostinho e con il pranzo di fraternità. Sono stati giorni di una ricchezza
straordinaria!
Ringraziamo
il Signore per il dono della Compagnia Missionaria e per la nostra storia.
Maria, madre, guida e custode della CM ci aiuti a conservare questo “Tesoro” e
a trasmetterlo agli altri…
Maria
Justina Carneiro

effondere l’amore
Sabato 11 Marzo come
gruppo CM Lombardia Liguria ( familiares e missionarie), abbiamo vissuto con un gruppo di amici la festa dell'Eccomi.
E' stato bello preparare insieme questo evento ed è stato bello presentarci
così come siamo: laiche/i che vivono diverse realtà condividendo la
spiritualità che li rende famiglia all'interno della Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore. Abbiamo voluto presentare con dei power point e due video le
nostre realtà: i familiares, le missionarie, come entrambi viviamo l'Eccomi e
la missione là dove il Signore ci chiama. Non abbiamo offerto una conferenza
bella e arricchente tenuta da qualche padre come solitamente avviene; abbiamo
voluto inviare il messaggio che chiunque
è chiamato a fare della sua vita un Eccomi. Nell'immaginario collettivo le
missionarie o i missionari, sono eroi che lasciato tutto.: casa, lavoro , affetti..., si trasferiscono in
Paesi poveri per aiutare e portare Cristo a poveretti bisognosi di tutto, salvo
poi, scoprire che Cristo lo si incontra lì e che quello che si porta è proprio
poco rispetto a quello che si riceve. Si pensa di non essere in grado di
appartenere a questa schiera di eroi e si fa quel che si può raccogliendo soldi
per qualche progetto, visitando l'amica missionaria e raccontare poi in che
stato di indigenza l'ha portata a vivere la sua scelta ( o il suo sì),
tutto in perfetta buona fede ; non
vorrei essere fraintesa. Quello, però, che mi è sembrato un messaggio
bellissimo e forte , è stata la conclusione di un'intervista di Anna Maria
Berta che abbiamo presentato come video,
in cui dice: “ [...]la donna africana va aiutata ma va soprattutto amata”. Questa
è la chiave giusta per vivere la missione: AMARE. Vuol dire diffondere ed
effondere l'amore come un olio profumato. Andare incontro all'altro con le
nostre fragilità e le nostre paure e accogliere le sue fragilità e le sue
paure. Maria con il sui SI ha vinto le sue e ha contribuito a cambiare il
mondo.
Il messaggio è ,quindi
, che ognuno di noi: missionarie, familiares, cristiani, uomini e donne di
buona volontà, è chiamato a dire il suo SI' dove la vita lo pone, sia l'Africa,
L'America Latina ,L'Asia, una città della Liguria o un piccolo paese del
Piemonte. Ovunque “ dobbiamo imparare a penetrare le cose e trovarci Dio” (
Master Ekard) ed a accoglierlo, aggiungo io; l'Africa ci viene incontro e noi
ne abbiamo paura, vediamo un nemico e ci chiudiamo a riccio e non ci accorgiamo che questo atteggiamento
ci porta alla morte. Noi realizziamo la nostra umanità quando sappiamo entrare
in relazione, quando si esce da se stessi per vivere in comunione con Dio, con
gli altri, con l'ambiente( cfr LS 240). Chiedo scusa, mi sono fatta prendere la
mano dalle mie riflessioni e forse sono uscita dal “seminato” però credo sia
stato bello presentare i nostri Pawr point con l'intento di cui sopra. Subito
non c'è stata una grande risonanza ma nel momento conviviale che è seguito,
parlando a tu per tu con alcune persone si è proprio giunti a questo: il
Signore chiama tutti e alla nostra risposta generosa segue la scoperta che il
regno di Dio è anche nell 'infinitamente piccolo delle cose che ci circondano e
che non vi sono eroi irraggiungibili e mediocri scontenti.
Termino con:
C'è una buona notizia e una cattiva.
La prima è che anche in un mondo dominato
da titanici centri di potere finanziario,
costruire il bene comune e accrescere la possibilità
di decidere veramente delle nostre vite è ancora possibile.
La seconda è che non possiamo farlo mettendo semplicemente
una croce su una scheda e poi tornare a guardare le TV.
( Noam Chomsky)
Maria Dolores Biggio.

una quaresima diversa tra storia… affari…e altro
Alleluia, ormai siamo nel periodo pasquale, ma mi prendo un
tempo per riguardare i giorni di questa quaresima 2017, il cui percorso ha avuto tappe un po’ diverse dal solito. Il
7 marzo sono in partenza per Porto con un mandato ufficiale del CC per
accompagnare la vendita della nostra casa di Porto e cercare di trovarne
un’altra. Dovrei partire con Iberia via Madrid, ma ha dei disguidi e mi
dirottano con la Lufthansa a Francoforte, dove passo delle lunghe ore. Mi dico:
“è quaresima ed è bene che la mia pazienza venga messa alla prova”, comunque mai stata a Francoforte e
giro in lungo e largo l’aeroporto, che ha dei momenti di confusione e altri
veramente tranquilli e finalmente riparto e a mezzanotte sono a destinazione.
La storia
Era ottobre
del 1967 quando arrivarono a Porto, Teresa Carvalho, Teresa Castro, Ilda e Lisetta Licheri a cui si aggiunse
subito Teresa Gonçalves. Provvisoriamente con l’aiuto di padre Giulio Gritti
trovarono ospitalità in questa casa che era in vendita. In archivio c’è questa
lettera di padre Albino indirizzata al proprietario, signor Francisco
Wandsneider : “riceva il mio più vivo
ringraziamento per l’ospitalità’ che ci da nella sua casa di rua Miguel
Bombarda 211. Speriamo che questa opera di carità in favore della nostra umile
Famiglia ottenga le maggiori grazie del cielo per lei e la sua famiglia……”e
sempre scritto da padre Albino il bigliettino rivolto a san Giuseppe: “Abbiamo bisogno di una casa – A noi
piacerebbe rimanere qui poveri ma tranquilli“. San Giuseppe fece la sua
parte e rimanemmo là riuscendo ad acquistarla. Da allora dire Rua Miguel
Bombarda 211 è stato come dire CM in Portogallo Quante volte abbiamo nominato
questa casa, quante di noi portoghesi e no ci abbiamo vissuto per poco o per
molto tempo. La storia e la vita che si sono svolte in questa casa è ormai
lunga... Ma gli anni passano e anche per le casa si fanno sentire, gli interventi
per rimodernarla e renderla più funzionale sarebbero molto costosi, e visto che
attualmente ci sono molte offerte per comprarla si decide per la vendita.
Penso debba
far parte della storia anche questo episodio. Fra le varie agenzie
immobiliari che si sono interessate
all’acquisto, si e presentato con nostro stupore un signor Francisco
Wandsneider (esattamente il nipote dell’antico proprietario che non sapeva che
la casa era stata di suo nonno) E quando abbiamo dovuto scegliere a quale
agenzia immobiliare affidarci, anche questo motivo ha avuto il suo peso. Così
in questo marzo del 2017 proprio il giorno 20 in cui quest’anno si festeggia
liturgicamente san Giuseppe accettiamo e
firmiamo il compromesso di vendita. Sulla facciata è messo un cartello: IN VENDITA e comincia così la
processione dei probabili compratori, da accompagnare in tipo visite guidate, e
come mettersi in vetrina e’ già
abituarsi all’idea che non sarà più “nostra”.
Questa vendita provoca senz’altro una dimensione di
tristezza e di perdita, e a chi tocca fare questo lo fa non senza emozione.
Cosi è la vita, e fatta di cambiamenti, di perdite, di lutti, sono queste le
mie riflessioni , mentre spazzo le innumerevoli camelie che cadono a terra, nel
nostro bel giardino, dopo essere state ammirate in tutto la loro bellezza.
Cammini e ricerche
La nuova casa di Porto
Insieme a Laura, visto che siamo in
quaresima cominciano le tappe delle nostre “via crucis”, per provvedere i
documenti necessari alla vendita passiamo da uffici vari, notaio, avvocato,
curia, per tutti i gusti e allo stesso tempo cominciamo la ricerca di un’altra
casa Anche per comprare nel mercato immobiliare offerte non mancano ma non è
facile scegliere una casa che risponda alle nostre necessita ed esigenze.
Sempre con Laura su e giù per strade e quartieri ne facciamo di strada, anche
perche ci teniamo a verificare sul terreno dove le case sono situate quali
mezzi pubblici ci arrivano, dove sono i negozi, la chiesa. Una è bella, ma
localizzata molto fuori mano, un’altra è piccola, un’altra in un bel quartiere proprio davanti alla chiesa, ma
brutta. In qualcuna già sogniamo di esserci, ma poi valutando bene tutti gli
aspetti diciamo di no. Nella fase di valutazione ci accompagnano anche Lucia e Teresa Castro e non manca anche la
collabazione di João, nipote di Lucia è che ingegnere. Teresa sempre vivace e
dinamica con i suoi 80 anni, dice che non è giusto innamorasi di una casa per
poi dire di no. Ma l’innamoramento non è ancora promessa di fedeltà e quindi si
va avanti in cerca di un”nuovo amore”. Fra tanti percorsi non manca anche una
tappa più spirituale a Fatima insieme a Teresa.
E’ giovedì santo quando ci
sediamo questa volta noi come compratori davanti a un venditore per definire
l’acquisto di una casa che questa volta sembra quella giusta.
Quello che vale
Arriva il
venerdì santo, sono sull’aereo per ritornare in via Guidotti. Mi accompagnano
le immagini di case e case a non finire, ma anche di camelie, azalee, rose,
colori di una primavera che avanza e abbellisce ancor di più la città, dello
scorrere maestoso del fiume Douro, del volo dei gabbiani e del loro garrire per
poi tuffarsi nelle acque del fiume con la vista dell’oceano, di un cielo
azzurro l’esperienza limpidissimo e di altri giorni freddi e gelidi con il vento
sferzante.
Ma più di
tutto porto nel cuore di condivisione fatta con le sorelle del gruppo di Porto,
come sempre mi hanno accolto “com muito carinho”, tra l’altro ho partecipato
con loro al ritiro mensile e alla festa dell’Eccomi con gli amici. Condivisione fatta anche a
volte di discussioni e differenze, punti di vista diversi, ma che arricchiscono
la comunione e rafforzano le relazioni, ed è questo che conta di più, ed è
questo che sperimento l’ultimo giorno della mia permanenza quando in una via affollata,
per caso, incrocio
Zeferino,mozambicano , amico della CM a Maputo e ora a Porto per fare il
dottorato. L’allegria di tutti e due è grande, lo porto subito a conoscere la
nostra casa e subito si sente accolto anche dalle altre e dice di sentirsi a
casa… allora il fare della nostra casa una Betania non è legato tanto alla casa
di muro che pur affettivamente ci dice tanto, ma allo stile con cui l’abitiamo
e allo spirito con cui le diamo vita.
San
Giuseppe continui ad accompagnare il processo di compra e vendita della casa
non ancora conclusi e aiuti il gruppo di Porto a guardare oltre la sofferenza e
la fatica di lasciare questa casa, proprio in quest’anno in cui si celebrano i
50 anni di presenza in Portogallo, per vedere la casa nuova anche come possibilità
di rinnovamento e di nuovi cammini.
Edvige Terenghi

con gli occhi e il cuore di dio
La
festa dell' “ECCOMI” vissuta a Bologna il 25 marzo scorso è stata
caratterizzata dalla semplicità, dalla familiarità, dall'accoglienza dei
partecipanti: amici, familiares, padri dehoniani e missionarie. Ci ha guidato
nella riflessione p. Marco Bernardoni partendo dal brano evangelico
dell'evangelista Marco: 6,6b-13.30-44 sull'invio dei discepoli e la
moltiplicazione dei pani.
Sono
emersi 3 aspetti arricchiti anche da alcuni documenti del Concilio Vaticano II°
e del magistero di Papa Francesco:
1.
Accettare la condizione di esodo: come
nuova intelligenza del tempo nei suoi cambiamenti. Siamo chiamati a cogliere i
semi di verità e di azione evangelica presenti per trasformare senza
distruggere questo nostro tempo, questo nostro mondo. Esodo come capacità di
rinnovamento lasciando schemi passati e accogliendo il nuovo che avanza, come
passaggio ad una intelligenza e a una pratica rinnovate del Vangelo.
2.
Soprattutto “accompagnate”:
come risposta all'invito del Signore: “...voi stessi date loro da mangiare...”
nel coinvolgimento personale e responsabile in una spiritualità
dell'accompagnamento in questo passaggio d'epoca, nella logica eucaristica del
“ perdere” la vita.
3.
Pastorale : mistica e preghiera. “Nel nuovo millennio il cristiano sarà
un mistico o non sarà” (Rahner). In un mondo in cambiamento, segnato da spinte
distruttive per la persona “vincerà chi prega, perchè in lui è il Signore che
vince”. “ Si può esercitare la vera cura delle “anime” solo partendo da Dio. Il
battesimo ci consacra per questo servizio e insieme alla grazia sacramentale
della penitenza e dell'Eucarestia ci porta verso i fratelli a cercare il loro
essere più intimo per condurlo a Dio.
Le
domande emerse insieme alle considerazioni mettevano in luce la ricerca
coraggiosa di affrontare le sfide del nostro tempo di questa storia.
Personalmente mi sono chiesta a che cosa il Signore mi chiama. Mi sembra di
cogliere:
l'importanza
del discernimento del tempo presente.
Guardare
questa realtà con gli occhi e il cuore di Dio.
Essere
compagna di strada dell'uomo e della donna di oggi con la luce e la forza del
Vangelo.
Si
può riassumere il tutto nella spiritualità dell'incarnazione molto cara alla
Compagnia Missionaria del S. Cuore di Gesù.
Agnese Peroni

eccomi in compagnia
Eccomi in compagnia
In una splendida giornata di primavera, il 26
marzo abbiamo festeggiato, a S:Antonio Abate, presso il Santuario Gesù
Bambino, la Festa dell’Eccomi, una
giornata davvero ricca e bella. Per la prima volta, oltre alle missionarie, i
familiares e gli amici della Cm, hanno accolto il nostro invito anche gli Oblati della Famiglia
Dehoniana e questa è stata
un’occasione preziosa per conoscerci
meglio, meditare insieme la Parola, condividere, approfondire insieme la
bellezza e la fecondità di una
spiritualità comune, vivere e testimoniare il sentirsi famiglia, anche nella prospettiva di aprire nuovi cammini di collaborazione. La
giornata si è svolta secondo un’organizzazione già sperimentata: alle 9 le
Lodi, poi la meditazione del relatore padre Ciro Moschetta, una pausa di
silenzio per non perdere quanto la Parola ha suscitato in ciascuno di noi, e condivisione del nostro sentire e vivere l’Ecce Venio di Gesù e l’Ecce Ancilla
di Maria. Alle 13 la condivisione del pranzo, alle 15 l’Adorazione; alle 16 la Santa Messa.
Padre
Ciro ci ha aiutato a fare memoria di come p. Dehon ha colto nelle Parole dell’Ecce Venio e dell’Ecce
Ancilla, la strada per configurarsi a
Cristo e come l’abbia vissuto e insegnato tenendo sempre lo sguardo rivolto a
Gesù. Nell’Eccomi di Gesù si esprime tutto l’amore del Figlio per il Padre, la
scelta che lo renderà fedele alla
volontà del Padre fino in fondo. Nella condivisione che è seguita tra noi, sono stati molti gli aspetti emersi secondo
le esperienze e le sensibilità personali e, nell’ascolto reciproco, molte le
provocazioni che abbiamo ricevuto e
portiamo nel cuore: importanza della preghiera e di una preghiera che nasca dal
cuore; necessità di rispolverare le
nostre scelte iniziali, perché i nostri
Eccomi non siano emozionali, ma maturino
nella riflessione, in un discernimento serio, nello Spirito che illumina; essere
vigilanti ed attenti, non frettolosi, non legati all’apparenza, allenati a cogliere ciò che è essenziale oggi; fare esercizio di
umanità per non ridursi ad essere spettatori ma costruttori di una vita nuova.
Sono le scelte concrete che diventano semi di vita, di
vitalità; i gesti di amore, l’ offerta libera ha sempre un costo, ma porta
frutto, non è mai inutile. Soprattutto superare quel senso di impotenza così diffuso oggi; Dio conosce il
nostro cuore e sa che possiamo seguire la via dell’Eccomi; non c’è da
scoraggiarci, anche quando ci sono rinunce da fare e molta umiltà. Lavorare per
trasformare, per innovare richiede fatica, umiltà e capacità di lavorare insieme. Come famiglia dehoniana siamo
chiamate a vivere i nostri “sì” in comunione, “in compagnia”, se vogliamo che
siano fecondi di vita.
Con gratitudine per tanta ricchezza che portiamo nel cuore e con tanta amicizia, ci siamo salutati riconoscendo l’importanza
di camminare assieme e di dare continuità a questa festa dell’Eccomi che ci
vede riuniti per approfondire il carisma così delineato da p. Dehon:” Nelle
parole di Gesù: Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà e in queste:
Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto, è
compendiata tutta la nostra vocazione e il nostro fine, il nostro dovere e le
nostre promesse”. (p .Leone Dehon).
Marinella
Martucci

sorridi alla vita che è in te e attorno a te
Intervista a Rita Bertuletti
Ciao
Rita! Raccontaci un po’ di te: potresti presentarti...fare memoria di alcuni
momenti importanti della tua vita? Quali ricordi positivi, momenti di fatica…?
Ciao a tutte e a tutti. Sono Rita
Bertuletti, una bergamasca residente in Bonate Sotto (BG) nella Regione
Lombardia. Sono l’ottava di nove fratelli, ma divenuta la prima in un arco di
tempo veloce poichè i miei sette fratelli/sorelle sono “volati alla casa del
Padre”. A dieci anni, circa, ho perso papà, già da tempo malato, e mi sono
trovata a “fare la grande” ancora troppo piccola, accanto alla mamma e Giovanni
mio fratello minore. Le mie giornate scorrevano su un filo rosso cadenzato come
segue: ore 6.00, del primo mattino, al pascolo con la mucca, ore 8.30 presente
nella scuola sino alle 12.30. Nel pomeriggio piccola operaia alle prese con una
macchina da maglieria. Alla sera condivisione di tempo e di giochi con i
ragazzi e ragazze del vicinato.
A quattordici anni sono stata assunta
nell’azienda “arti-grafiche” e vi sono rimasta sino a venti anni. Sempre sul
luogo di lavoro ricavavo tempo per studiare, aiutata dalle mie compagne, che si
improvvisavano “professoresse”, poichè nelle ore serali frequentavo la scuola
media. Avevo un sogno che mi inseguiva sin da piccola “fare l’insegnante”. In
me albergava il sentire di Don Milani, priore di Barbiana, “la cultura” come
l’arma più potente da passare ad ogni persona grande o piccola perchè potesse
esprimere, sempre e comunque, il suo pensiero coronato dai sentimenti propri.
Questo sogno prese “carne” verso gli anni ottanta.
La mia prima esperienza di insegnante avvenne
nella colonia di Selvino in un territorio montano bergamasco. In quella sede
stavo con ragazzi di dieci anni condividendo con loro giorno e notte: erano
persone esportate dal territorio milanese perchè figli e figlie della “nuda
strada” fatta e incarnata da bande di microcriminalità e di prostituzione. In
quel tessuto esistenziale mi sentivo e ci stavo benissimo… con loro e, grazie a
loro, sono “cresciuta” come donna in tutti gli aspetti… erano i miei maestri di
vita. In seguito ritornai a valle, poichè la colonia selvinese chiuse i
battenti, arricchendomi di svariate esperienze, tutte “generative di vita”.
Da quanto tempo conosci la Compagnia
Missionaria? La tua esperienza politico – sociale vissuta per alcuni anni nel
“comune” del tuo paese cosa ti ha insegnato?
Negli anni 80 conobbi la Compagnia Missionaria
e nell´ 84 feci il mio primo ingresso in essa. Negli anni 90 mi sentivo
inquieta vedendo gli approcci territoriali sociali e politici poco propensi a
realizzare il “bene comune”. Decisa sulla necessità di una cultura politica
frequentai la “scuola politica”, conobbi il pensiero politico di Giorgio La
Pira, feci mio il suo manifesto che recitava cosi “costruire la città dell’uomo
a misura d’uomo”. Mi candidai nelle amministrative del mio paese e venni
eletta: in quegli anni era impensabile trovare una donna nel consiglio
comunale, infatti fui l’unica beata e stimata tra una miriade di maschi. Nella
mia vita prendeva “carne” un sogno-utopico che da tempo mi abitava e che
Papa Paolo VI definiva la forma più alta di carità. La “ricerca del bene
comune” metteva in gioco una forte carica ideale, ossia il coraggio di porsi e
porre l’interrogativo: “quale città dell’uomo in questo contesto storico e
geopolitico?”, accompagnato da una pacata disposizione al dialogo, che sempre
si approccia alla pluralità come ad una chance per accogliere le differenze
come risorse da abitare egenerare alla vita. Questa esperienza durò per venti anni tra fatiche, gioie, successi e insuccessi, portando vicendevolmente “i pesi gli uni degli altri” con dignità e umanità. In sintesi posso narrare che mi ha forgiato di umanizzazione scolpendo in me questa triade semplice e profonda che così recita: 1° - ascoltare per parlare, 2° - vedere per mostrare, 3° - stare per andare. Nel 2000 la morte di mia mamma Rosa… evento dolorosissimo… una nuova tessera-puzzle da lasciare incastonare nella mia vita da Dio-Trinità.
Rita prima a destra(FOTO)
Che rapporto hai con le persone del
territorio, con le varie realtà che ti circondano…quali sogni porti ancora nel
cuore?
Le esperienze socio-politiche-culturali
sperimentate mi hanno introdotto in un vasto “mondo relazionale” costituito da
etnie-culture-tradizioni-fedi-vissuti-esistenziali-sociologici diversificati e
variopinti. Vivere del mondo non solo nel mondo, lasciarmi formare
dalla vita è la mia “nuova missione”. Il pensiero sociologico, filosofico e
non di Madeleine Delbrel, grande donna francese del nostro tempo, e del
sociologo Zygmunt Bauman mi aiutano ad abbracciare la novità dei tempi nuovi, a
stare dentro bene nelle situazioni, sentendo di condividere lo stesso destino
delle persone e della società contemporanea. Da loro imparo a lasciarmi
“provocare”, a sentire una istintiva simpatia verso i miei simili con la convinzione
che non c’è condizione umana che,
insieme alle insidie, non presenti delle opportunità.
La missione che mi attende quotidianamente è
quella di recuperare dalla “società liquida” nuove potenzialità umane
allargando, così, il regno della libertà umana. L’amore è affidato alle mie e
nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato,
ri-creato e resuscitato ogni giorno. La costante e sempre nuova
scoperta-consapevolezza che Dio in Gesù cerca l’umano da umano e crede nella
nostra libertà, anche quando le nostre idealità si affievoliscono, innesca una
formidabile disposizione generatrice, che ha come direzione obbligata il
“volere-l’altro-come-altro”. Il mio futuro si gioca in questa nuova chiamata: “farmi donna della strada” per
annunciare, con creatività, passione e gioia che Gesù di Nazareth è risorto, è
vivo e… cammina con noi sulle strade della quotidianità.
Concludo con una stupenda
riflessione di Madeleine Delbrel, di come lei si lasciasse incontrare e abitare
da ogni sua giornata nel modo seguente: “ogni
mattina, è questa nostra giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso
preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di “non abbastanza”, nulla
di indifferente e nulla di inutile. È un capolavoro di giornata che viene a
chiederci di essere vissuto. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata
d’una cifra e di un mese. La trattiamo alla leggera, come un foglio di carta…
Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal
fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano. E se
avessimo un po’ di fede, sentiremmo il desiderio di inginocchiarci dinanzi alla
nostra giornata cristiana. Noi siamo “caricati” di energia senza proporzioni
con le misure del mondo: la fede che solleva le montagne, la speranza che nega
l’impossibile, la carità che fa bruciare la terra. Ogni minuto della giornata
permette al Cristo di vivere in noi in mezzo agli uomini e donne del nostro
tempo..”.
A cura di
Santina Pirovano
