Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

acconsentire all'armonia e alla bellezza
Dal 19 giugno al 28 luglio 2017
con Santina siamo state in Indonesia dove la CM è presente nell’Isola di Java a
Jakarta con Mudji e, a Bandung, con Susi; quindi nell’isola di Sumatra a
Palembang con Ludo, Lucy e Antonia.
Un altro viaggio…altri sogni!
Scrivere per ricordare con
gratitudine. Nella
nostra lettera del 1 giugno 2017 Martina ed io comunicavamo la data della
nostra partenza per l’Indonesia e alcune tappe importanti che stabilivano il
programma da svolgere. Dicevamo che questa “comunicazione
stimolava tutti quanti alla preghiera e ci avrebbe aiutato in maniera concreta
a crescere nel “Noi CM”. Al termine di questo viaggio possiamo dire che
realmente è stato così. Prima di descrivere alcuni momenti vissuti con le
missionarie indonesiane mi piace
iniziare con un ringraziamento rivolto a quanti ci hanno accompagnato, pensato
e ricordato nella preghiera: grazie,
obrigada, gracias, terima kasih,veramente abbiamo sentito la presenza
concreta di tutti. Siamo ancora
“fresche” del viaggio e i ricordi scaturiscono spontaneamente, si tratta
solamente di ordinarli e forse alcuni maturarli meglio.
Jakarta: il soggiorno a Jakarta al nostro
arrivo (e alla fine della nostra visita) è stato caratterizzato da giornate
vissute nella semplicità di un quotidiano tranquillo, sereno, nella casetta di
Mudji. Per diversi motivi non avendo
potuto andare a Yogyakarta per l’incontro della Famiglia dehoniana, ci siamo
programmate altri incontri con Mudji e Susi. Insieme abbiamo potuto riflettere
su alcune prospettive concrete e altri temi inerenti alla nostra spiritualità.
Jakarta è stata anche lo spazio dove incontrare i numerosi
amici conosciuti in questi anni. Calorosa accoglienza reciproca, ascolto
paziente, gioia del ritrovarci: sono quelle espressioni, quei gesti stimolanti
che perseverano, che ci presentano anche sfide su come continuare e coltivare i
nuovi germogli che crescono e vogliono farlo con noi, scoprendo un cammino di
vita coinvolgente, che promette ed offre la gioia di Cristo …
Incorporazione perpetua di Lucy
e Susi
Vicino a Bandung in un luogo
molto bello, Pratista, abbiamo partecipato agli esercizi spirituali. Nei due
giorni che li hanno preceduti, abbiamo scelto di fare un incontro nostro, tutte
insieme. Abbiamo cercato di dialogare tra di noi, attente a cogliere le
espressioni personali piú profonde… una ricchezza che ci ha aiutato anche a
fare il punto sulle diverse tematiche che abbiamo preso in considerazione,
tutto in continuità con il lavoro di accompagnamento formativo di Santina. Da
molti anni lei ha questo importante compito per cui, a noi ed a lei sta a cuore
questa realtá in crescita, ma soprattutto le persone che la incarnano: le
indonesiane che fanno parte della nostra famiglia CM.
Gli Esercizi Spirituali sono
stati predicati da Padre Rudyanto OSC (Ordine Santa Croce) con un
approfondimento sulla vita di S. Teresa del Bambino Gesù di Lisieux e di S.
Francesco Saverio, unitamente al valore dei voti nella prospettiva del Padre
Nostro: “Sia fatta la tua volontà”. In un clima di silenzio e di adorazione e
nella contemplazione della bellezza della natura, ci siamo sentite avvolte
dalla tenerezza di Dio. In Indonesia la cura dei giardini è superlativa (non
manca l’acqua) e questo luogo attorniato dalle montagne, pur se piuttosto
umido, ci ha aiutato a lodare il Signore per la sua armonia e bellezza. In quel
contesto c’è stata la cerimonia della lavanda dei piedi tra di noi: un momento
davvero importante e di grande emozione.
Alla fine degli esercizi
abbiamo celebrato la cerimonia dell’Incorporazione Perpetua di Lucy e Susi. In
un clima intimo e con una liturgia semplice e solenne, nella gioia del “si”, il
Signore ha donato alla CM e alla chiesa indonesiana queste due donne speciali,
donne consacrate per stare nel mondo, come “fermento” nella massa. Abbiamo
partecipato ad un momento unico di forte commozione e di profonda lode per
questi due virgulti che stanno fiorendo. Erano presenti anche la mamma, il
fratello, la cognata ed il nipote di Susi, i soli che sono riusciti a
raggiungerla, pur essendo la sua famiglia non molto distante da questo luogo.
Con questa cerimonia il gruppo
delle cinque indonesiane ha completato il suo iter formativo e possiamo
affermare che esse sono a pieno titolo membri della CM. È un traguardo che
stupisce e meraviglia se pensiamo a come si è realizzata questa meta di
formazione in un Paese tanto lontano dall’Italia. Dobbiamo ringraziare il
Signore per questa tappa importante che ci fa cogliere tutta la benevolenza di
Dio. Abbiamo sentito P. Albino molto vicino ed anche Francesca Righi e Anna
Santi dal cielo. Abbiamo anche percepito la preghiera di tutte voi che ci ha
dato coraggio e fortezza.
Un grazie sentito,
riconoscente, lo dobbiamo sia a Santina che ad Anna Maria che, per molti anni
hanno seguito con cura e tanto sacrificio questo piccolo gruppo, germogliato
per la gratuità di Dio in terra lontana, un gruppo davvero convinto della
propria vocazione e missione CM in Indonesia.
Palembang
Dal 7 al 16 luglio sono stata a
Palembang. Mudji mi ha accompagnata e si è fermata con
me solo alcuni giorni perché ha dovuto rientrare a Jakarta
per lavoro. Il 13 luglio Santina è tornata da Flores direttamente a Palembang
in compagnia di Antonia. Il 16 Santina e io siamo ritornate a Jakarta insieme
come da programma.
Palembang è il primo luogo
dell’Indonesia dove sono approdati i Padri Dehoniani nel 1926. La loro presenza
in questa città e nell’Isola di Sumatra è ancora molto forte e radicata nel
tempo. Ho potuto partecipare a due eventi: uno di animazione vocazionale
rivolto agli adolescenti della Diocesi dove mi sono incontrata con il Vescovo;
l’altro era l’incontro degli appartenenti alla Famiglia Dehoniana, dove si
promuovono iniziative con lo scopo di realizzare un’intercomunicazione, come
scambio di esperienze di vita tra le diverse espressioni dell’unica
spiritualità dehoniana: sono momenti, occasioni per esprimere relazioni
positive, aperte ed accoglienti della diversità delle forme e modalitá,
nell’unità della medesima spiritualitá.
La presenza accogliente dei
Padri Dehoniani
L’accoglienza dei Padri
Dehoniani è stata una splendida fraterna conferma della loro
stima. A Palembang ci siamo sentite davvero in famiglia e,
nella loro casa, abbiamo realizzato i vari incontri sia personali che di gruppo
ed abbiamo potuto incontrare alcune giovani che si stanno interessando alla
nostra Famiglia.
A seguire, Santina ed io
abbiamo attuato l’incontro con Ludo, Antonia e Lucy. Siamo contente perché
tutte loro sono molto impegnate sia nel lavoro professionale che in parrocchia
e inserite nel tessuto sociale di questo luogo. Abbiamo anche avuto modo di
fare una visita a casa di Antonia e di sua sorella. Loro hanno inserito la loro
casa in una Organizzazione approvata dallo Stato, dove gestiscono l’accoglienza
di alcuni bambini, incluso un disabile.
Abbiamo anche avuto la
possibilità di visitare alcuni luoghi dehoniani e di incontrare molte persone
che avevano già conosciuto Santina. In questi luoghi è tenuta in grande
considerazione la cura della natura. Ogni casa dove sono stata, ha il suo
giardino ben curato, con bellissimi fiori e non mancano pesci e uccelli a
rendere magico l’ambiente. Fanno sognare. Anche le persone esprimono calma e
serenitá. Le relazioni sono improntate a gentilezza e delicatezza, secondo un
codice tradizionale preciso. Ringrazio Il Signore per questi incontri e per
tutto quello che ho ricevuto in quei giorni.
Il viaggio a Flores di Santina
con Antonia
Flores, come dicevamo nella
nostra comunicazione, è un’isola che dista circa 2100 chilometri da Jakarta.
Era il viaggio che sognavamo da tempo ma difficile da concretizzare per vari
motivi. Uno di questi era la lontananza da Jakarta e anche la difficoltà a raggiungere
le varie località intermedie per mancanza di voli diretti. Ci avevano anche
avvisato che talvolta il brutto tempo può causare ritardi in tutto e fare
brutti scherzi! Antonia è nata in quest’isola dove tuttora vive parte della sua
famiglia. Il viaggio che faceva parte dei nostri sogni, ci appariva sempre come
un “sogno proibito”! Ci spingeva a compierlo anche il desiderio di “uscire”, di
andare al di lá della realtà CM indonesiana che già avevamo concretizzato in
questi anni, un modo per aprirci al nuovo, per vedere una diversa Animazione
giovanile e missionaria possibile in altri luoghi.
Questa volta, dopo gli esercizi
spirituali ed aver valutato la nostra realtà CM indonesiana, abbiamo capito che
era arrivato il tempo “favorevole” e che potevamo concretizzare questo
obiettivo. Antonia, che conosce bene l’isola, ha fatto del suo meglio per
organizzare le tappe da farsi. Inoltre l’isola di Flores ci sembrava un terreno
fertile, favorevole all’accoglienza e alla semina della nostra spiritualità.
Siamo in una delle isole più cattoliche dell’Indonesia. Qui hanno messo le
radici un buon numero di Istituti religiosi, anche di fondazione italiana,
attirati dalle vocazioni in continua crescita. Perché la nostra accoglienza
risultasse più facile, abbiamo prima comunicato la nostra presenza sull’isola
al Vescovo della diocesi di Ruteng, dove saremmo approdate. In questo viaggio a Flores non sono mancate
avventure, disagi, contrattempi, ma comunque è stata un’esperienza positiva per
tanti aspetti. Comunque di tutto questo ne parlerà Antonia nel suo articolo!
Famiglia Dehoniana Indonesiana
Proprio verso fine luglio era
programmato l’incontro a Jogyakarta della Famiglia Dehoniana Indonesiana ed
eravamo desiderose di partecipare. Non ci è stato possibile perché dovevamo
andare a Jakarta, ad incontrarci con Mudji e Susi l’ultimo fine settimana 22-23
luglio. Con loro ci sarebbero state anche altre persone per un possibile
discernimento vocazionale. Abbiamo tentato con Lucy, ma nemmeno lei poteva, a
causa del suo lavoro. Abbiamo comunque avuto provvidenzialmente un fuori
programma con Padre Sugino ed alcuni padri dehoniani di passaggio a Jakarta.
Abbiamo passato alcune ore insieme visitando alcuni luoghi della città con loro
e pranzando insieme. È stato un momento bello perché abbiamo conosciuto alcuni
dehoniani di altri paesi: Camerun, Brasile, Cile, Argentina, Spagna. Santina e
Mudji ne conoscevano vari. Loro erano convocati a Yogyakarta, al Seminario
Teologico della Congregazione, sul tema “Carisma e devozioni. Verso una
identità dehoniana inculturata” dal 20 al 25 luglio. Ringraziamo per questa
bella occasione di incontro fraterno.
Sguardo al futuro
La CM indonesiana in questo
momento appare “come un piccolo gregge all’interno di una chiesa locale
giovane e fiorente”. Parole queste che ci erano state dette anni fa dal
Vescovo di Jakarta quando eravamo andate a presentarci come Istituto Secolare,
parole di speranza che, in questi anni, ci hanno fatto guardare al futuro con
ottimismo, con fede. In questo momento vogliamo riconoscere il cammino che
questo gruppo ha compiuto, non senza le sue difficoltà. Adesso, attraverso
fatti concreti si trova a gestire la sua maturità, la sua capacità di
organizzazione.
La cerimonia di incorporazione
perpetua di Susi e Lucy è stata un momento molto significativo e semplice.
Questo evento segna in un certo senso un’apertura nuova, un guardare avanti per
continuare una tappa diversa che apre l’orizzonte a nuove prospettive, che
promuove germogli nuovi di altre probabili vocazioni. Sì, credo che sia
l’inizio di una tappa che apre il cuore ad un clima di speranza e di creatività
nuova. E’ come riaprire le porte verso l’orizzonte che presenta un nuovo
cammino, una seconda tappa. E’ su questo cammino che la CM indonesiana ha
vissuto e sta vivendo. Anche le ragazze che abbiamo conosciuto e che vogliono
conoscere la CM attraverso un percorso di discernimento, costituiscono in
questo momento una grande speranza e anche una sfida da accogliere e maturare
nella luce della fede. Sono vie nuove che si aprono e richiedono ancora
ascolto, pazienza, discernimento. Mi viene spontaneo ripensare a questa visita
richiamando alla mente alcuni passi del vangelo: il seminatore che uscì a
seminare, la vigna del Signore, il chicco di grano che muore per dare frutto…C’è
un tempo per seminare e un tempo per raccogliere.
L’ultima domenica a Jakarta
Martina, Mudji , Susi ed io siamo andate in centro per la celebrazione
eucaristica nella Cattedrale. Proprio lì di fronte è stata costruita la più
grande moschea di Jakarta. I due edifici sono separati dalla strada principale
che riceve il grande traffico della città. Nei miei viaggi in Indonesia ho
sempre portato un sogno dentro me: poter entrare, almeno una volta, in una
moschea. Non c’ero mai riuscita! Dato che eravamo in anticipo per la messa, a
Susi è venuta l’idea di attraversare la strada per vedere se si poteva entrare
nella moschea. Ci siamo avvicinate all’edificio e, dopo vari tentativi e tanta
burocrazia, finalmente ci hanno permesso di entrare: scalze, con i nostri
sandali in mano, in silenzio, ci siamo così avviate verso l’interno … ma di
questo ve ne parlerò un’altra volta!

incorporazione perpetua
La chiave giusta che apre alla vita
Dal 29 giugno al 4 luglio 2017 il nostro gruppo CM Indonesia
, insieme a Martina e Santina si è riunito a Pratista – Bandung per fare gli
esercizi spirituali accompagnate da p. Rudiyanto Subagio OSC. Il tema che
avevamo scelto era la missione riflettendo su due figure dei nostri patroni: S.
Teresina del Bambino Gesù e S. Francesco Saverio.E’ stata un’esperienza molto
profonda e fraterna. Per me e Susi una grande occasione per prepararci alla
nostra incorporazione perpetua avvenuta alla conclusione degli esercizi
spirituali. Questo avvenimento per me ha segnato e rinnovato il mio
camino di consacrazione e di offerta a Dio e al prossimo. E’ stato un momento
importante in cui ho potuto concretizzare ancora nella mia vita alcuni valori
che mi accompagnano nel mio cammino di consacrazione.
La possibilità di distaccarmi alcuni giorni dal mio
solito quotidiano, dal trambusto della
vita di tutti i giorni è stato veramente una grande grazia. Ho potuto così:
Ø rinnovare
la mia vita spirituale, e conoscere di più Dio…
Ø conoscere
di più me stessa e le persone che mi sono accanto
Ø ritrovare
forza ,rinnovamento e ristoro per continuare il cammino…
Io credo che le riflessioni fatte e lo stare insieme nella
preghiera silenziosa, nell’ ascolto
della Parola e nell’ascolto reciproco mi hanno messo in grado di
riprendere quota e di guardare avanti con fiducia e coraggio. Nella messa di
apertura il Padre ci ha detto che nel cammino della nostra vita, dobbiamo
sempre avere una chiave per entrare attraverso una porta. Questa porta si apre
se si utilizza la chiave giusta. Io ho capito che la chiave della mia vita è la fede e se farò in questo modo Dio sarà sempre al mio fianco.
Mi hanno colpito due domande di riflessione che ci sono
state date:
· “Quale significato ha per me il Fiat voluntas Tua?” Sento
che devo continuare a coltivare dentro di me la risposta dell’Eccomi, del dono
e del’offerta in spirito di amore e sacrificio. Devo filtrare attraverso
l’Eccomi ogni mia risposta, ogni mia azione, e anche la mia missione quotidiana
sia nell’ambiente di lavoro sia in altri impegni che svolgo.
· Il significato dei voti per me? L’Eccomi ritorna come
risposta, come una pronta donazione
della mia vita legata alla croce di ogni giorno, di ogni momento. Ho
capito che con l’incorporazione perpetua la lotta non è finita e le difficoltà
non svaniscono.
Allora guardiamo alla Madonna, alla sua vita perchè da lei
possiamo prendere il coraggio di avanzare verso l’altare per rinnovare a Dio il nostro sì con fiducia
e speranza. Ave Maria piena di grazia il
Signore è con te…
Palembang 12 agosto 2017
Lucia Ekawati
Sentirmi piccola davanti a Lui: bellissimo!
Il tempo passa così veloce! …
non mi sembra vero di avere camminato tanto e di essere giunta così al giorno
dell’incorporazione perpetua: il 4 luglio 2017, a Bandung. Il corso degli esercizi
spirituali, orientato da Padre Rudiyanto
OSC (Ordine Santa Croce), mi ha rinvigorita e ben preparata a questo
passo. Anche i momenti di riflessione con le mie sorelle, la loro preghiera, il
clima di silenzio che si è creato…tutto ha contribuito ad incoraggiami a donare
per sempre la mia vita a Cristo e ai fratelli.
Nelle mie riflessioni personali
ho scoperto con gioia alcuni aspetti della personalità di Cristo che hanno
inciso sulla mia vita. Il primo lo colgo in Filippesi 2, 1-11: “Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, se vi è qualche
conforto, frutto della carità, se vi è qualche comunione di spirito, se vi è
qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete piena la mia gioia
con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà,
consideri gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio
interesse, ma anche quello degli altri… Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, il quale, pur essendo di condizione divina, non ritenne un
privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo la condizione di
servo, divenendo simile agli uomini. Riconosciuto come uomo nell’aspetto,
umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.
Perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro
nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra
e sotto terra e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, nella gloria
di Dio Padre”.
Riconosco che, come creatura
umana, anch’io ho momenti non sempre sereni e facili. Sono spesso in
atteggiamento di attesa di gratificazione da parte di quanti lavorano con me
sia nella scuola che nella parrocchia. Eccomi allora a riflettere sulla persona
di Gesù: Lui non è venuto nel mondo per ricercare la lode, il
riconoscimento degli uomini, ma per
amarli e farli sentire amati, soprattutto quelli che più avevano bisogno di
aiuto materiale e spirituale. Ha voluto liberarci dal peccato e farci rivivere
quella vita piena a noi destinata fin dalla creazione. È venuto nel mondo per
aprire la strada vera che conduce al Padre, così che tutti quanti credono in
Lui abbiano la salvezza e la vita eterna. Sulla terra Gesù ha fatto molti
miracoli in nome del Padre suo. Ha fatto tutto questo non per promuovere se
stesso o per dare spettacolo, ma per rendere il Suo nome sempre più conosciuto
e lodato, per adempiere al piano di Dio.
Non è venuto per essere servito ma
per servire. Nonostante sia stato maltrattato, considerato come un
qualsiasi criminale, umiliato e condannato, Gesù ha continuato con perseveranza
il suo cammino per compiere il progetto del Padre su di lui.
Matteo 11, 25-30: «In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio;
nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti,
che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio
giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per la vostra vita. Il
mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
In questo giorno della mia
incorporazione perpetua mi piace riflettere su questo passo della Scrittura,
perché mi è di aiuto, quando nel mio quotidiano incontro molte difficoltà a comunicare con il mio
ambiente, quando la routine diventa noiosa, pesante, quando sento l’aridità
nella preghiera e la fatica nel lavoro. In tali situazioni cerco di essere
fedele alla mia promessa guardando alla vita di Gesù: meditare, riflettere e
seguire Gesù, coerente con la sua obbedienza al Padre!
Alle volte questa parola:
"giogo" mi mette paura,
perché mi fa pensare che forse c’è in arrivo qualche altro problema nella mia
vita. Però allora alzo il mio sguardo verso Cristo e mi ritorna la tranquillità
perché penso che, se così fosse, sarà Lui ad aiutarmi a portare il peso. Anzi
mi darà forza per accettare il “giogo” con serenità, giustizia e nella verità.
Sono certa che Lui mi accompagnerà con la sua gioia e la sua bontà. Devo
lasciare che Dio viva nel mio cuore in modo da sentire più leggero e
confortevole il peso che sta passando
nella mia vita quotidiana perché Dio non mi darà un giogo superiore alle mie capacità.
Gesù è diventato la mia fonte
di ispirazione per imparare sempre con umiltà: a riconoscere che tutti i miei
successi non sono dovuti alla mia capacità e alla mia grandezza ma sono tutti
da attribuire alla grazia di Dio; a imparare da Gesù a ringraziare sempre e per tutto nei momenti
belli e nei momenti difficili. Come Gesù che è stato obbediente al Padre,
voglio anch’io essere obbediente ascoltando costantemente la voce di Dio.
E’ su questa certezza che
voglio continuare il mio cammino! Termino la mia riflessione con questa piccola
preghiera che mi viene dal profondo del cuore:
Padre,
ho riconosciuto il tuo amore
nelle piccole cose del quotidiano:
Nei piccoli petali di una rosa,
molto belli nel colore e nel loro
fragrante profumo
Nel piccolo passero che
cinguetta e vola libero
Nell’amore di un bambino che mi
fai incontrare per ricordarmi come tu mi vuoi
Nella piccola fede che può
portarmi verso un grande cambiamento passo dopo passo
Nei piccoli sentieri che
possono portare a destinazioni significative
Nella piccola preghiera che mi
sale dal cuore “dato” come gratitudine e benedizione
E… le sorprese che scopro nel
mio vissuto rivedendo la mia infanzia
e… avere un Padre in
paradiso...
Ti prego ora, qui,
di accettare tutto il mio amore
in questo mio passo in avanti
perché è il tuo grande amore
per me che mi dà il coraggio di procedere.
Tengo lo sguardo su di Lui, Tuo
Figlio, ragione del mio esistere e della mia gioia.
Padre, grazie per tutti i doni
che mi hai dato fino ad oggi.
Molti altri ne hai in serbo per
la tua figlia amata.
Maria, Madre e compagna di
vita, grazie per tutto il Tuo Amore!
Bandung – Indonesia 13 agosto 2017
Susi

pergilah aku mengutus kamu - “ vai, io ti invio”
Con
questa frase nel cuore siamo partite ( io e Santina) per l’isola di Flores (
Indonesia) e precisamente per la città di Ruteng. Sì, ci sentivamo mandate per
una missione!
Il 7
luglio alle ore 5,30 siamo uscite dalla casa di Mudji per dirigerci verso
l’aeroporto “Soekarno” di Jakarta. Con noi c’erano anche Martina e Mudji che
andavano a Palembang per incontrarsi con Ludo e Lucy. Consegnati i bagagli al
check-in siamo uscite di nuovo per
salutare Martina e Mudji e ci siamo augurate un reciproco buon viaggio. A un
certo punto il mio sguardo si è fermato su una ragazza. Ciò che mi aveva
colpito di lei era il suo aspetto europeo e mi sono detta: “forse è
un’italiana”. Immediatamente l’ho
salutata con un “ciao”,al quale lei ha risposto: “Ciao!”. Allora mi sono detta:
“Questa è un’ italiana!” Ho chiamato Santina che camminava un poco più avanti a
me per farle conoscere la giovane. Santina si è fermata, si sono salutate e
hanno scambiato alcune notizie su di lei, su di noi…In realtà era una ragazza
italiana che si trovava all’aeroporto di Jakarta per problemi di Visto…Nulla di
particolare, che può capitare a chiunque viaggia all’estero. Un semplice
incontro che per me ha assunto un aspetto positivo, un buon presagio per la
nostra missione.
Alle
21,15 puntualmente l’aereo è partito da Jakarta per Kupang dove siamo arrivate
alla sera. Questa era la prima tappa della nostra missione. All’aeroporto
“Eltari” di Kupang abbiamo trovato Fratel Dismas che ci ha portato nella sua
comunità per trascorrervi la notte, in attesa di proseguire il giorno dopo per la città di Ruteng, destinazione finale
della nostra missione. Così è stato. Il giorno dopo,con un piccolo aereo, siamo
finalmente arrivate all’aeroporto “Fra Sales Lega” di Ruteng. Anche qui ci
stava aspettando qualcuno, Fratel Felix, francescano, che ci ha offerto di
ospitarci nella sua comunità. Questi incontri ci hanno incoraggiato e
tranquillizzato. Mi hanno fatto pensare che non sarebbero mancati altri buoni
samaritani sul nostro cammino.
In
questa comunità cattolica di Ruteng abbiamo cominciato a seminare il carisma
CM, presentando in sintesi la realtà della nostra Famiglia. Dall’espressione di
meraviglia mista a perplessità di chi ci ascoltava, ho subito capito che
stavamo comunicando loro qualcosa di molto nuovo riguardo alla consacrazione
nella Chiesa. Credo fosse la prima volta che sentivano parlare di istituto
secolare. Questo non ha impedito ai presenti, parroco e giovani, di farci molte
domande, sia sui voti che sul nostro modo di essere testimoni in mezzo alla
gente, nel quotidiano, sul nostro lavoro, come e dove vivono le missionarie
indonesiane… quante missionarie ci sono, in quali nazioni, e molto altro, a cui
abbiamo risposto con semplicità e chiarezza.
Il
nostro viaggio è continuato con la
visita alla comunità di Suor Adelina della Congregazione di Maria di Galeazza, una fondazione italiana. La
comunità è formata da aspiranti e da diverse novizie che ci hanno accolto gioiosamente, parlando anche un
poco italiano. In attesa che arrivasse suor Adelina, impegnata in quel momento
in parrocchia, le ragazze si sono unite a noi e ci hanno offerto un buon caffè
“italiano”. Mi sono sembrate entusiaste di conoscere la CM e la realtà
degli Istituti Secolari, che appariva loro come una grande novità. L’arrivo di Suor
Adelina è stato davvero gioioso ed entusiasmante. Mi sono sentita felice nel
vedere l’abbraccio
tra Santina e la suora. Sembrava si conoscessero da sempre, mentre in realtà
era la prima volta che si incontravano personalmente, sapendo l’una
dell’esistenza dell’altra, da conoscenze comuni. Ecco due persone piene di gioia
che finalmente si trovano. Mi è venuto spontaneo pensare all’’incontro di Maria
con la cugina Elisabetta. Davvero! Un incontro che mi ha emozionato per la
festa e la condivisione che c’è stata!
La
gioia e l’accoglienza di questa comunità ha ravvivato il nostro coraggio per
continuare il programma di animazione
che ci aveva spinto ad “uscire” da Jakarta. Tuttavia non è stato così facile.
Per esempio, in una parrocchia dove eravamo ospitate non ci è stato possibile
fare nulla di concreto proprio a causa di una certa chiusura, diffidenza (?) a
conoscere dal vivo la nostra identità di consacrate di istituto secolare. Era
una novità forse “troppo audace” per la
chiesa locale, ma non solo, anche le giovani erano perplesse per l’assenza di
una divisa, per non essere riconoscibili da tutti come “suore”. Una novità che
faceva paura? Penso proprio di sì ma dobbiamo lasciare che i tempi maturino.
Ho
provato ad uscire e a piedi mi sono avviata verso un piccolo santuario della
Madonna situato poco lontano dalla casa dove eravamo ospitate. Sulla strada ho
incontrato un gruppo di ragazze che tornavano da scuola. Le ho fermate e ci
siamo presentate. Poco più in là un gruppetto di donne stavano chiacchierando
tra loro. Ho preso coraggio e mi sono avvicinata. Anche a loro ho potuto dire
chi ero e ho consegnato loro il depliant dove è presentata la CM. Ho
ringraziato il Signore per questi “piccoli” incontri che mi hanno fatto
ricordare le cinque vergini prudenti del Vangelo. Ho cercato di interpretare questi eventi con occhi di
fede che sempre portano al cuore gioia e sicurezza. In tutto quello che abbiamo
fatto, abbiamo sentito che c’erano due maniere di guardarci: una di attento
ascolto, l’altra quasi di rifiuto, di paura, di incomprensione…
Il
giorno dopo abbiamo avuto l’incontro con il Vescovo di Ruteng, Monsignor
Hubertus Leteng, che ci ha accolte con gentilezza e ci ha ascoltato. Anche lui
però ha avuto un’espressione di meraviglia ed era un po’ sorpreso che non
avessimo alcun segno esteriore o un distintivo che ci definisse consacrate,
anche se di istituto secolare! Per lui, per la cultura locale, non è
ammissibile appartenere ad una congregazione o ad un istituto senza avere una
divisa, un segno che ci distingua dalla gente comune.
Al
pomeriggio siamo andate a fare animazione in una delle parrocchie di Ruteng. Il
parroco, padre Gabriele Harim, ci ha accolte con entusiasmo e questo ci ha dato
coraggio e gioia. All’incontro programmato hanno partecipato una ventina di
giovani: ragazze e ragazzi. Ho dato a Santina l’opportunità di aprire lei
l’incontro, di farsi conoscere. Poi ho preso la parola io presentando la CM.
Avevamo con noi un Powerpoint su cui abbiamo presentato la figura del
Fondatore, Pe. Albino Elegante scj, la spiritualità che ci caratterizza e che
nasce dal Cuore di Gesù, la nostra missione, i vari gruppi CM sparsi nel mondo.
I ragazzi hanno seguito tutto con molta attenzione, curiosi di sapere, di
conoscere qualcosa di nuovo nella Chiesa e della Chiesa. Al termine
dell’esposizione, diversi di loro hanno posto domande: sugli istituti secolari,
sul cammino formativo nella CM, sui voti, sulla difficoltà di non avere una
divisa per essere capiti dalla loro cultura e tanto altro ancora. Ho cercato di
rispondere il meglio possibile, ma ho notato che il nostro discorso suscitava
ancora un senso di meraviglia e di curiosità sugli IS., ma mancavano loro
esempi concreti di vita di consacrate secolari. Credo che questa sensazione si
può capire bene se si tiene presente che a Ruteng ci sono oltre 55 istituti e
congregazioni religiose, per cui non è facile presentare e far capire che
esiste “altro” di diverso da queste realtà.
Eravamo
quasi alla fine del nostro incontro. Fuori c’era un clima freddo e pioveva. Né io né Santina
abbiamo pensato di portarci un maglione, un ombrello per ripararci. Il nostro
programma finisce qui. Siamo pronte per ritornare in città. Rientrate in
parrocchia ci aspetta una sorpresa che ci fa divertire e rilassare. P. Felix ci
avvisa che l’indomani mattina ci accompagna all’aeroporto un’ ambulanza, perché
in città non ha trovato altri mezzi disponibili. Ma la cosa divertente è che
questa ambulanza appartiene ad una clinica qui vicino, gestita da suore e serve
solamente per urgenze delle partorienti
del luogo. Lasciamo immaginare la nostra
reazione!!! Decidiamo di pregare, affinché durante la notte o nella mattina
seguente non avvengano parti urgenti che potrebbero togliere a noi questa
esperienza originale!!! E soprattutto ci farebbero perdere l’aereo!
Concludendo, la mattina seguente senza altri problemi ripartiamo per Kupang
dove ancora una volta ad aspettarci c’è p. Dismas che ringrazio di cuore per la
disponibilità e l’accoglienza che ci ha riservato. E’ da qui che domattina riprenderemo il
viaggio verso Palembang.
Sull’aereo
di ritorno rivolgo così la mia preghiera al Signore per questa missione
compiuta: “Benedetto sei tu Signore. Abbiamo accolto il tuo invito di uscire in
missione per “accendere e lanciare il fuoco” del tuo amore. Siamo partite nel
tuo nome. Benedici tutte le persone che abbiamo incontrato sul nostro cammino.
O mio Dio, ti offriamo tutti gli eventi che abbiamo sperimentato, le persone
che abbiamo incontrato in questo viaggio di animazione…in unione a Gesù per
mezzo di Maria, in spirito di amore e per l’avvento del tuo Regno nel mondo.
Amen”.
Un
grazie di cuore anche alla nostra Presidente Martina Cecini e al Consiglio che
hanno affidato a Santina e a me questo compito missionario. Un grazie a
Santina, amica e vicina compagna di questa esperienza, grazie di tutto e di
cuore per il tuo aiuto! Grazie a tutte le mie sorelle indonesiane e a tutti
coloro che ci hanno accompagnato con la preghiera.
Il
Sacro Cuore di Gesù benedica la CM e tutto il mondo!

come ho conosciuto la compagnia missionaria del sacro cuore
Siamo nell’anno 2002. Una sera
nella mia parrocchia di Sant’Antonio ci siamo trovate per le prove di canto.
Faceva parte del coro anche una mia grande amica: Mudji. Improvvisamente mi ha
rivolto l’invito a partecipare agli esercizi spirituali che si sarebbero svolti
nel mese di luglio, durante le vacanze della scuola. In quell’anno, io
insegnavo ancora alla scuola elementare gestita dalle suore del Buon Pastore a
Jakarta. A tale proposta ho risposto con
queste domande spontanee e alquanto concrete: “in che posto si faranno e quanto
si paga?”. Sì, perché una volta che sai quanto costa e dove si terranno gli
incontri hai le idee più chiare per dire accetto oppure no. In realtà ho
risposto che prima di tutto ci avrei pensato .
Sapevo che Mudji fin da quando
era studente presso l'Università “Atma Jaya” di Jakarta era molto attiva nella
nostra parrocchia; la vedevo impegnata in tante iniziative concrete, ma non
sapevo degli esercizi spirituali in programma. Ho parlato quindi con la mia
famiglia e finalmente decisi di partecipare a questi incontri che si sarebbero
svolti a Palembang. In queste giornate di preghiera e profonda riflessione ci
guidava p. H. Wardjito scj. In quei giorni era presente oltre alle aspiranti
missionarie anche la presidente della CM di Bologna Francesca Righi e Orielda
Tomasi. Ho avuto così modo di informarmi e approfondire di più la realtà della
CM: missionarie e familiares. L'interesse per la CM dentro di me ha cominciato
ad emergere in quel momento. Ho espresso subito il desiderio di unirmi al loro
gruppo come amica dato che per la mia età ( avevo più di 45 anni) non potevo
essere accettata come missionaria. Con l’andare del tempo poi sono stata
incoraggiata a prepararmi per essere familiaris. Dopo aver pensato e consultato
un sacerdote, ho finalmente accettato l'invito. Fare un cammino insieme per
aiutarci a vivere la spiritualità della CM. Il gruppo al quale mi sento unita è
composto ora da cinque membri della CM come missionarie. Ogni mese si
incontrano per il ritiro e una volta all’anno per gli esercizi spirituali. Non
è possibile programmare altri incontri perché la distanze tra loro è molta.
Mudji ed io abitiamo a Jakarta e le altre tre a Palembang. Susi vive a Bandung
e ogni mese deve venire a Jakarta per incontrarsi con Mudji che abita in questa
città. Le altre tre: Ludo, Antonia e Lucy abitano a Palembang e si ritrovano
tra loro con lo stesso ritmo delle altre. Per gli esercizi spirituali ci si
ritrova tutte insieme una volta all’anno , in un luogo diverso che si
stabilisce volta per volta. Questa è una
buona occasione per conoscersi tra loro e diventa anche un momento di vera
fraternità. Ho sempre ammirato Mudji
perché ha avuto il coraggio fin dall’inizio di prendere la decisione di entrare nella CM e per questo ha dovuto andare in Italia a Bologna per
conoscere da vicino questo Istituto, perché qui in Indonesia non c’era; senza
sapere la lingua e senza conoscere nessuno…parlava solo un po’ d’inglese!
Dopo due anni trascorsi a Bologna Mudji è ritornata in Indonesia per continuare il suo
cammino formativo. Poco alla volta ha fatto conoscere anche ad altre la sua
scelta e si sono unite altre ragazze e amici per condividere con lei questo
cammino spirituale che aveva intrapreso. E’stato bello e interessante conoscere questa nuova realtà, diversa da
un Istituto religioso...conoscere e approfondire la spiritualità del Sacro
Cuore di Gesù, sapere che per fare tutto questo non era necessario entrare in
un convento come fanno gli altri istituti religiosi. E’ invece una presenza nel
mondo, dove i membri continuano il loro lavoro, la loro vita di parrocchia e
altro. Dove le persone possono vivere da sole o in famiglia, oppure vivere in
gruppo insieme…Mudji rispondeva così a ogni domanda che le ponevamo. Ho capito
pure che questa era una scelta che non dava tanta sicurezza e garanzia come lo
stare in una congregazione religiosa. Ogni membro deve lavorare per sostenersi
e compiere così la sua missione.
All’inizio diverse persone
erano interessate a questo cammino. Però non tutte hanno perseverato. Capita
che, alle volte nelle persone, c’è la fatica di capire questo nuovo modo di vivere
una consacrazione, una spiritualità. Qui in Indonesia sono poco conosciuti gli
Istituti secolari, per cui non è facile cominciare questo cammino e tante cose non si possono forzare. Io ho
continuato a coltivare il sogno di diventare familiaris ma il tempo è passato e sono rimasta sola. Tuttavia
continuo con la mia amicizia a stare unita a Mudji, Susi, Antonia, Ludo, Lucy.
Con Mudji mi trovo spesso perché siamo della stessa città e della stessa
parrocchia . Però mi trovo bene con tutte e cinque, mi trattano come una di
loro, tenendomi informata sulle varie
iniziative che vive la CM sia in Indonesia che altrove. Ogni volta che la CM
propone qualche iniziativa di preghiera e di impegno mi coinvolgono nel loro
programma. Cerco di valorizzare tutta questa attenzione nei miei confronti e ogni volta che posso partecipo agli
esercizi spirituali una volta all’anno per rinnovare insieme a loro la mia vita
spirituale. Allo stesso modo mi faccio sempre presente quando c’è qualche
visita dall’Italia, sia della Presidente che di altre missionarie come Anna
Maria, Santina…. Anche quest’anno ho potuto partecipare agli esercizi
spirituali a Pratista insieme a loro, a Martina e Santina. Per me è stato un
momento di grande grazia e di rinnovata
amicizia .
Presento questo articolo, che
Santina mi ha sollecitato, per partecipare al 60° anniversario della
nascita della CM. Speriamo che la benedizione di Dio non manchi su ciascuna
di noi ; faccia crescere soprattutto la CM in Indonesia, secondo le aspettative
del suo Fondatore p. Albino Elegante SCJ, che non ho conosciuto personalmente,
però mi sono sempre sentita in comunione attraverso la nostra corrispondenza.
Grazie a tutti!

ho seguito il buon pastore
50 anni di
consacrazione
Quel mattino tra il dormi-veglia, in cerca di una
risposta alle mie domande, ai miei sogni, al mio desiderio e alle mie paure,
sognai Gesù il Buon Pastore che camminava avanti a me e m'invitava a seguirlo.
Dopo non molto tempo mi lasciai convincere. Gli anni di formazione non sono
stati facili. Mi ritrovavo povera, senza studi superiori, solo con una professione, non sapevo neppure
l'italiano . Da quel tempo quanta strada, quanti chiari e scuri sono passati e
quanti punti interrogativi, quante paura . Davanti a Gesù ogni giorno passavano
le paure e mi ripromettevo di continuare a seguirlo. No, non ero illusa, trovai
la risposta nel Salmo 139: Signore tu mi
scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo, penetri da lontano i
miei pensieri,... ti sono note tutte le mie vie... conosci tutte le mie parole
... Dove andare lontano dal tuo Spirito? Dove fuggire...Sei tu che hai creato le mie viscere , e mi hai tessuto
nel ventre di mia madre ... Non ti erano nascoste le mie ossa ,quando venivo
formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra .Ancora
informe mi hanno visto i tuoi occhi ….
E arrivò il giorno della prima emissione dei voti:
29 settembre 1967. Da quel giorno si sono susseguiti 50 anni.
Scrive un padre della chiesa: “Per entrare in paradiso è necessario passare attraverso tante difficoltà”. Perché hai paura? Non hai ancora fede?”. Queste due
forze antagoniste si disputano
eternamente nel cuore dell'uomo e del mio cuore, tuttora. La Parola di Dio
incalza, ripetendo infinite volte: Non avere paura! Sulla bocca di Dio, di
Gesù, dei profeti, di donne e di angeli, di re e di mendicanti. Per 365 volte
all'anno, questa parola ha raggiunto anche me come un “buongiorno” di Dio, come
pane quotidiano: “Non temere, non aver paura, io sarò con te ovunque andrai!”. La
paura entrò nel mondo con Adamo e Eva e
non lo lascia più. L'uomo si nasconde perché gli fa paura Dio. Se lo immagina dentro la logica colpa/ punizione, peccato
/castigo; ha paura, diventa incapace di dialogo, riesce soltanto ad aggredire per difendersi; qui mi sono trovata spesse volte
anch'io. Pian piano scopro che la paura
è figlia di una mancanza di fiducia. Eppure Dio non è mai venuto a meno al
suo patto con l'uomo e neppure con me.
Ora, sfogliando 50 anni di storia, mi soffermo a
guardare con stupore all'amore e alla fedeltà di Dio a questo patto di
alleanza, a quanto ha operato per me, con me e in me. Mi ha insegnato che la
fede vince la paura. Grazie Gesù! Grazie! Grazie perché posso dire
al mondo che sei sempre stato presente
nella mia vita, che sei un Dio vivente, operante e trasformante, che anche oggi
compi meraviglie come al tempo degli apostoli; che hai agito al mio posto,
insieme a me, non per esentarmi dalla tempesta ma per darmi forza dentro la tempesta, facendo appello
alla perseveranza, al tener duro, come mi diceva P. Albino , a non lasciar
cadere le braccia (p. Gasparino), a
riprendere il coraggio e andare avanti, con fede nuda, anche nella burrasca,
certa che Dio intreccia il suo respiro con il mio, la sua rotta con la mia,
magari muto, ma quando parla è per amore e quando tace è ancora per amore. Tutti
conoscono un po' la mia storia in questa grande barca della CM. Forse non tutti conoscono il
segreto della resistenza, di Lui dentro
me che mai mi ha lasciata affondare .
Grazie a tutta la CM: missionarie e
familiares. Grazie ad amici conoscenti e
benefattori, per la testimonianza che nel silenzio ho sempre colto, ma
l'orgoglio spesso mi impediva di parlare. Grazie al Signore che si è
degnato di spogliarmi di ogni cosa perché l'ultimo tempo della mia vita sia per
Lui, per rivestirmi di Lui e così portare tanti fratelli e sorelle e il mondo
intero al Padre.

parola incarnata
La meditazione della
Parola di Dio fa parte dell’impegno quotidiano di preghiera dei membri della
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Gesù avverte, nei
Vangeli: “Fate attenzione a quello
che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a
voi; anzi, vi sarà dato di più” (Mc 4,24), quindi occorre ascoltare con
cuore aperto, ampio, grande; e ancora
dice: “Ascoltatemi tutti e comprendete
bene” (Mc 7,14).
Non si tratta di una semplice
lettura, ma di un ascolto che fa ardere il cuore e motiva la vita, esperienza
vissuta dai discepoli delusi e arrabbiati che incontrano il Risorto sulla via
di Emmaus.
“La Parola di Dio si è fatta carne e ha posto la sua dimora
tra noi” afferma il Vangelo di Giovanni (1,14). Il
Concilio Vaticano II, nella costituzione Dei
Verbum afferma che Dio “mandò suo
Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse
tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio” (DV 4) e questa “Rivelazione comprende eventi e parole
intimamente connessi”(DV 2).
Insomma non solo le parole di Gesù sono Parola di Dio, ma tutta la sua vita. Gesù
di Nazaret è, appunto, la Parola di Dio per l’umanità. Ed egli stesso, in più
occasioni, fa riferimento a vari libri dell’Antico Testamento, dicendo che
parlano di lui e che in lui arriva a compimento tutto ciò che è annunciato
nelle Scritture. Inoltre, dopo la Risurrezione, Gesù incarica i discepoli di
portare l’annuncio della salvezza – la Parola di Dio - a tutte le creature. È
ciò che uomini e donne, discepoli del Risorto, fanno dopo la pentecoste. Questo
annuncio e la vita che ad esso si conforma e la progressiva comprensione che ne
ha la comunità dei credenti sono la Parola di Dio che ci è comunicata nei
Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento.
Cristo maestro pantocrator, Duomo di Cefalù
Gli stessi Vangeli non
sono la registrazione perfetta delle parole e della vita di Gesù. Sono
l’annuncio dell’esperienza vissuta dai discepoli, l’annuncio di ciò che essi
hanno compreso alla luce della Risurrezione, sotto l’azione illuminante e
sapiente dello Spirito ricevuto a pentecoste. Ma dalla lettura attenta dei
Vangeli scopriamo anche che non sono stati redatti – così come li abbiamo -
dagli autori a cui sono attribuiti, ma piuttosto dalle comunità cristiane che hanno
ascoltato, vissuto e compreso l’annuncio degli apostoli; comunità che a quegli
evangelizzatori facevano riferimento. Questo significa che le parole della
Sacra Scrittura non si identificano letteralmente con la Parola di Dio, ma la
Parola di Dio è contenuta, come nascosta, nelle parole umane. Si tratta sempre
del mistero dell’incarnazione. Il Verbo di Dio si è umiliato, svuotato,
spogliato, impoverito assumendo il limite, la fragilità, la povertà della carne
umana nel seno di Maria, ma anche rivelandosi nella povertà e fragilità e limitatezza delle parole umane. Come
l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria è opera dello Spirito Santo, così il
rivelarsi del Verbo nelle parole umane è opera dello Spirito Santo. L’apostolo
Paolo insegna che solo lo Spirito può farci riconoscere Gesù come il Signore (1Cor 12,3: “Nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l'azione dello Spirito Santo”) e solo lo
Spirito può farci comprendere la Parola di Dio nelle parole umane della
Scrittura (2Cor 3,5-6: “Non che da noi
stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra
capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri
di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera
uccide, lo Spirito invece dà vita”). Se lo Spirito è l’autore vero, che ha
ispirato gli autori materiali, della Scrittura, solo lo Spirito può farci
comprendere la Parola di Dio in essa contenuta.
Ne consegue che
ascoltare la Parola di Dio (da qualunque libro della Bibbia)
· NON
È sentire il racconto di fatti - a volte edificanti,
altre volte incomprensibili o fiabeschi o addirittura scandalosi - accaduti
molto tempo fa;
· NON
È ascoltare regole morali più o meno convincenti, ancora
adatte ai nostri tempi o antiquate;
· NON
È ascoltare insegnamenti usciti dalla mente di Dio e
quindi anche affascinanti, ma… “lui è Dio e la nostra realtà umana è un’altra
cosa”;
· NON
È cercare di capire intellettualmente gli
insegnamenti della Bibbia e poi, se li abbiamo capiti, sforzarci di applicarli
alla vita… se non costa troppo;
· NON
È assolutizzare il significato letterale della
Scrittura;
· NON
È intenderla o interpretarla secondo idee, gusti,
emozioni, ideologie o finalità personali.
La meditazione della
Parola è, allora, non un esercizio intellettuale, ma esperienza di incontro e
di comunione con il Signore vivente. È vera preghiera, opera dello Spirito, che
va vissuta necessariamente in modo personale e comunitario, per accogliere ciò
che la Parola dice alla comunità e alla persona. C’è una verità oggettiva
eterna, immutabile, che la Parola rivela all’umanità di tutti i tempi. Ma c’è
una luce che emana da quella Parola per guidare e dare forma alla vita della
persona, nelle diverse circostanze, e alla vita delle comunità nel corso della
storia.
Gesù dice che la sua
Parola non passerà. È Parola eterna, ma è vivente, quindi non è statica. Non è
scritta su pietra morta, ma nei cuori abitati dallo Spirito, capace di
illuminare sempre nuovamente la vita nei vari corsi della storia, nei cambiamenti
delle culture.
S. Gregorio Magno (sec.
VI), monaco appassionato della Sacra Scrittura e poi papa, insegna che la Scrittura
cresce con la comunità che la ascolta, la medita, la rumina, la comprende
vivendola. Sì, non esiste una comprensione intellettuale della Scrittura e
quindi un’applicazione obbediente. Solo vivendola, cioè nell’obbedienza, si
comprende la Scrittura. E solo dall’ascolto comunitario, ecclesiale, può
sgorgare un ascolto personale che può dare illuminazioni diverse ai credenti. La
vita dei santi ne è la testimonianza. L’unica verità rivelata nella Scrittura
si incarna e si manifesta in forme diverse nella vita di ciascuno. Dice ancora
S. Paolo ai Corinzi (2Cor 3,3): “È noto
infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su
tavole di cuori umani”.
Occorre, dunque,
accogliere con fede la comprensione che oggi la Chiesa ha della Parola e che ci
offre. È indispensabile alla vita di ciascuno la meditazione e la comprensione
personale della Parola e la meditazione fatta in comunità, nei nostri gruppi e
nei gruppi ecclesiali. È utile l’aiuto che ci può venire dagli studiosi della
Sacra Scrittura. Certamente le comprensioni personali di questi studiosi devono
incoraggiarci, aiutarci, spronarci allo studio per una comprensione personale,
sempre nell’invocazione e nell’obbedienza allo Spirito, nel confronto con
l’insegnamento della Chiesa. Sappiamo che nessuno di noi e nessun biblista o
teologo ha la pienezza e l’esclusiva dello Spirito.
Poiché la verità della
Parola di Dio non si identifica con le parole della Scrittura e la Scrittura
non può essere presa alla lettera, tanto meno si può prendere come “verità”,
come “Parola di Dio” le varie comprensioni personali, nostre o dei vari
studiosi. Credo che sia importante anche per noi, nell’ascolto e nell’annuncio
della Parola, usare un accorgimento tipico dei maestri ebrei, che quando
spiegano o insegnano la Scrittura dicono: “Se così si può dire…”. Perché,
sempre secondo questi maestri, la povertà della Scrittura contiene la Parola
viva di Dio e quindi ha… 70 significati… +1! Non possiamo mai assolutizzare un
significato colto da una persona. Ci troveremmo nel fondamentalismo e
nell’estremismo che rimproveriamo ad altri. Lo Spirito ci dia fame e sete della
Parola e un cuore grande per amarla e comprenderla, ascoltandola. Sempre di
nuovo.
