Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
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battezzati e inviati: la chiesa di cristo in missione nel mondo
Questo è stato il titolo del messaggio di Papa Francesco per la giornata
missionaria del 2019. “Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a
ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo,
fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale
a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con
Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo nasce una vita nuova insieme a tanti altri
fratelli e sorelle. E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non
facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da
annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo
dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere
nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza
della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa,
sacramento universale della salvezza (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum.
Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48)….
…È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei
sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si
mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona
all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore
di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di
Dio. Anche se mio padre e mia madre tradissero l’amore con la menzogna, l’odio
e l’infedeltà, Dio non si sottrae mai al dono della vita, destinando ogni suo
figlio, da sempre, alla sua vita divina ed eterna (cfr Ef 1,3-6).”
La prima volta sono andata in Mozambico anche perché in quel periodo si
parlava molto della responsabilità sociale. C’era chi in quel periodo
s’identificava col proletariato e lottava e ammazzava per l’uguaglianza delle
classi sociali. C’era chi gridava e manifestava per l’indipendenza e
l’autonomia dei popoli.
Il concilio come cristiani ci aveva sensibilizzati alla salvaguardia delle
culture locali e al rispetto dei nostri fratelli che erano stati e ancora
venivano defraudati di tutto, anche della propria identità culturale, da regimi
coloniali. Ed io che ero nata nel Nord del mondo sono cresciuta nella coscienza
cristiana che non serviva manifestare e attizzare odio, ma era necessario
mettersi dalla parte dei fratelli del Sud del mondo per collaborare con loro
allo sviluppo, alla presa di coscienza della propria identità e fianco a fianco
risalire la china insieme. Era il vento del concilio che ci aveva
sensibilizzati al rispetto delle persone, delle culture, delle loro identità,
anche se molto diverse dal “nostro mondo”. Così appena laureata sono partita
con la mia coscienza di battezzata, cristiana sessantottina, che voleva
contestare mettendosi dal lato degli
oppressi, scegliendo la missionarietà come scelta di vita e vocazione.
In questi anni ho fatto di tutto dall’alfabetizzazione
al lavoro pastorale, dal formatore di giustizia e pace a responsabile di
progetti a livello diocesano, da organizzatrice e insegnante di università a
capo cantiere e quasi muratore; sempre tra poveri e meno poveri, tra giovani e
meno giovani ma sempre al fianco e questa è sempre stata la caratteristica che
ha creato perplessità e meraviglia, reazioni e accoglienza.
Molte volte ho trovato espressioni di meraviglia quando dichiaravo la mia
nazionalità italiana. E qualcuno, cadendo dal pero, è arrivato a chiedermi come
mai non avessi la nazionalità mozambicana. C’è stato addirittura una volta un
giovane sacerdote mozambicano che mi ha dichiarato di non avere complessi con
me e che si sentiva trattato veramente come persona senza distinzione di razza.
Sembra strano, ma questo mi ha colpito profondamente facendomi pensare a quante
volte noi inviamo messaggi negativi inconfutabili, senza volerlo, se non
crediamo profondamente nell’uguaglianza e nel rispetto della persona umana.
Dopo quasi trent’anni di questa immersione totale a pieni polmoni ho dovuto fare un cambiamento rapido, non
programmato ma obbligato, per salute dal Mozambico all’Italia. Ho cambiato il
luogo, ma non l’essere. Sono missionaria perché battezzata. Sono missionaria
anche come scelta di vita.
In Mozambico mi
occupavo di giovani, di “giustizia e pace” a livello diocesano per cui anche o
soprattutto di prigioni, di università; venuta in Italia mi sono subito
affiancata al cappellano della Dozza di Bologna, (il grande carcere che
comprende il settore penitenziario, il giudiziario che ospita quelli che
sono in attesa di giudizio e i
definitivi, e in una struttura totalmente a parte ma dentro lo stesso alto recinto,
c’è anche il carcere femminile), e per ora vado tre volte a settimana.
La domenica si va per l’animazione delle messe: vengono celebrate ogni
domenica 5 messe ognuna in un settore differente. Io ho scelto di andare nella
chiesa grande dove molti volontari preferiscono non andare in quanto è molto
dispersiva, a volte impersonale e non aiuta la partecipazione anche perché
molti detenuti vengono per incontrarsi con altri conoscenti o parenti che sono
detenuti in altri bracci e lì possono incontrarsi e scambiare due chiacchiere.
Mi sono messa
nella posizione di catechista che, stando in mezzo a loro, insegna, facendo e
mostrando, come si partecipa e come si risponde.
Essendo la mia presenza costante, ho finito con l’essere uno dei punti di
riferimento. E proprio l’altro giorno mi è capitata una cosa inaspettata: la
messa non era ancora cominciata ed io stavo studiando quale poteva essere,
strategicamente, il posto più conveniente per sedermi.
I miei criteri
di scelta sono: individuare il gruppo più squinternato magari di musulmani
venuto lì solo per fare due chiacchiere o di stranieri che non conoscono la
lingua e non riescono neanche a seguire dal foglietto, mentre facevo queste
osservazioni mi sono seduta dietro tre signori italiani avanti in età che mi
rivolgono subito la parola salutandomi e chiedendomi come mai non fossi andata
la domenica precedente e dichiarandomi che si era notata la mia assenza. Primo
colpo inaspettato, poi così, quasi d’improvviso, mi chiedono: «Noi non abbiamo
la faccia da criminali vero?». Sembrava che volessero leggere nel mio cuore,
poi quasi facendo un loro profondo esame di coscienza continuano dicendo
letteralmente: «A volte sono le circostanze della vita che ti pongono in certe
situazioni», quasi ammettendo a se stessi di essere diventati criminali. Ho visto
in loro una ricerca di dignità perduta e un tentativo di capire se io li
consideravo criminali o no.
Mi sono trovata a farfugliare: chi sono io per giudicare? Sì, sì, capisco e
conosco bene certe situazioni… e ancora una volta mi sono sentita profondamente
turbata pensando alla fatica che fa la nostra società ad accogliere gli altri
come persone.
Un altro servizio che svolgo nel carcere è quello di incontrare quelli che
chiedono al cappellano il battesimo, la cresima o la preparazione al matrimonio
e facendo un primo colloquio cerco di capire le vere motivazioni. Poi,
dipendendo dalle disponibilità o dalle esigenze linguistiche, il cappellano
affida all’uno o all’altro catechista, la preparazione. Anche io ho avuto modo
di accompagnare vari al battesimo fino alla cresima. Faccio questo servizio
anche per gli agenti di polizia.
Attualmente vivo in una fraternità costituita da un nucleo di residenti e
altri che vivono nelle proprie case e vengono molto spesso per incontri,
scambio di esperienze e condivisione di vita. I residenti sono due padri
dehoniani, due di noi che apparteniamo alla Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore e un signore che, lavorando da mattina a sera, molte volte condivide con
noi solo la cena. Noi residenti facciamo anche il servizio di accoglienza di
detenuti in permessi ad horas, che,
per poterne usufruire, devono avere un riferimento in città che si
responsabilizzi. Ho visto in questi incontri gli occhi lucidi e timidi di
uomini che dopo tredici o quindici anni di detenzione trovavano qualcuno che li
accoglieva in modo semplice, spontaneo e piano piano si scioglievano sentendosi
in famiglia, qualcuno lasciandosi andare a raccontare il suo passato fatto di
errori e di grandi cadute. Dopo si instaura un rapporto tale che diventa
veramente familiare fatto anche di scherzi e di condivisione di servizi.
Oggi, in modo particolare, la nostra società è chiamata a superare la
stigmatizzazione di chi ha commesso un errore poiché, invece di offrire l’aiuto
e le risorse adeguate per vivere una vita degna, ci si è abituati a scartare piuttosto che a
considerare gli sforzi che la persona compie per ricambiare l’amore di Dio
nella sua vita. Molte volte, uscita dal carcere, la persona si deve confrontare
con un mondo che le è estraneo, e che inoltre non la riconosce degna di
fiducia, giungendo persino a escluderla dalla possibilità di lavorare per
ottenere un sostentamento dignitoso.
Impedendo alle persone di recuperare il pieno esercizio della loro dignità,
queste restano nuovamente esposte ai pericoli che accompagnano la mancanza di
opportunità di sviluppo, in mezzo alla violenza e all’insicurezza.
In questo momento però col virus, tutto è stato sospeso, rimane solo il
rapporto epistolare. Fino a quando? Non lo sappiamo.

una storia d'amore
Questa storia è iniziata a Chorense-Terras
de Bouro-Braga-Portugal, quando António
Ferreira ha chiesto a Maria Angelina
Gonçalves di sposarlo. Lei, anche se aveva in cuore il sogno di farsi
suora, ha capito che il piano di Dio era un altro e ha accettato. E cosi sono
diventati i miei genitori!
Sono nata in una notte fredda del 24 gennaio del
1946, nel piccolo paese di Saim – Chorense, la prima di otto figli. Una “bella
bambina”, come mi diceva chi mi ha conosciuta da piccolina, che nel pomeriggio
del 10 gennaio di 1948, ha preso l’iniziativa di giocare con le ceneri del
focolare e,….svegliate le braci, ha preso fuoco al vestitino… E cosi, la storia
ha cambiato direzione: accolta da parenti di mia
mamma (cugini ), che hanno voluto
curarmi, la mia crescita si è svolta a Braga, dove loro abitavano. È da loro
che ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno per sopravvivere fisicamente,
ma anche tutta l’educazione umana e spirituale. Dopo i miei genitori, questi
parenti (tre sorelle e un fratello), sono le colonne della mia vita. Oltre alla
preparazione intellettuale, mi hanno avviato all’ iniziazione cristiana.
Braga è una città bimillenaria, di cultura romana e cristiana. E questo
ha influito nella mia personalità. I corsi Commerciali, che ho frequentato,
sono stati la base per aprire i miei orizzonti umani e spirituali.
Famiglia Gonçalves Ferreira 1970
La vocazione
Spronata dalla testimonianza di bontà di questa famiglia che mi aveva
accolto, mi sono aperta alle necessità del mondo, concretamente ai più deboli:
i bambini, gli anziani, i lontani da Dio. Cosi, mi ricordo che ero ancora
piccola (5 o 6 anni), quando presi una decisione: “Quando sarò grande, avrò
cura dei bambini abbandonati!”. E le circostanze mi portavano a fare piccoli
servizi a persone anziane e ad ascoltarli, ma anche ascoltare persone che
avevano problemi familiari. E mi dicevo: ”Ma non so che cosa dire loro! Perché
mi raccontano i loro problemi se io sono piccola e non so rispondere
niente?...”. E guardando le immagini dei
santi, mi dicevo: “Voglio essere come loro! Se loro sono diventati santi,
anch’io potrò esserlo!”. E cosi, sono cresciuta sognando progetti. E tutto
quanto studiavo, anche le cose più difficili (Economia Politica, Diritto
Commerciale, Contabilità soprattutto...), era indirizzato a comunicare agli
altri. E così è nato il sogno di essere insegnante per aiutare
i giovani. E mi sono trovata a sognare di vivere questo progetto con un
gruppo di ragazze che pensassero come me, cioè
insegnare e aiutare i giovani.
Allo stesso tempo, sentivo dentro di me il sogno di vivere come le suore
(a Braga c’erano tanti Istituti Religiosi…), ma non volevo vivere chiusa in un
convento e avere un abito come loro; volevo passare sconosciuta nel mondo e che
nessuno sapesse dei miei sogni. E cosi sono cresciuta a Braga fino ai 17
anni.
Dopo avere vissuto due anni a Porto per studiare nell’Istituto Superiore
di Contabilità, mi sono trasferita a Lisbona
per continuarli gli studi. È in questo periodo – 1965/1967 – che ascoltando le
notizie alla radio, soprattutto di omicidi nelle famiglie, che sento gli
appelli alla donazione di me stessa a Dio e ai fratelli. Non era più sufficiente
essere insegnante o fare opere (orfanatrofi, ecc.) per aiutare i più deboli…
Qui è entrato il pensiero dell’ Oblazione a Dio per i fratelli: cosi lo ha
definito il mio confessore, Padre Paolo Riolfo, SCJ. E mi ha presentato la
COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE, che era a Bologna. E cosi per me è
diventato chiaro: essere nel mondo senza essere del mondo. Un Istituto Secolare.
In seguito, Padre Giulio Gritti scj, mi ha confermato: questa è la tua
vocazione. Avevo 20 anni. E mi sono
preparata per andare in Italia, all’inizio del 1967, anche affrontando
l’opinione contraria della mia Famiglia….
La Compagnia Missionaria, invece, ha deciso di venire in Portogallo… È
cosi che, nel 13 ottobre del 1967, la CM dà inizio a un gruppo a Porto e io
sono accolta il 22 dello stesso mese da Padre Albino Elegante, il Fondatore.
Era la Giornata Mondiale delle Missioni.
Ho iniziato la formazione per vivere la consacrazione:
è Teresa Carvalho, come responsabile di gruppo, ad aiutarmi a fare i primi
passi. L’anno seguente (1968) arriva dall’Italia Marta Bartolozzi, come responsabile
di formazione. E cosi, con il suo aiuto e del gruppo e di tutta la CM, rinforzata dallo Spirito Santo, arrivo al momento della emissione dei voti:
29 settembre 1972.
Concretamente, come vivo la mia Vocazione?
Dopo l’emissione dei voti, ho continuato la formazione con la
riflessione, la preghiera e lo studio. E svolgo anche attività professionali (Insegnamento di Religione e Morale, Segretaria nel
Seminario Maggiore) e di Apostolato (catechismo in parrocchia, incontri per
adolescenti e giovani).
Anche la CM sogna e decide progetti per rispondere agli appelli di Dio
nei fratelli. Dopo il Mozambico, si fanno passi
per l’America Latina: Brasile, Argentina, Cile, e io mi offro per fare parte di
un gruppo. In seguito, mi viene chiesto di fare parte del gruppo CM in
partenza per il Brasile. Dico il mio SI. È un SI nel buio, ma lo dico
consapevole che la cosa più importante che andrei a fare, non sarebbero state
le attività professionali e di apostolato, ma il vivere l’Oblazione in ogni
momento. E cosi siamo arrivate a San Paolo, il 19 settembre 1980! Le prime:
Santina, Edvige e io.
La Parrocchia dei Padre Dehoniani, a San Paolo, dove ci siamo state
inserite, mi ha chiesto subito di entrare nelle attività di apostolato nelle
scuole e nelle Comunità Ecclesiali di Base. Era il 1980! In questo anno, anche
se il Brasile viveva già un certo clima di democrazia, la paura della dittatura
era ancora presente. E i più poveri, oltre all’ estrema povertà materiale,
vivevano nell’ analfabetismo e nell’ oppressione, soprattutto nelle zone
rurali. E cosi le “Favelas”, nelle grandi città come San Paolo, crescevano
sempre più. Di tutte le necessità che mi furono presentate, la più forte era questa: le scuole statali non seguivano i
bambini poveri, li lasciavano da parte e, per questo, non progredivano. Come
conseguire una professione degna senza un diploma scolastico?
Per rispondere a questa domanda, nella Comunità di Base dove mi trovavo
ad aiutare, è quindi nata la decisione di organizzare una Pre-Scuola per i
bambini più poveri della “favela”, aperta anche ad altri che erano nella stessa
situazione. Una Pre-scuola che preparasse i bambini con il minimo per
affrontare la scuola elementare statale: leggere, scrivere, matematica,
conoscenze dell’ambiente, ecc. Con un supplemento alimentare naturale (con
tutte le qualità di nutrienti necessari), per 3 anni, i bambini imparavano bene
e crescevano sani! In seguito, anche i loro genitori chiesero di avere la
stessa preparazione per progredire nel loro lavoro. E cosi, alla sera anche gli
adulti venivano alla scuola.
Oltre a questa attività professionale, mi è stato chiesto un aiuto anche
per il catechismo (bambini e adulti) e incontri di formazione biblica e
vocazionale.
Come CM, la vita di gruppo, missionarie e familiares, ha rinforzato
sempre la mia consacrazione. Anche a livello di Istituti
Secolari, mi è stato chiesto di fare parte del Consiglio della
Conferenza Nazionale, come Segretaria, e poi a livello Regionale di San Paolo,
anche come segretaria. Questi impegni mi hanno permesso di avere una visione
generale della vita consacrata secolare nel Brasile e nel mondo, di essere a
contatto, anche personale, con membri di vari Istituti. Mi sono sentita di fare
parte di una grande Famiglia.
Sono stati 20 anni (19 settembre 1980-18 dicembre 2000) di donazione
nella Oblazione. Intuivo, prima di partire, che la mia vita in Brasile non
sarebbe stata tanto importante nel fare attività, ma vivere ogni momento in
spirito di Amore e Oblazione... E cosi è stato!... Ed è stato cosi per la Compagnia Missionaria in Brasile: ogni membro del gruppo
(io, Santina Pirovano, Edvige Terenghi, Antonia dell’Orto, Giuseppina Martucci,
Luciana Battistello) ha fatto questo cammino
di offerta quotidiana.
Questa è stata la nostra risposta all’appello del popolo brasiliano, in tanti
modi diversi secondo le attitudini di ciascuna… E continua ancora dopo quarant’anni, perché le relazioni che
si sono costruite continuano vive tramite i mezzi informatici.
Quest’anno, la CM ringrazia il Signore perché, quaranta anni fa, ha iniziato a
dare vita alla missione con il Popolo del Brasile.
E noi, di questo gruppo, ringraziamo il Signore che ci ha chiamato a
vivere questa missione! Missione sempre viva nel nostro cuore perché gli
appelli continuano, anche se non siamo più presenti fisicamente!
La mia vocazione oggi
Ora, dal 1 febbraio 2004, io sono a Lisbona
inserita nella pastorale della Chiesa Locale, ma il mio cuore è del mondo e nel
mondo: “Si cerca cuori uguali al Suo…”,
diceva Padre Leon Dehon, cuori come il Cuore di Cristo che è stato trafitto per
tutta l’umanità! Faccio questo cammino con il mio gruppo CM di Porto e il gruppo
familiares CM di Lisbona.
E ringrazio il Signore che, tramite la mia famiglia, la Chiesa, la CM,
il mondo, continua a scrivere in me questa STORIA
DI AMORE, per vivere l’Oblazione a Dio per i fratelli, secondo lo Statuto
della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.

il nuovo
Il
nuovo della vita!
S. Paolo afferma che: c'è una misura, quando l'uomo si
guasta, lo Spirito lo rinnova! Nel tempo pasquale, viviamo e annunciamo un
nuovo mondo, il nuovo Uomo Gesù Cristo. L'Apocalisse ci indica un nuovo cielo e
una nuova terra ... Tutto è stato rinnovato! Sento che lo Spirito Santo continuamente mi rinnova.
Mi vedo con uno sguardo risorto. Ogni giorno è un giorno
nuovo! Una nuova opportunità per risorgere con Cristo. Una nuova creatura, la
prima nel resto della mia vita! Il passato è passato non torna! In questa nuova
visione, che tutto ha il suo tempo, tutto è fugace, niente è sicuro e
irremovibile. Ho notato che tante volte i miei occhi erano miopi, guardando il
nuovo che sembrava così lontano, ma era così vicino.
Il
nuovo dell’altro
Nessuno cambia nessuno. I miei occhi nuovi videro l'altro
con gioia, è mio fratello e anche quello con cui non simpatizzo. Questo nuovo
che mi ha fatto mettere in comunione con ogni fratello con tutto ciò che è ed
ha, e allo stesso tempo mi ha messo in comunione con tutto ciò che ho e che
sono.
Il
nuovo della mia famiglia
È solo che la mia famiglia è come tutte le famiglie del
mondo. Nuove sfide, nuove situazioni, nuovi modi di vivere. Questa novità porta
con sé uno sguardo limpido al reale che a volte non ha soluzione, però il nuovo
è viverlo come un cuore accogliente e misericordioso. Essere presenti e
approfittare di questa opportunità che si può trovare solo nell'unione con il
Signore Risorto, che vive per sempre nella sua Chiesa e nel mondo.
Il
nuovo nella professione
Nessuno cambia nessuno! Per quanto quello che devo
cambiare è il mio aspetto, vedere nella persona che condivide lo stesso lavoro
che è il figlio preferito di Dio. Ha una storia che solo Dio conosce, di cui
vedo solo una piccola parte del suo essere. Ciò che si fa in silenzio è
contribuire al bene comune così spesso invisibile. Amare senza parole, ma a
gesti, nel confortante silenzio di Dio.
Il
nuovo della mia consacrazione
«Non sei stato tu a scegliere me, sono stato io a
scegliere te» … «Fai quello che ti dice» …
La vita di consacrazione di castità, povertà e obbedienza
è sempre vecchia e sempre nuova. «Il Saggio sa trovare le cose dal cuore, nuove
e vecchie».
Con
la sana crescita dell'età vedo nella castità la bellezza dell'essere di Dio in
tutte le circostanze della vita. Nei giorni gioiosi e meno gioiosi, vivere il
presente con uno sguardo di tenerezza, facendo quello che si deve fare, se non
si può fare, non lasciarlo diventare un peso.
Obbedienza a Dio, nella Compagnia Missionaria, nella
Chiesa, nel mondo; è un dono ineffabile. Ho imparato che chi obbedisce è perché
si fida, anche nelle giornate più fredde, o più calde e grigie della vita!
Obbedire è essere disponibili a Dio, agli altri e a sé stessi, essere in
equilibrio tra l'essere e il fare nella gioia che viene dallo Spirito Santo.
Questa è la mia forza, lo Spirito Santo che mi aiuta ad obbedire anche senza
capire, così è stato il Sì di Maria, il Sì di Gesù, così è ciò che cerco di
vivere.
Povertà, il nuovo modo di vivere con il necessario, prudenza
in quello che sto acquistando, se ho bisogno compro, se non ho bisogno non
comprerò. Saper dare saper ricevere, sia materialmente che spiritualmente. Ho
imparato a ricevere una critica che non mi piace, ma da essa prendo ciò che mi
fa crescere e lascio da parte il resto. Ho imparato a vivere in modo diverso
con maggior sobrietà.
Il
nuovo della preghiera
Pregate incessantemente, dice Gesù ai suoi discepoli.
Fedeltà alla preghiera e credo che lo Spirito Santo prega in me e con me nella
Chiesa. Ripetizione dell'uno o dell'altro salmo, affidando le preoccupazioni
alle gioie. Io vivo nel presente. Nella preghiera ho vissuto il presente, mi
sono disconnesso dal passato, ho tagliato le mie paure, guardo con delicatezza
al futuro senza grandi allarmismi.
Il
nuovo del gruppo comunitario
Ognuno di noi è unico, amato da Dio, redento da Gesù,
sostenuto dallo Spirito Santo. Sento sempre più che il mio gruppo sperimenta la
debolezza della vita! Anche questo ha la sua bellezza; questo mi fa pensare
alla brevità della vita, e che sono entrata nel tempo del decadimento e,
contemporaneamente, dell'ascensione della vita a Dio. Il nuovo: vivere ogni
momento come l'ultimo della mia vita ed assaporare il momento presente con la
sua luce e colore e con le sue ombre.
Il
nuovo da Internet:
Ho vissuto nell'apprendimento di questi beni preziosi, se
usati per il bene comune. Il lontano che è diventato vicino. A questo
proposito, ho visto il valore della comunicazione a distanza.
Con Maria, Madre, Guida e Custode della Compagnia
Missionaria del Cuore di Gesù, dico: Ecco la serva del Signore, avvenga di me
secondo la sua Parola.
Tutto è stato rinnovato! Il nuovo della mia storia, della
storia dell’umanità, della Chiesa e della Compagnia Missionaria ... lo sappia accogliere con misericordia.

la via delle beatitudini
Sintesi degli Esercizi Spirituali
della Compagnia Missionaria di Funchal - Madeira
Si sono svolti dal 13 al 17 luglio 2020,
orientati da Don Juan Noite SCJ. L'atmosfera era di assoluto silenzio. C'è
stato tempo per il Sacramento della Riconciliazione. Ogni giorno un missionario
guidava la liturgia. Teresa Freitas ha animato i canti liturgici. Conceição
Silva si è occupata della sacrestia e si collegava con le sorelle di servizio
in cucina.
In una prima presentazione generale, il
ritiro è stato eccezionale non solo per il tema, ma anche per il suo sviluppo
avuto perché orientato con competenza e fede da parte del Sacerdote che ci ha
accompagnate. Si iniziava con la preghiera allo Spirito Santo seguita da canti
appropriati e accompagnata da strumenti musicali. Ci sono state nove conferenze
e nella prima conferenza l'oratore ha fatto riferimento ai "ritiri"
che Gesù ha fatto e proposto ai discepoli prima di ogni missione.
Prima di iniziare la sua vita pubblica Gesù
si abbandona a un ritiro di quaranta giorni nel deserto dove prega, digiuna ed
è tentato da satana. In più occasioni
Gesù si ritira e prega.
L'evangelista Marco 6,30-32 parla della
necessità di un ritiro prima di scegliere gli apostoli e Matteo riferisce che è
dopo un ritiro che Gesù ha scelto gli apostoli, Luca (9: 1-10) parla anche
della sosta dei Dodici e nel cap.10
racconta l’invio dei 72 discepoli. Nell'Antico Testamento: il riposo sabbatico
è una norma data da Dio il quale nel settimo giorno della creazione si riposò,
perciò il sabato è considerato un giorno santo di preghiera e di riposo nel
Signore e per il Signore. Così Il diluvio è una pausa di purificazione. Mosè
lasciando l'Egitto va nel deserto e lì
riceve le tavole della Legge da Dio. Elia camminò 40 giorni e 40 notti per
raggiungere il monte di Dio l’Oreb e lì il Signore si manifesta nella brezza
leggera. Il silenzio è importante sia dentro che fuori.
BEATO ANGELICO, Discorso della montagna, 1438-40
Seguire Cristo
Ci siamo ritirati per incontrare Dio. Il
deserto nel linguaggio biblico è fecondo e positivo perché è il luogo
dell'incontro con Dio. Alla luce della fede abbiamo una vocazione e una
missione e un fine da raggiungere: seguire Cristo che significa imitare Cristo.
Cerchiamo di riascoltare la chiamata del Signore e di seguire la via delle
beatitudini, che è la “Magna Carta”, la Legge fondamentale del cristianesimo.
Le beatitudini le troviamo In Matteo e in Luca con differenze redazionali.
Lucas menziona 4 beatitudini: povertà, fame, pianto, persecuzione. In Matteo ce
ne sono otto comprese le 4 citate da Lucas. Matteo aggiunge: mitezza,
misericordia, purezza e pace.
Le beatitudini sono leggi e comportamenti
obbligatori per chi vuole seguire Gesù: via, verità e vita. Le beatitudini
sono tutte massime piene di saggezza umana e spirituale - purificano l'uomo e
lo aiutano a vivere nella realtà presente.
Beati i poveri (Lu 6.20); Mt aggiunge “in
spirito” (Mt 5.3). È la prima beatitudine perché solo una dose di spirito
di povertà ci fa sentire creature. La povertà è essenziale, la cosa reale è
nello spirito. Gesù ha vissuto la vera povertà perché non aveva nemmeno una
pietra su cui posare il capo (Mt 8,20). Nell'Antico Testamento si alzano le
voci dei profeti: Isaia, Geremia, Michea e Amos contro le ingiustizie sociali.
Nei Salmi 69,6; 26,1. 21 conta la fiducia nel Signore, immagine del Messia,
come esseri del Signore fedeli al Signore. Gesù è la rivelazione incarnata
apparso povero e identificato con i poveri. L'Anawim (il povero di Dio) mite e
umile di cuore. La vita religiosa è stata una proposta per la povertà. La
povertà libera dona pace e gioia. Felice era S. Francisco de Assisi, S.ta
Teresa la grande cioè, Teresa D'Avila, San Giovanni della Croce, S. Pietro di Alcântara
sono esempi di gioia perché libera da
beni ingannatori che impediscono di volare.
Beati i miti perché possederanno la terra (Mt 5,5). Se la povertà ha a che fare con
le cose, la mitezza con le persone. Non c'è dubbio che i miti sereni, calmi, pazienti
ci conquistano. È la beatitudine prediletta del Cuore di Gesù "Imparate da
me che sono mite e umile di cuore" (Mt 11,29). La mitezza e l'umiltà sono
la chiave per seguire Cristo. Il Salmo 36, dove Gesù proclamò questa
beatitudine: "I mansueti possederanno la terra e godranno di grande pace”.
L'Antico Testamento apprezzava la mitezza. Sofonia scrive: "Cercate il
Signore, voi tutti i mansueti della terra ... Cercate giustizia e
mansuetudine" (Sofonia 2,3). Isaia descrive il Messia come un uomo
mansueto (42, 1-3). Zaccaria profetizza che il Messia verrà con mansuetudine.
Isaia presenta il Messia come un uomo sofferente nei 4 canti del Servo
sofferente. E la passione di Gesù fu una grande lezione di mansuetudine. La
mitezza, oltre ad essere una virtù dei forti, è fonte di pace.
Beati quelli che piangono. Piangono
perché saranno consolati (Mt 5,4). Beati voi che ora piangete perché riderete
(LC 6, 21,25). Piangere e soffrire è il nostro pane quotidiano. L'Antico
Testamento legge la sofferenza (Adamo ed Eva). Il libro di Giobbe è una
riflessione sulla sofferenza. In Isaia la sofferenza appare come mezzo di
redenzione, mistero di salvezza. Gesù adempì la profezia di Isaia dando la
chiave di lettura alla sofferenza che va considerata nel suo valore salvifico. Da
qui la saggezza del segno della croce, simbolo distintivo dei cristiani. La
sapienza della croce deve essere accolta come programma cristiano "chi
vuole essere mio discepolo rinnega se stesso, prendi la sua croce e mi segua
(Mt 16,24).
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio (Mt 5,8). Il premio per la beatitudine dei puri di
cuore è la visione di Dio, cioè, per vedere Dio, bisogna avere un cuore puro e
limpido.
Oggi parlare di purezza è parlare di castità e ci fa pensare a S. Luigi
Gonzaga, S. Maria Goretti, martire della purezza. Consacrandoci a Dio, facciamo
il voto di castità. C'è purezza nel senso di limpidezza, trasparenza, integrità
e verità. Nell'Antico Testamento, la purezza esteriore rituale, era molto
importante, ma i profeti richiamavano alla purezza del cuore e condannavano il
formalismo. Nostro Signore è severo contro la mancanza di autenticità,
coerenza, limpidezza, per mostrare la facciata. Beati i puri di cuore, i
chiari, trasparenti, veri e senza inganni. La purezza del cuore è l'effetto e
il segno di una nuova creatura e assicura la visione di Dio.
Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia (Mt 5,7). La misericordia è uno degli atteggiamenti di
Dio che la Bibbia sottolinea maggiormente. L'Antico Testamento rivela un Dio misericordioso, anche quando punisce (Es.
34,6-7); (Ezechiele 33,11), (Neemia 9,17, 31) (Giona 4,2, Salmo 135). Il Nuovo
Testamento parla del Verbo di Dio incarnato venuto tra noi per farsi solidale
con noi diventando uno noi, eccetto il peccato (Ebrei 4,15). Gesù insiste sul
perdono perché è misericordioso. Le parabole che l'evangelista Luca ricorda: la
pecora smarrita, la dracma perduta, il figliol prodigo mostrano la misericordia
del Signore.
"Beati i pacifici perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). Shalom - Pace - è un termine molto comune
nella Bibbia. Beati i pacifici non i
pacifisti. San Giovanni Paolo II ha detto "Sì, pacifico, no
pacifista". Beati gli operatori
di pace, i costruttori di pace, perché saranno chiamati "figli di
Dio". Dio è pace, Gesù è pace,
i figli di Dio sono operatori di pace. In
concreto la prima pace che dobbiamo fare è con noi stessi con la nostra natura. Vivi in pace con la tua coscienza, in
pace con Dio. Costruisci la pace
intorno a noi, sii costruttori di pace. Fare
la pace, perdonare è dei forti. È un
impegno serio costruire la pace: pace con la natura, con la nostra coscienza,
nelle nostre comunità, nei nostri ambienti.
Beata Vergine Maria
a) La Madonna è l'Immacolata Concezione
b) È vergine e madre!
c) Lei è la Madonna
d) Lei è la Madonna Assunta.
La Madonna è un modello perfetto di come vivere le beatitudini.
1. Era povera.
2. Era un modello di mitezza.
3.Beata perché ha saputo soffrire e Beati coloro che sanno soffrire.
4. La Madonna è benedetta perché è misericordiosa.
5. La Madonna è beata perché pura.
6. La Madonna è beata perché portatrice di pace.
È la regina delle beatitudini: via della santità
La parola "felice" o "beato" diventa sinonimo di
"Santo" perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la sua
parola fino al dono di sé, vera felicità.
1- “Felici sono i
poveri in spirito perché di loro è il Regno dei Cieli”. Luca parla dell'essere poveri (Lc 6,20)
invitandoci a una vita sobria ed essenziale.
Essere poveri di cuore, questa è santità.
2- “Felici i miti
perché possiedono la terra”. Gesù ha detto "Impara da me perché sono mite e umile di cuore e
trovo riposo per il tuo spirito (Mt 11:29).
S. Teresa di Lisieux ha detto che "la carità perfetta consiste nel
sopportare le colpe degli altri, nel non scandalizzarsi dalle loro
debolezze". Reagire con umile
mitezza, questa è santità.
3- "Felici
quelli che piangono perché saranno consolati”. La vita ha un significato nell'aiutare gli altri, nella loro angoscia,
comprendere l'angoscia degli altri e alleviare gli altri. "Saper piangere
con gli altri è santità".
4- "Felici
coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati". La giustizia nella vita di ogni persona è
diventare giusti nelle proprie decisioni e poi manifestarsi nella ricerca della
giustizia per i poveri e i vulnerabili. Cercare giustizia con fame e sete è
santità.
5- "Felici sono
i misericordiosi perché raggiungeranno misericordia". Dare e perdonare è cercare di riprodurre
nella nostra vita un piccolo riflesso della perfezione di Dio. Guardare e agire con misericordia è
santità.
6- "Felici i
puri di cuore perché vedranno Dio". Quando il cuore ama Dio e il prossimo (Mt 22,36-40), può vedere Dio. Mantenere il cuore pulito da tutto ciò
che macchia l'amore è santità.
7- "Felici sono
gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio". I pacifici sono fonte di pace, costruiscono
pace e amicizia sociale. Loro "saranno chiamati figli di Dio" (M
5,9).
Seminare pace intorno a noi è santità.
8- "Felici
coloro che subiscono persecuzioni per amore della giustizia, perché di loro è
il regno dei cieli". La croce, soprattutto le fatiche e le sofferenze che sopportiamo per
vivere il comandamento dell'amore e la via della giustizia, è fonte di maturità
e santificazione. Ci sono ideologie
che paralizzano il cuore del Vangelo quando i cristiani separano le esigenze
della loro relazione personale con il Salvatore. Santi come San Francesco d'Assisi, San Vincenzo de 'Paoli, Santa
Teresa di Calcutta; né la preghiera, né l'amore per Dio, né la lettura del
Vangelo, hanno diminuito in loro la passione e la dedizione agli altri perché
questa ha in Dio il proprio fondamento. In
relazione ai migranti, S. Benedetto ha detto ai confratelli di accoglierli
"come Cristo". San Tommaso
d'Aquino diceva che le opere di misericordia per gli altri sono il sacrificio
che piace di più a Dio. S. Teresa di
Calcutta dice anche che Dio si china e ci usa per essere il suo amore e
compassione nel mondo. Il punto di
forza della Testimonianza dei Santi è vivere le beatitudini e la regola di
comportamento del giorno del giudizio.

sorgente che rinnova e rivitalizza
Gli Esercizi Spirituali
dal 5 all'11 luglio, con le missionarie del Sacro Cuore di Gesù, al seminario “Bom
Pastor”, a Ermesinde (Porto) mi ha portata a fare un viaggio nel mio mondo
interiore, un'esperienza intima in cui “il cuore parla al cuore”, secondo John
Newman. Tuttavia, riconosco che senza l'amicizia, la comunione fraterna e
l'accompagnamento delle missionarie il mio cammino spirituale, o meglio, la mia
relazione con Dio non sarebbe progredita con tale vitalità e non sarebbe stata
liberante.
Personalmente,
raccolta a casa mia nel mio lavoro e ancora immersa nel dolore a causa della
morte di mia madre, mi sono sentita fuori contatto con Dio e ho sentito la
solitudine. Inoltre, la nostra società, chiamata di comunicazione, è rumorosa e
solitaria, perché i dialoghi e le conversazioni sono più centrati sull'io che
sulla “roccia dell'essere”. Secondo André Rochais, la “roccia dell'essere” è un
luogo dove risiedono le realtà più profonde dell'essere umano. Mentre lavoravo
attraverso le tecnologie di apprendimento a distanza, l'invito fatto dalle missionarie
mi ha permesso di fare gli Esercizi Spirituali. Poco prima di essere invitata, ho trovato una Bibbia e credo non sia
stato un caso, ma un segno della presenza dei passi di Dio nella mia vita.
Così, quando ho
letto il Salmo 62, commentato da sant'Agostino: "L'anima mia ha sete di
Te, mio Dio". Mi si è chiarito che la ricerca di Dio era essenziale per
me, mi sono identificata con il salmista, perché mi sono sentita come terra
arida, assetata, senz’acqua, priva di anima. Pertanto, in questo ritiro,
migliorando la mia capacità di ascoltare la lettura orante della Sacra
Scrittura, precisamente il libro dei salmi, meditando la Parola mi osservavo
interiormente e mi immergevo più a fondo in me e, a poco a poco, si risvegliavano i valori umani e cristiani,
e ricchezze interiori; cioè quello che sono.
D. Manuel Pelino
ha commentato ancora alcuni brani del Nuovo Testamento, che sono sempre fonte
di verità, di bontà e giustizia e soprattutto d'amore. Ha anche narrato episodi
della vita di alcuni santi e, riguardo a questi, Umberto Eco afferma che la
forza di un'etica si giudica dal comportamento dei santi.
In sintesi, ascoltare e meditare la parola
di Dio è stata un'apertura alla mia trasformazione interiore, perché sono
riuscita a rivedere la mia vita e, contemporaneamente, a trovare un modo per
migliorarla nella ricerca della Verità, che è Amore, perché ci porta a credere,
ad avere fede.
Posso quindi dire
che questo incontro spirituale, assieme alle missionarie del Sacro Cuore di
Gesù, mi ha offerto ancora una volta un viaggio nei “prati verdi e sorgente di
acque ristoratrici” della Parola di Dio, dove i miei passi sono stati guidati
verso la via della riconciliazione con Dio, con me stessa, con gli altri e
anche con il creato.
Anche il parco
del “Bom Pastor” dove abbiamo fatto gli Esercizi mi ha aiutata con la
sua bellezza e con la sua varietà di alberi che io, concentrata e silenziosa,
ho ammirato in momenti diversi e mi sono sentita chiamata a dare tempo per contemplare la natura con tutti i
miei sensi come afferma José Tolentino.
Egli dichiara che la mistica dell'istante non può che essere "una
spiritualità che vede i sensi come la via che conduce e la porta che ci apre
all'incontro con Dio".
In conclusione, mi sono sentita rinnovata e
rivitalizzata per continuare il mio viaggio con significato e fermezza.

mi prendo cura di mia mamma per amare, contemplare e donare!
Questa è la mia
missione da alcuni anni ormai: prendermi cura di mia madre ogni giorno, insieme
ai miei fratelli, che collaborano all’assistenza di nostra madre nelle notti e
nei fine settimana.
È una missione
delicata, perché mia madre è paralizzata, costretta a letto e fragile. Si nutre
attraverso un sondino nasogastrico, con pasti vari, preparati da me a casa. Usa
l’ossigeno ventiquattro ore al giorno attraverso occhiali nasali. Tuttavia,
nonostante le difficoltà, sto facendo del mio meglio, confidando sempre nel
Signore della Vita, e che la sua volontà sia fatta ogni giorno! Quindi vivo il
mio essere una missionaria consacrata, curando mia madre come se fosse Gesù
Cristo nostro Salvatore. Cerco di vivere i momenti di preghiera come richiesto
dal nostro Statuto e Regolamento di vita, recitando Lodi, Vespri e il Rosario.
Però è anche un programma che non sempre riesco a corrispondervi, perché se mia
madre ha bisogno, non esito a lasciare tutto e prendermi cura di lei.. Per
partecipare all'Eucaristia, spesso devo accontentarmi della televisione.
Mi sento molto
serena e tranquilla, perché in questo momento sento che la missione che devo
portare a termine è: prendermi cura con tanto amore di chi mi ha dato la vita,
mi ha aiutato a crescere e mi ha insegnato ad amare Gesù!
Contemplando e
adorando Gesù in mia madre in cui Lui è presente e lei ha bisogno di essere amata e curata, con grande affetto e
tenerezza, sento che sto anche con Gesù.
Questa è la mia
missione di badante: garantire che mia madre completi i giorni che il Signore
Gesù le concederà!
