Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
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14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

esempio di offerta e donazione
RICORDO DI EMA LUZ MENDOZA, familiaris di S. Bernardo, Cile
Il 21
gennaio scorso all’età di 93 anni è deceduta a S. Bernardo del Cile Ema Luz
Mendoza Oyanedel, Emita, per gli amici. La sua vita è stata veramente un
esempio di offerta e donazione al
Signore. Da 26 anni faceva parte del gruppo dei familiares. Nel marzo 2000
sostituì la responsabile del gruppo Kenia Montano quando questa morì. Un servizio che svolse con impegno e serietà
fino alla fine di quell’anno. Aveva una grande ammirazione e stima per p. Albino e Santina che aveva
conosciuto personalmente e che cercava di rimanere in contatto attraverso una
frequente corrispondenza. Per nessun
motivo mancava alle nostre riunioni, era molto fedele e ligia in questo. Aveva
un forte senso di appartenenza alla CM. I funerali si sono svolti a S. Bernardo
nella parrocchia di S. Clemente, con la partecipazione oltre che dei familiari
e amici anche di una rappresentanza CM. Chi era presente ha definito la
Messa”commovente”. Il parroco, che la conosceva bene, ha tracciato il percorso
della sua vita presentando aspetti concreti: è stata maestra alle elementari
e anche maestra di religione. In seguito
è stata scelta come direttrice del collegio dove insegnava. Ha partecipato per
diversi anni al coro dei professori; le piaceva dipingere soprattutto
paesaggi e fiori e scrivere poesie. Questi hobby l’aiutavano ad aver uno
sguardo positivo e creativo anche sul mondo. Un suo grande apostolato era anche
quello di recitare il Rosario, specialmente con i suoi colleghi, maestri in
pensione, gli ammalati e altre persone. E’ deceduta assistita dalla figlia con
la quale viveva da tempo.
Ringraziamo il Signore per la sua vita di fede, di testimonianza fedele, di servizio e
di presenza convinta e discreta nella CM. Preghiamo per lei e per la sua
famiglia e chiediamole che dal cielo continui a vegliare su di noi.

dal sogno alla realtà
Fraternità
accogliente
A volte è bello risvegliarsi dai sogni, perché la realtà è
migliore degli incubi. A volte. In genere, si dice che i sogni sono migliori
della realtà e nei sogni avvengono anche i miracoli.
Senza scomodare i miracoli, dovremo pur dare conto che la
Provvidenza ha chiuso porta e spalancato portoni, ci ha lasciati cadere a
terra, ma ci ha risollevati. E non abbiamo idea di cosa ha in mente ancora per
il futuro.
La carambola è cominciata nel 2013. A quei tempi, l’idea di una
“fraternità accogliente” (ci siamo sempre qualificati genericamente così; ci
daremo un nome quando finalmente avremo una dimora stabile), in cerca di un ubi consistar, dopo ricerche frustranti
e al di fuori di queste, si era vista offrire una quanto mai allettante
possibilità in quel di Pian di Venola.
Per più di un anno abbiamo creduto nel sogno, destreggiandoci fra
resistenze interne ed esterne. La cosa certa sembrava allora la dimora. Quella
incerta, il gruppo. Anche all’interno della CM – per quanto ne so – cominciava
già allora a girare l’interrogativo se aderire o no al progetto della
fraternità accogliente, che prospettava una convivenza di vocazioni diverse:
religiosi/e, consacrati/e, laici e laiche. Ricordo un’espressione di Dolores
durante uno degli incontri “bilaterali” fra dehoniani (ITS e ITM) e CM in vista
di progetti comuni: «Sarebbe una follia se la CM si sottraesse».
Quando poi il gruppo si è costituito, è arrivato il primo
sbarramento. Stavamo partendo – il nostro piccolo drappello – per ritirarci
qualche giorno a Sottosoglio quando, mentre stavo entrando in macchina per
partire, arriva la telefonata che mi chiede: «È vero che hanno venduto Pian di
Venola?». Tramortisco. Risulterà vero, ma dalla proprietà (la Fondazione Opera
Pia Da Via Bargellini, è bene che i nomi si sappiano) né dalla curia una sola
telefonata per darci la notizia come diretti interessati o per dirci: «Il
progetto finisce qui».
Atteggiamento molto ecclesiastico e poco ecclesiale, che ci fa
barcollare ma non mollare. Con l’autorizzazione delle autorità coinvolte,
ripartiamo con la ricerca. Ci viene indicata la canonica della parrocchia di
San Vitalino (Longara), che stava per essere lasciata da don Francesco Ondedei
chiamato ad altro incarico. I parroci della zona (don Marco Bonfiglioli e don
Franco Fiorini) danno il consenso. Date le dimensioni della canonica saremmo
stati un po’ stretti, ma il sogno riparte. Verso la fine di novembre don Franco
ci consegna le chiavi.
Nel frattempo si era fatta avanti la diocesi di Pisa chiedendo una
presenza nella casa di accoglienza per detenuti in misura alternativa per la
quale era pronto un progetto. Proprio nel giorno in cui il p. provinciale dei
dehoniani, p. Oliviero, si stava recando a Calci per vedere i luoghi e
soprattutto incontrare le persone (ora Calci è una bella realtà avviata) arriva
a me un messaggio nel quale don Franco mi chiede di restituirgli le chiavi
perché non intende più dare ospitalità al nostro progetto. Dalla curia nessuna
contromisura. Atteggiamento molto ecclesiastico e poco ecclesiale.
Il 10 dicembre il vescovo Matteo Zuppi entra in Bologna. Dopo 30
anni di apnea si ricomincia a respirare. Per il lunedì 14 dicembre sera ci era
stato dato appuntamento dal padre Provinciale dehoniano sostanzialmente per
comunicarci che, dopo il nuovo voltafaccia, la Provincia ritirava il suo
consenso, per quanto esplorativo, al progetto. Il nostro piccolo gruppetto,
bastonato, si incontra la domenica sera per concordare la linea da tenere
nell’incontro con il Provinciale. Concludiamo di chiedere coralmente un tempo
supplementare, confidando che con il nuovo vescovo si potessero aprire vedute
più ampie. Andando a letto, abbiamo tutti, non solo io credo, l’impressione di
trovarci a percorrere l’ultimo tratto di un binario morto.
La mattina del lunedì 14 vado come mio solito alla Casa della
Carità per il mio turno di aiuto all’alzata. E mentre stavo per venire via – il
cuore sempre morto – sr. Silvia (ma questo non si deve sapere) mi ferma e mi
dice: «Ho saputo che don Franco non intende ospitarvi a San Vitalino. Perché
non chiedete se si possa destinare al vostro progetto la Casa del Contadino per
la quale la Parrocchia di Corticella sta da tempo cercando una destinazione?».
Non credo ai miei orecchi e faccio fatica a credere al mio cuore.
Chiedo un appuntamento urgente con il parroco don Luciano Bortolazzi, che me lo
accorda per la sera stessa, prima che io andassi a celebrare la messa alla Casa
della Carità. Don Luciano si mostra da subito aperto alla richiesta e paventa
la possibilità di parlarne la sera stessa al Consiglio pastorale. Proprio
mentre noi avremmo incontrato il Provinciale. Telefono subito a p. Oliviero per
dirgli che sì, sappiamo bene qual è l’orientamento attuale del Direttivo, ma
metti all’ordine del giorno del nostro incontro una proposta dell’ultima ora
che solo stasera potrò illustrarti.
All’incontro della sera, dopo una discussione indimenticabile, p.
Oliviero accettò di darci e darsi un po’ di tempo per esplorare la fattibilità
della soluzione Corticella. Così il 23 febbraio successivo (2016) il Consiglio
pastorale e il Consiglio affari economici della parrocchia di Corticella
consegnarono al parroco il parere favorevole alla destinazione della Casa del
contadino al progetto della fraternità accogliente e della casa di accoglienza
per detenuti in misura alternativa. Qualche mese dopo, il vescovo, il parroco,
la Provincia ITS e il CEIS (che avrà l’incarico della conduzione della casa di
accoglienza per detenuti) firmano un protocollo di intesa che dà il via alla
progettazione architettonica affidata allo Studio Moretti.
Come l’altra volta, ora che sembrava consolidarsi la prospettiva
della struttura ad andare in crisi è il gruppo. Nella settimana di Sottosoglio
dell’estate 2016 la famiglia Pierotti si ritira e noi ci si trova di nuovo
scossi.
Nell’estate 2016, dunque, comincia la lunga lavorazione per la
ristrutturazione radicale della Casa del Contadino. Si sarebbe voluto
consegnare la casa ristrutturata alla diocesi in occasione del Congresso
eucaristico diocesano (2017) e invece tutto giace ancora incompiuto. Nel luglio
2018 si è provveduto alla fase destruens,
ma al momento (fine gennaio 2019) la fase costruens
non è ancora iniziata, anzi non è ancora partita la gara di appalto per
l’assegnazione della commessa.
Vedendo il succedersi sfibrante delle continue proroghe dei
lavori, a maggio 2018 abbiamo chiesto, io e p. Maurizio, al p. Provinciale, p.
Oliviero, di sondare la possibilità di una residenza temporanea per la
fraternità o almeno un suo nucleo in qualche canonica della città. Il vescovo
ci indirizzò a mons. Silvagni, il quale ci invitò a chiedere se don Marco
Grossi, parroco di Santa Caterina al Pilastro e Sant’Andrea a Quarto Superiore,
potesse metterci temporaneamente a disposizione la canonica di Quarto.
Ci siamo recati da lui in gruppo nel giugno 2018 e lo abbiamo
trovato benevolmente disponibile. Le condizioni della canonica, che avrebbero
richiesto un intervento non soltanto di profonda pulizia, ci scoraggiarono dal
raccogliere la disponibilità, visto che, in prospettiva, si sarebbe trattato
comunque di un alloggio temporaneo.
Abbiamo perciò sondato, a settembre, la disponibilità della
comunità di Via Nosadella a ospitarci secondo certe condizioni di autonomia, ma
la comunità di Nosadella non ne vedeva la fattibilità.
Ora che il gruppo si era di nuovo consolidato e rafforzato, con il
consenso dato dalla CM a Mariolina
di inserirsi nel progetto, la coperta si scopriva dalla parte della struttura
di residenza. E qui la provvidenza ha scoperto un’altra carta. Don Vittorio
Zanata, parroco a San Donnino, stava per lasciare la canonica per la cessazione
del suo mandato. La parrocchia di San Donnino veniva affidata alla cura pastorale
di don Marco Grossi e così siamo tornati da lui con un’altra proposta: abitare
temporaneamente nella canonica di San Donnino. Anche questa volta lo abbiamo
trovato benevolmente disponibile.
Così, con il consenso del vescovo, del parroco e del Provinciale
p. Enzo Brena, che nel frattempo aveva assunto l’incarico, abbiamo incominciato
ad organizzare la nostra convivenza temporanea a San Donnino.
L’accoglienza che la comunità parrocchiale ci ha riservato e la
simpatia con la quale ci sta accompagnando è superiore a ogni nostro merito e
ogni nostro operato. Credo fermamente che sia un segno della provvidenza.
Ad ogni porta che si è chiusa, un portone si è aperto. Ci siamo
installati – all’insegna della precarietà – a San Donnino, dove condividiamo la
vita quotidiana e domestica, restando dediti ciascuno (Elvira, Marcello,
Mariolina e Maurizio; Francesco al momento deve dedicarsi alla madre ammalata)
ai propri impegni.
Condividere la vita quotidiana vuol dire pensare all’andamento
della casa senza assumere collaboratori e nel contempo non trascurare
l’inserimento nel territorio; è sorta così un’espressione spontanea di
fraternità semplice. Ciascuno si è messo in gioco e ha messo a disposizione
quello che sapeva già fare, ma anche attento ad apprendere dall’altro quello
che sapeva fare all’incirca. È venuta fuori così una gara di solidarietà nel
prevenire quello di cui l’altro avrebbe potuto aver bisogno, ma anche di
comunicazione profonda e di messa in comune del nostro “essere”.
La nostra attenzione non tanto ai nostri bisogni, ma soprattutto
alla condivisione del nostro essere e saper fare ci ha portato a testimoniare
la gioia del vivere insieme.
Ogni giorno condividiamo con la comunità parrocchiale l’eucaristia
del mattino, le lodi e l’adorazione la sera; la domenica proponiamo i vespri.
I pochi che vivono insieme a San Donnino sono solo una
minoranza-rappresentanza del gruppo più ampio, al quale partecipano (al
momento) Flavia, Giuseppe, Mimma, Silvano, Martina, Serafina, Alessandro,
Lorenzo. Abbiamo sempre tenuto a custodire come una specialità della nostra
fraternità accoglierci secondo le modalità di adesione che sono possibili a
ciascuno. Non c’è una o due sole modalità rigide di appartenenza; ciascuno
partecipa per quanto gli è consentito dalle circostanze e dalle responsabilità
che ciascuno si è assunto verso altri. È fondamentale che ognuno si sappia
accolto e si senta invitato a dare il suo apporto perché insieme si possa
crescere nella fraternità.
I membri del gruppo sanno che lì è casa di tutti, tutti hanno la
chiave e possono venire e sostare quando vogliono. Ogni giovedì ci troviamo
tutti insieme per pregare, cenare e incontrarci
intorno alla Parola di Dio o ai problemi di vita quotidiana.
L’andamento a pendolo della nostra avventura ci ha portati a pagare
ora il prezzo forse più alto: p. Enzo Franchini, che ha ispirato, alimentato e
sostenuto (e credo lo faccia ancora) il nostro progetto e percorso non se l’è
sentita di affrontare un trasferimento, tanto più se temporaneo, alla sua età e
nelle sue condizioni e ha chiesto di essere inserito nella comunità di
Bolognano. A Santo Stefano è stato con noi a San Donnino tutto il giorno e ci
ha ancora una volta profondamente ispirati.
Sono curioso di vedere quale sarà la prossima mossa della
Provvidenza, perché sono fiducioso che, per quanto ci chiede, di più ci dà.
Marcello

incontro al pozzo
Entro
nel silenzio: del corpo
(cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente,
del cuore, della bocca.Prendo
consapevolezza della presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito
Santo.Leggo
attentamente il brano. Gv 4,5-30 Alcuni
spunti per meditare. Il
pozzo: per gli ebrei simbolo della Parola di Dio; luogo di incontro: al
pozzo Mosè incontra la futura sposa Zippora e Il servo di Abramo trova Rebecca
come sposa per Isacco. Era
circa mezzogiorno…. “Dammi da bere”… “Se tu conoscessi il dono di Dio… acqua
viva”: l’ora del caldo, la stessa ora della crocifissione; anche sulla
croce Gesù chiederà da bere. È la sua sete (desiderio ardente e vitale) di
dissetare noi con la sua acqua: lo Spirito Santo. Sei
mariti… nessun marito: gli idoli a cui consegniamo la vita sono
sempre insufficienti a dissetarci, a colmare la sete di amore e di vita (il
numero sei, per gli ebrei, dice una mancanza, insufficienza); il vero sposo che
colma il cuore umano è Gesù, che al pozzo ha atteso la donna di Samaria,
l’umanità peccatrice, eretica, adultera nei confronti dell’unico Sposo. Dove
si adora Dio?... “Credimi, donna…”:
l’umanità di Gesù è il vero, nuovo e unico tempio in cui è possibile incontrare
Dio, lo Sposo. Gesù la chiama “donna”, che vuol dire “sposa”; nel Vangelo di
Giovanni Gesù chiama “donna” sua madre (la prima, vera, fedele sposa di Dio),
la samaritana e Maria di Magdala al sepolcro, (simbolo dell’umanità cercata
dallo sposo fino nella profondità della morte e ritrovata nella risurrezione). I
discepoli si meravigliarono…: i maestri della Legge non insegnavano alle
donne e non parlavano con le donne in pubblico, e questa è una samaritana, cioè
eretica e nemica dei giudei. La
donna lasciò la sua anfora… “Venite e vedere”… Andavano da lui: l’anfora
ormai non serve più, il suo cuore è dissetato e liberato dalla schiavitù degli
idoli, infatti non teme di raccontare la sua esperienza e riconoscere i suoi
errori; proprio dalla sua testimonianza, anche se alimentata da una fede ancora
in ricerca, altri sono attirati a Gesù. È peccatrice perdonata. È finalmente
sposa amata. È discepola-missionaria.
Preghiera della sete Mezzogiorno.L’ora
della solitudine e dell’arsura, sotto il sole cocente.C’è
un pozzo.Non
proprio vicino,ma
che io sappia è l’unico.Con
la mia sete e la mia brocca vado in cercadi
un’acqua che possa lenire la mia sete.Sorprendente.Tu,
straniero, mi chiedi da bere.Quando
la gola arde, e anche il cuore,quasi
sempre ti vedo straniero, Signore.In
più assetato, anche tu, in un deserto di assetatiin
un lungo mezzogiornolungo
da questo monte all’altrodove
ti disseterò di aceto…e
sarà notte.“Se
tu conoscessi il dono di Dio…”Credevo
di conoscerlosu
questo monte, nella mia casa, nella mia fedeal
pozzo che io sonoma
la sete…che
acqua puoi darmi tu assetato?E
io ho la brocca, io attingo, io cerco, io lotto.E
sempre torno al pozzo, e sempre sete,e
sempre solitudine e gola arsa e cuore vuoto.Non
mi inganni anche tu, uomo,promettendomi
un’altra acqua?Quale
che non conosca?E
perché serve un marito per avere l’acqua?Ma
chi sei tu, profeta?Come
sai delle cisterne screpolatealle
quali ho creduto di saziarmi e mi hanno prosciugata?Tu
solo, profeta straniero,-
straniero per me è l’amore –chiedi
l’acqua del mio pozzoe
mi offri la tua sorgente…e
cade la brocca dalle mie mani,diventata
inutile la superba brocca ormai,nel
cuore una fontana gorgogliache
non posso contenere.Non
temo più di incrociare sguardi di uomini,-mentre
alle spalle sento il sorriso del tuo cuore dissetatodalla
mia sete saziata -,sguardi
affamati e deridentio
sguardi sorpresi e sospettosicome
quelli dei tuoi discepoliforse
disturbati e un po’ gelosi che tu parli con una donna.Comprenderanno
quando nel nuovo giardinocercherai
la donna, un tempo anche lei straniera ora sposa,per
colmarla della tua gioia nuova eternaperché
la condivida,-lei
dal cuore finalmente saziatolei
degli apostoli apostola-,con
i tuoi fratelli?Ormai
saziata, io stessa sorgente,liberata
dalla vergogna della mia sete umiliata,corro
dai miei fratelli.Conosco
la loro sete segreta.“Ho
trovato uno che mi ha detto tutto quello che ho fatto”.E
dunque non sei più stranierotu
che conosci me donname
umanità assetatavenduta
a comprata dalla sete del cuore e del corpodella
mente e dei sensi.Non
sei più stranierotu
che mi conosci senza fame e senza disprezzo,assetato
di dissetarminon
padrone ma sposo,saziato
da una volontà d’amoreche
è puro donoche
non afferra ma liberache
arderà ancora di setedel
nostro aceto,finché
sgorghi dal tuo cuorela
sorgente che per sempre sempre di nuovo guariscecon
un’onda che ristora e infiammatua
Madre e le donneil
discepolo amato e quelli in fuga e raggiuntie
me donna un tempo stranieraora
sposa discepola-missionaria.

uno spazio di riflessione, preghiera, amicizia
Larissa e Pedro sono una coppia
di giovani brasiliani che si trovano in Portogallo per fare il dottorato in
ingegneria ambientale. Come mi hanno raccontato, ci siamo conosciuti nella
nostra parrocchia di “sant’Antonio das Antas”, in una cena di solidarietà. Nel
frattempo li abbiamo invitati a partecipare ai nostri incontri di Amici. Ci è
sempre piaciuta la loro presenza semplice e direi gioiosa. Nel momento di
pensare a un percorso più serio e più sistematico con alcuni di questi amici, fu
facile pensare includerli in un nuovo gruppo. Stiamo seguendo la proposta fatta
per i Laici Dehoniani. Il gruppo è ancora piccolo, ma si sta consolidando … e è
bene poter contare su gente giovane alla quale non solo offriamo la nostra
esperienza di credenti, ma anche chiediamo una presenza mediatrice in ambienti nuovi e in
mezzo a gente con la quale, per la nostra età, non abbiamo un accesso
immediato.
Lúcia Correia
Abbiamo conosciuto Lucia e
Teresa in una cena della chiesa “das
Antas”. Siamo stati invitati a partecipare a un incontro. Il primo incontro è
stato sugli emigranti e rifugiati, tema di riflessione chiesto da Papa Francesco.
Questo incontro fu molto speciale, arricchente e pieno di riflessioni. Siamo
stati ampliamente impressionati per l’importanza del discutere, riflettere e
soprattutto condividere. Condividere esperienze riflettere sulle azioni umane e
ricercare nel dialogo come possiamo migliorare. Dio considera la persona come
il suo capolavoro e ciascuno di noi come suo figlio. Il suo amore è cosi grande
che ha inviato Gesù per noi e, allo stesso tempo, è cosi delicato che ci lascia
il libero arbitrio.
Realmente viviamo in una
società e in un sistema molte volte difficili in cui c’è individualismo,
eccessiva valorizzazione delle cose materiali e sempre più mancanza di momenti
di riflessione. Questi incontri per noi, giustamente, marcano la differenza
nella nostra vita. Attualmente abbiamo formato un gruppo più piccolo di persone
che s’incontrano con maggior frequenza il cui tema è presentato a turno da una
coppia. Questa dinamica è stata molto interessante infatti l’arricchimento che
si ottiene nel preparare l’incontro è enorme. Mi piace ringraziare tutti coloro
che ne fanno parte e dire che molte volte quello che manca nella nostra vita è
questa saggezza e intelligenza. Possiamo affermare per esperienza fatta che
questi incontri ci rendono migliori, che sono di sostegno e fondamento
nell’affrontare le difficoltà della vita e che vogliamo seminare nel quotidiano
ciò che apprendiamo.
“Il giorno dopo Giovanni si trovava li con due dei suoi
discepoli e fissando lo sguardo su Gesù disse: «Ecco l’agnello di Dio». E i due
discepoli udirono e seguirono Gesù” (Gv 1, 35-37). Oggi parlare di Dio, parlare con Dio e
seguire Gesù può essere un po’ difficile. Come possiamo parlare con Lui? Solo
nella preghiera? In questi incontri abbiamo capito che Dio è presente in ogni
luogo e in ogni semplice gesto. L’incontro si distingue per la diversità delle
persone di età ed esperienze diverse che portano nelle difficoltà quotidiane la
vita e gli insegnamenti del mondo cristiano.
In uno degli incontri ci è
stato chiesto di riflettere e trasmettere al gruppo ciò che stava descritto
nell’itinerario formativo per Laici Dehoniani. Con la preparazione di questo
incontro abbiamo capito ancora di più, come è bella e attuale la parola di Dio.
Uno dei temi di questo incontro è stato “Se Dio ci chiedesse che cosa
desideriamo, che risposta gli diremmo?”. Questa domanda non è determinata dalla
curiosità degli esseri umani , ma dalla ricerca, dal cercare di capire chi è
Gesù e chi è il Padre che ha fatto
venire fino a noi il suo figlio , Gesù è pienezza, è perfezione. Dove vive
Gesù, devono vivere tutti. Chi cerca trova in Gesù la risposta, Lui è la
pienezza della Rivelazione.
Larissa e Pedro

la cm nel mondo
Ciao Santina, io sto bene. Sono contenta del mio
lavoro, degli amici che vivono con me in questa nuova casa,
della responsabilità che mi hanno affidato (tipo di pensionato di cui ho
gestione e coordinamento). Al
momento siamo 9 persone: molte contente di stare insieme, raccontarci le nostre storie, condividere tutto e anche poter pregare insieme…Anche la mia famiglia è in buone condizioni di salute,solo papà ha problemi di pressione alta e quindi
deve stare controllato e riposare molto. Papà ha già 74 anni. Per favore prega perché stia bene.Santina
grazie per la tua attenzione e preghiera per mio nipote: si chiama Valentino. Lui sta bene, ha fatto il test per entrare nel seminario. Dobbiamo accompagnarlo con la nostra
preghiera anche per lo studio che dovrà continuare; la notizia verrà data il
prossimo mese di marzo. Qui a Palembang stiamo tutte bene. Come sai
Antonia, Ludovika ed io ci incontriamo ogni mese per il ritiro e per stare insieme. Antonia e Ludovika stanno
bene, impegnate con il lavoro e varie attività. Grazie per le
notizie che ci hai dato delle sorelle di Bologna . Preghiamo per tutte voi... Ricordo Lisetta, i momenti che ho passato con
lei quando ero in Italia…mi diceva sempre “non vuoi fermati con noi un po’ di
più…” hehehe! Spero stia sempre meglio di salute. Giannina come stai?? Come va la tua
salute? Voglio imparare ancora a preparare gli spaghetti alla carbonara!!!Ti rivedo a Bologna seduta in sala pranzo, mentre leggevi e raccontavi le tue
esperienze. E dicevi che con gli altri bisogna sempre, sempre imparare ad essere pazienti nell’ascolto. Sono contenta che stai abbastanza bene. Cesarina l’ho sempre nel mio cuore... ciao Cesarina, mi ricordo sempre di te
nelle mie preghiere. Grazie mille Cesarina della tua testimonianza, del tuo voler bene alla CM
indonesiana. Edvige, anche per te la mia preghiera, spero che tu sia sempre in
salute…ti ho visto in whatsapp,
nel video dove ti fanno festa per il tuo arrivo in Mozambico! Sei stata accolta con gioia, con canti, regali e le galline...che bello... Edvige quando vieni a visitare l’Indonesia?Santina
non sei vecchia sei ancora giovane, mi manchi in tanti momenti! Prego sempre per te perché il Signore ti faccia
stare bene in salute. Più avanti ti aspettiamo in Indonesia… attendo con ansia la tua venuta…. Grazie. Sì, ti saluterò tutti i tuoi
amici SCJ. Comunicherò anche ad Antonia e Ludovika e alle altre di Jakarta le
notizie che mi hai mandato. Grazie di tutto Santina... Preghiamo
sempre per la comunità CM sparsa nel mondo, specialmente
per chi
nella CM è ammalato o anziano…e preghiamo pure per la nostra prossima
Assemblea. Un abbraccio.
Lucy Ekawati
Palembang Indonesia 18 febbraio 2019

pellegrinaggio... o semplicemente un viaggio?
La nostra vita è costellata di date che tracciano il cammino
della nostra storia personale. Alcune di queste passano inosservate, altre
hanno il potere di segnare profondamente il nostro vissuto, richiamano
l’attenzione e provocano interrogativi, anche dopo diversi anni, per rivedere
con spirito critico e gioioso il percorso fatto. E’ come un cammino interiore
che conduce nel profondo dove piano piano rivedi la tua vita passata presente e
futura. È allora che nasce spontaneamente un GRAZIE a Dio, alla vita, al mondo
e riprendi il tuo pellegrinare con più slancio, entusiasmo e gratitudine. Quest’anno (2018) Leonia, Luisa ed io abbiamo ricordato il
nostro cinquantesimo di consacrazione. Una data che pur trovandoci lontane e in
luoghi diversi, ci ha fatto sentire unite, in comunione, anche se per motivi
diversi, ciascuna l’ha vissuto a modo suo. Da tempo riflettevo su questo evento
e il solo pensiero mi poneva l’interrogativo di capire: come, quando e dove
poter celebrare il mio ringraziamento a Dio e alla vita. Quando ci sono queste
ricorrenze è proprio in questo modo che si risponde: il primo pensiero che
emerge è quello della gratitudine per tutto quanto si è ricevuto, ci è stato
donato. Viene spontaneo pregare come il salmista: “Che cosa renderò al Signore per
tutti i benefici che mi ha fatto?” (Salmo 116). La risposta a questi
interrogativi è maturata lentamente e in questo modo: fare un viaggio in
America Latina, precisamente in Argentina e Cile, luoghi dove molti anni fa è
iniziata la CM. Volevo vivere questo cinquantesimo quasi fosse una sorta di
pellegrinaggio, per rivisitare luoghi, persone, racconti e sogni che hanno
costituito parte della mia vita. In sintesi: “fare memoria” per lodare il
Signore. Così è iniziato il mio pellegrinaggio
– viaggio, aperta a raccogliere, ricordare, ascoltare, rivivere, spigolare
insieme il passato, ma anche scoprire con sapienza e meraviglia i nuovi germogli
del presente, attraverso la condivisione vissuta nella comunione, semplicità e
fraternità. E questa è stata la caratteristica del mio viaggio in Argentina e
Cile. Spigolando
qua e làIl 6 ottobre 2018 parto da Bologna con “Air France” via
Parigi con destinazione Buenos Aires – Resistencia (Chaco) Argentina. Un lungo
volo ma tranquillo, senza tanti problemi. Arrivata all’aeroporto di Resistencia
ho incontrato Graciela e la sorella Mirta che mi stavano aspettando. I giorni
trascorsi a Resistencia mi hanno dato la possibilità di condividere un po’ di
vita con Graciela, la mamma e la sua famiglia, con Rosa, Ana Maria Benegas,
Silvia, Andrea, familiares e amici. Ana Maria, dopo alcuni giorni, si è resa
disponibile per portarmi in macchina fino a General San Martin, per salutare p.
Guillermo Exner SCJ e la comunità dei padri dehoniani. Qui rivedo “vecchi”
compagni di teologia e si fa memoria insieme… Incontro il gruppo di familiares
e amici animato dall’entusiasmo di Noemi… La celebrazione eucaristica celebrata
da p. Guillermo dà ampio respiro alla preghiera dei fedeli: p. Albino e la CM,
i 50 anni della mia consacrazione, la chiesa universale... c’è anche un ricordo
per tutti i presenti. Una preghiera particolare viene espressa per Rosanna e
Annalisa, riconoscendo che la loro missione e testimonianza a Pampa dell’Indio
hanno creato un terreno fertile per la crescita della CM in Argentina. Peccato,
che per mancanza di tempo non abbia potuto andare anche a Pampa dell’Indio…
Comunque l’accoglienza, l’ambiente, il clima di semplicità e allegria mi hanno
fatto sentire a casa, in casa, La benedizione solenne e l’accoglienza
affettuosa di p. Guillermo mi ha ricordato la presenza vicina di p. Albino… E
sale a Dio il nostro grazie. Al termine dell’Eucaristia si programma un piccolo
incontro con tutti i partecipanti: lì ci siamo presentati e abbiamo condiviso
il motivo della nostra scelta alla CM. Storie diverse, segnate da date che si
intrecciano e fanno emergere oltre alla storia di ciascuna anche la storia
della CM. Un percorso semplice costellato da vicende personali, tutte
significative e importanti perché portano l’impronta della mano dello Spirito
che chiama dove e come lui vuole. A poca distanza dalla città di Resistencia c’è una località
chiamata “Tirol”. La famiglia di Graciela ha una casetta che ha ristrutturato e
resa abitabile per trascorrere i fine settimana. Un piccolo paradiso, lontano
dalla città e dal frastuono. Con le missionarie abbiamo trascorso una domenica
e naturalmente non poteva mancare un bel “asado”, la famosa grigliata
argentina, preparato da Ana Maria Benegas, cuoca improvvisata e specializzata.
Una giornata di festa, di allegria e comunione. Abbiamo trovato spazio anche
per un incontro – intervista, per ascoltarci e scoprire ancora una volta i
prodigi che il Signore ha operato nella nostra vita. Osservo i volti che ho
davanti e ascolto questa porzione della CM argentina, e mi sorprende, mi
meraviglia la loro capacità di ”guardare lontano” e di… sognare. Dopo alcuni giorni riprendo il viaggio in pullman con
destinazione Santa Fé. Ripenso all’incontro di ieri a Resistencia, quando con
Andrea siamo andate a salutare p. Virginio Bressanelli, Vescovo emerito SCJ,
amico della CM. Mi ha colpito la sua fede, semplicità, apertura, soprattutto il
suo ricordo di missionarie da lui conosciute e il suo interesse per le varie
realtà della CM. Ci siamo lasciati con la promessa di ricordarci nella
preghiera. Questo tipo di incontri fanno crescere nella fede e aprono il cuore
alla speranza… A Santa Fè mi aspettano Kuky, Lety, Marta e alcune amiche.
Piccolo germoglio della CM, dove con tanta fede, preghiera e semplicità riesce
a crescere a far trasparire e comunicare una grande disponibilità
all’accoglienza. Grazie di cuore! Riprendo il viaggio di nuovo in pullman fino a Carlos Paz –
Cordoba. Irma mi aspetta all’autostazione. Sarò ospite nella casa di Susana una
delle prime familiaris dell’Argentina. E’ nella pace e tranquillità di questa
casa, dove si respira “preghiera e gratuità”, che continuo a scrivere i miei
appunti di viaggio… La domenica con alcuni padri dehoniani, amici e
simpatizzanti familiares ci troviamo a casa di Alicia, amica della CM, per
vivere insieme un momento di preghiera e di adorazione silenziosa, ricordando
anche il mio cinquantesimo. Non potrà mancare anche in questa circostanza il
famoso “asado”. Gracias! Domenica
21 ottobre: dall’Argentina al Cile!L’aereo sta sorvolando la Cordigliera delle Ande la catena
montuosa che segna il confine naturale che separa l’Argentina dal Cile…Un annuncio
del pilota attira l’attenzione di tutti i passeggeri: “stiamo passando sopra la più grande e lunga catena montuosa del mondo”. E’ il momento in
cui i passeggeri anche i più assopiti si svegliano e, velocemente, chi possiede
il cellulare lo posiziona all’oblò per scattare l’immancabile foto storica alle
montagne imbiancate di neve. Uno spettacolo da sogno! All’aeroporto di Santiago del Cile mi aspettano Teresa Pozo
e Roxana nostra amica. Insieme andiamo a San Bernardo cittadina poco lontana da
Santiago. E qui mi fermerò nella casa abitata da Margarita ed Ely, fino al mio
ritorno in Italia. Anche la permanenza a S. Bernardo è stata molto semplice,
serena e positiva. E’ un luogo famigliare perché l’ho percorso in lungo e in
largo per vari anni, quando venivo per la formazione. Ogni via ha un ricordo,
un volto, un sogno. Con Margarita ci siamo divertite a cercare e rivisitare le
case, dove abbiamo trascorso i primi anni della presenza CM in Cile. Per
ritrovarle abbiamo camminato come fosse un pellegrinaggio… L’attuale casa è la
quinta che ci ospita e ci accoglie… Sempre con Margarita visitiamo anche “Casa
Davi”, una modesta struttura per ragazze madri dove Cesarina aveva fatto
volontariato negli anni della sua presenza in Cile. Il ricordo di Cesarina è
ancora vivo e presente anche attraverso una sua foto esposta alla parete, con
altre persone che hanno contribuito al mantenimento di quest’opera. Al
mattino Ely, al ritorno dalla Messa, mi portava il giornale; un gesto attento e
cordiale, perché potessi aggiornarmi un po’sulle notizie del paese e del mondo.
Tra i vari commenti una frase attira la mia attenzione .“Un pais sin memoria està condenado a ser un pais sin historia”.
Nella piccola biblioteca della sala dove mi trovo il mio sguardo si sofferma
sul libro della nostra storia CM: “60
anni di storia sulle strade del mondo”
preparato da Lùcia Correia. Rifletto su quanto sia importante la memoria per la
storia passata, soprattutto per il suo futuro. Il futuro non esiste se si perde
la memoria del passato, perché il futuro ha bisogno della memoria. Credo che
questo primo libro della storia CM (anche se deve essere completato in diverse
parti) sia un piccolo segno di garanzia per noi, per il nostro passato, ma
soprattutto per il nostro futuro...Partecipo all’incontro mensile del gruppo dei familiares.
Rivedo volti conosciuti come quello di Luisa Rubio sempre allegra e disponibile
ed altri volti per me nuovi. Germogli che crescono e perseverano nella fatica,
nella fede, nella comunione tra di loro e con la chiesa, quella cilena, che in
questo momento così delicato prega e soffre in silenzio… Ho trascorso gli
ultimi giorni a Puente Alto, cittadina dove vive Teresa Pozo. Giornate semplici
vissute con la sua famiglia e amici in un clima di festa, di amicizia e di fraternità.
A tutte la mia gratitudine per la disponibilità e testimonianza! Ritornare in America Latina dopo 13 anni ha significato
rivisitare in parte il percorso della mia vita, scoprire gesti e speranze
nuove, limiti, sogni… vedere cambiamenti in me e negli altri, nelle persone e
luoghi visitati. Camminando per il centro di S. Bernardo, si possono ascoltare
diverse musiche. Ogni negozio propone la sua per attirare l’attenzione di chi
sta passando. Ascolto e canticchio un canto latinoamericano da me conosciuto,
che in questo momento riassume non solo i miei sentimenti, ma anche i
cambiamenti che ho scoperto, che fanno parte della dinamica storica: “Cambia
todo cambia… cambia lo superficial cambia también lo profundo, cambia el modo
de pensar, cambia todo en este mundo…”. Cambia ciò che è superficiale, anche ciò che è
profondo. Cambia il modo di pensare cambia tutto in questo mondo. Ma non cambia il mio amore per
quanto lontano mi trovi, né il ricordo né il dolore della mia terra della mia
gente… “Cambia, todo
cambia, cambia todo cambia…”. Rileggo questi
appunti, incontro parole che si ripetono: accoglienza, fraternità,
disponibilità, semplicità, allegria, comunione, condivisione, preghiera… le
voglio lasciare così, perché costituiscono parte di uno stile di vita CM… che è
cresciuta su queste fondamenta e vuole continuare a crescere. E’ la storia che
continua… E allora mi viene spontaneo dire ancora: Grazie a Dio, a Colui che mi ha chiamata a
questa missione, “grazie alla vita che mi ha dato tanto mi ha dato il
passo dei miei piedi stanchi, con loro ho attraversato città pozze di fango, lunghe spiagge vuote, valli e poi
alte montagne e la tua casa e la tua strada e il tuo cortile… Gracias a la
vida…”. Qualcuno dirà:
e il Brasile? Per ora lo porto nel
cuore… continuare a sognare non è proibito!Arrivo
all’aeroporto di Bologna il 3 novembre, stanca ma con la gioia nel cuore. Trovo
Paola che mi aspetta. Un grazie anche per questo gesto di attenzione e
fraternità!
