Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
-
14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

-
14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

-
14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

i suoi abbracci
In
questi giorni in cui si fa memoria dei propri cari, delle persone a cui si è
voluto bene, delle persone che sono state importanti per te e per la tua vita,
il pensiero corre ad Ausilia, che da poco ci ha lasciato.L'ho
conosciuta poco dopo il suo arrivo a Brugherio, aveva deciso di far parte del
Centro di Ascolto della Caritas, di cui facevo parte anch’ io e mi ha colpito
subito per la sua franchezza, per come parlava di Gesù senza timore, per il suo
viso sempre sorridente, ma anche per quella sua dolce timidezza .Da
allora non c'è stata volta in cui ci
incontravamo per le vie di Brugherio, oppure ad una preghiera, ad una funzione,
che non ci abbracciassimo come se non ci vedessimo da molto tempo, mi avvolgeva
in uno di quei suoi abbracci unici e calorosi che mi facevano sempre sentire
speciale.Aveva
un modo tutto particolare di salutarti e dopo mi sentivo sempre serena, con la
sicurezza che lei c'era, che era un'amica. Ricordo con piacere i suoi
racconti di quando era bambina: la sua mamma preparava sempre un piatto di
minestra in più per il povero che poteva venire a chiedere da mangiare; con un insegnamento così non poteva che
crescere e diventare la donna che è diventata: aperta al prossimo, sempre
pronta ad aiutare e a dare testimonianza
di Gesù .Ricordo
una frase che lei diceva spesso e che io stessa ora uso di frequente, non senza
un pensiero a lei ogni volta che la dico: i poveri sono poveri. Quel suo
intendere che spesso la povertà non è fatta solo di carenza economica, ma anche
di solitudine, di povertà sociale, culturale, spirituale. Lei li capiva,
parlava loro di Gesù, li abbracciava e con quell'abbraccio passava tanto di
lei.Quando
mi capitava di incontrarla per strada spesso stava chiacchierando con qualcuno,
non esitava a fermarsi anche a parlare con gruppi di ragazzi che normalmente
tutti evitiamo perché ne abbiamo un po' paura, lei no, lei doveva parlare anche
con loro, sicura che tutti sono figli di Dio e che in ognuno c'è del buono.L'ultima
volta che ho visto Ausilia, è un giorno che mi ricordo bene: ero molto triste
per alcuni accadimenti e stavo prendendo delle decisioni che mi stavano facendo
soffrire, ero da sola nei locali dell'oratorio dopo l'attività dei compiti e
dovevo ancora pulire, lei mi ha abbracciato, mi ha ascoltato e poi si è messa a
lavare il pavimento, mentre io pulivo i banchi, ha condiviso il mio dolore e mi
ha rasserenato. Questo è quello che mi ha lasciato un grande ricordo, pieno di
significati e vorrei dirle: Ausilia veglia ancora su di me, su di noi, da
lassù.Sono
sicura che, proprio perché tu ne hai dispensati tanti, ora tu sia in
quell'unico abbraccio a cui tendevi, l'abbraccio amorevole e misericordioso di
Dio.

alla cm in cile
Carissime missionarie e familiares della CM del Cile,
Eccomi
in questa ricorrenza per gioire con voi per i 25 anni di presenza della CM in
Cile. Mi pare molto bella l’immagine evangelica di Betania che avete scelto
come simbolo di questo momento di festa. I
sentimenti di gratitudine al Signore per la sua misericordia e benevolenza ci
aiutino a ricordare i segni della Sua presenza nel nostro cammino CM in Cile. Fare
memoria è anche riconciliarsi con il passato e raccogliere le sfide del
presente che ci chiedono di leggere la storia con gli occhi di Dio che si china
sulle sue creature. Nella
nostra piccolezza e fragilità desideriamo cogliere tutta la tenerezza del Cuore
di Cristo che ci accoglie e ci fa sue discepole per inviarci ad annunciare il
Suo Regno di Pace e di Amore. Tutta
la CM si unisce a voi in questo giorno per dire grazie per quello che siete e
operate nella semplicità e nel coraggio di continuare a seminare nuove proposte
di vita e fecondità in Cile, in Argentina ed in America Latina. Non dimentichiamo la vostra continua
collaborazione a tutta la CM con la vostra disponibilità e generosità. Che
il Signore vi benedica e sostenga ogni vostra iniziativa. Maria
nostra madre, guida e custode vi protegga e vi renda sempre più forti nella
fede e nella speranza. In
comunione. Bologna, 18 Novembre 2013
La
Presidente della CM
Martina
Cecini

inizi cm in cile
Era
l’anno 1986 quando cominciarono a giungere lettere al Centro CM da parte di
alcune giovani, abitanti a S. Bernardo, città vicina a Santiago del Cile. La
richiesta era ben chiara: conoscere la CM. Esse avevano avuto alcune
informazioni da p. Thennissen s.c.j., incaricato in quegli anni della pastorale
giovanile. Questo sacerdote aveva appreso dell’esistenza della Compagnia
Missionaria, con sede centrale a Bologna, da un loro bollettino interno dei
Sacerdoti del s. Cuore.Seguì
per mesi una intensa corrispondenza soprattutto fra me, presidente CM, e queste
ragazze che sempre più manifestavano interesse e desiderio di conoscere a fondo
il nostro Istituto, la sua impostazione, il suo stile, il suo carisma, la sua
missione, la consacrazione vissuta nel mondo… Da parte nostra , insieme ad altri sussidi
informativi, inviammo anche lo Statuto delle missionarie che, ben presto, venne
tradotto in spagnolo, a conferma della voglia di sapere chi era la CM e cosa
comportava una possibile adesione ad essa.Preso
atto di questa crescente voglia di sapere chi eravamo come Compagnia
Missionaria, noi del Consiglio C. decidemmo di andare sul posto per incontrare
le dirette interessate e per dialogare con loro riguardo a quanto stava loro
più a cuore. Nel marzo 1987 spiccai il volo per S. Paolo (Brasile) dove già da
anni operava un gruppo di missionarie nella periferia di quella città. E alcuni
giorni dopo volai a Santiago del Cile.A
distanza di 25 anni tengo ben vivo in me il ricordo di quel primo incontro con
quel futuro germoglio della CM in terra cilena. L’accoglienza fu davvero calda,
entusiasta, segnata da creatività e attenzione fraterna. I giorni che
trascorremmo insieme furono vissuti intensamente. Ogni momento era una buona
occasione per fare domande e dialogare circa l’impostazione, la spiritualità,
il carisma, la missione, la vita di consacrazione….Il tutto per capire come
poteva essere incarnato dentro una realtà secolare e vissuto in serena gioia,
responsabilità e fecondità. Per le “nostre” cilene infatti era essenziale
percepire a fondo anche la dimensione secolare della CM perché a questo
riguardo mancavano loro nel luogo altri modelli di riferimento.Trascorsi
i giorni della mia permanenza in Cile, ci lasciammo ma con la consapevolezza
che niente era più come prima. Da parte mia perché avevo incontrato volti
concreti, ascoltato storie personali, scoperto motivazioni valide per
continuare a coltivare con loro un dialogo a distanza (tramite corrispondenza)
per discernere se tutto questo sarebbe
potuto sfociare o meno in un impegno per un cammino di sequela dentro la CM.Anche
da parte delle “nostre” care cilene sicuramente qualcosa era cambiato, perché
tramite la mia presenza avevano potuto esaudire quel desiderio profondo di
capire un poco più concretamente chi era la Compagnia Missionaria. Credo che da quel momento ambedue le parti, noi
dall’Italia e loro dal lontanissimo Cile, cominciammo a sentirci più rafforzate nell’intento di impegnare cuore, mente, tempo e energie per
coltivare quel fecondo filone di comunicazione allo scopo di scavare sempre più
a fondo in quel meraviglioso dono di Dio che è la vocazione e per rimanere in
quell’inevitabile fatica che comporta il capire dove e come (in quale Istituto)
radicare il proprio sì.Un
anno dopo, nel 1988, ricerca e discernimento cominciarono a prendere corpo da
parte di queste aspiranti cilene. Per la seconda volta ritornai in Cile. E in
questa occasione vivemmo giorni intensi di preparazione all’ingresso nel
periodo di Orientamento, prima tappa di un cammino formativo in vista
dell’adesione alla CM. In questa occasione notai con piacere che all’entusiasmo
dell’incontro dell’anno precedente si era sostituito una gioia pacata e
profonda di chi, individuato il cammino, vuole attrezzarsi al meglio con tutto
ciò che può renderlo più agile, più luminoso, più significativo per sé e per
gli altri.In
questo secondo incontro si attua anche un cambio di testimone: sarà Santina
Pirovano, già in Brasile da anni, che accompagnerà le aspiranti cilene nel loro
cammino formativo. E’
un inizio umile e coraggioso che a poco a poco segnerà una storia, anch’essa da
scrivere e… da raccontare!

di te si dicono cose stupende ... anna santi
Di te si dicono cose stupende, gloriosa città di Dio (sal 87,3)
A pochi mesi
di distanza dalla tua morte mi ritrovo
a scrivere per ricordare un po’ della tua vita vissuta insieme nella Compagnia Missionaria. Qui
davanti a me su quella scrivania, che un giorno era tua, ho messo la tua foto. Il tuo sorriso provoca in me commozione quasi al
punto di interrompere il ricordo, ma la
parola di Dio scuote il mio torpore, mi richiama alla realtà della fede, della
vita, quella Vera: “Donna perché piangi… perché cerchi tra i morti
"colei" che vive? E allora il fare memoria con te apre un
nuovo orizzonte splendente di luci e di colori che hanno illuminato il tuo
cammino di fede tra noi.
Quando i ricordi sono belli e sono
tanti ci si chiede da dove cominciare e come fare a raccontare quanto si è vissuto insieme? Mi hai insegnato che nella
vita ogni giorno si deve ricominciare e soprattutto andare
all’essenziale!!!
Comincio così dal tuo nome. Qui in casa da sempre sei stata conosciuta e chiamata con nomi
diversi:Marianna, Anna, Anna della fattoressa, Annina, Anna Santi…tutti nomi che ti appartenevano e portavano in sé una carica di affetto e di tenerezza
per te. E ogni volta che ti si chiamava rispondevi : “che”?? con quella cadenza originale solo tua, che ricordava e sottolineava la tua origine toscana, alla quale ci tenevi tanto.
La tua vita si è specchiata
nell’icona di Marta e Maria. Avevi fatto del quotidiano il tuo “luogo
teologico”, a tempo pieno. Non svolgevi compiti grandiosi ne progettavi azioni spettacolari.
Hai percorso un cammino in ambienti normali con un cuore semplice e umile,
sempre impegnata a dare il meglio di te stessa. Nei tuoi impegni non usavi la risposta del “pressapoco” ma davi il meglio di te stessa
attraverso una donazione profonda
che trasmetteva a chi ti stava vicino,
il profilo esatto del nostro carisma fondato sull’Ecce Venio e Ecce Ancilla.
Amavi
la semplicità in tutto, anche nel tuo modo di pregare. Ti piaceva paragonare la
tua vita spirituale, la tua ricerca di Dio a quella di Santa Teresa di Gesù
Bambino della quale nutrivi una profonda devozione. La tua maniera di pregare
aveva sempre un’apertura universale perché sapeva cogliere i problemi che
emergevano da ogni angolo del mondo. Come non ricordare la tua fedeltà alla preghiera, in modo particolare alla
recita del rosario, alla revisione di
vita, la partecipazione attiva alla
dinamica del tuo gruppo! Una sorella veramente innamorata della Compagnia
Missionaria. La tua persona viveva con intensità ogni avvenimento che succedeva nella nostra Famiglia: quando si partiva quando
si arrivava, nei momenti gioiosi e altri di sofferenza… Sempre pronta ad
ascoltare tutti. Il tuo sguardo vispo attento e anche un po’ furbo aveva la
capacità di superare brillantemente ogni
discussione o blocchi che si potevano
creare nelle relazioni tra noi. Più
volte mi ripetevi: “un po’ di buono c’è in tutti”.
Ricordo le nostre avventure nelle “Case per Ferie” a Lorenzago poi a Danta, … l’inizio di un lavoro dove nessuna di noi due era preparata a responsabilità tanto alte. Quanto lavoro, quante risate,
quanti amici: il tutto svolto in un clima di gioia e di festa.
Tessere rapporti per te era una cosa normale, semplice che ti veniva bene,
senza tanta fatica. Ti eri fatto una cerchia di amici che ti hanno voluto bene
e ti hanno seguito fino ad oggi. Molti di loro li avrai ritrovati in cielo e
sono certa che da lassù continuerete a fare festa. Lo stare insieme,
condividere parte della storia della nostra famiglia ha costruito e reso feconda la nostra
amicizia fondata sulla stima e affetto reciproco, ingredienti che ci hanno
permesso di camminare sempre… in sintonia!
Grazie Anna per la tua saggezza
e soprattutto per come hai vissuto il
tempo della tua malattia. Senza tanti diplomi o studi vari ci hai dato una
bella lezione di vita da meditare.

bellezza e forza
Carissimi/e tutti/e,
Credo che ciascuna/o di
noi abbia ancora nel cuore l’esperienza della nostra assemblea di luglio scorso
con tutto il suo carico di bellezza e di
forza. Ci è stato donato molto in un clima di vera comunione e di ascolto
accogliente della ricchezza e diversità delle varie realtà di cui ciascuna di
noi è parte.
L’assemblea è stata preparata da
ciascuna di noi e dei nostri gruppi CM con cura ed attenzione. Ringraziamo
molto ad Anna Maria ed al Consiglio precedente perché tutto quello che abbiamo
vissuto lo dobbiamo a loro, alla loro generosità, alla loro dedizione ed
impegno. Per questo desidero ancora una volta dire il mio grazie con tutto il
cuore a quelle che ci hanno precedute.
Sappiamo che l’autore principale di
una assemblea e delle nostre vite è lo Spirito Santo che guida e dirige i
disegni di Dio. E davvero lo Spirito ha aleggiato in quei giorni su di noi con
la sua opera libera e creativa. Ne abbiamo sentito la sua presenza
vivificante. Nei momenti di preghiera
abbiamo potuto contemplare la grande icona della Madonna attorniata dagli
apostoli nel cenacolo. Un’icona bellissima che mi ha ispirato molto perché era
l’immagine biblica della discesa dello Spirito e della nascita della
Chiesa.
Uno dei tanti doni da sottolineare è
stato senz’altro quello di una nuova coscienza della nostra realtà internazionale
guardata con occhi nuovi e con cuore nuovo. Al contempo abbiamo evidenziato la
nostra radice profonda nella storia della CM e negli scritti di P. Albino,
ancora da elaborare meglio, perché anche le giovani che si affacciano alla
nostra famiglia abbiano un punto fermo da cui partire per crescere nella nostra
spiritualità.
L’apertura al nuovo di cui abbiamo
fatto esperienza richiede ora fedeltà e creatività, libertà e
corresponsabilità, collegialità e
partecipazione attiva in un clima di vera comunione dove le diversità sanno
incontrarsi e crescere armoniosamente.
È questo il mio augurio all’inizio
di questo nuovo sessennio che ci aspetta. Che Maria nostra madre, guida e
custodia ci dia il coraggio necessario per aprirci sempre di più all’azione
dello Spirito e ci faccia capaci di seguire Gesù con spirito profetico nelle
“periferie esistenziali” dove ci aspettano coloro che desiderano incontrare il
Regno di Dio e la sua misericordia.
In comunione.

ricordo di anna
Il ricordo di Anna è così intenso e vario che ciascuna di noi può fare
emergere alcuni aspetti senza annullare tanti altri. Pensando a lei ritorno agli anni novanta e
alla condivisione della casa che ambedue amavamo. Io arrivavo da Lisbona e da
una casa di cui ero veramente il cuore; potevo esserlo anche nella grande casa
di Via Guidotti? In quegli anni Anna era ancora abbastanza attiva e aveva in
mano tutta l’organizzazione della casa e la cucina era ancora il suo piccolo
regno. Passavamo tutte da lì quando si usciva e quando si entrava per fare un
saluto, una confidenza, per dire dove andavamo. In quegli anni Centro e gruppo centro era una realtà unica e,
appena arrivata, mi sono trovata ad essere anche la Responsabile del gruppo.
Oltre a tutti gli incarichi quello che veramente desideravo era di essere il
cuore della casa e, penso che sono riuscita ad esserlo, non in concorrenza con
Anna ma in profonda sintonia e comunione con lei. C’è stata tra di noi una
intesa profonda anche nel modo di gestire la casa, i suoi spazi e l’accoglienza
che questa permetteva.
Rimanere e tessere
Sono due verbi che mi
trovo a mormorare quando penso ad Anna. C’era in lei la «vocazione a rimanere»;
infatti è l’unica missionaria di vita fraterna che ha fatto sempre parte dello
stesso gruppo – quello di Via Guidotti.
Ma questo non era indisponibilità al cambiamento o chiusura; no, faceva parte
della sua vocazione specifica dentro
alla grande vocazione CM. «Rimanere» per
costruire uno spazio di accoglienza e di convergenza, per dei servizi umili ma
importanti nel seno di una famiglia, rimanere per essere di contrappeso alla
diaspora, all’andare e venire che ha sempre caratterizzato la vita di Via
Guidotti. L’accoglienza la faceva prima di tutto all’interno del gruppo e della
CM (penso al suo rapporto con tutte le missionarie più giovani, anche quelle
che erano lontane) ma la estendeva a tanti altri. E allora, viene l’altro
verbo: «tessere». Aveva infatti una incredibile capacità di tessere dei
rapporti che formavano un tessuto largo, vario e consistente. La gente che
frequentava la Casa per ferie, che viaggiava con l’ITER (anche lei è stata una
viaggiatrice abituale), le studenti che si ospitavano in casa nostra, la gente
di Vaiano, i lavoratori e gli operai che lungo gli anni hanno servito la nostra
casa, i familiari delle missionarie, i poveri…Non erano rapporti superficiali;
ho potuto costatare che per alcuni Anna è stata un punto di riferimento
fondamentale come lo poteva essere una madre. Negli anni in cui ha lasciato il
lavoro della cucina e ha preso quello del telefono questa vasta rete di
rapporti ha continuato e si è ancora di più rafforzata. E il suo piccolo studio
era punto di passaggio obbligato per tutte/i quanti entravano e uscivano di
casa. Tutto ci parlava dello spessore di una presenza che sapeva «rimanere e tessere»; rimanere con
tranquillità al suo posto e tessere «guardando lontano», come ci invitava P.
Albino.
Fiducia in Dio e nella CM
Il nostro Statuto ha scolpito
in Anna alcuni atteggiamenti fondamentali; per esempio quello di «rimanere al proprio posto, con serenità di
spirito e di volto, anche quando è necessario molto sacrificio, il sapere
vedere ciò che deve essere fatto per prevenire la preoccupazione e la fatica
altrui», quello di accettare «con
serenità la povertà dei nostri limiti personali, familiari, comunitari e
sociali, per servire Dio e i fratelli secondo le possibilità ricevute».
Tutto questo l’a aperta «alla beatitudine
evangelica di coloro che soprattutto in Dio ripongono le risorse del loro coraggio
e della loro speranza» (cfr. St. 57).
L’anzianità e la malattia
sono state compagna di viaggio negli ultimi anni della vita di Anna. Ma anche
in questo periodo non l’ha abbandonata la beatitudine della fiducia e della
speranza. Fiducia in Dio, certamente, ma anche fiducia nell’Istituto di cui si
sentiva parte integrante. Quando il gruppo di Via Guidotti, per motivi di
ristrutturazione della casa, ha dovuto andare in diaspora, anche a lei è
toccato andare fuori casa: è stata ricoverata a Villa Iris, una casa di riposo
a Casalecchio di Reno. Sappiamo che non si è mai sentita buttata fuori casa,
che non si à mai lamentata, che ha accettato questa situazione di passaggio,
comprendendone le motivazioni e fidandoci delle sue sorelle. Fidarci di Dio è
fidarci anche delle mediazioni che Lui ci offri nel nostro cammino.
Anna, che come abbiamo
detto sopra, è sempre vissuta in Via Guidotti, è morta anche in questa casa; è
precisamente la prima missionaria a morire in questa casa. Trovo questo
profondamente simbolico! In due momenti in quel giorno ci siamo radunate/i
intorno al suo letto. Sapevamo che forse l’ora del passaggio era arrivata. Nel
primo c’era anche P. Bruno Scapin che l’a accompagnata in questi ultimi anni e
P. Albino al fianco del suo letto; noi disposte intorno come una corona di
affetto e di intercessione…e poi più tarde, quando alla fine dell’adorazione,
Anna Maria ci chiamò e siamo corse tutte. E tutte l’abbiamo accompagnato in
quel suo passaggio, in quel suo esodo. Drammatico e semplice, allo stesso
tempo.
Quella sua camera, con la
grande finestra sul parco, era il mio ufficio negli anni novanta. Uno spazio
carico di vita, denso di vissuti CM che, con questa morte, diventa spazio
sacro, richiamandoci ad una vita vissuta in pienezza e in radicale adesione al
Dio-Amore che ci conduce, come singole e come Famiglia. In questo periodo
assembleare, alla camera di Anna, come ancora viene chiamata, sono state
destinate Mudji e Antonieta. Credo che Anna sarà stata molto soddisfatta di
queste ospiti.
