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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
statuto dei familiares
 
CAPITOLO 1° LA COMPAGNIA MISSIONARIA DEL S. CUORE "Vi sono (nella Chiesa) diversità di carismi . Però tutti sono distribuiti dal medesimo Spirito. Egli li dona - a ciascuno come vuole; - solo e sempre per l'utilità comune". (cfr. 1 Cor 12, 4-11) "E' sempre l'unico ed identico Spirito il principio dinamico della varietà e della unità nella Chiesa di Dio. Il fedele laico (obbediente all'azione di salvezza dello Spirito) . . . deve vivere in un continuo scambio con gli altri, con un vivo senso di fraternità, nella gioia di una eguale dignità e nell'impegno di far fruttificare insieme l'immenso tesoro ricevuto in eredità". (CFL n. 20) 1. La Compagnia Missionaria del S. Cuore é un Istituto Secolare che trova nella spiritualità di amore e di oblazione, colta dalla S. Scrittura ed espressa in modo culminante dal mistero del Cuore trafitto di Cristo, l'alimento della sua vita interiore e della sua missione. 2. Questa spiritualità costituisce il carisma "specifico" della Compagnia Missionaria, il carisma cioé che, attraverso p. Dehon, le é stato donato dallo Spirito e che la fa esistere nella Chiesa con uno stile proprio. 3. La Compagnia Missionaria del S. Cuore é composta: - dalle Missionarie chiamate al servizio della spiritualità di amore e di oblazione e alla consacrazione totale di se stesse a Dio, mediante i voti di povertà, castità e obbedienza; - dai Familiares che si impegnano con una specifica promessa a vivere la spiritualità e la missione dell'Istituto. 4. I Familiares pertanto sono coloro che, accogliendo l'invito di Dio, danno alla propria vita lo stile di pensiero e di azione della Compagnia Missionaria del S. Cuore, secondo il carisma che le é specifico. 5. Il presente Statuto traccia le linee del programma di vita dei Familiares, perché il dono della vocazione all'amore e all'offerta di se stessi con il Cuore di Cristo sia autentico ed efficace. 6. La Compagnia Missionaria é aperta alle aspirazioni ed ai problemi di tutti gli uomini. Si propone, però, di vivere particolarmente unita ai Gruppi ecclesiali che si ispirano all'eredità di p. Dehon e di dare il suo contributo per la vita, l'espansione e la fecondità di tutta la Famiglia Dehoniana. CAPITOLO 2° IL NOSTRO PROGRAMMA DI VITA a) La Spiritualità "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri (Gv 13, 34). Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".(Gv 15, 13) "Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che hanno, direttamente o indirettamente, una utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo".(CFL n. 24) 7. La nostra spiritualità nasce e si alimenta nella contemplazione del Cuore di Gesù. Attraverso la ferita del costato Egli ci fa dono del suo Spirito e, nell'effusione dell'acqua e del sangue, ci purifica dal peccato e ci rinnova nella carità. Noi vogliamo essergli profondamente riconoscenti realizzando il dono di noi stessi nell'impegno quotidiano a vivere la sua totale disponibilità al Padre e agli uomini. Le esigenze dell'imitazione del Cuore di Gesù si concretizzano soprattutto in due disposizioni di spirito e di vita: - l'amore che si fa "comunione", che ci fonde nell'unità; - l'oblazione, ossia l'offerta di quanto siamo e possiamo perché tutto diventi testimonianza di amore e "con Cristo e in Cristo" contribuisca alla salvezza di tutti gli uomini. 8. La vita di amore, vissuta intensamente sino a farci "comunione" con Dio e con i fratelli, rappresenta il culmine di quanto ha fatto e detto Gesù. Qui si compie pienamente il nostro impegno spirituale. 9. Alla scuola del Cuore di Gesù impariamo anzitutto a realizzare la "comunione" con Dio mediante: - l'impegno ad accogliere e coltivare la vita di grazia e l'attenzione a tutte le circostanze per testimoniarla ai fratelli; - l'accettazione umile e generosa della sua volontà nell'ordinarietà della nostra giornata e nelle circostanze particolarmente difficili o dolorose che la vita presenta. Il "sì" di Gesù e di Maria, espressione della totalità del loro servizio, costituisce l'atteggiamento caratterizzante l'amore che vuole farsi "comunione". 10. Questa vivace e operosa "comunione" con Dio diviene la premessa necessaria della nostra "comunione" con i fratelli. "Questo é il comandamento che abbiamo ricevuto da Lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello" (1 Gv 4, 21). 11. Fare "comunione" con i fratelli significa "perdersi" per ritrovarsi nel Cuore di Cristo e farsi con Lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, accoglienza, forza unitiva . . . con tutti. 12. Il nostro cammino di carità - parte da chi ci sta a fianco, o condivide il nostro stesso ideale di vita; - ma abbraccia e si mantiene carico di attenzione, di benevolenza, di aiuto. . . per tutti gli uomini, specialmente i più bisognosi. 13. Pertanto, aiutati efficacemente dallo Spirito Santo che educa il cuore degli uomini e lo mantiene "nuovo" nell'amore, ci sentiremo impegnati a presentarci contrassegnati in tutto e sempre dalla carità, segno visibile della presenza di Dio che é amore. 14. La pratica della carità, in tutta l'estensione delle sue esigenze, ci domanderà a volte una grande capacità di sacrificio. Allora, soprattutto, chiederemo con insistenza al Cuore di Gesù la fedeltà al nostro impegno di vocazione per essere continuazione e complemento della sua immolazione. 15. La nostra vita, dunque, sarà tutta protesa all'offerta di noi stessi e della nostra attività, in unione alla santità ed ai sentimenti del Cuore di Gesù. I rapporti di famiglia e di lavoro, i contatti con le persone, le vicende liete e tristi, le tante cose minutissime di cui si compone la nostra giornata . . . tutto può e deve divenire un sacrificio di amore dove, più che la vastità dell'offerta, Dio gradisce l'intensità dell'affetto. Anche agli occhi dei fratelli essa acquista efficacia di grazia nella disponibilità paziente, nella semplicità e nel sorriso. b) La Missione Disse Gesù agli apostoli: "Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e fino agli estremi confini della terra".(Atti 1,8) " I Laici sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico . . . rendendo così visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza di vita".(LG n. 31) "La comunione ecclesiale é un grande dono dello Spirito Santo che i fedeli laici sono chiamati ad accogliere con gratitudine e vivere con profondo senso di responsabilità. Ciò si attua concretamente mediante la loro partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa al cui servizio, ciascuno a suo modo, pone il proprio carisma e le proprie capacità".(CFL n .20) 16. La nostra missione, come la spiritualità, trova alimento e sprone nella contemplazione del Cuore di Gesù. Il Costato trafitto ci manifesta la dimensione e il prezzo dell'amore di Dio, che si é donato a noi in Cristo, e perdura nella Chiesa. Egli ci domanda con insistenza adesione e collaborazione. 17. Così noi consacriamo tutte le nostre capacità e possibilità al servizio della Chiesa e del mondo, impegnandoci nell'evangelizzazione e nella promozione umana, secondo il carisma della Compagnia Missionaria del S. Cuore. Per questo promuoviamo quanto aiuta l'uomo ad incontrare Cristo ed a elevare il livello morale e sociale della sua vita. 18. Vogliamo anche fare gran conto del senso della famiglia, della competenza professionale, della giustizia e di tutte le virtù che riguardano i rapporti sociali, perché, ovunque ci troviamo e lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di Cristo e "scrivere la legge divina nella vita della città terrena" (GS n. 43). 19. Consapevoli che l'uomo é per sua natura sociale e che piacque a Dio riunire tutti i credenti per farli suo Popolo (cfr. 1 Pt 2, 5ss) e un unico corpo in Cristo (cfr. 1 Cor 12,12), coltiveremo un forte spirito comunitario. Ci inseriremo come forze attive e vivificatrici nelle espressioni apostoliche della nostra parrocchia, della nostra diocesi e negli organismi civili che curano e promuovono il bene sociale. Soprattutto ci sentiremo chiamati a rendere presente ed operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra, se non per mezzo nostro (cfr. LG n. 33). 20. La disposizione con cui vivremo la nostra missione sarà di continua comunione con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, con tutta la Chiesa, le sorelle ed i fratelli di ideale. Ci lasceremo guidare da Maria perché, ovunque ci troviamo e lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di Cristo. CAPITOLO 3° LA NOSTRA PREGHIERA "Gli apostoli ritornarono a Gerusalemme (dopo l'ascensione di Gesù al cielo) ed erano assidui e concordi nella preghiera con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui".(At 1, 12-14) "Il rapporto con Dio é elemento costitutivo dello stesso "essere" ed "esistere" dell'uomo: é in Dio che noi "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo".(CFL n. 39) 21. Noi Familiares vogliamo presentare ai fratelli uno stile di vita che sia espressione evidente della nostra cordiale amicizia con il Signore Gesù. Il suo Cuore ferito é l'immagine viva che ci manifesta tutto l'amore e la misericordia che egli ha avuto per noi. Ma l'amore domanda amore. Così tutta la nostra vita si trasformerà in offerta di amore: le premure per la famiglia, la fatica del lavoro, la distensione del tempo libero, l'azione di apostolato . . . Tutto deve entrare nella ricerca di una cordiale "vita a due", come consigliava San Paolo ai cristiani di Colossi: "Tutto quello che fate, in parole e opere, fatelo tutto nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui" (Col 3,17). 22. Un aiuto sicuramente efficace per costruire e mantenerci nell'amicizia con il Signore Gesù ci é dato dalla preghiera. Gradualmente essa ci addentra nelle disposizioni e nei sentimenti del Cuore di Gesù e favorisce un'operosa "comunione" con Lui, in docilità allo Spirito Santo. Ci può essere di stimolo, al riguardo, l'affermazione con cui Gesù ha sancito l'assoluta dipendenza del nostro sforzo dall' azione gratuita della sua grazia: "Io sono la vite e voi siete i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla". (Gv 15,5) 23. I momenti di preghiera particolarmente efficaci per la nostra crescita cristiana, nelle linee che lo Spirito ha tracciato al nostro Istituto, sono: * la S. Messa. Qui "troviamo il Cuore di Gesù vivente, amante, ferito, presente come l'Agnello immolato e offerto al Padre" (p. Dehon). Noi siamo fortemente stimolati ad unirci alla sua offerta e al suo sacrificio donando all'ordinarietà della nostra vita il valore della sua santità e della sua potenza redentrice. * la meditazione della Parola di Dio; una breve sosta quotidiana per la riflessione e la lettura pregata su una pagina del Vangelo, al fine di cogliere nell'insegnamento e nell'esempio di Cristo un indirizzo sempre più conforme allo stile di Dio e alle finalità che Egli ha proposto alla nostra Famiglia; * l'adorazione di Gesù Eucaristia, la fede che si é fatta amicizia, diventa un forte richiamo ad una sosta quotidiana davanti al Tabernacolo: - per portare a Gesù la nostra lode, il nostro ringraziamento . . . - per aprirgli il nostro cuore, dargli il nostro affetto, esprimergli i nostri desideri, parlargli delle nostre difficoltà . . . - farci intercessori per i problemi che travagliano la Chiesa, la nostra famiglia, il mondo intero . . . - per imparare ad offrirci al Padre con Cristo e come Cristo. Se non é possibile andare materialmente in chiesa, e fare un quarto d'ora di Adorazione di presenza, é bene che l'Adorazione sia fatta almento in spirito, trovando nel cuore della giornata uno spazio di tempo per questo scopo. 24. Nel determinare il proprio impegno di preghiera e nell'aderirvi quotidianamente con libertà, ma anche responsabilmente, ciascuno sceglierà tra le espressioni indicate, quelle che sono più confacenti alla sua situazione di vita e al compito di essere, in mezzo ai fratelli, testimonianza di Dio e della spiritualità dell'Istituto. 25. Una particolare importanza daremo al sacramento della Riconciliazione a cui ci accosteremo con frequenza, come momento di incontro con l'amore misericordioso di Dio. Nel sangue di Cristo, Egli ci purifica, ci santifica, ci rigenera a creature nuove capaci di comunione, di amicizia, di gratuità e di dono. 26. L'apertura alla preghiera sarà favorita, oltre che dalla volontà di donazione all'amore del Cuore di Gesù, anche dalla consapevolezza dell'urgenza della nostra missione nella Chiesa e nel mondo. Essa ci aiuterà a scoprire l'amore di Dio operante nella storia e a riempirci il cuore della inquietitudine degli uomini e della loro sete di speranza e di salvezza. 27. Modello perfetto di unità tra le attività temporali e la vita di preghiera, é la Vergine Maria. "Mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, ella era sempre intimamente unita al Figlio suo e cooperava in modo tutto singolare all'opera del Salvatore" (A A n. 4). CAPITOLO 4° AMMISSIONE E FORMAZIONE "Tutti gli appartenenti al Popolo di Dio, in virtù del Battesimo e della Confermazione, sono chiamati indistintamente, a collaborare alla missione salvifica della Chiesa e alla sua testimonianza di santità".(LG n. 33) "In un mondo secolarizzato, le varie forme aggregative possono rappresentare per tanti un aiuto prezioso per una vita cristiana coerente alle esigenze del Vangelo e per un impegno missionario e apostolico".(CFL n. 29) 28. L'ammissione di nuovi Familiares é un fattore determinante per la vita della Compagnia Missionaria del S. Cuore e per lo svolgimento sereno ed efficace della sua missione nella Chiesa e nel mondo. Pertanto tutti si sentiranno in dovere di prodigarsi per l'incremento dell'Istituto. 29. I requisiti necessari per l'accettazione tra i Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore sono: a) l'impostazione sinceramente cristiana del pensiero e della pratica di vita; b) la volontà di conoscere e valorizzare la spiritualità dell'Istituto per dare maggiore specificità C.M. alla propria fisionomia cristiana e per rendere più efficace, nella comunione fraterna, il lavoro di apostolato; c) una psiche sana ed equilibrata; d) l'età normalmente non superiore ai 60 anni. 30. L'inizio del cammino di formazione é segnato ufficialmente da una breve funzione religiosa, le cui determinazioni particolari sono lasciate alla creatività e agli usi locali. Durante tale funzione, l'aspirante esprimerà la sua volontà di adesione con la seguente formula: "Con l'accettazione fiduciosa del progetto di amore che Dio vuole evidenziare nella mia vita, alla scuola del Cuore di Gesù, io . . . . . . . . . . . condotto per mano da Maria, do la mia adesione al periodo di formazione dei Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore per vivere ogni momento della mia giornata in comunione di amore e di offerta con il Cuore di Gesù. Mi impegno anche a mantenermi in comunione con tutti i membri dell'Istituto per essere con loro testimone di serenità, nella pace e nella speranza. Questa é la mia volontà. Si degni il Cuore di Gesù di accogliermi e benedirmi. Amen!" 31. Il periodo di formazione degli aspiranti, normalmente ha la durata di due anni. Durante questo periodo l'aspirante frequenterà gli incontri che gli saranno segnalati, ai fini di maturare la propria personalità, sia sul piano umano che su quello cristiano, e per inserirsi gradualmente nella specificità del carisma e della missione della Compagnia Missionaria del S. Cuore. 32. Se l'aspirante é sacerdote, il periodo di formazione l'aiuterà a rendere più vivace la luce del carisma che gli fu dato per l'imposizione delle mani del vescovo (cfr. 2 Tim 1,6). Comunque anche per il sacerdote resta necessaria la conoscenza di quanto l'Istituto propone di vivere e testimoniare per rendere più caratteristica la sua fisionomia e più ricco di grazia il suo servizio di fede. 33. La preparazione degli aspiranti é affidata ai "Responsabili della formazione". Essi vengono scelti dal Consiglio Centrale dei Familiares, in ragione della preparazione e della disponibilità necessarie per lo svolgimento di tale lavoro. Se occorrerà, il Consiglio Centrale dei Familiares potrà sollecitare la collaborazione delle Missionarie. I Responsabili della Formazione durano in carica tre anni, ma possono essere rieletti più volte per assicurare al loro lavoro il contributo della esperienza e della preparazione. 34. Trascorso il periodo di preparazione, l'aspirante presenterà al Consiglio di Gruppo la domanda per l'ammissione definitiva. Il Consiglio di Gruppo, sentito il parere del Responsabile della formazione, l'accetterà o meno e, dopo averla corredata del proprio parere, la inoltrerà al Consiglio Centrale dei Familiares. Gli aspiranti che abitualmente, o quasi, sono assenti, anche per giusto motivo, dagli incontri di formazione, non possono essere accolti definitivamente tra i Familiares. 35. La domanda di ammissione definitiva deve essere corredata del: - certificato di nascita; - certificato di battesimo e di confermazione; - stato di famiglia. 36. L'accettazione degli aspiranti, a Familiares, non é legata ad una particolare data, ma é bene che venga fatta, possibilmente, in una circostanza significativa della vita della Compagnia Missionaria del S. Cuore, con la presenza del Responsabile Centrale, o di un suo delegato, dei Familiares del Gruppo e di coloro che gli aspiranti crederanno opportuno invitare. Si compirà secondo il Cerimoniale proprio dei Familiares, con la recita della seguente formula: "O Dio, Padre di misericordia, ti lodo e ti ringrazio per il dono che la tua bontà oggi mi vuole elargire. In comunione di offerta con il tuo Figlio e con tutta la Chiesa, guidato da Maria madre, guida e custode della nostra Famiglia, io . . . . . . . . . . . . . . . do la mia adesione come Familiaris alla Compagnia Missionaria per vivere totalmente donato al Cuore di Gesù e ripetere in mezzo ai fratelli la sua piena disponibilità all'amore e all'oblazione. Mi impegno anche a condividere, secondo le mie possibilità, la missione di grazia e di salvezza che lo Spirito ha donato alla nostra Famiglia. Amen!" 37. I Familiares rinnovano la promessa ogni anno per mantenersi nella freschezza e nell'entusiasmo della loro donazione. La circostanza, verrà preparata da una giornata di ritiro spirituale. 38. La rinnovazione della promessa sarà fatta secondo le modalità descritte nel Cerimoniale dei Familiares, usando la seguente formula: "Mio Dio, ti lodo e ti ringrazio perché, in comunione di offerta con Cristo e con tutta la Chiesa, io . . . . . . . sono chiamato oggi a rinnovare la mia adesione come Familiaris alla Compagnia Missionaria del S. Cuore. Mantienimi discepolo fedele del Cuore di Gesù perché possa continuare a vivere la sua disponibilità all'amore e all'oblazione nella mia famiglia, nel posto di lavoro, nei contatti occasionali o di amicizia . . . e, nel servizio di bene che il tuo Spirito sollecita all'Istituto. Maria, madre, guida e custode della Compagnia Missionaria del S. Cuore, prega per noi! Amen!" 39. Se qualcuno desidera ritirarsi dai Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore, lo può fare liberamente, anche senza aspettare la circostanza della rinnovazione annuale della promessa. Sarà sufficiente che ne dia comunicazione scritta al Responsabile del suo Gruppo che informerà, quanto prima, il Responsabile Centrale dei Familiares. Non é richiesta nessun'altra formalità per lasciare i Familiares C.M., né sussiste, per chi si é ritirato, alcun vincolo di coscienza per quanto promesso e fatto precedentemente. 40. Anche se ha concluso il periodo di preparazione e é entrato nell'Istituto, il Familiaris dovrà sentirsi nella necessità di continuare, in modo sistematico e permanente, la propria formazione umana e cristiana. Nella misura del possibile, frequenterà: * i corsi di S. Scrittura, di teologia, di catechesi . . . per "laici" organizzati nella propria diocesi o altrove; *gli incontri di preghiera, di formazione, di spiritualità . . . promossi periodicamente dall' Istituto, a livello locale e nazionale. Coglierà con attenzione ogni altra occasione capace di aggiornarlo sui problemi della Chiesa e della società civile, ai fini di crescere nella sua maturità cristiana e C.M. e rendersi, in modo sempre più autentico, strumento di grazia e di salvezza. CAPITOLO 5° LA VITA DI GRUPPO La prima comunità cristiana "era assidua nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere . . . Chi aveva proprietà e sostanze ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno". (At 2, 42-45) "La vita di comunione ecclesiale diventa un segno per il mondo e una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv. 17,21). In tal modo la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa missione".(CFL n. 31) 41. I Familiares sono raccolti in Gruppi, in ragione della loro dislocazione geografica. Questo motivo di carattere pratico si eleva, nella fede, a collaborazione all'azione salvifica di Cristo: "Padre, ti prego, che essi siano "uno" come noi siamo "uno" . . . Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (cfr. Gv 17,21). Secondo la dottrina del Concilio Vaticano II°, la vita di Gruppo assume anche una luminosa significazione della realtà della Chiesa: "Essa é un "segno" della comunione e della unità della Chiesa in Cristo". (A A n° 18). 42. Dunque accettare, amare, contribuire operosamente alla vita del Gruppo significa, per noi Familiares, inserire la nostra vita e la nostra attività nella vita e nell'attività di Dio, di colui che, nella diversità delle Persone, é "uno" nella sostanza e vuole proiettata in tutte le realtà della terra l'immagine della sua unità (cfr LG nn. 1-4). 43. Alla ricchezza del significato teologico, la vita di Gruppo unisce un impareggiabile aiuto di ordine morale. Il trovarsi insieme per pregare, ascoltare la parola di Dio, scambiarsi idee, esperienze, difficoltà . . . stimola la generosità, mantiene la vivacità della testimonianza e del servizio . . . Soprattutto assicura l'appoggio della grazia, secondo la promessa fatta da Gesù: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). La vita di Gruppo favorisce la crescita umana, intellettuale e spirituale dei suoi membri. L'esempio di volontà e di coraggio di chi sa affrontare quanto é necessario per farsi fermento di Cristo, diviene stimolo per tutti. Così una buona preparazione teologica e biblica, una conoscenza aggiornata dei principali problemi della Chiesa e del mondo . . . non appaiono più una meta impossibile, ma traguardo necessario per mantenersi nel solco della missione liberatrice e vivificante di Cristo. 44. Lo "spirito di corpo" costituisce un impegno irrinunciabile per noi Familiares, anche per realizzare, con la nostra presenza, una espressione sensibile della spiritualità che ci é specifica: l'amore vissuto al punto da divenire "comunione" con Dio e con i fratelli. Pertanto la ricerca e la salvaguardia dell'unità ci porterà: - a una partecipazione dinamica e creativa alla vita e all'attività del nostro Gruppo; - a mantenerci in "comunione" vivace con tutti gli altri Gruppi: informazione, proposte, collaborazione, incontri . . . ; - a condividere, nella misura del possibile, le attività promosse dall'Istituto. 45. Ogni Gruppo é animato dal Responsabile con la collaborazione del Segretario e dell'Amministratore. L'elezione del Responsabile, del Segretario e dell' Amministratore, viene fatta dai Familiares del Gruppo, a mezzo votazione. Mentre per il Responsabile é necessaria la maggioranza assoluta o, dopo due scrutini inefficaci, quella relativa, per il Segretario e per l'Amministratore basterà la maggioranza relativa. L'elezione del Responsabile del Gruppo dovrà essere convalidata dal Responsabile Centrale con voto consultivo del suo Consiglio. Il Consiglio di Gruppo é composto da tutti gli appartenenti al Gruppo stesso. 46. L'incarico del Responsabile e dei suoi collaboratori ha la durata di tre anni, ma può essere rinnovato per lo stesso periodo. Però é opportuno l'avvicendamento nell'animazione del Gruppo per una condivisione delle responsabilità, ma anche come concreta espressione di apprezzamento dei doni che lo Spirito ha affidato a ogni Familiaris. 47. Compito del Responsabile é soprattutto l'animazione e la vitalità del Gruppo: - organizzando gli incontri mensili e svolgendo, nell'occasione, gli argomenti di studio e di riflessione proposti dal Responsabile Centrale per quell'anno sociale; - stimolando l'impegno degli appartenenti al Gruppo perché siano coerenti alle esigenze della loro vocazione. A questo riguardo, il Responsabile deve trascinare gli altri con il suo esempio e, ove occorra, prendere le necessarie iniziative; - inviando, a conclusione dell'anno sociale, relazione scritta al Consiglio Centrale dei Familiares, del cammino del Gruppo e dello svolgimento degli argomenti proposti. I membri che, senza giusto motivo, mancassero abitualmente a detti incontri, o li eludessero con una certa facilità, non saranno ammessi, dal Consiglio di Gruppo, alla rinnovazione annuale della Promessa. 48. Il Segretario redigerà il verbale dei Consigli di Gruppo e la relazione degli incontri mensili. Prenderà nota, in brevi notizie di cronaca, di tutto quello che interessa l'attività del Gruppo e delle circostanze straordinarie della vita dei singoli Familiares. 49. L'Amministratore curerà l'economia del Gruppo. E' bene, infatti, che ogni Gruppo abbia la propria cassa dove ognuno é chiamato a versare periodicamente, secondo le sue possibilità, un contributo per: - far fronte alle necessità finanziarie per la vitalità del Gruppo e per partecipare concretamente alle possibili varie iniziative di solidarietà ed apostoliche da esso promosse; - alimentare la cassa centrale per l'animazione ed il governo dei Familiares. L'Amministratore terrà la registrazione aggiornata di tutti i movimenti economici del Gruppo. A conclusione dell'anno sociale presenterà al Gruppo la situazione economica e terrà conto degli eventuali rilievi. Poi invierà copia del bilancio all'Amministratore Centrale. CAPITOLO 6° IL SERVIZIO DEL CORPO DIRETTIVO CENTRALE "Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non é più grande del padrone, né un apostolo é più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati, se le metterete in pratica"(Gv 13, 14-17). 50. Gesù, il "Signore" e il "Maestro" che sta in mezzo ai suoi discepoli come "colui che serve", é la norma e il modello di chi ha la responsabilità dei Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore. 51. Accanto all'insegnamento evangelico, c'é il ricordo storico: nel suo nascere l'Istituto é stato posto nelle mani di Maria, nominata "Direttrice generale e perpetua". Coloro che, nel tempo, saranno preposti alla guida della Compagnia Missionaria del S. Cuore dovranno considerarsi i "sostituti" di Maria ed esprimerne, in ogni parola e atteggiamento, lo spirito e la virtù. 52. Il servizio di animazione e di governo ordinario sarà accompagnato da intensa preghiera, ma lo saranno soprattutto le circostanze straordinarie, così che tutto sia deciso nella sapienza dello Spirito Santo, secondo il Cuore di Gesù. 53. Il servizio direttivo centrale dei Familiares é composto: - dalla Assemblea Generale; - dal Responsabile Centrale e suo Consiglio. 54. L'Assemblea Generale é convocata: a) ordinariamente ogni cinque anni, con il compito di: - eleggere il/la Responsabile Centrale ed il suo Consiglio; - esaminare e possibilmente risolvere, sotto la guida dello Spirito Santo e con l'aiuto di Maria, i problemi più importanti relativi alla identità, allo sviluppo, alla missione dei Familiares, in armonia con gli insegnamenti della Chiesa e con le esigenze della realtà storica in cui si vive. b) straordinariamente: quando lo esigono ragioni urgenti, secondo il parere del Responsabile Centrale e del suo Consiglio espresso con voto deliberativo. 55. La convocazione dell'Assemblea Generale, sia ordinaria che straordinaria, con determinazione del luogo e della data di celebrazione, é fatta dal Responsabile Centrale e, in sua mancanza dal vice Responsabile, con il voto deliberativo del suo Consiglio. Nella lettera di convocazione é bene che vengano indicate alcune linee di preparazione spirituale all'Assemblea, perché possa essere ripetuto "Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi" (Atti 15, 28). 56. Nell' allegato n. 1 del presente Statuto sono esposte le norme che regolano la convocazione, la partecipazione e la celebrazione dell'Assemblea Generale, sia ordinaria che straordinaria. Esse, nella misura del possibile, saranno seguite con fedeltà. 57. Quanto é stato determinato da una Assemblea Generale resta in vigore fino alla celebrazione della successiva Assemblea Generale e oltre, se da questa non é espressamente revocato. 58. Le decisioni dell'Assemblea Generale, animeranno l'attività direttiva del Responsabile Centrale e suo Consiglio. 59. Il Responsabile Centrale rappresenta il perno d'unione di tutti i Familiares. Anno per anno, insieme al suo Consiglio, il Responsabile Centrale preparerà un programma di riflessione e di studio a cui si atterranno tutti i Gruppi dei Familiares, adattando modalità di vita, di preghiera, di servizio alla mentalità ed ai costumi della propria terra. L'essenziale per tutti infatti é di progredire nelle esigenze della comune vocazione, quali che siano le espressioni esterne che la caratterizzano. 60. Il compito del Responsabile Centrale é l'animazione dei Gruppi, il collegamento con essi e lo stimolo al loro incremento numerico. Per questo egli avrà cura di: - studiare e suggerire le iniziative più adatte a tali scopi; - coltivare i rapporti di corrispondenza, soprattutto quando, a chiusura dell'anno sociale, i Responsabili locali gli manderanno la relazione del lavoro svolto e della situazione del loro Gruppo; - fare tutto il possibile per visitare di persona, o a mezzo Consigliere, i singoli Gruppi, almeno una volta nel decorso del suo mandato. 61. Annualmente, nella circostanza che sarà ritenuta migliore, il Responsabile Centrale e il suo Consiglio si uniranno, in seduta plenaria, con il Consiglio Centrale delle Missionarie, per studiare le reciproche modalità di rapporto e per programmare insieme il calendario di vita e di attività. 62. Nel disimpegno del suo mandato, il Responsabile Centrale é aiutato dal suo Consiglio, composto da due Consiglieri eletti dalla Assemblea Generale. Egli terrà in massimo conto i loro suggerimenti, ed ogni possibile diversità di vedute sarà sciolta nel dialogo paziente ed aperto. 63. Il primo Consigliere fungerà da Vice Responsabile. Egli prenderà nota diligente di quanto viene trattato in Consiglio e porterà sollecitamente a conoscenza dei Responsabili locali, di quanto il Consiglio Centrale ha deciso di comunicare loro. Nel caso che, per qualsiasi motivo, il Responsabile Centrale venisse a mancare, o diventasse inabile all'espletamento del suo incarico, il Vice ne assumerà il compito a tutti gli effetti. Se sarà il caso, convocherà anche l'Assemblea Generale Straordinaria perché provveda alla elezione di un nuovo Responsabile Centrale. 64. Il secondo Consigliere abbina alla sua carica l'impegno amministrativo dell'intero corpo dei Familiares. Egli eserciterà questa missione con senso di responsabilità ed avrà cura di raggiungere una buona competenza per tutti i problemi economici che possono occorrere. Agirà sempre in piena sintonia con il Responsabile ed il suo Consiglio, vietandosi ogni espressione amministrativa indipendente. Si terrà in contatto con l'Amministratore di ogni Gruppo. Annualmente presenterà il bilancio generale e la relazione del lavoro compiuto. Il Consiglio Centrale dei Familiares, se é necessario farà i suoi rilievi e procederà o meno, alla sua approvazione. In occasione della celebrazione dell'Assemblea Generale, relazionerà sull'attività Amministrativa relativa al quinquennio e sarà l'Assemblea stessa a deciderne l'approvazione. Il Responsabile Centrale e i suoi Consiglieri restano in carica cinque anni, e possono essere rieletti solo per un periodo di egual durata. 65. Le linee strutturali e di ordinamento presentate dallo Statuto hanno la finalità di aiutare i Familiares a vivere e svilupparsi nell'indirizzo di spirito della Compagnia Missionaria del S. Cuore. Ricordando che nella stessa linea di grazia vivono le Missionarie CM, i Sacerdoti del S. Cuore, i Gruppi e i Movimenti laicali che si ispirano agli ideali spirituali di p. Dehon, favoriranno e daranno l'adesione a tutto ciò che é espressione di studio comune, di collaborazione, di crescita "insieme". E' la "comunione" infatti che testimonia il nostro inserimento totale nella fede cristiana e provoca irresistibilmente l'avvicinarsi degli uomini alla salvezza di Dio (cfr. Gv 17, 21). 66. La via tracciata dal presente Statuto é quella che ci indica la risposta che dobbiamo dare alla vocazione che abbiamo accolto. Per questo la vogliamo seguire con fedeltà, generosità e gioia. "Perdete tutto piuttosto che perdere la carità" (P. Albino Elegante) ALLEGATO N. 1 N.B. L'esposto, per praticità, é tutto al maschile, ma ha valore, in piena parità anche per il femminile. 1. Lo Statuto dei Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore, ai nn. 54, 55, determina il tempo e le persone competenti per la convocazione dell'Assemblea Generale. Qui vengono esposte le norme che ne regolano: - la convocazione, - la partecipazione, - la celebrazione, - le elezioni. 2. Perché l'Assemblea Generale raggiunga gli obiettivi per cui é stata convocata, deve essere preceduta da una seria preparazione circa gli argomenti che saranno trattati. Per questo motivo é necessario che essa sia convocata almeno un anno prima della sua celebrazione. Così i Familiares possono far oggetto di studio e di preghiera quanto sarà argomento da discutere e determinare. Allora chi parteciperà all'Assemblea, porterà, con il proprio, il contributo di pensiero di tutti i componenti del suo Gruppo. 3. Partecipano all'Assemblea: * di diritto - p. Albino Elegante, fondatore della C.M. - il Responsabile Centrale e i membri del suo Consiglio, - i Responsabili di Gruppo, - La Presidente delle Missionarie C.M. * per elezione La partecipazione all'Assemblea, con diritto di voto, é riservata ai Familiares. La loro elezione viene fatta secondo le norme sotto esposte, mantenendosi però "aperti" alle necessarie eccezioni, in considerazione della particolare situazione di vita dei Familiares (problemi di famiglia, di lavoro . . .): - i Gruppi che hanno fino a sei membri eleggono due delegati e tre sostituti. Il primo sostituto prende il posto del Responsabile di Gruppo, il secondo e il terzo dei delegati, nel caso che l'uno o l'altro non possa partecipare. - I Gruppi che hanno dodici o più membri eleggono tre delegati e quattro sostituti. Risultano eletti, come delegati e sostituti all'Assemblea, i Familiares che hanno ottenuto la maggioranza assoluta nel primo o nel secondo scrutinio, oppure la maggioranza relativa nel terzo. A parità di voti, nel terzo scrutinio, risulta eletto il più anziano di appartenenza, o, se questa fosse pari, il più anziano di età. I partecipanti eletti non devono essere inferiori di numero ai partecipanti di diritto. Chi partecipa all'Assemblea come uditore (es. aspiranti . . .) potrà esprimere il proprio parere, ma non ha diritto di voto. La stessa norma vale per la partecipazione all'Assemblea di un "esperto" al di fuori della C.M. 4. Queste saranno le modalità secondo cui sarà celebrata l'Assemblea: - Verifica, da parte del Responsabile Centrale, della presenza o meno dei partecipanti dell'Assemblea per diritto e per elezione. - Con votazione a maggioranza relativa, o in altra maniera accettata da tutti i presenti, l'Assemblea passa alla scelta di due scrutatori, dei segretari e del moderatore. - Il compito degli scrutatori é di vigilare perché le votazioni si svolgano regolarmente e di presentarne i risultati al Responsabile Centrale perché li proclami all'Assemblea. - I segretari invece mettono per iscritto la sintesi degli interventi, le conclusioni concordate, i risultati delle votazioni. All'apertura di ogni nuova seduta, leggono il verbale di quanto è stato trattato e concluso nella seduta precedente. L'intero testo dei verbali, firmato dal Responsabile Centrale e dai segretari, passa agli atti dell'Assemblea. - Il moderatore ha il compito di guidare la discussione perché gli interventi si susseguano in modo ordinato, siano aderenti al tema trattato e soprattutto perché il dialogo si svolga serenamente nel rispetto e nell'ascolto dell'opinione di ogni membro. Al moderatore compete anche sintetizzare i contenuti e i suggerimenti che emergono in Assemblea. - Chi ha convocato l'Assemblea presiederà alla sua celebrazione fino all'eventuale elezione del nuovo Responsabile Centrale. 5. Prima di procedere alla elezione del Responsabile Centrale e dei membri del suo Consiglio, ciascuno si impegnerà ad essere strumento docile della provvidenza di Dio, ripetendo a voce intelligibile la preghiera degli Atti degli Apostoli per la prima elezione apostolica: "Signore Gesù, tu che leggi nel cuore di ciascuno, mostraci chi hai scelto" (Atti 1,24). Se é scelto, come Responsabile Centrale, un Familiaris fuori dall'Assemblea, prima di continuare il lavoro dell'Assemblea, é necessario che l'eletto notifichi la sua accettazione. Il Familiaris che ha accettato diventa membro dell'Assemblea, (senza che per questo venga escluso chi precedentemente rivestiva la sua carica), e ne dirigerà i lavori, appena potrà farsi presente. Anche i membri del Consiglio Centrale, se scelti fuori dall'Assemblea, diventano membri di diritto della stessa. 6. Nella votazione per l'elezione del Responsabile Centrale é richiesta la maggioranza assoluta nei primi tre scrutini. Se questa non viene raggiunta, si passa al ballottaggio, ossia si limitano i voti ai due candidati che nel terzo scrutinio ne hanno raccolto un numero maggiore. Durante questa operazione le due parti in causa hanno solo voce passiva. Se il quarto scrutinio si risolvesse con parità di voti, risulterà eletto il candidato più anziano di adesione ai Familiares o, in caso di parità, il più anziano di età. Per l'elezione invece dei membri del Consiglio Centrale, occorre la maggioranza assoluta nei primi due scrutini, nel terzo basta la relativa. A parità di voti, prevale l'anzianità di adesione ai Familiares e poi di età. 7. Le votazioni riguardanti le mozioni assembleari avvengono secondo le modalità che stabilisce l'Assemblea. Prevale il parere che ha raccolto la maggioranza assoluta di voti, oppure, se dopo due scrutini, i suffragi risultano uguali, il Responsabile Centrale può dirimere la parità con il suo voto. 8. Le direttive assembleari devono essere tenute nella massima considerazione. Si possono ripetere, anche per queste, le parole del primo Concilio della Chiesa, quello di Gerusalemme: "Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi . . ." (At 15,28).
un nuovo stile di vita per essere oggi segno e profezia
 
A P. Albino Alle Missionarie Ai Familiares Carissime/i Sono passati alcuni mesi dalla nostra Assemblea e dalla celebrazione del giubileo CM. Siamo nella fase del “dopo” … dopo il 50°… dopo … l’Assemblea …dopo… Questo tempo del “dopo” si carica di grandi aspettative ed è bene che sia così, diversamente si rischia di lasciare cadere, o peggio, dimenticare gli stimoli che derivano da questi avvenimenti. Il dopo Assemblea si deve tradurre in “adesso” e il cammino che stiamo percorrendo è proprio questo “adesso”. Con il materiale elaborato in preparazione all’Assemblea, il lavoro attuale dei gruppi e con ciò che è emerso dall’Assemblea stessa, si è tentato di rispondere all’adesso che ci viene posto come imperativo. Abbiamo scelto come titolo di questa lettera: UN NUOVO STILE DI VITA, PER ESSERE OGGI SEGNO E PROFEZIA Ci pare che il titolo esprima già il nostro obbiettivo. Un nuovo stile di vita che nasce da un’esperienza consolidata ma che ha bisogno sempre d’attualizzazione. Ricercare un nuovo stile di vita perché chiamate/i a confrontarci ai cambiamenti del mondo che evolve rapidamente. Nuovo stile non tanto per un gusto di novità, ma perché chiamate a ritradurre e riproporre in questo tempo i valori evangelici immutabili. Francesca in uno dei suoi articoli così scriveva: “…consapevoli dei grandi doni che abbiamo ricevuto, dobbiamo saper accettare la fatica di tradurli in ‘lingua e dialetto locali’: la nostra spiritualità e la ricchezza della vita consacrata ci sono state date per gli altri, e quindi vanno ‘ridette’ secondo la lingua e secondo il vocabolario di oggi…”. Questo nuovo stile di vita per ridire, con nuovi linguaggi, la verità di sempre, con la saggezza di saper valorizzare l’antico e il nuovo: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.(Mt 13-53) Per operare saggiamente e per armonizzare l’antico e il nuovo è necessario andare alla radice della nostra identità. Un’identità che riscopriamo nella spiritualità, nella secolarità e nella missione. Solo così riusciremo a trovare cammini per un nuovo stile di vita ed essere segno e profezia oggi. Allargare la tenda Vi proponiamo due testi biblici che ci possono aiutare in questa ricerca. Il primo lo incontriamo in Isaia 54,2 e il secondo nel Libro di Rut. Iniziamo da Isaia dove possiamo cogliere un suggestivo invito ad aprirci al nuovo: “Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti”. Isaia ci invita a fare spazio, ad allagare la tenda senza misura, ad allungare le corde e a rafforzare i paletti. Due azioni importanti. Aggiungere tele e corde e fissare i paletti. La tenda non si può allargare se non si hanno corde e teli da aggiungere, e non rimane solida e sicura se non ci sono paletti ben saldi. Isaia ci mette nello spirito giusto. Ci richiama a non chiuderci ma ad allargare la nostra tenda, il nostro cuore e la nostra mente; e ci invita a rafforzare ciò che da sempre dà solidità al nostro cammino. Apertura e cambiamento per rispondere alle sfide che il mondo lancia continuamente, per essere segno e profezia. Con la prudenza e la sapienza di non perdere mai di vista la “solidità dei paletti” che vediamo nella chiarezza della nostra identità. Apertura e solidità, capacità di guardare al nuovo e piedi saldamente per terra. Quindi fedeltà alla storia ma necessariamente dobbiamo vivere una fedeltà anche al futuro che passa e si disegna nella concretezza del presente. Ripartire e riprogettarsi L’altra icona è quella di Rut e di Noemi. Due donne che possono aiutarci in questo cammino. Un’anziana e una giovane che con coraggio ripartono in una povertà estrema, sono vedove e senza figli. Ritornano a Betlemme, alla radice, all’antico. Sono nella desolazione. Noemi dirà alle altre donne “Chiamatemi Mara perché grande è la mia desolazione”. Devono muoversi dalla precarietà concreta che stavano vivendo, e proprio da qui hanno avuto il coraggio di ripartire; il coraggio di riprogettarsi insieme, unendo la saggezza dell’anziana Noemi e la forza e l’audacia della giovane Rut. E’ necessaria l’audacia di entrambe per percorrere il solco del vecchio e progettare cammini nuovi. Un’audacia resa necessaria dalla contingenza, ma gli occhi di entrambe hanno saputo vedere il nuovo che stava nascendo, pur nella precarietà. Anche noi possiamo ripartire e riprogettarci, valorizzando tutte le forze e le potenzialità che ciascuna porta con sè per riscoprire insieme un nuovo stile di vita che ci porti ad essere oggi segno e profezia. Abbiamo consegnato alla storia 50 anni di vita della CM; ora siamo chiamate a costruire con il coraggio di abbandonare (come hanno fatto Rut e Noemi) ciò che non è essenziale e appesantisce il cammino personale e di Istituto. Abbiamo bisogno di un vero cammino di riconciliazione e di rinnovamento. Con questo spirito affrontiamo questo tempo che sarà fecondo nella misura in cui ciascuna/o mette la sua parte e diventa in prima persona costruttrice/costruttore della nostra famiglia C M. Alcune domande ci possono aiutare lungo questo percorso e possono esprimere quanto pretendiamo con questa lettera programmatica: Di che cosa ha bisogno oggi la nostra famiglia per meglio vivere e incarnare il nostro specifico? Qual’è la volontà di Dio su tutta la CM? Per risponde a queste domande siamo chiamate a ripercorrere il cammino della nostra vita e vocazione tramite la spiritualità, la secolarità consacrata e la missione. 1 - IN CAMMINO VERSO IL “NOI” CM Rileggendo le risposte dei gruppi emerge con molta forza l’importanza che ha per noi la nostra spiritualità; si sente che siamo profondamente convinte della validità e del significato che questa può avere per il mondo in quanto risponde alle sue aspettattive più profonde e ci aiuta a vivere in modo specifico e qualificante la nostra testimonianza (cfr. RdV 6). Sarà poi partendo dalla spiritualità che riusciremo a trovare cammini per vivere in pienezza la nostra vocazione. Una vocazione che richiede sempre di più, aggiornamento, studio, preghiera perché diventi “carne” in noi. Parlare quindi, della spiritualità significa guardare a ciò che qualifica tutta nostra esistenza. Infatti la spiritualità ci aiuta a coniugare continuamente il nostro essere e il nostro agire. La chiarezza della mia identità, del mio essere mi pone immediatamente in un agire qualificato. Solo così riusciremo ad intrecciare la nostra spiritualità nella rete complessa e, a volte, contraddittoria della realtà che ci circonda. Questa spiritualità non è il luogo dove incontro “quiete e pacificazione”, ma diventa per noi il luogo della sana inquietudine, perché è una spiritualità incarnata che mi rimanda continuamente all’oggi, al qui e adesso; ci invita ad una continua revisione personale e d’Istituto; ci stimola continuamente a fare scelte, ci invita ad abbandonare tutto quello che non ci rende segno e testimonianza; ci pone in una ricerca continua del nostro “luogo teologico” (Paolo VI) non solo per portare Dio all’umanità ma per incontrarlo nel suo mistero d’incarnazione. Per vivere tutto questo è necessario lasciarci educare dallo Spirito come ci ricorda il n. 9 del nostro Statuto: “…aiutate efficacemente dallo Spirito Santo che educa il cuore degli uomini e lo mantiene nuovo nell’amore…”. Ora, lasciarci educare significa obbedire allo Spirito e camminare “secondo lo Spirito…” come ci ricorda anche San Paolo (Gal 5,16). Siamo allora chiamate/i ad incarnare la nostra spiritualità. Ma che cosa significa proprio questo? Significa anzitutto fare diventare l’Ecce venio e l’Ecce Ancilla centro e stile di vita (cfr. RdV 7). Significa quindi fare il cammino dell’Esodo, cioè di spogliazione di purificazione e di abbandono. E questo cammino va fatto non solo in modo personale ma anche come Istituto. È importante che siamo capaci di dire e di comprendere cosa significa dire: “Eccomi…”, “Ecce venio” avendo come soggetto tutta la Compagnia Missionaria. Molte volte siamo veramente capaci e generose/i nel dire il nostro personale “ecce venio” anche in situazioni molto difficili. Costa di più dire l’Ecce venio come CM. Ma non ci può essere un’oblazione senza l’altra. L’ecce venio detto come Istituto si unisce inseparabilmente alla nostra offerta personale. L’ecce venio dell’Istituto ci chiama ad una ricerca fatta insieme; ora non sempre le scelte fatte concordano con la nostra sensibilità e la nostra visione. Questa ricerca ci chiama ad un “NOI” CM e ci chiede di accogliere il cammino fatto; di riconciliarci con un passato; di riconoscere e accompagnare i cambiamenti che si sono attuati; di sentire, nella propria pelle, tutte le espressioni e le realtà della CM di oggi. Accoglierle così come sono anche se non condivise pienamente, cercando di cogliere il positivo e la bellezza di una diversità. Un “NOI” CM che ci impegna a un riprogettarsi continuamente. Guardiamo ancora a Rut e Noemi. Rut la moabita la straniera, fa una professione di fede forte. Dichiara a Noemi che il Dio d’Israele sarà anche il suo Dio. Ma Rut ha un’esperienza di un Dio fallimentare. La famiglia di Noemi non è stata protetta dal loro Dio. Lascia la sua terra per fame, Noemi rimane vedova e muoiono anche i figli senza lasciare discendenza. Ritorna a Betlemme a mani vuote, con un grembo sterile e con una nuora straniera. Rut per amore alla suocera inizia, insieme a lei, un nuovo cammino. È da questa situazione limite che nascerà il nuovo che scaturisce dall’amore di Dio e sarà un progetto che abbraccerà sia la giovane Rut che l’anziana Noemi. Quando nasce il figlio di Rut questo viene messo sulle ginocchia di Noemi e le donne dicono: “è nato un figlio a Noemi”. Crediamo di vedere un “NOI” realizzato nelle vicende di queste donne. Loro formano un’unica realtà: la gioia di una è la gioia dell’altra, ciò che realizza una è orgoglio per l’altra. Il cammino fatto insieme è vitale e fecondo per tutti. Nella comunione e nella ricerca insieme possiamo attuare cambiamenti significativi nell’ottica del ”NOI” CM . Come e dove iniziare questo cammino? Pensiamo che il primo passo è il gruppo di appartenenza. E’ necessario ripartire dai gruppi. “Le missionarie sono costituite in gruppi aperti a tutte tre le modalità di vita senza distinzione alcuna. Nel gruppo esse hanno la possibilità di vivere assieme momenti di preghiera, fraternità, verifica, formazione, condivisione”.(St.21) Guardiamo insieme queste parole del nostro Statuto. Preghiera Il n. 64 dello statuto parla della preghiera come “mistero vitale”. Questo mistero di vita che ci viene dalla preghiera, tutte ne facciamo esperienza, ma come CM siamo chiamate anche ad avere momenti insieme. E’ necessario riqualificare i momenti di preghiera vissuti insieme. In particolare il ritiro mensile, sia un luogo di vera esperienza di Dio che rivitalizza il gruppo e ciascun componente, perché insieme ci si confronta con la Parola e ci si ritrova intorno all’Eucaristia. Una preghiera che ci apre le une alle altre e al mondo per capire come porci nelle realtà a cui siamo chiamate. L’esperienza della preghiera fatta insieme ci aiuta a mantenerci in comunione abituale con Cristo come dice il n. 67 dello Statuto: “Anche se immerse in un'intensa attività, dovremo saper trovare spazi e tempi sufficienti di preghiera che ci aiutino a rimanere in una disposizione abituale di comunione con Cristo, per lasciarci coinvolgere nel suo mistero d’amore e di oblazione”. Madaleine Delbrêl parlando della preghiera vissuta negli impegni quotidiani dice: “La vita è piena di piccoli vuoti che la preghiera può trasformare in profonde sorgenti”. Questo è un prezioso suggerimento ma che non si può improvvisare, nasce da una intensa preghiera personale e di gruppo. Il nostro ritrovarci dovrebbe educarci a questo. Riscopriamo il senso dell’adorazione come atto pubblico fatto in nome e per la chiesa (RdV 62) e come dice P. Dehon: “Portare il mondo a Cristo nell’adorazione! Portare Cristo al mondo nell’apostolato”. Fraternità E’ una dimensione a cui dobbiamo guardare con attenzione. E’ necessario recuperare il senso profondo della fraternità. Siamo famiglia di fede, unite da un’ideale di consacrazione condividendo la stessa spiritualità. Non è il sangue che ci lega ma la persona di Gesù, e il desiderio di seguirlo nel dono totale. Il nostro ritrovarci dovrebbe essere il luogo privilegiato per vivere ciò che dice il salmo 132: “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! …Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre”. Ma questo star bene tra noi non ci deve chiudere ma aprire, spronare, incoraggiare per la missione a cui ciascuna è chiamata. Ritrovare e rivivere l’icona di Betania, non solo per chi viene da fuori, ma anche tra di noi. Possiamo trasmettere il clima di Betania se in primo luogo ci impegniamo a viverlo tra noi. Il gruppo diventa così il luogo dove ci educhiamo costantemente alle relazioni. Lazzaro, Marta e Maria vivevano tra loro ciò che poi offrivano all’amico Gesù. Recuperiamo anche noi alcune delicatezze che abbiamo dimenticato e trattiamoci con rispetto. Dare il buon esempio non è passato di moda. Edifichiamoci, nella carità, le une alle altre. Guardiamoci con occhi nuovi. Verifica Al gruppo non deve mancare mai il “coraggio” della verifica. Significa guardare con onestà la propria situazione personale e di gruppo. La verifica deve avere come obbiettivo la crescita personale e quella di gruppo. Questa verifica è necessaria non solo per le cose che si fanno, ma essenzialmente COME incarniamo la nostra spiritualità nel quotidiano. Una parola anche alla verifica personale. Riportiamo ciò che è scritto nella relazione finale dell’ultima Assemblea: “Si è sottolineata e ribadita l’importanza della verifica personale come mezzo che aiuta a vivere la nostra consacrazione secondo il nostro specifico. L’esperienza comunque dice che, in questo aspetto, dobbiamo ancora camminare molto, perché risulta che non tutte le missionarie si verificano o ritengono necessario questo mezzo per una loro crescita. E’ importante comunque ricordare che la prassi della verifica non è da considerarsi facoltativa, ma rientra nei doveri che riguardano la nostra consacrazione nella Compagnia Missionaria. Lo Statuto e il RdV ne tracciano molto chiaramente e concretamente le modalità e i contenuti”. (Atti VII Ass. p.44). Ci pare di poter affermare che senza verifica si frena lo slancio missionario e lo spirito di comunione. Il coraggio della verifica ci aiuta a non chiuderci e a non cadere in personalismi che non ci fanno crescere. Inoltre questo coraggio ci pone sempre in un atteggiamento di apertura al cambiamento per rivitalizzare il nostro essere nella CM . Formazione Sempre nella CM si è data molta importanza alla formazione, a tutti i livelli. Manteniamoci nella convinzione che abbiamo sempre bisogno di crescere e necessitiamo di formazione continua. L’Istituto offre una dinamica formativa a livello generale; ma anche il gruppo o area geografica deve diventare luogo e promozione formativa. In un aggiornamento continuo con uno sguardo attento alle realtà concrete dove si vive. Conoscere il cammino della chiesa locale e individuare quegli ambiti formativi adatti anche per noi, in cammino con il popolo di Dio in cui siamo. Tenersi aggiornati sugli avvenimenti socio-politici del territorio, ma anche con uno sguardo mondiale. Educarci ad una lettura “critica” di ciò che i mass-media ci propongono. Sentire le sorti del mondo in prima persona. Condivisione La condivisione è la conseguenza di ciò che abbiamo detto fin ora. La parola stessa ha una valenza forte dividere-con mettere sullo stesso tavolo, nulla mi appartiene in forma definitiva… E’ un mettere insieme i doni, e non solo i materiali ma soprattutto ciò che è vita ed esperienza. Ricordiamo che se ciò che riceviamo dalla provvidenza la teniamo nascosto in dispensa, marcisce. Tutto ci viene dato per il beneficio di tutti. "Il fratello aiutato dal fratello è come una città inespugnabile" (Pro.18,19). C’è un altro aspetto a cui dobbiamo educarci per condividere ed è l’ascolto. Un ascolto attento e rispettoso. Raccogliendo alcuni suggerimenti che ci sono arrivati dei gruppi possiamo farci reciprocamente alcune consegne:  dare sempre il primato a Dio;  crescere ed educarci ad una interiorità solida, che irrobustisce le nostre opzioni fondamentali;  lasciarci interpellare dalla Parola;  attenzioni agli avvenimenti sociali;  non lasciaci prendere dallo scoraggiamento;  tutte siamo protagoniste e chiamate a costruire la storia;  riscoprire la fecondità che ancora c’è in noi. Pensiamo che il lavoro che si sta avviando per la revisione dello statuto può essere vissuto in questa prospettiva e essere un mezzo importante per acquisire il “NOI” CM. 2 - “NOI” CM DAVANTI ALL’OGGI DEL MONDO Siamo davanti a un mondo complesso, a un mondo che cambia a un ritmo molto accelerato, a un mondo globalizzato e diversificato allo stesso tempo; un mondo attraversato da fratture molto profonde. Questo mondo ora ci disturba ora ci appassiona. E sempre ci sfida. Se ci fermiamo un po’, possiamo renderci conto che non siamo poi così sprovvedute come, a volte, ci sembra davanti a questa situazione del nostro mondo e della sua/e cultura/e. Non siamo noi eredi, già come battezzate e poi come consacrate in secolarità, di una spiritualità marcata fortemente dal mistero dell’incarnazione? E la fedeltà all’incarnazione non ci porta ad amare con passione questo mondo, a seminarci nei suoi solchi, a vivere, con naturalità e semplicità, dimensioni di nascondimento, di ferialità, di fedeltà al quotidiano, di immersione nei movimenti che si stanno formando e che ci possono traghettare, assieme ai nostri fratelli e sorelle, a nuove sponde e a nuovi orizzonti? Non fa parte di questa spiritualità dell’incarnazione il sapere “abitare stabilmente la complessità”, senza smarrirci, avendo con noi la ricchezza della Parola – luce ai nostri passi; la forza dei sacramenti e della preghiera – acqua viva per il nostro cammino; la “dolcezza” della nostra fraternità, rugiada nei momenti di amarezza e di stanchezza; il plusvalore del nostro essere corpo. con la Chiesa e con la CM, questo “noi” che vogliamo riscoprire e valorizzare e che può rafforzare il nostro senso di identità e la nostra coesione, dandoci ali per continuare a camminare con questo mondo, e al suo interno, per spingerlo affinché sia capace di proporre ancora “sogni” e mete grandi? Inoltre, abbiamo tra le nostre mani il dono della nostra vita consacrata che, di per sé, è un potente, anche se discreto, segno profetico. Forse abbiamo bisogno di appropriarci di più e con più consapevolezza della forza di questo nostro essere consacrate con tutta la sua carica escatologica. “Ma come viviamo la nostra consacrazione?” - si chiedeva un gruppo. Con quale rigore e con quale qualità evangelica? – aggiungiamo noi. E’ bene non dimenticare queste domande e che ce le portiamo nella nostra ricerca personale, soprattutto le riportiamo in quel luogo sacro del confronto con la responsabile e con il gruppo. L’apertura fondamentale e positiva davanti al mondo, lo sappiamo, non ci dispensa di esercitare giorno dopo giorno, ed in ogni circostanza, un vero e sapiente discernimento. Che cosa vuol dire per noi, oggi e in ogni luogo dove ci troviamo, il mandato del nostro Statuto ad evangelizzare e a impegnarci nella promozione umana? (cfr. St. n.12). Quali sono le cose nuove che ci interpellano – personalmente, ma soprattutto come “Noi” CM? Se i segni dei tempi emergono sempre in ambienti di frontiere della vita e della storia è importante che ci chiediamo dove stiamo noi. Che frontiere abitiamo? Che attenzione stiamo dando a quello che si sta elaborando in queste frontiere? Pensiamo che la CONSULTA DEL 2009 dovrà essere spazio di condivisione di quanto i gruppi hanno elaborato a questo riguardo. A partire dalla realtà concreta di ogni gruppo e del suo vissuto chiederci: che cosa ci sta domandando il Signore a noi gruppo, a noi CM in questo preciso momento storico ed ecclesiale. Verso la fine dell’anno 2008 sarà inviato ad ogni gruppo il tema più preciso e il testo che avvierà questa ricerca, ma anticipiamo fin da adesso la tematica generale perché si possa individuare il percorso che ci aspetta. Vogliamo fermarci su un altro aspetto che abbiamo rilevato dalle risposte dei gruppi quasi in modo corale: l’animazione vocazionale. La sentiamo davvero una questione vitale. Volevamo inquadrarla in un ambito più ampio che chiameremo la scelta dei giovani come luogo della nostra missione. Anche in questo caso per un servizio non solo alla CM, ma alla Chiesa e al Mondo. Pensiamo non forzare la metafora dicendo che loro sono proprio una di queste frontiere dove siamo chiamate ad abitare. Almeno alcune di noi, in modo preferenziale e stabilmente. È intenzione del Consiglio fare questa scelta per i prossimi anni. La facciamo con trepidazione – perché anche questo è un mondo nuovo, uno spazio culturale abbastanza sconosciuto per molte di noi e non facile – ma anche mosse da tanta speranza. Da quella speranza che è dono di Dio e di cui avvertiamo la sete nella gente, anche nei giovani, che ci stanno intorno. “Suscitare la fede e la speranza nei cuori è il primo servizio in favore degli altri per aiutarli a liberarsi dalla povertà più grande che è il fare a meno di Dio” – diceva un gruppo. Vogliamo poi “ributtarci” in questo “pianeta” giovanile con audacia, competenza e creatività. Forse dobbiamo crescere in tutti questi ambiti e soprattutto in quello della competenza. C’è da affrontare una cultura, dei linguaggi che ci sono, a volte, un po’ sconosciuti e che esigono delle mediazioni in cui non sempre siamo troppo competenti. Possiamo abbinare alla nostra preparazione per entrare nel mondo giovanile quello della nostra competenza (o non competenza) nel mondo della comunicazione. La prima non potrà fare a meno della seconda. Vedremo in seguito quali iniziative, come Istituto; possiamo mettere in atto per attrezzarci meglio a questa specifica missione. Ma, tutti i gruppi e i Coordinamenti sono, da questo momento invitati a dare concretezza nella loro programmazione a questa priorità. Ci sembra che tutto il lavoro, le iniziative, la conversione a questa priorità, i risultati conseguiti possono diventare patrimonio comune di “NOI” CM nella Consulta del 2011. 3 - CON UN NUOVO E CREATIVO SLANCIO Ci sembra di avvertire, al nostro interno, il desiderio di una dinamica più creativa e più leggera. Anche tra noi capita spesso di incontrare volti e cuori appesantiti da un impegno, da preoccupazioni varie, da una sottile mancanza di fiducia nel futuro. Bene, tutto questo non si vince soltanto con forza di volontà, con impegni che si aggiungono ai molti che già ci caricano. Ci sembra che solo lo stile di vita contemplativo dell’esistenza può restituire all’anima e all’azione la loro leggerezza, senza togliere alla prima il senso della responsabilità e alla seconda la sua efficacia. Prima che un lavoro faticoso o un compito da assolvere la vita cristiana, e l’evangelizzazione che da essa scaturisce è la partecipazione al ritmo segreto della danza della sapienza. Nella frammentarietà e nella sovrapposizione dei nostri impegni, anche quelli all’interno della CM, nella frenetica successione delle situazioni, dei volti, delle storie che intessono la nostra vita, nella sensazione di disorientamento e di stanchezza che, a volta, ci può afferrare, possiamo sentire dirette a noi oggi le parole di Gesù: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt. 11,28-30). Se tanti cristiani hanno vissuto senza pesantezza l’ascesi, la fatica, le persecuzioni, ciò è stato perché al cuore della loro vocazione stava questa promessa di leggerezza. Sappiamo che c’è una leggerezza il cui prezzo è il vuoto; ma noi vogliamo la leggerezza dell’amore, quella che sa “prendersi cura” e sa convivere con i legami vari che intessono una vita veramente umana. Questa leggerezza non si conquista con le sole forze umane; ma si può preparare il cuore per riceverle e implorarla, come un dono, da Colui che ha promesso di tornare un giorno sulle nubi del cielo (Mt.26,64) per portare tutti nel suo Regno, attraverso una mistica e armoniosa danza cosmica. Attuare la leggerezza di questa danza non può essere un invito rivolto soltanto al Consiglio; deve essere invece sentito da ogni membro della nostra famiglia, da ogni gruppo e del “NOI” CM che vogliamo diventare con più consapevolezza e più convinzione. Crediamo che questa è una prospettiva, un orizzonte che può avere delle conseguenze positive sia all’interno del nostro Istituto sia nella nostra relazione con il mondo. Raccogliamo ancora una volta una serie di espressioni venute dei gruppi e che riconsegniamo a tutte:  ritessere relazioni rivitalizzanti tra di noi  osare con audacia  un nuovo vigore  inventare spazi per stare insieme  rinnovare e inventare dinamiche vitali  creare luoghi concreti d’incontro Anche questo può affinare quello stile con cui ci vogliamo proporre al mondo e che ci può rendere profetiche, non da un profetismo clamoroso e straordinario ma vissuto nell’ordinarietà dei nostri giorni e delle nostre mille occupazioni quotidiane con l’atteggiamento dell’ascolto, della disponibilità, del rispetto, essendo sempre, con tutti e ovunque ponte d’incontro e forza unitiva (cfr. St. n.8). Lasciamo ad ogni gruppo e ad ogni area geografica la libertà e la creatività di dare corpo a questo slancio. Ma volevamo dare due o tre indicazioni che ci possono aiutare a convergere come “NOI” CM e a creare una vera tradizione familiare. Volevamo che la giornata del 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore e la Solennità del Sacro Cuore diventassero davvero festa di Famiglia. Sappiamo che la nostra realtà non sempre ci permette di celebrare queste feste nel suo giorno proprio. Però scegliamo la giornata più prossima e viviamo insieme questi momenti di festa. Siano anche momento di apertura agli amici che stanno crescendo intorno alla CM e di proposta ad altri della ricchezza della nostra spiritualità e della nostra storia. Il nostro desiderio è che ci fosse una salutare emulazione tra tutti i gruppi per vedere quale è capace di mettere in atto la festa più bella, più creativa, più densa di significato, più aperta ai nuovi linguaggi, più inculturata. Proponiamo anche che ogni gruppo, almeno una volta all’anno, realizzi una iniziativa di carattere vocazionale: una giornata di riflessione, un ritiro, un pellegrinaggio, una festa…? La forma la lasciamo, ancora una volta, alla creatività e all’audacia dei gruppi. Quello che ci pare importante è che questi tre momenti:  25 marzo  Sacro Cuore  Giornata vocazionale diventino una tradizione viva e vivificante nel corpo del nostro Istituto. È stata affermata durante l’Assemblea l’importanza di una doppia fedeltà: al passato e al futuro. Crediamo che quanto stiamo proponendo sia una risposta a questa doppia fedeltà. Abbiamo nelle nostre mani una ricchezza enorme: la recente celebrazione del 50ª della CM ce lo ha mostrato con evidenza. Siamo chiamate non solo a custodire questa ricchezza ma a farla crescere e a consegnarla ad altre mani. Certamente, già lo stiamo facendo. Ma forse, si può mettere un po’ più di entusiasmo, di generosità e di creatività. Nel salmo 85 (v.13b) incontriamo con un bel auspicio che dice così: «La nostra terra darà il suo frutto». Un gruppo terminava il suo lavoro proprio con questo auspicio. Noi lo parafrasiamo dicendo: “La Compagnia Missionaria darà il suo frutto”. Prepariamoci, con umile fiducia, per questo raccolto. Ci accompagni lo sguardo materno di Maria nostra Madre, Guida e Custode. Il Cuore di Cristo, fonte di speranza, ci benedica! In comunione La Presidente e il suo Consiglio Bologna, 6 agosto 2008 Festa della Trasfigurazione del Signore AVVENIMENTI IN QUESTO SESSENNIO: 2009 luglio Consulta delle Responsabili di Gruppo; 2010 gennaio Assemblea Ordinaria (elettiva) dei Familiares; 2010 (data da definire) Incontro Responsabili di Formazione; 2011 luglio Consulta delle Responsabili di Gruppo; 2013 luglio VIII Assemblea Generale Ordinaria.
dall'assemblea mondiale degli istituti secolari, 2008
 
L’Assemblea mondiale degli Istituti secolari che si è svolta a Guadalajara in Messico, dal 19 al 23 novembre 2008, ed ha riunito i Responsabili e delegati di 81 Istituti secolari dei circa 160 facenti parte effettiva della Conferenza mondiale. Il clima di mondialità si respirava non solo nella diversità delle lingue e caratteristiche peculiari, ma nella particolarità delle testimonianze ed esperienze. Si viveva in maniera molto forte l’ideale comune e il desiderio di cogliere in pienezza il soffio della Spirito Santo che, nella novità, porta ad un sempre più qualificato ed incisivo apporto degli Istituti Secolari nella Chiesa e nel mondo. È emersa per tutti la sottolineatura della esigenza di una vita spirituale intensa ed autentica capace di riscoprire i semi del Verbo presenti nel mondo globalizzato e nei segni dei tempi, per attuare quel dialogo con il mondo che, nell’umiltà, ci renda capaci di ascoltare e porci a servizio degli uomini e delle attese dei nostri giorni.“Siamo venuti da diversi Paesi- ha detto la Presidente della CMIS Ewa Kusz all’inizio dell’Assemblea – carichi di diverse esperienze culturali, sociali e politiche, ma anche religiose e spirituali e siamo qui per collaborare insieme, per dirci di noi, dei nostri Istituti per mettere insieme le attese e le difficoltà più grandi di questi difficili anni della storia dell’uomo; insieme cerchiamo di individuare le prospettive per il prossimo quadriennio di attività della Conferenza Mondiale... Due grandi eventi hanno segnato gli ultimi quattro anni della Chiesa universale: la morte di Giovanni Paolo II e la elezione di Benedetto XVI. Cadeva il 60mo anniversario della Provida Mater Ecclesia e Primo Feliciter: certamente i documenti più importanti della nostra storia. Abbiamo vissuto queste memorie come preziose occasioni per rafforzare la consapevolezza della nostra identità mediante una rinnovata riflessione 60 anni dopo la nostra ufficiale nascita. Anche nella società è cambiato molto sia nei nostri Paesi che nei Continenti. E’ di questi giorni la esplosione della crisi legata al modello di sviluppo basato sulla finanza più che sulla economia della produzione reale. La difficoltà ambientale e climatica, i grandi cambiamenti in parte percepiti e molto ignorati ci interpellano oggi in modo inquietante. Diventa sempre più difficile immaginare un futuro per i giovani che ci appaiono maggiormente disorientati e statici nella loro apatìa da esclusione dai momenti decisionali. Sono come assenti e ricacciati in una area di disimpegno alienante. Tutti coloro che investono in progetti e alimentano speranze sembrano doversi difendere da accuse di dispersione e inutilità. Dunque in una società in cui il modello di sviluppo sembra offuscarsi progressivamente, noi, i nostri istituti, viviamo l’esperienza lacerante della condivisione e della testimonianza di una speranza “certa” perché garantita dalla Redenzione.” Con la relazione sulla attività del Consiglio esecutivo da parte della Presidente sono iniziati i lavori della Assemblea, svolti soprattutto in gruppi linguistici su tracce di approfondimento predisposte da alcuni Membri incaricati o consiglieri. Il senso degli Istituti secolari nella Chiesa e nel mondo, oggi E’ stato il tema del primo tempo dei lavori di gruppo ed è stato introdotto da Fernando Martin Herraez. Sono stati ripresi alcuni spunti emersi nel Congresso del 2007 riconoscendo luci ed ombre che hanno accompagnato il cammino degli Istituti e l’esigenza di una fedeltà creativa capace di rinnovare il nostro impegno condiviso nella comune vocazione, che è dono dello Spirito: la secolarità consacrata. La nostra vocazione si presenta come provvidenziale e si situa nel cuore della Chiesa e del mondo nella prospettiva della sua missione di portare Cristo agli uomini, ma esige discernimento costante per essere un vero laboratorio di dialogo con il mondo, aprendoci al radicalismo assoluto dell’amore di Dio, nella disponibilità costante per un’incarnazione più profonda nel mondo. La tensione degli Istituti secolari porta a relazioni nuove della Chiesa con il mondo: relazioni di fiducia e amore, incarnazione e presenza, dialogo e trasformazione dal di dentro delle realtà temporali. “Non siamo piante da serra né fiori artificiali,” la nostra vocazione si esercita nel mondo, in mezzo agli uomini, prolungando il mistero dell’Incarnazione- suo fondamento teologico- e discernendo i segni dei tempi per essere laboratorio di dialogo. L’opera di salvezza ci porta ad essere non in contrapposizione con la storia degli uomini, ma dentro ed attraverso di essa. Queste tematiche sono state approfondite nei gruppi di studio sottolineando l’esigenza di una costante vivacità vocazionale che, ravvivandone l’identità, porta ad una crescente incisività. La specificità degli Istituti Secolari nella Chiesa e nel mondo Questa tematica è stata esposta da diversi membri che hanno sottolineato alcuni aspetti particolarmente significativi partendo dalla povertà che spinge ad una spiritualità comune a tutti i battezzati che vivono, lavorano e soffrono in questo mondo. “Il dono più grande che possiamo fare alla Chiesa in quanto consacrati secolari- tra l’altro ha detto Giorgio Mazzola dell’Istituto Cristo Re- è quello di mostrare una vita comune, che, senza perdere nulla della propria umanità, ma anzi esaltandola, si consegna in modo radicale al Vangelo” Katharina Brumann, dell’Istituto Caritas Christi, ha invece sottolineato la specificità della discrezione nel vivere in una fraternità responsabile con le altre persone, dando a Dio tutti gli ambiti della vita e darli in modo “celato”. “Siamo chiamati alla santità nel rapporto con le persone, con le autorità e con le strutture. Viviamo sotto lo sguardo del Padre che vede nel segreto perciò è essenziale avvicinarsi alla Verità, coltivando il mondo e pregando la vita” Viene suggerito di trovare nuovi spazi, proporre nuove iniziative per essere messaggeri dell’amore di Dio nel mondo contemporaneo, secondo le diverse esigenze dei Paesi, dei luoghi e dei bisogni degli uomini con i quali viviamo. Trovare anche nuovi mezzi per vivere il nostro impegno politico, migliorando la nostra qualità ed elaborando nuove offerte di formazione, costituendo una rete di scambio di esperienze religiose e professionali, allargando i nostri criteri e cooperando con tutte le forme di vita anche con un programmi di crescita per l’inculturazione. Padre Robert Daviaud, dell’Istituto Prado, dopo aver parlato della specificità del suo Istituto e dell’importanza della testimonianza, ha sottolineato alcune sfide che si presentano oggi agli Istituti secolari. Una grande sfida è l’atto di fede. In nessun Paese, oggi il cristianesimo è “protetto” per cui è sempre più necessario allargare le nostre conoscenze su Gesù Cristo ed accogliere, far posto nella nostra vita a Maria, come discepola e madre. Cercare di accorgerci degli sguardi di Dio per essere persone di fede e di speranza anche nel buio delle nostre possibili notti spirituali. Altra sfida è la coerenza. Non soffermarci solo sul vaso d’argilla che è il nostro essere, ma anche sul tesoro che portiamo lasciandoci trasformare all’interno ed all’esterno dallo Spirito Santo e rivedendo costantemente la qualità del nostro incontro con le persone, con i giovani, con le realtà. Infine curare molto la dignità personale della propria vocazione, avere un traguardo e la certezza che Dio è con noi, è Padre buono che ci trasforma in pane buono da spezzare ai fratelli. Helena Paludo del Seara ha sottolineato l’importanza della contemplazione nella nostra vita per imparare a guardare tutto con gli occhi di Dio. Condividere ed amare in un clima di fraternità che ci renda persone di pace nella semplicità del quotidiano. La fedeltà alla Chiesa ed alle sue direttive deve caratterizzare la nostra specificità che tende a vivere, ogni giorno, in ogni voto l’aspetto valoriale ed oblativo. La disumanizzazione della società ci sfida a sottolineare l’importanza della relazione fraterna e l’animazione umana del mondo, nella ricerca del bene comune e nella testimonianza di un’antropologia cristiana in una società multiculturale e multireligosa; specializzarsi nel discernimento per trovare soluzioni idonee e proposte da condividere con tutti gli altri uomini. Gli Istituti Secolari esperienza di Incarnazione Il secondo tempo dei gruppi di studio ha avuto questo tema ed è stato introdotto da Marisa Parato. Alcuni interrogativi hanno guidato i lavori dopo aver approfondito il senso dell’oggi degli Istituti secolari, inseriti nello scenario del mondo del nostro tempo, per scoprirne il volto nell’ottica del piano di Dio. Chi siamo oggi, perché siamo, come e dove stiamo come persone e come gruppi, verso quali lidi siamo chiamati e verso quali approdi siamo spinti dalle vicende della storia e in profondità dal vento dello Spirito di Dio che, come dice S: Paolo, ci spinge ardendo in noi. Siamo una piccola realtà, un piccolo seme con una grande potenzialità atto a far nascere un albero. Molti rischi possono però minacciare il nostro essere e, tra questi, si segnalano la mediocrità, l’imborghesimento, la mentalità consumistica, l’individualismo, la mancanza di seria, profonda e continua formazione ed un sincretismo filosofico-teologico che potrebbe danneggiare anche il movimento ecumenico. La storia, il tempo ci incalzano e richiedono risposte nuove e significative capaci di una cultura diversa che dia senso alla vita.La lettura della storia e il discernimento del come e del dove il Signore sta chiamando gli Istituti secolari come forza nuova di santificazione nel mondo e nella Chiesa, ci impegnano allo stare insieme ed al costante interrogarci per essere quelle antenne pulite che captano le nuove esigenze e le orientano a Dio. La riscoperta della significatività di una identità coerente porta ad una novità di vita creativa e feconda. L’impegno ad una presenza vigile nei dibattiti culturali, sociali ed umani dei nostri Paesi nelle sfide di oggi, potrebbe promuovere un eventuale Osservatorio che aiuti nel discernimento al quale per vocazione siamo chiamati anche attraverso la ricerca di piste operative condivise e condividibili per una più efficace presenza nell’oggi della storia. I lavori di gruppo hanno sottolineato soprattutto l’esigenza di lavorare in rete aiutandosi come Istituti nella ricerca della Verità e del cammino al quale lo Spirito invita, rimanendo fedeli alla vocazione e presenti alle sfide ed alle discussioni culturali e sociali. Il confronto tra Istituti rende più forti ed incisivi nella rilettura dell’oggi alla luce del Vangelo. Particolare rilievo è stato dato alla collaborazione con le Conferenze nazionali ed alla esigenza di un maggiore impegno per l’elaborazione comune e lo scambio di esperienze. I rapporti personali con le Conferenze nazionali degli Stati Europei fanno presagire la possibilità di incontri a livello europeo auspicando un serio lavoro comune ed un fruttuoso scambio. Significato e caratteristiche di impegno per la CMIS a 36 anni della sua costituzione Il dottor Tresalti durante i lavori dell’Assemblea ha fatto una relazione affrontando questo aspetto. Abbiamo avuto la gioia, con la sua memoria storica, di ringraziare e benedire tanti nostri fratelli e sorelle che nel coraggioso entusiasmo della novità vocazionale hanno lavorato, sofferto e amato fino in fondo la Chiesa ed il mondo. Trattandosi di una Assemblea elettiva al termine gli aventi diritto hanno votato il nuovo consiglio della CMIS che risulta così composto per i prossimi quattro anni: Fernando Martin Herraez , Presidente; Eva Kusz, Giorgio Mazzola, Marisa Parato, Naoko Ozawa, Crisina Ventura, Adalia de Oliveira Tavares, Robert Daviaud, Claire Nantel, Nadege Vedie e Gerald Lacroix. I ringraziamenti più vivi per quanti hanno lavorato in questi anni e gli auguri più cari per i nuovi eletti hanno felicemente concluso i lavori dell’Assemblea. Un grazie specialissimo agli Istituti messicani che hanno organizzato l’incontro ed a Marcella, preziosa ed attenta segretaria.
attesa fiduciosa
 
Le Beatitudini La liberazione dell’innocente é causa di gioia per tutta la comunità ed apre un orizzonte di speranza per tante altre persone. Il mattino del 9 gennaio 2009, alla vigília dei nostri Esercizi Spirituali, si sono riuniti, nella casa delle Suore Vincenziane, i due gruppi del Mozambico: Centro Nord (Nampula e Quelimane) e Maputo. Abbiamo parlato della dinamica dei due gruppi e ciascuna di noi ha presentato le varie attività svolte durante l’anno 2008 e le prospettive per l’anno in corso. Alla fine di tutto Lucia Maistro, delegata del Consiglio Centrale, ha comunicato vari aspetti che sempre riduceva come se non facesse niente, il che non era vero. Difatti, sempre le persone umili non fanno nulla, ma il popolo è quello che ne dà testimonianza. Il giorno 12 hanno avuto inizio gli Esercizi Spirituali orientati da Padre Rafael Sapato – Diocesano – Rettore del Seminario Teologico S. Pio X°. Il tema: “Le Beatitudini ”. Il primo giorno ci há invitate a riposare nel Signore e faceva notare che le persone consacrate: sacerdoti, religiosi, laici sono persone ricercate a causa del Vangelo e per questo hanno bisogno di tempi di riposo e di riflessione. Si accolgono tante persone, ci occupiamo e preoccupiamo con molte attività che ci impegnano e per questo abbiamo bisogno di fermarci per dialogare con Dio e con noi stesse. Il Vangelo ci dà il modello delle due sorelle Marta e Maria ed io mi domando dove mi trovo; molte volte al posto di Marta, occupata, con tante cose nella testa e mi concedo poco tempo per fermarmi ad acoltare il Maestro come Maria. Questa è la realtà per me e per molte altre persone che preferiscono essere come Marta. Amica, amico… é questo il tempo di lasciare il protagonismo e di essere discepoli di Cristo, lasciare i maestri della terra che ci conducono alla perdizione, per seguire il Maestro Divino che è la nostra felicità. In seguito è stato affrontato il tema delle Beatitudini, viste non come un desiderio di felicità o una promessa ma di una felicità che è un fatto, una costatazione. Un fatto che è una novità anche quando non é proclamato; la persona è felice adesso. I cristiani si rendono conto di essere felici perché in Gesù siamo felici ora, per quello che si realizza che avviene. Poiché alcuni ritengono che la felicità è nel potere, altri la vivono come conformismo. Ma coloro che vivono le Beatitudini accolgono quello che sono e quello che hanno. Parlando della felicità di Gesù, non temono l’esclusione, la sofferenza perché è necessario entrare ed avere alcune condizioni di partenza. Il futuro ci sta dinanzi. Avere il futuro dinanzi a noi a causa di quello che avverrà è una felicità riposta nel domani; la speranza e la certezza di quello che verrà. Abbiamo una situazione penosa e di angustia ma questa situazione è illuminata da quello che avverrà (l’umanità quando non vede l’invisibile pensa che siamo angustiati)…Il presente deve riunire certe condizioni. Per entrare nelle Beatitudicni è necessario riunire certe condizioni e non solo aprire la propria anima ed essere misericordioso. Il regno di Dio è vicino come dice il Vangelo: è una felicità che non desidera possedere o conformarsi. Le Beatitudini sono annuncio di felicità in Gesù Cristo, la felicita dei poveri, quelli che a molti di noi scomodano. “Cantate al Signore un cantico nuovo per le meraviglie che egli ha operato” Ringrazio il Signore per questa data indimenticabile del 17 gennaio 2009. Alle 10 nella Cappella del Seminario S. Pio X° dove Gabriela ed io abbiamo emesso per la prima volta i voti nella Compagnia Missionaria. Alla presenza di D. Francisco Chimoio, Arcivescovo di Maputo, e di vari Sacerdoti, fratelli, sorelle, familiari ed amici ci siamo offerte totalmente al Signore lodandolo per questo momento di grazia. Prima di iniziare l’Eucaristia Irene, ha fatto una introduzione presentando brevemente la storia della CM e facendo percepire ai presenti il senso di questa festa. Ha anche presentato brevemente noi due: Gabriela ed Helena ed il modo come ciascuna si è avvicinata alla nostra famiglia. Il canto di introduzione “Semente a crescer em planta verde” ha voluto far percepire che il seme lanciato nella terra cresce e si riproduce moltiplicandosi. Questo per affermare che il seme della CM è stato lanciato e non è stato soffocato dalle spine ma sta dando buoni frutti. A conclusione della prima parte della messa, la Liturgia della Parola, é iniziato il rito della prima emissione dei voti. Lucia Maistro ci ha chiamate e Mariolina ci ha accompagnate all’altare mentre l’assemblea cantava assieme a noi “Senhor tu me chamaste e eu disse Sim…” e, alla fine di questa parte l’Arcivescovo ha fatto l’omelia nella quale ci ha dato vari consigli, dicendo che il cammino che abbiamo iniziato sarà un percorso lungo, che avremmo trovato momenti di gioia, ostacoli, difficoltà ma che la cosa più importante è quella di sapere accogliere ogni circostanza e viverla con grande fiducia e in un clima di preghiera, contemplando il Cuore Trafitto di Cristo, apprendendo da Lui a vivere la vita di amore con Dio, con i fratelli e le sorelle. Con l’emisione dei voti di povertà, castità e obbedienza siamo entrate in una nuova famíglia dove l’ amore vuole essere ilo criterio assoluto di vida e di relazione. Consegna degli anelli e della croce: l’anello come segno di alleanza con Dio, tu sei mia, ti ho scelto e ti ho consacrata; la Croce come símbolo della morte di Gesù in croce per mio amore, di tutti noi che nella croce siamo salvi dal peccato. La croce ci insegna ad amare senza limiti perchè il Suo amore è senza misura. Nella seconda parte della festa abbiamo condiviso il pranzo ed il convivio fraterno. Anche qui abbiamo avuto vari consigli ed uno tra i tanti che mi ha commosso è stato questo: mentre il gruppo dei nostri familiari ci consegnavano i doni, cantavano e danzavano dicendoci: “Helena e Gabriela avete scelto Cristo che dovrete seguire, se un giorno lo lascerete potrete deludere la gente, e Cristo vi lascerebbe nell’ultimo giorno”. Il salmo 136 (135) canta la gratitudine e riconosce i doni del Signore nella storia di Israele e nel contesto nel quale viviamo; anche a livello della nostra storia personale ci rendiamo conto di una grande verità di cui ringraziare continuamente e riconosciamo che tanti avvenimenti: alti e bassi, lotte, conquiste, perdite, sofferenze, gioie sono doni preziosi ricevuti dall’Alto. Siamo invitati a vivere la nossa storia personale e familiare come storia di salvezza. Dato che in ogni esperienza positiva o negativa, Dio ci ha lasciato un messaggio della sua Presenza. Lui abita nella nostra vita, e tutta la realtà è luogo della presenza amorosa di Dio. Lodare, ringraziare, riconoscere sono atteggiamenti che sgorgano da un cuore attento e disponibile, e sono questi gli atteggiamenti che aiutano ad aprire il cuore, ad avere un atteggiamento disponibile e distaccato, uno spirito di gratitudine e di semplicità. Saper ringraziare ci rende umili come nelle Beatitudini. Alcuni passaggi nei nostri Esercizi Spirituali ci hanno aiutate a riconoscere il nostro posto. Le Beatitudini sono un insegnamento per tutta l’umanità. “Felici i puri di cuore perché vedranno Dio… Felici i poveri in spirito perché… Felici coloro che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati. Amica, amico, fratello, sorella lasciamoci lavorare dalla Parola di Dio e, come per la natura, rendiamoci disponibili ad essere innestati nella Parola. Contemplare la creazione, la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto, l’alimento Divino, i poveri, sono queste realtà che provocano spontaneamente la gratitudine e la lode al Signore per le sue meraviglie.
a s. bernardo 20° della cm in cile
 
Al momento del mio arrivo a San Bernardo sono stata accolta da Luisa Rubio che gentilmente mi ha accompagnato fino alla Sede della Compagnia Missionaria. Qui sono stata accolta, con la stessa attenzione, da Margarita Castillo e altre appartenenti alla CM, che in quel momento si trovavano in casa. Sono andata a questa cerimonia con mia figlia e sono stata molto contenta sia per la sua presenza, sia per il clima di festa e di comunione che abbiamo condiviso insieme alla CM. E’ stato veramente bello stare con questo gruppo nel quale si sente molta unione e molto affetto. Inoltre mi ha commosso il fatto di aver potuto partecipare alla Messa ed essere state scelte per portare il pane e il vino all’offertorio: veramente un gesto che ho considerato come una benedizione di Dio per la mia famiglia. Dopo la cerimonia abbiamo condiviso con i presenti la festa, in un clima veramente sereno e di comunione. Per me è stato bello, piacevole, conoscere le missionarie e i familiares di San Bernardo. Bello è stato anche condividere insieme la lettura dei saluti e auguri che erano arrivati dall’Italia e dagli altri paesi, per questo anniversario. Condividere con Margarita Castillo, che già avevamo conosciuto in un’altra occasione a Concepcion, stare nella sede della CM, vedere tutte le foto esposte nei vari pannelli è stato veramente emozionante. Sono rientrata a Concepcion molto contenta per tutto quanto il Signore mi aveva donato: conoscere la realtà CM di San Bernardo, ma anche l’accoglienza fattaci da Margarita, dove ho potuto gustare la sua umiltà, il suo affetto, tutto ha creato un clima di familiarità nel farci sentire come a casa nostra. Voglio anche sottolineare il servizio e l’affetto che ci ha dimostrato Luisa Rubio per averci aspettate con tanta pazienza al nostro arrivo. Per me sono stati esempi CM di grande disponibilità e serenità. Che Dio benedica tutta la CM di San Bernardo …e un grande grazie a tutti i membri della Compagnia Missionaria.
con coraggio e speranza
 
L ’amore del Cristo infatti ci possiede…” 2 Cor. 5 ,14 L’America Latina, terra fertile e generosa, vuole ed ha bisogno di essere ripercorsa con i passi di Gesù, ricevere il suo amore e la sua salvezza. Noi, Missionarie CM, sentiamo che ci spinge e ci incalza l’Amore di Cristo. Amore che ci ha tanto amato al punto di sceglierci in maniera unica e prediletta per vivere consacrate a Lui nella CM.. E’ un Amore che si vuole regalare attraverso la nostra vita ordinaria e semplice in mezzo al mondo. Gesù oggi si fa “dipendente” dai suoi discepoli e missionari ( Documento di Aparecida della V Conferenza Episcopale dell’America Latina e del Caraibi : “Discepoli e Missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli in Lui abbiano la vita “ Io sono il cammino, la Verità e la Vita” ( Giov. 16,4 ; maggio 2007 ), per darci questa vita nuova ed eterna che nasce dal suo Cuore Trafitto per amore. Uscire a camminare ogni giorno sulle orme di Gesù, come una “creatura nuova in Gesù Cristo”, come ci ricorda San Paolo ( 2 Cor. 5, 17 – 18 ): Se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo, però, viene da Dio che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione”. …uscire a camminare la vita con un cuore rinnovato, purificato dall’amore, mi sembra sia il grande anelito delle Missionarie di queste terre…camminare la vita diaria con il cuore aperto, allargato (vedi Lettera Programmatica), aperto per accogliere il nostro popolo affinché s’incontri con l’Amore Redentore di Gesù. Un anelito che ha preso ancora più vigore e si è riacceso negli Esercizi Spirituali che abbiamo vissuto insieme Cile e Argentina nel febbraio 2009, nella città di Cordoba, Argentina, nella Casa di Ritiro delle suore di “Betania del S: Cuore”. La nostra Lettera Programmatica sottolinea molto il fatto di allargare il cuore e la comunione, il Noi CM per poter vivere con fedeltà gioiosa e creativa la nostra missione nella Chiesa e nel mondo… Un cuore grande che accoglie tutti senza distinzione…un cuore limpido che lascia posto all’amore di Dio, per amare come Gesù ama…un cuore fraterno che sente di essere amato e appoggiato dai suoi fratelli… un cuore grato per i doni ricevuti ogni giorno…e di conseguenza un cuore Missionario che si vuole donare interamente! Questo è un bellissimo e tremendo ideale…che richiede un grande e delicato lavoro personale e comunitario…è così che insieme abbiamo cercato un motto, una frase che ci illumini il cammino, che ci ricordi che “ camminiamo insieme” che siamo “Noi CM”. In comunione e oblazione Segni di amore al servizio della riconciliazione. "Con coraggio e speranza” Ho messo come titolo a questa semplice riflessione : “Con coraggio e speranza” perché senza dubbio ne abbiamo bisogno, ma anche perché mi è rimasto impresso nella mente e nel cuore che: possiamo crescere in questo coraggio e speranza solamente nella misura in cui rimaniamo in comunione. Comunione di preghiera e offerta quotidiana. Questa è la comunione che come CM: Argentina e Cile abbiamo vissuto fin dall’inizio nella Compagnia Missionaria, che si rinforza ancora negli incontri, nella preghiera, nell’oblazione quotidiana, nell’affetto reciproco…nel grande desiderio di “camminare insieme”, per le vie delle nostre città, giorno dopo giorno, con il cuore grato : per la nostra famiglia CM e per la missione che questa ci ha affidato.
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