Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
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14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

formazione e animazione vocazionale
Inizio questo breve scritto che non ha nessuna pretesa se non quella di ricordarci a vicenda la fondamentale importanza che riveste nella nostra famiglia il tema formativo, che investe e coinvolge non solo le dirette interessate (formande e formatrici), ma l’intero gruppo di appartenenza nonché l’istituto stesso.
Così iniziava il suo discorso Giovanni Paolo II ai partecipanti della conferenza mondiale degli istituti secolari nell’agosto del 2000 proprio sul tema della formazione: “Occorre che i membri degli I.S. siano sempre in grado di discernere la volontà di Dio e le vie della nuova evangelizzazione in ogni "oggi" della storia, nella complessità e mutevolezza dei segni dei tempi. Nell’Esortazione Apostolica Christifideles laici ho dedicato ampio spazio al tema della formazione dei cristiani nelle loro responsabilità storiche e secolari, come anche nella loro diretta collaborazione all’edifica-zione della comunità cristiana; ed ho indicato le fonti indispensabili di tale formazione: "l’ascolto pronto e docile della parola di Dio e della Chiesa, la preghiera filiale e costante, il riferi-mento a una saggia e amorevole guida spirituale, la lettura nella fede dei doni e dei talenti ricevuti e nello stesso tempo delle diverse situazioni sociali e storiche entro cui si è inseriti" (n. 59).
La formazione riguarda quindi in modo globale tutta la vita del consacrato. Essa si nutre anche delle analisi e delle riflessioni degli esperti di sociologia e delle altre scienze umane, ma non può trascurare, come suo centro vitale e come criterio per la valutazione cristiana dei fenomeni storici, la dimensione spirituale, teologica e sapienziale della vita di fede, che fornisce le chiavi ultime e decisive per la lettura dell’odierna condizione umana e per la scelta delle priorità e degli stili di un’autentica testimonianza.
Lo sguardo che noi rivolgiamo alle realtà del mondo contemporaneo, sguardo che vorremmo sempre carico della compassione e della misericordia insegnataci da nostro Signore Gesù Cristo, non si ferma a individuare errori e pericoli. Certo, non può trascurare di notare anche gli aspetti negativi e problematici, ma si rivolge subito a individuare vie di speranza e ad indicare prospettive di fervido impegno per la promozione integrale della persona, per la sua liberazione e la pienezza della sua felicità.
Nel cuore di un mondo che cambia, nel quale persistono e si aggravano ingiustizie e sofferenze inaudite, voi siete chiamati ad una lettura cristiana dei fatti e dei fenomeni storici e culturali. In particolare, dovete essere portatori di luce e di speranza nella società di oggi. Non lasciatevi ingannare da ingenui ottimismi, ma restate fedeli testimoni di un Dio che certamente ama questa umanità e le offre la grazia necessaria perché possa lavorare efficacemente alla costruzione di un mondo migliore, più giusto e più rispettoso della dignità di ogni essere umano. La sfida, che la cultura contemporanea rivolge alla fede, sembra proprio questa: abbandonare la facile inclinazione a dipingere scenari bui e negativi, per tracciare percorsi possibili, non illusori, di redenzione, di liberazione e di speranza.
La vostra esperienza di consacrati nella condizione secolare vi mostra che non ci si deve attendere l’avvento di un mondo migliore solo dalle scelte che calano dall’alto delle grandi responsabilità e delle grandi istituzioni. La grazia del Signore, capace di salvare e di redimere anche questa epoca della storia, nasce e cresce nei cuori dei credenti. Essi accolgono, assecondano e favoriscono l’iniziativa di Dio nella storia e la fanno crescere dal basso e dall’interno delle semplici vite umane che diventano così le vere portatrici del cambiamento e della salvezza. Basta pensare all’azione esercitata in questo senso dall’innumerevole schiera di santi e sante, anche di quelli non ufficialmente dichiarati tali dalla Chiesa, che hanno segnato profondamente l'epoca in cui sono vissuti, portando ad essa dei valori e delle energie di bene la cui importanza sfugge agli strumenti dell'analisi sociale, ma è ben visibile agli occhi di Dio e alla pensosa riflessione dei credenti.”…
Le nostre realtà formative
All’interno del nostro istituto abbiamo due validi strumenti che dovrebbero essere tenuti continuamente a portata di mano e che ci ricordano il valore fondamentale della formazione non solo quella iniziale, ma anche quella permanente; lo Statuto e il Piano formativo tracciano per noi gli elementi costitutivi della formazione e della nostra identità.
Si pensa che le dirette interessate del percorso formativo, nella fase iniziale, siano solo la formanda e la sua formatrice; in realtà non è così perché tre sono le realtà coinvolte nell’ambito formativo:
1. la responsabile di formazione
2. la responsabile di gruppo
3. il gruppo stesso
Il gruppo di appartenenza svolge un compito formativo molto importante anche se spesso ce ne dimentichiamo.
A questo proposito basta riguardare e rileggere con calma sia il Piano formativo di Base che lo Statuto per renderci conto di quanto il gruppo sia coinvolto nella formazione, anche se a volte prevale la delega alla formatrice come unica responsabile di quello che accade.
Nel nostro Regolamento di vita così troviamo scritto:“La formazione è un valore che alimenta la fedeltà alla nostra identità di laiche consacrate con un carisma specifico. La spiritualità del Cuore di Cristo sollecita la nostra donazione e ci stimola a crescere umanamente e nella fede; qualifica il nostro impegno per tutti i problemi in cui vive e si agita la realtà che ci circonda; ci conduce ad una risposta profetica agli appelli sempre nuovi della storia... Così che in tutto ci facciamo collaboratrici effettive del Regno di Dio secondo i sentimenti e i criteri di bontà, di giustizia, di pace... del Cuore di Gesù.
Per questo la formazione è un valore che deve essere presente in tutta la nostra vita. (RdV 32)
La partecipazione attiva e costante alle iniziative della CM nasce da un forte senso di appartenenza alla nostra famiglia, dalla volontà di crescere assieme nell'adesione alla nostra vocazione. Perciò siamo tenute a partecipare ai momenti formativi sia a livello di gruppo che di Istituto. Tra le iniziative della CM sono da privilegiare i Corsi di Formazione di base e permanente, gli Esercizi spirituali e i momenti di condivisione di vita. (RdV33)
Formare e accompagnare alla vocazione
“L'itinerario pedagogico vocazionale è un viaggio mirato verso la maturità della fede, come un pellegrinaggio verso lo stato adulto dell'essere credente, chiamato a decidere di sé e della propria vita in libertà e responsabilità, secondo la verità del misterioso progetto pensato da Dio per lui. Tale viaggio procede per tappe in compagnia d'un fratello o sorella maggiore nella fede e nel discepolato, che conosce la strada, la voce e i passi di Dio, che aiuta a riconoscere il Signore che chiama e a discernere la via lungo la quale andare verso Lui e risponderGli.
Un itinerario vocazionale, allora, è anzitutto cammino con Lui, il Signore della vita, quel "Gesù in persona", come annota con precisione Luca, che s'accosta al cammino dell'uomo, fa lo stesso percorso ed entra nella sua storia. Ma gli occhi di carne spesso non lo sanno riconoscere e allora l'andare umano resta solitario e il discorrere inutile, mentre il cercare rischia di perpetuarsi in un interminabile e a volte narcisistico "far esperienze", anche vocazionali, senz'alcun esito decisionale. È forse il primo compito dell'accompagnatore vocazionale quello d'indicare la presenza d'un Altro, o di confessare la natura relativa della propria vicinanza o del proprio accompagnamento, per essere mediazione di tale presenza, o itinerario verso la scoperta del Dio che chiama e si fa vicino a ogni uomo.
Come i due di Emmaus, o come Samuele nella notte, sovente i nostri giovani non hanno occhi per vedere o orecchi per udire Colui che cammina accanto a ciascuno e, con insistenza e delicatezza insieme, pronuncia il loro nome. Il fratello che accompagna è segno di quella insistenza e delicatezza; suo compito è quello d'aiutare a riconoscere la provenienza della voce misteriosa; non parla di sé, ma annuncia un Altro che pure è già presente; come Giovanni Battista.
Il ministero dell'accompagnamento vocazionale è ministero umile, di quell'umiltà serena e intelligente che nasce dalla libertà nello Spirito, e si esprime "con il coraggio dell'ascolto, dell'amore e del dialogo". Grazie a questa libertà risuona con maggiore chiarezza e forza incisiva la voce di Colui che chiama. E il giovane si trova di fronte a Dio, scopre con sorpresa che è l'Eterno che cammina nel tempo accanto a lui, e lo chiama a una scelta per sempre!” (Dal documento Nuove vocazioni per una Nuova Europa)
Formare e accompagnare è per tutte noi una grossa responsabilità che ci coinvolge nella totalità nel massimo rispetto della giovane che abbiamo davanti; forse urge oggi chiederci se stiamo facendo animazione vocazionale? Come la stiamo facendo? Che relazioni viviamo all’interno dei nostri gruppi? Siamo significative? Riusciamo davvero a essere sale della terra e luce del mondo? Siamo fermento nel mondo? Un grande maestro scriveva più volte che per trovare risposte nella vita bisogna continuamente farsi delle domande…allora forse è tempo di interrogarci più che lamentarci perché non abbiamo vocazioni.
Oggi“fare accompagnamento vocazionale significa anzitutto condividere: il pane della fede, dell'esperienza di Dio, della fatica della ricerca, fino a condividere anche la vocazione: non per imporla, evidentemente, ma per confessare la bellezza d'una vita che si realizza secondo il progetto di Dio.
Il registro comunicativo tipico dell'accompagnamento vocazionale non è quello didattico o esortativo, e neppure quello amicale, da un lato, o del direttore spirituale, dall'altro (inteso come chi imprime subito una direzione precisa alla vita d'un altro), ma è il registro della confessio fidei.
Chi fa accompagnamento vocazionale testimonia la propria scelta o, meglio, il proprio essere stato scelto da Dio, racconta - non necessariamente a parole - il suo cammino vocazionale e la scoperta continua della propria identità nel carisma vocazionale, e dunque racconta anche o lascia capire la fatica, la novità, il rischio, la sorpresa, la bellezza.
Ne viene una catechesi vocazionale da persona a persona, da cuore a cuore, ricca d'umanità e originalità, di passione e forza convincente, un'animazione vocazionale sapienziale ed esperienziale. Un po' come l'esperienza dei primi discepoli di Gesù, che "andarono e videro dove abitava, e quel giorno si fermarono presso di lui" (Gv 1, 39); e fu esperienza profondamente toccante se Giovanni, dopo molti anni, ricorda ancora che "erano circa la quattro del pomeriggio".
Si fa animazione vocazionale solo per contagio, per contatto diretto, perché il cuore è pieno e l'esperienza della bellezza continua ad avvincere. (Dal documento Nuove vocazioni per una Nuova Europa)”…
Ho voluto mettere insieme alcune riflessioni riguardanti la formazione in rapporto all’animazione vocazionale perché le ritengo strettamente collegate…si fa formazione dopo un cammino serio di accompagnamento vocazionale e mi auguro che davvero ciascuna di noi sia invitata a riflettere sul COME riusciamo oggi a essere segno e profezia nel nostro mondo…
la Sapienza di Dio ci accompagni oggi e sempre!!

concepcion
FAMILIARES
Referente:Ximena Nunez Canas
Pintor Cicarelli 8806 Villa Acero
Hualpen
[email]ximenu@vtr.net[/email][des]ximenu@vtr.net[/des]
indonesia
Missionarie di vita in famiglia
Responsabile: Marcellina M. Mudjijahmudji_cm@yahoo.com
50 anni di amore... 20 anni di cile
Il mese di novembre in Cile è un mese molto speciale, prima di tutto perché è primavera e questo si nota dai fiori che ci sono, il sole e il bel tempo che rallegrano spontaneamente qualsiasi cosa, poi è anche il mese dedicato alla Santissima Vergine Maria… per tutto questo abbiamo voluto celebrare in novembre i 50 anni della nascita della CM e anche i suoi 20 anni in Cile …inoltre la data scelta ha coinciso con la festa di Cristo Re… in realtà tutto ha contribuito per far sentire che questo avvenimento era un delicato dono dell’amore di Dio per noi.
Così il sabato 22 Novembre alle cinque del pomeriggio, ci siamo riunite tutti insieme per celebrare la Santa Messa nella Cappella delle Suore Salesiane. C’erano presenti più di 40 persone, tra Missionarie, Familiares e amici. Nel corridoio dell’entrata avevamo messo dei pannelli con fotografie che ricordavano la storia della CM Internazionale e anche della CM in Cile, che contribuivano a dare il benvenuto alle persone che man mano arrivavano. Nella piccola sala all’interno, dove avremmo condiviso la torta segno del nostro compleanno CM e della nostra gioia fraterna,c’erano altri pannelli di foto dove si presentava la CM sparsa in tutto il mondo ed anche alcune foto recenti che testimoniavano la continuità del cammino…come la nostra ultima Assemblea e i 50 anni CM.
La Santa Messa è stata veramente una lode e gratitudine all’Amore del Cuore di Gesù per la nascita della CM e per la nostra terra cilena…tutto in un clima di amicizia e fraternità che si percepiva facilmente .
Questo giorno di festa non è stato solo preparato nei particolari della liturgia e della scelta del posto,ma è stato frutto anche della riflessione, preghiera e lavoro di tutto l’anno…fatto con gioia, gratitudine e profondo amore che ci ha fatto capire la meravigliosa ’azione di Dio in ciascuno di noi…
La Santa Messa è stata celebrata con alcuni segni, simboli che hanno aiutato e segnato la nostra storia.
All’inizio c’è stato un saluto semplice e fraterno a tutti i presenti, dove si invitava a mettere sull’altare tutte le nostre intenzioni, affinché il Cuore di Cristo, Cristo Re, regnasse nei nostri cuori, nel nostro mondo, nella nostra terra cilena. Ai piedi dell’altare abbiamo posto alcune immagini come segni che “raccontavano” la nostra storia.
Abbiamo presentato all’inizio della Messa:
L’immagine del Cuore trafitto di Gesù. “Lodiamo, ringraziamo e benediciamo il nostro Dio che è amore infinito, inestinguibile, eterno…questo amore sgorga dal Cuore trafitto di Gesù. Come un fiume di acqua viva che ha dato vita all’Istituto Secolare della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore il 25 dicembre del 1957, con la missione di portare l’amore in tutti gli angoli del mondo e ha permesso che si camminasse fin qui per celebrare i 50 anni di vita”.
L’immagine di Maria Santissima. Nostra Madre, Guida e Custode, fin dagli inizi del suo cammino è nominata solennemente: responsabile Generale e Perpetua della Compagnia Missionaria.
L’immagine dello Spirito Santo. “ Lo Spirito Santo che non ha limiti, né barriere, ne distanze, con il suo fuoco d’amore ha incendiato poveri ed umili cuori che hanno detto Sì, eccoci, siamo qui, per cominciare la CM in Cile il 2 di febbraio 1988, cioè 20 anni fa…”
L’immagine della CM del cielo ( una foto dove si vedevano le nostre sorelle e i familiares defunti).” Dal cielo ci accompagnano anche le nostre sorelle Kenia, Lucia e Ines, FONDAMENTA della nostra CM cilena, che con il loro amore fedele alla CM e la loro disponibilità generosa che ha sempre caratterizzato la loro vita, intercedono adesso per ciascuna di noi affinché possiamo essere fedeli a questo dono di Dio che abbiamo tra le mani e nel nostro cuore.
Presentazione all’offertorio
La nostra spiritualità, lo stile della vita e della missione si caratterizzano per l’attitudine di offerta permanente. “ Eccomi Signore, si faccia di me secondo la tua Parola…”. All’offertorio abbiamo offerto tutto:
Nel pane e nel vino la nostra vita e la vita del mondo, ci siamo abbandonati con fede e speranza filiale all’Amore Redentore del Cuore Trafitto di Gesù…pieni di gratitudine abbiamo rinnovato il nostro Sì, il nostro Eccomi..
Abbiamo offerto la Bandiera Cilena, con essa tutto il nostro essere CM e la nostra Patria perché regni in essa l’amore del Cuore di Gesù.
C’è stata l’offerta dell’immagine di Betania dove Gesù ama i suoi con semplicità, condividendo la vita quotidiana.
Quando si fa memoria della nostra storia sorge spontaneamente una profonda gratitudine per tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo cammino, a ogni passo. Sono molti i nomi delle Missionarie, dei Familiares e amici che hanno fatto e fanno il cammino con noi… e anche se qualcuno di loro adesso non è presente personalmente o è lontano li sentiamo parte nostra… li abbiamo sempre presenti nelle nostre preghiere nell’offerta a Dio…
Un grazie particolare a Marta Bartolozzi, la prima Missionaria che abbiamo conosciuto, a Santina, nostra Responsabile di Formazione, a p. Albino che con tanto affetto e dedicazione ci ha visitato due volte… a p. Andrès SCJ che ci ha accompagnato all’inizio del nostro cammino, a Sofia e M. Eugenia, che cominciarono questa storia con noi e adesso si trovano in un altro cammino, ma che hanno voluto essere presenti alla celebrazione e insieme condividere la festa con quella gioia abituale di sempre… e così tanti altri che ci hanno accompagnato con la loro preghiera e si sono fatti presenti con il loro affettuoso ricordo e saluto. Grazie a tutti e a ciascuno.
Chiediamo a tutti di continuare ad accompagnarci in questa storia che, è una storia di “Dio con noi” in questa terra cilena, pregando e offrendo in comunione, perchè siamo Famiglia, perché lo Spirito Santo continui a suscitare vocazioni Missionarie e Familiares, che estendano il Regno del Cuore di Gesù in Cile, in America Latina e nel mondo intero.

per conoscerci meglio
Laura Gonçalves, missionaria di Castelo da Maia - Porto (Portogallo), rispondendo a questa piccola intervista, testimonia come vive la sua vocazione di consacrata secolare, impegnata in vari campi.
Vuoi raccontarci un po’ del tuo percorso professionale?
Ho cominciato a lavorare a tredici anni, dopo aver completato la scuola primaria, in una fabbrica di calzini, ma dopo poco tempo in seguito ad una appendicite acuta fui ricoverata in una situazione di rischio, che mi lasciò anche delle conseguenze. Questo mi obbligò a lasciare il lavoro e ripresi così a studiare completando gli studi fino al diploma.
A diciotto anni fui assunta come impiegata nell'ambulatorio medico aperto nel mio comune di residenza: Castelo da Maia. Fu una sfida perché in quel periodo venne introdotta l'assistenza gratuita agli operai della costruzione civile. Eravamo un equipe formata oltre a me, da due medici e un'infermiera. Io dovetti assumere tutto il lavoro di segreteria, contabilità e accompagnare le visite mediche. Dopo l'orario di lavoro accompagnavo il dottore nelle visite a domicilio, e a volte ero io che misuravo la pressione e facevo iniezioni ai pazienti.
A 21 anni fui assunta definitivamente, con funzioni direttive, con un quadro di personale più ampio, e completai la mia formazione professionale con vari corsi. Dopo 33 anni di lavoro dove ho sempre cercato di dare il meglio di me stessa, in un attitudine di servizio e vicinanza agli altri, costruendo relazioni di amicizia che ancor oggi perdurano, fui invitata dal vice ministro della Sanità a promuovere il progetto della “ Donazione di Sangue” nella zona Nord del Portogallo. Ho visto in questo invito un'altra sfida a lavorare per il bene comune. perché questa era la situazione di allora: la maggior parte delle persone che si recava negli ospedali a "dare" il sangue lo faceva per interesse, per ricevere una retribuzione economica, alcuni davano il sangue in ospedali diversi, in più della quantità raccomandata, pregiudicando anche la loro salute. Un sabato in cui anch'io mi recai a donare il sangue, dovetti riempire un formulario e lì dichiarai che per me vendere il sangue era una forma di prostituzione. E fu in seguito a questo episodio che mi chiamarono a parlare nel primo congresso che si realizzò su questo tema.
Accettai quindi l'invito e cominciai a percorre il cammino che mi portò in parrocchie, scuole, caserme e fabbriche facendo l'appello a donare sangue in una forma altruistica. Non mancarono incomprensioni, ma grazie a Dio cominciarono anche a presentarsi i donatori. Cercavo di individuare le persone che avevano una certa” lideranza” e che in seguito organizzarono associazioni per poi portare avanti questo lavoro.
Ancora impegnata in questo lavoro , il sindaco mi invitò a assumere la responsabilità di un'altra istituzione che si occupava di accogliere le persone con deficienze mentali. Non mancavano risorse materiali ,ma sì risorse umane. Per accettare questo impegno, visto che avevo già lavorato 36 anni chiesi di andare in pensione.
Come è sorta l'idea di impegnarti nell’ Associazione Portoghese di genitori e amici del cittadino deficiente mentale che attualmente dirigi?
Come ho già detto fu una richiesta del Comune per cercare di dare una risposta a una necessità urgente rappresentata da questi cittadini dimenticati e a volte maltrattati. E’ stata un'altra avventura, un sogno, una scelta dei più deboli, come ci chiede lo Statuto della CM. Varie associazioni si erano già impegnate in questo campo, ma a causa delle grandi difficoltà che trovavano, finivano per desistere. Chiesi allora l'appoggio della APPPACDM di Porto , un associazione di grande credibilità, la quale mi affidò la responsabilità nel mio Comune.
Quali sono i principali problemi che questo lavoro mette in evidenza? Che risposte riuscite a dare?
In primo luogo sentiamo la mancanza di risorse umane. E' difficile trovare persone che si sentano chiamate a lavorare con persone con deficienze mentali che esigono attenzione, affetto pazienza, ma anche fermezza. Lo stesso Direttivo, che è composto dai propri familiari dei disabili, molte volte non assume la propria responsabilità, lasciando a me le decisioni delle difficoltà che si presentano.
Un altro problema è la mancanza di mezzi finanziari. Il Comune ci dà dei sussidi ma non sono mai sufficienti, anche le famiglie che dovrebbero pagare una mensilità a volte non possono farlo o ritardano molto. Da parte della società civile poi non sempre c’è sensibilità per questi problemi. A volte io devo intervenire non solo dando molte ore di lavoro, ma anche anticipando soldi, togliendoli dalla mia pensione. Ma l’aiuto di Dio non manca e l’Opera sta crescendo. In questo momento possiamo accogliere 43 utenti e in breve cominceremo a costruire una struttura residenziale per 24 utenti e un Centro di attività per altri 40.
Come hai vissuto e vivi la tua missione di consacrata secolare nello svolgimento dei diversi impegni che ti sono stati affidati?
Io ho scelto di consacrarmi al Signore e ogni giorno rinnovo questa mia offerta, in atteggiamento di umiltà, lasciando che Dio, attraverso me, realizzi il suo progetto di servizio ai fratelli, mettendoci la mia competenza e il mio amore, cercando sempre di promuovere i valori di pace e di giustizia.
E come vivi oggi la tua spiritualità d'amore, e di comunione nel delicato lavoro nell'associazione che dirigi?
Cerco di fare mio il modo di Gesù che è venuto per servire e non per essere servito: cercando di vivere questo ideale in un’ intensa e operosa unione con Cristo: accettando di rimanere in questo posto, che altri non vogliono assumere, perché implica grandi responsabilità e molti rischi, in un atteggiamento di speranza e di fiducia in Dio lasciandomi condurre e guidare da Lui
Appartieni a un Istituto che si chiama Compagnia Missionaria , come esprimi questa dimensione nella tua vita?
Prima di tutto accogliendo con umiltà e serenità la volontà di Dio, cercando di mantenermi aperta ai segni dei tempi e alle situazioni concrete che mi si presentano. Molte volte ho lasciato perdere i miei progetti per assumere con timore e tremore quello che Dio mi chiedeva senza sapere dove mi avrebbe portato. Spinta solo dalla passione per Dio e per il mondo.
Oltre al lavoro professionale, che altri impegni hai assunto nella chiesa, nell'Istituto e nella società?
Nella mia parrocchia sono stata catechista per circa 48 anni, e ora faccio parte della Pastorale della Sanità. In Diocesi collaboro ancora con il Segretariato delle vocazioni e nel Segretariato regionale della Federazione degli Istituti secolari: questi impegni mi fanno sentire in comunione con la Chiesa, li vivo con responsabilità, dando suggerimenti e pareri e svolgendo compiti in una linea di comunione e carità evangelica.
Nella società ho svolto due mandati nel Consiglio Provinciale e un mandato in Comune.
Nell’ultima Assemblea della Compagnia Missionaria sono stata eletta Consigliera e attualmente faccio quindi parte del Consiglio Centrale.
Hai sempre vissuto una vita fortemente impegnata. Dove trovi la forza per continuare a vivere con fedeltà il tuo servizio e per vivere in equilibrio in mezzo a una vita molto attiva?
La forza la trovo nella preghiera, nel dialogo, nell'ascolto della Parola di Dio e partecipando ogni giorno all’Eucaristia, che poi tento di vivere nella mia vita. Cerco di pregare con la vita, e pregare le situazioni concrete. Nella totale dipendenza da Dio, nella certezza che "in Lui tutto posso", nell'abbandono e nella fiducia nella sua misericordia e sempre con la certezza di essere uno strumento nelle sue Mani. Questo mi aiuta anche a vivere in armonia e mantenere l’equilibrio tra l’essere e il fare, e a dare l’attenzione a quello che è essenziale. La pace e la serenità interiore, che grazie a Dio predominano in me, sono il barometro che il mio sì è vivo e mantiene la freschezza dell’inizio.
Che messaggio ti piacerebbe dare ai giovani che sono alla ricerca di un senso nella vita?
Prima di tutto vorrei dire loro, gridando ben alto che Dio li ama molto e si aspetta molto da loro.
Mi piacerebbe dire loro:
Che si lascino innamorare di Gesù Cristo, che seguano le sue orme di amore e di donazione a Dio e ai fratelli.
Che impostino la loro vita su criteri e valori di giustizia sociale, di carità evangelica.
Che abbiano il coraggio di rispettare la propria vita e quella degli altri, che cerchino di amare con gratuità.
Che non si illudano con le facilità che il mondo offre loro e che cerchino la felicità che viene da Dio.Terminando con le parole del papa Giovanni Paolo II
“Giovani, siate giovani, non mettete la vostra vita in garage, ma al servizio di Dio e degli uomini”

scuola di autenticità cristiana
E’ la S. Messa. Chi ne ha tracciato, nel corso dei tempi, l’impostazione e lo sviluppo è stato ispirato e condotto dallo Spirito Santo. Il cui compito è proprio questo: donare alla nostra fede la strada sicura che conduce a salvezza. Naturalmente nostra e dei nostri fratelli, per i quali, in ogni circostanza noi dobbiamo essere richiamo e guida a Dio.
Lo saremo in modo assolutamente positivo per due circostanze che abbiamo modo di incontrare quotidianamente nella partecipazione alla S. Messa di cui lo Statuto della C.M. fa un obbligo preciso a ogni membro dell’Istituto, qualunque sia la modalità con cui ha dato la sua adesione alla Compagnia Missionaria.
Porteremo alla S. Messa un profondo spirito di fede: “Ogni celebrazione liturgica - ci ha detto il Concilio Vaticano II° - in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia” (Costituzione su la Sacra Liturgia, n. 7).
“Ad ottenere questa piena efficacia – continua il Vaticano II° - è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con disposizioni d’animo retto, conformino la loro mente alle parole e alle opere e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano. Perciò i sacri pastori devono vigilare affinché nell’azione liturgica i fedeli vi prendano parte e diano la loro collaborazione… consapevolmente, attivamente e fruttuosamente".(n. 11).
Le forme della collaborazione dei fedeli
Quelle domandate normalmente ai fedeli sono due:
1) Leggere il primo (e quando c’è) il secondo brano Scritturale;
2) Partecipare alla processione offertoriale con cui viene portato all’altare il pane e il vino che alla Consacrazione diverranno il corpo e il sangue di Cristo.
Tutte e due queste forme di collaborazione sono, a mio parere, forme di “primo piano”.
Soffermiamoci un momento a sottolineare la grandiosità di questi atti che la mediocrità del nostro linguaggio osa definire “complementari” della sostanza divina della S. Messa.
La lettura della Parola di Dio. Normalmente, come già specificato, della prima (e seconda) lettura della messa domenicale e delle solennità. Dovremmo sentirci profondamente commossi di prestare la nostra voce a Dio e di essere scelti/e a ripetere ai nostri fratelli e sorelle quanto è realizzazione del cammino che porta a salvezza. Naturalmente al nostro annuncio uniremo il segno luminoso della testimonianza. Quanti sono presenti alla celebrazione eucaristica in cui ci è dato l’incarico di una, o più letture, dovrebbero poter notare nel corso della settimana, e possibilmente oltre, che quanto il buon Dio ha proposto a tutta l’Assemblea è divenuto impegno abituale del nostro comportamento. Così la S. Messa ci è di forte stimolo, anche a motivo dell’esempio, a vivere e mostrare la pienezza della realtà cristiana in tutti i casi, anche i più ordinari, della nostra vita
Il Concilio Vaticano II° da molta importanza a quanto può essere fatto a integrazione dell’azione sacerdotale, a una liturgia che parla attraverso la vita di tutti i giorni. Al n. 48 della Costituzione liturgica dice . “La Chiesa volge attente premure affinché i fedeli non assistano come estranei e muti spettatori a questo mistero di fede (la santa Messa), ma comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente, e attivamente…offrendo l’ostia immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui...".
Il dono delle offerte. Portare all’altare, a nome di tutta l’Assemblea, il pane e il vino che permetteranno al sacerdote di dare compimento alla celebrazione della Santa Messa trasformandoli, in virtù della sua particolare consacrazione, nel corpo e nel sangue di Cristo, l’abbiamo già definito “azione di primo piano”: Peccato! Che non sia molto in uso, e in vari casi sia ritenuta “azione da… ragazzi”, che vanno all’altare senza nessuna attenzione e preoccupazione per la sacralità dell’atto. E’impensabile poi il suo compimento oltre la celebrazione della Messa della domenica o di altra particolarissima circostanza.
Che dirò alle missionarie, soprattutto a quelle di vita di famiglia, che, andando alla celebrazione della santa Messa, si trovano quotidianamente di fronte a questa situazione? Dirò loro: mettete in moto il vostro cuore e con il cuore accompagnate quanto il sacerdote compie nell’offerta del pane (l’ostia) e del vino. Mi pare che l’atto possa essere ritenuto un “significato rinnovato quotidianamente” dell’ offerta che voi pure un giorno avete fatto a Dio di tutto voi stesse. Implorate dalla sua misericordia che vi mantenga nell’interezza di fedeltà e nella perseveranza della gioia di quel giorno.
Ma c’è da sperare che anche nelle vostre parrocchie, almeno nelle Messe principali della domenica, sia fatta la processione offertoriale con cui l’Assemblea esprime la sua parteci-pazione al sacrificio dell’altare. Se l’una o l’altra di voi sarà invitata a parteciparvi non si rifiuti, non avanzi mille scuse per sottrarsi a un esempio di fede e di fattiva collaborazione. Ricordi la sua particolare situazione di vita e si faccia serena testimonianza di particolare amore a Dio e ai fratelli. Dio gliene renderà merito. Credo che lascerà la chiesa con il cuore che le canterà di gioia: oggi tu hai rinnovato in Cristo e con Cristo la tua offerta d’amore..
Concludendo
Ringraziamo insieme il Signore per avere seminato nel nostro cammino una circostanza di grazia che può e vuole mantenerci nella disposizione abituale dell’offerta fresca e integrale della nostra consacrazione e ricordiamo che qui troveremo anticipatamente il nostro paradiso perché come ricordava S. Paolo agli anziani della chiesa di Efeso quanto era gia stato assicurato dalla parola di Gesù. VI E’ PIÙ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE (At.20,35)
