Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
All'istituto appartengono missionarie e familiares
Le
missionarie sono donne consacrate mediante i voti di povertà castità, obbedienza, ma loro abbandonate la loro condizione di membri la povertà di Dio. Vivono in gruppi di vita fraterna o nella famiglia di origine o da sole.
News
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14 / 05 / 2021
SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
Venerdì 11 giugno 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
Sexta-feira 11 de junho de 2021...

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14 / 05 / 2021
SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
Viernes 11 de junio de 2021...

un sogno... una realtà
Carissime/i, al mio rientro in Portogallo dalla
Guiné-Bissau, dopo sei anni di missione, voglio benedire il Signore che mi ha concesso di far parte di questo popolo e di condividerne le difficoltà e le speranze
in un futuro migliore che sembra tardare… In alcuni
momenti non si intravvede nemmeno una piccola luce in fondo al tunnel, a causa dalla
instabilità che è una costante e che blocca lo sviluppo in questa piccola nazione
della Costa Africana.
La mia collaborazione nella segreteria della
scuola mi ha dato l’opportunità di intessere relazioni positive con i genitori
degli alunni, inoltre ho potuto percepire meglio la realtà e le difficoltà
delle loro famiglie. Venendo in segreteria i genitori coglievano l’occasione
per aprirsi alla confidenza e per condividere la loro vita come se ci
conoscessimo già da molto tempo.
Il terreno dove sorge la scuola di S. Paulo, e dove abitiamo
noi, é pure luogo di accoglienza, dove le persone cercano ogni giorno aiuti per
i molti problemi che le preoccupano e
dove, di sabato e di domenica, si riuniscono alcune centinaia di persone, tra
adulti, giovani e bambini, che prendono parte alla catechesi e alla messa
festiva.
Celebriamo l’Eucaristia sotto gli alberi di cajù, grandi alberi
frondosi, che offrono l’ombra dei loro rami ricchi di foglie e riparano tutte
le persone dai raggi cocenti del sole.
Rivedo ancora i piccoli attaccati alle gonne delle mamme,
che cercano di trattenere, perché i loro
passi non sono come quelli degli adulti,
e i bambini, che vanno a scuola a piedi scalzi sul sentiero di terra battuta
sotto un sole accecante, tipico del continente africano.
Ho lasciato per ultimi, tanto mi sembra passato molto tempo, uomini e donne che, con
il sorriso sulle labbra vanno al loro duro lavoro, il viso grondante di sudore,
per guadagnare a fine giornata qualche cosa da mangiare insieme alla loro
famiglia.
La mia esperienza in questa terra non è stata frutto di
casualità. Qui, tra questa gente io ho imparato sia a staccarmi da molte cose,
sia a vivere nella semplicità. Possedere tanto poco ha riempito il mio cuore e
mi ha dato ali per librarmi verso l’infinito. Il cinguettare dei passeri, il
sorriso e le fragorose risate dei bambini mi hanno dato la forza, nel mio
silenzio, di lodare con loro il Signore e mettere la mia vita nelle Sue mani.
La semplicità di ciò che mi circondava, mi ha aiutato a
entrare in me, a spogliarmi di tante cose che sono solo di inciampo nel cammino
di una vita missionaria. Se puoi andare in missione e lasciare un po’ di
profumo, va’, ma non trattenerti! Non ti fermare! Cammina! Altri ti aspettano e il Regno
di Dio deve essere annunciato anche attraverso il tuo lavoro e ancora per ciò
che tu sei e non solo per ciò che annunci. La tua vita parla molto più delle
tue parole.
Né i venti né le piogge potranno distoglierti dalla tua
decisione di partire un giorno per questa avventura, di andare incontro ad un
popolo che ti sta aspettando, di andare incontro ai bambini che giocano e si
divertono con quel minimo di cui dispongono: potrà essere una lattina vuota,
con cui costruire un camioncino; intelligenti e saggi sanno vivere con poco o
quasi niente, ma non perderanno il sorriso di felicità che hanno stampato in
volto.
Lodo il mio Signore che mi ha dato la possibilità di fare
questa esperienza e di vivere questi anni inserita in un’altra cultura, con
tante tradizioni, con svariatissime etnie, tra gli odori, il caldo soffocante,
le montagne di immondizie, le strade non transitabili nei giorni di pioggia che
rallenta gli spostamenti e, sia che tu sia a piedi o in macchina, ti ci
vogliono molte ore prima che tu arrivi a destinazione. Ma la pazienza è una
costante, adottare la rassegnazione e andare avanti... Andare avanti per costruire un mondo più
umano e solidale è l’urgenza dei nostri tempi nel pianeta Terra.
Posso affermare che, per andare
in missione, non servono molte cose, soltanto un grande distacco e
spogliamento, portare con sé unicamente il minimo indispensabile, ovvero, solo
e soltanto l’Amore. Mosse unicamente dall’Amore, come ci chiede Papa Francesco,
potremo diffondere nel mondo il Regno di Dio, forti dell’azione trasformatrice del suo Spirito.
Canterò al Signore per tutto
quanto ha fatto per me.

avanti per le strade del mondo!
Festa del 60° CM a Bologna
Esperienza di gioiosa gratitudine
Quest’anno feste di Natale speciali per me e mia
moglie Lucia, infatti il 26 dicembre siamo partiti da S. Antonio Abate (NA) per
Bologna, dove siamo stati ospiti delle Missionarie del Sacro Cuore, che
festeggiavano i 60 anni della nascita dell’Istituto. Siamo rimasti con loro tre
giorni. Ho avuto modo di riabbracciare Mariolina, che non vedevo dalla fine di
agosto 2015, quando ci siamo salutati in Mozambico. È stato bello rivedere
tutte le altre che ormai per noi sono come la nostra famiglia, infatti ci hanno
fatto un’accoglienza incredibile. Ho avuto modo di conoscere tante nuove
missionarie, che per l’occasione sono arrivate da tante parti del mondo:
Mozambico, Guinea Bissau, Argentina, Portogallo, Cile.
Il giorno della festa, il 27 dicembre, è stato
molto interessante: si è ripercorso un po’ il cammino di queste straordinarie
donne che in 60 anni ne hanno fatto.È stato
presentato un libro “60 anni di storia sulle strade del mondo”, che racconta
appunto il grande lavoro fatto da queste missionarie e un po’ tutta la loro
storia. Un altro libro “Gettare tutto nelle fondamenta” raccoglie lettere del
Fondatore P. Albino Elegante. In esse si
scopre il suo desiderio di creare un gruppo missionario di donne. Sono lettere
scritte alle prime future missionarie. Insomma, in quel desiderio di p. Albino,
in quelle parole scritte, in quei sentimenti che tuttora a leggerli ti toccano
il cuore, non c’è dubbio che ci sia la mano di Dio. Se qualcuno ha dubbi
sull’esistenza di Nostro Signore, davanti a queste cose bisogna per forza
ricredersi. La testimonianza è data anche dai risultati ottenuti dalle figlie
di P. Albino in tutto il mondo. È stata davvero una bella cerimonia, organizzata
con la massima semplicità e con tanta accuratezza. C’erano tantissime persone e
ho avuto modo di conoscerne alcune di cui avevo soltanto sentito parlare. La
festa si è conclusa con la Santa Messa.
Che dire: tre giorni trascorsi nella massima serenità.
Siamo tornati a casa pieni di gioia, di spirito, col ricordo di tante cose
belle vissute, che vanno a riempire quel bagaglio della nostra vita che si
chiama esperienza.
Voglio ringraziare le missionarie del Sacro Cuore,
che ci hanno dato la possibilità di fare questa bella esperienza e mi voglio
congratulare con loro perl’accoglienza che sanno dare, per il fatto che hanno
sempre le porte aperte. Nelle chiese vedo sempre più cancelli chiusi, cosa che
fa molto male, perché con le porte chiuse la chiesa non ha senso di esistere.
Quindi grande stima e grande sostegno per queste missionarie che hanno deciso
di lasciare le porte e il cuore aperti per tutti.
Pio Santonicola
Abbiamo ricevuto molto
A
seguito dell'invito, felicemente accolto, per festeggiare il 60 anniversario della fondazione della Compagnia
Missionaria del sacro Cuore, eccoci in macchina alla volta di Bologna.
Arriviamo infreddoliti e un po’ in ritardo, ma subito ci accoglie la risata di
Edvige. Quale saluto più bello?? Soprattutto dopo tanti anni che non ci si
vedeva più, ritrovare in quella risata tutta la freschezza, l'amicizia, i
momenti e le esperienze di preghiera vissuti con le missionarie quando eravamo giovincelli!! Sono diversi anni,
infatti, che non frequentiamo più la Compagnia Missionaria perché se la vita è
un cammino, è fatta anche di tanti sentieri diversi, ma se siamo qui oggi è
perché, nel breve tratto che abbiamo percorso insieme, abbiamo ricevuto molto!
E proprio di cammino sta parlando Lúcia Correia, nel salone,
illustrando il libro da lei curato “60 anni di storia sulle
strade del mondo” che racconta appunto la storia della
Compagnia Missionaria. Segue poi l'illustrazione di un altro libro ''Gettare
tutto nella fondamenta” a ricordo di Padre Albino Elegante, che
raccoglie la corrispondenza tra il padre e le primissime missionarie.
Ci
guardiamo intorno e riconosciamo molti visi, incrociamo sorrisi,.. ma ecco
anche volti nuovi che con fresche e
calorose voci cantano canzoni nelle loro lingue. Sono ragazze del Cile,
Argentina, Mozambico e Guinea Bissau ... Che gioia trasmettono, che voglia di
futuro!Dopo
pranzo ci ritroviamo nella chiesa dei
Cappuccini... per la S. Messa celebrata dal Vicario Generale di Bologna Mons. Giovanni Silvagni. C'ècon noi
anche Cesarina. La condivisione, l'apertura al mondo e la gioia di ritrovarci
qui insieme diventa tangibile nel momento dell'offerta dei doni. Oltre al pane
e al vino, uno strumento musicale, un gallo… colori e canti, una vera danza di
lode e ringraziamento!!!Dopo
la S. Messa ci salutiamo. La giornata è finita ma non certo il cammino della Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore con tutti i suoi familiares e amici! Avanti, per le
strade del mondo, verso
nuovi traguardi!
Antonella e Ambrogio Dell'Orto

il sorriso di dio
Mi chiamo Rosy. Attualmente vivo a Conegliano
Veneto in provincia di Treviso. Da anni faccio parte della Croce Rossa e sono
nel percorso formativo per diventare missionaria CM. Il mio percorso di vita, a
volte molto ripido, mi ha sempre portato a guardare oltre. C’è un incontro che
costantemente ha risuonato in me, quello con don Tonino Bello e ciò che lui
diceva: “C’è sempre un asciugatoio che manca, una brocca che è vuota d’acqua,
un catino che non si trova”. Sono parole che in un certo senso hanno guidato le
scelte del mio vivere. Ecco l’entrare a far parte della Croce Rossa,
inizialmente nel settore emergenza, per poi operare anche nel sociale, ad
incontrare i più poveri.
Un primo progetto a cui ho
partecipato (Punto Caldo) era rivolto ai Senza Fissa Dimora, coloro che sono
chiamati “il rifiuto della società”. Proprio così: rifiuto della società.
Usciamo tre volte a settimana per portare vivande calde, viveri e ciò di cui
hanno bisogno, in luoghi da loro raggiungibili e non sempre in situazioni
semplici. Ho toccato con mano che esiste una realtà diversa da quella che molte
volte si vede attraverso i mass media e non solo, una realtà spesso nascosta.
Molte volte mi sono chiesta cosa facessero durante le loro giornate, il perché
sono finiti in quella situazione, qual è il loro passato…. Più mi ponevo
domande è più mi rendevo conto che c’era ancora “una brocca da riempire”. Ho capito che in strada non si muore
di fame, qualcosa in un modo o nell’altro la si recupera, ma si muore di
solitudine, di indifferenza… In quegli incontri dovevo essere io a portare
aiuto….ma ero io a ricevere… tutto ciò di cui il mio cuore aveva bisogno per
nutrirsi. Ma non solo. Molte volte mi sono resa conto di avere difficoltà ad
accettare il fatto che oggi esistano situazioni del genere.
Ma a cosa serve chiederselo? Non basta per
risollevare queste persone dalla sofferenza.
La risposta è stata: si può fare ancora qualcosa.
Ma cosa? E soprattutto in un territorio dove le
istituzioni sono completamente assenti, non interessate a queste problematiche
umane, dove queste persone pur essendo un numero elevato non esistono e sono
viste come una malattia… Sono tante le porte trovate chiuse.
Ho cominciato a riflettere su ciò con un piccolo
gruppo del quale oggi sono responsabile. Abbiamo iniziato a sognare alla grande
con l’idea di realizzare un dormitorio. Progetto, contatti e altro per renderci
conto che i costi erano elevatissimi, che avevamo bisogno di una struttura
adeguata e che nessuno poteva darci una mano. Troppo rischioso per il territorio
che si è sempre tirato indietro. Abbiamo continuato a lavorare pensando a
qualcosa di diverso e alla fine il nostro progetto è diventato “Progetto
docce”. Forse un po’ poco per aiutarli
ma è una piccola goccia nell’oceano. Abbiamo scelto un modo diverso, forse non
comune, ma con la certezza di poter ridare non solo dignità alle persone ma
soprattutto di offrire uno spazio per creare un rapporto umano, una relazione,
fatta di ascolto, condivisione, per farli sentire importanti. Ecco lo scopo:
far spalancare la porta della solitudine, dar voce ai loro bisogni e provare a
guardare con i loro occhi.
La mia vita burrascosa mi ha portato sempre a
credere nella “provvidenza”, soprattutto quando si lavora per il bene comune. Il
mio percorso mi porta a conoscere una nuova realtà lavorativa in una casa di
riposo: dalla disabilità alla fragilità dell’anziano. Una realtà che cammina
con l’uomo, accanto all’uomo. Sappiamo bene che non sempre è così…soprattutto
nella società odierna. Ho trovato in essa dei dirigenti capaci di ascolto,
capaci di guardare le necessità del territorio, che mi offrono la possibilità
di poter usufruire di alcuni locali della casa di riposo. Ed ecco che la provvidenza si fa presente…
Ciò che stavamo cercando ci viene gratuitamente
dato…
Questo ci ha permesso di poter dar vita a questa
realtà. Essendo l’inizio e soprattutto senza tante risorse disponibili,
incontriamo settimanalmente questi nostri amici… Condividono con noi le loro
storie di vita, i loro sogni spesso infranti, le loro speranze…. Sì, speranze
perché sono queste che sostengono il cammino di ognuno di noi. Sono consapevole
che è molto poco ciò che facciamo e che c’è tanto ancora da fare, ma so che il
grande amore che ci mettiamo rende ciò straordinario: è straordinario vederli
contenti, vedere che si fidano e in un certo senso si affidano a noi……E’
semplicemente straordinario vedere il sorriso di Dio sui loro volti.

gettare tutto nelle fondamenta
Frase che p. Albino ripeteva spesso alle prime giovani
che sognavano di costruire insieme la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Ricordando i 60 anni di fondazione della Compagnia Missionaria proponiamo come riflessione stralci di una lettera, che risale al 1958 quando p. Albino all’inizio
dell’Istituto cominciava a vivere il suo ruolo di formatore del primo gruppo di
aspiranti missionarie. Dovendo assentarsi da Bologna per partecipare a un corso
di esercizi spirituali…prima di iniziare gli esercizi lui scrive a tutte per
ricordare che non possono dimenticare lo scopo ultimo della vita che hanno
scelto: arrivare alla santità! Una meta
che riguarda tutti!
E lo fa mettendo davanti a loro ideali grandi, orizzonti aperti, non si
stanca di esortare, ma è capace anche della tenerezza del padre e della madre, creando
un clima di umanità che segnerà per
sempre lo stile formativo della Compagnia Missionaria. La lettera propone impegni concreti che se accolti renderanno forti le “fondamenta” per
trasformare il sogno in realtà. “Quando sono tenaci, le radici, costituiscono una promessa di futuro.( Papa
Francesco in uno dei suoi discorsi nel suo viaggio a Myanmar).
12
gennaio 1958
Mie buone figliole,
Sono appena
arrivato, e prima di iniziare i Santi Esercizi mi è caro inviarvi il mio
ricordo e la mia benedizione. Ho tanto bisogno che preghiate per me in questi
giorni di grazia perché possa ricevere
sovrabbondante il dono di Dio che purifica, rinnova e santifica. Fatemi
in maniera larga questa carità così che il beneficio mio possa essere poi
beneficio vostro attraverso il contatto quotidiano della direzione spirituale e
la premura espressa nelle parole e nell’esempio per condurvi alla santità a
cui assolutamente vi chiama il Cuore di Gesù.
Pregherò anch’io molto per voi e offrirò volentieri tutti
i sacrifici piccoli e grandi che la Provvidenza mette sul cammino di ogni
giornata. Bisogna che vi porti
alla santità e bisogna che voi vogliate ad ogni costo giungere alla santità. Diversamente noi
abbiamo fallito nello scopo della nostra vita di Missionari e deludiamo le
aspettative della S. Chiesa e delle anime.
Per
la meta della santità
1) siate fedeli, estremamente e
serenamente fedeli al regolamento di vita quotidiano, vale a
dire all’orario con le pratiche di pietà prescritte, con i doveri di lavoro,
con l’esercizio del silenzio e del raccoglimento…
2) Ciascuna vinca decisamente quella particolare debolezza
spirituale che ancora non le permette di essere tutta e solo di Gesù. … Una delle prove
più pratiche e più sincere dell’amore è proprio questa: donare senza indugi e
senza compromessi quanto è vivamente desiderato e richiesto dalla persona cara.
3) Vivete nell’amabilità più cordiale con Gesù e con tutti i fratelli e le sorelle di Gesù.
Santa Bernardetta, parlando della Madonna che le era apparsa a Lourdes, ha
detto che “era
molto bella e sembrava così buona” perché aveva
sempre un sorriso celeste soffuso nelle sue labbra, anche quando lo sguardo era
triste e bagnato di lacrime per la visione dei peccati del mondo…
Quale onore più
bello potete fare a Maria che imitando sempre,
sempre, sempre il suo sorriso anche quando qualche
dolore vi cruccia, anche quando qualche amarezza vi rende triste lo sguardo?...
4) Curate la compitezza del vostro portamento esteriore.... Voi dovete essere cristalli purissimi sotto tutti gli
aspetti che riflettono a perfezione la grandezza e la nobiltà di Dio e di Maria
sua e nostra Madre….
Intanto per chi
vuole c’è già sufficiente, anzi abbondante materia di esame, di riforma e di
generosi propositi….
Vi ripeto: fatevi sante, fatevi sante, donando oggi a Gesù quanto gli dovete donare, senza
rimandare a domani sia pure la più piccola generosità. Così Lui si rispecchierà
nella vostra vita, in tutte le espressioni, in tutti gli atteggiamenti… Lo voglia proprio Gesù per l’intercessione di
Maria “Madre, Guida e Custode della Compagnia Missionaria del S. Cuore”. A Lei
ancora una volta vi affido perché vi formi il cuore docile che Gesù si aspetta,
un cuore cui torna a piacere l’ascoltare, il ritenere, il lasciarsi
guidare, perché l’essenza della nostra
vocazione sta proprio qui: lasciarsi guidare, un assoluto lasciarsi guidare a testimonianza concreta d’amore a Lui, Gesù, che vi ha
scelte.
Vi benedico di tutto cuore in Gesù e Maria.
P. Giuseppe (Albino)
Elegante

nozze a cana di galilea
Entro nel silenzio: del
corpo (cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della
mente, del cuore, della bocca.
Prendo consapevolezza della
presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito Santo.
Leggo attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la
Parola: Gv 2,1-11
In silenzio rileggo, cercando
di cogliere, anche sottolineando, le
parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di
commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione… Per
cogliere il significato di alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò
che precede il brano che voglio meditare, o cercare in altri brani frasi
simili. Si tratta di leggere la Bibbia con la Bibbia.
È molto utile entrare nell’episodio descritto, fare
la composizione del luogo:
immaginare il posto, la situazione, le persone, l’avvenimento che viene
narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio ruolo;
posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è importante coinvolgermi in ciò che leggo.
Medito. Se siamo in
gruppo, una persona può suggerire alcuni spunti di meditazione.
vv. 1-2: Il
terzo giorno vi fu una festa di nozze….
La narrazione dei fatti inizia al cap. 1,19. Contiamo la
sequenza dei giorni e scopriamo che le nozze sono celebrate al sesto giorno
della prima settimana di ministero di Gesù. La Genesi inizia con una
“settimana”: il sesto giorno (venerdì) Dio crea l’uomo e la donna benedicendo
la loro unione che è la piena immagine di Dio. Nel sesto giorno della “nuova”
creazione (venerdì) inaugurata dalla missione salvifica di Gesù, l’evangelista
ci offre una scena di nozze. Che senso hanno le nozze? Cosa dicono alla società
e alla mia vita?
Come mai si dice che sono presenti Gesù e i discepoli e la
Madre, ma non si dicono i nomi degli sposi, che sembrano quasi scomparire
dall’orizzonte della scena? Noto anche che non si dice il nome della Madre.
v. 3: “Non
hanno vino”
Nella Scrittura, il vino è segno di gioia. “Rallegra il cuore dell’uomo” (salmo
104). Indica l’ebbrezza dello Spirito: “Il
mio calice è colmo di ebbrezza”(salmo 23). La gioia dello Spirito è
evidente là dove si vive la comunione, l’amore, la fecondità. Vino e nozze si
richiamano a vicenda. Mi chiedo se davvero nelle nostre feste c’è il vino della
gioia vera. In Gv 15, Gesù dice che è lui a darci la pienezza della gioia.
Quanta gioia vera c’è nell’amore umano, nelle nozze, così come sono intesi e
vissuti nella nostra società? Conosco la gioia vera che viene da Dio o spesso
anche nella mia vita manca il vino della gioia? Conosco il vino della gioia
vera?
v. 4: “Donna,
che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”
La Madre di Gesù si accorge che manca il vino e,
stranamente, non si rivolge a chi ha organizzato il banchetto – lo sposo -, ma
a Gesù. La risposta di Gesù, che per noi suona quasi irrispettosa, può persino
irritarci. Se ho difficoltà a capire, significa che nasconde un significato
profondo, il senso di tutto l’avvenimento. “Donna” è chiave di lettura di tutta
la Scrittura che, dall’inizio alla fine, ci rivela quale rapporto intercorre
tra Dio creatore e l’umanità: un rapporto sponsale, fin dall’inizio ferito
dall’infedeltà della sposa, ma destinato alle nozze eterne dove la gioia
raggiunge la pienezza, perché finalmente la sposa è resa dallo Sposo senza ruga
né macchia, immacolata, pienamente fedele. Stiamo ascoltando e contemplando una
rivelazione che darà senso a tutto il Vangelo.
Chiamando sua Madre “Donna”, Gesù ce la rivela come la vera
“Sposa” fedele che attende il vino della gioia delle vere nozze, quelle che
Gesù stesso è venuto a compiere con l’umanità salvata, di cui la Madre è
primogenita. Così rivela se stesso come il vero “Sposo”, l’unico che ha il vino
della vera gioia e del vero amore. Ma Gesù dice anche che non è ancora compiuta
l’ora di quelle nozze.
v. 5: “Qualunque
cosa vi dica, fatela”
La Madre, che è la Donna-Sposa, insegna ai servitori, a noi,
il senso delle nozze che Dio compirà con l’umanità. Le nozze
sono un’alleanza. La stessa celebrata sul Sinai da Dio con il suo popolo.
Un’alleanza realizzata attraverso l’accoglienza della Parola di Dio. A Dio che
parla il popolo risponde: “Quanto ha
detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”(Es 24,7).
Anche se ancora non è giunta l’ora, la Madre, Donna primizia
dell’umanità-sposa, indica la strada. Quella che lei ha già percorso: “Ecco la serva del Signore. Avvenga per me
quello che hai detto” (Lc 1,26).
vv. 6-7: Vi
erano là sei anfore…
Contenevano circa 600 litri di acqua, che serviva alla
purificazione rituale prima del pasto. La sposa che Dio ama ha bisogno di
purificazione, ma ha solo acqua per farlo. E solo “sei” contenitori. Nella
cultura ebraica il numero “sei” indica mancanza, insufficienza. Da sola
l’umanità non può raggiungere la vera purificazione, la rigenerazione
dell’amore vero. Può presentare allo sposo la sua povertà, la sua
insufficienza. Gesù dice ai servi di riempirle di acqua…. Ma c’è bisogno di vino
e non nelle anfore della purificazione! Ci sorprende l’obbedienza dei
servitori. Sembra un comando assurdo, ma obbediscono, secondo l’indicazione
della Madre.
vv. 8-10:
…il vino buono…
E ancora obbediscono quando devono servire al direttore del
banchetto… l’acqua che attingono dalle anfore piene. Ma costui si congratula
con lo sposo – che non ci è dato conoscere – per questo vino buono, e
sovrabbondante: 600 litri! La gioia scorre come un fiume, quando si realizza
l’alleanza sponsale. Questa festa di nozze a Cana diventa la profezia di quelle
nozze che si realizzeranno in un altro venerdì della storia, quando giungerà
l’ora dello Sposo Gesù e la Donna-Sposa ci sarà consegnata come Madre. Là ci
sarà il vero vino nuovo e buono che lo Sposo offrirà per sempre alla
Sposa-Chiesa-Umanità. Sgorgherà dalla “settima” anfora, quella della pienezza
dell’amore dello Sposo: il suo Cuore trafitto.
v. 11: …l’inizio
dei segni…
Non abbiamo contemplato un miracolo, ma un “segno”, che
parla di Dio e di noi, di me. Ascolto superficialmente la Parola? Vedo solo ciò
che è esteriore? O ascolto in profondità? Cerco il senso, il significato? Cosa
mi rivela questa Parola e questo segno? Cosa mi dice di Dio, di me,
dell’umanità? Che risposta suscita dentro di me? Come “faccio” e “ascolto”?
Comprendo e accolgo il rapporto con Dio come alleanza sponsale?
Se siamo in gruppo, dopo qualche
momento di silenzio, è bene fare la condivisione, dove
ciascuno parla e ascolta, senza discussione. È lo Spirito che parla in ognuno.
Infine prego o preghiamo a partire
dalla Parola ascoltata.
