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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
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Una vita sotto un cielo africano
Posted by Santina Pirovano

Intervista a Lisetta Licheri

La vocazione non nasce dal nulla, è sempre inserita in un contesto di storia. Ci racconti la tua?

Non è facile ricordare tanti particolari dopo più di cinquant'anni. Ero una ragazza come tante altre, con l'esuberanza e tanti sogni dei miei diciannove anni. Sono sarda, (di San Vito, a pochi chilometri da Cagliari), amante del mare e della natura. Nata nel lontano 1940. Mio papà era contadino e mia mamma casalinga. Sono la settima di otto fratelli, due maschi e sei donne. Alla fine della seconda guerra mondiale è arrivata a casa nostra anche una zia materna col marito e tre figli. Erano arrivati dalla città di Fiume senza niente. Hanno vissuto da noi finché non sono riusciti a creare un minimo di condizioni per continuare la loro vita da soli. Ha vissuto con noi anche mia sorella maggiore con quattro figli che é rimasta vedova a trentadue anni. I miei genitori erano cattolici, mia mamma era praticante e mio papà frequentava solo nelle feste e nei funerali. Persone semplici, ma di una forte integrità morale. Pur con tante persone il clima familiare era sereno e "caldo". Ad un certo punto ho sentito l'interrogativo di come spendere la mia vita. Avrei potuto costruire una famiglia, ma mi sembrava una scelta molto stretta per i miei desideri. Dedicarla agli altri attraverso una consacrazione? Negli anni sessanta si conoscevano solo gli Istituti Religiosi e questi non mi attiravano. Sentivo il desiderio di svolgere un servizio al prossimo e di una testimonianza discreta, anonima che mi permettesse di inserirmi in vari ambienti. Accantonai l'idea pensando che tale progetto non era per me. Pensavo: tra le mie sorelle e amiche c'eranogiovani migliori di me. Il tarlo continuava a rodermi dentro finché ho conosciuto la Compagnia Missionaria, tramite il suo Fondatore, Padre Albino Elegante. Finalmente avevo trovato il “vestito” che mi piaceva, un Istituto Secolare, dove le persone vivono la loro consacrazione nel mondo, inserite nei più svariati ambienti, a modo di sale e di lievito. C'era però un problema: l'Istituto era nato da poco ed aveva sede a Bologna e non c'era ancora alcuna consacrata. I miei genitori avevano i loro dubbi. Ricordo che avevano mandato mio fratello maggiore per conoscere l'ambiente. Dopo vari preparativi parto per Bologna. Erano già iniziati gli esercizi spirituali per cui trovai un clima di raccoglimento e di silenzio. Dopo gli esercizi mi sono inserita bene con le altre giovani che ho trovato, persone giovani e allegre. Ho fatto fatica invece ad abituarmi ad un ambiente chiuso. Ero abituata alla vita di campagna, andavo in bicicletta ed in moto. I primi anni ho dovuto studiare. Al mio paese non c'erano ancora le scuole medie. Ho frequentato le medie ed il corso di Infermiera Professionale e di Assistente Sanitaria, in vista di una futura partenza per il Mozambico. Nel 1964 ho fatto la prima consacrazione. Non sono mancate prove: la lunga malattia e morte di mia madre, la morte di mio fratello maggiore, a cui ero molto legata, e di mio cognato. Sono stata sul punto di desistere. Ho pregato e mi sono fidata e abbandonata al Signore e non mi sono pentita.

Partenze...ritorni.. ! Quali sfide hai dovuto affrontare?

Nel 1967, finita la formazione, ho preso la patente durante le vacanze, in preparazione alla partenza per il Mozambico. La preparazione è stata lunga, prima di arrivare in Mozambico. Premetto che essendo straniera, ho dovuto prima andare in Portogallo, essendo il Mozambico una Colonia portoghese. Qui ho dovuto frequentare un corso di malattie tropicali, imparare la lingua ed essere così autorizzata ad andare a lavorare in Mozambico. Il primo viaggio in Portogallo l'ho fatto in nave. Con me sono partite tre missionarie portoghesi: due destinate al Mozambico ed una al Portogallo. Dopo un anno di permanenza in Portogallo, c'è stata la partenza per il l'Africa. Teresa Castro ed Ilda Candelaria sono partite prima di me perché erano insegnanti e dovevano essere sul posto per l'inizio dell'anno scolastico. Io sono partita il 21 dicembre e sono arrivata alla vigilia di Natale, come dono di Gesù Bambino.Il mio compito era quello di assistere i giovani del seminario e le persone dei dintorni. Gli alunni erano circa 150.

Due le sfide principali che ho dovuto affrontare: una a livello professionale, l'altra a livello culturale e linguistico. A livello professionale e deontologico dovevo prendere decisioni ed eseguire attività che non erano di mia competenza, ma del medico. Era un problema di coscienza, tra scegliere di doverlo fare e non poterlo fare. I medici più vicini distavano settantacinque chilometri di solo andata e altrettanti per il ritorno, da dove risiedevo . Davanti alle situazioni che rientravano in questo ambito, caricavo il paziente in macchina ed andavo dal medico. Il medico era un militare e dopo alcune volte mi disse che se avessi continuato così non avrei resistito molto tempo, perché il disagio che affrontavo era pesante. Nonostante tutto mi incoraggiò e mi fece sentire con le spalle sicure.

Altra sfida è stata quella della lingua; avevo imparato quella portoghese. Mi dicevano che parlavo anche bene, ma questa era la lingua ufficiale, quindi parlata da pochi. Occorreva imparare la lingua locale, quella usata dalla maggioranza delle persone. Era importante per comunicare sia per il lavoro che per la pastorale. Purtroppo le lingue locali erano tante. Ne imparai una. Riuscivo a difendermi al lavoro. Col gruppo e con la comunità cristiana decidemmo di dedicarci alla promozione della donna, insegnando i loro diritti, misure igienico-sanitarie e alcune nozioni di salute materno-infantile. La donna non godeva di grande considerazione, i lavori pesanti doveva svolgerli lei. Le donne che avevano accesso alla scuola erano poche. Comunque, Il lavoro non mancava. Uno spazio di tempo lo dedicavamo anche alla pastorale. Un’altra difficoltà era la lontananza dai propri familiari soprattutto per il fatto di non poter comunicare. I telefoni allora non funzionavano e le lettere impiegavano tre mesi per arrivare. Questa difficoltà veniva alleviata dal calore di tante amicizie, dei vicini che mi consideravano come parte della loro famiglia.

Quale vento spira oggi in Mozambico?

A livello politico-militare il clima non è molto tranquillo. Dopo gli accordi di pace siglati nel 1992 la situazione politica non è stata sempre tranquilla. Tali accordi non sono stati rispettati. I risultati elettorali sono stati sempre truccati a vantaggio del partito del governo, per decine di anni. Naturalmente il partito dell'opposizione reagiva anche con le armi. Spesso con danni materiali, ma anche provocando feriti e morti. Per lungo tempo ci sono stati dialoghi tra ambo le parti, ogni tanto si intravvedeva un barlume di speranza, ma non approdavano alla pace. In alcuni momenti il paese è stato diviso in due e questo creava grandi disagi. Due anni fa sono stati scoperti dei grandi debiti, chiamati debiti occulti, fatti dall'ultimo Presidente emerito, provocando così una grande inflazione e disagio economico. Le riserve di moneta straniera si sono prosciugate e hanno creato sfiducia nei donatori, compreso il FMI che ha cessato di dare l’appoggio economico. Il costo della vita è salito alle stelle con gravi conseguenze per le fasce più povere con tagli alla Sanità e all'Istruzione. Questo ha creato malcontento tra le persone.

Fai un “bilancio” dei sentimenti che abitano nel tuo cuore in questo momento

Ho vissuto in Mozambico durante tutti questi anni, con un'interruzione di 16 anni, vissuti tra Portogallo e Italia. Poi nell’anno 2008 sono ritornata in Mozambico.

Guardando al passato, i sentimenti che vorrei esprimere sono di gratitudine per la solidarietà e l'amicizia incontrata nell'ambiente di lavoro. La serenità e gioia che vedevo nella gente , pur vivendo in mezzo a tanta povertà, mi hanno arricchita perché pensavo di dover dare tanto ed invece ho ricevuto molto di più! Alcune immagini ed esperienze mi accompagnano sempre e fanno parte della mia vita: la luce che illumina tanti volti di bambini e di adulti, lo splendore e i colori della natura, sempre diversi e sempre nuovi, albe e tramonti indimenticabili, il chiarore del cielo trapuntato da miriadi di stelle… il cammino fatto riguardo alla donna e alla sua promozione. Il Mozambico è uno dei paesi dove le donne hanno fatto un lungo cammino di apertura. Si sono inserite nell’ ambito politico, sociale, economico ed imprenditoriale ed hanno avuto un maggiore accesso all'istruzione.

A livello ecclesiale ho partecipato alla nascita di una Chiesa locale, una Chiesa Ministeriale, Chiesa-famiglia, dove i cristiani si sono e si sentono responsabili di essa.

Non posso dimenticare la sofferenza per le tante vittime provocate dalla violenza e dall'instabilità politico-militare.

Per il presente, gli aspetti positivi della mia vita sono: il saper cogliere quello che la vita mi offre, giorno dopo giorno, anche le piccole cose. Questo è il segreto per affrontare serenamente le cosemeno gradevoli. In questo modo ho cercato e cerco di vivere la spiritualità dell’ “Eccomi” e di offrire una testimonianza di donazione serena, secondo quello che il nostro statuto ci propone. Riguardo al paese: vedo positivo la presa di coscienza dei propri diritti e responsabilità politica da parte di molti cittadini. Un grosso problema rimane ancora l'estrema povertà, il 43% di denutrizione tra i bambini con gravi conseguenze per il futuro, la corruzione ed il mancato raggiungimento della pace duratura e definitiva con conseguente sfiducia, insicurezza, che rende incapace da parte delle Forze dell'Ordine di combatterla.

Per il futuro, sogno una pace che sia definitiva, che permetta al Mozambico, ricco di risorse economiche come gas e minerali , pietre preziose, pesca, legname pregiato e fauna , che tali ricchezze non siano esplorate da Multinazionali. Sogno di vedere il Mozambico libero dallo stato di povertà estrema, da tanti esploratori per potersi sviluppare e permettere ai cittadini di vivere una vita dignitosa e serena. Questo è anche il sogno del popolo mozambicano! Per questo si prega e si spera

Se tu dovessi scrivere un libro della tua vita che titolo gli daresti?

Non sono una scrittrice e non ho mai pensato di farlo. Sono state tante le esperienze vissute e le persone incontrate che mi troverei in difficoltà. In questo momento sceglierei questo titolo: "Una vita sotto un cielo africano". L'Africa mi ha rubato il cuore. Il mio cuore batte contemporaneamente a due ritmi: quello italiano per le mie origini e quello africano per quanto ho ricevuto durante la mia lunga vita.

Se dovessi cominciare tutto da capo credo che non ci sarebbero cose molto diverse! Ci sarebbero tante altre cose da dire e raccontare, ma diventerei troppo lunga. Così concludo ripetendo e cantando con Maria: “L'anima mia magnifica il Signore ed mio spirito si rallegra in Dio mio Salvatore...”.

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