Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
cercansi cuori uguali al suo
In questa Domenica, 22 marzo 2015, nella nostra Capela Coração de Jesus e Maria Imaculada,
Rua Capitão Renato Baptista, 31 – Lisboa – alle 16,00 – ci siamo riuniti
per ricordare e ringraziare il Signore per il giorno 25 marzo 1958, data in cui
la COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE, ha ricevuto la prima Approvazione: è la festa dell’Annunciazione,
dell’ECCOMI (“ecco la Serva del Signore”) come noi, membri della Compagnia
Missionaria, la chiamiamo, perché Maria è modello del SI incondizionato al piano di Dio!
Abbiamo
fatto un momento di MEMORIA, partendo dal pensiero di P. Dehon – “Cercasi cuori uguali al Suo!”,
ricordando la sua vita e l’ispirazione per fondare la Congregazione dei
Sacerdoti del Sacro Cuore. Abbiamo ricordato, anche, la vita di P. Albino
Elegante e la sua ispirazione per fondare la Compagnia Missionaria. Dopo questa
memoria e riflessione sulla nostra spiritualità, abbiamo fatto la preghiera dei
Misteri Gaudiosi del Rosario, anche per la PACE nel Mondo.
E abbiamo concluso condividendo una semplice merenda! Eravamo in
quindici, tra Missionaria, Familiares e Amici CM.
Un abbraccio in comunione a tutti, augurando la Benedizione del
Signore!
Missionaria e Familiares CM a
Lisbona
briciole di bene
A distanza di poco più di un anno dalla
morte del nostro fondatore p. Albino Elegante, questa volta vogliamo proporre
alcune frasi tolte dagli scritti che ci ha lasciato.
Sono …briciole di bene… germogli... che
se accolti, coltivati e concretizzati valorizzano la nostra vita quotidiana.
Sono parole buone che partono dalla nostra radice e se vogliamo possono trasformare la nostra vita. A NOI LA SCELTA!
Assemblea generale 2001
“Perdete tutto piuttosto che perdere la carità”
“Dal Cuore di Gesù aperto sulla croce nasce l’uomo dal
cuore nuovo, animato dallo Spirito e unito ai suoi fratelli nella comunità di
carità che è la Chiesa”
“Una vocazione così bella come la nostra richiede
grande fervore e una grande generosità…”
“Con Gesù dobbiamo amare, agire, soffrire… Egli è la
guida, il centro, il fuoco, il riposo della nostra vita”
“Diventa
intercessore davanti a Dio per i
problemi del mondo, della Chiesa, della tua famiglia”.
“E’ una vera provvidenza avere un amico che ti stia a
fianco, che ascolti le tue confidenze e ti sostenga nelle difficoltà, che ti
stimoli ad avanzare…”
“E’ la
spiritualità d’amore e di oblazione
che ci rende incarnazione viva di Cristo e ci porta a fare “comunione”
con tutti nell’autenticità della nostra
fede”.
“ Nella imitazione di Cristo un ruolo principale è
svolto dallo Spirito Santo. E’ Lui, lo Spirito Santo, che ci dà “il gusto del bene”. E il bene supremo è
Gesù, è il suo amore, è la vivacità della nostra adesione alla sua verità, è la
gioia che seminiamo sui nostri passi”.
“Il nostro primo impegno deve essere la docilità. Lo
Spirito Santo può costruire dei capolavori di grazia anche con la creta più
povera”.
“Teniamo lo sguardo fisso su Maria per ammirare e per
suscitare nel nostro cuore la nostalgia
della sua grandezza”.
“E’ necessario che ci manteniamo in frequente contatto
con Cristo, tanto da impararne il pensiero e le modalità di vita. E da
esprimerle poi con decisione, con la persuasione che Cristo ci vuole “parola”
dei suoi sentimenti e delle sue opere per la salvezza del mondo”.
“Al di là della consuetudine, della convenienza, delle
prescrizioni, dell’opportunità......bisogna che ci sia in noi una vera sete di
Cristo e la coscienza chiara che i sacramenti la possono sollevare. La sete di
Cristo ci sarà, se Cristo abitualmente non sarà ai margini, ma al centro
dell’interesse e della ricerca della nostra vita”.
“Qualunque sia il nostro posto nel mondo, teniamo
presente che siamo artefici del piano di Dio”.
“La nostra casa dovrebbe essere come una Betania un
luogo dove Gesù possa abitare volentieri e trovare una calorosa accoglienza,
carità e spirito di servizio”.
“La nostra casa dovrebbe essere luogo di accoglienza
reciproca, di fraternità, di ascolto della Parola e di preghiera. Dovrebbe essere un luogo dove si impara lo stile del
servizio e della condivisione, nell’umile e gioiosa testimonianza di fede nel
Risorto”.
il sorriso di p. albino
15 marzo: festa dell’ECCOMI e commemorazione di P. Elegante
a S. Antonio Abate. Un giovane, figlio dei familiares Gennaro e Lucia, offre il suo ricordo
Da
bambino, di volta in volta, mi ritrovavo a trascorrere delle domeniche a
seguito dei miei genitori, i quali si incontravano con delle persone per meditare
sulla vita di un certo Gesù. Non capivo cosa realmente facessero, ma vedevo in
loro e nei loro amici tanta felicità e gioia, la stessa che provavo io nel
giocare con gli altri bambini che in quelle circostanze incontravo.
Gli
incontri si tenevano regolarmente con cadenza, se non erro mensile, ma durante
l’anno si verificava un evento particolare i cui preparativi iniziavano
anzitempo: l’arrivo di Padre Albino. Sapevo che si trattasse del fondatore del
gruppo e percepivo che la sua presenza fosse importante e sentita da tutti,
poiché era proprio grazie al suo lavoro che questi amici potessero incontrarsi
e pregare … ed io giocare!
Fondatore
è un termine che trasmette un’immagine di forza, coraggio ed impeto.
Non
nascondo che sentivo anche un po’ di turbamento alla notizia che all’incontro
successivo padre Albino sarebbe stato presente.
Arrivato
il giorno tanto atteso, vedevi venirti incontro un uomo dalla corporatura
minuta, occhi dolcissimi protetti da occhiali tondi, capelli bianchi e grandi
orecchie. Insomma, del mito tanto temuto nessuna traccia. Ma qualcosa di
particolare c’era ed era talmente palese che non è possibile non ricordare: il
sorriso.
Quest’uomo
dall’accento “strano”, nonostante la tanta timidezza che avessi
nell’incontrarlo, finanche a nascondermi dietro le gambe di mamma, mi donava un
sorriso coinvolgente tale da
far
scomparire qualsiasi broncio.
E
allora, forse qualche potere ce l’ha… sa farti felice!
Crescendo
riesci a valutare le cose in un’ottica diversa e ad ampliare il raggio d’azione
delle tue analisi sulla base delle esperienze vissute ed in virtù
dell’educazione ricevuta.
Oggi,
posso affermare che la forza di padre Albino era proprio nel suo sorriso. Viene
da chiedersi come sia possibile munirsi di quel sorriso. Cerchi, invano, una
risposta nel mondo materiale, d'altronde, in tale contesto, è impossibile
trovarla! La tua ricerca termina solamente in Cristo, nell’amore di Cristo. È
l’incontro con Lui a donarti il vero amore, lasciandoti l’onere di trasmetterlo
al prossimo.
Il
coraggio di Padre Albino è stato quello di rendersi disponibile a Cristo. Egli
ha messo la sua vita al servizio della chiamata e ha dato esecuzione al
progetto che Dio ha disegnato per lui.
L’impeto
mostrato nella sua evangelizzazione in terre così lontane è il frutto della
vicinanza con Dio, fidandosi di Dio egli ha superato limiti impervi. Le
difficoltà, infatti, nella sua opera non sono affatto mancate ma, sostenuto dal
Cuore di Gesù, è riuscito ad attuare le sue idee.
Grazie
P. Albino, grazie per la Compagnia Missionaria, per le Missionarie e i
Familiares.
Grazie
per aver contribuito indirettamente alla mia formazione umana e spirituale.
Salvatore Mercurio
il mondo che viene e il mondo dove andiamo
Uscire! E’ necessario uscire, andare incontro agli altri, immergerci nelle realtà
concrete e condividere l’esperienza della missione.
Dal 12 al 18 febbraio u.s. Martina, Edvige, suo nipote
Igor ed io siamo andati a passare alcuni giorni nella nostra Casa per ferie, Villa San Giuseppe a Monguelfo. Avevamo
come finalità quella di condividere momenti di preghiera, pasti, lavoro e
convivio con le missionarie Fiora e Marta, Gianna, gli amici e volontari, con
gli ospiti la gioia, il sorriso e il servizio.
Mentre
lavoravo, immersa nella realtà del mondo che veniva a noi attraverso gli ospiti
che arrivavano da “mille strade diverse”: Italia, Lettonia, Canada, Indonesia,
Svizzera, Uganda, Repubblica Ceca, Ungheria, Kossovo, Cambogia, Venezuela,
Messico…ho pensato: queste missionarie che non sono partite per la missione Ad Gentes, sembrano perdute in mezzo a
queste montagne, ma in realtà il mondo viene da loro. Ho continuato a pensare!
Questa missione ha un duplice significato: il mondo che viene fino qui e il
mondo dove vanno mediante il frutto del loro lavoro… Sappiamo che questa
attività Casa per ferie supporta le diverse iniziative di animazione
vocazionale e missionaria nei Continenti dove siamo presenti come Compagnia
Missionaria.
Così
sono tornata a riflettere, questa volta, sulle parole di papa Francesco:
“Uscire verso le periferie esistenziali e geografiche” e lì portare, incarnare e testimoniare il Vangelo.
Ho colto in ciascuna delle persone che lavorano nella Casa un atteggiamento
costante ad uscire da se stesse in una disponibilità totale per servire e amare
incondizionatamente. Ho capito che la loro dedizione e donazione a questa causa
ha il carisma dell’ospitalità e, in un orizzonte più ampio, le necessità
dell’Istituto e, particolarmente la missione Ad Gentes.
Il
nostro campo di missione è molto ampio e diversificato…Rendo grazie a Dio
dell’opportunità di conoscere la bellezza e la grandezza dell’arcobaleno che è
la missione CM.
va' e fa' uscire il mio popolo
Missione popolare a S. Antonio Tortal
(BL) dal 10 al 17 maggio 2015
In febbraio 2002 fummo impegnate nella
missione popolare a S. Antonio Tortal (BL) – 700 m. di altitudine in vista dei monti del Cadore - insieme con
alcuni fratelli cappuccini provenienti dalla Parrocchia di S. Giuseppe Sposo a
Bologna, a cui appartiene la nostra fraternità di via Guidotti. A parte il
freddo e il ghiaccio che ogni mattina bisognava togliere dall’auto, fu
un’esperienza molto positiva e interessante, per l’entusiasmo del Parroco di
allora D. Francesco Prade e per la preziosa collaborazione degli animatori
giovani e adulti. Con alcuni di loro si
sono mantenuti alcuni contatti, soprattutto quando ci hanno comunicato
avvenimenti speciali: matrimoni, nascite e l’ordinazione sacerdotale di uno dei
giovani. In particolare ci è rimasta impressa nel cuore la simpatica
espressione di D. Francesco, che da qualche anno è andato a riposare in Dio: “È
la nuova moderna missione”. E lui di missioni in parrocchia ne aveva fatte
spesso con diversi gruppi di religiosi.
Un momento del musical dei ragazzi
Con gioia e gratitudine, più di un anno
fa, ci è giunta la richiesta di una nuova missione. Proprio gli animatori laici
hanno proposto al nuovo parroco D. Egidio Dal Magro di ripetere l’esperienza
della missione di cui sentivano il bisogno, per ridare nuova forza alla vita
della comunità, che si trova ad affrontare, come altrove, mutate situazioni
sociali e ecclesiali. Il Parroco ci ha confessato con semplicità di non aver
mai fatto esperienza di missione popolare, ma uno degli animatori più
impegnati, Ezechiele, è il fratello di D. Egidio e, con sua moglie Barbara, non
hanno fatto fatica a convincerlo del valore dell’iniziativa. Gli altri
animatori sono in parte i giovani di 13 anni fa, oggi sposati con figli. Figlio
di Ezechiele e Barbara è don Marco, giovane animatore di allora che oggi è
viceparroco in un paese non lontano.
Quando noi missionarie abbiamo
incontrato il consiglio pastorale abbiamo trovato una sorprendente disponibilità a cercare insieme metodi
e iniziative per preparare la missione e per realizzarla. Bisogna notare che il
D. Egidio è parroco a Trichiana (4000 abitanti) e a S. Antonio (1000 abitanti).
La distanza tra i due paesi è 5 km di curve. Insomma il tempo che può dedicare
a S. Antonio è limitato, nonostante il suo impegno: la gente è preoccupata che
lavori troppo ed è grata per il suo servizio. In questa situazione, il
consiglio pastorale, le catechiste, gli animatori dei giovani e tutti i
collaboratori hanno capito che la vita della comunità è affidata, oltre che al
servizio del Parroco, anche alla loro responsabilità di laici battezzati.
Potremmo dire che questa missione è
stata una grande testimonianza dell’importanza della corresponsabilità dei
laici nella vita della chiesa e nella sua missione evangelizzatrice.
Scherzando, abbiamo soprannominato
Barbara “viceparroco”. Nonostante il suo lavoro presso la Scuola materna, ha
avuto in mano l’organizzazione della visita alle famiglie e agli ammalati,
distribuendo il lavoro alle missionarie, al missionario P. Rocco Nigro
dehoniano e agli accompagnatori. Alcuni di questi hanno saputo mettere in atto
strategie simpatiche e intelligenti per preparare la visita delle missionarie e
predisporre le famiglie all’accoglienza. Tutti loro, alcuni più timidi, altri
più intraprendenti, ci hanno testimoniato di aver vissuto un’esperienza forte,
di essersi sentiti missionari, di aver imparato a conoscere di più le persone e
le famiglie. Numerosi sono stati i centri di ascolto del Vangelo nelle
famiglie, la sera. Molti di coloro che ospitavano hanno sentito viva la
responsabilità di invitare vicini e conoscenti. Grazie a tutti loro, non ci
sono state perdite di tempo, abbiamo lavorato intensamente.
Domenica 10 maggio, la missione si è
aperta con il mandato missionario al mattino e con due momenti molto
significativi e intensi nel pomeriggio: la processione con l’immagine della
Madonna del Rosario cui è seguito il musical di bambini ragazzi e giovani,
registe le catechiste. Titolo del musical il tema della missione che è anche il
tema dell’anno pastorale diocesano: VA’ E FA’ USCIRE IL MIO POPOLO.
Mosè è stato inviato da Dio a liberare
Israele e Gesù è venuto a liberarci dal peccato e dalla morte. I discepoli di
Gesù sono ancora oggi inviati ad annunciare il Vangelo, buona notizia di amore
e di libertà per tutti. E questo è lo scopo della missione: ridare slancio
all’impegno missionario della comunità cristiana per il bene di ogni persona,
dai piccoli, ai grandi, agli anziani, ai malati.
Naturalmente tutta la settimana di
missione ha trovato vitalità nella celebrazione e nell’adorazione eucaristica
quotidiane. Nonostante il temporale – unico in una settimana piena di sole – un
gruppo di anziani ha partecipato alla celebrazione eucaristica in cui è stato
amministrato anche il sacramento dell’Unzione.
Assemblea parrocchiale
Dopo gli incontri con i giovani, con
alcune famiglie giovani e le confessioni del venerdì sera, il sabato numerosi
sono stati i partecipanti all’adorazione eucaristica dalle 20 alle 24, nonostante
che i giovani fossero andati a vivere
un’esperienza di comunione e di riflessione in montagna con il parroco. Quando
già la chiesa si stava chiudendo, a mezzanotte, sono arrivati e hanno chiesto
di fermarsi un po’ anche loro davanti all’Eucaristia. Veramente è stata una
richiesta commovente, che Orielda ha subito esaudito, accompagnandoli nella
preghiera.
Domenica 17, festa delle prime
comunioni, al pomeriggio la missione si è conclusa con una partecipatissima
assemblea parrocchiale in cui gli animatori, alcuni giovani e ragazzi hanno
pubblicamente testimoniato la ricchezza dell’esperienza vissuta e espresso
desideri propositi e suggerimenti per il cammino futuro della comunità.
Noi missionarie, per bocca di Orielda,
che ha accompagnato la preparazione della missione, abbiamo dato la nostra
testimonianza, espresso la gratitudine al Signore e a tutti coloro che hanno
lavorato alla realizzazione di questa esperienza d fede, di spiritualità, di
missionarietà ecclesiale. Abbiamo anche lasciato alcuni suggerimenti e
incoraggiato un cammino sempre più responsabile e generoso.
Testimonianze durante l'assemblea
Una missione popolare non è un
toccasana. Non risolve tutti i problemi della comunità. Non si fa una volta per
tutte. E non è vero che sia un fuoco di paglia. Soprattutto se non è affidata
solo ai missionari, ma esige l’impegno condiviso tra missionari e laici della
parrocchia. È un’esperienza ecclesiale che rinnova il cammino, ridà slancio,
intensifica la vita di fede, impegna a una revisione e spinge a un
rinnovamento. La quotidianità rischia di far appassire la fede e l’esperienza
ecclesiale. O di stressarla. La missione è come gli esercizi spirituali. Il
Papa per primo li vive ogni anno. Certo una missione non si fa una volta
l’anno, ma ci sono comunità che sentono spesso il bisogno di ravvivarsi.