Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
-
09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
-
09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
-
09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique...
-
09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
maria e la compagnia missionaria
Nella spiritualità
Nel frontespizio del piccolo
volume che raccoglie lo Statuto e il Regolamento di vita della Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore sono riportate due espressioni del Nuovo
Testamento: «Ecce venio» (Eb 10, 7), «Ecce ancilla » (Lc 1, 38).
Nell’introduzione alla prima parte
del II capitolo, riguardante la spiritualità, è riportata un’ espressione di p.
Leone Dehon: «Nell’Ecce venio di Cristo e nell’Ecce ancilla di Maria è
compendiata tutta la nostra vocazione e il nostro fine, il nostro dovere e le
nostre promesse».
La spiritualità di p. Dehon è la
radice da cui è fiorita la Compagnia Missionaria, una spiritualità che,
mentre fissa l’attenzione al Cuore trafitto di Cristo, intende incarnare il suo
atteggiamento di obbedienza oblativa espressa proprio nell’Ecce venio. Ad esso corrisponde, dal primo istante
dell’incarnazione, l’atteggiamento di
obbedienza di sua Madre espresso nell’Ecce
ancilla. Per questo la spiritualità oblativo-riparatrice, che si ispira e
partecipa all’amore obbediente e riparatore di Gesù, è comunione anche
all’obbedienza fiduciosa di Maria; in essa trova l’esempio di più alta
partecipazione e imitazione dell’Ecce
venio, vissuto da una persona umana.
Maria è dunque maestra e guida per
questa Famiglia che, nel contemplare l’amore di Dio nell’icona del Cristo
crocifisso dal cuore trafitto, si ispira al suo esempio «per aderire sempre più
alla persona di Cristo, al mistero del suo Cuore ed annunciare il suo amore». Nella comunione con Gesù e con Maria, le missionarie imparano a offrire
integralmente la loro vita alla volontà di Dio. «Per questo l’”Ecce venio” di
Gesù e l’”Ecce ancilla” di Maria costituiscono il centro e lo stile della
nostra vita». «Come
Gesù e la Madonna
ci manterremo aperte al “sì” (cf Eb 10,5-9; Lc 1, 38) e disponibili al servizio
per amore (cf Gv 13,12-17)».
Un modo molto semplice, ma che
mantiene vigili e fiduciosi, nel consacrare a Dio, per amore e con amore, ogni
azione e ogni avvenimento quotidiano, è la recita di quella che, nella
Compagnia Missionaria, è chiamata piccola
preghiera di offerta: «Mio Dio, io ti offro… in unione a Gesù, per mezzo di
Maria, in Spirito di amore, per
l’avvento del tuo regno nel mondo». Maria è stata il luogo nel quale ha avuto
inizio l’offerta obbediente di Gesù, è stata il mezzo attraverso il quale Egli
è stato offerto e consacrato al Padre, nel tempio; così è attraverso di lei
che, uniti a Gesù, animati dallo Spirito-Amore, offriamo al Padre ogni
espressione della vita.
Al n.4 dello Statuto, a Maria
vengono assegnati tre titoli che dicono le “tre missioni” di Maria nei
confronti della Compagnia Missionaria. È madre, perché lo è di Gesù e da Lui,
come tutti i discepoli, l’abbiamo ricevuta; è maestra e guida nell’educarci a
vivere la spiritualità di amore e di oblazione e il carisma della comunione;
è custode perché viviamo nella fedeltà alla vocazione e alla missione ricevute.
Guardando, infatti, la storia della Compagnia Missionaria, si nota come sia
segnata da alcuni avvenimenti importanti legati a ricorrenze che hanno una
particolare fisionomia mariana.
È stata già ricordata la “data di
nascita” nella solennità del Natale. La prima approvazione ad experimentum fu
data dal Card. Giacomo Lercaro, Arcivescovo di Bologna, il 25 marzo 1958,
solennità dell’Annunciazione del Signore: grande significato acquista questa
coincidenza proprio in riferimento all’Ecce
venio, che Cristo pronuncia entrando nel mondo (cf. Eb 5-9), e all’Ecce ancilla di Maria, pronunciato nella
stessa circostanza, al momento dell’Annunciazione. Il decreto di erezione della
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore a istituto secolare di diritto diocesano,
invece, fu concesso dall’Arcivescovo Enrico Manfredini, in data 8 settembre
1983, festa della Natività di Maria.
Sapendo che è nella preghiera che si
custodisce e rafforza la fedeltà, i membri della Compagnia Missionaria
alimentano quotidianamente la loro vita consacrata con la celebrazione e l’adorazione eucaristica, con la
meditazione della Parola di Dio e la celebrazione delle ore liturgiche; ma la
preghiera prevede anche «uno spazio di tempo vissuto in comunione con Maria per
esprimere il nostro amore e rinnovarle la nostra consacrazione». La preghiera di consacrazione recita così:
«O
Maria, Madre di Dio e Madre nostra, la Compagnia Missionaria
del Sacro Cuore si consacra oggi a te, perché tu abbia a regnare nella nostra
famiglia con la tua protezione materna e con il tuo spirito modello di ogni
virtù. Degnati di prendere pieno
possesso di questa famiglia che vuole essere il piccolo regno del tuo Cuore e
del Cuore di Gesù. Amen».
Appartenere a Maria, considerarla
propria madre, significa appartenere a suo Figlio e alla comunità dei redenti
che Egli unisce a sé con alleanza sponsale; con questa preghiera, ogni giorno, la Compagnia Missionaria
si consegna alla Madre di Dio, perché, come regina – madre, guida e custode –
ne prenda possesso e la formi alla scuola delle sue virtù, così da appartenere
totalmente al Cuore di suo Figlio, trafitto sul trono della croce, dal quale
venne proclamato re.
La vita
quotidiana, nelle sue varie espressioni e dimensioni – le relazioni familiari e
sociali, il lavoro, il riposo, la vita fraterna, la partecipazione alla vita
parrocchiale -, è l’ambito in cui sono chiamati ad esprimersi la spiritualità,
la missione, il carisma, la consacrazione dei membri della Compagnia
Missionaria. «Alla scuola di Maria di Nazaret impariamo il vero senso della
preghiera, della vita e del dono di noi stesse nella semplicità del quotidiano,
prima ancora che nelle grandi occasioni. Ci sarà di aiuto recitare ogni giorno
la nostra preghiera di consacrazione alla Madonna».
Oltre che
maestra di contemplazione, Maria lo è anche di silenzio e di ascolto di quella
Parola, che in lei si è fatta carne, che ha sempre conservato, meditandola, nel
suo cuore. «Perché la nostra preghiera diventi contemplazione continua di Dio,
presente nel nostro intimo e nelle nostre situazioni ordinarie di vita, ci
educheremo al silenzio interiore e all’ascolto, come condizione indispensabile
per un vero incontro d’amore. Ci è di guida Maria che consumò la sua missione
nel silenzio di Nazaret (cf Lc 2,52) e attuò la dimensione sociale del suo
servizio a Dio nell’ordinarietà della vita quotidiana».
Nel carisma,
nella consacrazione e nella missione
Nella spiritualità di amore e di
oblazione che si alimenta alla contemplazione del Cuore trafitto di Cristo, si
radica il carisma che la Compagnia Missionaria accoglie dallo Spirito e
del quale si impegna a dare testimonianza. «La vita d’amore, cercata e voluta
fino a “farci comunione” con Dio e con i fratelli, determina e qualifica la
nostra testimonianza caratteristica nella Chiesa e nel mondo», infatti «come missionarie del Sacro Cuore, siamo chiamate a vivere la vita
d’amore fino a farci comunione con Dio e con i fratelli, secondo il modello che
Cristo ci ha lasciato, e ad imitazione della prima comunità cristiana (cf. At
2,42)». Secondo gli Atti, al centro della comunità dei discepoli è Maria, la Madre di Gesù. «Con lei che
“serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla croce “ (LG n.58) vivremo
gli impegni della comunione anche quando essi richiedono l’immolazione di noi
stesse».
Espressione di comunione e servizio
ad essa è l’incarico di responsabilità, che riguardi tutto l’istituto, o un gruppo o la formazione. «Alla Vergine
Santissima è stata affidata la Compagnia Missionaria.
Coloro che sono chiamate ad assumerne la guida, si lascino condurre da Maria,
sicure che potranno obbedire con lei allo Spirito Santo e mostrare a tutti e in
tutto Gesù». Per
questo ogni responsabile è esortata a «coltivare la consapevolezza che “Maria è
la direttrice generale e perpetua dell’Istituto” e invocarla spesso quale
madre, guida e custode».
Poiché
un’espressione del carisma della comunione, nella Compagnia Missionaria, è la
possibilità, per le missionarie, di vivere in gruppi di vita fraterna, Maria ne
è il modello, lei che ha vissuto intensamente l’unione con Dio e con i
fratelli. «Da
Maria, modello della nostra vita fraterna, vogliamo imparare a conformare il
nostro cuore al suo: cuore forte e vigilante nel prevenire, nell’accogliere e
nel conservare nei nostri gruppi il “vino buono “ della comunione».
Il carisma e la spiritualità,
insieme con la consacrazione secolare, informano la missione di
evangelizzazione e promozione umana: «La disposizione con cui vivremo la nostra
missione sarà di continua comunione con il Padre e con il Figlio suo Gesù
Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, con tutta la Chiesa, le sorelle e i
fratelli di ideale. Ci lasceremo guidare da Maria perché, ovunque ci troviamo e
lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di
Cristo»,
quella missione che, da Nazaret a Gerusalemme, ha trovato le più diverse
espressioni.
Anche la vita di consacrazione, che
è partecipazione alla consacrazione di Gesù al Padre per la salvezza del mondo,
trova in Maria sua madre, vergine obbediente piena di grazia, il modello, la
guida, il sostegno dell’intercessione.
«Maria,
nella castità più perfetta, è divenuta la porta di Dio disceso tra gli uomini.
Ci affideremo tutti i giorni all’amore e alla guida di questa tenera madre per
poter, come lei, fare di noi stesse un dono gioioso di Dio agli uomini».
«Come l’obbedienza di Cristo,
così la nostra obbedienza è comunione con la volontà del Padre e attua il
“sacrificio spirituale” di noi stesse nelle condizioni ordinarie della vita.
Così ripetiamo l’oblazione del Verbo che entrando nel mondo disse al Padre:
“Ecce venio” e la risposta di Maria dinanzi al progetto di Dio: “Ecce ancilla”
».Al momento della prima
emissione dei voti e nella rinnovazione durante l’incorporazione temporanea,
Maria viene invocata e accolta come modello e guida, perché la vita di colei
che Dio consacra diventi, come quella di Gesù, un servizio di amore. Nella formula di consacrazione per l’incorporazione definitiva nell’Istituto,
usata nella rinnovazione annuale dei voti, è ancora invocata l’intercessione di
Maria.
Conclusione
La Compagnia Missionaria del Sacro Cuore sente di
avere uno speciale legame con la
Madre di Gesù, che risponde: «Eccomi, sono la serva del
Signore» (Lc 1,.35) al misterioso progetto del Padre che, per l’azione dello
Spirito, la rende madre del Figlio. Come lei e con lei, anche noi ci impegniamo
a vivere la nostra obbedienza a Lui, ripetendo quotidianamente, animate dallo
Spirito, in comunione con l’obbedienza oblativa di Gesù: «Ecce venio; ecce
ancilla». La nostra famiglia è nata la notte di Natale, affidandosi, come il
Dio Bambino, alla custodia amorevole e sicura delle braccia di Maria, per essere,
unita a Lui, «emmanuele», cioè presenza
semplice e umile di Dio nel mondo. Guidate da Maria, madre di Dio, divenuta sul
Calvario madre dell'umanità e quindi anche nostra, sostiamo ai piedi del
Crocifisso per contemplare, con lei e con il discepolo dell'amore, il Cuore
trafitto da cui sgorga la fonte della vita e imparare cosa significa vivere l'
amore: nell'accoglienza, nella semplicità, nel dono di sé, nel sacrificio
oblativo, nel perdono, nell'ascolto, nella dolcezza, nella disponibilità, nella
comunione con tutta l'umanità, fino a «perdersi» per ritrovarsi in Lui. A Maria, che ha custodito nel cuore la luce della fede anche sui sentieri più
bui della vita, noi consegniamo la nostra fede e la nostra vita perché sia lei
a custodirle nella fedeltà. Mentre nelle vie quotidiane, nascoste o manifeste,
semplici o impervie della vita del mondo, lo Spirito ci invia a testimoniare e
evangelizzare l'Amore, a servire la vita di ogni uomo e di ogni donna creati a
immagine di Dio, ci consegniamo alla guida e alla custodia di Maria che «in
fretta raggiunse una città di Giuda» (Lc 1, 39) per servire Elisabetta e, nel
cenacolo, divenne regina degli apostoli, inviati sino agli estremi confini
della terra (cf. Atti l e 2).
rallegrati, maria, piena di grazia....
... noi tutti ci rallegriamo in te
Condivido
una breve riflessione per continuare ad approfondirla nel nostro cammino
quotidiano.
Il
saluto dell’Angelo Gabriele a Maria riprende e attualizza la profezia di
Sofonia 3, 14 -17 che dice:” Rallegrati,
figlia di Sion, grida di gioia, Israele, …Il Signore, tuo Dio è in mezzo a te”
... Nella scena dell’Annunciazione, Luca 1, 26 – 28 ripete lo stesso
saluto: “Rallegrati, piena di grazia il
Signore è con te”. Questa realtà
della connessione tra l’allegria e la grazia risalta e merita una profonda
riflessione. In greco, le due parole, allegria e grazia (charà e chàris) si formano
a partire dalla stessa radice. Allegria e grazia vanno sempre insieme.
L’allegria
è un dono proprio dello Spirito Santo, come il vero dono del Cuore di Gesù.
Così il saluto dell’Angelo continuerà a risuonare tutto il tempo, attraverso la
Chiesa e i cristiani, continuerà a risuonare nella vita e nella disponibilità
al Vangelo, nella Buona Notizia nella nostra vita missionaria giorno dopo
giorno,
L’allegria
e la grazia, risuona profondamente leggendo e rileggendo il nostro Statuto al
n. 9… “aiutate efficacemente dallo
Spirito Santo…” accogliendo la grazia con il Sì di Maria come garanzia…per
il dono della consacrazione nella CM… l’amore
dominerà tutte le espressioni della nostra vita e apparirà evidente nella
testimonianza espressa mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la
semplicità…”.
Abbiamo
una missione stupenda, bella: vivere la comunione dentro questa realtà di
essere portatrici della grazia e della gioia in mezzo ai fratelli.
Continuiamo
ad approfondire dentro di noi questo regalo del Cuore di Gesù e del Cuore
Immacolato di Maria. Apriamo sempre il
nostro cuore alla grazia per vivere la gioia della consacrazione.
maria nostro modello nella fede
Il nostro discernimento vocazionale secondo
l'esempio di Maria.
Molto diversa da questa è la figura della
donna che emerge dai racconti evangelici a lei correlati: una pellegrina della
fede, che sta gradualmente scoprendo la sua vocazione e missione. Per lei, come
per ogni giovane donna, “il discernimento vocazionale non si completa con un
singolo atto, sebbene nella narrazione di ogni vocazione sia possibile
identificare momenti o incontri decisivi. Come tutte le importanti realtà della
vita, anche il discernimento vocazionale è un lungo processo, che si sviluppa
nel tempo, durante il quale si deve continuare a vegliare sulle direzioni con
cui il Signore determina e specifica una
vocazione, che è personale e
irripetibile ».
La risposta di
Maria alla Parola ascoltata è quella di una persona di fede, che crede nella
promessa di Dio e nella potenza della sua Parola. Quando sente le prime parole
dell'Angelo, è turbata e perplessa, sorpresa. Non tanto per quello che le viene
detto, ma per averlo detto a lei. L'annuncio della sua divina maternità solleva
in lei, non il dubbio , ma la domanda sulla Fede che interroga e cerca, la
domanda di coloro che hanno uno sguardo realistico sulla sua condizione:
"Come sarà se non conosco un uomo?" Lc. 1, 34). Poi arriva il
completo consenso, la totale disponibilità, l'abbandono nella Fede: "Ecco,
l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).
Maria è l'ascoltatrice della Parola. La sua Fede è quella della donna che
ascolta la Parola di Dio e le risponde ogni giorno in preghiera. Dio chiama ma
non impone, chiede sempre la nostra risposta. Possiamo accettare o rifiutare.
Maria accettò in completa libertà; poiché era completamente era disponibile all'amorevole volontà di Dio.
Si è donata completamente a Dio e ha creduto in Lui in ogni istanza del suo
essere e quindi "tutte le generazioni la chiameranno Beata". (Lc
1,38).La missione di Maria è di dare Gesù al mondo.
È la prima
evangelizzatrice, la prima a portare la Buona Novella della salvezza. Maria è
la fedele compagna di Gesù, lo segue fino alla croce. Con il silenzio
accompagna la missione di suo Figlio identificandosi pienamente con Lui. La sua
vita è tutta incentrata su Gesù. Questo modo di essere è assolutamente
suggestivo per noi che cerchiamo di seguire Gesù nella Compagnia Missionaria,
perché accettare la missione implica la volontà di rischiare la vita e di
seguire il cammino della croce, sulle orme di Gesù, con determinazione e
umanità. Solo se uno rinuncia ai propri bisogni, lo spazio sarà aperto per
ricevere il piano di Dio nella vita consacrata come membro del CM, seguire
rigorosamente la specifica spiritualità e cercare seriamente il bene comune.
Soprattutto dove l'amore e la pace sono più profondamente segnati
dall'individualismo, è necessario accertare quanto le scelte siano dettate
dalla propria autorealizzazione o dalla volontà di vivere la propria esistenza
nella logica del generoso dono di se stessi. Il cammino della vocazione e
missione di Maria è estremamente stimolante per noi CM. “Lei, che in ogni fase
della sua esistenza accoglie la Parola e, come serva, “ meditando su di essa
nel suo cuore ”(Lc 2,19), è stata la prima a seguire questa strada.
Ognuno di noi può
scoprire nella vita di Maria lo stile di ascolto, il coraggio della fede, la
profondità del discernimento e la dedizione al servizio. È stata anche chiamata
a vivere i suoi progetti, imparando ad offrirsi e ad avere fiducia, non
sentendosi sola, ma pienamente amata e sostenuta da Dio. Consapevole che Dio è
con lei, Maria apre il suo cuore all' ECCOMI! Inaugurando in questo modo la via del Vangelo (Lc 1,38). Ai suoi occhi
ogni giovane può riscoprire la bellezza del discernimento e nel suo cuore può
sperimentare la tenerezza dell'intimità e il coraggio della testimonianza e
della missione.
La benedizione di Papa Francesco in Mozambico ha
lasciato le seguenti parole di incoraggiamento: se il nostro cammino è radicato
nella fonte dell'Amore, che è Dio, allora c'è anche il movimento reciproco: dai
fratelli a Dio; L'esperienza della comunione fraterna mi porta alla comunione
con Dio. Essere uniti tra noi ci porta ad essere uniti con Dio, ci porta a
questa connessione con Dio che è nostro Padre, la nostra fede ha bisogno del
sostegno degli altri, specialmente in tempi difficili. Se siamo uniti, la fede
diventa forte.
Che bello sostenersi a vicenda
nella meravigliosa avventura della fede! Seguiamo questo percorso con fiducia,
con gioia. Un cristiano deve essere gioioso con la gioia di avere tanti
fratelli battezzati che camminano con lui; percorri questa strada con gioia!
l'eccomi di maria
Chi è Maria di Nazaret?
Nella lettera ai Galati (4,4), san Paolo,
che non nomina mai la madre di Gesù nel suo epistolario, scrive che il Figlio
di Dio è “nato da donna”, a indicare
che egli è diventato uomo, figlio dell’umanità. Ogni uomo e ogni donna che
vengono al mondo, nascono da donna. Fin dalla Genesi (3,20), la donna è
chiamata “madre dei viventi”.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù, in due
momenti fondamentali della sua missione, si rivolge a sua madre chiamandola “donna”: alle nozze di Cana (2,4) e
dalla croce (19,26). Negli eventi culminanti della rivelazione di Gesù come
sposo – che dà il sangue e la carne, la vita, all’umanità-sposa – Maria è
rivelata come il prototipo e l’immagine della donna-sposa, di quella umanità che Egli è venuto a salvare e a
riportare al progetto originario del Padre.
«In
Cristo, infatti, il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo per
essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a
essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore
della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui
ci ha gratificati nel Figlio
amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle
colpe, secondo la ricchezza della sua grazia» (Ef 1,4-7).
“Donna”, dalla Genesi all’Apocalisse, “è la rappresentante e
l'archetipo di tutto il genere umano” (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 4) “Il paradigma
biblico della donna” (MD 22) è chiave
di lettura di tutta la storia della salvezza. “«Essere sposa», e dunque il «femminile», diventa simbolo di tutto
l'«umano»” (MD 25)
Maria, dunque, è quella precisa ragazza di
Nazaret, scelta e chiamata ad un rapporto unico e irripetibile con il suo Dio,
suo Creatore e Sposo e suo Figlio, ma è anche la rappresentante di tutta quella
umanità che Dio sceglie e ama, da prima della creazione del mondo, per unirla a
sé in una alleanza sponsale indissolubile e eternamente fedele.
A Cana e sul Calvario, Maria è la Donna che per prima, come
nell’annunciazione, consegna a Dio la sua fedeltà di sposa e di madre.
La prima donna madre di tutti i viventi – Eva - è la rappresentante di tutta
l’umanità peccatrice, infedele alla parola d’amore di Dio (Gn 3,1-7), ma
attraverso tutti i secoli questa umanità è rincorsa dall’amore di Dio, che non
si lascia vincere dall’infedeltà, perché è il Dio fedele al suo nome che è,
come rivelato a Mosè, “Io sono qui per
te- Eccomi”. Dio non può essere infedele a se stesso. Proprio per questa sua
fedeltà, fin dall’inizio Egli pronuncia la parola di salvezza:
«Il
Signore Dio disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto
il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e
polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Io
porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa
ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”» (Gen 3,14-15).
L’umanità redenta
E la donna
diventa la rappresentante dell’umanità redenta e fedele a Dio, non più schiava
e complice di satana, ma nemica del maligno e, attraverso la sua stirpe
– l’umanità nuova – vittoriosa sul male a cui schiaccia la testa superba.
Finalmente sposa redenta, «senza macchia
né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27) . In questa donna nuova noi riconosciamo i
lineamenti di Maria di Nazaret e nella sua stirpe l’umanità nuova-Cristo Gesù, «primogenito tra molti fratelli» (Rm
8,29). Anche noi, peccatori perdonati, siamo tra quei fratelli.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù chiama donna anche la samaritana al pozzo di
Giacobbe (4,21), l’adultera al tempio (8,10) e Maria di Magdala al sepolcro, la
mattina di pasqua (20,15).
Anche loro sono persone precise che
incontrano, sulle strade impervie e traviate della loro vita, il Salvatore. Ma
sono anche la donna-umanità ingannata
dal maligno, assetata di amore e pure incapace di amare, infedele all’amore di
Dio e dunque adultera.
Ma è questa la donna-umanità che Gesù è
venuto a cercare per renderla, attraverso la croce, sua sposa santa e immacolata come sua Madre.
Alla donna di Samaria, in cerca di un amore
che colmi la sete del suo cuore, Gesù si rivela come il messia, unico sposo che
può dissetarla e renderla fonte di acqua viva per i suoi fratelli, assetati
come lei. Alla donna adultera, Gesù sposo tradito offre il perdono che rinnova
la vita e toglie ogni vergognoso segno di peccato sul volto della sposa
rigenerata. Maria di Magdala, simbolo dell’umanità invasa e sommersa dal male –
posseduta da sette demoni e liberata da Gesù – è la sposa che nel nuovo
giardino all’alba della nuova creazione – il mattino di pasqua – cerca lo Sposo
e dallo Sposo è cercata e trovata. Nel primo giardino, Dio aveva perso l’umanità-sposa che aveva
seguito il nemico; nel giardino del sepolcro Gesù sposo ritrova, nell’amore di
Maria di Magdala, l’umanità-sposa amata
per la quale ha dato la carne e il sangue e lo Spirito.
In Maria di Nazaret il progetto di salvezza
del Padre è già pienamente realizzato:
- è la piena di grazia, nuova Gerusalemme
invitata alla gioia, perché il Signore suo Salvatore vive in lei e gioisce per
lei (cf Lc 1,28; Sof 3,14-17);
- è umanità capace di ascoltare il suo Dio, obbediente al quel primo comandamento del
libro del Deuteronomio (6,4-9), che Gesù stesso ricorda: “Ascolta, Israele!”
(Mc 12,29-30),
- è beata,
secondo l’esclamazione di Elisabetta,
perché crede alla Parola ricevuta (Lc 1,45); investita di quella
beatitudine proclamata da Gesù: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e
la osservano” (Lc 11,28) e “Beati coloro che hanno creduto” (Gv 20,29)
- è la donna nuova sposa salvata e fedele che
genera il figlio di Dio e figlio dell’uomo, uomo nuovo in perfetta comunione
con il Padre, primogenito tra molti fratelli.
Ascolto
e dialogo
Nella
Scrittura, ci è dato di conoscere per la prima volta Maria al momento
dell’Annunciazione – Lc 1,26-38.
Scopriamo una giovane donna con una
straordinaria attitudine all’ascolto della Parola e della storia in cui Dio
parla. Si parla di un angelo di nome Gabriele. Ma nella Scrittura l’angelo
indica un modo misterioso in cui Dio si rivela e il nome stesso –
Gabriele/forza di Dio – indica appunto uno spirito che manifesta la presenza
potente di Dio, non indica una figura corporea precisa. Non ci viene indicato
“cosa o chi” Maria ha visto, ma ci viene detto quale Parola ha ascoltato,
perché il Dio di Israele è un Dio che non si vede, ma parla ed è necessario
saperlo ascoltare. E attende risposta. Come un Padre. Come uno Sposo. E parla
attraverso la Scrittura e attraverso la Storia.
Come l’antica regina Ester a cui il padre,
da bambina, raccontava la Storia dell’amore di Dio per il suo popolo, Maria
conosce quella Storia e anche la Scrittura, forse ascoltate proprio dalle
labbra e dalla fede dei suoi genitori. Alle parole: “Rallegrati, il Signore è con te”, Maria resta turbata, perché
riconosce in esse la Parola rivolta dai profeti (Sof 3,14-17 e Zc 9,9), quindi
da Dio, alla città santa in cui Dio dimora. E si chiede che senso abbia quello
stesso saluto rivolto a lei. Riconosce nel “lieto annuncio” il compiersi delle
promesse di Dio al suo popolo. Colma di stupore e di fiducia, non teme di
dialogare con Dio e chiede come possa compiersi ciò che sembra in
contraddizione con la sua condizione presente di sposa che però ancora non
“conosce uomo”, perché non convive con il suo sposo. Deve forse affrettare
questa convivenza? Ma come potrebbe? Non sta a lei donna decidere sui tempi
stabiliti dalla tradizione dei padri.
E la Parola di Dio le chiede una risposta
di fede estrema: la vita nuova che già germoglia in lei non è frutto del seme
di Giuseppe suo sposo, ma è frutto dello Spirito di Dio. Inimmaginabile e
inaccettabile per la ragione, per l’esperienza umana di sempre, per la legge.
Ma Dio Padre e Sposo, che sta diventando anche suo Figlio, manifesta una
stupenda tenerezza e comprensione per questa piccola figlia a cui sta chiedendo
e dando tutto, in una vertigine di fede e di amore: anche Elisabetta sterile e
fuori dall’età, attende un figlio già da sei mesi, perché nulla è impossibile a Dio. E giunge allora la resa
appassionata di una piccola donna, che consegna la sua carne e il suo sangue,
il suo cuore e la sua fede e la vita all’Altissimo ineffabile e invisibile che,
in lei, sta diventando visibile, di nome Gesù, di carne e sangue e cuore come
lei: “Eccomi, sono la serva del Signore.
Avvenga per me la tua Parola”.
Lucia
Capriotti
l'eccomi di maria nel quotidiano
«Ecco
la serva del Signore» (Lc
1, 38)
È una risposta personale. Maria accoglie
nella sua persona l’intervento di Dio nella storia umana. Non si tratta,
dunque, solo di una storia tra Dio e lei.
Sempre, quando Dio entra nella vita di una
persona lo fa per il bene dell’umanità. Perciò la risposta della persona
interpellata da Dio è risposta personale, ma non individuale. È una risposta
per l’umanità, a nome dell’umanità. Un ”no” ferirebbe e impoverirebbe tutta
l’umanità. Un “sì”, come quello di Maria, è a beneficio di tutta l’umanità. Il
“sì” di Gesù ha redento l’umanità, che essendo prima solidale nel peccato, è
poi diventata solidale nella salvezza. Gesù, solidale con tutta l’umanità
peccatrice, ha offerto la sua obbedienza per tutti e lui, primogenito, ci ha
resi tutti suoi fratelli nella grazia. Da questa fede scaturisce la
spiritualità della riparazione trasmessaci da p. Dehon, che essenzialmente
significa dire “Eccomi” al posto di chi non risponde o rifiuta.
Maria si definisce serva. Il suo modo, però, di ascoltare
e rispondere al messaggero di Dio non è da schiava, da persona sottomessa e
costretta a subire, ma è piuttosto un modo che esprime una obbedienza fiduciosa
e amorosa, un’attesa che si compia il progetto in cui Dio la coinvolge. È figlia. Figlia si Sion, perché così si
percepisce il popolo che il Signore ha scelto come primogenito, secondo la
parola dei profeti e dei salmi. E la figlia di Sion è anche la sposa che Dio ama. La sposa che gioisce
per lo sposo, come lo sposo gioisce per lei.
«Nessuno
ti chiamerà più Abbandonata,
né
la tua terra sarà più detta Devastata,
ma
sarai chiamata Mia Gioia
e
la tua terra Sposata,
perché
il Signore troverà in te la sua delizia
e
la tua terra avrà uno sposo.
Come
gioisce lo sposo per la sposa,
così
il tuo Dio gioirà per te»
(Is 62, 4-5).
«Rallégrati,
figlia di Sion,
grida
di gioia, Israele,
esulta
e acclama con tutto il cuore,
figlia
di Gerusalemme!
Il
Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è
un salvatore potente.
Gioirà
per te,
ti
rinnoverà con il suo amore,
esulterà
per te con grida di gioia»
(Sof 3, 14.17)
L’eccomi
di Maria è risposta di sposa, di figlia/serva. A servizio del progetto di Dio,
Maria è a servizio dell’umanità che Dio vuole salvare anche con la sua
collaborazione, rendendola madre del Salvatore. Il suo eccomi è obbedienza a Dio per l’umanità e a nome dell’umanità, che
lei rappresenta.
Maria ci testimonia la solidarietà
umana. In lei Dio prende la carne dell’umanità, diventa carnalmente solidale
con l’umanità e così diventa possibile la salvezza per tutti coloro che hanno
la stessa carne e lo stesso sangue.
«Poiché
dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso
modo ne è divenuto partecipe» (Eb
2,14)
L’eccomi di Maria non è solo una parola, ma si esprime in diversi
atteggiamenti, che devono diventare nostri per dare concretezza al nostro eccomi, personale ed ecclesiale.
Silenzio. Solo il silenzio permette l’ascolto, la
contemplazione, la sapienza.
Ascolto di Dio e dell’umanità. Nell’ascoltare e
accogliere il progetto del Padre, Maria ascolta anche la storia di Elisabetta e
se ne rende partecipe; va in fretta a condividere la gioia di un progetto
d’amore che le unisce in modo sublime e che le rende capaci di una vera lode al
Signore. Nel cantico che sgorga dal cuore e dalle labbra di Maria in casa di
Elisabetta, ella esprime tutta la sua capacità di ascolto della storia di
Israele e dell’umanità; un ascolto così profondo e illuminato dalla Parola che
le permette di riconoscere quella storia come il luogo dell’agire di Dio, un
agire sorprendente e assolutamente diverso da quello umano e per questo
illuminato dalla sua misericordia.
Contemplazione, cioè l’attitudine a osservare la storia,
il vivere quotidiano, alla luce della memoria
di ciò che Dio ha operato e opera nella sua vita e nella vita del popolo;
l’attitudine a conservare nel cuore ciò che vede e ascolta, anche quando non
può immediatamente comprendere, nella certezza della fede che Dio è all’opera.
Nei Vangeli stupisce il silenzio
contemplativo e orante di Maria dalla culla alla croce e dopo la risurrezione
fino alla Pentecoste.
Il silenzio, l’ascolto, la contemplazione
conducono Maria al servizio. Un servizio vissuto nella libertà dell’amore. Un
servizio che, infine, conduce alla pienezza della gioia.
Tutto questo Maria lo vive in un semplice e
povero quotidiano, segnato da fatiche e tribolazioni, attese e speranze, gioie
e angosce, persino persecuzione e morte. Da Nazaret a Betlemme, da Betlemme in
Egitto, dall’Egitto a Nazaret a Gerusalemme a Cana, fino al Golgota e infine in
casa del discepolo amato: Maria è sempre la donna dell’eccomi, la serva del Signore e dell’umanità. Per questo è la Madre
del Salvatore che ha vinto la morte, la Donna che vince il maligno, la Sposa
del gran Re, la Regina. Perché per i discepoli del Signore regnare è servire.
Esattamente come lo è stato per il Maestro e Signore.
Il cammino dell’eccomi di Maria è lo stesso
su cui devono incamminarsi i discepoli del Signore. Noi Chiesa. Noi Compagnia
Missionaria. Noi umanità bisognosa di salvezza e chiamata a collaborare
all’opera della redenzione.
L’ascolto
della Parola ci mette alla scuola dello Spirito e ci permette di avere i
pensieri e i sentimenti di Cristo.
«1Anch'io,
fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di
Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. 2 Io
ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo
crocifisso. 3 Mi presentai a voi nella debolezza e con
molto timore e trepidazione. 4 La mia parola e la mia
predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla
manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5 perché
la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
16Ora,
noi abbiamo il pensiero di Cristo» (1Cor 2,1-5.16).
«
5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti
di Cristo Gesù: 6 egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un
privilegio l'essere come Dio, 7 ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo, 8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. 9 Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra
di ogni nome, 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli,
sulla terra e sotto terra, 11 e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!",
a gloria di Dio Padre» (Fil
2,5-11).
Come per Maria, dall’ascolto obbediente
scaturisce il servizio concreto,
fattivo, responsabile, intraprendente. Non è Dio che ordina a Maria di andare
da Elisabetta, ma quando ci si pone a servizio di Dio, inevitabilmente,
necessariamente ci si pone a servizio dell’umanità, delle persone concrete.
Chiediamoci, però, cosa intendiamo per
servizio. Guardiamo ancora Maria. Possiamo giustamente pensare che abbia svolto
servizi domestici in casa di Elisabetta, che l’abbia aiutata a preparare
l’occorrente per il nascituro, che le sia stata vicina nel parto. Ma il Vangelo
di Luca, che mette in evidenza la “fretta” di Maria nel partire per la Giudea,
non parla di tutto questo, non si preoccupa di dire quale aiuto ella abbia dato
alla sua parente. Pone in piena luce, invece, un servizio straordinario, quello
che solo lei poteva fare: condividere il dono dello Spirito di cui era colma e
annunciare le grandi opere del Signore. Il servizio per eccellenza che non
disdegna tutti gli altri servizi, anzi li illumina di senso.
Così a Cana, la sapienza della Madre di
Gesù, che le viene dalla Parola e dallo Spirito, non solo le apre gli occhi su
una necessità materiale (la mancanza di vino nella festa di nozze) ma la guida
a intuire in suo Figlio la presenza del vero sposo che dona la gioia del vero
vino nuovo. Si fa così strumento che apre la via alla prima rivelazione e
manifestazione di Gesù e fa sbocciare la fede dei discepoli.
In circostanze squisitamente umane come la
nascita di un figlio e una festa di nozze, Maria vive in tutta semplicità, ma
con grande senso di responsabilità e di concretezza, il suo servizio sapiente.
Umile, ma non banale. Da lei impariamo che non c’è luogo o circostanza del
nostro vivere quotidiano dove non sia possibile essere a servizio non solo
delle necessità umane, ma del progetto di salvezza di Dio.
L’obbedienza al servizio esprime la
consapevolezza della solidarietà umana, perché l’ascolto della Parola ci rende
abili ad ascoltare i bisogni umani, quelli veri, più profondi, non quelli
indotti dalle mode, dalla mondanità, dal consumismo, dalle dipendenze, dalle
ideologie. L'ascolto della Parola ci educa a vedere e ascoltare con gli occhi e
con il cuore di Dio. Allora la solidarietà umana non sarà solo un impegno
morale, ma semplicemente la percezione di una realtà nella quale siamo immersi
e che ci realizza come persone e come figli del Padre.
L’ascolto e il servizio, in tutte le
circostanze della vita, ci immergono nella gioia, anche faticosa, di
riconoscerci sempre più persone,
cioè relazione, salvandoci dalla
solitudine amara e vuota di pensarci o volerci singoli individui. L’ascolto e
il servizio ci fanno crescere nella gratitudine di saperci uniti nella stessa
carne, in quanto umanità, e nello stesso Spirito, in quanto Chiesa.
ECCOMI è la parola e l’atteggiamento che
esprimono una relazione di amore. È risposta di amore.
L’ECCOMI di Maria è l’eco perfetta
dell’ECCOMI di Dio all’umanità e di Gesù
al Padre e a noi.
L’ECCOMI di Dio al mondo passa attraverso
il mio e nostro ECCOMI, perché Dio è una carne sola con me, con noi.
Lucia
Capriotti
1 .