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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
una realtà completamente nuova
 
Sono nata l’1 marzo 1972 a Bissau, figlia di João Dinis Gomes (già morto) e di Marta Gomes (per fortuna ancora in vita) e residente nello stesso quartiere. Ho sette fratelli e ho fatto i miei primi studi a Bissau; ma i problemi che sono sorti quando avevo quattro anni, mi hanno portato a Canchungo, dove viveva allora una mia zia. Così è stato a Canchungo che ho frequentato la scuola dalla 2ª alla 5ª elementare. Tutto è iniziato con un’iniezione anti-malarica sbagliata nell’ospedale centrale di Bissau. Il risultato è stato questo: la paralisi della gamba. Per tentare di risolvere questo problema, i miei genitori mi hanno mandata a Canchungo, dove c’erano medici cinesi e dove abitava una mia zia. Sono stata lì durante alcuni anni, ma per sfortuna, non sono riuscita ad ottenere nessun risultato positivo. Più tardi, già di nuovo a Bissau, sono stata operata dal Dr. Ernesto nel Centro di Riabilitazione Motrice (a Klelé). Dopo l’operazione il medico mi ha consigliato di usare “l’apparecchio” specifico per questi casi, ma l’ho usato soltanto un anno perché crea difficoltà nel camminare ed è troppo caldo. Attualmente lo uso ogni tanto, perché il non usarlo può portare a problemi gravi nel futuro, per ex. alla colonna vertebrale. Ma, alla fine della Laurea in Economia, andrò in Portogallo, per verificare meglio lo stato in cui mi trovo e, eventualmente, trovare un apparecchio più perfetto e più leggero. La mia formazione cristiana Sono figlia di genitori cristiani. Mio padre è stato battezzato da piccolo e mia madre già da adulta. Ho iniziato il catechismo a Canchungo, ma il battesimo l’ho ricevuto nel 1987 nella cappella di Bissau Novo, in quel tempo appartenente alla parrocchia di Bandim. Qui ho ricevuto anche la Cresima. Dopo ho cominciato a far parte del gruppo vocazionale della Parrocchia di Fatima, dove era parroco il p. Dionisio Ferraro. Ci incontravamo ogni sabato e a me piaceva molto pregare. Sono stata in questo gruppo durante diversi anni e, ad un certo punto, p. Dionisio ha iniziato a farmi una proposta vocazionale e a parlarmi della consacrazione laicale. Lo stesso padre animava anche un Gruppo di laici (l’Assemblea di S. Pietro) ed io ho partecipato anche a diversi incontri di questo gruppo. Ma, dopo un certo tempo, nel 1994, io e altre quattro ragazze (tra le quali c’era anche Antonieta N’Dequi) abbiamo iniziato a formare un gruppo che voleva essere di laiche consacrate; avevamo riunioni ogni sabato, sempre orientate dallo stesso p. Dionisio. Il 30 novembre 1994, siamo venute ad abitare a S. Paolo, non ancora nella residenza attuale (che allora non esisteva), ma in una casa in affitto. Lì abbiamo vissuto tre o quattro anni, sempre accompagnate nella formazione da p. Dionisio. Anche Suor Aidmé, allora segretaria nella Curia diocesana, ci ha aiutato un poco, parlando con un gruppo di laiche consacrate di Zinguinchor in Senegal. Io ed Antonieta siamo anche andate a trovarle a Zinguinchor e a parlare con loro, ma la lingua francese si è rivelata un grande ostacolo; non ci permetteva una formazione in comune e neanche un rapporto semplice. Per tutto questo abbiamo deciso di rinunciare a questo progetto. L'incontro con la Compagnia Missionaria Chi ci ha portato a conoscere la Compagnia Missionaria è stata Simonetta, una volontaria italiana della Caritas. Lei è di Bologna, dove sta il Centro della Compagnia Missionaria e, naturalmente, conosceva alcune laiche consacrate di questo Istituto. Ha parlato loro del nostro piccolo gruppo guineano e in certo modo le ha provocate a venire a conoscerci. È così che è venuta per prima Lúcia credo nel 1997. È stata ospite a Casa Verona (Bissau), dove viveva anche Simonetta, ed è stata presentata a P. Dionisio. Dopo di lei, è venuta più volte anche Anna Maria Berta. E così si è potuto iniziare finalmente la nostra formazione in portoghese. Dopo un certo tempo la Compagnia Missionaria ci ha chiesto che cosa volevamo essere: membri effettivi della stessa o soltanto laiche consacrate senza appartenere all’Istituto, ma ricevendo un aiuto nella formazione. Noi abbiamo risposto che volevamo appartenere alla Compagnia Missionaria, già che eravamo poche e senza la formazione necessaria per potere essere “autonome”, e creando una realtà completamente nuova. E continuo a pensare che abbiamo fatto molto bene. Ho pensato anche all’ipotesi del matrimonio e ho avuto anche un fidanzato, ma la cosa non è riuscita. Io avevo certe esigenze nel modo di concepire la mia futura maternità e questo non è stato capito bene dalla famiglia del mio ragazzo. Di conseguenza, dopo un certo tempo, tutto è finito tra di noi. Dopo di che, non ho avuto più dubbi. Ho scelto questa vita di consacrazione, con le esigenze che comporta, e sono molto felice di averlo fatto.
disabile tra disabili
 
Missionaria nel mio Paese A S. Paolo (Bissau), abbiamo iniziato con la Scuola elementare e l’alfabetizzazione degli adulti. Oggi abbiamo la 6ª classe, ma, per garantire la qualità dell’insegnamento, non abbiamo intenzione di andare oltre nei prossimi anni, nonostante le continue domande degli incaricati dell’educazione che fanno pressione in questo senso. Abbiamo iniziato anche con la scuola di cucito…il numero non è sempre stato molto elevato anche perché alla fine, molte donne non hanno i soldi per comperarsi la macchina di cucire. Ma, come può vedere, ancora oggi, continuiamo questa attività. Abbiamo iniziato subito anche la pastorale, soprattutto la catechesi e la liturgia: Messa o celebrazione della Parola il sabato, in collegamento con la parrocchia della Madonna di Fatima. Solo recentemente siamo passate alla parrocchia di Brá. Le persone non riescono a capire bene chi siamo. Molte volte ci chiamano “irmãs” (=suore), ma mostrano di volerci molto bene: non ci chiedono molti aiuti materiali, perché all’inizio, abbiamo spiegato la nostra condizione, cioè che tentiamo di vivere del proprio lavoro, mettendo tutto insieme, e le persone possono vedere effettivamente come viviamo. Ma, diverse persone, anche mussulmane, vicine di casa, ci aiutano materialmente con diverse cose (riso, galline, manioca…), come è avvenuto adesso per la nostra festa di incorporazione perpetua. Il sogno Sto finendo il 4º anno di Economia all’Università Lusofona. Questo corso mi è piaciuto molto perché è abbastanza collegato con la Sociologia, ramo che mi interessa in modo particolare. Abbiamo pensato che era bene fare questo corso anche per aiutare nel futuro la gestione e amministrazione delle nostre istituzioni (scuola, residenza, attività pastorale di carattere sociale, ecc.). Antonieta sta concludendo la Laurea in Lingua Portoghese. Questa specialità la può aiutare naturalmente nel suo campo particolare, quello dell’educazione. Penso che posso aiutare le donne (tutte le donne) di S. Paolo a organizzarsi in cooperativa per potere produrre meglio, avere alcuni soldi disponibili e poi vendere i loro prodotti di cucito. Ma, soprattutto sogno il giorno in cui sarò “una disabile tra disabili”. Mi spiego meglio: io conosco diverse disabili che si lasciano abbattere per questa loro situazione. Ma, pensando bene, la disabilità fisica non è un problema speciale. Quello che bisogna fare è mantenere una buona testa e un buon cuore! Tutto il resto si può superare. Per questo io voglio costituire un’ associazione di donne disabili, per poterci organizzare e lavorare insieme. Ho già alcune persone che condividono questo mio sogno e che sono disposte ad aiutarmi….anche Lúcia mi incoraggia moralmente, come ha fatto quando è stata con noi, durante la festa dell’incorporazione perpetua. Sa, noi abbiamo bisogno di sognare per potere fare certe cose, anche se non riusciamo a realizzare tutto quello che abbiamo sognato! [img2bcx] Nell'albero della Chiesa Vorrei lasciare una parola di incoraggiamento a tutti /e missionari/e guineani/e: abbiate fiducia nel Signore e manifestate questa fiducia davanti al popolo della Guinea. Il popolo ha bisogno di molta formazione, di capire chi è il missionario (uomo o donna) e di potere vivere i valori del Vangelo nella sua vita di ogni giorno. C’è molta ignoranza religiosa nelle popolazioni con le quali siamo in contatto e c’è bisogno di aiutarle con la nostra vita e la nostra parola. Mi piacerebbe anche lasciare un’ultima parola a tutti i membri della nostra Chiesa di Guinea (missionari e laici): perché capiscano la ricchezza che è per la Chiesa la nostra vocazione di laiche consacrate. È un carisma che arricchisce spiritualmente la nostra Chiesa-Famiglia e che è riconosciuto non solo dalla Chiesa universale ma anche dal nostro pastore, il Vescovo D. José Câmnate, come ha evidenziato bene nell’omelia della nostra incorporazione perpetua. Nel grande albero che è la Chiesa, noi siamo uno dei suoi rami. Grazie a Dio che vuole servirsi anche di noi per la diffusione del suo Regno nel nostro Paese!
più di quattro anni a monguelfo
 
E’ sempre vitale fermarsi per cogliere, col il trascorrere del tempo, cosa abbiamo ricevuto in dono; quali segni sono rimasti lungo il cammino; quali appelli cogliamo; quali prospettive si aprono… Mi piace sostare un poco, quando posso, per rileggere a grandi linee il nostro vissuto qui a Villa San Giuseppe – Monguelfo in questi quattro anni e mezzo che abbiamo già trascorso qui dal nostro arrivo all’inizio di ottobre 2006. Anzitutto emerge con forza un sentimento di gratitudine profonda verso il Dio-Amore che ci ha offerto la possibilità di accettare la proposta di gestire appunto Villa San Giuseppe. Superati i timori iniziali, oggi, con la prova dell’esperienza vissuta, ci appare con evidenza solare tutta la validità della scelta fatta. Il luogo è incantevole, circondato da un ampio abbraccio delle belle montagne circostanti, ricoperto dal verde manto dei prati e dei boschi che caratterizzano la Val Pusteria, impregnato di spiritualità (quasi cento anni di vita contemplativa) e di pace . Col passare del tempo abbiamo visto incrementarsi in un crescendo costante la partecipazione degli ospiti che manifestano un duplice impegno: il loro ritorno, anche in periodi diversi dell’anno, e l’incremento di nuove presenze, grazie anche al loro “passa parola” agli amici e conoscenti. Stiamo assistendo anche ad un notevole aumento di gruppi che chiedono accoglienza. Si tratta di gruppi di volontariato, sportivi, d’impegno sociale, gruppi di disabili, gruppi parrocchiali, di preghiera, campi scuola, gruppi con finalità turistica come le donne di Brugherio che vengono da diversi anni e con itinerari che vanno anche oltre confine. Siamo contente quando la nostra Casa per ferie viene utilizzata anche per iniziative, incontri, corsi che riguardano la nostra vita CM e quindi voluti e organizzati dall’Istituto stesso. Anche questa partecipazione CM è un modo per sentire più ”nostra” questa Casa nel senso che ci offre la possibilità di vivere insieme esperienze che ci aiutano a crescere insieme. La gente del luogo ci vuole bene Il contesto esterno, ambientale, dove ci troviamo immerse, rispetto agli inizi, si sta rivelando accogliente. Sentiamo che la gente ci vuole bene, s’interessa di noi, della Casa…e la frequentano volentieri anche per un breve incontro, un caffè o un buon bicchiere di vino. Naturalmente bisogna tenere conto che qui domina la lingua tedesca. E sappiamo che dietro ogni lingua diversa dalla nostra, c’è anche una cultura diversa, una storia diversa, un modo di sentire e rivelarsi diverso che a volte non è facile comprendere fino in fondo. Comunque sia con gli ospiti che con gli abitanti del luogo, sentiamo importante porci in un atteggiamento costante fatto di semplicità, accoglienza, servizio. E questo favorisce un clima familiare, spontaneo dove ognuno: bambino, giovane, adulto, anziano o diversamente abile che sia, si sente accolto così com’è e con quanto sta vivendo e soffrendo in quel momento della sua vita. Possiamo davvero affermare che su questo colle abbiamo vissuto e viviamo tante belle esperienze con persone che, con le loro storie variegate, con le loro aspirazioni, problemi, hanno bisogno di incontrare qualcuno/a con cui condividere quanto di bello, di vero, di buono, di faticoso si portano nel cuore. Ci è di forza e di stimolo il metterci ogni giorno, con umiltà e amore, al servizio dei nostri ospiti, cercando di donare al momento opportuno anche quella Parola che può illuminare, consolare, nutrire la vita di ciascuno. E’ con questo stile incarnato che cerchiamo di rispondere alla nostra missione di laiche consacrate che consiste nel “vivificare con la forza del Vangelo, nello spirito che ci è proprio, l’ambiente in cui viviamo, perché ogni persona ritrovi se stessa in Cristo”(Stat.n.13). [img2bdx] Un grazie che per noi è impegno Il lavoro è tanto e l’impegno richiesto è notevole ogni giorno. Ma ci dà molta forza la grazia che attingiamo al Cuore di Cristo e anche il constatare che gli ospiti sono contenti, si trovano bene, si sentono a loro agio…E spesso ci esprimono con vivacità la loro gratitudine gioiosa. Riportiamo a questo proposito due messaggi che esprimono gratitudine e incoraggiamento. Il primo viene dal Brasile, da una suora missionaria che ha trascorso un periodo di riposo qui da noi insieme ai suoi cari: Carissima Fiora e tutte voi, sono a Manaus, nell’Amazzonia Brasiliana da tre giorni e mi sono ricordata (ma non solo adesso…) di avervi promesso una cartolina, però mi sono accorta di non avere il vostro indirizzo postale completo. Voglio esprimervi, ancora una volta, la mia gratitudine per ciò che siete e avete fatto per me e continuate a fare per Mariarosa e Nino. Prego il Signore per ciascuna di voi e in particolare per te, Fiora, perché possiate continuare questa bella missione di generosa accoglienza che è testimonianza viva dell’immenso e gratuito Amore di Dio per ogni sua creatura. Con grande affetto. Suor Valeria. L’altro messaggio è di un nostra caro fratello dehoniano che più volte è stato qui da noi anche prestando il suo servizio sacerdotale. Così ci scrive: “Carissima Fiora, un sentito e doveroso ringraziamento per la vostra fraterna ospitalità. Grazie dei due passaggi alla stazione di Monguelfo… La vostra presenza è il valore aggiunto di Villa San Giuseppe. Lo si sente e lo si percepisce. Non da me previsto, con la festa dell’Assunta, ho avuto la fortuna di vivere un momento estivo importante della vostra Casa. Il Signore vi conservi e vi protegga a lungo. P. Angelo Arrighini scj. Queste manifestazioni di gratitudine sono per noi uno stimolo a crescere dal di dentro del nostro essere CM per un servizio sempre più adeguato e che non si fermi solo al corpo, ma interpelli anche le profondità dello spirito dei nostri ospiti in ordine ad una vita vissuta in pienezza sia a livello umano che evangelico. Lavoriamo “guardando lontano” La motivazione di fondo che fa da motore al nostro servizio è la dimensione missionaria. Il ricavato del nostro lavoro qui a Villa San Giuseppe ha come finalità quella di sostenere la nostra presenza e missione nei Paesi dove siamo presenti: Indonesia, Africa, America Latina, Portogallo, Italia. Una presenza e azione che comporta animazione, formazione, progetti di promozione e di volontariato internazionale, viaggi…Cerchiamo di far conoscere ai nostri ospiti, anche con iniziative concrete, questa dimensione missionaria. Solitamente essi si rivelano sensibili alla solidarietà e si lasciano coinvolgere anche nell’animazione stessa. Si vivono insieme, infatti, momenti belli a questo riguardo soprattutto a metà luglio, al Ferragosto e a Capodanno, organizzando lotterie e vendita di oggetti “missionari”. E’ commovente vedere l’impegno e l’entusiasmo di tanti ospiti, uomini e donne, per allestire tali vendite e ottenere introiti. Sono anche queste occasioni non solo per racimolare aiuti per chi ha meno di noi, ma anche per allargare i nostri orizzonti, a volte troppo limitati alle nostre esigenze, e per cogliere che l’impegno ad essere missionari, cioè portatori della”vita buona che è il Vangelo”, si radica nel nostro battesimo, nel nostro essere e diventare cristiani nel quotidiano. Infine, una speranza e un appello. Dato che Villa San Giuseppe è dotata anche di ambienti che si prestano per organizzare e vivere tempi di preghiera, di formazione, di animazione…ci piacerebbe che la nostra Casa venisse più usata anche da parte della CM per questa bella finalità. [img3bcx]
la parola di dio nelle missioni popolari
 
Lo Statuto della Compagnia Missionaria, nel capitolo che presenta la missione e le sue varie espressioni, parla anche dell’«annuncio della Parola di Dio mediante catechesi, incontri di carattere formativo e di spiritualità, corsi di missioni parrocchiali» (St 16). La prima esperienza di missione parrocchiale, animata da un gruppo di missionarie con il fondatore p. Elegante, risale al maggio 1966. Da allora, numerose missionarie hanno partecipato a questa attività; anche p. Elegante ha continuato per anni a svolgerla intensamente, poi saltuariamente, per sopravvenuti impegni. In questi anni, il servizio di evangelizzazione è stato svolto, in massima parte, nella forma delle missioni popolari, ma non mancano altre espressioni: settimane bibliche e vocazionali, esercizi spirituali al popolo, tridui e novene; tutto questo è stato un grande dono anche per la nostra Famiglia, oltre che per le comunità in cui abbiamo operato. Il servizio di evangelizzazione itinerante è sempre stato un dono soprattutto perché impegna le missionarie in un cammino di comunione con le comunità in cui sono chiamate a operare, di ascolto della realtà ecclesiale e sociale in fermento e in continuo cambiamento, di attenzione a offrire ciò che realmente la chiesa del dopo-concilio attende e ciò di cui la società del post-moderno ha bisogno. Si è trattato e si tratta di camminare con la gente, di farsi compagne di strada offrendo, nei modi più adatti, quella ricchezza di cui il mondo ha fame e sete, senza averne consapevolezza. La ricchezza che abbiamo sempre considerato indispensabile condividere con la gente è la Parola di Dio. Anche negli anni ‘60-‘70, fino a metà degli anni ’80, quando spesso, da parte dei vari gruppi anche ecclesiali, ci si chiedeva di trattare problemi di carattere sociale, psicologico, politico, magari “usando marginalmente” la Parola di Dio per sostenere la propria ragione, da una parte e dall’altra, abbiamo sempre mantenuto fede alla centralità della Parola. Nella faticosa ed entusiasmante ricerca di metodi adatti, abbiamo sempre ricordato che è la povertà e la debolezza dell’annuncio che offre luce ai problemi umani, sociali ed ecclesiali, che tocca le coscienze e trasforma la vita, che converte i singoli e germina società nuove, che compone le contese e costruisce la pace. Dopo queste premesse di carattere generale, possiamo considerare alcuni aspetti specifici del nostro metodo di evangelizzazione, che comunque, in questi anni è andato modificandosi. • Nella visita alle famiglie: quasi sempre, quando la parrocchia accetta la proposta, offriamo alle famiglie il Vangelo; naturalmente, là dove è possibile e nel momento che sembra, di volta in volta, opportuno, durante l’incontro con la famiglia, si proclama la Parola, cui segue un eventuale commento e preghiera insieme. • Nella liturgia: l’omelia è sempre direttamente attinente alla Parola del giorno[img2bdx] • Nelle altre forme di preghiera: nell’adorazione eucaristica o della croce, nella via crucis, nelle processioni, è dalla proclamazione e dall’ascolto contemplato della Parola che scaturisce la preghiera personale e comunitaria • Nei centri di ascolto della Parola di Dio: fino a qualche anno fa, la Parola proclamata era il punto di partenza per le varie catechesi sul battesimo, sulla riconciliazione, sull’eucaristia; oggi proponiamo la lectio divina • Negli incontri di categorie (ragazzi, coppie, anziani, vari gruppi parrocchiali…): anche in questi casi la catechesi sui diversi argomenti, attinenti allo stato di vita o agli impegni dei gruppi, prendeva sempre spunto dalla proclamazione della Parola In questi ultimi anni, osservando anche le esperienze di altri gruppi di evangelizzazione e ascoltando sempre più attentamente la realtà socio-ecclesiale, abbiamo dovuto considerare come la catechesi è, molto spesso, uno stadio troppo avanzato per la gran parte della gente che incontriamo, anche per persone credenti e praticanti. La catechesi presuppone l’annuncio. E purtroppo l’annuncio è carente, ancora, dopo più di 40 dal concilio. La nostra gente, credente o meno, praticante o meno, ha spesso una certa conoscenza di regole morali cristiane, a volte piuttosto confuse, ma nella maggioranza non ha fatto esperienza di ascolto profondo della Parola, mentre è Gesù, Verbo del Padre, che conquista le menti e le coscienze, che conforta, che illumina, che alimenta e disseta i cuori sfiduciati e inariditi. È l’ascolto della Parola che rivela l’amore misericordioso, sorprendente, di Dio trinità, che ama l’umanità fino all’estremo dono di sé. È la Parola che permette la contemplazione dell’Amore Crocifisso e lo rivela come unica gioia e vera vita. Abbiamo, dunque, cominciato a offrire, nei centri di ascolto, la lectio divina, anziché la catechesi, scegliendo, soprattutto, i brani evangelici che presentano incontri di persone con Gesù; questi permettono di “entrare” più facilmente nell’esperienza che narrano, di immedesimarsi con il personaggio o i personaggi che fanno esperienza dell’amore di Dio in Gesù. I centri di ascolto, in genere, sono composti da un numero limitato di partecipanti, ma anche quando sono piuttosto numerosi, l’ascolto della lettura meditata è sempre molto attento, in un profondo clima di preghiera, dopo aver invocato il dono dello Spirito. Il momento più commovente, però, risulta quasi sempre quello della condivisione: la partecipazione cambia da gruppo a gruppo, ma si fa esperienza di come la Parola susciti stupore, incontro con Dio, desiderio di verifica e di maggiore adesione all’amore che si riceve; come la Parola illumini e consoli; come, anche, apra all’accoglienza e alla riconciliazione. Spesso, coloro che hanno partecipato la prima sera, sentono l’impegno di condividere con altri l’esperienza vissuta, anche se non è facile, e di fatto non sempre si riesce, e fare in modo che altri partecipino. Di solito, comunque, sono proprio quelli che frequentano poco la chiesa o addirittura non hanno fede, che vivono l’esperienza della lectio con sorprendente profitto. Anche per i più fedeli praticanti la lectio divina è un metodo di incontro con la Parola poco conosciuto, ma molto efficace. [img3bcx] La missione popolare, perché abbia un minimo di efficacia, cioè sia il primo passo per un cammino rinnovato, necessita di un’adeguata preparazione, che riguarda diversi aspetti: la conoscenza della realtà parrocchiale e della realtà sociale da parte del gruppo missionario; l’organizzazione tecnica dell’iniziativa missionaria; la preparazione del “terreno” perché possa ricevere l’annuncio (avvisare e sensibilizzare le famiglie e le singole persone); sensibilizzazione della comunità alla preghiera per la missione. L’aspetto fondamentale della preparazione concerne la formazione dei laici impegnati, cioè di quelli che si rendono disponibili ad essere evangelizzatori, insieme con l’équipe missionaria: sono questi che poi resteranno come evangelizzatori permanenti della comunità, insieme a quelli che, eventualmente, l’esperienza della missione suscita. Questi evangelizzatori collaborano con l’équipe missionaria a visitare le famiglie e, a volte, a tenere i centri di ascolto. Altri collaboratori semplicemente accompagnano i missionari oppure si limitano a sensibilizzare in precedenza le famiglie, perché accolgano la visita delle missionarie… Questi collaboratori, qualunque sia il loro impegno concreto, fanno un cammino di formazione con la missionaria che segue la preparazione della missione. Il cammino formativo è sempre incentrato sull’ascolto meditato, contemplato e pregato della Parola di Dio. L’esperienza della lectio divina è offerta anzitutto a questi collaboratori. Possiamo testimoniare quanto essa risulti feconda. L’incontro diretto con la Parola di Dio, in gruppo, con la guida della missionaria, risulta molto efficace anche nei gruppi giovanili, che poi, spesso, continuano l’esperienza dopo la missione. Non sono poche le persone, uomini e donne, che si appassionano alla lettura della Parola e continuano anche da soli. Soprattutto imparano a pregare con la Parola. Nella maggior parte delle parrocchie che hanno vissuto la missione, i centri di ascolto della Parola continuano a ritrovarsi in Avvento e Quaresima, avendo per guida quei laici che avevano vissuto in prima persona l’esperienza dell’evangelizzazione.
benedizione
 
Carissimi, un caro saluto di benedizione! l’anno scorso come CM ci ha accompagnato la riflessione sul tema della riconciliazione. Abbiamo sentito la necessità di riconciliarci, non solo con Dio, ma anche tra noi, riconciliaci con la nostra storia, sia personale che di Istituto. C’è stato l’impegno di tutti i membri CM e non sono mancate occasioni per vivere momenti celebrativi. Quest’anno ci stiamo impegnando a vivere l’anno della benedizione. In un cuore riconciliato nascono parole di benedizione. Desideriamo benedire Dio per tutti i benefici che ogni giorno ci mette sul nostro cammino; invocare la benedizione su di noi e su chi ci sta accanto, sulle persone con cui ci relazioniamo, che conosciamo o che incrociamo casualmente sul nostro cammino. Nel libro della Genesi così si legge: Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione”. (Gen.12,2). Anche noi, come Abramo desideriamo essere gli uni per gli altri fonte di benedizione. Questo ci impegna non solo ad essere benedizione per gli altri ma anche a riconoscere l’altro come colui che è benedizione per me. Credo che in questa ottica possiamo migliorare le nostre relazioni, la maniera di trattarci. In questo spirito riusciremo a guardarci con occhi novi, capaci di scoprire l’impronta di Dio in chi ci sta accanto. Auguro a tutti di poter essere questo segno della benevolenza di Dio. Ci viene in aiuto anche il tempo santo della Quaresima, tempo in cui siamo chiamati a prendere seriamente il cammino di conversione, purificare il nostro sguardo e non lasciarci guidare da pregiudizi ma guardarci come ci sta guardando Dio. Ci viene in aiuto il Papa attraverso il messaggio per la quaresima di quest’anno: “Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? Per questo la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui. (n.2 messaggio Quaresima 2011 Benedetto XVI). E’ l’augurio che faccio a me e a ciascuno, di poter fare “decisivi passi nella sequela…” sequela che passa attraverso il cammino dell’incarnazione, vissuta nella quotidianità nei luoghi di sempre, ma con rinnovato impegno a scorgere e seminare la presenza del Risorto. Con l’impegno di “benedire” e con passi decisivi incamminiamoci verso la Pasqua e con Gesù, nella cena inchiniamoci per la lavanda dei piedi; al calvario, volgiamo lo sguardo al Trafitto…; e con le donne prepariamo gli oli e con loro andiamo alla tomba vuota e accogliamo l’annuncio: “non è qui è risorto!”. Vi benedica il Signore e vi protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di voi e vi sia propizio. Il Signore rivolga su di voi il suo volto e vi conceda pace.
dal mozambico
 
Carissimo P. Albino, come stai? Ti penso e spero bene nonostante le fatiche e gli acciacchi dell’età. Abbiamo avuto la presenza di Anna Maria ed abbiamo avuto un buon corso di esercizi spirituali. Abbiamo lavorato bene insieme e dobbiamo ringraziare il Signore che ci accompagna con la sua benedizione. Qui stiamo bene. Abbiamo quest’anno 7 giovani: 3 in Orientamento – Dalaina, Natalia e Laina; 4 in accompagnamento – Anarita, Adelaide, Isabel, Lurdes. Abbiamo diviso i compiti ed ora quelle in orientamento vivono insieme a me e a Gabriela nella nostra abitazione CM. Le ragazze in accompagnamento vivono con Helena e con Mariolina nello spazio del Centro Culturale Napipine – Biblioteca. Abbiamo pensato bene dividere il gruppo per migliorare il lavoro formativo. Periodicamente ci ritroviamo noi quattro: Gabriela ed io, Mariolina e Helena per coordinarci insieme. L’impegno non manca e ciascuna sta cercando di fare la sua parte. Ti chiedo di continuare a sostenerci con la preghiera. Anch’io mi affido a Maria nostra Madre e al Signore perché possiamo far crescere queste persone dentro il carisma della CM. Ti mando un caro saluto e ti auguro ogni bene. Sempre in comunione.
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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