Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique...
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
il signore mi ha accompagnato e mi ha parlato
Dal
2 al 4 dicembre 2013 ho avuto l’opportunità di condividere con il gruppo delle
missionarie di Maputo momenti di preghiera, di convivialità, di condivisione di
preoccupazioni, di sogni e di progetti. La missione del gruppo: è impegnato principalmente nell’ambito
educativo, pastorale e nell’animazione vocazionale. Irene continua a coordinare
il Centro Infantile Speranza, Giannina dirige la scuola elementare e medie
Nostra Signora delle Vittorie, Julieta è catechista e docente all’Università e
Leonia insegna italiano ai seminaristi. Ciascuna cerca, a suo modo, di
contribuire per la crescita e lo sviluppo integrale della comunità educativa a
cui appartiene e partecipa, nella misura del possibile, alla vita diocesana e
pastorale.
Il
giorno prima del mio rientro in Italia, 12 gennaio 2014, ho trascorso il
pomeriggio a Maputo a casa di Alice,
nostra missionaria,. L’accettazione della sua disabilità fisica, l’atteggiamento
di oblazione, la capacità di delimitare il campo di missione in sintonia con la
sua realtà esistenziale (pregare, ascoltare, consigliare, stare con…) rivelano
una grande dignità, fede e sapienza di vita.
A
Nampula, dal 5 al 29 dicembre 2013, ho condiviso con Helena e le ragazze in
formazione e accompagnamento momenti di preghiera, fraternità, lavoro, convivialità,
dialogo e festa. Con Gabriela, nonostante che non avesse ferie quando sono
stata a Nampula, ho avuto l’opportunità di conversare, a Invinha e di conoscere
il suo impegno educativo nell’Istituto di Formazione degli insegnanti, nel
gruppo e nell’animazione.
Considero
come punti forti del cammino interiore delle nostre giovani: preghiera,
capacità di animazione, impegno e responsabilità nello studio, compimento degli
impegni domestici e dei lavori nei campi (machamba).
L’incontro
con le giovani è stato molto significativo perché mi ha fatto conoscere
qualcosa della storia vocazionale di ciascuna di loro, l’azione di Dio nella
loro vita, la mediazione di varie persone nell’animazione e il loro cammino
come aspiranti CM.
Ho
avuto l’opportunità di trovarmi con il Gruppo
di Amici di Nampula e di ascoltare le motivazioni che li hanno portati ad
aderire e a rimanere nel gruppo: crescita e sviluppo personale e sociale,
partecipazione sociale, dimensione spirituale.
Il
gruppo di Nampula evidenzia chiaramente i valori dell’accoglienza e della
scelta dei poveri: è un’autentica Betania. La vita lì è molto esigente: lavoro
professionale, nei campi, studio, la
responsabilità nell’accompagnare le ragazze, la biblioteca del Centro Culturale
Napipine, gli amici i collaboratori…sono impegni che esigono molto dalla
comunità. Tuttavia, chiunque arriva trova sempre qualcuno che accoglie, invita
ad entrare, a sedersi…
Il 29 dicembre sono partita in autobus (machibombo) alle 3.30 del mattino con
Helena e le ragazze (Alefa, Joana e Rosa) per Invinha, dove mi sono trovata con
tutte le missionarie dei gruppi del Mozambico (con eccezione di Alice e Gina
che, per motivi di salute, non erano presenti) e con le ragazze in formazione
(Ana Rita e Isabel), e altre quattro giovani in discernimento del gruppo di
Invinha. Ho partecipato ai lavori della mini-assemblea dal 31 dicembre al 1
gennaio 2014 segnati da un clima di trasparenza, serenità e apertura allo
Spirito.
Il
ritiro annuale, animato da mons. Francesco Lerma, vescovo del Gurue, è iniziato
il 2 gennaio, con l’introduzione al tema ed è terminato con l’Eucarestia nella
quale Dalaina ha fatto la sua prima emissione dei voti il 7 gennaio. Il tutto
seguito da un tempo di fraternità e convivialità con familiari e amici.
La
disponibilità di quattro giovani del gruppo in discernimento di Invinha,
Angelina, Ilda, Inés e Edy, che preparavano i pasti, ha fatto sì che potessimo
vivere il ritiro in un clima sereno e tranquillo. La casa di Invinha è in una
fase abbastanza avanzata. Mi pare che la scelta del 2011 di costruire in questo
luogo, autentica “periferia esistenziale”, è l’incarnazione di quanto ci chiede
il nostro Statuto al n. 16: “l’attenzione
e il servizio ai fratelli più poveri”, e una risposta all’appello di papa
Francesco. E’ stata una scelta profetica. E’ uno spazio meraviglioso, un luogo
idilliaco da dove si vede perfettamente il monte Namùli che, per il popolo Lomwè-Macua, è il monte
sacro che rappresenta la sua origine, ma si notano anche le baracche povere dei
vicini. Questa casa è uno spazio di accoglienza, con porte e finestre aperte al
mondo, per le ragazze che chiedono di essere accompagnate nel loro discernimento
vocazionale, per la Chiesa locale, per i poveri e gli amici… Lisetta, con la
sua saggezza, accompagna le giovani e i lavori della casa. Con la
collaborazione di Dalaina e delle ragazze questo spazio sta diventando un
giardino, un frutteto, un campo che produce fiori, frutti, cereali,
legumi…benessere. Mariolina è stata ed è, senza dubbio, l’anima di questo
progetto.
Nei
giorni 10 e 11 gennaio 2014, con le missionarie di Maputo, ad eccezione di
Alice, siamo passate da Quelimane, dove abbiamo incontrato Gina Santana e
insieme abbiamo vissuto una condivisione ricca di comunione e amicizia.
Nella
CM in Mozambico c’è una proliferazione di vocazioni che sono una benedizione,
una sfida e una responsabilità. Questa realtà interpella tutta la CM e abbiamo
bisogno di trovare una risposta adeguata. Le sfide formative che sono emerse
recentemente in questo contesto sono completamente nuove per noi: l’età delle
aspiranti, la provenienza, la dipendenza economica…Credo che la programmazione
dell’incontro delle responsabili di formazione dovrà tener conto delle esigenze
di questa realtà.
Permettetemi
di condividere le due esperienze che più mi hanno toccato nel contatto con i
poveri e i fratelli nella fede.
1 –
Un giorno, a Nampula, dopo il lavoro nel campo, seduta su una pietra,
accompagnata dall’ombra di alcuni alberi da frutto tropicali e dall’azzurro
intenso del cielo, dalla solidità delle montagne…mi sono sentita toccare dalla
bellezza e bontà del Creatore che “veste
i gigli del campo e nutre gli uccelli dei cielo che non seminano, non hanno né
dispensa né granaio…”. La manifestazione del Creatore nella natura è sorta
in me come una voce dolce e tenera che mi diceva: riposa, lasciati incontrare,
contempla la gratuità delle cose, deliziati al banchetto dell’armonia che ti
avvolge nella brezza soave della mia presenza in te, con te. Sono rimasta lì
come un bambino nelle braccia di Dio Padre e nell’abbraccio di madre terra.
Non
sono tardati ad arrivare, come caduti
dal cielo, cinque bambini: due portavano dietro la schiena un fratellino e
nelle mani una lattinavuota. L’hanno riempita e se la sono rovesciata sulla
testa, poi se ne sono andati velocemente come qualcuno che ha cose importanti
da fare. Sono rimasta, non so per quanto tempo, ad interrogarmi su questi
innocenti che non hanno diritto ad essere bambini e che, nonostante i piedi nudi, i vestiti sudici, il
peso del lavoro…hanno uno sguardo brillante, un sorriso che incanta ed un passo
spedito. Immersa nel mistero della bellezza e della povertà, consapevole della
presenza di Dio, ho continuato a contemplare la sua opera e a pensare alla
missione che Lui ci affida, cioè di curare con sollecitudine l’opera delle sue
mani.
Più
tardi sono giunti altri sei ragazzi, tutti fratelli, il più grande aveva 13
anni. Si sono avvicinati a me, stracciati, sudici, scalzi e rilassati. Si sono
accoccolati per terra, in semicerchio intorno a me. Ho cominciato a dialogare
con loro. All’inizio non è stato facile perché rispondevano di sì a tutto e
così mi sono resa conto che il loro vocabolario era molto esiguo. Ho tentato di
spiegare il significato della parola amico/nemico e bene/male.
Non
sapevano leggere né scrivere, ma conoscevano il nome dell’insegnante. Il più
grande è riuscito a scrivere il suo nome in terra. Tanto meno sapevano pregare.
Ho insegnato loro a farsi il segno di croce e tutti allo stesso tempo si sono
segnati diverse volte, manifestando una grande voglia di imparare. Ho recitato
con loro il Padre Nostro, li ho incoraggiati a studiare e dopo esserci
salutati, hanno ripreso la strada da dove erano venuti. Loro se ne sono andati,
ma io ho continuato a lasciarmi interpellare, a sentire l’esigenza di vivere
dell’essenziale…Come dice Mia Couto: Non
è il volare sui luoghi che segna la memoria. E’ quanto quei luoghi
continueranno a volare dentro di te”.
2 – Ho trascorso il Natale più felice della mia vita:
senza regali, spoglio di beni materiali, centrata sull’essenziale: accogliere
Gesù.
La
vigilia di Natale, al mattino, ha bussato alla porta un uomo accompagnato da
due figli e una brocca. Questo era il presepio vivente, il Gesù che era
necessario accogliere nel povero capace di scambiare la farina con l’alcool
lasciando che i figli soffrissero la fame. Dopo di che mi sono recata alla
chiesa di San Pietro per la Riconciliazione.
L’Eucaristia della notte di Natale ha avuto
una durata di circa 3 ore e 40 minuti e non mi sono resa neanche conto di tutto questo tempo. La
luce, la gioia, i canti, le danze, la scenografia, le letture, l’omelia… tutto
è stato meraviglioso. Una notte unica! Un vero Natale!
Il
Signore mi ha accompagnato e mi ha parlato: nella brezza e nel calore, in un
presepio senza regali, nei piedi scalzi di un fratello, nella tenerezza di uno
sguardo, nella mano che si tende e stringe la mia con un gesto fraterno,
nell’ombra di un albero di noccioline, nella “capulana”colorita, nelle danze e
nelle trecce…
Tu, Signore, Tu parli,E un cammino nuovo si
apre ai nostri piedi,Una luce nuova brilla
nei nostri occhi,Atrio di luminosità,PaneDi grano e di libertà,Splendore che infiamma
il cuore.Passa un’altra volta,
Signore, dacci una mano,Rialzaci,Non lasciarci oziosi
nelle piazze,Seduti ai margini
delle strade,Sonnolenti,Discordi,A riassettare borse o
reti.Saziaci.Inviaci, Signore,E condivideremoIl pane,Il perdono,Fino a quando nasca in
ciascuno di noi un fratello. (Antonio Couto)
Signore insegnaci, insegnaci ad ascoltare i tuoi
appelli e ad andare, con fede, dove tu ci invii per aprirci nuovi orizzonti di
vita e di missione, per dare e ricevere il pane della fraternità.
Serafina Ribeiro
rispondere all'amore con l'amore
Prima
emissione dei voti
In
questi giorni di ritiro che precedono la mia consacrazione che avverrà il
giorno 7 gennaio 2014, sto cercando di favorire in me le condizioni, mediante
il silenzio e la docilità allo Spirito Santo, per il mio cammino nella
Compagnia Missionaria.
Nel
giorno del mio ingresso nell’Orientamento, prima tappa di formazione, mi è
stata consegnata l’immagine di Maria, “Madre, guida e custode” e, nella
cerimonia d’inizio del Biennio di formazione, l’immagine del Cuore trafitto di
Cristo, dal quale sgorgò sangue ed acqua. Nel mio cammino “con Gesù e la Madonna”, ho sempre cercato di mantenermi aperta al
“sì” e di rispondere alla chiamata a “vivere
la vita d’amore…secondo il modello che Cristo ci ha lasciato”(St nn 6 e 7).
L’immagine
di San Giuseppe nella sala della CM, a Invinha (Gurue) e nella mia casa evoca
momenti in cui siamo ricorse a lui per chiedergli protezione e aiuto. Ricordo
in modo particolare un periodo in cui non avevamo acqua e dovevamo andare a
prenderla a un pozzo lontano. Mariolina tentò di trovare una soluzione a questa
carenza: comprò una pompa e chiamò un idraulico per attivarla, ma questi non ci
riuscì. Facemmo una novena a San Giuseppe chiedendogli che intercedesse per noi
al fine di riuscire ad avere acqua, un bene indispensabile per la vita e lui
venne in nostro aiuto.
Sento importante esprimere e condividere la gioia e la
gratitudine per tutto quello che il Signore ha fatto per me: grazie, Signore,
perché mi hai formato nel grembo materno, mi hai chiamato alla vita, al
battesimo e alla consacrazione a Te nella Compagnia Missionaria del sacro
Cuore, dove mi hai inviato a seguirti con umiltà, coraggio, pazienza e
determinazione mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza.
Voglio abbracciare la missione che mi
affidi, di amore e di servizio, nella Chiesa e nel mondo.
Signore,
tu mi conosci perfettamente e la mia consacrazione è soprattutto una
manifestazione del tuo amore. Insegnami a rispondere all’Amore con l’amore.
Grazie, Signore, per la creazione, per il mondo dove incontro gli uomini e le
donne simili a te nel sorriso amabile e accogliente, nella bontà…
Ti
lodo, Signore, Creatore e Padre, per gli innumerevoli doni che mi hai concesso
lungo la mia vita: mi hai dato forza per ascoltare e aderire alla tua Parola;
per imparare a pregare la Liturgia delle Ore; per comprendere e scusare i
fratelli e per riconoscere che, in ogni situazione, la preghiera è una medicina che guarisce, dà forza e rigenera. Signore,
che il tuo Spirito mi unga con il dono della sapienza, intelligenza e
discernimento.
Mi
piace pronunciare il Tuo nome, chiamarti Padre e Pastore che mi conduce, vivere
alla tua presenza, sentire che “mi avvolgi tutta e poni su di me la tua mano”,
invocare la famiglia di Nazaret e i santi protettori della CM. Signore, ti
ringrazio per la protezione che mi hai concesso per intercessione di S.
Giovanni Evangelista, San Paolo, Santa Teresa di Gesù Bambino, San Francesco
Saverio, Maria della Pace e p. Dehon, nostro nonno-fondatore dei Sacerdoti del
S. Cuore. Signore, ti ringrazio per la vita del nostro fondatore p. Albino Elegante, perché per la sua ispirazione,
preghiera, oblazione, parole…sempre è stato con noi, come un padre che ci
guida, insegna…
Ti
chiedo, Signore, che continui a effondere su di lui la tua benedizione e la tua
forza. Signore, tu sei grande e operi meraviglie, accogli la mia offerta “perché la mia vita si trasformi in un perenne servizio d’amore”.
Dalaina Armando
le orme di dio nella mia vita
Ammissione
al biennio di formazione
Sono
Isabel Rodrigues Massai, nata in Zambezia, distretto di Alto Molocuè, in una
famiglia cristiana e sono stata battezzata quando avevo un anno. All’età di
cinque anni, quando vedevo le suore che venivano nel nostro gruppo di catechesi
cominciai a sentire simpatia per la vita consacrata e, a undici anni la spinta
a rispondere alla chiamata premeva dentro di me. Fu un momento difficile perché
avevo paura di affrontare la mia famiglia e anche di rispondere alla voce che mi chiamava. Cercai
il mio parroco, p. Luis Muilonge, perché mi aiutasse in questa ricerca
interiore.
Quando
comunicai ai miei genitori il mio desiderio di entrare in una congregazione
religiosa, mi consigliarono di aspettare almeno fino ai 18 anni. Così a 16 anni
entrai nel collegio delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata
Concezione come alunna interna per proseguire i miei studi e qui cominciai a
partecipare agli incontri vocazionali. Dopo tre anni di partecipazione a questi
incontri, decisi di cercare informazioni sugli Istituti di vita consacrata per
una decisione chiara e consapevole. Andai ad Alto Molocuè per parlare
nuovamente con p. Luis Muilonge del mio percorso vocazionale e per chiedergli
informazioni al fine di una mia scelta. Mi diede del materiale su cinque
Congregazioni religiose e di un Istituto Secolare, la Compagnia Missionaria del
S. Cuore (CM). Fu proprio quest’ultimo che attirò la mia attenzione. Mediante
il suddetto sacerdote ebbi la possibilità di conoscere prima Irene Ratti e
successivamente Mariolina, incaricata dell’accompagnamento vocazionale delle
giovani aspiranti. Dopo alcuni contatti e incontri, il 17/12/2010 sono entrata,
come aspirante, a far parte del gruppo di Nampula. Ho iniziato così il cammino
di accompagnamento che mi ha aiutato ad ascoltare la voce di Dio che chiama
perché ama.
Lungo
questi anni ho passato momenti belli ma ci sono state anche sofferenze che mi
hanno aiutato nella mia crescita personale e nell’adesione alla spiritualità e
missione CM. Tuttavia mi sono sentita sempre più in sintonia con la
spiritualità di questa famiglia. Mi piace molto il lavoro formativo. Metto in
evidenza gli aspetti che più mi hanno toccato:
· La spiritualità
e la missione della CM che ha il
suo fondamento nella vita d’amore e di oblazione nel mistero del Cuore trafitto
di Cristo e che si realizza nella testimonianza viva dell’amore di Cristo;· La bellezza della missione che, vissuta nella
semplicità e gioia, si esprime attraverso l’annuncio della Parola di Dio
ovunque;· L’impegno missionario nel mondo e nella Chiesa
promuovendo la giustizia e la pace;· Il lavoro professionale condividendo i problemi di
tutti e testimoniando i valori cristiani;· L’accoglienza dei fratelli più poveri, malati,
carcerati, emarginati come il Gesù dei vangelo di Luca, che è venuto per tutti
i poveri;· L’impegno per la crescita integrale dei bambini e dei
giovani mediante l’inserimento professionale nella scuola pubblica o privata;· La formazione umana mi ha fatto crescere nella
conoscenza, crescita e accettazione di me stessa e della mia storia in vista di
una maggiore maturità.
Oggi, con la consapevolezza che ho, mi sento decisa a
fare un passo avanti nelle tappe
formative del mio cammino nella CM e cioè il Biennio di formazione.
Isabel Rodrigues
nella semplicità del mio cuore offro tutto al signore
Quest’anno
con grande dispiacere non ho potuto partecipare al ritiro annuale della CM in
Mozambico tenutosi a Invinha (Gurue) perché ero ammalata. Il ritiro è sempre un
tempo di incontro più profondo con Dio e di condivisione con le sorelle.
Ringrazio
Dio perché ora sto meglio, anche se cammino con una certa difficoltà. So che la
mia malattia non ha possibilità di guarigione e chiedo al Signore che continui
a darmi forza e coraggio per saper accettare con serenità, in atteggiamento
oblativo, i limiti inerenti alla mia situazione attuale.
Rileggendo
la storia della mia vita, riconosco e ringrazio il Signore per il bene che Lui
ha fatto, per mezzo di me, nella famiglia, nella Chiesa e nel mondo. Sono
consapevole che avrei potuto fare di più e meglio.
Riconosco
il grande amore che Dio ha avuto per me e lo ringrazio. Lui ha sempre guidato i
miei passi, mi ha spinto per la missione e ad aver cura dei miei figli – 8
figli miei e una bambina adottata. A 43 anni, in un Paese in guerra
(Mozambico), con la morte prematura di mio marito, ho dovuto assumere la
missione di essere madre e padre al tempo stesso. Dopo che il Signore aveva
chiamato a sé mio marito, ha chiamato me ad una vita consacrata nella Compagnia
Missionaria del S. Cuore; a collaborare nella segreteria della parrocchia della
Polana e ad essere responsabile della commissione Evangelizzazione e Fede. Mi
sentivo felice in questa missione di accoglienza e di annuncio di Gesù ai
bambini e ai giovani catecumeni.
Per garantire il sostentamento alla famiglia cominciai
a fare torte su ordinazione e anche le mie figlie mi aiutavano. Vedo la mano di
Dio nella mia storia e lo ringrazio perché mi ha resa capace di accogliere i
suoi doni nel dolce/amaro della mia vita; per aver ascoltato, accolto l’appello a seguirLo e a fare della
mia vita un dono di amore e di servizio in famiglia, nella CM, nella Chiesa e
nel mondo. Accolgo l’impossibilità di deambulare che attualmente vivo come una
chiamata a vivere soprattutto a livello di essere: ascoltare, incoraggiare,
accompagnare, pregare per tutti coloro che me lo chiedono…
Ricordo
con molto affetto p. Albino, nostro fondatore, che presiedette la cerimonia
della mia consacrazione. Mi piacerebbe rivederlo, ma ora non ho più la forza
per affrontare il viaggio. Offro al Signore per lui, per le aspiranti in
formazione, per la CM…l’impossibilità di concretizzare questo sogno. Il gruppo
mi ha aiutato molto. Le missionarie sono state il mio Cireneo.
Voglio
sintetizzare questa mia condivisione con un ritornello che abbiamo cantato nel
giorno della mia consacrazione:
“Nella semplicità del mio cuore offro tutto al
Signore”.
Alice
Silva
preparazione all'assemblea 2015 (1)
Relazione è soddisfare il
bisogno essenziale della persona
LA SAMARITANA (prima parte) Gv 4,5-15
Ascolto della parola (Lectio)
Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr vicina
al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di
Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo.Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samarìa ad
attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti eranoandati in città a far provvista di cibi.Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi
da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono
buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di
Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere! “, tu stessa gliene avresti
chiestoed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore,
tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque
quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci
diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?» Rispose
Gesù: “chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua
che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in
lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la
donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire
qui ad attingere acqua».
Riflessioni
sulla Parola (Meditatio)
I personaggi principali in questo passo del Vangelo di Giovanni sono
Gesù e la donna Samaritana. Il vero dialogo avviene tra loro. II resto (i
discepoli, i compaesani...) ...
L’incontro sembra casuale; è l’incontro di due bisogni
elementari: la sete e l’acqua.
Per la donna l’acqua del pozzo. Per Gesù l’acqua della
rivelazione di Dio, che si fa dono nello Spirito. II Salvatore del mondo si fa
bisognoso come gli altri uomini, per avere la possibilità di incontrarli nelle
loro stesse necessità e dar loro il dono della Grazia. È la meraviglia di un
Dio che chiede per dare.
Le domande della Samaritana e le risposte di Gesù, sembrano
andare ciascuna per conto proprio: l’acqua del pozzo e l’acqua “che zampilla
per la vita eterna”. Gesù ci dona, ci comunica la vita stessa di Dio, la Grazia
santificante, dono soprannaturale, che ci rende figli del Padre, partecipi della
sua stessa natura e fratelli tra noi. II Padre che è la vita, il figlio che è
la Verità, lo Spirito che è l’Amore abitano in noi. I sacramenti, la preghiera,
il mistero della Chiesa, corpo mistico di Cristo, la comunione fraterna.., sono
realtà che sgorgano da queste “acque di vita eterna”: la Grazia.
Forse abbiamo perso un poco questa dimensione fondamentale, essenziale
della vita cristiana e della Chiesa. Siamo più preoccupati dell’acqua del
pozzo: le nostre efficienze, le nostre strutture, il consenso, cose che
possediamo, che costruiamo, la concorrenza con gli altri, il prestigio...
C’è il rischio di svuotare il Messaggio cristiano
dell’essenziale. Se curassimo di più la nostra spiritualità, la vita interiore,
come si diceva una volta, diventeremmo anche per i fratelli una fonte di speranza
e di luce.
Verifica
e confronto
Siamo più preoccupati dell’acqua del pozzo o dell’acqua che diventa fonte zampillante?
La
Parola si fa preghiera (Contemplatio)
Salmo 62
O Dio, tu sei il mio Dio,all’aurora Ti cerco,di Te ha sete l’anima miaa Te anela la mia carnecome terra deserta, arida, senz’acqua.Così nel Santuario Ti ho cercato,per contemplare la Tua potenza e la Tua gloria.Poiché la tua grazia vale più della vita,le mia labbra diranno la Tua lode.Ti benedirò finché io viva,nel Tuo nome alzerò le mie mani,mi sazierò
come a lauto convito,e con voci di gioia Ti loderà la mia bocca.Nel mio giaciglio di Te mi ricordopenso a Te nelle veglie notturne,Tu sei stato il mio aiuto,esulto di gioia all’ombra delle Tue ali.A Te si stringe l’anima mia.La forza della Tua destra mi sostiene.
preparazione all'assemblea 2015 (2)
Relazione è la verità da scoprire
LA SAMARITANA (seconda parte) Gv 4,16-26
Ascolto della parola (Lectio)
Le disse: « Va’ a chiamare tuo marito
e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho
marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto
cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la
donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio
sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna
adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo
monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non
conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai
Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli
che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So
che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà
ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
Riflessioni sulla Parola (Meditatio)
“Vedo che sei un profeta”.
È un vedere sorpreso, stupito, che fa pensare. Gesù è entrato,
con delicatezza e rispetto, nella esperienza personale della donna. E la
Samaritana ne approfitta per chiarirsi un problema: “dove incontrare Dio”. È la
domanda essenziale per ogni uomo. Il luogo dell’adorazione, dell’incontro è lo
spazio dello Spirito e della Verità. Adorare significa il modo di porsi davanti
a Dio nella preghiera e nella vita. È l’atteggiamento di chi riconosce il
primato di Dio, Padre, in tutto. E il Padre “cerca” cioè desidera con passione,
quasi lottando, tali adoratori. Come intendere “in Spirito e Verità”, che è
certamente una delle più alte rivelazioni del quarto evangelo? Lo Spirito è la
forza attiva, è l’Amore, è lo Spirito Santo, che solleva l’uomo dalla sua impotenza, per collocarlo nello spazio
dell’incontro con il Padre. Questo spazio è la Verità.
E la verità è il progetto di salvezza di Dio, che si è svelato
nella “Parola fatta carne”. La Verità è Gesù. Lui è il Tempio in cui Dio
incontra l’uomo e in cui l’uomo si immerge in Dio, Padre, Figlio e Spirito.
“Credimi, donna”. “Sono io che ti parlo”. Forse ci siamo troppo
abituati a Gesù, da non considerarlo più come attuale, contemporaneo. II
rapporto con Lui, spesso diventa una pratica da compiere, un affare da
sbrigare, un dovere, un rito, una cerimonia.
La Verità è Qualcuno: Gesù.
Allora è una novità da scoprire e da
incontrare sempre; è dono, ricerca, attesa, luce, ombra, comunione,
vita, speranza, perdono, gioia.
Verifica e confronto
La nostra vita cristiana è una
pratica, un dovere, una ritualità o una novità - Gesù - da scoprire e da incontrare sempre?
La Parola si fa preghiera (Contemplatio)
O Cristo,in Te, uomo perfetto,ricevono una rispostai nostri molti problemi ed aspirazioni,ma Tu accogli le nostre attese.Perché sei Figlio di Dio.In te, o Cristo, inviato dal Padre,il Dio che cerchiamo a tentoni,è il Dio che ci viene incontro.Tu sei la rivelazionepiena, perfetta e definitiva di Dio per noi,Dio in persona.In Te il Dio lontanodiventa il Dio vicino,il Dio con noi, il Dio uno di noi,compagno di viaggio.O Cristo noi ti ripetiamo con fede:Tu sei il Messia,il Figlio del Dio vivente.