Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
festa "necessaria"
Carissimi,
il mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore, ci fa ritrovare uniti nella comunione di preghiera e anche ci offre l’occasione di rinnovare la nostra adesione alla CM e rimettere al centro della nostra vita il Cuore di Cristo e il suo messaggio.
Questa festa, possiamo dire, che ci è “necessaria” per ravvivare in noi il dono che ci è stato dato; per comprendere sempre di più il mistero dell’amore gratuito di Gesù per ciascuno; per contemplare l’amore e la fedeltà di Gesù.
La nostra spiritualità e missione trovano vita nel “volgere lo sguardo a Colui che hanno trafitto” e da questa contemplazione attingiamo anche il dono della Fedeltà.
Fedeltà:
Al nostro battesimo;
Al sì detto a Cristo nella CM;
All’obbedienza a Dio alla Chiesa;
Al nostro Statuto, a cui abbiamo dato l’adesione in piena libertà;
Al carisma e alla missione;
Alla preghiera,
Al rimanere al nostro posto con volto sereno;
Al mantenerci nella fatica di tutti;
Così potremo
ricercare la presenza del Dio-Amore, nei solchi della storia;
contemplarlo anche nei posti più lontani e impensati e ricercare i tanti “tabernacoli” presenti ovunque viviamo: nella creazione…; nel cuore di ogni persona; nelle situazioni di sofferenza; nei momenti di allegria; nella precarietà e povertà; nella malattia. Tutti tabernacoli dove adorare il mistero della presenza di Dio, potremo così trasformare le tante ferite dell’umanità in feritoie. Anche da queste ferite può sgorgare l’acqua e il sangue.
Impegnarci nella preghiera per poter vivere questo mese di giugno per aiutarci a ravvivare questo dono. Per noi il volgere lo “sguardo a Colui che hanno trafitto” diventa scuola di come dobbiamo donarci senza calcolo e senza misura.
Suggerisco, in questo mese di giugno di recitare le litanie del Sacro Cuore, cariche di significato e che ci aiutano a contemplare questo Cuore sotto tanti aspetti. Ciascuno scelga una o l’atra espressione che meglio rappresenti la propria vita in questo momento e ne faccia preghiera a beneficio di tutti, e con questa preghiera ripetiamo anche a Lui “Tu ci sei necessario”.
Auguri a tutti e buon mese di giugno!
Il Cuore di Cristo, fornace ardente di carità, ci benedica! E Maria ci aiuti a volgere lo sguardo al Crocifisso.
nuova sede della compagnia missionaria in argentina
Abbiamo davvero una buona notizia da condividere, un grande anelito della CM argentina che si è finalmente realizzato e, come sempre, il Padre non si lascia vincere in generosità, ma ci ha dato molto di più di quanto potevamo pensare o sognare…Oggi è una realtà avere la nostra sede.
Il giorno 7 maggio, vespri della festività della nostra Madre, sotto l’invocazione di Maria di Lujan, Leticia e Andrea hanno cominciato a vivere nella casa che sarà la nostra sede per i prossimi 5 anni; la casa che fino all’inizio di quest’anno era il postulantato della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore. Questa casa che molte volte ci ha ospitato per i nostri incontri, adesso ci sfida a farne una Betania e anche un luogo in cui ogni fratello che arrivi si trovi con l’amore che scaturisce del Cuore di Cristo.
Nella domenica 13 maggio – festa della Madonna di Fatima – nella messa comunitaria, P. Héctor González scj, ci ha presentato alla comunità parrocchiale, spiegando brevemente ai membri della comunità chi eravamo e che da questo momento in avanti siamo noi a gestire la casa.
Ci sentiamo veramente accompagnate da nostra Madre, che scopriamo presente in ciascuno dei nostri passi, così come in tutta la storia della Compagnia Missionari.
[img2bcx]I giorni 19 e 20 maggio abbiamo tenuto il nostro incontro come CM argentina già a casa nostra, in coincidenza con la festa dell’Ascensione del Signore. Con la speranza di sapere che Lui è il senso della nostra vita e che ci mostra il cammino verso il seno del Padre, vogliamo accogliere la missione di annunciare e testimoniare che Lui è vivo e presente in mezzo a noi.
Abbiamo riflettuto insieme su la nostra identità e la nostra appartenenza alla CM. Quest’essere parte della grande Famiglia che Dio ci ha regalato, pensando a ciascuna di noi.
Che tutto sia per la gloria e la lode di Colui che ci ha chiamato per nome ad essere con Lui!!!
pasqua, fonte di gioia
Le donne al sepolcro, DUCCIO DI BONINSEGNA
Carissimi,
eccoci giunti vicino al giorno di Pasqua, giorno che ha sempre il sapore di festa, di gioia. Ed un canto di Pasqua italiano esprime molto bene questa gioia: “Che gioia ci ha dato… Vederti risorto, / vederti, Signore, / il cuore sta per impazzire! / Tu sei ritornato, / Tu sei qui tra noi: / e adesso ti avremo per sempre…!” E’ proprio così, pazzi di gioia perchè adesso lo avremo per sempre.
Le donne che sono andate al sepolcro, il giorno dopo il sabato, hanno vissuto oltre allo stupore e smarrimento, una gioia incontenibile.
Le donne del Vangelo, sono presenti in maniera unica all’evento della morte e della risurrezione del Signore. Con loro, anche noi vogliamo vivere questo mistero. Le donne si uniscono a Maria e Giovanni e salgono al Calvario, vivono fino in fondo lo strazio della morte e guardano dove si trova il sepolcro dove hanno deposto quel corpo, troppo in fretta strappato alle loro cure a causa della festa che stava iniziando.
Sono ancora loro, le donne, che al sabato preparano gli oli, e ancora loro al mattino presto del giorno dopo il sabato si recano al sepolcro, e a queste donne l’Angelo dice: “… perché cercate tra i morti colui che è vivo, non è qui.” E ancora a loro è affidato l’annuncio che il Signore è Vivo.
Questo gruppetto di donne ci suggeriscono alcuni spunti che ci possono aiutare a vivere la Pasqua.
Per prima cosa il coraggio, di salire con Gesù fino al Calvario, un coraggio che diventa solidarietà con il dolore. Non scappano ma restano fino alla fine, non chiudono gli occhi… ma accompagnano il loro Signore fino alla sepoltura. Quanti calvari ancora oggi dobbiamo salire, quante situazioni di dolore di ingiustizia sono ancora oggi presenti… e, molte volte restano solo notizie lette in fretta sul giornale… e sono dimenticate.
Le donne, di fronte alla pietra rotolata e all’annuncio dell’Angelo, sono piene di stupore. E’ importante lasciarci stupire dagli avvenimenti, uno stupore che aiuta a guardare il nuovo che ci viene offerto, lasciamo che lo stupore accompagni il nostro cammino e non diamo nulla per scontato. Le donne dopo lo stupore vivono la fede, credono che egli è vivo e lo annunciano. L’annuncio comporta una sfida grande, le donne non sono credute, ma continuano nella loro testimonianza. Il risorto apparirà e confermerà questo annuncio.
A noi oggi la sfida nell’annunciare il Vangelo e dire con gioia incontenibile: Egli è vivo! Sì in questo mondo che pare sordo e che non si stupisce di nulla, che ha una spiegazione su tutto ma che non può rispondere al desiderio di felicità che c’è in ognuno di noi. Per poter annunciare il Vivente, che è fonte di gioia, abbiamo bisogno di perseverare nella fede in Lui e non stancarci di fare della nostra vita una testimonianza viva di Gesù Risorto, e non dobbiamo stancarci di salire con i fratelli e le sorelle i molti calvari che ancora oggi bisogna salire.
Auguro a tutti Buona Pasqua, il Signore Risorto sia per tutti noi fonte di gioia.
In comunione
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“La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”.
Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.
E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo! BUONA PASQUA!”.
(Don Tonino Bello)
festa dell'eccomi
Per noi della Compagnia Missionaria è sempre stato importante celebrare la solennità del’Annunciazione del Signore, data a noi cara perché il 25 marzo del 1958 l’allora cardinale Giacomo Lercaro ci dava la prima approvazione dello Statuto, e soprattutto perché il si di Gesù e di Maria costituiscono nella nostra spiritualità il centro e lo stile della nostra vita.
Qui a Bologna sta diventando ormai tradizionale, organizzare in occasione di questa “GIORNATA DELL’ECCOMI, un Convegno o meglio una giornata da vivere insieme in fraternità e amicizia tra noi missionarie, familiares, famiglia dehoniana, amici e conoscenti che da tanti anni ci seguono.
Quest’anno ci siamo ritrovati il 24 marzo presso l’Auditorium del Villaggio del Fanciullo. La giornata è primaverile e comincia con gli arrivi, volti conosciuti, abbracci esclamazioni e sorrisi, il clima festoso che ci caratterizza quando ci ritroviamo, ci sono arrivi da Grottammare, da S.Antonio Abate, da Milano, da Monguelfo, Conegliano, Bologna e anche da Via Guidotti; a casa rimangono solo Anna e Padre Albino, affidati alle cure di Cecilia.
Anna Maria ci da il benvenuto “ufficiale” e passa la parola a padre Luca Zottoli scj a cui questa volta è affidata la riflessione della mattinata sul tema “Venga il tuo Regno”.
Facendo una sintesi cosi a caldo di tutta la ricchezza della riflessione gli spunti che emergono sono veramente interessanti e numerosi
P. Luca introduce sottolineando che questo Regno è la passione, il chiodo fisso, il pallino di Gesù; e se nel cuore del Vangelo c’è la preghiera del Padre nostro, nel Padre nostro il cuore è “ venga il tuo regno”. Il regno è qualcosa che si attende, che non esiste in maniera completa, attendere questo regno caratterizza la nostra vita, allo stesso tempo il regno di Dio è presente, “è qui e adesso”, è operante, dinamico; e i suoi destinatari sono i piccoli, i poveri i peccatori. Un altro aspetto da tener presente parlando del regno e che non va inteso come lo pensiamo noi, con le nostre categorie umane, allora proviamo a sostituire la parola “regno” con “Dio regna”. Come Dio regna? Servendo, donando la vita, sconfiggendo la morte. Quando Dio regna? Quando la donna peccatrice è perdonata, quando Zaccheo si converte, quando il paralitico cammina. Quando ognuno di noi dice si all’offerta che Dio ci fa.
Gesù si inserisce in un contesto che attendeva l’avvento del regno di Dio, un regno che risollevasse anche le sorti del Paese sotto l’occupazione romana. Il regno arriva ed è Gesù stesso, a differenza degli altri rabbi e maestri che erano scelti da chi li voleva seguire, è Lui che sceglie e chiama. “Eccomi” è a partire dal presupposto che Dio ci chiama.
Il cuore del messaggio del regno è la rivelazione che Dio è Abba = papà, la parola è stata inventata da Gesù, in una cultura del sacro che separava nettamente il sacro dal profano il punto centrale, il punto forza è il rapporto con il Padre. La parabola più scomoda sul regno di Dio è quella di Matteo 20, 1-16: gli operai mandati nella vigna. E’ una delle parabole che ci sconvolge salutarmente, e ci fa capire che Dio non è come lo vogliamo noi, per Dio ci sono i figli, che per lui sono tutti i primi.
Dio regna non rispondendo al male con il male, ma assumendolo su di se che è l’unica maniera di vincerlo, la morte è più forte della vita, ma più forte della morte è l’Amore che restituisce la vita in modo più forte, più piena. L’amore di una persona che è stata dentro il male ci dà la possibilità di ripartire in qualsiasi situazione ci troviamo, e questa possibilità parte sempre da Lui e non da noi, Lui entra a porte chiuse. Dio Regna, e noi ce ne accorgiamo vedendone gli effetti che concretamente sono le persone che cambiano. Gli apostoli da persone paurose e timide che erano sono diventati tutti martiri.
La riflessione presentata è veramente un valido strumento da approfondire e calare nella nostra vita. Come suggerimento veniamo invitati a riprendere fra le mani l’Evangeli Nuntiandi di Paolo VI, ancora una valido testo per riflettere sulla centralità del Regno di Dio.
Ci avviamo poi nella cappella dello Studentato per partecipare all’Eucarestia, momento centrale di questa nostra giornata, momento privilegiato che rafforza la comunione con Dio e fra noi che siamo presenti qui, con la CM sparsa per il mondo, e quella che ci accompagna dal cielo.
Il pranzo insieme è un altro momento festoso vissuto con semplicità, ed è anche il momento per scambiarci più notizie, aggiornarci, ricordare persone conosciute e fatti che abbiamo vissuto insieme. Discorsi a volte seri a volte più scherzosi mentre gustiamo quello che ci viene servito, e essendo a Bologna, non possono mancare …le lasagne al forno!
Nel pomeriggio ascoltiamo l’intervento di P. Marcello scj che con un linguaggio simpatico e sciolto partendo dal 4 novembre 1912 fa un escursione dei 100 anni della presenza dei Dehoniani nella città di Bologna. Sono varie le iniziative che quest’anno celebreranno questo centenario, ed è bello che anche questa nostra iniziativa CM è segnalata e trova spazio in questo centenario. Arrivando al 1957 la parola viene passata a Lucia Correia che continua con la storia di questo ramo CM nato da quell’unico albero, che ha le sue radici nel carisma di Padre Dehon che si alimenta e cresce bevendo dalla stessa sorgente della spiritualità del Cuore trafitto di Cristo. Anche Giannina, ritornata in questi giorni dal Mozambico, si inserisce con una testimonianza concreta sulla sua e nostra presenza in Mozambico.
Cosi arriviamo alle partenze e saluti finali che riportano ciascuno a casa, al ritorno nelle nostre realtà quotidiane, dove siamo chiamati a rispondere concretamente “ECCOMI” . Come tutte le esperienze che si vivono l’importante è come si vive il dopo. E penso che l’esserci fermati insieme, l’esserci ricaricati, e rafforzati nella comunione fraterna, ci aiuterà senz’altro a camminare con più forza e entusiasmo sulla strada…. verso il Regno
passione del feriale
Carissimi
un caro saluto e un augurio di pace!
Dopo una lunga pausa eccoci di nuovo con Vinculum, il motivo di questo ritardo sono state ragioni logistiche e sistemazione degli archivi.
A grandi passi si è incamminato questo nuovo anno e le feste del Natale paiono già molto lontano ma… segni del Natale appena trascorso ce ne sono ancora… qualche stella o filo argentato… alberi addobbati festosamente li trovi abbandonati che aspettano di essere portati via dal prossimo camion della spazzatura… Ma tutto questo è la fine dell’esteriorità fatta e costruita senza “anima”. Per fortuna la lturgia ci da la misura e il senso della festa e solennità ma che si prolunga e anima il quotidiano e l’ordinarietà che caratterizza buona parte della nostra vita.
Mi chiedo se lo stupore di contemplare l’incarnazione del Verbo si può fermare al tempo natalizio o, se oggi nel tempo feriale, non siamo chiamati a rendere visibile, attraverso la nostra “incarnazione”, l’amore del Padre che si manifesta continuamente attraverso il Figlio.
In questo cammino ci vene in aiuto il ciclo liturgico, che dopo le solennità ci immette nel Tempo Ordinario, che occupa la maggior parte dell’anno (34 settimane). la quaresima- pasqua - avvento- natale siamo soliti a chiamarli “tempi forti” ma il tempo ordinario è un “tempo debole” o un “tempo morto”? In Dio non ci sono tempi “diversi” perché ogni momento è il tempo opportuno della rivelazione e tempo favorevole per rendere presente il Verbo. E’ la liturgia che ci educa alla “passione” del feriale. I “tempi forti” ci devono aiutare a vivere tutti i tempi come veri appassionati e servi del nostro unico Signore. Questa passione per Dio e per il mondo si traduce nell’obbedienza. L’obbedienza alla vita. M. Delbrêl scrivendo proprio su questo argomento definisce le piccole circostanze quotidiane “superiori fedeli” ed è vero perché i “sì-eccomi” che siamo chiamati a ripetere sono tanti e non ci lasciano un attimo. Il salmo ci invita a lodare il Signore dal sorgere del giorno a suo tramonto e questa lode passa attraverso l’obbedienza alla vita che si esprime nelle circostanze… più svariate che ogni giorno ci riserva.
Gesù ci è maestro nell’obbedienza alla vita, lui stesso l’ha vissuto dal momento dell’incarnazione fino al ritorno al Padre. Ha obbedito ai tempi naturali della gestazione e della crescita, obbedienza alle leggi civili e religiose… si è lasciato educare da Maria e Giuseppe, e quale scuola di ferialità dove Gesù ha imparato, guardando la madre nei gesti quotidiani, li ha poi tradotti in parabole. Quante volte ha visto Maria mettere il lievito per far fermentare la pasta, guardandola crescere, o il gesto di salare il cibo… E da Giuseppe ha imparato il lavoro, la capacità di relazione, il rispetto per le donne, la fedeltà all’ascolto della parola con la sua gente nella Sinagoga. Gesti semplici, feriali, ma che prepareranno il tempo dell’annuncio.
Valorizziamo insieme questo “tempo ordinario” e riscopriremo nei gesti quotidiani la bellezza di una storia che stiamo costruendo insieme.
Il Cuore di Cristo,signore della storia, ci benedica!
Il ballo dell’obbedienza
… Se noi fossimo contenti di te, Signore,
Non potremmo resistere
A questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
E indovineremmo facilmente
Quale danza ti piace farci danzare
Sposando i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
...Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
Non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire, essere gioioso, essere leggero,
e soprattutto non essere rigido.
E ricevere da te la trasmissione del ritmo che l’orchestra
scandisce… Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,
E facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica;
Dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
Che la tua Santa Volontà …Signore, vieni a invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa da fare,
Questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
Quella del caldo, e quella del freddo….
Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno
Avviato fra te e noi, il ballo singolare della nostra obbedienza.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
Come un vestito da ballo che ci farà amare da te,
tutti i suoi dettagli come indispensabili gioielli.
Facci vivere la nostra vita,
come una festa senza fine
in cui l’incontro con te si rinnova,
Come un ballo,
Come una danza,
Fra le braccia della tua grazia,
Nella musica universale dell’amore.
Signore, vieni a invitarci.
M. Delbrêl
come renderò grazie al signore?
A Bologna il giorno 26 giugno 2011 la Compagnia Missionaria ha celebrato cinquant’anni di consacrazione delle prime otto missionarie. Eravamo presenti soltanto tre. Tra queste c’ero anch’io! Tre hanno già raggiunto la Meta, due erano impedite da problemi di salute. La celebrazione si è svolta nella Chiesa della Madonna dei Poveri di Via Nosadella, una chiesa storica per noi: ci ha visto crescere, perché lì pregavamo, facevamo l’adorazione, prima che tutto fosse pronto nella casa di Via Guidotti, 53. In quel giorno ho provato la stessa serena e gioiosa emozione. Guardavo la Madonna che da lassù posava il suo sguardo materno e accogliente su Cesarina, Bianca e me. L’incontrare lo sguardo di Maria, invocata fin dagli inizi, come Madre, Guida e Custode, è stato come ritrovare il filo delle meraviglie operate in me dal Signore, nei 50 anni della mia consacrazione secolare, portate come offerta all’altare, per benedire il Signore.
La prima meraviglia, che ha provocato in me molta commozione, è stata la presenza di Padre Albino, con il riconoscimento di tutto ciò che lui è stato, nelle mani del Signore, per la Compagnia Missionaria. L’ormai precaria condizione di salute di P. Albino e la sua capacità di lasciare il passo ad altri confratelli nella celebrazione, la sua partecipazione intensa mi hanno fatto pensare al vecchio Simeone. Come lui, in quel momento, ha certamente posto tutta la sua vita sull’altare chiedendo al Signore di essere Pastore e Rifugio della Compagnia Missionaria. E, proprio come all’inizio, ha certamente invocato tutta la protezione di Maria Madonna dei poveri perché continuasse ad essere la Madre, la Guida e la Custode del cammino che l’Istituto deve percorrere. Un cammino da continuare nella maturità, ma anche nella novità data dallo sbocciare di gruppi nuovi soprattutto nelle giovani chiese d’Africa, Asia e America Latina, a cui fa seguito tanta ricchezza, ma anche la precarietà propria di ogni cosa nuova. Anche la presenza di Padre Claudio della Zuanna è stata per me la testimonianza del riconoscimento e della fiducia che fin dall’inizio i Padri Dehoniani hanno posto in P. Elegante e anche nella nostra Famiglia. Padre Claudio è stato diversi anni in Mozambico e questo è stato per me il segno che il dono della missionarietà deve essere coltivato nel cuore delle nuove generazioni, affinché le Chiese giovani e altri popoli possano essere arricchite dall’amore che nasce dal Cuore di Cristo.
Un altro grazie al Signore viene dalla mia storia personale e dall’insieme di circostanze, per cui sento di poter dire che il Cuore di Cristo ha suscitato la Compagnia Missionaria, con la spiritualità del Cuore trafitto e il carisma della consacrazione laicale, per me! Negli anni 50 questa forma di vita era conosciuta da pochi, anche tra i sacerdoti. Infatti il sacerdote che mi orientava mi mise in contatto con vari Istituti e Congregazioni religiose, ma non approdai a nessuna scelta, mentre in me si faceva sempre più chiara la chiamata alla vita missionaria e di consacrata nel mondo.
Finalmente, in una gita organizzata dal movimento Dehoniano “Apostolato della Riparazione” di Monza per il gruppo giovanile “ Volontarie del Sacro Cuore”, un’altra delle iniziative di P. Albino e P. Moro, ebbi la fortuna di conoscerli personalmente. Padre Albino mi parlò del nascente Istituto laicale Compagnia Missionaria. Mi invase subito una gioia profonda e la mia decisione interiore fu immediata. La famiglia accettò con serenità il mio cambiamento di rotta, fidandosi, pur senza capire dove sarei approdata veramente.
Arrivavo a Bologna, appena ventiduenne, il 20 Gennaio del 1958. Nel Natale del 1957, con le prime giovani, P. Albino aveva dato inizio alla Compagnia Missionaria. Pensavo di dover aspettare un anno prima di iniziare il cammino, ma la bontà del Signore volle che venissi ammessa poco dopo all’ anno di Orientamento e così camminai con le altre. Il cammino formativo di base messo in atto da Padre Albino, e che creava in ciascuna una tensione sempre più forte a crescere verso la donazione totale e alla santità, si concluse con la prima consacrazione il 29 settembre del 1961. E fu proprio in questo giorno che in otto ci presentammo all’altare per fare della nostra vita un dono al Signore e al mondo.
Da quel giorno le mie giornate proseguirono con i vari impegni di preghiera, di lavoro, di viaggi pastorali per animare i vari gruppi dell’Apostolato della Riparazione, sparsi in Italia, l’animazione vocazionale. Tutto nella normalità; dentro, però, qualcosa era cambiato: vivevo tutto con quel “cuore di carne” che la consacrazione aveva realizzato e ogni cosa prendeva senso a partire dal Cuore di Cristo. Ogni scelta di bene, di offerta che ero chiamata a vivere prendeva senso da questo Cuore fonte di amore infinito che rendeva anche il mio cuore capace di amare e di guardare alle realtà esistenziali e sociali con gli occhi di Cristo.
Un’altra grande meraviglia è stato l’amore della mia famiglia che mi ha accompagnata e mi accompagna in questo progetto di consacrazione da vivere nella realtà normale di tutti i giorni, accogliendo - pur senza talvolta capire - questo impegno mio e della Compagnia Missionaria di fare del Cuore di Cristo il cuore della società e del mondo.
Ora come non gioire nel pensare alla dinamicità dello spirito missionario che ci animava e che, fin dagli inizi appare come elemento costitutivo della Compagnia Missionaria? Appena sette anni dopo la consacrazione della prime missionarie, un primo gruppo parte per il Portogallo e pochi mesi dopo già è operante nel seminario dei Padri dehoniani, a Milevane - Mozambico, nella formazione dei seminaristi dehoniani. Altre, me compresa, partono un anno dopo. La destinazione è la missione di Namarroi. È un tuffo in un mondo aspettato con entusiasmo, ma impreparate ad affrontarlo. Tuttavia la formazione voluta da Padre Albino fu lungimirante. Lui ci voleva capaci di affrontare ambienti diversi per questo ci ha preparate con una formazione spirituale solida. Poco sapevamo dell’Africa se non quanto ci veniva raccontato dai missionari che tornavano, frequentavamo però i movimenti giovanili di ispirazione missionaria; dal 1959 abbiamo seguito corsi di filosofia e teologia per laici e questo ci ha permesso di metterci a fianco dei padri dehoniani, collaborando nell’evangelizzazione e nella promozione umana.
È a Namarroi e, non solo, che ci cimentiamo con le prime esperienze di promozione della donna e della famiglia; puntiamo alle mogli e famiglie dei catechisti perché possano essere testimoni dell’amore cristiano in mezzo al loro popolo. Il nostro è appena un balbettare, non possediamo la lingua, sarà l’amore che portiamo nel cuore a far comprendere la nostra vocazione di comunicare il Vangelo a “tempo, opportuno e inopportuno” – come dice S. Paolo - perche questa porzione di terra chiamata Namarroi, possa fare esperienza positiva della Parola che libera. A Namaroi ci apriamo a un stile di annuncio, fatto di prossimità con le persone, di accoglienza, di ospitalità, di comunicazione dell’allegria che ci invade il cuore. In visita alle comunità cristiane, accettiamo di vivere cioè, mangiare, dormire come loro; uno stile di povertà che ci rende prossime alla gente. Lo sperimentare cose nuove come mangiare con le mani, dormire sulla stuoia, o su letto di bambù magari con la chioccia che scalda i suoi pulcini, con i topi che scorribandano ai piedi del letto o tra una trave e l’altra del tetto, trascorrere la notte danzando con le mamme, cercando di legarci i bimbi sulla schiena, ci da una gioia impagabile. Mi scorrono negli occhi e nel cuore i volti e il ricordo di tante persone che la guerra ha strappato prematuramente a questa vita e che sono state maestre nel nostro essere missionarie.
Pochi anni dopo rileggiamo tutto questo come inculturazione del nostro carisma. Sopraggiunge la diaspora: io a Cabo Delgado, Teresa al Gurué e il resto del gruppo a Namarroi. Questi atteggiamenti di accoglienza, di ospitalità, di apertura gioiosa verso gli altri, sono il nostro vademecum per l’inserimento nella nuova realtà politica, sociale ed ecclesiale. A tutto questo si aggiunge il dono di veder maturare e crescere le comunità secondo il modello della comunità apostolica: Chiesa famiglia, adulta, responsabile, Chiesa ministeriale dove ognuno si pone al servizio della comunità per il bene di tutti.
La Chiesa ministeriale ha dato frutti di vitalità anche per la Compagnia Missionaria. Oggi vediamo maturare alcune giovani che comprendono la consacrazione da vivere nel mondo come un valore da accogliere e da perseguire. Sono cinque le missionarie mozambicane consacrate, ma abbiamo un discreto numero di giovani che a Nampula stanno seguendo un periodo di discernimento. Sono la nostra speranza per la Compagnia Missionaria in Mozambico ma anche per la vitalità dell’ Istituto chiamato ad essere presente nelle più svariate situazioni della vita, dove la gente comune spera, gioisce e soffre, condividendo le comuni fatiche: è la nostra via per comunicare il vangelo agli uomini e alle donne nei tempi della globalizzazione. [img2bcx]
Alla festa del nostro 50° ho sentito la mancanza di alcuni fratelli e sacerdoti dehoniani, che mi hanno accolto e ascoltata, donandomi amicizia e che non hanno potuto essere presenti; a tutti loro dico il mio grazie. A quelli che sono in cielo chiedo di dare ancora ascolto alle mie richieste per il dono della pace in Mozambico e per la crescita della Compagnia Missionaria mozambicana.