Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
parola incarnata
La meditazione della
Parola di Dio fa parte dell’impegno quotidiano di preghiera dei membri della
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Gesù avverte, nei
Vangeli: “Fate attenzione a quello
che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a
voi; anzi, vi sarà dato di più” (Mc 4,24), quindi occorre ascoltare con
cuore aperto, ampio, grande; e ancora
dice: “Ascoltatemi tutti e comprendete
bene” (Mc 7,14).
Non si tratta di una semplice
lettura, ma di un ascolto che fa ardere il cuore e motiva la vita, esperienza
vissuta dai discepoli delusi e arrabbiati che incontrano il Risorto sulla via
di Emmaus.
“La Parola di Dio si è fatta carne e ha posto la sua dimora
tra noi” afferma il Vangelo di Giovanni (1,14). Il
Concilio Vaticano II, nella costituzione Dei
Verbum afferma che Dio “mandò suo
Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse
tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio” (DV 4) e questa “Rivelazione comprende eventi e parole
intimamente connessi”(DV 2).
Insomma non solo le parole di Gesù sono Parola di Dio, ma tutta la sua vita. Gesù
di Nazaret è, appunto, la Parola di Dio per l’umanità. Ed egli stesso, in più
occasioni, fa riferimento a vari libri dell’Antico Testamento, dicendo che
parlano di lui e che in lui arriva a compimento tutto ciò che è annunciato
nelle Scritture. Inoltre, dopo la Risurrezione, Gesù incarica i discepoli di
portare l’annuncio della salvezza – la Parola di Dio - a tutte le creature. È
ciò che uomini e donne, discepoli del Risorto, fanno dopo la pentecoste. Questo
annuncio e la vita che ad esso si conforma e la progressiva comprensione che ne
ha la comunità dei credenti sono la Parola di Dio che ci è comunicata nei
Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento.
Cristo maestro pantocrator, Duomo di Cefalù
Gli stessi Vangeli non
sono la registrazione perfetta delle parole e della vita di Gesù. Sono
l’annuncio dell’esperienza vissuta dai discepoli, l’annuncio di ciò che essi
hanno compreso alla luce della Risurrezione, sotto l’azione illuminante e
sapiente dello Spirito ricevuto a pentecoste. Ma dalla lettura attenta dei
Vangeli scopriamo anche che non sono stati redatti – così come li abbiamo -
dagli autori a cui sono attribuiti, ma piuttosto dalle comunità cristiane che hanno
ascoltato, vissuto e compreso l’annuncio degli apostoli; comunità che a quegli
evangelizzatori facevano riferimento. Questo significa che le parole della
Sacra Scrittura non si identificano letteralmente con la Parola di Dio, ma la
Parola di Dio è contenuta, come nascosta, nelle parole umane. Si tratta sempre
del mistero dell’incarnazione. Il Verbo di Dio si è umiliato, svuotato,
spogliato, impoverito assumendo il limite, la fragilità, la povertà della carne
umana nel seno di Maria, ma anche rivelandosi nella povertà e fragilità e limitatezza delle parole umane. Come
l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria è opera dello Spirito Santo, così il
rivelarsi del Verbo nelle parole umane è opera dello Spirito Santo. L’apostolo
Paolo insegna che solo lo Spirito può farci riconoscere Gesù come il Signore (1Cor 12,3: “Nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l'azione dello Spirito Santo”) e solo lo
Spirito può farci comprendere la Parola di Dio nelle parole umane della
Scrittura (2Cor 3,5-6: “Non che da noi
stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra
capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri
di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera
uccide, lo Spirito invece dà vita”). Se lo Spirito è l’autore vero, che ha
ispirato gli autori materiali, della Scrittura, solo lo Spirito può farci
comprendere la Parola di Dio in essa contenuta.
Ne consegue che
ascoltare la Parola di Dio (da qualunque libro della Bibbia)
· NON
È sentire il racconto di fatti - a volte edificanti,
altre volte incomprensibili o fiabeschi o addirittura scandalosi - accaduti
molto tempo fa;
· NON
È ascoltare regole morali più o meno convincenti, ancora
adatte ai nostri tempi o antiquate;
· NON
È ascoltare insegnamenti usciti dalla mente di Dio e
quindi anche affascinanti, ma… “lui è Dio e la nostra realtà umana è un’altra
cosa”;
· NON
È cercare di capire intellettualmente gli
insegnamenti della Bibbia e poi, se li abbiamo capiti, sforzarci di applicarli
alla vita… se non costa troppo;
· NON
È assolutizzare il significato letterale della
Scrittura;
· NON
È intenderla o interpretarla secondo idee, gusti,
emozioni, ideologie o finalità personali.
La meditazione della
Parola è, allora, non un esercizio intellettuale, ma esperienza di incontro e
di comunione con il Signore vivente. È vera preghiera, opera dello Spirito, che
va vissuta necessariamente in modo personale e comunitario, per accogliere ciò
che la Parola dice alla comunità e alla persona. C’è una verità oggettiva
eterna, immutabile, che la Parola rivela all’umanità di tutti i tempi. Ma c’è
una luce che emana da quella Parola per guidare e dare forma alla vita della
persona, nelle diverse circostanze, e alla vita delle comunità nel corso della
storia.
Gesù dice che la sua
Parola non passerà. È Parola eterna, ma è vivente, quindi non è statica. Non è
scritta su pietra morta, ma nei cuori abitati dallo Spirito, capace di
illuminare sempre nuovamente la vita nei vari corsi della storia, nei cambiamenti
delle culture.
S. Gregorio Magno (sec.
VI), monaco appassionato della Sacra Scrittura e poi papa, insegna che la Scrittura
cresce con la comunità che la ascolta, la medita, la rumina, la comprende
vivendola. Sì, non esiste una comprensione intellettuale della Scrittura e
quindi un’applicazione obbediente. Solo vivendola, cioè nell’obbedienza, si
comprende la Scrittura. E solo dall’ascolto comunitario, ecclesiale, può
sgorgare un ascolto personale che può dare illuminazioni diverse ai credenti. La
vita dei santi ne è la testimonianza. L’unica verità rivelata nella Scrittura
si incarna e si manifesta in forme diverse nella vita di ciascuno. Dice ancora
S. Paolo ai Corinzi (2Cor 3,3): “È noto
infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su
tavole di cuori umani”.
Occorre, dunque,
accogliere con fede la comprensione che oggi la Chiesa ha della Parola e che ci
offre. È indispensabile alla vita di ciascuno la meditazione e la comprensione
personale della Parola e la meditazione fatta in comunità, nei nostri gruppi e
nei gruppi ecclesiali. È utile l’aiuto che ci può venire dagli studiosi della
Sacra Scrittura. Certamente le comprensioni personali di questi studiosi devono
incoraggiarci, aiutarci, spronarci allo studio per una comprensione personale,
sempre nell’invocazione e nell’obbedienza allo Spirito, nel confronto con
l’insegnamento della Chiesa. Sappiamo che nessuno di noi e nessun biblista o
teologo ha la pienezza e l’esclusiva dello Spirito.
Poiché la verità della
Parola di Dio non si identifica con le parole della Scrittura e la Scrittura
non può essere presa alla lettera, tanto meno si può prendere come “verità”,
come “Parola di Dio” le varie comprensioni personali, nostre o dei vari
studiosi. Credo che sia importante anche per noi, nell’ascolto e nell’annuncio
della Parola, usare un accorgimento tipico dei maestri ebrei, che quando
spiegano o insegnano la Scrittura dicono: “Se così si può dire…”. Perché,
sempre secondo questi maestri, la povertà della Scrittura contiene la Parola
viva di Dio e quindi ha… 70 significati… +1! Non possiamo mai assolutizzare un
significato colto da una persona. Ci troveremmo nel fondamentalismo e
nell’estremismo che rimproveriamo ad altri. Lo Spirito ci dia fame e sete della
Parola e un cuore grande per amarla e comprenderla, ascoltandola. Sempre di
nuovo.
mille motivi per ringraziare
50° CM in Portogallo
25° consacrazione di Gloria
Era maggio, un sole splendente. Mese del
centenario delle apparizioni di Fatima. Cinquantesimo anniversario dell’amata
Compagnia Missionaria nella terra de Portogallo. Terra della Vergine Santa.
Venticinquesimo anno della mia offerta al Signore, nello spirito dello Statuto
della Compagnia Missionaria.
Ho più di mille motivi per ringraziare e lodare il Signore della Vita, per fare festa:
siamo in pieno tempo pasquale, nel giorno dedicato al Buon Pastore.
Alla mia gioia si è unita tutta la comunità di
Safins de Ferreira e il gruppo C.M. di Porto. Sì, nella mia terra di Sanfins
abbiamo celebrato il Cinquantesimo della
Compagnia Missionaria e il venticinquesimo della mia consacrazione. Un evento
per me unico.
Non so
che dire a riguardo, se non sottolineare la presenza di Teresa Castro, Laura
Gonçalves e Justina Carneiro, le quali, sabato, avevano animato l’incontro con
gli adolescenti, i giovani, i bambini, presentando la Compagnia Missionaria e
la vocazione in generale. A fine serata, dopo l’Eucaristia vespertina, abbiamo fatto l’Adorazione Eucaristica, che ha
un posto molto importante nel nostro Statuto.
La domenica, giorno dedicato a Gesù Buon
Pastore, Padre Giacomo ha presieduto alla Celebrazione Eucaristica e Lùcia ha
presentato in breve la Compagnia Missionaria. Il gruppo corale ha animato con
cura e semplicità la Santa Messa.
Con tutta la comunità ho condiviso la torta
e del buon vino di Porto. Con gli amici
più intimi, la C.M. e la mia famiglia di origine, abbiamo condiviso un
pranzetto semplice, ma molto gustoso. Questo, nel Centro Sociale di Carvalhosa,
di cui Padre Giacomo è pure parroco. Tutto è andato come volevamo, con
semplicità e gioia.
Sì, sono riconoscente al Signore per il dono
della C.M., perché senza di essa oggi non sarei una consacrata secolare.
Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
Come 25 anni fa cantammo questo salmo per la mia consacrazione, senza aver
fatto nulla di speciale, abbiamo cantato lo stesso ora, nella celebrazione
eucaristica. Il mio Pastore mi ha condotta sempre su cammini sicuri. E so che
continuerà a farlo.
“il Signore è il mio Pastore, niente mi manca” “
la mia anima dà gloria al mio Dio”.
In comunione.
Glória Neto
meraviglia e gratitudine
In occasione del
50° anno di presenza della Compagnia Missionaria del sacro Cuore in Portogallo,
sono stata invitata dalla Responsabile di gruppo a partecipare al “corso di
formazione permanente”, uno dei momenti celebrativi della ricorrenza. Il motivo
dell’invito: in passato ho fatto parte anch’io per due anni del gruppo di
Porto. Il tema del corso era: “Fare Memoria”. Di fatto è stato proprio un ripercorrere la storia della CM in
Portogallo per contemplare l’azione di Dio nel nostro vissuto, riviverne i
valori, la ricchezza di grazia e di vitalità di cui essa è portatrice.
Con gioia,
entusiasmo e anche un po’ di trepidazione il 24/2, accompagnata a Roma da Lucia
e Rosetta, sono partita per Porto per portare la mia testimonianza storica. Più
volte mi sono chiesta come me la caverò con la lingua, visto che da più di
trent’anni non la parlo più. Invece ce l’ho fatta, tra un po’ di portoghese, un
po’ di italiano e un po’ di fantasia ci siamo capite benissimo …
La prima avventura:
arrivo con due ore di ritardo a Porto per un motivo tecnico dell’aereo. Maria
Teresa Castro, venuta ad accogliermi all’aeroporto, mi aspettava
pazientemente. L’incontro è stato molto
bello e vivace. In mezzo a tanti altri passeggeri ci siamo abbracciate
calorosamente e rumorosamente … La gente ci guardava un po’ sorpresa, ma noi
eravamo felici di ritrovarci e di parlarci. Dopo la ricerca e il ritrovamento
degli appunti e della cartellina che M. Teresa, nelle ore di attesa, aveva
lasciato su una qualche panchina, siamo partite per Rua Miguel Bombarda. Lùcia
ci aspettava per il pranzo: baccalà al forno, squisito! Dopo un po’ di riposo siamo uscite per una passeggiata
e per partecipare alla S. Messa.
L’impatto con Porto.
Già alcune
missionarie italiane mi avevano detto che non avrei trovato la città di un
tempo … ma una città trasformata, bellissima, moderna, con tante luci e tanti
negozi nuovi, strade belle larghe e pulite, autobus e metrò funzionanti,
piazze, giardini e tanti fiori… Veramente mi sono commossa nel rivedere la
bella città di Porto con il suo imponente e romantico fiume Douro, così
maestosa e così rifiorita. Il mio pensiero è andato hai ricordi di un tempo,
non per sognare o per rimpiangere, bensì per rivivere tutta la ricchezza di
grazia e di bellezza di cui la storia di vita è sempre portatrice e per gioire
delle novità incontrate.
In questo clima
abbiamo iniziato il nostro corso di
formazione permanente incentrato proprio sul “fare memoria” della storia della
Compagnia Missionaria in questa terra benedetta. Lùcia Correa, responsabile di
gruppo, ci ha introdotte nel tema in modo lungimirante e ricco di provocazioni
interessanti e significative. Abbiamo poi ricordato gli inizi della CM a Porto
leggendo una pagina molto significativa della cronaca scritta da P. Albino,
Fondatore della Compagnia Missionaria.
Da parte mia ho
dato la mia testimonianza raccontando la mia storia di vita nel gruppo di Porto
a partire dal mio arrivo, 2 novembre 1972 alla mia partenza 24 giugno 1974, e
alcuni aspetti del- l’esperienza vissuta in quel viaggio.
Cinquant’anni di vita
La ricorrenza del
50° di presenza della CM in Portogallo è un evento che suscita stupore,
meraviglia e ci porta alla lode e al ringraziamento per i doni concessi dalla
Provvidenza. Possiamo celebrarlo perché il Signore Dio, a cui abbiamo
consacrato la nostra vita, per sua grazia ci è stato fedele, ci ha prese per
mano e ci ha condotte per le sue vie. Vie ben delineate nello Statuto della CM
e che costituiscono il nostro modo di incarnare il Vangelo nella chiesa e nel
mondo, come di fatto ci definiamo: “una vita nel cuore del
mondo al servizio del Regno...”.
Per raccontare la
mia storia mi piace ripercorrere in parte le linee che Papa Francesco ha
evidenziato nella lettera Apostolica ai consacrati, nell’anno della vita
consacrata:
“Guardare il passato con gratitudine - Vivere il presente con passione - abbracciare il futuro con speranza”.
Guardare il passato con gratitudine:
«Il primo obiettivo è “guardare il passato con
gratitudine”. Ogni Istituto viene da una ricca storia carismatica. Alle sue
origini è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone
alla Sua sequela (cfr. la parola di Dio dall’inizio a Gesù e da Gesù a noi, St.
1ss.) e a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita; a leggere con
gli occhi della fede i segni dei tempi; a rispondere con creatività alle
necessità della Chiesa.
L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è
sviluppata, coinvolgendo altri membri in nuovi contesti geografici e culturali,
dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove iniziative ed
espressioni di carità apostolica. È come il seme che diventa albero espandendo
i suoi rami.
Sarà opportuno che ogni famiglia carismatica ricordi i
suoi inizi e il suo sviluppo storico per ringraziare Dio che ha offerto alla
Chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata per ogni opera buona
(cfr Lumen gentium, 12).
Raccontare la propria storia (continua il documento
del Papa) è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare
l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. … È un modo
anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la nostra
storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare
e come sono state superate. Si potranno scoprire incoerenze … forse anche
l’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma. Tutto è istruttivo e insieme
diventa appello alla conversione. Narrare la propria storia … è un’occasione
anche per confessare con umiltà e insieme con grande confidenza in Dio Amore
(cfr 1 Gv 4,8) la propria fragilità e per viverla come esperienza
dell’amore misericordioso del Signore» (cf Lett. Ap. vita consacrata).
La mia storia
È proprio quello
che mi è stato chiesto venendo qui: fare memoria del passato per testimoniare
oggi la ricchezza e anche le fragilità vissute nella fraternità di Porto come
momento di grazia.
Partii in nave dal
porto di Napoli assieme a Mariolina Lambo il 28 ottobre 1972. Tutte e due
eravamo orientate all’Africa ma come era abitudine allora, si faceva una sosta
in Portogallo per imparare la lingua e poi procedere per il Mozambico.
Arrivammo a Lisbona
il giorno dei Santi 1 novembre 1972, attese al porto da fratel Giuseppe Meoni e
da p. Aldo Marchesini. Dopo i primi festosi abbracci, ci recammo alla chiesa di
Loreto. Il giorno seguente vennero a prenderci in macchina Ilda e Martina per
andare Porto dove aveva sede la CM. Arrivammo verso sera in Rua Miguel Bombarda
accolte molto calorosamente dalle sorelle presenti. Come primo momento andammo
nella cappellina per l’affidamento alla Madonna. Quella sera si fece festa…
Rimasi subito
colpita dalla spontaneità libera e gioiosa che regnava in casa nostra, mi
sentii a mio agio. Dentro di me c’erano
forti attese, positive, belle, un desiderio intenso di conoscere quel mondo
nuovo dove la Provvidenza mi aveva chiamata.
Eravamo in un
periodo storico molto diverso da quello attuale … (il tempo della dittatura e
delle colonie). Fu molto forte per me l’impatto con la cultura portoghese ma
anche attraente. Si trattava di un mondo tutto nuovo rispetto a quello che
avevo lasciato e riguardo al bagaglio culturale che portavo con me.
Sapevo che si
parlava portoghese ma la novità della lingua, mentre mi faceva impressione, mi
divertiva il sentir parlare e non capire nulla, mi faceva stare a disagio il
fatto di dover starmene buona, buona e in silenzio perché analfabeta. Per
fortuna il portoghese è una lingua latina come l’italiano. In poco tempo
riuscii, a capire sostanzialmente i discorsi e in seguito imparai anche a
parlarlo.
La vita della
nostra fraternità mi piaceva molto e mi consolavo quando ritrovavo attuati gli
stessi modi e gli stessi valori tipici della CM che già facevano parte della
nostra identità come la preghiera fatta secondo lo stile ecclesiale ma anche
tipicamente nostro CM.
Lo spirito di
fraternità si esprimeva nella gioia di stare assieme, nella condivisione
dei servizi e dei ruoli, nello spirito
della festa e nell’entusiasmo missionario. Si sperimentava una maggior
vicinanza e semplicità nel rapporto con la responsabile di gruppo, era un
camminare assieme condividendo fraternamente la vita quotidiana, le
responsabilità, la missione… nell’ impegno profondo e intenso a vivere e a
testimoniare la spiritualità del S. Cuore secondo lo Statuto della CM.
Dentro una nuova cultura
L’inserimento
nell’ambiente per noi era essenziale, dedicandoci a varie iniziative, in
particolare nella parrocchia di Boavista, nel Bairro de Francos, e nella
parrocchia della Vittoria. Seguivamo
anche la pastorale del carcere mediante incontri e momenti di preghiera.
Orientavamo
incontri del Vangelo, le missioni nelle parrocchie di periferia con altri
Istituti maschili e femminili presenti in Diocesi.
Questo non è tutto
ma lo ricordiamo per capire come il passato possa stimolare e ravvivare il
desiderio di dedicarci oggi e sempre all’evangelizzazione.
Mi piace sottolineare ancora la presenza di altri valori come la
ricchezza della cultura - della storia e dell’arte del Paese – della lingua -
il fascino del poema epico “I Lusiadi” del grande poeta portoghese Luìs Vaz de
Camões. La ricchezza dell’ambiente, le
coltivazioni, le vigne e vini doc con cantine famose e visitabili, gratificanti
mediante l’assaggio di un vino eccellente e inebriante. I costumi della gente: musiche, danze
popolari come il Fado … La cucina tipica speciale...L’originalità del popolo
portoghese: intelligente e sveglio, colto, intraprendente, accogliente e
solidale … sono solo alcuni aspetti per evidenziare quanta grazia e bellezza
esiste in questo popolo e come il farne memoria ci arricchisce tutt’ora di vita
e di spiritualità.
La formazione costituiva uno dei punti cardini e più sentiti tra noi.
Per le nuove aderenti c’era il percorso già stabilito dalla CM. Più carente invece era la formazione
permanente. Cercavamo di approfittare di quello che veniva offerto: abbiamo
frequentato diversi corsi al Mondo Migliore e conferenza o percorsi formativi
in Parrocchia.
Per la mia esperienza è stato significativo e importante il dialogo
aperto tra noi missionarie, con la gente e con la responsabile di gruppo, Ilda
Candelaria. Abbiamo fatto tanti dialoghi
e ricerche di nuovi progetti assieme. Ricordo con nostalgia il viaggio nell’Algarve
per conoscere alcune realtà ecclesiali. Avremmo voluto aprire un piccolo gruppo in quel luogo ma rimase solo un
sogno. A questi eventi belli sono
seguiti momenti di difficoltà … Nel mese di giugno del 1974 tornai in Italia
per le ferie e in Italia rimasi come missionaria dedita, anzitutto e con gioia,
all’annuncio del Vangelo.
Il corso di formazione permanente è continuato anche nei due giorni successivi sul “capitolo
III della Storia della CM in Portogallo” scritto da M. Lùcia Correa. Ci siamo interrogate anche su come dare oggi
la nostra testimonianza nel “Vivere il
presente con passione” e “Abbracciare
il futuro con speranza.” Si può sintetizzare la riflessione affermando che
occorre vivere una piena disponibilità all’” Eccomi” perché come dice S. Paolo:
Sappiamo in chi abbiamo posto la nostra speranza (cf 2Tim. 1, 12b).
A metà del mio
soggiorno ho avuto la possibilità di fare un pellegrinaggio a Fatima in questo centesimo anno delle
apparizioni della Madonna. Vi ho portati tutti nella mia preghiera. Ringrazio
la Provvidenza per un dono cosi grande.
Da Porto a Madeira
Madeira: un sogno che ho portato in cuore per
tanti anni. Finalmente si è realizzato. Sono arrivata all’aeroporto di Funchal
venerdì 3 marzo alle 11,35 locali. Per chi arriva in aereo guardando l’isola
dall’alto rimane strabiliato per la bellezza che intravvede: le case bianche e
belle, sembrano tutte nuove, di forma regolare quasi uguali almeno in altezza,
con i tetti rossi e in mezzo al verde e ad alberi fioriti, ti appaiono come
adagiate su colline fatte a triangolo che formano la bella città di
Funchal.Teresa Freitas mi stava aspettando. Con la sua macchina siamo arrivate
alla nostra sede dove momentaneamente abita anche lei e lì mi sono sistemata.
I giorni trascorsi a Madeira sono stati molto semplici e intessuti di
relazioni fraterne con le missionarie, i familiares e amici. Abbiamo fatto
visita a Paixão nella sua bella casa tra le montagne dell’Isola, abbastanza
distante da Funchal. Dopo un lauto pranzo siamo rientrate in città da cui sono
ripartita con Celestina alla volta di un altro luogo su in alto alto con strade
belle, ma arrampicate sui monti in luoghi proibitivi, almeno per me. Celestina
mi ha fatto vivere un’avventura unica, mi ha portata dove io non avrei mai
scelto di andare. In compenso ho potuto vedere un panorama incantevole e
visitare la sua casa di montagna dove è nata e dove ha vissuto i primi anni
della sua vita.
La prima domenica di quaresima abbiamo partecipato al ritiro degli
operatori pastorali della Diocesi, presso i Dehoniani, con le meditazioni
tenute dal Vescovo don Antonio Braga Dehoniano.
Il Lunedi 6/3 ci siamo trovate tra noi missionarie e familiares per
una giornata intensa di riflessione e dialogo sempre sulla storia della CM in
Portogallo. Non possiamo dimenticare che le prime Missionarie portoghesi
arrivate in Italia, provenivano proprio dall’isola di Madeira e sono state loro
le pioniere degli inizi della CM in Portogallo e anche in Africa. Furono
infatti le prime a partire per il Mozambico.
Guardare lontano è un motto della CM. E sentiamo che ci appartiene. La
CM a Madeira è costituita da un piccolo nucleo di missionarie e familiares ma,
come dice la Lettera Programmatica di questo sessennio: Davanti all’oggi della
storia, scolpite dallo Statuto e sospinte dallo Spirito dei primi tempi della
nostra Famiglia, ci siamo avventurate in vari Continenti della terra, con la
nostra ricchezza e la nostra fragilità, per portare l’annuncio di Cristo e
dedicarci alla promozione umana. Vorrei raccontare ancora tante cose della vita
e delle care sorelle incontrate, tutte preziose e originali una ad una, ma mi
fermo qui per dire di nuovo grazie per questa stupenda esperienza.
Luisa Chierici
realizzata
Realizzata
Intervista a Maria Justina Carneiro
Raccontaci
un po’ di te, della tua famiglia, della tua parrocchia…, la storia della tua
vocazione…come hai conosciuto la Compagnia Missionaria…
A dodici anni ero già impegnata nella catechesi
e partecipavo a vari iniziative parrocchiali…avevo e ho una famiglia che amo e
mi sento amata. Sentivo però che questo non mi bastava, non mi sentivo
realizzata. Un giorno, il mio parroco (p. Mario Barbosa), mi fece un invito per
partecipare a un incontro di giovani che si realizzava a Porto. Era l’agosto
del 1983. Un incontro che iniziava il venerdì sera e terminava la domenica. Una
vera avventura per me, perché era la prima volta che mi allontanavo da casa. Avevo
22 anni. A questo incontro andai insieme a Gloria( in seguito anche lei
sarebbe poi diventata missionaria).
Quando arrivammo a Porto, accompagnate da
Serafina, io mi sentivo emozionata e vivevo dentro me una
grande aspettativa per sapere cosa sarebbe successo, dato che venivamo da un
ambiente rurale ed era la prima volta che partecipavamo a questo tipo di attività.
A sera, mentre contemplavamo dalla nostra casa
di rua Miguel Bombarda, il paesaggio e poco lontano la torre dos “Clerigos” dissi
a Gloria: “questa sarà la prima ed ultima volta che mi vedranno ancora qui!”: A
poche ore di assenza da casa mia già mi sentivo triste e con “saudade”=
nostalgia della mia famiglia!!!Durante la notte dormii poco anche perché fui
invasa dalle tante zanzare che c’erano. Cercavo di prenderle quando mi accorsi
che invece avevo svegliato Gloria , mia
compagna di camera.
Il giorno seguente partecipammo all’incontro
guidato da Padre Antonio Augusto SCJ. Due cose mi colpirono molto: la veglia di
preghiera il sabato sera, prolungata fino a tarda ora della notte e la gioia e
serenità delle missionarie che vivevano lì nella casa. Soprattutto Teresa
Castro. Questo è stato quanto il Signore aveva preparato per me per farmi
pensare. Sì, Teresa è stata la
missionaria che più mi aveva impressionato positivamente.
Alla domenica l’incontro si concluse con una
“chiave d’oro”: la celebrazione dell’Eucarestia!!! Io, che poche ore prima avevo detto che non sarei più
tornata in questo gruppo… mi successe che durante l’Eucarestia, che quel giorno
proclamava la parabola dei talenti , mi sentii subito identificata con colui
che era andato a sotterrare il talento…
Venne il momento di andare a pranzo ed io con
tutte queste emozioni sono scoppiata in lacrime. Tutti i presenti mi guardavano
sorpresi, perché erano abituati a vedermi sempre allegra e serena, mentre in
questo momento avevano davanti a
loro una persona che piangeva a dirotto,
come fosse la Maddalena! Nel vedere che alcuni dei presenti mi volevano
consolare, p. Antonio Augusto fece cenno di lasciarmi sola nel mio “dolore”. E
fu così, perché egli aveva già capito quale era il motivo e aveva già programmato in cuor suo di dialogare con me…
Una cosa avevo capito: Dio mi chiamava a vivere
qualcosa di più di quanto già facevo. Dopo due anni di ricerca, ho sentito che
Dio mi chiamava a vivere la consacrazione secolare nella Compagnia Missionaria.
Così l’8 dicembre del 1985 sono entrata in questo Istituto.. Adesso rendo
grazie a Dio per avermi chiamata a vivere questo stile di vita, perché qui mi
sento realizzata e mi sento al mio posto.
Il tuo
gruppo di appartenenza: faccelo conoscere un po’ di più…
Il mio gruppo mi è molto caro. Le missionarie che lo compongono
pur nella diversità,sono un tesoro! Con loro io cammino nella fede, nella
comunione, nella preghiera, nella gioia, nella semplicità, nell’amicizia, nella
docilità allo Spirito nel servizio, nell’offerta e nella donazione. Sento che per tutto questo
ci vogliamo bene e ci rispettiamo una con l’altra. Riassumendo: il mio gruppo
mi piace. Siamo donne normali e questo non vuol dire che siano tutte rose;
abbiamo momenti di armonia e momenti di
difficoltà, comuni della vita quotidiana di tutti.
Come
ricordi il tuo inserimento…il tuo inizio?
E’ stato
un periodo di alti e bassi. Sapevo che in fondo era quello che volevo, ma mia madre aveva programmato
un’altra cosa per me: il matrimonio. Ma è stata la certezza di sentire
che Dio mi chiamava a seguirlo più da vicino , e questo mi ha dato sempre la forza per lottare con tutte
le mie forze per superare le varie difficoltà che incontravo.
Durante il giorno lavoravo e a sera ho
cominciato anche a studiare. Inoltre ero impegnata in parrocchia, nella
formazione, studio e lavoro e anche dovevo accudire alla casa. Nonostante tutto
questo, è stato però un periodo molto bello anche se esigente. Ho sentito la
presenza di Dio soprattutto nei momenti di prova. Ho sentito che Dio non ci
abbandona e mi ha dato sempre la forza attraverso la preghiera, la meditazione
della parola, le persone che mi ha messo vicino nel mio cammino. Lui era lì.
Momenti che riassumo in quella frase di quella poesia: “Orme sulla sabbia” dove
dice: “E proprio in questi momenti, di
difficoltà, che io sono con te e ti porto sulle mie spalle…”
Ricordo il giorno che feci la mia prima
consacrazione. Mi chiesero come mi sentivo ed io risposi:”sono
la sposa più felice del mondo!”.
Con l’aiuto di Dio ancora oggi sento che posso
ripetere: “sono la sposa più felice del mondo. Perché tutto posso in Colui che
mi conforta.
Il sogno
di Papa Francesco: una Chiesa “in uscita”. Come gruppo CM come vivete la
missionarietà nel contesto portoghese e
ad “Gentes”?
Come gruppo viviamo la missionarietà in famiglia
assistendo i malati e anziani, e appoggiamo anche le missionarie più fragili,
sia per problemi di salute sia per altre situazioni delicate. Siamo presenti
nella parrocchia, nell’animazione vocazionale. Diamo la nostra collaborazione
anche alla missione “ad Gentes”: Bina è in Guinea Bissau ( Africa) , Serafina
presta il suo servizio nel Consiglio Centrale della Compagnia Missionaria in
Italia ed Elvira anche lei è in Italia. Vedo il nostro gruppo aperto e
sensibile a questa realtà missionaria. Oltre a queste presenze , devo dire che
altre missionarie portoghesi hanno fatto la loro esperienza in terra di
missione come il Mozambico, Brasile, Guinea Bissau…
La tua
esperienza con i giovani…qual è il tuo attuale impegno in questa realtà ?Cosa
si aspettano i giovani da noi consacrate?
Nella mia esperienza ho sempre camminato di pari
passo con i giovani della parrocchia, soprattutto nell’animazione vocazionale.
In questo momento per problema di salute
ho chiesto al mio parroco di potermi staccare per un periodo da questo impegno, almeno fin tanto che mi
ristabilisca bene. Intanto offro questa mia sofferenza fisica per questa
intenzione. Per l’esperienza che ho credo che i giovani oggi aspettino da noi
consacrate accoglienza, ascolto,
disponibilità,rispetto comprensione, gioia, serenità…e per finire essere
portatrici della misericordia di Dio che è Amore.
Nella
Compagnia Missionaria si parla molto di comunione e missione, aspetti della
nostra spiritualità. Come declineresti concretamente questi valori importanti
per noi membri della Compagnia Missionaria?
“La nostra missione, come la spiritualità,
nasce e si alimenta al Cuore di Cristo.
Il costato trafitto è come un epilogo che riassume ed insieme suggella tutto
l’ineffabile mistero dell’amore divino, che si è donato nel Cristo e che nella
sua efficacia, perdura perenne nella Chiesa”.(Statuto n. 11).
Per prima cosa dobbiamo dare il primato
all’Amato. Solo così possiamo vivere la vita di amore a Dio e con i fratelli.
Essere portatrici dell’amore di Cristo con noi stesse e con quanti ci stanno
vicini. Siamo chiamate ad essere portatrici dell’amore misericordioso,
portatrici di pace, di gioia, di serenità, onestà, di responsabilità, di
rispetto mutuo, di accoglienza…perché la testimonianza trascina e le parole
invece si perdono nel nulla, le porta via il vento.
Qual è
l’augurio per tutti noi in questo anno appena terminato, della misericordia?
Abbiamo vissuto
un anno dedicato alla misericordia:
mi auguro che sia stato certamente per tutti noi un tempo misericordioso, prima di tutto
con noi stessi, ma anche per il nostro prossimo: famiglia, gruppo, per tutti quelli che vivono accanto a noi. Ma mi
auguro che questo atteggiamento di misericordia, non sia stato vissuto
solamente per quest’anno, ma che sia un inizio,
come un “aperitivo”, per continuare a crescere nella misericordia, per
essere sempre più simili al nostro Maestro.
Rendo grazie a Dio per la mia famiglia naturale
e spirituale e per essere chiamata a seguire Cristo da vicino nella Compagnia Missionaria.
Termino con questo messaggio a me tanto caro:
Solamente
Dio è…ma tu puoi…
Solo Dio può dare la
fede, ma tu puoi dare la tua testimonianza.
Solo Dio può dare speranza, ma tu puoi comunicare speranza
ai tuoi fratelli.
Solo Dio può dare amore, ma tu puoi insegnare agli altri ad
amare.
Solo Dio può fare forza, ma tu puoi donare coraggio a uno
scoraggiato.
Solo Dio è il cammino, ma tu puoi indicare questo cammino
agli altri.
Solo Dio è luce, ma tu puoi fare brillare questa luce agli
occhi degli altri.
Solo Dio è Vita, ma tu puoi comunicare agli altri il
desiderio di vivere.
Solo Dio può fare ciò che sembra impossibile, ma tu puoi
fare il possibile.
Solo Dio basta a se stesso, ma Lui preferisce aver bisogno di te…
a cura di
Santina Pirovano
pane… spezzato
Una breve
riflessione di una mattinata un po’ diversa dal solito.
E’ quanto abbiamo
vissuto della festa dell”Eccomi” svoltasi a Bologna ,nella nostra casa di Via
Guidotti 53, il 25 marzo festa dell’Annunciazione.
E’ un appuntamento ormai consolidato, vissuto come famiglia,
al quale NOI CM rispondiamo in diversi
modi e altrettanti stili, a secondo della realtà dei continenti e delle città,
dove siamo presenti.
La nostra casa di
Bologna è considerata Centro CM. Alcuni giorni prima ci arrivavano echi sulle
date e iniziative che altri gruppi CM avevano stabilito per questo avvenimento:
dal Portogallo, Mozambico, Indonesia, Cile, Argentina… Queste notizie ci
sembravano piccole luci , fari luminosi che pian piano si accendevano per
illuminare le strade del mondo, ma avevano anche il potere di farci sentire in
comunione di cuori e di ideale, cancellare le distanze tra noi, accogliere
risposte concrete al “Noi CM”.
Così
succede ogni anno quando i gruppi, missionarie, familiares e amici ricordano e
celebrano insieme il Si di Gesù e di Maria:” Ecce Venio – Ecce Ancilla”. E’ una adesione quasi unanime fatta di
riflessione, preghiera e ricordi condivisi tra noi e che abbiamo voluto
chiamare semplicemente: “Festa
dell’”Eccomi”. E’ diventata uno spazio di accoglienza per vivere e
condividere insieme la spiritualità, il carisma, il senso missionario ,
l’amicizia.
Anche questa volta ci siamo ritrovati: missionarie, alcuni
amici, e una buona rappresentanza di Padri dehoniani.
Quest’anno noi missionarie di Bologna abbiamo creduto
opportuno riflettere sul tema che la nostra chiesa ha stabilito per l’Anno del Congresso Eucaristico
Diocesano ( dal 13 novembre 2016 all’8 ottobre 2017): “Voi stessi date loro da mangiare”. Ci ha aiutato nella riflessione p. Marco
Bernardoni SCJ.
P. Marco nella sua introduzione ha riassunto bene la
motivazione: Un’idea felice che onora il
respiro ecclesiale della Compagnia Missionaria del Sacro cuore, il suo
desiderio ovunque si trovi, di mettersi al passo e al servizio della Chiesa
locale.
Il tema è stato presentato con entusiasmo e convinzione.
Oltre a farci riflettere ci ha suggerito alcune indicazioni per continuare con
fedeltà in questo cammino e ci ha soprattutto provocato a “ trovare la spiritualità adeguata a questo
passaggio di epoca Si tratta,dunque,di intuire le direzioni verso quali lo
Spirito spinge la Chiesa”.
Le risonanze e interventi dei presenti hanno arricchito la
riflessione.
Ci sembra di aver trovato risposte adatte anche per
rispondere all’obiettivo che si vuole raggiungere in questo anno del Congresso
Eucaristico presentato dal nostro Vescovo Matteo:”…Gesù ci insegna a rispondere alla fame di tanti. Per farlo non dobbiamo
cercare capacità particolari o possibilità straordinarie, che non avremo mai,
ma solo offrire il poco che abbiamo e condividerlo, affidarlo al suo amore
perché tutti siano saziati, noi e il prossimo”. Una mattinata trascorsa
nell’ascolto della Parola, nella
condivisione, nella semplicità, nell’amicizia.
Il depliant che avevamo preparato come invito alla festa
diceva: “Desideriamo condividere con
ciascuno/a di voi una mattinata di amicizia, riflessione e gioiosa
convivialità”. Nel nostro piccolo possiamo dire che ci siamo riuscite,
perché il poco che avevamo lo abbiamo condiviso.
Al termine dell’incontro abbiamo voluto concretizzare
attraverso un simbolo la continuità di questa condivisione, anche fuori dal
nostro ambiente: a ogni partecipante è stato consegnato un piccolo pane, non
come semplice ricordo, ma come “segno concreto” da spezzare e condividere una
parte, con chi ci è vicino. Pane per un cammino insieme!
Santina Pirovano