Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
in mezzo a noi
Federico Barocci, Natività
“E il
Verbo si fece carne
e venne
ad abitare in mezzo a noi … pieno di grazia e di verità.”
(Gv 1, 14)
Carissime/i,
Eccoci di
nuovo ad accogliere questo tempo liturgico di Avvento che ci prepara al
prossimo Natale. Quali pensieri e sentimenti ci abitano in questo momento? L’attesa
del Signore ci chiede di “vegliare” con le lampade accese della fede, della
speranza e dell’amore. Ma che consistenza ha questo “vegliare”? Le prove
non mancano sia a livello personale, sia come CM, che globali: stiamo vivendo
malattie, solitudini, conflitti, difficoltà: La recente morte di Ausilia e del
papà di Orielda; gli sconvolgimenti della natura ricorrenti come Filippine,
Sardegna, per citare i più recenti; le guerre in vari paesi e la minaccia di un
conflitto armato in Mozambico…
Accanto
alla prova ci è dato di sperimentare la fecondità CM in alcuni paesi dove siamo
presenti, il 25° di presenza in Cile ed il 20° in Argentina che ci stimolano a
lodare e ringraziare il Signore. Pensiamo inoltre alla bellezza dell’amicizia, alla
possibilità di rinnovarci con nuove scelte di vita e di presenza, a Papa
Francesco con la sua capacità di stupirci e di stimolarci, la sua nuova
Enciclica “Evangelii Gaudium” che potrebbe aiutarci a lavorare sulla nostra
formazione permanente … Ed in
mezzo a tutto questo ed al nostro quotidiano è presente il Regno nascosto come
un seme, ma pieno di Vita. Pensiamo alle relazioni che possiamo coltivare e che
a volte ci rivelano il volere del Signore; agli avvenimenti che nascondono
significati a cui dobbiamo dare attenzione, alle tante piccole cose che siamo
chiamate a fare con il nostro stile di semplicità, vivacità e “sorriso” che possono
e dovrebbero attrarre tanti altri a conoscere e vivere il Vangelo. Come i
pastori possiamo contemplare Gesù e, con semplicità, annunciarlo con la nostra
vita. Per fare questo dobbiamo accogliere la nostra piccolezza, le nostre
contraddizioni, la benevolenza e la misericordia di Dio che si fa presente con
il Suo Perdono che ci libera e ci rende sempre più responsabili di quel pezzo
di mondo e di storia che siamo chiamate a vivere.
La
gratitudine sgorga dal cuore quando accogliamo con fede Colui che è venuto ad
abitare in mezzo a noi: “… spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e
divenendo simile agli uomini … umiliò se stesso facendosi obbediente …”. (cfr
Fil. 2,7-8). Mi viene
spontaneo collegare questo testo con il n. 8 del nostro Statuto: “Perdersi” per
ritrovarsi in Cristo e farsi con Lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto,
ponte di incontro, forza unitiva …”. E’ ciò che ci è chiesto come membri della
CM che guardano con fiducia al futuro che ci viene incontro con la fragilità di
un bambino, ma anche con la speranza di novità che nasce dalla forza dello
Spirito che guida i nostri passi nelle vie dell’amore. Come
Maria, viviamo questo evento di Dio che entra nel mondo e che viene in mezzo ai
suoi con cuore aperto e generoso e come Lei e con Lei facciamo spazio alla Sua
Novità. In
comunione.
aiuto
"Ciao, Aiuto!". Capitava di sentire questo saluto, se si era in strada con Ausilia, durante le missioni popolari. Quasi sempre lei animava gli incontri con i bambini della scuola elementare e, per iniziare, si presentava: "Mi chiamo Ausilia". E poiché spesso i bimbi restavano un po' sorpresi di questo nome e qualcuno sorrideva, lei spiegava: "Sapete, il mio nome - Ausilia - significa aiuto. Allora, quando mi incontrate, se non vi ricordate il nome, mi potete chiamare aiuto".
Amava il suo nome, Ausilia, ed era devotissima della sua protettrice, Maria Ausiliatrice. Sentiva che quel nome era un impegno. E lo svolgeva creando relazioni. La Scrittura dice che la solitudine non è un bene per la persona, che ha bisogno di aiuto per vivere, cioè di relazione. E credo che sia questo l'impegno che Ausilia ha vissuto come missione: creare relazioni per aiutare le persone a entrare in relazione soprattutto con Gesù Cristo.
Con la semplicità di una ragazzina, raccontava che, giovanissima, aveva incontrato Gesù e si era sentita guardata dai suoi "occhi azzurri" - chissà perché azzurri? -, guardata e chiamata. E lo aveva seguito, nella Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Come per tutti, anche per Ausilia, la via della sequela, della consacrazione e della missione non è stata un'autostrada, ma un sentiero, affascinante ma faticoso, entusiasmante e difficile. Lei, che si chiamava aiuto era anche fragile, ma sapeva chiedere aiuto! Lo dava e lo chiedeva. Davvero la relazione è stata la sua grande missione.
Una relazione fatta di sorrisi, di saluti, di grandi abbracci. A volte, a me, sembrava indiscreta. Ma lei non capiva: come era possibile che - terminata una missione parrocchiale, stanche, quando la tensione dei giorni precedenti crollava e non si vedeva l'ora di arrivare a casa - sul treno pieno di gente, a sera tarda, non si dovesse più evangelizzare? Non si era missionarie anche lì, con tutta quella gente? E lei, lungo il corridoio o negli scompartimenti, a salutare le persone con il Vangelo in mano; si presentava come missionaria e cominciava a parlare di Gesù. Soprattutto se c'erano giovani. E a volte, anche da questi incontri oltre che dalle missioni, nascevano amicizie durature, che lei coltivava per accompagnare il cammino di fede di persone che aveva fatto incontrare con il Signore.
L'annuncio del Vangelo è stato la passione di Ausilia. Passione, perché era il senso della sua vita missionaria, perché lo sentiva un dovere imprescindibile, perché le costava una grande fatica, soprattutto per la sua fragile salute, perché doveva mescolare la sua semplicità - che sapeva di ingenuità - con la scaltrezza che pure non le mancava, anche se non era la sua prima qualità.
La prendevo un po' in giro - abbiamo vissuto e lavorato insieme tanti anni ed eravamo amiche - dicendo che era "senza peccato originale", cioè senza malizia, e che il Signore era costretto a inviare ogni giorno un esercito di Angeli Custodi a proteggerla, perché la sua ansia di evangelizzare tutti, spesso, la induceva a comportamenti… "imprudenti".
Era la mattina del 7 novembre 1982: il primo giorno della mia prima missione. Fui affidata ad Ausilia per iniziare con lei l'esperienza della visita alle famiglie. Pioveva abbastanza forte, faceva freddo. Eravamo incamminate, strette sotto l'ombrello, su una strada deserta, che attraversava la campagna, verso le prime case della frazione collinare, in provincia di Treviso, che dovevamo visitare. Da un viottolo laterale, circa cinquanta metri davanti a noi, si immette sulla strada un uomo di mezza età, in tuta da lavoro, senza ombrello, quindi di buon passo, a testa bassa, si inoltra sulla strada, precedendoci. Ausilia grida: "Buongiorno!". Sono sbalordita. Quel signore, volta appena la testa e fa appena un cenno, come un mezzo saluto, e continua quasi di corsa la sua strada. E Ausilia: "Piove, eh?". E lui fa ancora un piccolo cenno con la testa e va avanti sotto la pioggia. Ma lei non smette: "Chissà se pioverà tutta la giornata?". Non capisco: è assurdo che possa continuare a importunare con frasi inutili un poveretto che sta piuttosto distante da noi e che sta quasi correndo senza ombrello sotto la pioggia. Quello fa ancora solo un piccolo cenno e va avanti. Ma lei non si dà per vinta e grida: "Ci vediamo questa sera?". No, non è possibile che si possa gridare una proposta simile a uno sconosciuto, su una strada deserta! Sono letteralmente sconvolta e anche spaventata: penso a ciò che mi è stato insegnato fin da piccola, di non salutare e non fermarmi con gli sconosciuti; e anche a tutte le volte, diventata grande, che ho dovuto allontanarmi e difendermi da sconosciuti che volevano "salutarmi". Questo è essere missionaria? Ho il batticuore, mentre quell'uomo, naturalmente, si ferma, sotto la pioggia, si volta e… fa qualche possa indietro, verso di noi. Lei ha ottenuto quello che voleva: "Stasera viene all'incontro?". Ormai gli siamo vicine, ci guarda - non so se più scocciato o sorpreso - e dopo qualche istante di un silenzio che mi toglie il fiato: "Ah… siete quelle della chiesa?". Respiro e ringrazio tutti gli Angeli Custodi che ci accompagnano. Mentre Ausilia comincia a parlare della missione, lui dice che sta andando al lavoro, saluta e riprende di corsa la sua strada.
Quando racconto alle atre missionarie ciò che è successo, esprimendo tutto il mio stupore e anche la disapprovazione per un comportamento così indiscreto e imprudente, cercano subito di tranquillizzarmi raccontandomi un'avventura, capitata qualche anno prima, che dovrebbe "spiegarmi" Ausilia.
Si sta svolgendo la missione in una parrocchia di città e Ausilia, una sera, viene accompagnata dal parroco nella casa dove deve tenere l'incontro sul Vangelo. È un po' lontano dalla casa parrocchiale dove le missionarie sono ospitate. Il parroco chiede ai presenti se qualcuno è disponibile a riaccompagnare la missionaria. Un signore maturo si offre e il parroco se ne va. Al termine dell'incontro, molto partecipato, quel signore, che lei non conosce, accogliendola in auto, le dice che, prima di accompagnarla a casa, desidera farle fare un giro panoramico per mostrale, alla luce della luna - sono le undici di sera - la città e il mare dall'alto. Lei tranquillamente accetta, e ricomincia a parlare del Vangelo e degli argomenti di cui si era dialogato all'incontro. Lui si inoltra su una strada isolata, buia. Lei continua a parlare del Signore. Arrivano su una radura deserta, sulla collina, si ferma e spegne l'auto, mentre lei ancora parla.
"Signorina, ma lei non ha paura?". "Io…?... Io no: c'è lei!".
Lui accende l'auto e riparte e, mentre lei parla ancora di Dio, raggiungono la canonica.
Sposato con una donna di grande fede, poche volte andava in chiesa quel signore e non era molto interessato alle cose di Dio, ma piuttosto sensibile al fascino femminile e, per sua ammissione, era andato all'incontro della missione perché "c'erano delle donne a predicare". Dopo quella sera, continua a partecipare agli incontri della missione, si appassiona al Vangelo, riprende e approfondisce il suo cammino di fede, si inserisce nelle attività parrocchiali, frequenta corsi di teologia, in alcune occasioni collabora, da solo o con la moglie, alle nostre missioni popolari, in giro per l'Italia. Già da tempo hanno raggiunto la Casa del Padre, dove ora Ausilia li ha raggiunti: chissà che abbracci!
Quante persone ricordo che Ausilia ha aiutato a incontrare e seguire il Signore! Giovani e adulti, incontrati nelle circostanze più diverse e nei modi più impensati! Anche nel periodo della sua ultima malattia, tante persone chiedevano notizie di lei: la gran parte erano persone che non frequentavano la chiesa, che lei aveva incontrato e fermato per strada, dicendo che era una missionaria, che stava andando a messa e che il Signore ama tutti, è vicino a tutti… e le persone avevano cominciato a confidare problemi personali ad una sconosciuta che si faceva vicina con un sorriso invitante, con la carezza immensa delle sue grandi mani… E così lei arrivava tardi a messa…. ma non era presente Gesù nelle persone che incontrava?
Grazie, Ausilia, missionaria di strada, allergica a orari e programmi, capace di "guardare negli occhi le persone, di sollevare sempre il discorso verso l'alto" di essere vicina, di regalare sorrisi, anche quando il tuo cuore sanguinava, come il Cuore di Colui che ti ha amato e scelta e al quale hai risposto "Eccomi", nella convinzione che " il suo amore è per sempre" e che "sono belli sui monti i piedi di chi annuncia la pace". Erano queste le parole della Scrittura che risuonavano più spesso sulle tue labbra.
i suoi abbracci
In
questi giorni in cui si fa memoria dei propri cari, delle persone a cui si è
voluto bene, delle persone che sono state importanti per te e per la tua vita,
il pensiero corre ad Ausilia, che da poco ci ha lasciato.L'ho
conosciuta poco dopo il suo arrivo a Brugherio, aveva deciso di far parte del
Centro di Ascolto della Caritas, di cui facevo parte anch’ io e mi ha colpito
subito per la sua franchezza, per come parlava di Gesù senza timore, per il suo
viso sempre sorridente, ma anche per quella sua dolce timidezza .Da
allora non c'è stata volta in cui ci
incontravamo per le vie di Brugherio, oppure ad una preghiera, ad una funzione,
che non ci abbracciassimo come se non ci vedessimo da molto tempo, mi avvolgeva
in uno di quei suoi abbracci unici e calorosi che mi facevano sempre sentire
speciale.Aveva
un modo tutto particolare di salutarti e dopo mi sentivo sempre serena, con la
sicurezza che lei c'era, che era un'amica. Ricordo con piacere i suoi
racconti di quando era bambina: la sua mamma preparava sempre un piatto di
minestra in più per il povero che poteva venire a chiedere da mangiare; con un insegnamento così non poteva che
crescere e diventare la donna che è diventata: aperta al prossimo, sempre
pronta ad aiutare e a dare testimonianza
di Gesù .Ricordo
una frase che lei diceva spesso e che io stessa ora uso di frequente, non senza
un pensiero a lei ogni volta che la dico: i poveri sono poveri. Quel suo
intendere che spesso la povertà non è fatta solo di carenza economica, ma anche
di solitudine, di povertà sociale, culturale, spirituale. Lei li capiva,
parlava loro di Gesù, li abbracciava e con quell'abbraccio passava tanto di
lei.Quando
mi capitava di incontrarla per strada spesso stava chiacchierando con qualcuno,
non esitava a fermarsi anche a parlare con gruppi di ragazzi che normalmente
tutti evitiamo perché ne abbiamo un po' paura, lei no, lei doveva parlare anche
con loro, sicura che tutti sono figli di Dio e che in ognuno c'è del buono.L'ultima
volta che ho visto Ausilia, è un giorno che mi ricordo bene: ero molto triste
per alcuni accadimenti e stavo prendendo delle decisioni che mi stavano facendo
soffrire, ero da sola nei locali dell'oratorio dopo l'attività dei compiti e
dovevo ancora pulire, lei mi ha abbracciato, mi ha ascoltato e poi si è messa a
lavare il pavimento, mentre io pulivo i banchi, ha condiviso il mio dolore e mi
ha rasserenato. Questo è quello che mi ha lasciato un grande ricordo, pieno di
significati e vorrei dirle: Ausilia veglia ancora su di me, su di noi, da
lassù.Sono
sicura che, proprio perché tu ne hai dispensati tanti, ora tu sia in
quell'unico abbraccio a cui tendevi, l'abbraccio amorevole e misericordioso di
Dio.
alla cm in cile
Carissime missionarie e familiares della CM del Cile,
Eccomi
in questa ricorrenza per gioire con voi per i 25 anni di presenza della CM in
Cile. Mi pare molto bella l’immagine evangelica di Betania che avete scelto
come simbolo di questo momento di festa. I
sentimenti di gratitudine al Signore per la sua misericordia e benevolenza ci
aiutino a ricordare i segni della Sua presenza nel nostro cammino CM in Cile. Fare
memoria è anche riconciliarsi con il passato e raccogliere le sfide del
presente che ci chiedono di leggere la storia con gli occhi di Dio che si china
sulle sue creature. Nella
nostra piccolezza e fragilità desideriamo cogliere tutta la tenerezza del Cuore
di Cristo che ci accoglie e ci fa sue discepole per inviarci ad annunciare il
Suo Regno di Pace e di Amore. Tutta
la CM si unisce a voi in questo giorno per dire grazie per quello che siete e
operate nella semplicità e nel coraggio di continuare a seminare nuove proposte
di vita e fecondità in Cile, in Argentina ed in America Latina. Non dimentichiamo la vostra continua
collaborazione a tutta la CM con la vostra disponibilità e generosità. Che
il Signore vi benedica e sostenga ogni vostra iniziativa. Maria
nostra madre, guida e custode vi protegga e vi renda sempre più forti nella
fede e nella speranza. In
comunione. Bologna, 18 Novembre 2013
La
Presidente della CM
Martina
Cecini
inizi cm in cile
Era
l’anno 1986 quando cominciarono a giungere lettere al Centro CM da parte di
alcune giovani, abitanti a S. Bernardo, città vicina a Santiago del Cile. La
richiesta era ben chiara: conoscere la CM. Esse avevano avuto alcune
informazioni da p. Thennissen s.c.j., incaricato in quegli anni della pastorale
giovanile. Questo sacerdote aveva appreso dell’esistenza della Compagnia
Missionaria, con sede centrale a Bologna, da un loro bollettino interno dei
Sacerdoti del s. Cuore.Seguì
per mesi una intensa corrispondenza soprattutto fra me, presidente CM, e queste
ragazze che sempre più manifestavano interesse e desiderio di conoscere a fondo
il nostro Istituto, la sua impostazione, il suo stile, il suo carisma, la sua
missione, la consacrazione vissuta nel mondo… Da parte nostra , insieme ad altri sussidi
informativi, inviammo anche lo Statuto delle missionarie che, ben presto, venne
tradotto in spagnolo, a conferma della voglia di sapere chi era la CM e cosa
comportava una possibile adesione ad essa.Preso
atto di questa crescente voglia di sapere chi eravamo come Compagnia
Missionaria, noi del Consiglio C. decidemmo di andare sul posto per incontrare
le dirette interessate e per dialogare con loro riguardo a quanto stava loro
più a cuore. Nel marzo 1987 spiccai il volo per S. Paolo (Brasile) dove già da
anni operava un gruppo di missionarie nella periferia di quella città. E alcuni
giorni dopo volai a Santiago del Cile.A
distanza di 25 anni tengo ben vivo in me il ricordo di quel primo incontro con
quel futuro germoglio della CM in terra cilena. L’accoglienza fu davvero calda,
entusiasta, segnata da creatività e attenzione fraterna. I giorni che
trascorremmo insieme furono vissuti intensamente. Ogni momento era una buona
occasione per fare domande e dialogare circa l’impostazione, la spiritualità,
il carisma, la missione, la vita di consacrazione….Il tutto per capire come
poteva essere incarnato dentro una realtà secolare e vissuto in serena gioia,
responsabilità e fecondità. Per le “nostre” cilene infatti era essenziale
percepire a fondo anche la dimensione secolare della CM perché a questo
riguardo mancavano loro nel luogo altri modelli di riferimento.Trascorsi
i giorni della mia permanenza in Cile, ci lasciammo ma con la consapevolezza
che niente era più come prima. Da parte mia perché avevo incontrato volti
concreti, ascoltato storie personali, scoperto motivazioni valide per
continuare a coltivare con loro un dialogo a distanza (tramite corrispondenza)
per discernere se tutto questo sarebbe
potuto sfociare o meno in un impegno per un cammino di sequela dentro la CM.Anche
da parte delle “nostre” care cilene sicuramente qualcosa era cambiato, perché
tramite la mia presenza avevano potuto esaudire quel desiderio profondo di
capire un poco più concretamente chi era la Compagnia Missionaria. Credo che da quel momento ambedue le parti, noi
dall’Italia e loro dal lontanissimo Cile, cominciammo a sentirci più rafforzate nell’intento di impegnare cuore, mente, tempo e energie per
coltivare quel fecondo filone di comunicazione allo scopo di scavare sempre più
a fondo in quel meraviglioso dono di Dio che è la vocazione e per rimanere in
quell’inevitabile fatica che comporta il capire dove e come (in quale Istituto)
radicare il proprio sì.Un
anno dopo, nel 1988, ricerca e discernimento cominciarono a prendere corpo da
parte di queste aspiranti cilene. Per la seconda volta ritornai in Cile. E in
questa occasione vivemmo giorni intensi di preparazione all’ingresso nel
periodo di Orientamento, prima tappa di un cammino formativo in vista
dell’adesione alla CM. In questa occasione notai con piacere che all’entusiasmo
dell’incontro dell’anno precedente si era sostituito una gioia pacata e
profonda di chi, individuato il cammino, vuole attrezzarsi al meglio con tutto
ciò che può renderlo più agile, più luminoso, più significativo per sé e per
gli altri.In
questo secondo incontro si attua anche un cambio di testimone: sarà Santina
Pirovano, già in Brasile da anni, che accompagnerà le aspiranti cilene nel loro
cammino formativo. E’
un inizio umile e coraggioso che a poco a poco segnerà una storia, anch’essa da
scrivere e… da raccontare!
di te si dicono cose stupende ... anna santi
Di te si dicono cose stupende, gloriosa città di Dio (sal 87,3)
A pochi mesi
di distanza dalla tua morte mi ritrovo
a scrivere per ricordare un po’ della tua vita vissuta insieme nella Compagnia Missionaria. Qui
davanti a me su quella scrivania, che un giorno era tua, ho messo la tua foto. Il tuo sorriso provoca in me commozione quasi al
punto di interrompere il ricordo, ma la
parola di Dio scuote il mio torpore, mi richiama alla realtà della fede, della
vita, quella Vera: “Donna perché piangi… perché cerchi tra i morti
"colei" che vive? E allora il fare memoria con te apre un
nuovo orizzonte splendente di luci e di colori che hanno illuminato il tuo
cammino di fede tra noi.
Quando i ricordi sono belli e sono
tanti ci si chiede da dove cominciare e come fare a raccontare quanto si è vissuto insieme? Mi hai insegnato che nella
vita ogni giorno si deve ricominciare e soprattutto andare
all’essenziale!!!
Comincio così dal tuo nome. Qui in casa da sempre sei stata conosciuta e chiamata con nomi
diversi:Marianna, Anna, Anna della fattoressa, Annina, Anna Santi…tutti nomi che ti appartenevano e portavano in sé una carica di affetto e di tenerezza
per te. E ogni volta che ti si chiamava rispondevi : “che”?? con quella cadenza originale solo tua, che ricordava e sottolineava la tua origine toscana, alla quale ci tenevi tanto.
La tua vita si è specchiata
nell’icona di Marta e Maria. Avevi fatto del quotidiano il tuo “luogo
teologico”, a tempo pieno. Non svolgevi compiti grandiosi ne progettavi azioni spettacolari.
Hai percorso un cammino in ambienti normali con un cuore semplice e umile,
sempre impegnata a dare il meglio di te stessa. Nei tuoi impegni non usavi la risposta del “pressapoco” ma davi il meglio di te stessa
attraverso una donazione profonda
che trasmetteva a chi ti stava vicino,
il profilo esatto del nostro carisma fondato sull’Ecce Venio e Ecce Ancilla.
Amavi
la semplicità in tutto, anche nel tuo modo di pregare. Ti piaceva paragonare la
tua vita spirituale, la tua ricerca di Dio a quella di Santa Teresa di Gesù
Bambino della quale nutrivi una profonda devozione. La tua maniera di pregare
aveva sempre un’apertura universale perché sapeva cogliere i problemi che
emergevano da ogni angolo del mondo. Come non ricordare la tua fedeltà alla preghiera, in modo particolare alla
recita del rosario, alla revisione di
vita, la partecipazione attiva alla
dinamica del tuo gruppo! Una sorella veramente innamorata della Compagnia
Missionaria. La tua persona viveva con intensità ogni avvenimento che succedeva nella nostra Famiglia: quando si partiva quando
si arrivava, nei momenti gioiosi e altri di sofferenza… Sempre pronta ad
ascoltare tutti. Il tuo sguardo vispo attento e anche un po’ furbo aveva la
capacità di superare brillantemente ogni
discussione o blocchi che si potevano
creare nelle relazioni tra noi. Più
volte mi ripetevi: “un po’ di buono c’è in tutti”.
Ricordo le nostre avventure nelle “Case per Ferie” a Lorenzago poi a Danta, … l’inizio di un lavoro dove nessuna di noi due era preparata a responsabilità tanto alte. Quanto lavoro, quante risate,
quanti amici: il tutto svolto in un clima di gioia e di festa.
Tessere rapporti per te era una cosa normale, semplice che ti veniva bene,
senza tanta fatica. Ti eri fatto una cerchia di amici che ti hanno voluto bene
e ti hanno seguito fino ad oggi. Molti di loro li avrai ritrovati in cielo e
sono certa che da lassù continuerete a fare festa. Lo stare insieme,
condividere parte della storia della nostra famiglia ha costruito e reso feconda la nostra
amicizia fondata sulla stima e affetto reciproco, ingredienti che ci hanno
permesso di camminare sempre… in sintonia!
Grazie Anna per la tua saggezza
e soprattutto per come hai vissuto il
tempo della tua malattia. Senza tanti diplomi o studi vari ci hai dato una
bella lezione di vita da meditare.