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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
la sua eredità è grande
 
“Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.”   (Mt. 11,25) Vogliamo rendere grazie al Signore per la vita di P. Albino che ha raggiunto il suo compimento ed è passato all’altra sponda dove ci precede nel Regno di Dio. Vogliamo ringraziarlo a più voci perché ognuna di noi ha vissuto la sua relazione personale con lui. C’è anche chi ha chiesto, in questo momento, di rimanere in silenzio, sappiamo però che abbiamo e avremo molti modi tutte e tutti di lodare il Signore per la sua vita e per il dono della Compagnia Missionaria. Ci è chiesto in questo momento di contemplare il mistero delle nostre vite nel grande disegno di amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Contemplare la Sua Misericordia che fa fiorire la vita e la vita in abbondanza soprattutto in coloro che sono più piccoli e che si lasciano guidare dove Lui ci vuole condurre. La gratitudine della Compagnia Missionaria per il suo Fondatore si esprime soprattutto riconoscendo il cammino che, con P. Albino abbiamo intrapreso e che ci ha portate e ci porta ad esprimere come consacrate secolari il nostro servizio alla Chiesa e al mondo nell’evangelizzazione e nella promozione umana. Sono stati tanti i messaggi giunti da ogni parte del mondo: dal padre generale dei P. Dehoniani, P. Ornelas che si trova in questo momento in India; dalla Guinea Bissau, dall’ Indonesia, Angola, Argentina, Cile, Mozambico, Portogallo, dai Padri Dehoniani sparsi in tutto il mondo, dalle persone amiche che ci seguono. A tutti il nostro ringraziamento molto sentito. Un ringraziamento particolare alle comunità dei dehoniani di Bologna che ci hanno confortate con la loro presenza fraterna e con la preghiera. Siamo presenti qui soprattutto le missionarie italiane e portoghesi ma, nei Paesi dove siamo presenti: Italia, Portogallo, Indonesia, Mozambico, Guinea Bissau, Cile e Argentina; tutte si sono fatte presenti ed hanno vissuto momenti di preghiera nei luoghi dove sono presenti. Così viviamo quella comunione missionaria a cui P. Albino teneva particolarmente. La sua eredità è grande e non possiamo sintetizzarla oggi in poche parole ma desideriamo viverla in profondità così come ci è stata trasmessa scolpendo il nostro cuore perché possa dilatarsi come il Cuore di Cristo nostro Maestro e Signore. Tante missionarie e familiares hanno inviato messaggi. Tante persone si sono fatte presenti. Ci premureremo di pubblicare ogni cosa perché tutto possa essere a gloria e gioia del Padre. Infine un grazie speciale per coloro che sono state vicine a P. Albino in questi ultimi anni prodigando attenzioni e cure perché potesse vivere serenamente questo ultimo tratto del suo cammino su questa terra. Martina
grazie riconoscente
 
Carissima Martina, la tua telefonata inaspettata che mi annunciava la morte di P. Albino mi ha suscitato grande emozione ma anche grande pace. P. Albino è nato a vita nuova nella luce pasquale, e questo è bel segno. Non puoi immaginare quanti pensieri per tutto il giorno mi sono venuti alla mente, ho pianto ma anche gioito e ringraziato per il dono della lunga vita concessa a P. Albino, vissuta al servizio del Regno. Io personalmente, ringrazio il Signore per aver vissuto, in questi ultimi anni, vicino a lui, in particolare da quando la sua salute non permetteva più di gestirsi da solo. Non si è mai lamentato della sua situazione fisica e la sua serenità lo ha accompagnato fino alla fine. Parlare di P.Albino non è facile, perché lui stesso se potesse parlare, alzando la mano con un suo gesto tipico direbbe: “ma cosa dici smettila!” Ma questa volta non smettiamo… Il ringraziamento è la cosa più “ovvia” credo comunque che questo grazie che si vuole dire a P. Albino è un “grazie riconoscente” confermando ciò che è stato per la Chiesa, per la sua congregazione (amatissima )SCJ, e anche per il coraggio di aver speso la sua vita al servizio del Cuore di Cristo e aver dato vita alla Compagnia Missionaria. E la nostra presenza nei 4 continenti è il segno di gratitudine e il fiore più bello che possiamo deporre sul suo corpo esanime, come segno di eterna gratitudine. La vita di P. Albino è stata scandita: dalla fedeltà alla sua vocazione; dalla gioia di vivere il suo sacerdozio; dalla puntualità e fedeltà alla preghiera; nella serietà del lavoro; entusiasta sempre della vita. Ma anche con una fede dove ha dovuto dire molte volte il suo Ecce venio e detto sempre con generosità anche quando questo aveva il sapore di un vero sacrificio. Gli episodi che potrei raccontare sono molti ma ne voglio ricordare uno che può racchiudere ciò che ho appena detto. Era circa un anno che ero presidente e p. Albino era ricoverato per il cambio del pace-maker. Eravamo seduti in camera in attesa che lo chiamassero per la sala operatoria.( n quel tempo guidava ancora la macchina)Si parlava del più e del meno quando improvvisamente mi disse: “ti devo dire una cosa importante”. Io pensavo ad una cosa che riguardasse la CM invece iniziò a parlare di sé e disse: “nella mia vita sacerdotale ho girato tutta l’Italia e anche all’estero con il solo desiderio di far conoscere Gesù e l’amore del suo Cuore. Ora l’età non mi permette di continuare, ho fatto la mia offerta e servirò il Signore come lui desidera, anche nella mia anzianità, forza! ora tocca a voi” (da notare che all’epoca guidava ancora la macchina e tutte le domenica andava in parrocchia). Tornata a casa scrissi queste parole che avevano un sapore di genuina oblazione e di consegna per tutti noi. Vorrei ricordare anche la cosa che a me ha segnato molto in questi ultimi anni, la sua presenza in cappella. Mi sono resa conto che nonostante la confusione mentale e non sempre si collocava nello spazio e nel tempo, durante l’Adorazione eucaristica, lui era presente al suo Signore e molte volte rimaneva tutto il tempo a guardare l’ostia. Questi omenti non si improvvisano ma si preparano con una vita intensa di preghiera e di comunione con l’Amato. Cara Martina mi fermo qui e ti chiedo di baciare le anni di P. Albino per me, quelle mani che molte volte ha alzato per donarmi la sua benedizione. Un bacio che vuole solo dire GRAZIE. Nella comunione viviamo questo distacco terreno. Anna Maria
dio è amore
 
Carissimo Padre Albino, mi sembrerà molto strano arrivare a Bologna e non trovarti seduto e silenzioso in cappella o nel salottino. Mi sembreranno strane molte cose. Io ho avuto un padre meraviglioso che ha insegnato a me ed ai miei fratelli, il rispetto per gli altri, l'onestà, e la gratitudine per tutto ciò che la vita mi offre; Poi ho avuto te che mi hai aperta ad una conoscenza di Dio da me cercata: Dio è Amore. Ora ho due papà in cielo che, insieme alla mia mamma, non mi lasceranno mai sola. Sono sicura che , arrivato in Paradiso, insieme agli angeli sei stato accolto dalle tue figli e tuoi figli che ti hanno preceduto in questo ritorno a casa. Ti ringrazio per tutto ciò che mi hai insegnato. Anche negli ultimi tempi, la tua presenza silenziosa era un dono; il tuo sorriso sereno e il tuo sguardo mite di uomo in pace, mi ha insegnato ad accettare il tempo che passa. Questo tempo che scorre veloce, che sembra sfuggirci dalle mani, non lasciamo che ci intristisca o ci amareggi, ma accettiamolo come un dono dove ci è dato di testimoniare sempre l'amore di Dio, in ogni momento, in tutte le situazioni. Ciao Padre Albino! Dolores Biggio, responsabile centrale del familiares
chiamati all'amore
 
Grazie Signore per il dono di P. Albino e grazie a te, P. Albino, per il tuo Si pieno al progetto d’Amore di Dio. Quanti chilometri hai macinato per venire a cercarci e per aiutare tutti a noi a conoscere l’Amore di Dio. Per tutti hai sempre avuto un’attenzione particolare e la tua presenza ci incuteva la forza per camminare insieme sulle orme di Gesù. Oggi, lasciandoci guidare per mano dalla voce dello Spirito Santo, stiamo riscoprendo in maniera forte il senso del Camminare insieme, “Noi CM”, Noi Compagnia Missionaria. Ma tu caro Padre da sempre ci invitavi ad un cammino all’insegna dell’unità e dell’amore. Rileggendo i tuoi scritti ne ho trovato uno che ripropongo a me e a tutti in questo momento della morte che fisicamente sperimentiamo come fallimentare pur nella certezza che tu stai con Gesù e intercedi per tutti noi, Missionarie, Familiares, Padri Dehoniani, amici e parenti. Cosi scrivevi: Possiamo camminare, tenendoci per mano “C’è un forte parallelismo, un parallelismo quasi perfetto tra la vocazione personale di Santa Teresa del Bambino Gesù e la nostra vocazione alla Compagnia Missionaria del S. Cuore. La sua e la nostra sono da Dio: «Questo posto (dove si concretizza la mia vocazione all’amore) me l’hai dato Tu, mio Dio», diceva S. Teresa. Nello Statuto dei Familiares vi è scritto: «Aiutati efficacemente dallo Spirito Santo, ci sentiremo impegnati... a essere (sempre e dapertutto) segno visibile della presenza di Dio che è Amore. L’amore dominerà quindi tutte le espressioni della nostra vita e apparirà evidente nella testimonianza, espressa mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la semplicità, l’accoglienza di tutti gli uomini come fratelli» (n. 9). Qui c’è spazio per trovare mille “pagliuzze” e farle d’oro nell’amore. Generosità e amore per essere con Gesù e in Gesù sugli avamposti della fede, calcando le orme stesse di Dio. Ricordiamolo, ancora una volta, che nel Cuore misericordioso di Dio è spuntato il primo germe della riparazione del peccato degli uomini e trovò concretizzazione il piano della loro salvezza: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Fondamentale è la comunione nello Spirito Santo e nel comune ideale di amore… con tutti i membri della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Noi facciamo cordata insieme, aiutandoci con la preghiera e con il sacrificio, e così possiamo raggiungere le vette su cui ci vuole Dio per segnare il cammino ai nostri fratelli”. Grazie, caro P. Albino, continueremo a contemplare il Cuore trafitto di Gesù e tu da lassù invoca per noi lo Spirito Santo perché ci inondi con la sua forza per essere, soprattutto oggi, segno vivo del grande amore che Cristo Gesù ha manifestato a noi fino alla consumazione totale sull’altare della croce, amore che continua a portare nel cuore di ogni uomo pace, gioia, solidarietà, condivisione e fratellanza. Clemente Statzu, familiaris
con la nostra povertà
 
Carissime e carissimi, stiamo vivendo il tempo favorevole della Quaresima, tempo prezioso per accogliere con cuore grato una nuova opportunità di conversione. Papa Francesco ci stimola, nel suo messaggio per la Quaresima, con un tema quanto mai attuale: “Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà”. Sottolineo dal suo messaggio l’appello alla sobrietà, alla condivisione ed allo svuotamento di noi stesse. “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà.” Il nostro Statuto al n. 52 ci dice “Gesù che “da ricco che era si è fatto povero” (2Cor 8,9) è il modello della nostra povertà. La contemplazione del suo Cuore ci stimola alla ricerca di espressioni concrete di povertà, vissute nel clima gioioso delle beatitudini…” “La vostra povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà e del progresso, senza farsi schiavi di nessuno di essi”. (Paolo VI agli I.S. 1972). Chiedo a me stessa ed a ciascuna di voi di accogliere queste stimolazioni per concretizzare nella nostra vita di ogni giorno una nuova presa di coscienza delle nostre povertà e dei nostri limiti che, se vissuti in un clima di accettazione e di umiltà profonda, possono trasformarsi in ricchezza. Senz’altro può farci bene pregare con il nostro Statuto. Se lo assumiamo in prima persona, questo capitolo sulla povertà, può scolpire in noi un nuovo volto. Non si tratta di chiedere agli altri di viverlo secondo le nostre esigenze ma piuttosto di chiedere a noi stesse di viverlo con fedeltà. Siamo chiamate a coltivare con cura la nostra relazione con Dio cercando di avere presente ciò che gli abbiamo promesso: il dono totale di noi stesse a Lui con un si sempre rinnovato. Cercare di lavorare su noi stesse eviterebbe quel nostro puntare il dito sui difetti altrui, ci farebbe rientrare in noi stesse per cogliere i doni che Dio ci offre, le nostre incoerenze e le possibilità di bene che il Signore mette sul nostro cammino perché lo seguiamo da vicino e fino in fondo. Auguro a me stessa ed a ciascuna di noi che questo tempo di penitenza e di grazia faccia fiorire un nuovo stile di relazioni fatte davvero di comprensione, tenerezza ed accoglienza le une delle altre così come il Signore ci comprende, ci ama, ci accoglie, sapendo realizzare quanto ci dice lo Statuto ai n. 56 e 57: “ci manterremo nella fatica di tutti, evitando l’evasione dagli obblighi comuni, e ogni forma di privilegio”. “Il rimanere al proprio posto, con serenità di spirito e di volto, anche quando è necessario molto sacrificio, il saper vedere ciò che deve essere fatto per prevenire la preoccupazione e la fatica altrui, è un buon esercizio di povertà materiale e spirituale. Accetteremo con serenità la povertà dei nostri limiti personali, familiari, comunitari e sociali, per servire Dio e i fratelli secondo le possibilità ricevute (cfr Mt 25,14-30). Così vivremo aperte alla beatitudine evangelica di coloro che soprattutto in Dio ripongono le risorse del loro coraggio e della loro speranza”. Potremo così giungere alla Pasqua rinnovate dallo Spirito del Risorto che ci chiama a nuova vita e che ci dona il desiderio di ricominciare sempre ogni giorno a seguire i suoi passi. Maria, nostra madre, guida e custode ci sostenga e ci accompagni continuando a infonderci speranza. Buona Quaresima e Buona Pasqua 2014.
"noi cm" davanti all'oggi della storia, scolpite dallo statuto, sospinte dallo spirito
 
Carissime, dopo un tempo di preparazione collegiale viene alla luce questa lettera programmatica che vuole essere nel segno della continuità con l’VIII Assemblea celebrata. Ed è un testo che sintetizza le intuizioni ed i suggerimenti emersi dal dialogo che ha caratterizzato i lavori di quei giorni. Teniamo conto che gli Atti sono il punto di partenza e se ne presuppone la lettura per poter lavorare in questo prossimo sessennio sulle priorità che ci siamo date. Ci aspettano anni nei quali dobbiamo fare nostre le parole di Papa Francesco che ci chiede di “uscire per incontrare il volto dell’altro”; uscire dai nostri schemi precostruiti, dai nostri programmi per inventare un modo nuovo di vivere le sfide del nostro tempo. “Signore fa’ che io sia del mio tempo e non della mia età” dice P. Pronzato.                         E non perdiamo il nostro tempo a voler cambiare gli altri secondo i nostri schemi ma cerchiamo di utilizzarlo per una conversione radicale personale dove abbiamo veramente la possibilità di un lavoro di crescita che parte prima di tutto da noi stesse.                        E siamo soprattutto piene di benevolenza accogliendo i nostri limiti ed il nostro peccato sapendo che abbiamo un Padre che ci vuole davvero bene. Lo Spirito ci sostenga e ci sospinga con la sua forza e creatività perché doniamo la gioia a quanti incontriamo sul nostro cammino. Gioia che viene da Cristo Risorto e presente in mezzo a noi.                        In Comunione. La Presidente e il suo ConsiglioMartina, Serafina, Lucia, Orielda, Graciela Bologna, 2 febbraio 2014 Introduzione Ricordiamo alcuni temi importanti della lettera programmatica del sessennio precedente 2007-2013: - Nuovo stile di vita, per essere oggi segno e profezia; - In cammino verso il “NOI CM”; - Con un nuovo e creativo slancio, la Compagnia Missionaria darà il suo frutto. Abbiamo vissuto la nostra VIII Assemblea partendo da un titolo veramente profetico: “Noi CM” davanti all’oggi della storia, scolpite dallo Statuto, sospinte dallo Spirito. Lo scegliamo anche per la Lettera Programmatica 2014-2019. Ringraziamo il Signore per tutto quello che abbiamo vissuto in quei giorni; abbiamo cercato di sensibilizzarci per una maggiore assunzione delle nostre responsabilità ed una collegialità creativa, vissuta da parte di tutte e di ciascuna. Abbiamo preso maggior coscienza del fatto che il nostro Statuto è fonte di vita e che dobbiamo ritornare a confrontare la nostra vita  con esso e nell’oggi della storia. Abbiamo compreso meglio il “Noi CM” vissuto insieme tra missionarie delle tre modalità di vita e familiares, riscoprendo le varie specificità per vivere la comunione nella diversità e nella reciprocità. Ci siamo impegnate a dare più importanza ai coordinamenti nazionali o internazionali per arrivare ad un maggior decentramento. Abbiamo confermato la necessità di costituire l’equipe formativa internazionale per un lavoro sempre più qualitativo ed attento alle aree dove c’è maggiore bisogno, e abbiamo ribadito la necessità dell’equipe economica. Riteniamo importante continuare ad impegnarci nell’animazione vocazionale, giovanile e missionaria nei nostri ambienti di vita, affrontando con creatività e speranza le situazioni di anzianità, avendo cura le une delle altre.   La realtà odierna è un appello a guardare ed ascoltare le povertà emergenti con il cuore del Buon Samaritano che si avvicina, con amore, ed ha cura di coloro che incontra sulla propria strada. Ci sentiamo confermate: - a proseguire il nostro lavoro nell’ambito educativo con i giovani e le famiglie;    - ad essere “profezia” nell’oggi della storia e nelle “periferie esistenziali”, nei luoghi di povertà e di sofferenza in comunione con tutta la Chiesa. I - “NOI CM” 1. NOI CM: il carisma della comunione Il n. 2 del nostro Statuto, che presenta “le componenti essenziali della nostra donazione” si apre con un significativo “noi missionarie”,  che dà volti personali a quella Compagnia Missionaria della cui identità si parla al n. 1. La prima di quelle componenti essenziali è la spiritualità di amore e oblazione che scaturisce dalla contemplazione del Cuore trafitto di Cristo crocifisso. La modalità in cui questa spiritualità si incarna e si manifesta è la comunione: il carisma della Compagnia Missionaria, dono dello Spirito (cf St. 26); solo nella fedeltà attiva ad esso  può avere senso, significato, vita e fecondità la missione. In ben 23 numeri dello Statuto si parla della comunione e l’intero capitolo IX è dedicato alla “comunione fraterna nella Compagnia Missionaria”, che trova il suo modello e la sua fonte nella comunione trinitaria (St. 72).Il nostro Statuto parla della comunione come di un dono dello Spirito che deve incarnarsi, esprimersi, manifestarsi in atteggiamenti concreti e si alimenta attraverso scelte precise.  Anzitutto siamo chiamate a vivere la comunione con Dio Trinità che alimenta la comunione con sorelle e fratelli di ideale  (cf St. 8 e 18 ), con i membri del proprio gruppo, con la chiesa, con il mondo intero. 2. NOI CM: corresponsabilità di famigliaI nn. 24 e 72 parlano della Compagnia Missionaria come famiglia. Questa esperienza di famiglia, che è la più alta forma di vita di comunione, si rende concreta anzitutto nella vita di gruppo, dove siamo chiamate a “vivere assieme momenti di preghiera, fraternità, verifica, formazione, condivisione” (St. 21). È evidente che il vivere insieme queste esperienze permette di sentire la CM come famiglia e fa crescere l’appartenenza, che si concretizza in una partecipazione attiva alla vita di gruppo. La comunione che è radice e forza dell’appartenenza alla CM e della condivisione al suo interno, chiede di alimentarsi ai corsi periodici di formazione, al ritiro mensile e agli esercizi spirituali annuali organizzati dall’Istituto (cf St. 33 e 69). Attraverso questi strumenti, ogni membro acquisisce preparazione umana spirituale ecclesiale, stile proprio della Famiglia, senso di appartenenza, senso di corresponsabilità. La partecipazione agli incontri non è finalizzata solo a ricevere formazione e carica spirituale: è necessario che ognuna offra il suo contributo e il suo servizio. La vita di ogni gruppo non dipende essenzialmente dalla responsabile, ma da ciascuna e da tutte insieme nell’organizzare e realizzare i vari incontri.  Così la vita dell’Istituto non dipende solo dalla Presidente e dal suo consiglio. Dipende da tutte/i noi. 3. NOI CM: progetto personale e progetto comuneLa comunione si esprime nel vivere come missione CM – cioè con la sensibilità e lo stile proprio - ogni impegno quotidiano, in ambiente familiare, professionale, ecclesiale, sociale; ma la missione si esprime anche nelle iniziative e attività che sostengono la vita dell’Istituto: il governo, il servizio della segretaria del Consiglio, l’attività di segreteria, l’amministrazione economica, la formazione di base, l’attività della Casa per ferie indispensabile all’economia, la redazione di Vinculum e di In Dialogo, la gestione del Sito, la produzione di materiale per questi mezzi di comunicazione. Le iniziative dei coordinamenti a sostegno dei gruppi locali. L’ “essere in comunione” si esprime e manifesta in un “fare comunione” attraverso  servizi concreti, realizzati in uno stile CM: nelle attività personali e di gruppo, e in risposta alle esigenze della Famiglia. Il mistero dell’Incarnazione, che è il fondamento della nostra consacrazione secolare e della nostra spiritualità, ci chiama a un “essere che si esprime in un fare coerente”. “Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). È quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesù al Padre: «Siano una sola cosa … in noi … perché il mondo creda»(Gv 17,21)”. (PAPA FRANCESCO, Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” 99)[1] 4. NOI CM: Modalità di vita e valorizzazione della sua specificità“Nel nostro Istituto sono previste tre modalità di vita: da sole, in famiglia, in gruppi di vita fraterna. Tali modalità sono ritenute costitutive della sua identità e vitalità. Le missionarie sono costituite in gruppi aperti a tutte e tre le modalità di vita” (St. 21).Le tre modalità di vita, costituiscono una grande ricchezza. Sono segno e profezia tanto quanto ciascuna è fedele alla vocazione ricevuta. Per questo l’assemblea ci ha invitate ad approfondire la riflessione sul valore e sul significato delle diverse modalità di vita, all’interno dei nostri gruppi, nella formazione iniziale e permanente. E’ necessario tener conto che la vita di gruppo è essenziale all’essere CM. (cf. Atti VIII Assemblea Ordinaria CM 2013, p. 25)[2]. Per le missionarie che si sentono “chiamate  a vivere abitualmente insieme” (St. 21) e costituiscono i “gruppi di vita fraterna, per ripetere con la loro vita l’esempio della Chiesa primitiva e manifestare la fisionomia della CM” (St.22) la vita di comunione si esprime anzitutto nella “solidarietà reciproca in tutte le esigenze della vita quotidiana” (idem) che richiede una specifica dinamica interna. Qualunque sia la modalità di vita in cui il Signore ci ha chiamato, non dobbiamo dimenticare che siamo chiamate a vivere “in misura alta”[3] la nostra vocazione CM. La vita del gruppo, in particolare in un gruppo misto, ci sfida a coniugare diverse esigenze: la realtà ecclesiale e pastorale, il lavoro, la vita di famiglia, la fedeltà e la comunione nella vita del gruppo. Ora, la domanda che sorge è “come” collaborare e crescere insieme nella specificità di ciascuna, avendo come riferimento essenziale lo Statuto. Alcune esperienze positive sono già state fatte da missionarie che hanno dato la disponibilità in Europa nei servizi all’Istituto e nella Casa per Ferie, in Africa e in America Latina. Questo ha avuto ed ha tuttora una ricaduta positiva nella collaborazione e nell’intercambio internazionale nella CM.Per crescere nella comunione tra i gruppi ci può aiutare l’icona della visitazione (cf Lc 1,39-56): visitare, condividere la vita di un altro gruppo è esperienza che fa crescere (cf Atti p. 25). E’ esperienza già in atto e che riteniamo bello incentivare in quanto segno di comunione:         - la disponibilità alle varie attività dell’Istituto;- lo scambio missionario tra i vari gruppi nelle realtà dove siamo presenti. 5. NOI CM: collegialitàNel prepararsi ad eleggere la Presidente e il Consiglio e anche nel lavoro successivo, considerando l’intercontinentalità della CM e grazie anche alla testimonianza di papa Francesco, l’assemblea ha ritenuto importante prospettare una maggiore collegialità nel servizio di animazione,  guida e amministrazione della nostra Famiglia. Ci impegniamo ad esprimere la collegialità attraverso alcune scelte concrete:· Condivisione del lavoro tra presidente e consigliere- redazione a più mani di questa lettera programmatica;- contatti e animazione delle diverse realtà geografiche e linguistiche della CM in collaborazione con i coordinamenti.· CoordinamentiFin dal 1990, si è costituito un coordinamento in Portogallo, in seguito in Italia e quindi negli altri Paesi, con modalità diverse a seconda della situazione.  Sono stati pensati e voluti come espressione di comunione e di responsabilità delle realtà locali, per promuovere la formazione permanente, i ritiri mensili, gli esercizi spirituali, per fare un programma annuale e per verificare le varie scelte. L’assemblea ha dato alcuni orientamenti importanti, (cf Atti p. 13) a partire dai quali i coordinamenti potranno elaborare percorsi e proposte che facciano crescere in creatività, corresponsabilità e decentramento, in comunione tra i gruppi e con il CC.· Équipe formativa internazionale. Per la formazione di base esiste già una commissione composta dalle responsabili di formazione delle varie aree. L’assemblea, però, ha ritenuto opportuno che venga costituita un’équipe formativa composta da membri CM provenienti dalle varie nazioni che possano esprimere competenze diverse e collaborino con le responsabili di formazione. Questa équipe può anche aiutare la preparazione delle responsabili di formazione su ciò che è specifico della CM.· Équipe economica. Già nell’assemblea precedente era stata raccomandata la formazione di un’équipe per l’amministrazione economica dell’Istituto. Il CC costituisce l’équipe con i seguenti compiti:- pensare, ragionare e fare scelte per il bene dell’Istituto.- accompagnare e aiutare i gruppi che hanno difficoltà nel gestire l’amministrazione. 6. NOI CM: CollaborazioneCome la collegialità, anche la collaborazione si esprime in scelte concrete, secondo i suggerimenti dell’Assemblea.· Segretaria del Consiglio, scelta dal consiglio; ha il compito di redigere i verbali e le comunicazioni.· Segreteria  che si occupa della redazione e spedizione di Vinculum e delle varie pubblicazioni e altro materiale del consiglio· In Dialogo: una maggiore partecipazione può rispondere all’esigenza dei lettori che leggono più volentieri le nostre testimonianze di vita ed accompagnano con maggiore interesse ciò che viviamo sia come singole che come gruppi.· Vinculum è uno strumento di condivisione del nostro vissuto ma anche di formazione permanente ed al senso di appartenenza. Sarebbe bello sentirci stimolate ad aprire il nostro cuore per donarci reciprocamente quello che siamo e facciamo.· Siti CM e  Guardare  Lontano:  sono  uno  spazio moltobello   che   ci   apre   alla   interculturalità;   visitiamoli   e valorizziamoli.· Internet:  dobbiamo  continuare  a  sentire  anche   questomezzo come una grande stimolazione a comunicare tra di noi ed a creare anche a distanza legami di comunione. 7. NOI CM: missionarie e familiares I Familiares sono un ramo della CM che ha cominciato a costituirsi negli anni ’60 per una profonda amicizia attorno a Padre Albino e ad alcune missionarie che, periodicamente, visitavano i gruppi accompagnando i Familiares in quel processo di crescita che li ha portati alla prima assemblea celebrata il   23-24 Aprile 1989. Da allora molto cammino è stato fatto e molto ne resta da fare. Ecco perché  “NOI CM”, missionarie e familiares, dobbiamo crescere nella consapevolezza- dell'unità dei due rami in un unico albero; - della diversità nel vivere la spiritualità e la missione secondo la propria vocazione - nell’ascolto attivo ed attento le une degli altri e viceversa, per vivere il carisma della comunione nella reciprocità.E' importante quindi, prendere in considerazione alcuni suggerimenti scaturiti dall'assemblea che rendono feconda questa reciprocità:· Collaborazione più intensa tra i due Consigli Centrali CM e familiares, per realizzare un cammino comune e condiviso e programmare insieme nel rispetto della vocazione di ciascuno;· Sollecitare incontri tra familiares e missionarie per conoscerci meglio e crescere nella comprensione, nella comunione, nella collaborazione, sentendosi un'unica famiglia;· Pensare itinerari di formazione permanente e iniziative di animazione vocazionale e missionaria comuni.Vivere il NOI CM, cioè il carisma della comunione, significa vivere con forte consapevolezza l’appartenenza all’unica Famiglia e offrire concretamente e responsabilmente  il proprio contributo, nella disponibilità gioiosa e generosa a condividere l’Ecce venio di Cristo e l’Ecce ancilla  di Maria. 8. NOI CM: Accoglienza degli amici Gli amici sono una realtà di vita ricca e preziosa da accogliere e accompagnare e che gravita intorno a molti nostri gruppi. Accoglierli è condividere la spiritualità, il carisma ed il senso missionario della CM.  E’ cammino di apertura del nostro Istituto a persone provenienti da realtà religiose e sociali diverse, è coltivare un germoglio che ha diritto di crescere nei valori umani e sociali che ispirano il nostro vivere CM.                                      II - DAVANTI ALL’OGGI DELLA STORIA “…preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze…” (EG 49) Siamo incarnate nella storia dell’umanità ed inevitabilmente influenzate dai rapidi e profondi cambiamenti. Come consacrate secolari, abbiamo la vocazione di essere “un laboratorio sperimentale nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete delle sue relazioni con il mondo” (PAOLO VI, Discorso agli Istituti Secolari, 1976).Abbiamo bisogno di avere una coscienza chiara della nostra identità, una conoscenza della realtà nella quale ci muoviamo ed esistiamo e fiducia in Colui che cammina con noi. Con la nostra madre Chiesa crediamo “di trovare nel nostro Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana e che al di là di tutto ciò che muta, stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che   è  sempre  lo  stesso  ieri,  oggi  e  sempre” (CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 10).Metterci davanti all’oggi della storia vuol dire essere capaci di vedere la presenza del divino negli avvenimenti, nellepersone,  nella  vita,  in  tutta  la creazione ed ascoltare il  gridodell’indigenza delle persone. Siamo chiamate a contemplare la bellezza e la bontà di Dio nelle sue creature, a vedere ed ascoltare quelli che nelle “periferie esistenziali” aspettano il buon samaritano che si avvicini con tenerezza e compassione, per prendersi cura di loro e far rinascere la speranza. Dobbiamo essere profeti dell’amore.Il nostro Statuto al n. 22 ci offre i fili per tessere una nuova cultura intessuta di fraternità:a) Vivere tra loro un efficace rapporto di comunione che si esprime in attenzione e solidarietà reciproca per tutte le esigenze della vita quotidiana;b) Farsi realmente presenti nell’ambiente in cui vivono, per sentirsene responsabili e dare il proprio contributo di testimonianza e di azione come lo richiede la consacrazione nel mondo. 1. Le sfide Siamo chiamate ad essere nel mondo vivendo questi due aspetti: incarnare e partecipare. Perciò diventa importante guardare e vedere il mondo alla luce del Vangelo, per cogliere la realtà nei suoi aspetti positivi e problematici. Ci sentiamo interpellate da alcune sfide che papa Francesco evidenzia nella Evangelii Gaudium: “La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo” (EG 55); “…si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri … la cultura del benessere ci anestetizza…” (EG 54); “Il processo di secolarizzazione tende a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo. Inoltre, con la negazione di ogni trascendenza, ha prodotto una crescente deformazione etica, un indebolimento del senso del peccato personale e sociale e un progressivo aumento del relativismo…” (EG 64); “La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali” (EG 66). La nostra VIII Assemblea ha sottolineato in particolare tre ambiti, che rappresentano tre sfide, in cui sentiamo importante coinvolgerci in questo sessennio: la famiglia, i giovani, l’educazione.È fondamentale anche scoprire, in ciascun paese,  le “periferie esistenziali” e chiamarle per nome. Esse sono il luogo della presenza dei poveri. Non dobbiamo solo proiettarci verso grandi cose ma anche nel nostro piccolo siamo chiamate a guardare con il cuore del samaritano che cura e si lascia curare”. (cf Atti p.28) 2. La formazione permanente La formazione permanente costituisce una sfida ed una esigenza basilare in tutto l’arco della nostra vita e contribuisce ad una continua rinascita, ad elevare al massimo le nostre capacità, ad accettare di lavorare sui nostri punti fragili ed a vivere in fedeltà e creatività la nostra vocazione. Non possiamo essere negligenti. (cf Statuto e RdV 23)       È importante saperci e sentirci agenti attivi del nostro processo di crescita e del nostro sviluppo integrale; stimolate ad assumere con gioia ed entusiasmo un lavoro serio e continuo per la nostra formazione verso una pienezza di vita. Assumere con impegno una dinamica di formazione continua significa assimilare sempre di più e sempre meglio i sentimenti di Cristo. E’ importante cogliere, dalle diverse situazioni e stagioni di vita, gli aspetti che emergono e che sono una sfida per crescere: apertura all’altro; salute e malattia; lavoro e riposo; successo e insuccesso; gioventù e anzianità … Tutto, assolutamente tutto, può contribuire alla nostra formazione.             Come un alpinista che scala la montagna, si dimentica della fatica della salita, ponendo tutto il suo entusiasmo nel desiderio di raggiungere la meta, così ciascuna di noi, anche se il cammino è faticoso, ha bisogno di percepire la libertà che viene dalla fedeltà a Dio, a se stessa, agli altri, allo Statuto ed al Regolamento di Vita. Coscienti del fatto che “uno dei primi frutti di un cammino di formazione permanente è la capacità quotidiana di vivere la vocazione come dono sempre nuovo da accogliere con cuore grato” e che “il consacrato è, per sua natura, anche animatore vocazionale” (CIVCSVA, Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio, 16) collaboriamo con lo Spirito, che forma e trasforma, e la nostra presenza contagiante contribuirà certamente ad una cultura vocazionale. L’Esortazione Apostolica Vita Consecrata di Giovanni Paolo II (cf nn. 69-71) ci offre un contributo prezioso per la programmazione della formazione permanente in modo da considerare le diverse fasi della vita nelle varie dimensioni: umana e fraterna, culturale e professionale, spirituale. III - Scolpite dallo Statuto  “Lo Statuto delinea una vocazione, non un recinto. La Regola apre canali per vivere la carità e sarebbe mortificante viverla come una compressione o addirittura una mortificazione della nostre qualità e delle nostre aspirazioni. Come fa con la sua Parola e la sua Legge, Dio si serve dello Statuto non per amputarci, ma per scolpire in noi la sua immagine, per dare figura concreta e “solida” alla sua presenza in noi.Avete scelto la via della povertà, castità e obbedienza non perché questo vi renda “migliori”, più “perfette”, ma perché così è Dio: povero, casto e obbediente. E lo Statuto scolpisce in voi questi tratti del volto di Dio.” (MARCELLO MATTÈ, Relazione all’VIII Assemblea Ordinaria CM, in ATTI p. 37) Ci sembra importante richiamare, ancora una volta, alla nostra attenzione alcuni aspetti fondamentali del nostro Statuto. 1. Spiritualità“La nostra spiritualità scaturisce dalla contemplazione di Cristo nel mistero del suo Cuore trafitto (cfr.Gv.19,37), segno di amore totale per il Padre e per gli uomini, sorgente di vita ecclesiale, strumento di universale redenzione” (St 5).I numeri dello Statuto dal 6 al 10 altro non sono che un richiamo per ciascuna di noi ad appropriarci sempre di più di ciò che ci fa essere missionarie del Sacro Cuore. Sentiamo di doverci impegnare in una seria revisione di vita personale e di gruppo affinché, per essere scolpite dallo Statuto, ciascuna di noi viva nella fedeltà quotidiana agli aspetti essenziali della nostra spiritualità: vita d’amore e di oblazione nella vivacità della donazione, nel sorriso, nella semplicità, nell’accoglienza; comunione espressa in ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, ponte d’incontro, forza unitiva. 2. Missione“La nostra missione, come la spiritualità, nasce e si alimenta al Cuore di Cristo. Il costato trafitto è come un epilogo che riassume ed insieme suggella tutto l'ineffabile mistero dell'amore divino, che si é donato nel Cristo e che nella sua efficacia, perdura perenne nella Chiesa” (St 11).I numeri dal 12 al 18, che siamo invitate a rileggere e meditare, ci richiamano gli aspetti più importanti della nostra missione. “Alle origini della missione/missionarietà c’è la scelta di Gesù: Mc 3,14«per stare con lui e per mandarli a predicare». Non c’è missionarietà senza “stare” e non c’è missionarietà senza “andare a predicare”… Si è missionarie a partire dall’essere chiamate a far parte della compagnia di coloro che condividono lo stare con Gesù. Sapersi missionarie comporta accettare, ciascuna personalmente e insieme come compagnia, la logica del seme: per portare frutto è necessario morire a se stessi, per salvare la vita bisogna perderla, perché sia estate è necessario attraversare l’inverno” (MATTÈ in Atti pp. 33-34). “Non solo riconoscerete e servirete Cristo nelle persone che incontrerete nel vostro cammino missionario, ma darete corpo a Cristo nelle vostre persone perché lui possa continuare a essere se stesso, a servire i fratelli che sono anzitutto fratelli suoi. Il vostro servizio è consacrazione perché attraverso di esso Cristo prende eucaristicamente corpo oggi. Con il vostro servizio voi offrite a Dio la possibilità di essere oggi quello che lui dal principio del mondo vuole essere: il Servo. Date spazio alla sua libertà” (MATTÈ in Atti pp. 38-39). Per lasciarci scolpire dallo Statuto è necessario verificare personalmente e in gruppo le scelte che riguardano il nostro impegno missionario, considerando l’oggi della storia nostra e dell’umanità. 3. Consacrazione“La nostra vita di consacrazione a Dio nella CM mediante i consigli evangelici di castità, povertà, obbedienza, è una risposta alla chiamata di Dio perché realizziamo una somiglianza più integrale all'oblazione di Cristo, alla sua assoluta disponibilità per amore al Padre e agli uomini” (St 43).Il Capitolo VII dello Statuto traccia le linee guide della nostra vita consegnata a Dio e ai fratelli e alle sorelle. “La povertà non è rinuncia a qualcosa, ma è dono di tutto, fare di tutto un dono, della mia vita un dono perché, come Dio, se non “sono” dono non sono vivo.La castità è restituire totalmente l’amore a Dio e così permettere a lui di vivere, permettere a noi di vivere. È «scegliere Dio come pienezza delle aspirazioni della nostra vita» (St 2). Dio è casto: è amore dato, dato tutto e per sempre. L’amore che mi dà – cioè lui stesso – non viene chiesto indietro, ma gli è necessario che gli venga restituito. Dio   è   casto  perché   è   sempre   vergine:   si   dona   sempre totalmente, nuovamente, come fosse sempre la prima volta. Anche dopo il nostro no, il nostro sciupio del suo amore.Dio è obbediente: nella Trinità ognuno si consegna e mette tutto se stesso nella volontà di un altro. La vita di ognuno, nella Trinità, dipende dalla volontà degli altri che vogliono la sua vita. Questa stessa obbedienza trinitaria Dio la vive con noi: si consegna alla nostra volontà. Se noi non ci stiamo, Dio non ha niente. La nostra obbedienza dice la nostra totale dipendenza da lui e le une dalle altre: consegniamo noi stesse alla volontà delle altre, reciprocamente, come fa Dio nella sua Trinità. Là dove lo Statuto ci parla di obbedienza, ci aiuta a scolpire nella nostra vita questa immagine di Dio, questa sua consegna, questa sua dipendenza” (MATTÈ in Atti pp. 37-38). La nostra verifica personale con la responsabile e la nostra revisione di vita in gruppo sono momenti privilegiati che fanno crescere la nostra fedeltà alla vita di consacrazione la qualità delle nostre relazioni. Abbiamo bisogno di vivere questo in un clima sereno e accogliente delle nostre storie personali e del nostro cammino di gruppo. 4. Preghiera“La nostra preghiera dovrà anche scaturire dal senso profondo della nostra missione di amore e di servizio nella chiesa e nel mondo. Sarà essa ad aiutarci a scoprire l’amore operante di Dio nella storia, a fare nostre le inquietudini degli uomini e la loro sete di speranza e di salvezza”(St 65).Lo Statuto, dal 68 al 70, delinea i momenti privilegiati della nostra preghiera. “Riconoscete che lo Statuto delinea la vostra vita come una vita di preghiera. Non nel senso limitato che vi impegna a momenti di preghiera, ma perché modella, scolpisce la vostra vita come preghiera: dialogo – ascolto e risposta – con Dio.Di nuovo, non per fare cosa gradita a Dio, ma perché lui è così e voi accettate di venire scolpite a sua immagine.È un Dio che ci parla e ci ascolta. Che ci dona la sua Parola e il suo dono è radicale… La preghiera non è un’azione, è un atteggiamento permanente, che si sostanzia anche in alcuni momenti specifici e dedicati. In questo, lo Statuto scolpisce in voi l’atteggiamento permanente di preghiera.«La contemplazione si ispira all’esempio di Maria per aderire sempre più alla persona di Cristo, al mistero del Cuore ed annunciare il suo amore» (St 2)” (MATTÈ in Atti p. 38). La fedeltà e l’intensità della nostra vita di preghiera ci permettono l’ascolto di Dio per una apertura accogliente della realtà e per discernere il nostro modo di vivere l’amore e il servizio nella Chiesa e nel mondo. 5. Approfondimento per una  possibile revisione dello StatutoEssere scolpite dallo Statuto esige un lavoro di riflessione e di approfondimento per un cammino di fedeltà allo stesso. L’obbiettivo è di guardare con gli occhi di Dio per cercare di cogliere la profezia che proviene dallo Statuto. Occorre anche lasciarci guardare da Dio attraverso l’ascolto, la preghiera e la contemplazione. Riproponiamo i suggerimenti dell’Assemblea affidando il lavoro ai coordinamenti locali: a. Avviare un approfondimento dello Statuto nei gruppi. b. A metà del sessennio si potrebbero convocare assemblee locali per tentare una sintesi dei contributi dei gruppi, che sarà consegnata al CC per un ulteriore lavoro. c. Il lavoro è una prova di decentramento, collegialità, corresponsabilità, libertà creativa. IV - SOSPINTE DALLO SPIRITO “La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue discepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr Lc 10,17). La vive Gesù, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre perché la sua rivelazione raggiunge i poveri e i più piccoli (cfr Lc 10,21)… Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre” (EG 21). Siamo chiamate ad essere “seme di santità gettato a piene mani nei solchi della storia”, ad annunciare “la bellezza di Dio e della sua creazione”, a riconoscere che il luogo del nostro “apostolato è tutto l’umano”, nelle diverse realtà esistenziali. (cf BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti alla Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari, 3 febbraio 2007)Ci permettiamo di suggerire che la profezia dell’amore, a cui lo Spirito ci sospinge, si esprima attraverso: · EvangelizzazioneÈ servire una piena formazione umana e spirituale che fa crescere nella libertà e nella rettitudine, apre alla speranza, rende sensibili alle necessità degli altri, in una gratuità gioiosa e fraterna, nella luce di Cristo. · Promozione umanaEssere dentro le realtà in cui viviamo, avendo gli occhi aperti, il cuore dentro le problematiche sociali; avere una particolare attenzione ai diritti umani; educare al bene comune, alla legalità, alla giustizia, all’interculturalità, alla pace.  È importante la cooperazione a progetti comuni con riferimento alla nostra Associazione Guardare Lontano. · Animazione vocazionale e missionaria“Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa” (EG 35). Dobbiamo ripartire da alcune domande di fondo: che cosa ci ha attirato nella CM? Di quello che ci ha attirato cosa potremmo riproporre? Cosa abbiamo visto della CM che corrispondeva a ciò che Dio pensava di noi? Cosa si vede della CM nella Chiesa locale e nella società?Invitiamo a riprendere il  materiale della Consulta 2011 e continuarne la riflessione personalmente e in gruppo. Suggeriamo alcune occasioni di animazione vocazionale: - Festa dell’Eccomi - Festa del Sacro Cuore - Giornata vocazionale - Anniversari della CM - Partecipazione a giornate con adolescenti e giovani; con altri Istituti Secolari; con i segretariati di animazione vocazionale parrocchiali e diocesani, e con i Padri Dehoniani. Fondamentale  e necessario è l’impegno di tutte nell’animazione missionaria. Importante è crederci e maturare la disponibilità anche ad andare... La nostra sensibilità missionaria ci spinge a scelte quotidiane di sobrietà e di consumo critico per non crearci bisogni superflui. Le tante situazioni di povertà e di ingiustizia ci devono coinvolgere. I Coordinamenti locali abbiano a cuore queste due dimensioni dell’animazione, fondamentali per la vitalità del nostro Istituto. APPUNTAMENTI NEL SESSENNIO 2013-2019 - Assemblea dei Familiares -  2015 - Incontro delle Formatrici – 2015  e 2017 - Consulta delle Responsabili - 2016 - Incontro della CM Africana - IX Assemblea Generale Ordinaria - 2019 “Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante e lavoratrice a Nazaret, ed è anche nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39). Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione. Le chiediamo che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo. Vergine e Madre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno, aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù. Tu, ricolma della presenza di Cristo, hai portato la gioia a Giovanni il Battista, facendolo esultare nel seno di sua madre. Tu, trasalendo di giubilo, hai cantato le meraviglie del Signore. Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce con una fede incrollabile, e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione, hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice. Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne. Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne, intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno. Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce. Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen. Alleluia. (EG 288) [1] In seguito l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco sarà indicata con la sigla EG e nelle citazioni sarà seguita dal numero del paragrafo.[2] In seguito gli Atti dell’VIII Assemblea Ordinaria CM saranno indicati come Atti e il numero della pagina[3] Cf  GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica “Novo Millennio ineunte” 31
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