Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....

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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....

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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique...

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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...

echi dalla consulta delle responsabili
LA CONVERSIONE
PERSONALE
La consulta delle responsabili vissuta dal
9 al 14 luglio '22, è stato un bel
momento di conoscenza e comunione con tutte le responsabili della CM. Per me è
stata la prima volta .
La presentazione dei vari gruppi attraverso un
segno simbolico è stata molto animata, significativa e anche
umoristica-divertente.
Personalmente ho notato molta vitalità e freschezza
dalle relazioni dell'Africa, Indonesia, Cile, Argentina dove si punta molto
sulla preghiera come ascolto della Parola di Dio e incarnazione nella vita.
Dai gruppi Europei (Italia – Portogallo) ho
percepito più pesantezza sia per l'anzianità e le fragilità anche se queste
sono vissute nell'accoglienza e valorizzate nelle energie residue ancora
presenti.
Da questa panoramica ho avuto la percezione che il
futuro della CM sarà in Africa, in America Latina e in Indonesia.
La giornata di studio tenuta da P. Enzo Brena sulla
missione ci ha dato la chiave per una nuova possibilità di vita: la
conversione personale.
Elementi di vitalità sono venuti dalla “Fraternità Tuscolano 99” presentata da
P. Marcello Mattè e Mariolina Lambo e dalla Associazione “Guardare Lontano” che
gestisce e segue i progetti di solidarietà in Africa e in Italia.
Davanti a noi ci sono molte sfide, sta a noi
affrontarle con la forza del Vangelo e la fedeltà a Dio nella sequela di Gesù
Cristo.
Agnese
Peroni
CI SIAMO ARRICCHITE
Posso
dire che ho vissuto l’esperienza della Consulta Responsabili come uno degli
incontri più belli e più costruttivi della mia presenza nella CM.
Tutte
abbiamo respirato un clima di libertà, di reciproco rispetto delle diversità.
Non
eravamo in molte, ma provenienti da varie parti del mondo, ciascuna ha portato
con sé la propria ricchezza e la propria povertà. Abbiamo messo in comune ciò
che abbiamo ritenuto utile a tutte.
Ciascuna
si è espressa secondo le caratteristiche della propria cultura e della propria
lingua e nazione da cui proveniva, creando un ambiente gioioso e capace di
ascolto, di accoglienza, di valorizzazione di ciò che veniva condiviso.
Dobbiamo
riconoscere che le missionarie provenienti da fuori Italia hanno portato una
ventata di novità e freschezza che ci ha animate di tanta fiducia e speranza.
Abbiamo
sperimentato la presenza dello Spirito in mezzo a noi che ci ha consolidate
nella spiritualità di amore - comunione secondo il carisma CM e ci ha spinte ad
aprirci l’una l’altra senza timori, senza fraintendimenti e in un profondo
rispetto delle diversità.
Ci
siamo arricchite così delle varie esperienze di vita. Un grazie speciale a chi
ha preparato la consulta e ci ha proposto contenuti così avvincenti e
coinvolgenti come anche la relazione di P. Renzo Brena che ancora ringraziamo.
Mi
fermo qui per benedire e lodare e ringraziare il Signore che sempre ci
sostiene, ci guida nel nostro cammino donandoci gli aiuti necessari per
seguirlo.
Maria
Madre, guida e custode della CM prega per noi perché, sul tuo esempio, sappiamo
dire il nostro “Eccomi” nelle varie circostanze della vita.
Luisa Chierici
SEMPLICITÀ, DIALOGO, COMUNIONE, MISSIONE
Fanno eco le parole che caratterizzano il
nostro carisma CM. La Consulta è stata un’occasione di incontro nella
semplicità nella comunione. Semplicità di persone, di relazioni, di parole, di
modo di porsi, in un dialogo con una comunicazione libera e fresca dove
riverberava sincera comunione.
E li c'entra il cuore. È stata davvero
un'esperienza di cuore a cuore, di incontro affettivo di vicinanza, di
sorellanza autentica e profonda. Ci siamo riconosciute. Ci siamo riconosciute
nel cammino comune, nella comune vocazione nel comune modo di accogliere le
sfide che la vita ci pone.
E poi la missione. Certamente il punto di
forza dell’Istituto, perché è la spinta propulsiva che ci fa essere, lì dove
siamo, ciò che il battesimo ci chiama a essere, con la nostra fisionomia CM.
Sì, è stato un ritrovarci, un
riconoscerci, un essere insieme legate nella comunione e nell'affetto,
nell'accoglienza e nella stima reciproca. Voglio concludere dicendo ancora
grazie a padre Albino e a tutte le nostre sorelle che hanno avuto il coraggio
di accogliere questa grande sfida della vocazione secolare guardando al cuore
trafitto, di accogliere e vivere il carisma della Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore.
Grazie a tutte le sorelle per la
testimonianza luminosa. E la preghiera: lo Spirito Santo ci conduca al largo,
ci sospinga verso ogni periferia della vita!
Maria Grazia Virdis
UN INCONTRO FRATERNO E SERENO
Basterebbe
solo questa definizione per esprimere la positività della consulta delle
responsabili, che si è svolta al Cenacolo Mariano di Borgonuovo (BO), dal 10 al
14 luglio scorso.
Anche festoso è stato
questo incontro: il primo giorno abbiamo festeggiato il mio compleanno, due
giorni dopo quello di Serafina. Ma poi, quando si sta insieme, è sempre un po’
festa.
Consulta delle
responsabili di gruppo delle missionarie: non è assolutamente un incontro
spensierato; è un incontro importante e
molto impegnativo; faticoso; a volte sofferto.
Ma è una forte
esperienza di comunione vissuta attraverso il lavoro, la ricerca del bene della
CM e delle persone secondo la volontà di Dio, la preghiera, l’ascolto
reciproco. È un’esperienza di memoria del passato e di speranza e impegno per
il futuro. In qualche modo, un’esperienza di sogno comune: il sogno di una CM
carica di vita, di amore a Dio e all’umanità, di servizio, di offerta.
Partecipai
a due consulte negli anni ’90, quando ero responsabile di gruppo a Bologna; poi
ho partecipato alla consulta del 2016, perché ero membro del Consiglio
Centrale; stavolta ho partecipato come segretaria della Consulta. È un servizio
anche questo un po’ pesante: richiede molta attenzione e ascolto e fedeltà a
ciò che viene fatto e detto. Ma sono stata contenta quando il Consiglio mi ha
chiesto questo servizio e sono grata per l’esperienza vissuta.
In
40 anni di appartenenza alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, ho
partecipato anche a sei assemblee generali oltre che alle suddette Consulte e
oltre alle varie assemblee nazionali. Ho visto la Compagnia Missionaria
trasformarsi e crescere. E diminuire. La vita è così: ogni persona cresce e
diminuisce contemporaneamente e si trasforma e lascia posto ad altra vita. E la
Compagnia Missionaria è fatta di persone e vive la stessa esperienza di ognuno.
Accogliere
questo mistero della vita non è sempre facile, tantomeno scontato. È sempre
doloroso vedere invecchiare qualcuno e vederlo anche morire; è sempre una gioia
straordinaria, però, nella stessa famiglia, vedere nascere un bimbo. È doloroso
affrontare malattie e incidenti di percorso e cercare cure a cambiare strade….
Ma tutto può diventare crescita, può alimentare la vita…
“Solo
chi perde la propria vita la trova” dice Gesù. Mistero di morte e risurrezione.
Mistero fecondo, anche quando il seme è nascosto nella terra e avanza
l’inverno, ma verso la primavera e il germoglio.
Ho visto gli anni degli entusiasmi della Compagnia
Missionaria, entusiasmi forse un po’ esagerati o … infantili. Gli entusiasmi
della giovinezza: entusiasmi missionari. A volte, forse, un po’ imprudenti. E
anche le paure della giovinezza e della prima maturità. Le prudenze non sempre
opportune e anche un po’ di autocompiacimento e forse di pigrizie. Insomma, la
vita di questa terra, la vita umana, mescolata alla fede e al desiderio di
seguire Colui che è venuto a insegnarci l’esagerazione dell’Amore, pur con la
prudenza dei serpenti e la semplicità delle colombe.
Il
fascino luminoso e appassionante del Vangelo impastato con il limite e il
peccato umano. È il sogno della Compagnia Missionaria. Non è forse questo il
sogno di Dio?
Nel
credere e nell’inseguire questo sogno, ho visto la Compagnia Missionaria
crescere, trasformarsi. E maturare. Nell’ultima assemblea generale, nel 2019, e
soprattutto in questa ultima consulta delle responsabili, ho sperimentato con
gioia come, tra le missionarie, sia cresciuta la capacità di ascoltarsi, la
libertà di esprimere ciò che si crede opportuno e di dialogare serenamente.
Anche a distanza!
Anche
se non siamo giovani e non siamo native digitali come le nuove generazioni,
abbiamo potuto lavorare insieme a responsabili che, per impedimenti di vario
genere, non hanno avuto la possibilità di venire in Italia: Justina dal
Portogallo, Teresa F. da Madeira, Ivone dalla Guinea Bissau, Gabriela dal
Mozambico. Anche questa esperienza dimostra come la Compagnia Missionaria sia
in crescita e in trasformazione.
La
comunione cresce ascoltando la vita concreta dei gruppi, così diversi per
nazionalità, per cultura, per età, per missione, per fatiche e per entusiasmi.
È stato un dono ascoltare le relazioni delle responsabili sulla vita e sulla
missione dei relativi gruppi. E così cresce anche la speranza e il desiderio di
impegnarsi sempre più nella missione che ci viene affidata. A tutte. Alle
giovani e alle anziane. Alle sane e alle malate. Ognuna compie la sua missione
soprattutto vivendo l’offerta della propria vita, in qualunque modo si svolga.
Nessuno è inutile nel progetto di amore e di salvezza della Trinità.
Un’esperienza
particolarmente provocatoria e impegnativa è stato l’ascolto della relazione
proposta da p. Enzo Brena, superiore provinciale dei Dehoniani del Nord-Italia,
sulla missione, a partire dalla Lettera Programmatica del Consiglio Centrale. Ancora
più impegnativo è stato il lavoro di riflessione personale e di condivisione in
gruppo seguito all’ascolto della relazione.
Ha
partecipato alla Consulta, in qualità di Responsabile Centrale dei Familiares
Clemente Statzu.
Credo
che la relazione di p. Enzo sia un materiale prezioso su cui meditare e
dialogare sia per le missionarie, sia per i familiares, anche perché, come la
Lettera Programmatica, fa
riferimento allo stretto
legame tra missione e comunione.
Desidero
ringraziare la Presidente Graciela e il suo Consiglio e la segretaria Martina
per il lavoro che hanno preparato e svolto in questa Consulta. E un grazie di
cuore a tutte per il contributo che ciascuna ha offerto. Grazie a p. Enzo per
la ricchezza della sua riflessione, a p. Maurizio e a p. Marcello per la
celebrazione eucaristica di ogni giorno.
Lucia Capriotti
LIBERTA’ E SERENITA’
Per quanto riguarda la Consulta delle
Responsabili di gruppo è stata una esperienza molto arricchente che si è
vissuta in un clima fraterno, in libertà e serenità.
La mia gratitudine a Dio per essere stata
presente e aver potuto partecipare. Ringrazio molto il Consiglio, coloro che
hanno collaborato nei vari servizi e ciascuna Missionaria, già che abbiamo
lavorato il materiale che ci è stato inviato in precedenza.
In comunione di preghiera, chiedendo allo
Spirito Santo che illumini il nostro cammino quotidiano con la mano di Maria, nostra Madre, Guida e
Custode. Un abbraccio fraterno.
Andrea Ramirez
QUANTO BENE,
IL RIUNIRSI DELLE SORELLE …
In luglio, quando erano
appena iniziate le vacanze invernali in Cile, mi preparo per partecipare - vivere
l’incontro delle responsabili. Sono grata per l’invito anche se, in effetti, io
non ho questo ruolo - servizio nel mio gruppo.
Prima di questa nuova
esperienza, vivo con grande aspettativa e fiducia in Dio e, con la gioia
dell’incontrarsi con le sorelle responsabili o rappresentanti del proprio
gruppo.
In un ambiente di fiducia
e sincerità si condividono i lavori della consulta rendendosi conto di quello
che è la realtà di ogni gruppo, della sua esperienza e dei suoi aneliti nel
crescere nel nostro carisma.
Ringrazio
l’organizzazione del Consiglio, gli espositori, l’Eucaristia presieduta dai
fratelli dehoniani e la buona disposizione di ciascuna nel partecipare alla
consulta, in modo virtuale o presenziale. Percepire la diversità delle culture,
la ricchezza dell’esperienza delle sorelle che hanno più anni; tutto questo ci
dà animo per andare avanti, con il desiderio di essere testimoni del Cuore di
Gesù.
“Come missionarie del Sacro Cuore, siamo
chiamate a vivere la vita di amore sino a farci comunione con Dio e con i
fratelli, …” (Statuto
n. 6)
Elizabeth T. Mollo

ricordo di pina martinelli
Il 15
giugno 2022 Pina è passata all’altra riva, nella gioia piena, dove il Signore l’ha
accolta nel suo regno di amore e di pace. Pubblichiamo i messaggi che abbiamo
letto nel giorno del suo funerale nella Celebrazione Eucaristica.
Sei stata e
sei per noi la perla più
preziosa
Carissima
Pina,
Stiamo
celebrando la tua Pasqua, il tuo incontro nelle braccia del nostro Dio e Padre.
Non saranno sufficienti le
parole per esprimere la nostra gratitudine per la tua vita donata che è stata e sarà un esempio da
seguire per tutti ed in particolare per la Compagnia
Missionaria.
Ricordando l’Apostolo San
Paolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i
vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro
culto spirituale” (Rom. 12,1), tu cara Pina ti sei offerta come ostia viva,
santa e gradita a Dio. Non possiamo sapere oggi le immense grazie che per te abbiamo ricevuto e continueremo
a ricevere nella nostra famiglia CM, che hai amato e servito non solo nel tempo
nel quale il tuo corpo lo ha permesso ma soprattutto in modo speciale dopo che
la malattia lo ha toccato.
Ricordo che in una delle
mie visite assieme ad Anna Maria Berta, ci dicevi che ti dispiaceva non essere
la missionaria attiva che eri stata ma noi ti abbiamo detto che non era
così, la tua vita consacrata era piena ed eri la
missionaria maggiore nella CM. Sempre davanti al tuo letto c’era un grande
poster con tutte le fotografie dei
nostri gruppi e tu vedendole pregavi ed offrivi. Sei stata una vera adoratrice
in spirito e verità. (cf. Gv 4,24)
Carissimi familiari di
Pina, ci uniamo con la preghiera a ciascuno di voi in questo momento e vi
ringraziamo per averla accompagnata con tanto amore. Ringraziamo con voi anche
il personale della “Ca’ Industria” che ha avuto cura di lei in tutti questi
anni. Il Signore benedica tutti.
Pina, ciascuna delle
missionarie e dei familiares CM ricordiamo il tuo bel sorriso che non è mai
mancato, continuerai a sorridere sempre nei nostri cuori. Sappiamo che
continuerai ad intercedere per noi assieme a p. Albino, alle missionarie ed ai
familiares della comunità del Cielo.
Carissima sorella, godi la
pienezza dell’Amore.
Graciela MagaldiPresidente della Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore
Cara
Pina,
sono addolorata perché non sei più con noi, ma
felice perché finalmente sei nella gioia piena. Ringrazio il Signore per averti
conosciuta ed aver condiviso momenti importanti: per il tuo sorriso, il tuo
coraggio, la tua vita che hai reso preziosa, perché accolta, amata, offerta.
Credo sia stato molto difficile per te, capire,
accettare, vivere la tua consacrazione, la tua missione, nel dolore,
nell’impotenza, nella dipendenza dagli altri in tutto. Difficile da accettare,
da capire, da abbracciare.
Ci sei riuscita.
Il Signore ti ha voluta con sé sulla croce.
Mi inginocchio davanti al mistero della tua vita.
Come il grano, che cadendo in terra muore, e per questo porta molto frutto.
Grazie Pina, sei stata e sei per noi la perla più
preziosa.
Dove sei ora continua ad essere per i tuoi
famigliari conforto e sostegno.
E per noi tue sorelle nella consacrazione,
intercedi perché il nostro sì sia fedele fino in fondo.
I santi sono nella luce, Pina prega per noi.
Franca Gherardi Responsabile del Gruppo CM
Lombardia Liguria

per rendere migliore la mia vita
Intervista ad Antonia Theresia, missionaria indonesiana
Presentati: di dove sei, la tua famiglia, il tuo lavoro ecc...
Mi chiamo
Antonia. Sono indonesiana, originaria dell’isola di Lembata, a Est dell’isola di Flores. Sono cresciuta in una famiglia semplice, formata
da papà Ignasius
Labi e mamma Martha Gelole e nove figli. Papà, mamma e
quattro fratelli sono già tornati alla casa del Padre Celeste. Attualmente vivo a Palembang (Isola di
Sumatra) con mia sorella, di nome Bene e
altre due
ragazze di Lembata. Siamo come una famiglia. Svolgo il
mio lavoro quotidiano nella casa dove abitiamo, in equipe con queste persone. È
un lavoro che accoglie e accompagna bambini piccoli (tipo scuola materna) nella
loro crescita e sviluppo, attraverso l’assistenza giornaliera svolgendo diverse
attività: leggere, scrivere, giocare e imparare a vivere insieme. Riusciamo ad
accompagnare questi bimbi usando un tipo di pedagogia - terapia che dà
attenzione anche a casi più problematici, più lenti
nell’apprendimento come alcuni bambini
autistici. La nostra casa che li accoglie l’abbiamo denominata “Casa di
“Betania”: apprendimento e studio. Inoltre, il lunedì e giovedì accompagniamo
coppie di varie religioni che hanno bisogno di consulenza.
Il tuo incontro
con la Compagnia Missionaria e in seguito la tua scelta … come è avvenuta,
quali motivazioni ti hanno stimolato a scegliere questa nuova avventura …
Questa domanda mi porta indietro
nel tempo, un ritorno al passato della mia vita per ripensare l’inizio della
mia scelta missionaria a come ho conosciuto la
CM. Il primo contatto l’ho avuto attraverso padre H. Wardjito scj
che allora era membro del consiglio generale SCJ a
Roma. A questo primo incontro lui mi consegnò solamente un pezzo di carta con scritto il nome dell'Istituto
Compagnia Missionaria, il nome di Francesca Righi allora Presidente e
l'indirizzo di Bologna.
Successivamente ci siamo contattate via e-mail con Francesca la quale, aiutata da p. Wardjito per la
traduzione della lingua, ha iniziato ad introdurci con alcune notizie più
precise. Abbiamo poi cominciato ufficialmente in cinque il cammino formativo
nella CM. In questi primi passi Mudji
(che era stata la prima a conoscere l’istituto), ci aiutava attraverso alcuni incontri a cui
partecipavamo tutte. Dopo la morte di Francesca (nel gennaio del 2006), il
nostro cammino formativo è continuato con l’aiuto di
Santina. La motivazione che mi ha spinto a
scegliere la CM in quel
tempo e che ancora continua oggi, rimane
la stessa; fare una scelta che mi aiutasse a “rendere migliore la mia vita di donazione a Dio,
perché lui è buono". Ero certa che questo cammino nella CM, con la
spiritualità e stile che mi veniva presentato, mi avrebbe aiutata a servire, ad
amare e dare il meglio di me stessa. Se la meta è chiara tutto il resto che si fa viene svolto per la gloria di Dio. Oggi attraverso il lavoro che svolgo con i
bambini e l’incontro con la mia gente nella vita quotidiana cerco sempre di tenere presente la motivazione iniziale e di vivere tutto nello
spirito del Sacro Cuore. È una risposta che viene costantemente purificata
attraverso anche cose semplici come ci insegna il nostro statuto: svolgere il
proprio lavoro con serenità, attente all’accoglienza, alla condivisione, alla
gratitudine, valorizzando i momenti di sofferenza, di fatica, senza giudicare e
sentirsi amata, ... ecc. Sono ben consapevole dei miei molti limiti e
alle volte mi chiedo se in questi anni sono cresciuta in questi aspetti o no.
Non mi do nessuna risposta, lascio che siano gli altri che vivono con me e mi
conoscono a giudicare! So che ogni giorno mi impegno, con i miei limiti,
a svolgere costantemente ogni piccola
cosa con grande amore.
Oggi come è
cambiata la tua vita? Lavoro, parrocchia, la tua presenza nella realtà sociale dove vivi …
La mia vita
attuale è con questa famiglia che ho già
presentato: la “Casa di Betania”. Inizio la mia giornata quotidiana con la
messa mattutina, alle volte online o a volte in
presenza nella chiesa del mio quartiere, poi continuo con le
lodi,
leggo e rifletto la Parola di Dio e mi preparo così ad accogliere l'arrivo dei
bambini. Riservo questi momenti di preghiera per me stessa perché so che mi
daranno sostegno ed un aiuto efficace per tutta la giornata.
Nella mia
parrocchia sono ministra dell’Eucaristia e ogni domenica dopo la messa
porto la santa comunione agli anziani ed
ai malati e prego un po’ con loro. Svolgo anche altre attività: leggo la
parola di Dio nella liturgia domenicale ed accompagno i genitori
che vogliono battezzare i loro figli. In casa abbiamo altri momenti di
preghiera che viviamo insieme, seguendo alle volte quanto ci viene segnalato
dalla parrocchia: novene, rosario e varie proposte che viviamo insieme come gruppo. Ogni giovedì partecipiamo all’adorazione
eucaristica online che viene trasmessa da una casa di ritiro qui a Palembang.
A volte
partecipiamo ad altre attività spirituali: seminari o altro programmate nell'arcidiocesi di Palembang o in altre
diocesi. Preghiamo online insieme con le sorelle CM ogni sabato
sera, ritiro mensile ed esercizi spirituali annuali.
I rapporti con
la comunità dove abito sono buoni e si collabora bene; l’ambiente è semplice e
così pure gli abitanti. Insieme condividiamo diverse attività sociali, cose
semplici che però aiutano a conoscerci
sempre di più e a creare un clima fraterno. C'è una collaborazione reciproca
dove anche con noi di “Casa Betania” partecipiamo: la pulizia
dell'ambiente, raccolta di viveri in aiuto a famiglie più bisognose ecc.
Come è vissuta, capita, accettata la presenza
degli Istituti Secolari nella realtà indonesiana in cui vivi? Quali speranze
vedi per il futuro?
Siamo in mezzo al mondo..., cerchiamo di
vivere una vita secolare in mezzo al mondo con lo spirito del Cuore di Dio: in famiglia, con il lavoro, l'incontro con le persone, le attività
sociali , con la comunità dove ciascuna si trova. Nell’ambiente in cui viviamo
la presenza degli Istituti secolari è un po' difficile da accettare e capire,
perché l'Indonesia è abituata a vedere persone consacrate con una divisa e in
comunità. Nella chiesa indonesiana la presenza degli Istituti secolari è riconosciuta a livello giuridico, si sa che
esistono, però è poco capita per lo stile di come si presenta o si vive. Va
anche notato che l'Indonesia con tante isole ha una cultura diversificata e
questa vita di consacrazione è fortemente influenzata dalla cultura locale. Per esempio, nell’isola di Flores è difficile che venga
accettata una presenza di I.S. eppure è l’isola più cattolica dell’Indonesia.
Qui hanno messo le radici un buon numero
di Istituti religiosi oltre ad
avere vocazioni in continua crescita,
tutti però con abiti particolari o divise. C’è stato un I.S. che ha cercato di stabilirsi in quest’isola ma
all’inizio ha incontrato parecchie
difficoltà per non avere una divisa. Alcuni anni fa anche noi come CM abbiamo
voluto conoscere questa realtà da vicino e siamo andate a Flores. Non sono
mancati momenti di incontro sia con i giovani che con persone impegnate nella
chiesa. Ci siamo presentate ed abbiamo spiegato la realtà degli I.S. Dall’espressione di
meraviglia mista a perplessità di chi ascoltava, si è capito subito che stavamo comunicando
loro qualcosa di molto nuovo riguardo a una vita di consacrazione nella Chiesa.
Credo fosse la prima volta che sentissero parlare di istituto secolare. Questo
non ha impedito ai presenti, parroco e giovani, di farci molte domande, sia sui
voti che sul nostro modo di essere testimoni in mezzo alla gente, nel nostro
quotidiano, sul lavoro, come e dove
vivono le missionarie indonesiane … noi abbiamo risposto con semplicità e
chiarezza. Anche il Vescovo locale che ci ha accolte; Monsignor Hubertus Leteng, ci ha ascoltato
con attenzione e disponibilità. Anche lui però ha avuto un’espressione di
meraviglia ed era un po’ sorpreso che
non avessimo alcun segno esteriore o un distintivo che ci definisse
“consacrate”, anche se di un istituto secolare! Per lui, per la cultura locale,
non è ammissibile appartenere ad una congregazione o ad un istituto senza avere
una divisa, un segno che ci distingua
dalla gente comune. In questo ambiente mancavano esempi concreti di vita consacrata secolare.
Era una novità forse troppo audace per
la chiesa locale … La mia speranza è che l’Istituto secolare sia sempre più
accettato in Indonesia con le sue caratteristiche e anche l’Istituto secolare
deve essere aperto ad accettare la cultura locale. Questo esempio che ho fatto
è solamente per capire una delle difficoltà che sentiamo in Indonesia. È solo una condivisione
che ho voluto fare e questo non
significa che la CM debba essere così come loro dicono!!! Noi CM indonesiana dobbiamo essere convinte che la
nostra “identità” di IS è valida ed efficace. Piano piano la nostra
testimonianza, esperienza e convinzione darà il suo risultato. Personalmente
credo che essendo noi le prime della CM dobbiamo sentire la responsabilità e
presentare l’Istituto ovunque, direttamente o indirettamente … e lasciare che i tempi maturino.
Stiamo vivendo un periodo difficile, fragile
a causa dell’epidemia, delle guerre in atto. Quale messaggio vorresti
comunicare ai giovani e ai nostri lettori?
· Mantenere
vivace la nostra fede e lo spirito di vita nonostante le
difficoltà che ogni realtà incontra sul suo cammino.
· Investire tutta
la nostra capacità e tempo per cercare di capire, comprendere, le varie situazioni che succedono nel mondo.
Essere persone che trasmettono ottimismo, con gli stessi sentimenti di Gesù e con l’aiuto della preghiera, del
sacrificio e della carità.

esodo
Raccontaci un po’ la storia
della tua vita: la tua famiglia … l’ambiente dove hai vissuto … i tuoi progetti
ecc.
Mi chiamo Rosa, e da sedici anni sono nella Compagnia Missionaria ... Sono nata 59
anni fa in una famiglia semplice e lavoratrice, nella città di Resistencia,
capitale della provincia del Chaco, una delle provincie del nord dell’Argentina.
Mio papà faceva il Capo cantiere edile e lavorava nel Ministero delle Opere
pubbliche della Provincia. Mia mamma, ora in pensione, era docente. Sono la
prima figlia di tre fratelli. Attualmente vivo con mia mamma e con mio fratello
e la sua famiglia. I miei ricordi dell’infanzia sono felici, era un tempo dove
c’era anche la presenza della mia nonna paterna. Trascorrevo i miei giorni tra
giochi e studio con altri bimbi vicini, amici, compagni di scuola e cugini ...
Senza dubbio, il fatto di avere saputo che i miei genitori mi avevano battezzato
dopo tre giorni dalla nascita ha significato per me un regalo del Signore.
La conoscenza di Gesù cominciò
formalmente con la partecipazione al catechismo, quando già avevo nove anni.
Ringrazio Dio per questi due punti luminosi della mia vita: la catechesi e la
cresima. Conoscere Gesù attraverso il Vangelo, la sua Parola è stata
un’esperienza straordinaria e appassionante che mi ha portato a cercare sempre
di più una maggior conoscenza e intimità con Lui. La sete che Gesù aveva
svegliato dentro di me mi diede l’impulso di partecipare ai gruppi dei giovani
della Parrocchia. Alternavo le mie attività parrocchiali con le giornate di
studio nella scuola secondaria (Liceo) e più tardi all’università.
La
tua vocazione: come è nata? Che cosa ti ha spinto a scegliere la Compagnia
Missionaria?
La chiamata per diventare
“missionaria” è stata presente nella mia vita fin da giovane perché nella mia
parrocchia c’erano i Sacerdoti Missionari Redentoristi che organizzavano piccole missioni di
evangelizzazione nel quartiere e nelle aree più lontane. Una volta finita
l’università, ho anche partecipato, alle missioni rurali con un gruppo
missionario della diocesi. Le missioni mi hanno sempre creato un certo timore,
ma sentivo anche un certo impulso interiore che mi spingeva a partecipare con
molte aspettative e allegria ...
Appena mi sono laureata in
biochimica, ho cominciato a lavorare intensamente nella mia professione ...
Ricordo che una amica mi invitò a partecipare a un ritiro spirituale
organizzato dai Padri Gesuiti, ritiro che era conosciuto come “Esercizi
spirituali di Sant’ Ignazio”. Questo ritiro è stato molto importante per la mia
vita, come si suole dire qui da noi, “ha segnato un prima e un dopo...”
Prima di sentire la chiamata di
Dio che cominciò con l’accompagnamento spirituale, frequentavo la chiesa come una semplice fedele laica aperta al
matrimonio o a una vita sola come faceva ogni donna. Quando Dio mi ha
confermato la chiamata e mi ha dato questa certezza ho cominciato a guardare
alla mia vita e mi sono resa conto che molte cose Lui aveva fatto per me,
preparando questo cammino.
In questa tappa il Signore
cominciò a lavorare in me attraverso delle persone, fatti, eventi, esercizi
spirituali e soprattutto un accompagnamento spirituale privilegiato per arrivare
poi alla Consacrazione a Dio. Qualcosa di impensato, fuori dai miei progetti,
succedeva che ... con il passare del
tempo, si andava confermando questo discernimento vocazionale e Dio mi stava
portando per questo cammino come viene descritto nel libro dell’esodo del
popolo ebreo.
... Finalmente arrivai alla Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore con una grande aspettativa e illusione ...
Nella misura in cui partecipavo
e conoscevo l’Istituto andavo convincendomi che era questo il posto che Dio
aveva scelto per me. Il Sacerdote Gesuita che mi aveva accompagnato
spiritualmente e l’Abbadessa delle Clarisse di Resistenza, furono le persone
più significative che mi aiutarono come fedeli strumenti di Dio in questo
cammino vocazionale. Parlando di discernimento vocazionale devo confermare
che è uno strumento della Chiesa che mi
ha molto aiutato a scegliere il cammino esatto per me.
Uno sguardo alla tua vita
attuale
La mia vita attuale si svolge
in famiglia, nella Compagnia Missionaria e più di tutto nel mio lavoro. Nella
parrocchia ho un piccolo impegno alla celebrazione della Messa. Ho un ritmo di vita abbastanza intenso. In casa
ho la mamma anziana che con i suoi 88 anni di vita sacrificata e donata alla famiglia, con la sua presenza
riempie il mio cuore. Il mio lavoro da me gestito (nel mio laboratorio che è
ubicato vicino alla mia casa), mi permette di rimanere con lei quando ha
bisogno; svolgo il mio modesto servizio nel campo sanitario. Data la crisi
economica del paese siamo, in un certo senso, obbligati a lavorare di più per
poter sussistere…
Durante la pandemia come gruppo CM ci siamo sentite aiutate dallo
Spirito Santo per poter mantenere i nostri programmi di incontri e per non
spezzare i momenti di comunione che ci legano tra noi. È stato molto importante
poterci riunire in forma virtuale, una volta al mese con le nostre sorelle del
Cile, recitare anche il rosario una volta alla settimana, usare cioè questi
mezzi tecnologici con creatività, per poter condividere questo tempo incerto
dovuto alla pandemia ci ha fortificate nella comunione e come Famiglia CM.
La
Sede Centrale CM di Bologna! Qualche
hanno fa hai avuto modo di tornare alle nostre “radici” e conoscere questa
realtà. Le tue impressioni?
Ricordo con molto affetto il
primo viaggio in Italia, per partecipare all’Incontro delle “giovani
consacrate” nell’anno 2012. È stato meraviglioso poter conoscere le nostre radici
e poter condividere con le sorelle di altri paesi … sentire così viva l’azione
dello Spirito Santo che ci permetteva di comunicare tra di noi … nonostante le
lingue diverse ed anche conoscere di persona P. Albino nostro fondatore … è
stato tutto un gran regalo di Gesù attraverso la Compagnia Missionaria.
In
questo tempo così incerto di pandemia e
di guerra quali sono le sfide che ti sembrano più importanti?
In questo tempo in cui sembra
che stiamo uscendo dalla pandemia, tra le tante sfide importanti che si
presentano vedo: la necessità di creare un clima e iniziative che ci aiutino
a ritornare alla normalità, poter ancora
presenziare di persona ai vari eventi, poter progettare di nuovo ritiri,
incontri, viaggi … la necessità di
affrontare il futuro, con coraggio e speranza, anche se l’ombra dell’epidemia
e isolamento è sempre presente …
In ogni modo, penso che la
nostra Madre Chiesa ci guiderà nei passi che dovremo dare. A livello di
Istituti c’è stato un passo importante: si è già ritornati a programmare e
organizzare la Conferenza degli istituti Secolari Argentina, incentivando la
formazione delle varie comunità secolari per ogni regione. È un grande sogno
che ha il suo processo…
I tuoi sogni futuri…
Il mio sogno futuro e la mia
preghiera di ogni giorno, è quello di poter essere fedele al progetto di Dio su
di me … conto sulla sua Parola … Esodo: “Io
manderò un angelo davanti a te, perché ti protegga nel cammino e ti conduca
fino al posto, che ti ho preparato” (Es. 23,20).

per un francobollo
Abito sull’appendice del Lago
di Como, a Novate Mezzola, e dalla mia casa vedo il lago. Vista che mi
riconcilia la mente. Sono in pensione da due anni, dopo quasi quarant’anni di
insegnamento nella scuola, ma anche dopo tante esperienze lavorative iniziate a
tredici anni e mezzo, appena finita la terza media. Ho sempre lavorato e
studiato, forse per ambizione, forse spinta da una ricerca di senso che mi accompagna da bambina.
Ero a un
corso di esercizi spirituali nel 1990, quando in una pausa tra una meditazione
e l’altra mi avvicina una signora. Mi chiede di accompagnarla in paese a
comprare dei francobolli. Ero proprio stanca, volevo dire di no. Ma sì, un
piccolo atto di carità non sta mai male, mi sembrava così disorientata,
bisognosa di chiacchierare un po’. Era Rosanna Testa, la nostra missionaria. E
così per un francobollo ho conosciuto la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Per poco nascevo in Argentina!
I giovani
del mio paese che si sposavano dopo la guerra avevano una preoccupazione: i
loro figli avrebbero dovuto avere un avvenire migliore, soprattutto non
dovevano morire per le polveri della miniera. Arbus, il paese dove sono nata,
viveva soprattutto del lavoro della miniera di Ingurtosu e Montevecchio, così
quando i miei genitori si sono sposati hanno subito fatto domanda per emigrare
in Argentina. Mio papà era il più piccolo dei figli, e mia nonna aveva già
perso una figlia da bambina (che era la gemella di mio papà) e un figlio in
guerra, in marina. È mia mamma che mi raccontava come mia nonna si fosse
attaccata al rosario, e, un’Ave Maria dopo l’altra, è riuscita a far chiudere
le frontiere argentine all’immigrazione. Così nel 1952 sono nata in Sardegna,
ad Arbus in una casa costruita ancora di mattoni crudi. Ma a sette mesi ero già
sul traghetto, migrante, non in
America, ma nell’Italia settentrionale, a Parma.
A Parma risalgono i miei primi ricordi, e la prima
consapevolezza della fede. Certo una
“fede bambina”, ma che ricordo come esperienza profonda e radicata
affettivamente. Sopra al letto dei miei genitori c’era un’immagine del Sacro Cuore
in rilievo, con una mano che sporgeva e dove mia madre mi faceva trovare al
mattino una ciambella di pastafrolla. Poi un crocifisso di metallo, che quando
avevo la febbre mi teneva compagnia (povero Gesù, gli avevo spezzato le gambe
facendolo cadere), poi il Gesù deposto,
non so in quale chiesa che mia mamma frequentava. Lì un ricordo nitido, i piedi
di Gesù: «Mammina, posso portare le mie
scarpette rosse a Gesù?».
Non so come
possono essere letti questi episodi da chi ha esperienza di vita spirituale, ma
per me segna la continuità di una fede
affettiva che è andata maturando in tutta la mia vita. Forse il dono di un seme di senape!
Mia sorella
Rosanna è nata a Parma, e questa volta era lei in fasce, a fare il viaggio di
ritorno sul traghetto! Mio papà si era ammalato, il clima umido della Val
Padana comprometteva la sua salute. Quindi ritorno in Sardegna, profughi di
ritorno! E tutto da ricominciare. Nella vita dei miei genitori ci sono stati
undici traslochi. Una continua migrazione interna. I primi spostamenti
rappresentavano un miglioramento: da una vecchia casa nel centro storico di
Cagliari, fino a un bell’appartamento in una piazza prestigiosa dove i miei avevano
un laboratorio di sartoria che aveva una clientela numerosa. Poi il declino,
crisi economica, ritorno al paese, niente lavoro e emigrazione a Milano, prima solo io e mia mamma, dopo qualche anno
anche mio papà e i miei fratelli (intanto erano nati mio fratello Antonio e mia
sorella Daniela).
A Milano io
e la mia famiglia abbiamo condiviso la condizione degli immigrati del Sud.
Sorvolo il racconto. Nella metà degli anni ’60 bisognava superare diffidenza,
pregiudizi, emarginazione…, attraversare l’esperienza della disoccupazione,
della ricerca del lavoro adattandosi a quello che si trovava.
Da bambina
avevo un forte desiderio di studiare. A rivedere oggi la storia di quegli anni
non so davvero dove abbia trovato la forza e la caparbietà di oppormi agli avvenimenti:
avevo cominciato a lavorare a tredici anni e mezzo, poi dopo un anno mi sono
iscritta al liceo classico e ho sempre continuato a lavorare e studiare.
L’esperienza
del ’68 aveva mosso le acque, abbattuto barriere sociali, ma il grande fermento
di idee, di bisogno di rinnovamento comportava per chi era adolescente un forte
disorientamento. Quegli anni erano un vaso
di Pandora scoperchiato: tutti i beni e tutti i mali circolavano liberi.
Il buio della fede
Certamente
l’esperienza vissuta in famiglia mi aveva reso sensibile alle istanze di
giustizia sociale. Non avevo mai sentito parlare di dottrina sociale della
Chiesa. Quel mondo “religioso” che vivevo, fatto solo di precetti, non dava più
risposte alle mie domande esistenziali. La religione
mi sembrava un retaggio culturale da cui liberarsi. Ma da questa crisi si è
sviluppata la profonda ricerca di senso:
un cammino, il mio, che non ha percorso vie
ma sentieri! La passione politica
vissuta dalla contestazione giovanile mi ha affascinato ma non travolto. Troppe
incoerenze di vita, incongruenze di pensiero. Quindi l’incontro con l’Oriente,
la ricerca a partire dall’interiorità.
Venite e gustate quanto è buono
il Signore… Il Signore si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero
Avevo tra i
17 e 18 anni quando il mio pensiero era animato dall’idea che se c’è qualche
cosa di veramente VERO, BUONO, AUTENTICO l’uomo può farne esperienza. I
versetti dei salmi mi davano una conferma. È possibile INCONTRARE DIO? Farne
esperienza?
Ho cominciato a occuparmi di religioni, interessata soprattutto ai testi sacri, Bibbia compresa.
Per questo quando ho dovuto scegliere la facoltà ho optato per Lettere antiche, pensavo che la parola, più che la filosofia, portasse
alla rivelazione profonda dell’uomo. Rivelazione che dovevo cercare nelle
lingue dei testi sacri. Avevo anche iniziato a studiare ebraico e sanscrito, ma
poi ho dovuto abbandonare questi studi per motivi di salute: come i più mi devo
accontentare delle traduzioni.
Durante un
corso di meditazione buddista, tenuto
in una casa di Esercizi spirituali, mi ritiravo nella cappella, dove mi
sembrava di concentrarmi meglio. E nella cappella il coro delle due suore
francescane che pregavano ha attraversato il mio cuore: …ETERNA è LA SUA
MISERICORDIA …ETERNA è LA SUA MISERICORDIA …ETERNA è LA SUA MISERICORDIA …
I miei
occhi si riempivano di lacrime, un lavacro
di lacrime. Uscita dalla cappella sapevo che volevo la Chiesa.
Da quel giorno sono passati
circa vent’anni prima di incontrare la Compagnia Missionaria, ma quando ne ho
letto lo Statuto, mi sono riconosciuta.
La vocazione
Quando è
nata allora la “vocazione”? Ho ricordato quei momenti della mia prima infanzia
che sento significativi nella mia identità di fede. Credo che in me vocazione sia stata, ed è, un anelito
all’Assoluto, al Tutto: questo anelito era un faro,
luce che mi ha guidato all’incontro col Cristo nella Chiesa. Incontro capace di
fare sintesi della passione per Dio e della passione per l’uomo. E l’ingresso
nella Compagnia Missionaria ha segnato l’inizio di una nuova consapevolezza: la
missione è cantare la misericordia di
Dio¸ non quanto io sono brava, ma quanto è buono con me il Signore.
… per ricapitolare in Cristo
tutte le cose
In
questa luce ha riacquistato significato tutta la mia storia: gli studi, fatti
nella fatica del
lavoro, la nascita di mia figlia, dei miei nipoti, la
professione come insegnante nella scuola. E oggi, nel tempo della pensione, mi
faccio incontrare dagli eventi: non ho più resistenza alla fatica, mi rendo
disponibile a mantenermi accogliente a ciò che mi raggiunge da vicino per
vivere nella solidarietà e condivisione di ciò che sono.
I sogni per il futuro e il mio
messaggio per i giovani di oggi
I miei sogni
per il futuro coincidono col messaggio che vorrei passare ai giovani: conservare la capacità di sognare, di
desiderare cose grandi. La speranza non è vana, ci fa intravedere orizzonti
di Bene anche dove sembra prevalere il male. Ogni bene possibile è una tessera
di quel grande mosaico che è il Regno di Dio. Non siamo soli, siamo Corpo di Cristo in forza dello Spirito Santo!

una storia d'amore
Questa storia è iniziata a Chorense-Terras
de Bouro-Braga-Portugal, quando António
Ferreira ha chiesto a Maria Angelina
Gonçalves di sposarlo. Lei, anche se aveva in cuore il sogno di farsi
suora, ha capito che il piano di Dio era un altro e ha accettato. E cosi sono
diventati i miei genitori!
Sono nata in una notte fredda del 24 gennaio del
1946, nel piccolo paese di Saim – Chorense, la prima di otto figli. Una “bella
bambina”, come mi diceva chi mi ha conosciuta da piccolina, che nel pomeriggio
del 10 gennaio di 1948, ha preso l’iniziativa di giocare con le ceneri del
focolare e,….svegliate le braci, ha preso fuoco al vestitino… E cosi, la storia
ha cambiato direzione: accolta da parenti di mia
mamma (cugini ), che hanno voluto
curarmi, la mia crescita si è svolta a Braga, dove loro abitavano. È da loro
che ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno per sopravvivere fisicamente,
ma anche tutta l’educazione umana e spirituale. Dopo i miei genitori, questi
parenti (tre sorelle e un fratello), sono le colonne della mia vita. Oltre alla
preparazione intellettuale, mi hanno avviato all’ iniziazione cristiana.
Braga è una città bimillenaria, di cultura romana e cristiana. E questo
ha influito nella mia personalità. I corsi Commerciali, che ho frequentato,
sono stati la base per aprire i miei orizzonti umani e spirituali.
Famiglia Gonçalves Ferreira 1970
La vocazione
Spronata dalla testimonianza di bontà di questa famiglia che mi aveva
accolto, mi sono aperta alle necessità del mondo, concretamente ai più deboli:
i bambini, gli anziani, i lontani da Dio. Cosi, mi ricordo che ero ancora
piccola (5 o 6 anni), quando presi una decisione: “Quando sarò grande, avrò
cura dei bambini abbandonati!”. E le circostanze mi portavano a fare piccoli
servizi a persone anziane e ad ascoltarli, ma anche ascoltare persone che
avevano problemi familiari. E mi dicevo: ”Ma non so che cosa dire loro! Perché
mi raccontano i loro problemi se io sono piccola e non so rispondere
niente?...”. E guardando le immagini dei
santi, mi dicevo: “Voglio essere come loro! Se loro sono diventati santi,
anch’io potrò esserlo!”. E cosi, sono cresciuta sognando progetti. E tutto
quanto studiavo, anche le cose più difficili (Economia Politica, Diritto
Commerciale, Contabilità soprattutto...), era indirizzato a comunicare agli
altri. E così è nato il sogno di essere insegnante per aiutare
i giovani. E mi sono trovata a sognare di vivere questo progetto con un
gruppo di ragazze che pensassero come me, cioè
insegnare e aiutare i giovani.
Allo stesso tempo, sentivo dentro di me il sogno di vivere come le suore
(a Braga c’erano tanti Istituti Religiosi…), ma non volevo vivere chiusa in un
convento e avere un abito come loro; volevo passare sconosciuta nel mondo e che
nessuno sapesse dei miei sogni. E cosi sono cresciuta a Braga fino ai 17
anni.
Dopo avere vissuto due anni a Porto per studiare nell’Istituto Superiore
di Contabilità, mi sono trasferita a Lisbona
per continuarli gli studi. È in questo periodo – 1965/1967 – che ascoltando le
notizie alla radio, soprattutto di omicidi nelle famiglie, che sento gli
appelli alla donazione di me stessa a Dio e ai fratelli. Non era più sufficiente
essere insegnante o fare opere (orfanatrofi, ecc.) per aiutare i più deboli…
Qui è entrato il pensiero dell’ Oblazione a Dio per i fratelli: cosi lo ha
definito il mio confessore, Padre Paolo Riolfo, SCJ. E mi ha presentato la
COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE, che era a Bologna. E cosi per me è
diventato chiaro: essere nel mondo senza essere del mondo. Un Istituto Secolare.
In seguito, Padre Giulio Gritti scj, mi ha confermato: questa è la tua
vocazione. Avevo 20 anni. E mi sono
preparata per andare in Italia, all’inizio del 1967, anche affrontando
l’opinione contraria della mia Famiglia….
La Compagnia Missionaria, invece, ha deciso di venire in Portogallo… È
cosi che, nel 13 ottobre del 1967, la CM dà inizio a un gruppo a Porto e io
sono accolta il 22 dello stesso mese da Padre Albino Elegante, il Fondatore.
Era la Giornata Mondiale delle Missioni.
Ho iniziato la formazione per vivere la consacrazione:
è Teresa Carvalho, come responsabile di gruppo, ad aiutarmi a fare i primi
passi. L’anno seguente (1968) arriva dall’Italia Marta Bartolozzi, come responsabile
di formazione. E cosi, con il suo aiuto e del gruppo e di tutta la CM, rinforzata dallo Spirito Santo, arrivo al momento della emissione dei voti:
29 settembre 1972.
Concretamente, come vivo la mia Vocazione?
Dopo l’emissione dei voti, ho continuato la formazione con la
riflessione, la preghiera e lo studio. E svolgo anche attività professionali (Insegnamento di Religione e Morale, Segretaria nel
Seminario Maggiore) e di Apostolato (catechismo in parrocchia, incontri per
adolescenti e giovani).
Anche la CM sogna e decide progetti per rispondere agli appelli di Dio
nei fratelli. Dopo il Mozambico, si fanno passi
per l’America Latina: Brasile, Argentina, Cile, e io mi offro per fare parte di
un gruppo. In seguito, mi viene chiesto di fare parte del gruppo CM in
partenza per il Brasile. Dico il mio SI. È un SI nel buio, ma lo dico
consapevole che la cosa più importante che andrei a fare, non sarebbero state
le attività professionali e di apostolato, ma il vivere l’Oblazione in ogni
momento. E cosi siamo arrivate a San Paolo, il 19 settembre 1980! Le prime:
Santina, Edvige e io.
La Parrocchia dei Padre Dehoniani, a San Paolo, dove ci siamo state
inserite, mi ha chiesto subito di entrare nelle attività di apostolato nelle
scuole e nelle Comunità Ecclesiali di Base. Era il 1980! In questo anno, anche
se il Brasile viveva già un certo clima di democrazia, la paura della dittatura
era ancora presente. E i più poveri, oltre all’ estrema povertà materiale,
vivevano nell’ analfabetismo e nell’ oppressione, soprattutto nelle zone
rurali. E cosi le “Favelas”, nelle grandi città come San Paolo, crescevano
sempre più. Di tutte le necessità che mi furono presentate, la più forte era questa: le scuole statali non seguivano i
bambini poveri, li lasciavano da parte e, per questo, non progredivano. Come
conseguire una professione degna senza un diploma scolastico?
Per rispondere a questa domanda, nella Comunità di Base dove mi trovavo
ad aiutare, è quindi nata la decisione di organizzare una Pre-Scuola per i
bambini più poveri della “favela”, aperta anche ad altri che erano nella stessa
situazione. Una Pre-scuola che preparasse i bambini con il minimo per
affrontare la scuola elementare statale: leggere, scrivere, matematica,
conoscenze dell’ambiente, ecc. Con un supplemento alimentare naturale (con
tutte le qualità di nutrienti necessari), per 3 anni, i bambini imparavano bene
e crescevano sani! In seguito, anche i loro genitori chiesero di avere la
stessa preparazione per progredire nel loro lavoro. E cosi, alla sera anche gli
adulti venivano alla scuola.
Oltre a questa attività professionale, mi è stato chiesto un aiuto anche
per il catechismo (bambini e adulti) e incontri di formazione biblica e
vocazionale.
Come CM, la vita di gruppo, missionarie e familiares, ha rinforzato
sempre la mia consacrazione. Anche a livello di Istituti
Secolari, mi è stato chiesto di fare parte del Consiglio della
Conferenza Nazionale, come Segretaria, e poi a livello Regionale di San Paolo,
anche come segretaria. Questi impegni mi hanno permesso di avere una visione
generale della vita consacrata secolare nel Brasile e nel mondo, di essere a
contatto, anche personale, con membri di vari Istituti. Mi sono sentita di fare
parte di una grande Famiglia.
Sono stati 20 anni (19 settembre 1980-18 dicembre 2000) di donazione
nella Oblazione. Intuivo, prima di partire, che la mia vita in Brasile non
sarebbe stata tanto importante nel fare attività, ma vivere ogni momento in
spirito di Amore e Oblazione... E cosi è stato!... Ed è stato cosi per la Compagnia Missionaria in Brasile: ogni membro del gruppo
(io, Santina Pirovano, Edvige Terenghi, Antonia dell’Orto, Giuseppina Martucci,
Luciana Battistello) ha fatto questo cammino
di offerta quotidiana.
Questa è stata la nostra risposta all’appello del popolo brasiliano, in tanti
modi diversi secondo le attitudini di ciascuna… E continua ancora dopo quarant’anni, perché le relazioni che
si sono costruite continuano vive tramite i mezzi informatici.
Quest’anno, la CM ringrazia il Signore perché, quaranta anni fa, ha iniziato a
dare vita alla missione con il Popolo del Brasile.
E noi, di questo gruppo, ringraziamo il Signore che ci ha chiamato a
vivere questa missione! Missione sempre viva nel nostro cuore perché gli
appelli continuano, anche se non siamo più presenti fisicamente!
La mia vocazione oggi
Ora, dal 1 febbraio 2004, io sono a Lisbona
inserita nella pastorale della Chiesa Locale, ma il mio cuore è del mondo e nel
mondo: “Si cerca cuori uguali al Suo…”,
diceva Padre Leon Dehon, cuori come il Cuore di Cristo che è stato trafitto per
tutta l’umanità! Faccio questo cammino con il mio gruppo CM di Porto e il gruppo
familiares CM di Lisbona.
E ringrazio il Signore che, tramite la mia famiglia, la Chiesa, la CM,
il mondo, continua a scrivere in me questa STORIA
DI AMORE, per vivere l’Oblazione a Dio per i fratelli, secondo lo Statuto
della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
