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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
memoria e fedeltà nella gioia
 
S. Antonio Abate – 60° CM  e ricordo di P. Albino Sul comando di Gesù: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19), “perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15) e anche “Dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ha fatto” (Mt 26,13 e Mc 14,9), la Chiesa, per l’azione dello Spirito, vive la memoria del suo Signore risorto, rendendo presente il suo mistero di salvezza nella celebrazione eucaristica e nella fragile vita quotidiana dei suoi discepoli. Nella vita dei credenti in Gesù risorto, memoria, gratitudine gioiosa e fedeltà sono indissolubilmente unite, anche se la nostra fedeltà è sempre ferita dal peccato, ma rinvigorita dalla misericordia di Colui che è eternamente fedele. Anche per la Compagnia Missionaria, fare memoria significa gioire e ringraziare, ma soprattutto riaffermare la propria fedeltà nel continuare il cammino sul quale è stata chiamata a servire la chiesa e il mondo, guardando avanti… lontano. A S. Antonio Abate, nel Santuario di Gesù Bambino, la sera di sabato 7 aprile, p. Ciro Moschetta, superiore provinciale dei Sacerdoti del Sacro Cuore del Sud Italia, ha presieduto la celebrazione eucaristica, concelebrata anche da p. Gianni Dimiccoli scj, per ringraziare Dio Amore dei 60 anni di vita della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Una celebrazione solenne, animata dal Coro del Santuario, a cui hanno partecipato, oltre alle missionarie e ai familiares, tanti amici. Toccanti le parole di p. Ciro che ha ricordato p. Albino, invitando a ringraziare il Signore per lui, e ha ringraziato la CM per l’amicizia e la collaborazione di sempre con i Dehoniani e per il servizio che svolge nel mondo. Al termine della celebrazione, nello stesso Santuario, si è tenuto un concerto in cui si sono esibiti la Banda della Scuola Media Mosè Mascolo, il Coro Gesù Bambino, il Maestro del Coro con il sassofono, il Coro Girasoli dei bambini della Parrocchia di S. Maria delle Grazie di Angri, il coro Cuori Uniti di giovanissimi della Parrocchia di S. Antonio Abate, due giovanissime alla tastiera e una al flauto traverso. A tutti loro il nostro grazie caloroso e commosso. Con la musica e il canto di tanti amici giovanissimi e adulti abbiamo voluto comunicare la nostra gioia a tutti i presenti ed esprimere il nostro grazie per tutto quanto il Signore ha voluto donarci in 60 anni di storia. Sono stati offerti i libri pubblicati per l’occasione: “60 anni di storia sulle strade del mondo” e “Gettare tutto nelle fondamenta – Lettere di P. Albino dal 1948 al 1957”. Naturalmente la serata si è conclusa con un ricco buffet e con il taglio della torta, il tutto realizzato anche grazie al contributo di amici generosi. Una serata indimenticabile che è per NOI CM un incoraggiamento e un forte stimolo a continuare con fedeltà e entusiasmo la missione di amore e di servizio perché ogni persona ritrovi se stessa in Cristo e la speranza fiorisca ogni giorno nella nostra società. Nel mese di aprile, però, abbiamo un’altra occasione per fare memoria: il 21 aprile è l’anniversario del passaggio di P. Albino dalla terra al cielo, avvenuto nel 2014. Fin dal primo anno, qui a S. Antonio Abate, abbiamo voluto ricordarlo con una celebrazione eucaristica a cui hanno partecipato tanti amici, che lo ricordano con affetto. P. Albino, fin dall’inizio degli anni ’70 ha cominciato a frequentare questa città, nella parrocchia del Buon Consiglio e nel Santuario di Gesù Bambino, per le missioni popolari e poi per accompagnare gruppi di giovani e adulti. Da questo suo impegno missionario è nato il gruppo dei familiares. Ha continuato fino a tarda età a partecipare ad alcuni incontri di comunione tra missionarie e familiares. Fu presente alla festa dei 50 anni della CM nel 2007. Aveva già 88 anni. Fu il suo ultimo viaggio in questa terra del Sud che da giovane aveva percorso in lungo e largo con la sua moto. Lo scorso anno avemmo l’idea di andare a celebrare il ricordo di p. Albino a Praiano, sulla meravigliosa Costiera Amalfitana. Il parroco d. Luigi Amendola era seminarista quando conobbe p. Albino, negli anni ’60, e tra loro nacque una grande amicizia che coinvolse tutta la CM. L’accoglienza che d. Luigi e la sua comunità ci riservarono e la bellezza del panorama allietato dal sole ci fecero sognare di tornare. E infatti, domenica 22 aprile scorso, festa del Buon Pastore e giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, siamo tornati a Praiano – eravamo più di sessanta persone – per fare memoria di p. Albino. Chi conosce la Costiera sa che è un incanto, ma è un problema parcheggiare l’auto. Come già l’anno scorso, anche quest’anno, d. Luigi ha chiesto al Comune la possibilità di riservarci la piazza del belvedere per le nostre auto. Addirittura questa volta c’era il vigile ad accoglierci, per indicarci lo spazio riservato. Contemplazione delle meraviglie della natura e poi celebrazione eucaristica animata dal coro Cuori Uniti, i nostri amici giovanissimi. E poi… il pranzo offerto dalla comunità parrocchiale e preparato dal bravissimo cuoco Antonio. Noi abbiamo contribuito con bibite e dolci… e tanta gioia e festa… canti napoletani… e anche un momento di preghiera davanti al mare. E d. Luigi che raccontava di alcune visite di p. Albino a Praiano… su e giù per le scale che si arrampicano di fronte al mare. E tutti lo abbiamo sentito in festa con noi. E siamo certi che anche p. Albino, con noi, ringrazia d. Luigi e la comunità di Praiano.
ho seguito il buon pastore
 
50 anni di consacrazione Quel mattino tra il dormi-veglia, in cerca di una risposta alle mie domande, ai miei sogni, al mio desiderio e alle mie paure, sognai Gesù il Buon Pastore che camminava avanti a me e m'invitava a seguirlo. Dopo non molto tempo mi lasciai convincere. Gli anni di formazione non sono stati facili. Mi ritrovavo povera, senza studi superiori, solo con una professione, non sapevo neppure l'italiano . Da quel tempo quanta strada, quanti chiari e scuri sono passati e quanti punti interrogativi, quante paura . Davanti a Gesù ogni giorno passavano le paure e mi ripromettevo di continuare a seguirlo. No, non ero illusa, trovai la risposta nel Salmo 139: Signore tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo, penetri da lontano i miei pensieri,... ti sono note tutte le mie vie... conosci tutte le mie parole ... Dove andare lontano dal tuo Spirito? Dove fuggire...Sei tu che hai creato le mie viscere , e mi hai tessuto nel ventre di mia madre ... Non ti erano nascoste le mie ossa ,quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra .Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi …. E arrivò il giorno della prima emissione dei voti: 29 settembre 1967. Da quel giorno si sono susseguiti 50 anni. Scrive un padre della chiesa: “Per entrare in paradiso è necessario passare attraverso tante difficoltà”. Perché hai paura? Non hai ancora fede?”. Queste due forze antagoniste si disputano eternamente nel cuore dell'uomo e del mio cuore, tuttora. La Parola di Dio incalza, ripetendo infinite volte: Non avere paura! Sulla bocca di Dio, di Gesù, dei profeti, di donne e di angeli, di re e di mendicanti. Per 365 volte all'anno, questa parola ha raggiunto anche me come un “buongiorno” di Dio, come pane quotidiano: “Non temere, non aver paura, io sarò con te ovunque andrai!”. La paura entrò nel mondo con Adamo e Eva e non lo lascia più. L'uomo si nasconde perché gli fa paura Dio. Se lo immagina dentro la logica colpa/ punizione, peccato /castigo; ha paura, diventa incapace di dialogo, riesce soltanto ad aggredire per difendersi; qui mi sono trovata spesse volte anch'io. Pian piano scopro che la paura è figlia di una mancanza di fiducia. Eppure Dio non è mai venuto a meno al suo patto con l'uomo e neppure con me. Ora, sfogliando 50 anni di storia, mi soffermo a guardare con stupore all'amore e alla fedeltà di Dio a questo patto di alleanza, a quanto ha operato per me, con me e in me. Mi ha insegnato che la fede vince la paura. Grazie Gesù! Grazie! Grazie perché posso dire al mondo che sei sempre stato presente nella mia vita, che sei un Dio vivente, operante e trasformante, che anche oggi compi meraviglie come al tempo degli apostoli; che hai agito al mio posto, insieme a me, non per esentarmi dalla tempesta ma per darmi forza dentro la tempesta, facendo appello alla perseveranza, al tener duro, come mi diceva P. Albino , a non lasciar cadere le braccia (p. Gasparino), a riprendere il coraggio e andare avanti, con fede nuda, anche nella burrasca, certa che Dio intreccia il suo respiro con il mio, la sua rotta con la mia, magari muto, ma quando parla è per amore e quando tace è ancora per amore. Tutti conoscono un po' la mia storia in questa grande barca della CM. Forse non tutti conoscono il segreto della resistenza, di Lui dentro me che mai mi ha lasciata affondare . Grazie a tutta la CM: missionarie e familiares. Grazie ad amici conoscenti e benefattori, per la testimonianza che nel silenzio ho sempre colto, ma l'orgoglio spesso mi impediva di parlare. Grazie al Signore che si è degnato di spogliarmi di ogni cosa perché l'ultimo tempo della mia vita sia per Lui, per rivestirmi di Lui e così portare tanti fratelli e sorelle e il mondo intero al Padre.
ricordo di antonietta biavati
 
Un ricordo speciale e un grande grazie Antonietta Biavati (al centro della foto), missionaria del Sacro Cuore, ci ha lasciato il 12 di agosto u.s. Riportiamo il messaggio letto al suo funerale a nome di tutta la Compagnia Missionaria. Oggi per salutare Antonietta siamo qui in un piccolo gruppo, ma sappiamo che sono unite a noi tutte le missionarie e i familiares sparsi per il mondo. Iniziamo dicendo un grazie al Signore per averci donato Antonietta che è stata una missionaria piena di zelo per il Signore e che ci ha sempre allietate con il suo modo accogliente e buono con tutti. Antonietta ha aderito alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, nel 1957 (aveva 36 anni) ed è una delle prime otto missionarie che, fin dall’inizio ha fatto parte di questa nuova famiglia di persone consacrate al Signore rimanendo nel proprio ambiente, nella propria famiglia e svolgendo la professione di insegnante elementare. Donna equilibrata che ha saputo portare avanti i suoi impegni conciliando la presenza nella sua famiglia, nella parrocchia … Donna aperta ad affrontare le sfide del suo territorio sia a livello sociale che ecclesiale … Donna convinta delle sue idee, decisa e serena nel sostenerle sempre senza rompere le relazioni, la comunione… Donna con una sua serenità e capacità di ripresa, con la disponibilità alla volontà di Dio anche nel lungo tempo della malattia … Donna che coltivava con cura la sua formazione per svolgere la sua professione con passione e competenza e, nel contempo vivere la consacrazione al Signore in modo totale ed incarnato nella vita quotidiana nelle piccole e grandi cose che doveva affrontare. E’ stata anche disponibile ad assumere alcuni servizi ed incarichi all’interno della Compagnia Missionaria; eletta come rappresentante delle missionarie di vita in famiglia nel primo Consiglio della CM; e per molti anni responsabile della formazione. Ha svolto ogni cosa con grande impegno. Ricordiamo con gratitudine la festa dei suoi 80 anni celebrata nella parrocchia e dalla gente di Altedo che le voleva molto bene. Ne è testimonianza una pubblicazione molto bella realizzata in quella occasione. Siamo molto grate anche al nipote Stefano, a sua moglie Rita e a tutta la sua famiglia ed alle tante persone che, nei lunghi anni della malattia le sono state vicine e le hanno voluto bene. E’ stato un tempo lungo di purificazione e di attesa che ha richiesto molta fede, dedicazione e amore. Antonietta ci ha lasciate in un giorno significativo per noi che viviamo la spiritualità dehoniana. Il 12 agosto infatti ricordiamo la nascita al cielo di P. Dehon alla cui spiritualità si ispira anche la Compagnia Missionaria. Con un cuore pieno di speranza chiediamo di vivere dentro il disegno misterioso di Dio grande e misericordioso nell’amore. Ci uniamo a P. Albino Elegante, nostro fondatore, a tutte le missionarie e familiares che ci hanno già lasciato, e qui ricordiamo anche Daria e Remo, familiares CM che erano anche loro di Altedo, agli angeli ed ai santi ed insieme a loro chiediamo al Signore che accolga Antonietta nel Suo Regno di pace. Martina Cecini Missionaria Di Antonietta vorrei dire tante cose, ma non è possibile. Voglio dire solo quello che mi ha aiutato e mi aiuta ancora a vivere il carisma della CM. È stata la mia responsabile di formazione e insieme a me ha fatto tanti sacrifici per poterci  incontrare, a causa della distanza tra Bologna e S. Benedetto del Tronto dove io vivevo. Questi incontri di formazione li facevamo ogni mese. Ci alternavamo: una volta andavo io a Bologna , la volta seguente veniva lei a San Benedetto del Tronto. Tra me e lei si era creato un bel rapporto di fiducia, un rapporto spirituale molto forte. Ho conosciuto Antonietta all’inizio del mio cammino nella CM ( più o meno nel 1974) quando ancora dentro di me c’erano tanti dubbi per questa vocazione. Quello che più mi spaventava era la distanza per andare a Bologna ed equilibrare il tempo con i miei turni di lavoro così faticosi, in ospedale (ero infermiera). Dentro di me sentivo quella “voce” che mi chiamava a realizzare la mia vocazione e il Signore ha voluto che il primo incontro con Antonietta avvenisse così. Eravamo nel mese di luglio e verso mezzogiorno di una giornata caldissima lei venne a piedi dalla stazione di San Benedetto a casa mia. C’era un bel tratto di strada da fare! Arrivò tutta sudata e affaticata. Io rimasi molto meravigliata nel vederla così e mi venne spontaneo dirle: “Ma perché sei venuta a piedi con questo caldo?”. E lei mi rispose:”Mi sono fatta missionaria per questo”: Questa sua risposta mi fece riflettere molto, mi fece capire il senso e il valore di questi viaggi faticosi, ma fatti per il Signore che ci ha chiamato più vicino a sé. Poi con il tempo ho capito che la vita è un grande dono di Dio e che la dobbiamo donare a Lui e ai fratelli. Il Signore si è servito di Antonietta per farmi capire questa grande grazia. Da questo incontro è partito il mio amore per la CM. Antonietta mi ha donato tanto non solo con gli incontri formativi,ma con la testimonianza della sua stessa vita. Quando veniva a casa mia, un piccolo appartamentino privo di comodità, lei non mi ha mai fatto sentire in difficoltà. Per lei era tutto bello tutto buono.Io la voglio ricordare così: una sorella che ha saputo vivere il Carisma della CM. Ringrazio il Signore per il dono di Antonietta e per tutte le sorelle della CM. Maria Carolina Basili
ricordo di marta bartolozzi
 
Sappiamo del dono della risurrezione Omelia nella celebrazione a Monguelfo “Fratelli sappiamo” così inizia il capitolo 5 della seconda lettera ai Corinzi, ma cosa sappiamo? Che questo corpo, nostra abitazione sulla terra, verrà “disfatto” e “riceveremo un’abitazione presso Dio, una dimora eterna non costruita da mani d’uomo”. Sono parole molto forti ma nello stesso tempo, molto chiare. Innanzitutto si parla di come il mio corpo verrà disfatto, non distrutto, si disfa proprio come accade con le lenzuola del letto che viene disfatto, ma il letto non viene distrutto e pensavo alle tante lenzuola che sono passate per le mani di MARTA che con pazienza, nel nascondimento della lavanderia, quelle lenzuola che poi ha risistemato perchè altri potessero riposare tra lenzuola pulite e profumate... “Fratelli sappiamo” si, san Paolo mi ricorda che credere, avere e vivere il dono della fede significa sapere, “sapere” del dono della Resurrezione. Un “sapere” che non è tanto un sapere cui si arriva con l’intelligenza ma grazie all’incontro con Gesù, il Risorto. Io “so” di Gesù e “so” del Gesù vivo che ancora oggi posso incontrare Risorto nel dono della sua presenza nella vita che ho ricevuto, nella vita che incontro negli altri e nel dono della sua presenza “nascosta” nel tabernacolo... tutte piccole cose che anche MARTA ha cercato di seguire. Questo sapere Dio lo ha scritto nei nostri cuori ed è interessante sapere che proprio oggi, 16 ottobre, mentre salutiamo MARTA la Chiesa ricorda la memoria di santa Magherita Maria Alaquoque che si è impegnata a diffondere la devozione al Sacro Cuore che anche MARTA ha fatto sua e di cui si è fatta missionaria entrando e vivendo nella “Compagnia Missionaria del Sacro Cuore”. Se rileggo il testo di san Paolo mi è molto chiaro come questo cammino terreno, questa mia tenda (la vita), sono chiamato a disfarla e poi ecco che “riceveremo un’abitazione presso Dio, una dimora eterna non costruita da mani d’uomo”. Questo è quello che celebriamo qui, non la morte che nessun cristiano celebra, ma la vita che entra nelle mani di Dio...presso Dio!! Così con questa certezza con fiducia “camminiamo nella fede, non ancora in visione”. Non solo ma ci sforziamo “sia dimorando nel corpo che esulando da esso”, ecco qui gli sforzi di MARTA, che ha dimorato con tutta se stessa nel corpo ma ha pure esulato da esso, cioè ha vissuto momenti profondi dello Spirito che solo il buon Dio conosce e saprà ricompensare... sono quelle che san Paolo chiama le “opere compiute finchè era nel corpo”. Si, mentre sperimento la mia povertà e i miei tanti limiti qui su questo cammino terreno (cose di cui ho spesso parlato con MARTA), e lo riconosco dalla fragilità del peccato che mi tocca costantemente, Dio lavora in me per portarmi a ciò che non finisce, come afferma un bel salmo (salmo 41-42) che dice: Dio manda la sua luce e la sua verità e mi guida, mi conduce alla santa montagna. Giungiamo così al Vangelo dove Marta si mette in cammino verso Gesù per portargli da una parte la sua fatica e dolore per la perdita del fratello e dall’altra il suo “IO SO” che dice la sua certezza nel dono della Resurrezione, certezza di cui abbisogniamo ogni giorno. Colgo allora quella Marta del vangelo che va incontro a Gesù e gli parla a cuore aperto con la certezza in lui... “se tu fossi stato qui, ma anche ora so”. Marta nel vangelo non tiene però per sè il messaggio ma lo porta subito a Maria perchè anche lei sia ricca della gioia della vita, la vita eterna... ecco la chiamata a me e a tutti noi: Il Maestro è qui e ti chiama. Questo invito della Marta del Vangelo sia la nostra forza per continuare a camminare verso il bene di Gesù e trasmetterlo a chi incontriamo sul nostro cammino. Monguelfo, 16 ottobre  2017 Don Giorgio Carli Rendiamo grazie a Dio per averci donato Marta Così è stata ricordata nella celebrazione eucaristica di commiato a  Bologna Benvenuti a questa celebrazione che ci vede raccolti intorno alle spoglie di Marta per darle l’ultimo saluto e consegnarla, nella preghiera, all’amore salvifico di Dio Padre; Lei che tanto ha amato il Signore da donargli la sua vita. Marta è nata a Vaiano (FI), il 13 maggio 1938 e ha concluso il suo cammino terreno il 13 ottobre 2017 nel centenario delle apparizioni di Fatima. La Vergine del Rosario di Fatima della quale Marta era devota anche perché aveva vissuto per cinque anni in Portogallo, nel giorno della Sua festa l’ha accolta nella gioia eterna del paradiso. È entrata nella Compagnia Missionaria il 6 agosto 1961, giorno della trasfigurazione del Signore, certamente è stata attratta dalla Sua luce. Ha emesso i primi voti nel 1965. Due anni fa ha celebrato, assieme ad Elisabetta Todde che l’ha preceduta di poco tempo in paradiso, il 50° di consacrazione. Marta ha segnato la vita della Compagnia Missionaria: è stata Vice-Presidente dell’Istituto per sei anni e dal 1983 al 1995 e stata Presidente della CM che tanto ha amato. Assieme a tutte noi missionarie e a P. Albino Elegante, Fondatore della Compagnia Missionaria, è prodigata per la revisione e riformulazione dello Statuto della CM stessa. Per il suo particolare interessamento, per la sua passione verso la CM, famiglia in cui il Signore l’aveva posta, il 10 giugno 1994 Solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Compagnia Missionaria venne elevata ad Istituto secolare di Diritto Pontificio. Per diversi anni Marta è stata responsabile della formazione; ha collaborato nelle missioni parrocchiali; per otto anni ha lavorato nella nostra agenzia turistica; l’ultimo periodo l’ha dedicato al lavoro nella nostra casa per ferie, prima ad Asiago poi a Monguelfo, e ha concluso i suoi giorni nel vicino ospedale di Brunico. A lei siamo molto riconoscenti per il grande bene fatto con sapienza, entusiasmo e intensa dedizione. Grazie ancora per il bell’esempio di fede, di preghiera, di amore al Cuore di Cristo e di impegno nell’edificazione della fraternità, e del bene sociale. Nella celebrazione Eucaristica rendiamo grazie a Dio per averci donato Marta, per il suo servizio alla causa del regno di Dio. La Madonna la consegni all’Amato del suo cuore, affinché continui in eterno quel cantico di amore che l’ha legata per tutta la vita al suo Signore. Luisa Chierici Oggi siamo qui per celebrare il mistero della vita Omelia nella celebrazione a Bologna Carissime sorelle della Compagnia Missionaria del S. Cuore, cari fratelli e sorelle, oggi stiamo salutando la nostra sorella Marta che ci è molto cara. 1. Lo facciamo nella fede del Signore Risorto: quella stessa fede che ha dato forza e coraggio di vita anche a Marta. Quella fede che le ha fatto e ci fa sperimentare la vita come una “carezza” dell’amore di Dio, nonostante le fatiche, i momenti di buio, le lacrime. È in questa fede che, pur in maniere differenti, abbiamo pensato di fare della nostra vita un dono. È la migliore risposta all’amore di Dio che in Gesù ha donato la vita per amore per renderci luminosi, vivaci, brillanti, riverbero della Sua luce. 2. Oggi siamo qui per celebrare il mistero della vita che una volta donata diventa eterna: “se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui… la morte non ha più potere su di Lui” ripetiamo con Paolo. 3. Siamo qui per continuare a chiedere il coraggio dell’unione intima con Gesù e la sua Parola di vita. “Intimamente uniti a Lui” chiede Paolo. Intimità dice molto più di familiarità. Dice relazione unica, sponsale, capace di generare vita, novità. È questo che rigenera l’uomo vecchio che ci fa restare attaccati alla paura di perderci donandoci. 4. Siamo qui per rendere grazie al Signore del suo amore che avvolge la vita ma anche per ringraziare il Signore dei segni d’amore divino trapelati dalle parole e dai gesti di Marta. La nostra umanità, anche nella sua parte più fragile, se consegnata all’amore di Dio diventa annuncio del suo amore. Noi possiamo diventare parole che raccontano la vittoria della vita sulla morte, dell’alba sulla notte. Il buio che avvolgeva Maria di Magdala, dentro e fuori, si è dissolto con il semplice sussurro del nome: “Maria!”. Maria è riportata alla bellezza, forza, ricchezza, calore, degli incontri con il “suo Signore”, che gli era stato tolto, portato via, nascosto. 5. Oggi siamo chiamati tutti a tornare all’origine della nostra personale vita salvata e per questo donata. Abbiamo bisogno di farlo. Ogni giorno. Solo così possiamo continuare a essere piccolo segno di speranza, nel quotidiano, per i fratelli e le sorelle con cui viviamo, speriamo, amiamo, piangiamo, gioiamo. La vita di ogni battezzato – la nostra vita – ha un senso se portata davanti all’altro, chiunque esso sia, perché la sua vita cresca. È il Vangelo di Gesù Cristo. È la sua sapienza. È il mandato che ci è stato dato: “Va’ dai miei fratelli” si sente dire Maria di Magdala, ci sentiamo ripetere oggi. Dai fratelli non per dire parole altisonanti, piene di chissà quale sapienza umana. Parole vere nella loro genuina semplicità: - non siamo lasciati soli, orfani, perché abbiamo un padre… - non siamo lasciati a consumarci per trovare vita, ci è stata donata… - non siamo lasciati da soli, ma fratelli e sorelle tra fratelli e sorelle… - non siamo sconosciuti, abbandonati alle nostre domande, ma accompagnati e riconosciuti in quanto siamo. 6. Il volto così spesso sorridente di Marta – questo è il mio più bel ricordo di lei – mi fa credere che davvero si è sentita chiamata nella maniera giusta, quella che scalda il cuore e che per questo asciuga le lacrime e rende ritrovato quello che sembrava perduto. 7. Questo oggi mi sento di chiedere con forza, per me, per tutti noi: “Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire la forza della tua presenza che mi fa godere della vita donata fino alla fine per amore; “Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire la forza della tua presenza per guardare agli avvenimenti come possibilità di futuro; Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire la forza della tua presenza che mi fa camminare con speranza ogni giorno; Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire per sempre amato. Oliviero Cattani Provinciale scj - ITS Lettera del Superiore Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore Gentile Martina, abbiamo avuto la notizia della morte di Marta Bartolozzi. Con questo scritto voglio unirmi alla vostra famiglia per esprimere a nome di tutta la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù il nostro ricordo fatto di preghiera e di ringraziamento per tutto quello che Marta è stata per voi e per la Chiesa. Nei lunghi anni di presidenza della Compagnia Missionaria ha offerto tutta la sua competenza per la causa della diffusione di una spiritualità che ispirandosi al Cuore trafitto di Cristo promuovesse presenze capaci di plasmare, perfezionare e santificare il mondo. Io personalmente, insieme a tutto il Consiglio generale, ho avuto modo di conoscere personal­ mente Marta nella settimana che abbiamo vissuto a Monguelfo nell'aprile scorso. E’ stato un tempo ricco dove abbiamo apprezzato l'attenzione con cui siamo stati accolti, e accompagnati in quelle giornate. Abbiamo condiviso la celebrazione eucaristica e i tempi di adorazione, abbiamo goduto di tutto quello che ci è stato preparato. Quando una persona cara ci lascia vengono alla mente le cose più normali ed essenziali. È bello che alla conclusione di un percorso fatto di disponibilità e servizio, si possano recuperare le realtà positive. Questo riandare velocemente al bello di una vita ci aiuta ad intuire che siamo già intrecciati con l'eternità, che Marta ha incontrato definitivamente, e in pienezza. Come Gesù, chi muore in Dio si sa accolto dalle braccia del Padre che, nello Spirito, colma le distanze e fa nascere l'eterna comunione della vita. Nella luce della risurrezione di Gesù possiamo intuire qualcosa di ciò che sarà la risurrezione della carne. L'anticipazione della risurrezione finale la troviamo in ogni cosa bella, in ogni gesto lieto, in ogni segno di gioia che raggiunge il corpo e le cose. Le donne vere diventano discepole autentiche del Signore, brani del Vangelo, narrazioni dell'amore di Dio per tutta l'umanità. La vostra famiglia può dire meglio di me tutto quello che Marta è stata, tuttavia mi piace pensare con voi che ogni sorella e fratello sempre ci lascia un patrimonio di cose importanti da custodire e valorizzare. Il Cuore di Gesù sostenga il cammino di bene di tutte voi. P. Heiner Wilmer, scj Le "perle" di Marta Quest’anno Nilde ed io, insieme alle sorelle missionarie del nostro gruppo, ai familiares e ai tanti amici di S. Antonio Abate, abbiamo festeggiato il nostro 25° anno di consacrazione nella CM, in un meraviglioso scenario della costiera sorrentina. Ho pensato a Marta, ho pregato per lei con immensa gratitudine. Ne ho sentito la presenza, ma anche l’assenza. Sapevo che era molto malata e da giorni pensavo a lei, avrei voluto che fosse lì con noi  a gustare la bellezza di quella giornata di sole, il profumo dei giardini, il luccichio del mare. Marta aveva una forte dimensione contemplativa soprattutto dinanzi alle bellezze naturali. In uno dei nostri incontri a Caserta ci siamo fermate a lungo ai piedi della grande cascata del Parco della Reggia. Mi disse che lo scroscio delle cascate le creavano sempre una forte emozione come segni di quel “Fiume d’acqua viva che sgorga dal Costato aperto del Cristo” Ora che è passata alla Casa del Padre si affollano i ricordi con gratitudine per quanto mi ha dato accompagnandomi da sorella e amica nel mio cammino formativo di base. Nilde è stata la mia compagna in questo cammino. Gli incontri avvenivano quasi sempre nella casa di mio fratello a Roma a due passi da Villa Borghese dove nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio si andava a passeggiare lungo i bei viali alberati. Marta, come dicevo, aveva il gusto del bello e amava tuffarsi nella natura. Era un momento di fresca allegria dopo una mattinata intensa di studio, riflessioni, preghiera:Come formatrice Marta era molto esigente con sé stessa e con le sorelle a lei affidate. Fin dai primi incontri ci trasmetteva le esigenze di un cammino che una solida formazione richiede. Lei stessa ce ne dava una concreta testimonianza preparando con cura il materiale su cui lavorare,sobbarcandosi i due giorni di lavoro con noi, anche dopo faticosi viaggi all’estero e i tanti impegni come Presidente. Mi ha sempre meravigliato la sorprendente generosità e la serietà con cui si spendeva senza risparmio di forze. Con la sua testimonianza ci richiamava alle esigenze di una formazione che dura tutta la vita, per fare del Cuore di Cristo il centro, il fondamento della propria vita, all’importanza della preghiera e della preghiera profonda,della Parola, dello studio e degli aggiornamenti continui per avere gli strumenti di discernimento necessari nella storia presente. Marta era una instancabile “cercatrice” di libri, articoli, saggi, meditazioni, non solo di carattere spirituale, ma culturale in senso ampio. Non c’era nulla di ciò che è umano che non le suscitasse interesse, dagli studi teologici alla lettura dei testimoni del nostro tempo, dalla psicologia per conoscersi e fare verità in se stessi, ai temi etici e sociali. Aveva la capacità di fare unità, armonizzare tutti questi aspetti diversi. Cercatrice di “perle” perché anche noi imparassimo ad essere per tutta la vita “cercatrici” come lo scriba del Vangelo e a comprare tutto il campo per scoprire il “tesoro”. Un’esigenza della nostra consacrazione in secolarità. La secolarità su cui insisteva tanto (qualcuna avrebbe potuto pensare con qualche esagerazione), non era mai formale; voleva dire amore, gusto e conoscenza della storia in cui si vive, per essere - come si può - sale e lievito, capacità di scoprire quella ricchezza di umanità sempre presente nella vita. Io venivo da una storia di sensibilità e di impegno sociale, ma Marta sapeva dare a questa mia personale sensibilità un’ottica diversa, quella appunto della fede per cogliere nella Parola la chiave di lettura del progetto di Dio sull’umanità. Mi sentivo capita e mi lasciavo correggere. Dopo i momenti forti della mattinata, c’era l’ora del pranzo sempre gustoso quando i cibi li aveva preparati Nilde, qualche volta anche io! Questi erano momenti di fresca amicizia, di familiarità gioiosa. Nel tempo, non subito, ho scoperto quanto fosse forte in Marta il suo bisogno di amicizia, che immediatamente non appariva, forse perché coperto dal forte senso di responsabilità con cui viveva il servizio a lei richiesto. Nei momenti in cui si sentiva più libera dal ruolo, emergeva e allora si creava uno spazio di comunione nel quale ci sentivamo davvero sorelle e amiche. Negli anni successivi ho potuto rivivere con lei questa esperienza amicale tutte le volte che ci si incontrava. Si parlava tra noi col cuore e con sincerità. Ci sarebbe ancora tanto da dire di Marta. Vorrei chiudere con un Grazie. Grazie, Marta, mi sento molto grata e debitrice per quanto hai dato a me e a tutta la nostra famiglia. Il Signore saprà ricompensarti col giusto premio. Posso solo dirti: come sei stata presente nella mia vita passata, lo sei ancora e…lo sarai sempre. Marinella Martucci
il viaggio della vita
 
Il viaggio della vita Il 23 aprile 2017, durante il ritiro mensile ad Albino, Bergamo, nella casa dei dehoniani, Anna Pati (Rosy), dopo un cammino nel periodo dell’orientamento nella CM, inserita nel gruppo Liguria – Lombardia ed accompagnata nella formazione da Orielda Tomasi, è stata ammessa al Biennio di Formazione. Accogliamo con speranza Rosy, come un bocciolo di fecondità nella nostra famiglia e gli auguriamo che, come e con Gesù continui il suo cammino. Rosy comunica la sua esperienza del viaggio con Colui che si mette in cammino con noi così come ha fatto con i discepoli di Emmaus. Rosy prima a sinistra Il viaggio della vita è qualcosa di veramente straordinario, meraviglioso. È un continuare a camminare insieme a Gesù, insieme a Colui che si è fatto dono per me, per te per ogni uomo capace di vedere con gli occhi del cuore. Ogni volta che vengo da Te è un viaggio e ogni volta tu mi sei accanto. Ogni viaggio ha un suo perché, un suo se, un suo ma, e ogni viaggio genera domande e produce risposte non sempre immediate e indolore .Ogni viaggio fa fiorire certezze e dubbi, gioie e difficoltà. Ma passo dopo passo ci da elementi per non fermarci, per andare avanti con Te e verso di Te. Spesso la strada è in salita e non sai oltre cosa ci sarà. Lungo la discesa non sai cosa ti aspetta ma sai di non essere sola, di essere guidato e sorretto nei momenti più difficili. È bello per me sentire e vivere la Tua presenza, mi piace come mi parli attraverso chi mi circonda e incontro nella quotidianità che tu mi dai da vivere, come mi guidi attraverso il Tuo amore di Padre, un Padre che non fa mai mancare un suo abbraccio. Quando si parte ci si organizza cercando di non scordare niente. Dobbiamo decidere cosa si deve portare e cosa non è necessario portare. Preparando il tutto cerchiamo di riempire gli spazi vuoti con ciò che per noi nonostante tutto è importante. A volte dimentichiamo qualcosa per la fretta, altre volte si porta troppo ma in ogni caso si parte, sempre e comunque perché l'obiettivo è la metà, il viaggio è il mezzo per raggiungerla. Non importa quanti treni dovrò cambiare, quante valige dovrò fare, arrivare da Te è e sarà la cosa più importante per me. Ti vedo in ogni cosa che porto nel mio viaggio (affetti, sguardi, gioia e sofferenza), so che mi aspetti a casa nelle cose che non ho portato con me e so che ci sei quando giungo alla metà. In questi giorni ho vissuto un altra tappa del mio viaggio circondata dalle persone che Tu hai messo sulla mia strada è che con me condividono la gioia di una vita bella vissuta con Te. È una gioia grande che mi fa essere felice. Quella felicità che nulla ti può dare, quella felicità che accompagna ogni mio gesto, ogni mio dire. Anna Pati (Rosy)
con gli occhi e il cuore di dio
 
La festa dell' “ECCOMI” vissuta a Bologna il 25 marzo scorso è stata caratterizzata dalla semplicità, dalla familiarità, dall'accoglienza dei partecipanti: amici, familiares, padri dehoniani e missionarie. Ci ha guidato nella riflessione p. Marco Bernardoni partendo dal brano evangelico dell'evangelista Marco: 6,6b-13.30-44 sull'invio dei discepoli e la moltiplicazione dei pani. Sono emersi 3 aspetti arricchiti anche da alcuni documenti del Concilio Vaticano II° e del magistero di Papa Francesco: 1. Accettare la condizione di esodo: come nuova intelligenza del tempo nei suoi cambiamenti. Siamo chiamati a cogliere i semi di verità e di azione evangelica presenti per trasformare senza distruggere questo nostro tempo, questo nostro mondo. Esodo come capacità di rinnovamento lasciando schemi passati e accogliendo il nuovo che avanza, come passaggio ad una intelligenza e a una pratica rinnovate del Vangelo. 2. Soprattutto “accompagnate”: come risposta all'invito del Signore: “...voi stessi date loro da mangiare...” nel coinvolgimento personale e responsabile in una spiritualità dell'accompagnamento in questo passaggio d'epoca, nella logica eucaristica del “ perdere” la vita. 3. Pastorale : mistica e preghiera. “Nel nuovo millennio il cristiano sarà un mistico o non sarà” (Rahner). In un mondo in cambiamento, segnato da spinte distruttive per la persona “vincerà chi prega, perchè in lui è il Signore che vince”. “ Si può esercitare la vera cura delle “anime” solo partendo da Dio. Il battesimo ci consacra per questo servizio e insieme alla grazia sacramentale della penitenza e dell'Eucarestia ci porta verso i fratelli a cercare il loro essere più intimo per condurlo a Dio. Le domande emerse insieme alle considerazioni mettevano in luce la ricerca coraggiosa di affrontare le sfide del nostro tempo di questa storia. Personalmente mi sono chiesta a che cosa il Signore mi chiama. Mi sembra di cogliere: l'importanza del discernimento del tempo presente. Guardare questa realtà con gli occhi e il cuore di Dio. Essere compagna di strada dell'uomo e della donna di oggi con la luce e la forza del Vangelo. Si può riassumere il tutto nella spiritualità dell'incarnazione molto cara alla Compagnia Missionaria del S. Cuore di Gesù. Agnese Peroni
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
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