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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Interrogati dalla complessità del nostro presente
Posted by Compagnia Missionaria

Il 18 maggio 2024, il coordinamento italiano ha organizzato un incontro di formazione per missionarie e familiares sul tema della famiglia oggi.

Condividiamo la relazione di padre Bruno Scuccato S.C.J. che ha svolto il tema con competenza e chiarezza, lasciando anche interrogativi su cui continuare a riflettere.

Inizio con questo riferimento evangelico: «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non valutate da voi stessi ciò che è giusto?» (Lc 12,56-57). Gesù premette alla frase l’espressione “ipocriti!”.

Lasciamo il contesto in cui è posto il richiamo di Gesù, che riguarda la sua presenza di messia di Dio non riconosciuta, non accettata; sentiamo, invece, questa frase molto pertinente al nostro tempo, al nostro presente che stiamo vivendo, e sentiamola rivolta a noi chiamati a valutare ciò che accade oggi e a starci dentro “con il cuore”, con il desiderio e l’impegno di trovare modalità idonee (forse non soluzioni) con cui affrontarlo. E, diciamolo subito, a noi che viviamo una ben definita spiritualità dell’amore, della riparazione, della solidarietà con il vissuto dei nostri contemporanei.

* C’è di mezzo il discernere l’insieme delle vicende che possono apparire diversificate ma che, se viste nel loro insieme, vengono a costituire un quadro complesso ma convergente nelle problematicità che presenta, e che ci coinvolge. Richiede perciò discernimento, per evitare di stare alla finestra come spettatori passivi, che subiscono gli eventi, anziché affrontarli in vista di capirli, (capirne le cause, le dinamiche) e individuare almeno delle piste per dare delle risposte e trovare, per quanto possibile, il come affrontarli, almeno nei parametri fondamentali.

* Il nostro presente è complesso, è carico di problematiche, di breve o lungo respiro, di carica emotiva o esistenziale…

Esso segna, più che nel passato, un cambio epocale in ambito tecnico-scientifico, geopolitico, ecclesiale, del pensiero, del vissuto relazionale ed emozionale. Un cambio velocissimo, sovente inatteso, che coinvolge tutti i settori e, di conseguenza, tutti noi.

Basta accennare ad alcuni di essi, a partire dall’ultimo fatto: l’impianto nel cervello di un micro-cip che manda impulsi sulle parti malate e le stimola per riprendere il sano funzionamento; è un intervento che promette grandi possibilità di recuperare invalidità fisiche e psichiche, ma che potrebbe venire utilizzato, in negativo, per manipolare la personalità. Questo ci fa capire che stiamo vivendo il passaggio dall’umanesimo al post-umanesimo, dove il nuovo ritrovato tecnico viene ad avere la prevalenza: gestisce l’interazione, il condizionamento sulla persona, il modo di pensare e di agire. Cambia, così, l’antropologia: dalla centralità dell’uomo alla centralità della macchina, dall’umano al post-umano. Pensiamo all’intelligenza artificiale che viene a competere con l’intelligenza umana.

* Vediamo, in breve, i principali ambiti:

- L’ambito bio-etico: le nuove problematiche etiche che riguardano la vita nel suo iniziare e nel suo terminare: inseminazione (ovodonazione o semedonazione), gestazione non in utero (in vitro, eterologa, per procura), affido – genitorialità (a coppie omosessuali), il gender (il genere non è di natura, ma di scelta), il transgender (sentirsi nel corpo sbagliato e nel sentire interiore dell’altro sesso), la manipolazione genetica (con intervento chirurgico e ormonale); il fine vita assistito o procurato (eutanasia…).

- Il rapportarsi alle nuove realtà affettive: coppie separate-divorziate, con nuovi legami; realtà LGBTQI+ (coppie omosessuali, fluide e loro richieste di omologazione …).

- L’ambito religioso: la crisi della fede, il primato del naturale sul soprannaturale, la secolarizzazione, il primato del soggettivismo sull’oggettività - di conseguenza il relativismo -, il venir meno della trasmissione della fede, lo svuotarsi delle chiese… La ricerca di altre espressioni religiose (induismo, buddismo) o almeno di tecniche meditative (yoga) per coltivare una forma di interiorizzazione, di spiritualità; una religiosità new age…

* Come affrontare queste numerose e complesse problematiche, che necessariamente possono diventare divisive? Come guardarle in ottica della nostra spiritualità dehoniana? Che cosa esprimono? Come si possono leggere e sentirle dentro il nostro oggi? Fino a che punto investono anche il nostro vissuto? Quali risposte dare?

* Ora ci soffermiamo sulle problematiche che hanno investito la famiglia (coppie separate, divorziate, con nuove relazioni, i figli, le persone omosessuali o transessuali che desiderano vivere relazioni di coppia o di essere riconosciute come famiglia, quindi che può avere o adottare figli…).

La famiglia ‘naturale’ (uomo/donna) è la realtà da cui sboccia la vita della persona, entro la quale riceve il primo imprinting, che è veicolo al primo inserimento nella trasmissione dei valori, anche quello della fede, e nel tessuto della realtà sociale.

Ha subito un fortissimo scossone, che l’ha disorientata, con la legge del divorzio: ha intaccato la sua unità, ha posto in risalto la libertà del singolo sul valore della indissolubilità del matrimonio, e il modo di intendere l’amore (prevale la legge o la libertà?). Sono calati i matrimoni religiosi, sia per la crisi di fede, sia per ciò che comporta una eventuale rottura.

Per cui il timore di vincoli legislativi ha sviluppato le convivenze, con il rischio – al contrario - di non godere dei diritti degli sposati regolarmente (da qui la richiesta di essere riconosciuti dallo Stato come conviventi).

- Dal divorzio si è passati all’aborto: la vita non tanto vista come dono, ma come decisione personale, per cui può anche essere interrotta, rifiutata, ritenuta come un diritto. Primato dell’autonomia, della libertà personale, soprattutto della donna: “L’utero è mio, e lo gestisco come voglio io”.

* Quali le conseguenze?: nuclei familiari saltati, figli contesi o demandati all’altro coniuge o non voluti, famiglie allargate, problematiche anche economiche, interruzione delle nascite a dimensione macro sociale (in Italia 6 milioni di calo nascite), non cambio generazionale con invecchiamento della popolazione…

- Il tema si è allargato alla gestazione oltre quella naturale: eterologa, utero in affitto (gestazione per procura).

- Si è innestato il tema delle coppie omosessuali con richiesta di riconoscimento statale, di genitorialità riconosciuta per ambedue i conviventi.

- Nel contesto familiare si è inserita la problematica del gender: quale identità personale assumere, di conseguenza quale educazione ai figli; il primato della libertà di scelta nella costruzione della propria identità psicosessuale (transessualità).

Prospettiva ecclesiale

* Il quadro che si ha e che si vive è complesso, è fonte di conflittualità ideologica e di soluzioni non condivise, spesso dirompenti… Se è vero a livello sociale, lo è pure a livello ecclesiale.

Emerge il grande problema della fedeltà alla dottrina ordinaria, delle irregolarità canoniche, delle difficoltà nell’agire pastorale…

La Chiesa è intervenuta con diversi documenti nel passato, ma ultimamente, con Papa Francesco, con due documenti, che hanno inteso dare degli orientamenti: Fiducia supplicans del 18 dicembre 2023 e Dignitas infinita dell’8 aprile 2024.

a) Fiducia supplicans: è una “Dichiarazione”, non una Enciclica o un Motu proprio o una Esortazione Apostolica. Ha il tenore della risposta a un preciso interrogativo giunto al Papa stesso (all’interno dei cinque dubia posti da alcuni cardinali o conferenze episcopali), a cui il Papa ha risposto brevemente in precedenza e che ha dato una formalità più articolata investendo il Dicastero della Dottrina della fede.

Parte dal principio dottrinale sul matrimonio: dà per scontato che la dottrina sul matrimonio rimane intatta: l’amore di coppia (uomo-donna), ratificato dal sacramento, caratterizzato dall’amore fecondo e perpetuo.

Tocca poi il problema delle coppie irregolari (divise, risposate, omosessuali, transgender…), che si sentono dentro la realtà cristiana, intendono rimanerci, e che vogliono sentirsi accolte dalla Chiesa. Come accompagnarle? Che cosa riconoscere a loro? Dare loro almeno una benedizione “particolare” che le faccia sentire accolte dentro la comunità cristiana, rispettate, amate?

Il Papa fa capire che la benedizione può essere data, ma pone delle previe chiarifiche:

- Non va confusa con il sacramento;

- Non va data in un contesto rituale;

- Andrà indicato un modo idoneo (non dice quale, non dà indicazioni).

- Non intende ratificare ma sostenere: va indicato un cammino che le mantenga orientate a Dio, partecipi della vita della comunità cristiana.

b) Dignitas infinita

Anche questo documento è una “Dichiarazione”. Tocca molti punti di attualità, nuovi per tanti aspetti. Intende richiamare la posizione dottrinale della Chiesa, aprire fin dove è possibile, collegare il vissuto umano alla realtà complessiva dell’ambiente.

I punti problematici toccati e posizioni prese:

Il dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone, abusi sessuali, le violenze contro le donne, aborto, maternità surrogata, eutanasia e suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale.

* Considera la totalità della persona: corpo e anima, nella reciproca interazione sociale e spirituale, senza categorie discriminanti, persona dal suo sbocciare in utero al suo declinare e spegnersi nella morte. La considera nel suo evolversi normale e problematico, sessuale e affettivo.

* Ribadisce alcuni punti fondamentali:

- Ogni essere umano possiede una dignità inestimabile, per il solo fatto di appartenere alla stessa comunità umana e questa dignità non può mai essere perduta.

- L’essere umano è tanto più “degno” di rispetto e di amore quanto più è debole, misero e sofferente, fino a perdere la stessa “figura” umana.

- In quanto è creata ad immagine di Dio, la persona umana non perde mai la sua dignità e mai smette di essere chiamata ad accogliere liberamente il bene;

- Alcuni propongono che sia meglio usare l’espressione “dignità personale” (e diritti “della persona”) invece di “dignità umana” (e diritti dell’uomo), perché intendono come persona solo “un essere capace di ragionare”. Di conseguenza, sostengono che la dignità e i diritti si deducano dalla capacità di conoscenza e di libertà, di cui non sono dotati tutti gli esseri umani. Non avrebbe dignità personale, allora, il bambino non ancora nato e neppure l’anziano non autosufficiente, come neanche chi è portatore di disabilità mentale.

- Solo riconoscendo all’essere umano una dignità intrinseca, che non può mai essere perduta, è possibile garantire a tale qualità un inviolabile e sicuro fondamento.

- Il concetto di dignità umana, a volte, viene usato in modo abusivo anche per giustificare una moltiplicazione arbitraria di nuovi diritti, molti dei quali spesso in contrasto con quelli originalmente definiti e non di rado posti in contrasto con il diritto fondamentale della vita, come se si dovesse garantire la capacità di esprimere e di realizzare ogni preferenza individuale o desiderio soggettivo. La dignità s’identifica allora con una libertà isolata ed individualistica, che pretende di imporre come “diritti”, garantiti e finanziati dalla collettività, alcuni desideri e alcune propensioni che sono soggettivi. Ma la dignità umana non può essere basata su standard meramente individuali né identificata con il solo benessere psicofisico dell’individuo. La difesa della dignità dell’essere umano è fondata, invece, su esigenze costitutive della natura umana, che non dipendono né dall’arbitrio individuale né dal riconoscimento sociale.

- La dignità umana, alla luce del carattere relazionale della persona, aiuta a superare la prospettiva riduttiva di una libertà autoreferenziale e individualistica, che pretende di creare i propri valori a prescindere dalle norme obiettive del bene e dal rapporto con gli altri esseri viventi. Sempre più spesso, infatti, vi è il rischio di limitare la dignità umana alla capacità di decidere discrezionalmente di sé e del proprio destino, indipendentemente da quello degli altri, senza tener presente l’appartenenza alla comunità umana. - L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani. - Perché sia possibile un’autentica libertà «dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno». - «Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale… Quando questo principio elementare non è salvaguardato, non c’è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità».

- Si dovrà riconoscere che si oppone alla dignità umana «tutto ciò che è contro la vita stessa, comeogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario».

Interrogativi su cui riflettere,

inerenti il tema della coppia/famiglia, amore/sessualità, inizio/fine vita

1. Il cambiamento di molti parametri, a cui siamo stati educati nel considerare la realtà familiare, come risuona in noi?

- Quali sentimenti suscita: di sgomento o, nonostante tutto, di fiducia?

- Ci mette in disponibile ricerca di comprensione dei fenomeni o in reazione?

- Ci porta a trovare orientamenti nuovi/soluzioni idonee, o ci intimorisce?

2. La Chiesa è madre e maestra: indica i valori portanti, oggettivi, da rispettare… e indica anche l’ambito pastorale per accompagnare quanti non sono dentro le “regole canoniche”.

Come armonizzare le due esigenze?

3. L’approcio alle persone

Nell’accostare le persone con situazioni compromesse o problematiche, per un cammino di crescita umana e cristiana, come porci? Quali passi fare nell’accompagnarle? Ci sono delle premesse da tenere presenti, in modo da non creare false aspettative o incomprensioni o indebite ingerenze (abuso spirituale)?

4. Con i documenti Fiducia supplicans e Dignitas infinita, la Chiesa ha dato degli orientamenti: come intenderli? È chiuso ogni dibattito o c’è spazio di libertà entro cui potersi muovere? Manca qualche aspetto importante?

5. - Alla luce della nostra spiritualità, come accostare queste problematiche rapportate al vissuto delle persone?

- La spiritualità del “cuore”, dell’amore misericordioso, fino a che punto ci permette di andare oltre le indicazioni normative, demandando alla “coscienza” del singolo?

- Dio è amore, misericordia, accoglienza, perdono… Tutto accoglie e perdona? Come interpretare la frase del Card. Martini: “Dio è misericordia, ma la sua misericordia è esigente”?

- Che cosa mettere in risalto nel cammino di accompagnamento? C’è qualche esperienza da raccontare?

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