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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Intervista a Elisabeth
Posted by Compagnia Missionaria

Raccontaci un po’ di te ... dove sei nata ecc. Rileggi la tua vita e fai memoria dei doni che Dio ti ha fatto.

Mi chiamo Elisabeth sono nata nella zona nord del mio Paese dove comincia il Cile, nella città di Arica, confinante con il Perù e la Bolivia. La mia famiglia è di origine Aymara, con i suoi costumi e tradizioni. Mio papà si chiama Arsenio e la mia mamma Marcelina ed è deceduta da tanto tempo; precisamente l’anno scorso sono stati quaranta anni dell’anniversario della sua morte. Da questo matrimonio siamo nate due sorelle e altri due fratelli avuti da mio papà da un’altra unione.

Ricordo di aver trascorso il periodo dell’ infanzia con momenti belli insieme a mia mamma e sorella. Una vita anche di sforzi e difficoltà, però il fatto di essere insieme era già sufficiente. Ringrazio mia mamma per l’esempio che mi ha dato: lavoratrice, ottimista, impegnata con la sua famiglia, per l’affetto che aveva verso il suo popolo e i suoi costumi. Ho svolto i miei primi studi in una scuola semplice poi ho continuato con il liceo pubblico, che mi hanno dato la possibilità di vivere diverse realtà.

Ricordo con affetto anche la presenza dei miei nonni paterni che ci hanno accolte quando la mamma morì. In questa casa abbiamo trascorso anni molto belli inserite in una famiglia grande dove zii, cugini e vicini venivano a trovarci. Voglio ricordare anche alcuni zii paterni e sono grata a loro per l’ospitalità e la pazienza con cui ci hanno accompagnato. Questo tornare al passato mi fa ricordare anche i primi anni che ho cominciato a vivere da sola, i lavori e gli studi affrontati, dove ogni esperienza mi ha aiutato a crescere ed a maturare.

Per quanto riguarda il mio cammino di fede ringrazio la mia mamma che ha pensato di prepararmi alla Prima comunione, ed è stato il primo avvicinamento a Dio. In seguito, arrivando il periodo dell’adolescenza, io stessa ho voluto cercare gli approcci con il mondo giovanile così come la preparazione alla Cresima, dove ho incontrato amici e amiche con cui condividere la vita piena di sogni e di energie. Non posso dimenticare anche il mio inserimento con il gruppo missionario, il quale marcherà significativamente la mia vita.

La mia vocazione ... il mio inserimento nella CM

Si, la mia vocazione si va sviluppando attraverso i misteri di Dio. Più che cercarlo, è Lui che mi ha incontrato quando stavo “riflettendo e meditando le mie inquietudini”. Inquietudini che fioriscono nella mia adolescenza con le mie amiche che partecipano in parrocchia. Vado così conoscendo poco alla volta Gesù che mi invita a vivere i valori come l’amore, la compassione, la giustizia, l’impegno. Mi sento attratta da questa figura trascendente nel pieno della nostra vita ordinaria e di quanto come Paese stavamo vivendo, la dittatura. E con questo impeto giovanile, che ci butta a giocarci la vita, cerco sempre di più esperienze che mi avvicinano a Dio, che aspetta di essere conosciuto e amato.

Che fare con questa vita che Dio mi ha regalato? Dove potrei servirlo meglio? È vero che già partecipo alla parrocchia ma senza un impegno pastorale. Conosco così un’amica che mi racconta del gruppo missionario nel quale è inserita. Dopo la sua insistenza decido di partecipare per conoscere meglio di cosa si tratta. Questo gruppo era organizzato da una suora di Sant’Anna e un padre gesuita. Concretamente si trattava di collaborare per svolgere “le missioni al popolo” che abitava nella pre – Cordigliera di Arica, durante il tempo natalizio e il mese di gennaio. La preparazione impegnava tutto l’anno, un’esperienza molto bella e piena di Dio. Ho trascorso tante feste di Natale e vacanze con questi popoli, gente che abitava in piccoli e semplici villaggi, però persone piene di sincretismo religioso, di tradizioni “aymaras” e della nostra fede cattolica.

Da queste esperienze sorse in me un’inquietudine vocazionale più seria. Decisi di entrare in un istituto religioso dove rimasi alcuni anni. Finita questa esperienza e con l’aiuto ed accompagnamento dei fratelli gesuiti mi inserii nell’ambiente di lavoro e ricominciai a studiare. Dopo alcuni anni, capendo che tuttavia continuavo a sentire la chiamata di Dio, faccio un cammino di discernimento spirituale che mi porta a prendere contatto con alcuni Istituti Secolari, senza tuttavia arrivare ad alcuna conclusione. Finalmente un giorno leggendo il foglietto domenicale usato per seguire la celebrazione eucaristica, oltre allo schema liturgico trovo una breve nota dove viene presentato l’Istituto Secolare della Compagnia Missionaria. Senza tanta aspettativa decido di scrivere per chiedere alcune informazioni. È così che arrivo a conoscere l’Istituto e scoprire che possedeva diverse caratteristiche che potevano dare un senso alla mia vita: la sua missione, le varie possibilità di vita, in famiglia, vita fraterna o sola e la spiritualità del Cuore Trafitto, ecc.

In seguito, presi contatto con Teresa Pozo (missionaria cilena) che mi presentò l’Istituto, dandomi così un’altra opportunità di risposta alla chiamata di Dio, che mi affidava questa nuova forma di vita consacrata secolare. In quel tempo grazie a Dio viaggiavo ogni estate da Arica a Santiago per incontrare la mia famiglia e questo mi facilitava il contatto con Teresa che mi avrebbe seguita nella formazione, che subito iniziai . Mi sentivo incoraggiata dal testo di Luca 5,4: “Quando Gesù fini di parlare disse a Simone: “Prendi il largo e getta le reti”. Ecco stavo per buttare nuovamente le reti nella mia vita ... nonostante il tempo ... nonostante la notte ... Solamente nel nome di Gesù iniziai questo cammino nella CM.

Nella Compagnia Missionaria si parla spesso di comunione e missione ... come declineresti concretamente questi valori importanti ...

La spiritualità dell’amore e del Cuore Trafitto che propone il nostro Istituto, è una sfida per questo mondo carente di amore, di comunione, di pace. Per questo è necessario trasmettere il regno di Dio come Chiesa e come società, e riusciremo solo se lo faremo con gli altri, con le altre, se creiamo la comunione in diversi ambienti. Vivremo anche questa comunione solamente se costruiremo la comunione con questo Cuore di Gesù, se ci disponiamo al suo ascolto e assumiamo tutti i sentimenti che da lui sgorgano. Al di là del fatto che in Cile siamo poche sento di essere accompagnata in questo vivere la comunione in senso più ampio; a tutte/i noi pur essendo di paesi e culture diverse, ci viene data la possibilità di condividere la missione, il senso della consacrazione e approfittarne, quando è possibile di incontrarci di presenza, arricchendo così i lacci della comunione fraterna.

In questa maniera sento che la realtà della CM cilena ha avuto la ricchezza di crescere e formarsi insieme al gruppo dei familiares e questo ci aiuta ad appoggiarci e condividere insieme spazi che ci permettono di vivere questa comunione. Io vedo e sento così questa nostra realtà. Questa esperienza di comunione tra noi ci chiama a vivere la missione, che per noi è rendere visibile il senso dell’Amore in mezzo al mondo. Missione allora è quanto ciascuna realizza nelle diverse realtà in cui vive. Attualmente per me è il mio lavoro nel collegio, la pastorale della parrocchia, la vita familiare e anche la vita di preghiera, dove ciascuna recita il suo Eccomi.

La tua esperienza con i giovani ... quali sfide si presentano nel tuo ambiente ...

Non ho propriamente esperienza con i giovani, però posso parlare di adolescenti e bambini del collegio dove lavoro. Ho capito che questi bambini si sentono molto soli, soprattutto dopo la pandemia, succede che alcune famiglie delegano molta responsabilità al collegio. Per questo noi che insegniamo dobbiamo farci carico non solo della parte pedagogica, ma anche dell’aspetto emozionale, della famiglia, della convivenza e situazioni di violenza dentro e fuori dall’ambiente della scuola.

In questi aspetti sono in atto diverse iniziative, anche da parte del governo, però se non contiamo con l’appoggio e collaborazione della famiglia e dell’adulto responsabile di questo bambino/a è difficile poter migliorare la situazione. I miei sforzi e il mio compito sono rivolti ai bambini della scuola elementare con i quali lavoro abitualmente. Per me è importante che nel collegio si sentano a loro agio, protetti, voluti bene così da poter imparare bene e sentirsi responsabili del loro processo educativo.

I tuoi sogni futuri ... il tuo augurio per questo anno appena iniziato

In quanto ai sogni che ho sono molti e diversi, per esempio: sogno che arrivi il momento per la Chiesa del mio paese in cui riconosca le sue fragilità e la necessità di ritornare al Vangelo. Una Chiesa dove i pastori camminino insieme alla loro gente.

Sogno, come diceva il Cardinale Raul Silva Henriquez “Che i bimbi abbiano la possibilità di studiare, che gli ammalati possano accedere facilmente all’assistenza sanitaria. Che ogni capo famiglia abbia un lavoro stabile che gli dia la possibilità di sostenere la sua famiglia”.

Sogno che il nostro Istituto possa crescere con vocazioni missionarie e familiares, stare in mezzo al popolo della nostra America Latina tanto necessaria di amore e di consolazione da parte del Cuore Trafitto di Gesù.

Desidero per ciascuno/a molto amore, pace e salute. Che possiamo vivere soprattutto la PACE nel nostro mondo e che il Cuore di Gesù ci regali per questo anno, quanto di più ci è necessario.

Elisabeth Tiayna Mollo - Cile

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