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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
sorgente che rinnova e rivitalizza
 
Gli Esercizi Spirituali dal 5 all'11 luglio, con le missionarie del Sacro Cuore di Gesù, al seminario “Bom Pastor”, a Ermesinde (Porto) mi ha portata a fare un viaggio nel mio mondo interiore, un'esperienza intima in cui “il cuore parla al cuore”, secondo John Newman. Tuttavia, riconosco che senza l'amicizia, la comunione fraterna e l'accompagnamento delle missionarie il mio cammino spirituale, o meglio, la mia relazione con Dio non sarebbe progredita con tale vitalità e non sarebbe stata liberante. Personalmente, raccolta a casa mia nel mio lavoro e ancora immersa nel dolore a causa della morte di mia madre, mi sono sentita fuori contatto con Dio e ho sentito la solitudine. Inoltre, la nostra società, chiamata di comunicazione, è rumorosa e solitaria, perché i dialoghi e le conversazioni sono più centrati sull'io che sulla “roccia dell'essere”. Secondo André Rochais, la “roccia dell'essere” è un luogo dove risiedono le realtà più profonde dell'essere umano. Mentre lavoravo attraverso le tecnologie di apprendimento a distanza, l'invito fatto dalle missionarie mi ha permesso di fare gli Esercizi Spirituali. Poco prima di essere invitata, ho trovato una Bibbia e credo non sia stato un caso, ma un segno della presenza dei passi di Dio nella mia vita. Così, quando ho letto il Salmo 62, commentato da sant'Agostino: "L'anima mia ha sete di Te, mio ​​Dio". Mi si è chiarito che la ricerca di Dio era essenziale per me, mi sono identificata con il salmista, perché mi sono sentita come terra arida, assetata, senz’acqua, priva di anima. Pertanto, in questo ritiro, migliorando la mia capacità di ascoltare la lettura orante della Sacra Scrittura, precisamente il libro dei salmi, meditando la Parola mi osservavo interiormente e mi immergevo più a fondo in me e, a poco a poco, si risvegliavano i valori umani e cristiani, e ricchezze interiori; cioè quello che sono. D. Manuel Pelino ha commentato ancora alcuni brani del Nuovo Testamento, che sono sempre fonte di verità, di bontà e giustizia e soprattutto d'amore. Ha anche narrato episodi della vita di alcuni santi e, riguardo a questi, Umberto Eco afferma che la forza di un'etica si giudica dal comportamento dei santi. In sintesi, ascoltare e meditare la parola di Dio è stata un'apertura alla mia trasformazione interiore, perché sono riuscita a rivedere la mia vita e, contemporaneamente, a trovare un modo per migliorarla nella ricerca della Verità, che è Amore, perché ci porta a credere, ad avere fede. Posso quindi dire che questo incontro spirituale, assieme alle missionarie del Sacro Cuore di Gesù, mi ha offerto ancora una volta un viaggio nei “prati verdi e sorgente di acque ristoratrici” della Parola di Dio, dove i miei passi sono stati guidati verso la via della riconciliazione con Dio, con me stessa, con gli altri e anche con il creato. Anche il parco del “Bom Pastor” dove abbiamo fatto gli Esercizi mi ha aiutata con la sua bellezza e con la sua varietà di alberi che io, concentrata e silenziosa, ho ammirato in momenti diversi e mi sono sentita chiamata a dare tempo per contemplare la natura con tutti i miei sensi come afferma José Tolentino. Egli dichiara che la mistica dell'istante non può che essere "una spiritualità che vede i sensi come la via che conduce e la porta che ci apre all'incontro con Dio". In conclusione, mi sono sentita rinnovata e rivitalizzata per continuare il mio viaggio con significato e fermezza.
mi prendo cura di mia mamma per amare, contemplare e donare!
 
Questa è la mia missione da alcuni anni ormai: prendermi cura di mia madre ogni giorno, insieme ai miei fratelli, che collaborano all’assistenza di nostra madre nelle notti e nei fine settimana. È una missione delicata, perché mia madre è paralizzata, costretta a letto e fragile. Si nutre attraverso un sondino nasogastrico, con pasti vari, preparati da me a casa. Usa l’ossigeno ventiquattro ore al giorno attraverso occhiali nasali. Tuttavia, nonostante le difficoltà, sto facendo del mio meglio, confidando sempre nel Signore della Vita, e che la sua volontà sia fatta ogni giorno! Quindi vivo il mio essere una missionaria consacrata, curando mia madre come se fosse Gesù Cristo nostro Salvatore. Cerco di vivere i momenti di preghiera come richiesto dal nostro Statuto e Regolamento di vita, recitando Lodi, Vespri e il Rosario. Però è anche un programma che non sempre riesco a corrispondervi, perché se mia madre ha bisogno, non esito a lasciare tutto e prendermi cura di lei.. Per partecipare all'Eucaristia, spesso devo accontentarmi della televisione. Mi sento molto serena e tranquilla, perché in questo momento sento che la missione che devo portare a termine è: prendermi cura con tanto amore di chi mi ha dato la vita, mi ha aiutato a crescere e mi ha insegnato ad amare Gesù! Contemplando e adorando Gesù in mia madre in cui Lui è presente e lei ha bisogno di essere amata e curata, con grande affetto e tenerezza, sento che sto anche con Gesù. Questa è la mia missione di badante: garantire che mia madre completi i giorni che il Signore Gesù le concederà!
alcune notizie da porto
 
Prima di parlare di qualche piccolo avvenimento del nostro gruppo, mi piacerebbe presentarlo per lo meno nella forma esteriore, già che è difficile esprimere tutto ciò che è e ciò che vive ogni una persona. Il nostro è un gruppo misto: due elementi di vita fraterna e undici di vita in famiglia o da sole. Sono convinta della positività e della ricchezza che sempre hanno costituito le differenti modalità di appartenenza, nell’istituto; questo è una caratteristica che fa parte del DNA della CM e nonostante i cambiamenti numerici dell’uno o dell’altro elemento nel decorrere del tempo, è importante averlo come orizzonte per non perdere qualcosa di essenziale. In questo momento la vita fraterna all’interno del gruppo è diminuita, ma continua ad essere un “segno” e anche più che un segno, è la possibilità di fare della casa del gruppo un luogo di incontro e di accoglienza. Parliamo del gruppo di Porto, ma è importante notare che il gruppo ha un membro a Lisbona (che dista 317 km dalla città di Porto) e un altro in Penamacor, provincia di Castelo Branco (a 261 km dalla sede del gruppo). Gli altri membri, pur non vivendo nella città sono a una distanza tra i 10 e i 40 km. Il ritmo degli incontri è mensile: ci incontriamo nel secondo fine settimana del mese. Gli arrivi cominciano normalmente il venerdì sera e quasi sempre qualcuno rimane fino al lunedì mattina, questo proporziona un buon tempo di incontro e di vita insieme. Notizie, programmazione, riflessione, liturgia, preghiera e convivialità sono gli aspetti che riempiono i due giorni di incontro. Il gruppo sta sempre al completo tranne se c’è qualche ragione di forza maggiore. Gli incontri del mese di marzo “Un anno non consiste solo nelle sue stagioni, non si definisce solo in funzione del ciclo che comincia con la primavera, con i prati verdi e la tosatura delle pecore passando dal calore bruciante dell’estate e il tempo del raccolto, le prime piogge e le nuove semine per finire con la neve e la gelata notturna alle quali seguirà, ancora una volta, il tono rosato del fiore di tamerice. No, tutto questo non è che la cornice della definizione dell’anno; un anno è in verità una immensa filigrana di vita e di avvenimenti intrecciati, un oceano al quale andiamo a bere.”(Thomas Mann Giuseppe e i suoi fratelli). Ho trovato suggestivo cominciare a parlare degli incontri del mese di marzo con questa bellissima citazione di Thomas Mann. In verità un anno è una immensa filigrana di vita, una immensa filigrana di avvenimenti intrecciati, un oceano al quale andiamo a bere. Penso che il corso di formazione permanente realizzato dal 2 al 5 marzo, è stato uno di questi avvenimenti che anche nella sua discrezione e semplicità, ha fatto crescere il tale oceano al quale possiamo andare a bere. Il programma era semplice: leggere e riflettere insieme (in due gruppi), il documento ”vino nuovo in otri nuovi” ci eravamo dati due percorsi di lettura: Che cosa troviamo di più importante nel documento e che cosa questo implica per noi CM: tempo permettendo avremmo potuto prendere anche il testo “le nostre assemblee” per rileggerlo, ma il tempo non è bastato; è rimasto l’invito di rivederlo singolarmente. Perciò questa volta non c’era nessun conferenziere. E’ da far notare che ci è piaciuto lavorare in gruppi, forse perché essendo un gruppo numeroso, non lascia molto tempo per ciascuna di noi parlare ed esprimersi. Nelle sere di sabato e domenica abbiamo visto due film. Domenica, lunedì e martedì abbiamo avuto anche la celebrazione della Eucaristia. A celebrare è venuto, Domenica il vescovo dimissionario di Porto Joao Miranda nostro amico di lunga data; il lunedì un giovane padre dehoniano, ordinato l’anno scorso e che già avevamo invitato da molto, aspettando solo il momento opportuno per concretizzare l’invito e il martedì un padre diocesano amico di alcune del gruppo. E’ anche questo un momento per concretizzare ed esprimere quella convivialità , caratteristica che ci piacerebbe mantenere nel gruppo ma che il ritmo della vita e le nostre forze non sempre ci permettono di realizzarla nella intensità desiderata. Per non moltiplicare le date, avevamo deciso di fare il pellegrinaggio in preparazione all’assemblea, nello stesso periodo. Per questo avevamo scelto un santuario vicino: Il Monte della Vergine, in una collina della città di Gaia che è situata dall’altro lato del fiume Douro, di fronte a Porto. Il giorno scelto era stato il lunedì nel pomeriggio. In questo giorno era venuto a celebrare il padre Nuno, Dehoniano delle Azorre, che vive nella comunità di Coimbra. Siamo andate con i mezzi pubblici e l’ultima parte in salita l’abbiamo fatta a piedi. In cima, nel piccolo eremo abbiamo recitato il rosario, fatto alcune fotografie e già è arrivato il momento di tornare a casa. E’ stato bello anche perché il p. Nuno è riuscito a venire con noi; un momento per concretizzare ed esprimere la Famiglia Dehoniana che vogliamo costruire. Nel programmare questi giorni avevamo messo come obiettivo: Tentare di vivere questi giorni con impegno e relax e penso di esserci riuscite. Il gruppo era presente quasi nella totalità, mancava solo una per problemi di salute. Come ho detto prima siamo un gruppo numeroso, il che vuol dire anche esigenza di organizzazione e di lavoro, soprattutto quando sono molti giorni e ci sono anche altri ospiti. Penso comunque che il clima è stato di tranquillità e addirittura condito da una certa dolcezza. Ci sentiamo nella nostra casa, una casa ampia, bella e luminosa che ci piace godere e ci piacerebbe trasformarla sempre più in centro di convergenza dentro e fuori della CM. La festa delle Famiglie Avremmo potuto chiamarla la festa dell’ ”Eccomi”, ma quest’anno avevamo pensato di riattivare un’antica tradizione degli inizi del gruppo di Porto, che era la festa dei genitori. Nell’invito dicevamo così: “Una volta come Compagnia Missionaria facevamo la festa dei genitori. Era un momento bello, d’incontro, di conoscenza, dove s’intrecciavano legami di affetto e di comunione. Dopo i genitori quasi tutti sono andati alla casa del Padre… e si lasciò di fare la festa. Quest’anno vorremmo, per così dire, riproporla, già non con i genitori, ma con le nostre famiglie – fratelli, sorelle, nipoti cognatie- allargando anche ai nostri amici e amiche.” Quando progettavamo queste cose, con l’entusiasmo si mischiava un certo timore. Come organizzare? Saranno molte le persone che aderiranno? Saremo capaci di accogliere e di proporre qualcosa d’importante. Invitarli solo per il pomeriggio o per tutto il giorno? Con quest’ultima ipotesi era da preparare il pranzo. Dopo uno scambio di opinioni vinse l’idea del giorno pieno. Noi offrirci di preparare una minestra calda e le persone portare qualcosa da mettere in comune. Justina, Gloria e Teresa Castro hanno il compito di preparare il tema da presentare ai più giovani; Lùcia e Laura per i più attempati. I più giovani nella biblioteca, gli altri nel salone. Amelia e Margherita hanno la logistica: preparare la minestra, ricevere ciò che le persone portano, preparare i tavoli, sistemare le stoviglie, ciò che hanno fatto con l’aiuto di una o dell’altra persona presente. La lista di iscrizione era arrivata a più di 50 persone, ma dopo con gli imprevisti siamo arrivati in realtà a 40. Comunque si è formato un bel gruppo, molto vario e possiamo dire che è stato un successo. Padre Antonio Loureiro, superiore del Seminario P.Dehon, sito nei dintorni di Porto. Per l’animazione liturgica è venuto ad aiutarci il nostro amico, Joaquim Marçal, professore di musica e che per tutto l’anno, quando ci riuniamo viene ad aiutarci a preparare la liturgia del giorno successivo. Cosi abbiamo cercato di coinvolgere i partecipanti alla liturgia scegliendo tra di loro i lettori, i partecipanti alla processione offertoriale e alla preghiera dei fedeli, Dopo la celebrazione eucaristica delle 15.30 abbiamo fatto merenda e festeggiato il professore Marçal che compiva gli anni il giorno dopo. Poi i saluti, anche perché c’era chi era venuto da Coimbra e dai dintorni di Guimarães e era necessario tornare a casa con tranquillità. Non contando la festa di inaugurazione della casa e del cinquantesimo, questa è stata la convocazione più numerosa in questa casa; non vi nascondo che avevo un certo timore, ma devo dire che, sorvolando alcuni particolari(che cercheremo di prendere in considerazione la prossima volta) tutto è andato abbastanza bene. In Marzo (come festa dell’Eccomi) o in giugno (In occasione della festa del sacro cuore)? Ancora non sappiamo, ma a suo tempo faremo discernimento e penso che questa sarà una festa a cui dare continuità. Io sempre difendo l’idea che dove la CM stà radicata, è bene che ci sia uno spazio grande o piccolo che possa essere considerato un Centro CM. Non vogliamo togliere il risalto che diamo alla casa di Via Guidotti, ma proprio perché sentiamo l’importanza che lei ha, desideriamo che ci siano altri spazi, sparsi nel corpo dell’istituto, che siano punto di convergenza, di irradiazione, di radicamento storico nel corpo della CM. Penso che la casa di Porto è uno di questi Centri CM carico di una storia che è importante conoscere. Mi piace finire ancora con una citazione di Tomas Mann, nello stupendo romanzo sopracitato,Dice parlando di Giacobbe e delle sue avventure: “… le storie che viviamo in un determinato luogo sono come radici che affondiamo nel terreno di questo mondo.” Anche in questo spazio abbiamo vissuto molte storie: storie belle e storie dolorose, ma sono tutte storie che danno sicurezza e consistenza alla nostra vita, perché si inseriscono in una vita più ampia e più profonda, la propria storia di salvezza di Dio. E per questo che lancio un appello e un invito: venite a conoscere questo centro CM, venite ad arricchirlo con la vostra presenza e le vostre storie.
uno spazio di riflessione, preghiera, amicizia
 
Larissa e Pedro sono una coppia di giovani brasiliani che si trovano in Portogallo per fare il dottorato in ingegneria ambientale. Come mi hanno raccontato, ci siamo conosciuti nella nostra parrocchia di “sant’Antonio das Antas”, in una cena di solidarietà. Nel frattempo li abbiamo invitati a partecipare ai nostri incontri di Amici. Ci è sempre piaciuta la loro presenza semplice e direi gioiosa. Nel momento di pensare a un percorso più serio e più sistematico con alcuni di questi amici, fu facile pensare includerli in un nuovo gruppo. Stiamo seguendo la proposta fatta per i Laici Dehoniani. Il gruppo è ancora piccolo, ma si sta consolidando … e è bene poter contare su gente giovane alla quale non solo offriamo la nostra esperienza di credenti, ma anche chiediamo  una presenza mediatrice in ambienti nuovi e in mezzo a gente con la quale, per la nostra età, non abbiamo un accesso immediato. Lúcia Correia Abbiamo conosciuto Lucia e Teresa in una cena della chiesa  “das Antas”. Siamo stati invitati a partecipare a un incontro. Il primo incontro è stato sugli emigranti e rifugiati, tema di riflessione chiesto da Papa Francesco. Questo incontro fu molto speciale, arricchente e pieno di riflessioni. Siamo stati ampliamente impressionati per l’importanza del discutere, riflettere e soprattutto condividere. Condividere esperienze riflettere sulle azioni umane e ricercare nel dialogo come possiamo migliorare. Dio considera la persona come il suo capolavoro e ciascuno di noi come suo figlio. Il suo amore è cosi grande che ha inviato Gesù per noi e, allo stesso tempo, è cosi delicato che ci lascia il libero arbitrio. Realmente viviamo in una società e in un sistema molte volte difficili in cui c’è individualismo, eccessiva valorizzazione delle cose materiali e sempre più mancanza di momenti di riflessione. Questi incontri per noi, giustamente, marcano la differenza nella nostra vita. Attualmente abbiamo formato un gruppo più piccolo di persone che s’incontrano con maggior frequenza il cui tema è presentato a turno da una coppia. Questa dinamica è stata molto interessante infatti l’arricchimento che si ottiene nel preparare l’incontro è enorme. Mi piace ringraziare tutti coloro che ne fanno parte e dire che molte volte quello che manca nella nostra vita è questa saggezza e intelligenza. Possiamo affermare per esperienza fatta che questi incontri ci rendono migliori, che sono di sostegno e fondamento nell’affrontare le difficoltà della vita e che vogliamo seminare nel quotidiano ciò che apprendiamo. “Il giorno dopo Giovanni si trovava li con due dei suoi discepoli e fissando lo sguardo su Gesù disse: «Ecco l’agnello di Dio». E i due discepoli udirono e seguirono Gesù” (Gv 1, 35-37). Oggi parlare di Dio, parlare con Dio e seguire Gesù può essere un po’ difficile. Come possiamo parlare con Lui? Solo nella preghiera? In questi incontri abbiamo capito che Dio è presente in ogni luogo e in ogni semplice gesto. L’incontro si distingue per la diversità delle persone di età ed esperienze diverse che portano nelle difficoltà quotidiane la vita e gli insegnamenti del mondo cristiano. In uno degli incontri ci è stato chiesto di riflettere e trasmettere al gruppo ciò che stava descritto nell’itinerario formativo per Laici Dehoniani. Con la preparazione di questo incontro abbiamo capito ancora di più, come è bella e attuale la parola di Dio. Uno dei temi di questo incontro è stato “Se Dio ci chiedesse che cosa desideriamo, che risposta gli diremmo?”. Questa domanda non è determinata dalla curiosità degli esseri umani , ma dalla ricerca, dal cercare di capire chi è Gesù e chi è il Padre  che ha fatto venire fino a noi il suo figlio , Gesù è pienezza, è perfezione. Dove vive Gesù, devono vivere tutti. Chi cerca trova in Gesù la risposta, Lui è la pienezza della Rivelazione. Larissa e Pedro
la lode dell'incontro
 
Quest’anno abbiamo fatto il ritiro annuale nel Centro di Spiritualità  Oasis Istituto Secolare “Ancilla Domini”. Questo Centro si trova ad Ermesinde, una località abbastanza vicina alla città di Porto. In questa bella casa siamo state accolte con molta simpatia dall’8 al 14 luglio. C’era con noi la nostra Presidente, Martina e pure Elvira, che era in Portogallo per le vacanze. Martina è venuta a Porto per fare il ritiro con noi; per prender parte agli incontri sia delle missionarie del gruppo che delle Responabili della Formazione, per vedere la nuova casa del gruppo, situata in una località lontano da rumori, in cui ci riuniamo mensilmente per fare il nostro ritiro insieme con le missionarie di vita fraterna, Lùcia Correia e Teresa Castro. Il tema del ritiro era “La lode dell’incontro” ed è stato predicato da P. Antonino scj, un giovane sacerdote, molto dinamico e saggio. A ciascuna fu consegnato il “quaderno di Meditazione”, che conteneva i testi inerenti al ritiro. Sulla copertina del quaderno c’era una frase: L’importante è fermarsi, tacere…!”. Quando ci disponiamo a fare stop, ci sono sempre domande che sono inevitabili e che ci interpellano. Tacere perché e per qual motivo? Può darsi che non ci siano risposte facili. Se noi ci disponiamo a voler tacere, allora dobbiamo interrogarci sul perché lo vogliamo fare. Non è facile fare il ritiro di una settimana. Questo comporta fermarsi, fare silenzio, stare aperte all’ascolto, pregare, stare in comunione con Dio e avere fede. “Stare con Dio”… nessuno vuole rinunciarvi! Noi non siamo mai sole… P. Antonino ci ha detto: “Abbiamo bisogno di fare pulizia ogni giorno nella nostra mente e nel nostro cuore, è questa una delle condizioni per vivere felici. Il ritiro presuppone l’incontro personale con noi stesse e il desiderio di incontrarci con “Qualcuno”. Questo Qualcuno è Dio. Un incontro non è altro che ascolto e conversazione… La frase “Gesù è il volto umano della tenerezza di Dio” ci mette indubbiamente di fronte ad una grande responsabilità, ma è pure un privilegio. “Amar come Gesù amò…” “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. La nostra vocazione è amarci così, in questo modo, come siamo amate e predilette da Dio. Amare Gesù significa imitarlo! Imitare Gesù è una scelta di vita esigente e speciale, ma possibiile, quando ci abbandoniamo a Lui e vogliamo seguirlo. In questo ritiro il padre ha sottolineato: “la grandezza dell’essere umano è la sua reale ricchezza, non sta mai in ciò che si vede, ma in quello che porta nel suo cuore!”. E ancora. “La grandezza dell’uomo non gli viene dallo stato sociale che occupa, né dal ruolo che ricopre, né dal suo successo personale, ma, al contrario, dalla sua semplicità, dalla sua capacità di ascoltare e accogliere l’altro, rispettandolo e procurandogli gioia. Il segreto per essere felici, come diceva p. Antonino, sta nel desiderio e nel rendere felice l’altro. Chi desidera il bene degli altri scopre che la loro felicità è la sorgente più generosa per la propria felicità. Tutto quanto ci è stato dato in questo ritiro, è stato una grande ricchezza di cui siamo riconoscenti a Dio, alla vita e a ciascuna di noi… E concludo con queste parole di Martina scritte su Vinculum 2/2018, che traducono quanto tutte noi abbiamo vissuto in questo ritiro: “Esprimo la mia gratitudine a Dio perché camminiamo insieme in questa famiglia dove abbiamo accolto doni, limiti e povertà, che il Signore trasformerà in fecondità e Vita Eterna”. Grazie a Martina, Grazie a tutte. Sempre unita nel Signore, un abbraccio fraterno. Carmen Barros 
un nuovo germoglio in mezzo alla città
 
Conclusione 50° CM in Portogallo “E’ passato un anno da quando è iniziata la celebrazione dei 50 anni di presenza della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore in Portogallo. Molte cose sono successe a lungo di questa’anno... eventi che hanno impresso un nuovo ritmo e un nuovo cammino e che hanno contribuito a fare memoria delle meraviglie del Signore, nelle nostre vite, a livello personale, e di famiglia CM”. Questo paragrafo è parte del messaggio che la Presidente CM, Martina Cecini, ci ha inviato, visto che non ha potuto essere presente come aveva programmato il giorno 8 di ottobre, giorno in cui abbiamo concluso un anno di memoria e di rendimento di grazia per i 50 anni di presenza CM in Portogallo. Sempre nello stesso messaggio letto all’inizio della celebrazione eucaristica leggiamo: “Cinquant’anni fa per la CM è stata un’avventura radicarsi nella citta’ di Porto. La casa di rua Miguel Bombarda rimane un segno importante nella storia della CM. E’ stata la nostra Betania, un centro accogliente e propulsore di vita e di vita in abbondanza. Quest’anno 2017, abbiamo dovuto lasciarla, e predisporci a un cambiamento, a una rinnovamneto concreto, all’apertura al nuovo. E’ stato qualcosa che abbiamo vissuto come una sfida e che ha esigito una grande capacità per investire nel futuro e in un futuro che ci sentiamo chiamate a accogliere come qualcosa che il Signore della vita prepara per noi”. La celebrazione del giorno 8 ottobre ha voluto essere allo stesso tempo chiusura di quest’anno giubilare e inaugurazione della nuova sede dell’Istituto, in Rua Pedro Teixera, 102. E’ stato con noi D. António Augusto de Azevedo vescovo ausiliare di Porto e responsabile in Diocesi per la Vita consacrata. Hanno concelebrato con lui vari nostri fratelli dehoniani e pe. Agostinho Jardim, con il quale molte di noi hanno lavorato durante anni nella parrocchia N.S. das Vitorias nel centro di Porto. Erano presenti un centinaio di amici: guardandoli, io che provengo da una cultura di telai artigianali, non ho potuto fare a meno di pensare al lavoro delicato e minuzioso che richiede la tessitura di un lavoro. Ognuno di loro era come un filo che intrecciato con altri costituiva un tessuto bello e consistente, e come anche noi abbiamo contribuito a metterli in relazione. La festa è stata anche un modo per collaudare la capacità di accoglienza della nuova casa. Nell’omelia il vescovo D. António Augusto, si è riferito agli Istituti secolari, come a un nuovo germoglio nato nel secolo scorso, nel frutteto della Chiesa, destinato a dare frutti per il bene della propria Chiesa e del mondo. La novità di questo germoglio consisteva e consiste nella sintesi tra secolarità e consacrazione: E’questo quello di più specifico che gli istituti secolari possono dire al mondo, soprattutto in un epoca come la nostra in cui la dimensione religiosa e la fedeltà alla storia sembrano escludersi reciprocamente. Anche oggi continua ad essere fondamentale la scoperta di una profonda sintesi esistente tra la vita concreta e l’adesione alla fede, una scoperta che non è esclusivita dei consacrati secolari, ma che è da loro particolarmente sentita. La CM è uno di questi nuovi germogli che il Vescovo ha incitato a radicarsi nel mezzo della città. Il luogo della celebrazione è stato il cortile della nuova casa che ci ha giustamente fatto sentire in mezzo alla città: circondati come eravamo da edifici, dove alcuni vicini potevano assistere dalle loro finestre e balconi a quello che stavamo vivendo e celebrando. Quando abbiamo delineato il programma per questo cinquantesimo, non era ancora previsto chiaramente questo cambiamento di casa. Ma ora con uno sguardo retrospettivo, posso dire che forse questo è stato il dono più grande di questo anno celebrativo. Il Signore ci ha dato il coraggio e la forza per questa impresa, che come direbbe santa Teresa d’Avila, per “povere donne” non è stata una cosa di poco conto. Adesso, siamo qui, con la nostra stanchezza e le nostre poche forze, a tentare di conoscere e di radicarci in questa parte di città, a vivere l’esperienza di accogliere e di essere accolte, con la certezza che il Regno di Dio non si costruisce solo con il nostro sforzo, ma con l’abbondanza della sua grazia. E questa certezza apre il nostro cuore alla speranza, senza appoggi e senza segni spettacolari.
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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