Chi è Maria di Nazaret?
Nella lettera ai Galati (4,4), san Paolo,
che non nomina mai la madre di Gesù nel suo epistolario, scrive che il Figlio
di Dio è “nato da donna”, a indicare
che egli è diventato uomo, figlio dell’umanità. Ogni uomo e ogni donna che
vengono al mondo, nascono da donna. Fin dalla Genesi (3,20), la donna è
chiamata “madre dei viventi”.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù, in due
momenti fondamentali della sua missione, si rivolge a sua madre chiamandola “donna”: alle nozze di Cana (2,4) e
dalla croce (19,26). Negli eventi culminanti della rivelazione di Gesù come
sposo – che dà il sangue e la carne, la vita, all’umanità-sposa – Maria è
rivelata come il prototipo e l’immagine della donna-sposa, di quella umanità che Egli è venuto a salvare e a
riportare al progetto originario del Padre.
«In
Cristo, infatti, il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo per
essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a
essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore
della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui
ci ha gratificati nel Figlio
amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle
colpe, secondo la ricchezza della sua grazia» (Ef 1,4-7).
“Donna”, dalla Genesi all’Apocalisse, “è la rappresentante e
l'archetipo di tutto il genere umano” (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 4) “Il paradigma
biblico della donna” (MD 22) è chiave
di lettura di tutta la storia della salvezza. “«Essere sposa», e dunque il «femminile», diventa simbolo di tutto
l'«umano»” (MD 25)
Maria, dunque, è quella precisa ragazza di
Nazaret, scelta e chiamata ad un rapporto unico e irripetibile con il suo Dio,
suo Creatore e Sposo e suo Figlio, ma è anche la rappresentante di tutta quella
umanità che Dio sceglie e ama, da prima della creazione del mondo, per unirla a
sé in una alleanza sponsale indissolubile e eternamente fedele.
A Cana e sul Calvario, Maria è la Donna che per prima, come
nell’annunciazione, consegna a Dio la sua fedeltà di sposa e di madre.
La prima donna madre di tutti i viventi – Eva - è la rappresentante di tutta
l’umanità peccatrice, infedele alla parola d’amore di Dio (Gn 3,1-7), ma
attraverso tutti i secoli questa umanità è rincorsa dall’amore di Dio, che non
si lascia vincere dall’infedeltà, perché è il Dio fedele al suo nome che è,
come rivelato a Mosè, “Io sono qui per
te- Eccomi”. Dio non può essere infedele a se stesso. Proprio per questa sua
fedeltà, fin dall’inizio Egli pronuncia la parola di salvezza:
«Il
Signore Dio disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto
il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e
polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Io
porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa
ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”» (Gen 3,14-15).
L’umanità redenta
E la donna
diventa la rappresentante dell’umanità redenta e fedele a Dio, non più schiava
e complice di satana, ma nemica del maligno e, attraverso la sua stirpe
– l’umanità nuova – vittoriosa sul male a cui schiaccia la testa superba.
Finalmente sposa redenta, «senza macchia
né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27) . In questa donna nuova noi riconosciamo i
lineamenti di Maria di Nazaret e nella sua stirpe l’umanità nuova-Cristo Gesù, «primogenito tra molti fratelli» (Rm
8,29). Anche noi, peccatori perdonati, siamo tra quei fratelli.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù chiama donna anche la samaritana al pozzo di
Giacobbe (4,21), l’adultera al tempio (8,10) e Maria di Magdala al sepolcro, la
mattina di pasqua (20,15).
Anche loro sono persone precise che
incontrano, sulle strade impervie e traviate della loro vita, il Salvatore. Ma
sono anche la donna-umanità ingannata
dal maligno, assetata di amore e pure incapace di amare, infedele all’amore di
Dio e dunque adultera.
Ma è questa la donna-umanità che Gesù è
venuto a cercare per renderla, attraverso la croce, sua sposa santa e immacolata come sua Madre.
Alla donna di Samaria, in cerca di un amore
che colmi la sete del suo cuore, Gesù si rivela come il messia, unico sposo che
può dissetarla e renderla fonte di acqua viva per i suoi fratelli, assetati
come lei. Alla donna adultera, Gesù sposo tradito offre il perdono che rinnova
la vita e toglie ogni vergognoso segno di peccato sul volto della sposa
rigenerata. Maria di Magdala, simbolo dell’umanità invasa e sommersa dal male –
posseduta da sette demoni e liberata da Gesù – è la sposa che nel nuovo
giardino all’alba della nuova creazione – il mattino di pasqua – cerca lo Sposo
e dallo Sposo è cercata e trovata. Nel primo giardino, Dio aveva perso l’umanità-sposa che aveva
seguito il nemico; nel giardino del sepolcro Gesù sposo ritrova, nell’amore di
Maria di Magdala, l’umanità-sposa amata
per la quale ha dato la carne e il sangue e lo Spirito.
In Maria di Nazaret il progetto di salvezza
del Padre è già pienamente realizzato:
- è la piena di grazia, nuova Gerusalemme
invitata alla gioia, perché il Signore suo Salvatore vive in lei e gioisce per
lei (cf Lc 1,28; Sof 3,14-17);
- è umanità capace di ascoltare il suo Dio, obbediente al quel primo comandamento del
libro del Deuteronomio (6,4-9), che Gesù stesso ricorda: “Ascolta, Israele!”
(Mc 12,29-30),
- è beata,
secondo l’esclamazione di Elisabetta,
perché crede alla Parola ricevuta (Lc 1,45); investita di quella
beatitudine proclamata da Gesù: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e
la osservano” (Lc 11,28) e “Beati coloro che hanno creduto” (Gv 20,29)
- è la donna nuova sposa salvata e fedele che
genera il figlio di Dio e figlio dell’uomo, uomo nuovo in perfetta comunione
con il Padre, primogenito tra molti fratelli.
Ascolto
e dialogo
Nella
Scrittura, ci è dato di conoscere per la prima volta Maria al momento
dell’Annunciazione – Lc 1,26-38.
Scopriamo una giovane donna con una
straordinaria attitudine all’ascolto della Parola e della storia in cui Dio
parla. Si parla di un angelo di nome Gabriele. Ma nella Scrittura l’angelo
indica un modo misterioso in cui Dio si rivela e il nome stesso –
Gabriele/forza di Dio – indica appunto uno spirito che manifesta la presenza
potente di Dio, non indica una figura corporea precisa. Non ci viene indicato
“cosa o chi” Maria ha visto, ma ci viene detto quale Parola ha ascoltato,
perché il Dio di Israele è un Dio che non si vede, ma parla ed è necessario
saperlo ascoltare. E attende risposta. Come un Padre. Come uno Sposo. E parla
attraverso la Scrittura e attraverso la Storia.
Come l’antica regina Ester a cui il padre,
da bambina, raccontava la Storia dell’amore di Dio per il suo popolo, Maria
conosce quella Storia e anche la Scrittura, forse ascoltate proprio dalle
labbra e dalla fede dei suoi genitori. Alle parole: “Rallegrati, il Signore è con te”, Maria resta turbata, perché
riconosce in esse la Parola rivolta dai profeti (Sof 3,14-17 e Zc 9,9), quindi
da Dio, alla città santa in cui Dio dimora. E si chiede che senso abbia quello
stesso saluto rivolto a lei. Riconosce nel “lieto annuncio” il compiersi delle
promesse di Dio al suo popolo. Colma di stupore e di fiducia, non teme di
dialogare con Dio e chiede come possa compiersi ciò che sembra in
contraddizione con la sua condizione presente di sposa che però ancora non
“conosce uomo”, perché non convive con il suo sposo. Deve forse affrettare
questa convivenza? Ma come potrebbe? Non sta a lei donna decidere sui tempi
stabiliti dalla tradizione dei padri.
E la Parola di Dio le chiede una risposta
di fede estrema: la vita nuova che già germoglia in lei non è frutto del seme
di Giuseppe suo sposo, ma è frutto dello Spirito di Dio. Inimmaginabile e
inaccettabile per la ragione, per l’esperienza umana di sempre, per la legge.
Ma Dio Padre e Sposo, che sta diventando anche suo Figlio, manifesta una
stupenda tenerezza e comprensione per questa piccola figlia a cui sta chiedendo
e dando tutto, in una vertigine di fede e di amore: anche Elisabetta sterile e
fuori dall’età, attende un figlio già da sei mesi, perché nulla è impossibile a Dio. E giunge allora la resa
appassionata di una piccola donna, che consegna la sua carne e il suo sangue,
il suo cuore e la sua fede e la vita all’Altissimo ineffabile e invisibile che,
in lei, sta diventando visibile, di nome Gesù, di carne e sangue e cuore come
lei: “Eccomi, sono la serva del Signore.
Avvenga per me la tua Parola”.
Lucia
Capriotti