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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
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Amore oltre ogni desiderio
Posted by Lucia Capriotti
Quella sera, Simone fissava le acque del lago; su quella riva aveva incontrato per la prima volta il Maestro; sui riflessi della luna incurvata a oriente, rivedeva l’incontro che aveva cambiato la sua esistenza e i giorni trascorsi con Lui. Ma soprattutto i riflessi argentei della luna gli riflettevano lo sguardo di Gesù, mentre usciva dalla casa di Caifa, la notte del tradimento. Era stata quella l’ultima volta che l’aveva visto; poi era fuggito fuori a piangere, mentre il cuore sussultava nel desiderio spasimante di una parola di perdono.
No, Simone, come tutti gli altri ad eccezione di uno, non lo aveva visto crocifisso, però... i segni dell’amore sulle sue mani, sui piedi e sul costato, Gesù, risorto, li aveva fatti contemplare e toccare anche a lui e agli altri, il giorno dopo il sabato, là nella sala della cena... Era una gioia strana quella che aveva provato, mescolata a timore e incredulità, a stupore e anche a rimpianto... a un lancinante pentimento...Quelle ferite aperte sul corpo misterioso del Risorto lo ferivano dentro e non sapeva ancora se di gioia o di dolore, o forse di tutt’e due...
Credendo di vincere il groviglio dei sentimenti, decise di andare a pescare e gli altri lo seguirono, ma quella notte ogni sforzo risultò inutile.

Le parole di Simone

Dice la Scrittura che la bocca parla per l’abbondanza del cuore. E quella notte, il mormorio delle onde del lago gli ripetevano l’eco delle parole che tante volte gli erano uscite dal cuore e dalla bocca davanti a Gesù, a volte senza sapere bene ciò che diceva, perché i pensieri del suo cuore non sempre erano i pensieri del cuore di Dio. Ma proprio quella sua parola schietta, sincera, immediata, aveva rivelato la semplicità e anche la debolezza del suo cuore di uomo. Sì, era un altro il discepolo che Gesù amava, ma su Simone il Maestro aveva sempre fissato lo sguardo in modo diverso, fin dalla prima volta.
“Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ti chiamerai Roccia”. Come aveva potuto permettersi di dirgli una cosa simile, con quale autorità? come poteva impossessarsi di lui fino a quel punto? ed era solo il primo incontro! Quella volta aveva taciuto solo perché lo stupore gli aveva paralizzato il cuore e la lingua. Avrebbe fatto bene a tacere altre volte, come quando, dopo una pesca strabiliante, gli aveva gridato: “Allontanati da me che sono peccatore!” E Lui, invece gli aveva promesso una pesca più importante. Poi quella volta sul monte: “Maestro, facciamo qui tre tende...” Davvero non sapeva neanche lui cosa stesse dicendo. Però, qualche volta le sue labbra avevano espresso l’abbondanza della fede che era fiorita quasi a sua insaputa nel suo cuore di uomo semplice, ma assetato di Dio. “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”, gli aveva risposto a Cesarea con entusiasmo. “Signore, tu solo hai parole di vita eterna”, era stata la professione di una fede sofferta e tentata, nella sinagoga di Cafarnao. Ma c’erano alcune parole che, ora, avrebbe voluto non aver mai pronunciato, a costo della vita, ma ormai... Avevano abbandonato da poco Cesarea e il suo entusiasmo si era scontrato con una inaccettabile profezia di sofferenza e di morte e lui aveva gridato: “No, Signore, questo non deve accaderti mai!”. Mai Gesù gli aveva detto una parola così dura e dolorosa: “Tu sei satana!”. E proprio quando quella profezia stava per compiersi, egli, Simone la Roccia, aveva sentito sciogliersi come cera il suo cuore per la paura e la delusione e anche la rabbia e per tre volte, di fronte a una serva, aveva giurato: “Non conosco quell’uomo”.

È il Signore!

Stentava a riconoscersi e a capirsi, Simone. La sua vita era stata sconvolta da un incontro e da un’esperienza che gli rivelava se stesso più dell’acqua del lago nei giorni di bonaccia assolata..., ma quell’immagine non gli piaceva: era deluso, terribilmente deluso di se stesso... neanche più pescare sapeva... Forse, quando avesse di nuovo visto il Maestro, avrebbe dovuto ripetergli la confessione struggente: “Allontanati da me che sono un peccatore”, ma ormai, davanti a lui, gli riusciva solo di tacere..., eppure, che desiderio ardente di vederlo, di ascoltare ancora la sua voce!
“Figlioli, non avete nulla da mangiare?”
Ora Simone non sapeva cosa fosse successo: un gesto di noia e di rassegnazione e aveva gettato con gli altri la rete a destra, secondo l’indicazione di quell’uomo sulla riva. Era l’alba: un giorno nuovo. Ma non riuscivano più a ritirare la rete... Ma questo era già successo un’altra volta...! “E’ il Signore!” gli aveva gridato quello che Gesù amava. E lui, Simone la Roccia era già in acqua; giunto prima degli altri sulla riva, lo osservava; quasi non lo riconosceva più; possibile che fosse così cambiato, in pochi giorni, o era cambiato lui, Simone o era la sua fede che, nell’ora delle tenebre aveva perso lo smalto? Intanto Gesù aveva preparato la colazione, li serviva; oh, allora se li serviva, allora era proprio lui!

Mi ami tu?

Ed ecco che lo chiamò in disparte: il cuore di Simone sussultò; era l’ora della verità, dopo la tragedia del rinnegamento. “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. “No, non è possibile che mi rivolga una domanda così, proprio a me!” Ora le parole facevano fatica a uscire dal cuore e dalla bocca di Simone; sarebbe stato più facile rispondere ad un rimprovero... E invece Lui, il Maestro crocifisso e risorto era venuto lì, all’alba, a rivolgergli una richiesta di amore, ma di quello totale! “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Ma Gesù aveva insistito ancora, fino a tre volte e Simone aveva avuto l’impressione dolorosa che Gesù stesse tentando di aprirgli il cuore, così come la lancia aveva aperto il suo. E allora Simone si consegnò totalmente, in un abbandono e una fiducia irreversibili: “Signore, tu sai tutto. Tu sai che ti voglio bene”.
Doveva, però, anche comprendere che Gesù non gli chiedeva un amore pieno solo per Sé; glielo chiedeva per l’umanità, quella umanità peccatrice, così uguale a Simone, che Egli, Gesù, aveva amato fino a morire. Simone la Roccia, dopo aver fatto l’esperienza drammatica della debolezza e del peccato, inseguito e raggiunto da un amore totale che lo rivestiva di perdono, riceveva in eredità un’umanità da amare, da perdonare, da servire, fino alla morte. Non si ama il Maestro senza ricevere una innumerevole schiera di fratelli e sorelle da amare, per i quali offrire la vita.
“Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” E aggiunse: “Seguimi”.
E Simone la Roccia, da quel momento, definitivamente, lasciò tutto e sacrificò la vita, sulle orme del Maestro, testimone coraggioso e fedele della gioia, della vita, dell’amore, insieme con il discepolo che Gesù amava e con tutti gli altri.
“Ciò che era fin dal principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi e ciò che le nostre mani hanno toccato... noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi annunciamo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1 Gv. 1, 1-4).




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