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Buon Natale
Posted by Anna Maria Berta
Carissimi,

l’Avvento e il Natale ci fanno contemplare la Parola che si fa “carne”. Una Parola non solo ascoltata, letta, ma che si fa visibile, presente: “… E il Verbo si fece carne e venne e ha messo la sua dimora in mezzo a noi” (Prologo Gv.1).


Questo tempo liturgico ci ripropone ogni anno la contemplazione di questa Parola che viene a noi… e come allora anche oggi il Figlio di Dio viene come messaggero di pace e accende una luce nuova per il popolo che cammina, oggi, nelle tenebre.


Mai come quest’anno sento la contraddizione del messaggio del Natale con quello che si sta vivendo a livello internazionale. Tutto ci appare precario: le grandi finanze… crollate; i poteri forti…non si capisce quale forza debbano manifestare; la corsa agli armamenti… non è terminata; a livello ecologico pare che le cose non stiano meglio; focolai di guerra stanno martoriando popolazioni intere, e popoli interi in un esodo continuo, fuggono dalla propria terra… Il grido che si ode in Rama e il pianto di Rachele che piange i suoi figli non si è ancora spento. Sta a noi, oggi, non soffocare questo pianto dietro le apparenze. Il mondo deve ascoltare Rachele e con lei piangere i figli che non sono più. Accanto a questo grido dobbiamo dire: Buon Natale! Non è una contraddizione. Se non sono capace di ascoltare il pianto di Rachele non posso avere voce per augurare Buon Natale. Buon Natale che significa annunciare la virtù cristiana della speranza e oggi, in questo mondo, è necessario annunciare che uno è il Principe della pace… il solo ad illuminare il mondo che cammina nelle tenebre.


Andiamo alla grotta di Betlemme, portando questo pianto di Rachele, certi di poter ripartire con la forza di Dio, che si manifesta nella debolezza del Bimbo deposto in una mangiatoia.


Per andare alla grotta di Betlemme è necessario fare il percorso di Giuseppe e di Maria. Non c’era posto per loro in città, sono andati fuori le mura. Escluso dalla città, Gesù nasce e inizia il suo pellegrinaggio sulla terra e con non poche difficoltà, non solo fuori le mura, ma per anni nello “stato di rifugiato” in Egitto.


Se vogliamo andare alla grotta, dobbiamo andare fuori le mura per evitare di vivere il Natale in un intimismo che ci chiude a noi stessi e al mondo. Andare alla grotta, uscire fuori le mura per portare in dono la nostra passione per il mondo e il nostro desiderio che il Regno di Dio venga oggi.


Andare alla grotta, uscire fuori le mura significa: “…perderci per ritrovarci in Cristo e farci con lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, ponte di incontro, forza unitiva…” (St. n.8).


Siamo nell’anno Paolino e mi pare di poter cogliere dall’Apostolo alcuni suggerimenti che ci possono aiutare ad andare alla grotta e uscire, insieme, fuori le mura.

Quando Paolo sperimenta l’incontro con il Dio vivente, sente la spinta istintiva ad uscire fuori le mura, andando alle genti per amore. Un andare che diventa imperativo: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!”. Paolo esce continuamente fuori le mura donandosi all’umanità in tutte le latitudini. L’Apostolo si rende conto che la gratuità della salvezza è universale. Questo annuncio non poteva essere solo per un piccolo gruppo.


La salvezza, che nasce dall’incarnazione, morte e resurrezione del Figlio di Dio non poteva essere per pochi intimi. Paolo, nella sua vita apostolica, è uscito e rientrato continuamente dalle mura delle città: “Mi sono fatto tutto a tutti…”. Andiamo alla grotta, usciamo fuori le mura, contempliamo il Dio che si è fatto Bambino e prendiamo forza per ritornare alla città, al mondo per annunciare:“La Parola si è resa visibile ed è presente in mezzo a noi”.



Buon Natale


Anna Maria
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