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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Per conoscerci meglio
Posted by Redazione di Vinculum
Laura Gonçalves, missionaria di Castelo da Maia - Porto (Portogallo), rispondendo a questa piccola intervista, testimonia come vive la sua vocazione di consacrata secolare, impegnata in vari campi.


Vuoi raccontarci un po’ del tuo percorso professionale?
Ho cominciato a lavorare a tredici anni, dopo aver completato la scuola primaria, in una fabbrica di calzini, ma dopo poco tempo in seguito ad una appendicite acuta fui ricoverata in una situazione di rischio, che mi lasciò anche delle conseguenze. Questo mi obbligò a lasciare il lavoro e ripresi così a studiare completando gli studi fino al diploma.
A diciotto anni fui assunta come impiegata nell'ambulatorio medico aperto nel mio comune di residenza: Castelo da Maia. Fu una sfida perché in quel periodo venne introdotta l'assistenza gratuita agli operai della costruzione civile. Eravamo un equipe formata oltre a me, da due medici e un'infermiera. Io dovetti assumere tutto il lavoro di segreteria, contabilità e accompagnare le visite mediche. Dopo l'orario di lavoro accompagnavo il dottore nelle visite a domicilio, e a volte ero io che misuravo la pressione e facevo iniezioni ai pazienti.
A 21 anni fui assunta definitivamente, con funzioni direttive, con un quadro di personale più ampio, e completai la mia formazione professionale con vari corsi. Dopo 33 anni di lavoro dove ho sempre cercato di dare il meglio di me stessa, in un attitudine di servizio e vicinanza agli altri, costruendo relazioni di amicizia che ancor oggi perdurano, fui invitata dal vice ministro della Sanità a promuovere il progetto della “ Donazione di Sangue” nella zona Nord del Portogallo. Ho visto in questo invito un'altra sfida a lavorare per il bene comune. perché questa era la situazione di allora: la maggior parte delle persone che si recava negli ospedali a "dare" il sangue lo faceva per interesse, per ricevere una retribuzione economica, alcuni davano il sangue in ospedali diversi, in più della quantità raccomandata, pregiudicando anche la loro salute. Un sabato in cui anch'io mi recai a donare il sangue, dovetti riempire un formulario e lì dichiarai che per me vendere il sangue era una forma di prostituzione. E fu in seguito a questo episodio che mi chiamarono a parlare nel primo congresso che si realizzò su questo tema.
Accettai quindi l'invito e cominciai a percorre il cammino che mi portò in parrocchie, scuole, caserme e fabbriche facendo l'appello a donare sangue in una forma altruistica. Non mancarono incomprensioni, ma grazie a Dio cominciarono anche a presentarsi i donatori. Cercavo di individuare le persone che avevano una certa” lideranza” e che in seguito organizzarono associazioni per poi portare avanti questo lavoro.
Ancora impegnata in questo lavoro , il sindaco mi invitò a assumere la responsabilità di un'altra istituzione che si occupava di accogliere le persone con deficienze mentali. Non mancavano risorse materiali ,ma sì risorse umane. Per accettare questo impegno, visto che avevo già lavorato 36 anni chiesi di andare in pensione.

Come è sorta l'idea di impegnarti nell’ Associazione Portoghese di genitori e amici del cittadino deficiente mentale che attualmente dirigi?
Come ho già detto fu una richiesta del Comune per cercare di dare una risposta a una necessità urgente rappresentata da questi cittadini dimenticati e a volte maltrattati. E’ stata un'altra avventura, un sogno, una scelta dei più deboli, come ci chiede lo Statuto della CM. Varie associazioni si erano già impegnate in questo campo, ma a causa delle grandi difficoltà che trovavano, finivano per desistere. Chiesi allora l'appoggio della APPPACDM di Porto , un associazione di grande credibilità, la quale mi affidò la responsabilità nel mio Comune.

Quali sono i principali problemi che questo lavoro mette in evidenza? Che risposte riuscite a dare?
In primo luogo sentiamo la mancanza di risorse umane. E' difficile trovare persone che si sentano chiamate a lavorare con persone con deficienze mentali che esigono attenzione, affetto pazienza, ma anche fermezza. Lo stesso Direttivo, che è composto dai propri familiari dei disabili, molte volte non assume la propria responsabilità, lasciando a me le decisioni delle difficoltà che si presentano.
Un altro problema è la mancanza di mezzi finanziari. Il Comune ci dà dei sussidi ma non sono mai sufficienti, anche le famiglie che dovrebbero pagare una mensilità a volte non possono farlo o ritardano molto. Da parte della società civile poi non sempre c’è sensibilità per questi problemi. A volte io devo intervenire non solo dando molte ore di lavoro, ma anche anticipando soldi, togliendoli dalla mia pensione. Ma l’aiuto di Dio non manca e l’Opera sta crescendo. In questo momento possiamo accogliere 43 utenti e in breve cominceremo a costruire una struttura residenziale per 24 utenti e un Centro di attività per altri 40.

Come hai vissuto e vivi la tua missione di consacrata secolare nello svolgimento dei diversi impegni che ti sono stati affidati?
Io ho scelto di consacrarmi al Signore e ogni giorno rinnovo questa mia offerta, in atteggiamento di umiltà, lasciando che Dio, attraverso me, realizzi il suo progetto di servizio ai fratelli, mettendoci la mia competenza e il mio amore, cercando sempre di promuovere i valori di pace e di giustizia.

E come vivi oggi la tua spiritualità d'amore, e di comunione nel delicato lavoro nell'associazione che dirigi?
Cerco di fare mio il modo di Gesù che è venuto per servire e non per essere servito: cercando di vivere questo ideale in un’ intensa e operosa unione con Cristo: accettando di rimanere in questo posto, che altri non vogliono assumere, perché implica grandi responsabilità e molti rischi, in un atteggiamento di speranza e di fiducia in Dio lasciandomi condurre e guidare da Lui

Appartieni a un Istituto che si chiama Compagnia Missionaria , come esprimi questa dimensione nella tua vita?
Prima di tutto accogliendo con umiltà e serenità la volontà di Dio, cercando di mantenermi aperta ai segni dei tempi e alle situazioni concrete che mi si presentano. Molte volte ho lasciato perdere i miei progetti per assumere con timore e tremore quello che Dio mi chiedeva senza sapere dove mi avrebbe portato. Spinta solo dalla passione per Dio e per il mondo.

Oltre al lavoro professionale, che altri impegni hai assunto nella chiesa, nell'Istituto e nella società?
Nella mia parrocchia sono stata catechista per circa 48 anni, e ora faccio parte della Pastorale della Sanità. In Diocesi collaboro ancora con il Segretariato delle vocazioni e nel Segretariato regionale della Federazione degli Istituti secolari: questi impegni mi fanno sentire in comunione con la Chiesa, li vivo con responsabilità, dando suggerimenti e pareri e svolgendo compiti in una linea di comunione e carità evangelica.
Nella società ho svolto due mandati nel Consiglio Provinciale e un mandato in Comune.
Nell’ultima Assemblea della Compagnia Missionaria sono stata eletta Consigliera e attualmente faccio quindi parte del Consiglio Centrale.

Hai sempre vissuto una vita fortemente impegnata. Dove trovi la forza per continuare a vivere con fedeltà il tuo servizio e per vivere in equilibrio in mezzo a una vita molto attiva?
La forza la trovo nella preghiera, nel dialogo, nell'ascolto della Parola di Dio e partecipando ogni giorno all’Eucaristia, che poi tento di vivere nella mia vita. Cerco di pregare con la vita, e pregare le situazioni concrete. Nella totale dipendenza da Dio, nella certezza che "in Lui tutto posso", nell'abbandono e nella fiducia nella sua misericordia e sempre con la certezza di essere uno strumento nelle sue Mani. Questo mi aiuta anche a vivere in armonia e mantenere l’equilibrio tra l’essere e il fare, e a dare l’attenzione a quello che è essenziale. La pace e la serenità interiore, che grazie a Dio predominano in me, sono il barometro che il mio sì è vivo e mantiene la freschezza dell’inizio.

Che messaggio ti piacerebbe dare ai giovani che sono alla ricerca di un senso nella vita?
Prima di tutto vorrei dire loro, gridando ben alto che Dio li ama molto e si aspetta molto da loro.
Mi piacerebbe dire loro:

 Che si lascino innamorare di Gesù Cristo, che seguano le sue orme di amore e di donazione a Dio e ai fratelli.
 Che impostino la loro vita su criteri e valori di giustizia sociale, di carità evangelica.
 Che abbiano il coraggio di rispettare la propria vita e quella degli altri, che cerchino di amare con gratuità.
 Che non si illudano con le facilità che il mondo offre loro e che cerchino la felicità che viene da Dio.Terminando con le parole del papa Giovanni Paolo II
“Giovani, siate giovani, non mettete la vostra vita in garage, ma al servizio di Dio e degli uomini”



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