Intervista a Albina Pinho
Bina puoi presentarti , raccontaci la tua vita..la tua storia?
Sono nata
nel mese di marzo del 1956, in un piccolo paesino chiamato Santo Tirso del
comune di Porto (Portogallo) in
una famiglia con sette figli.
Dopo venti anni presi la decisione di
continuare a lavorare in proprio rimanendo a casa mia, anche perché mio padre
cominciava ad avere problemi di salute e di età.
In
seguito hai scelto la CM. Come ha reagito la tua famiglia?
Questa avventura così svariata e allo
stesso tempo impegnativa mi portò a riflettere sulla mia vita: cosa fare, cosa scegliere?
A livello vocazionale sentivo l’esigenza di una scelta diversa dalle solite:
matrimonio, il convento, non avevo chiaro cosa scegliere. In quel periodo della mia vita avevo trascorso alcuni
anni senza svolgere attività nella parrocchia. Ripresi quindi i contatti: mi
inserii nel coro e
nella catechesi dove conobbi Laura, missionaria
del gruppo di Porto. Un
giorno, mi invitò a casa della Compagnia Missionaria dove conobbi Lucia Correia
e Teresa Castro. Subito dal primo
contatto con loro mi sono sentita a mio agio, come fossi a casa mia. Nonostante
questa impressione e in seguito pur frequentandole non capivo bene ancora cosa
fosse la CM, l’Istituto secolare…Ricordo che ci volle del tempo prima di
scoprire che, forse era questo il luogo che cercavo per la mia vita futura. In
seguito, ho cominciato a partecipare ai
loro ritiri, a capire di più la loro realtà soprattutto cosa voleva dire laica
consacrata dentro il mondo, tutte cose a me nuove. Il tempo passava e questo
accresceva in me la volontà di donarmi a una vita di servizio nella chiesa e
nel mondo. Capivo che questo era quanto cercavo. Dio mi veniva incontro come un
Padre provvidente, presentandomi diversi cammini. Nel frattempo, scoprivo anche
alcuni segni che rafforzavano la mia decisione: la devozione al Sacro Cuore di
Gesù che mia mamma aveva trasmesso a tutta la nostra famiglia, il gruppo della
CM che mi faceva sentire in casa, lo stile di vita sobrio che vivevano, sapere che c’erano missionarie anche in
Africa. Questo era il sogno che avevo fin da piccola e che ancora desideravo
realizzare.
La vita è piena di sfide, una dovevo assolutamente affrontare:
comunicare alla mia famiglia la decisione che stavo per prendere. Non fu
facile, soprattutto far capire loro che la mia scelta non era il convento,
ma un modo nuovo di vivere la
consacrazione nel mondo. Sono stati momenti di prova che il Signore ha permesso
e mi hanno aiutato ad assumere meglio la mia vocazione. Man mano che il tempo
passava, la mia famiglia comprese meglio e accettò serenamente questa mia
scelta di vivere in famiglia la mia consacrazione. E questo mi diede coraggio
per continuare il cammino.
Quando
hai cominciato la tua avventura in Africa: Guinea Bissau…Mozambico…
La chiamata di partire per la missione è
stata sempre presente nel mio cuore. Nel 1989, la CM mi fece la proposta di
partire per il Mozambico. Un sogno che come dicevo, avevo fin da bambina! La
mia prima reazione fu quella di ringraziare il Signore, esultavo di gioia! Però
mi chiedevo: come farò a comunicarlo alla mia famiglia? Ma Dio aveva preparato
per me un progetto ben diverso. Passò solamente un mese dalla proposta, quando
il Signore chiamò nel suo regno la mia mamma. Allora la mia vita cambiò
direzione perché dovetti rinunciare per aiutare mio padre e mio fratello che
aveva appena diciotto anni. Così la porta appena aperta si era chiusa e rimase dentro di me la
sofferenza di aspettare altri ventidue anni prima di partire! La mia vita
cambiò e all’improvviso diventò complicata: gestire la casa, il lavoro
professionale, la parrocchia, il gruppo…E dentro di me la domanda: come superare questa perdita della mamma?
In questo periodo ci sono stati anche
momenti di crescita spirituale, di impegno, donazione, gratuità, spirito di
servizio…tutto era diventato un atto di continua donazione. Il salmo 23 diventò il mio sostegno diario; nelle
parole incontravo la forza per ricominciare ogni giorno: “Il Signore è il mio pastore
niente mi manca…”.
La prima esperienza missionaria
risale al 2009: quarantacinque giorni in
Guinea Bissau La mia famiglia che conosceva bene i miei sogni, mi sostituì nei
lavori di casa in questo periodo per darmi la possibilità di fare questa
piccola esperienza. Nel 2010 trascorsi trenta giorni in Mozambico. In questo
stesso anno morì mio padre, 21 anni dopo la morte di mia mamma.
Nel 2011 inizia la mia presenza più
prolungata in Africa.
Dopo aver dialogato con i miei fratelli (
Luigi il più giovane non era ancora
sposato), tutti furono d’accordo per collaborare in quanto fosse necessario pur
di aiutarmi a realizzare il mio sogno. Ringrazio
Dio per il dono della mia famiglia la quale dopo aver capito la mia scelta di
vita è stata sempre al mio fianco per
appoggiarmi.
Destino: Guinea Bissau: Sono partita con
una stretta al cuore perché lasciavo dietro di me cinquantacinque anni di vita
tessuta da piccoli ritagli, uniti tra loro, che davano un colore nuovo al mio
essere consacrata nella CM al servizio della chiesa e del mondo. Anni di
crescita umana e spirituale, dove ho imparato a contemplare la bellezza della
cose semplici della vita, recuperare la felicità e la speranza, valori che ho sempre
sentito dentro di me.
E’ così il 25 luglio 2011 arrivo in terra africana, precisamente in Guinea
Bissau e questa volta per un tempo più lungo. Ricordo che un’aria calda mi ha
avvolto al momento in cui scendevo
dall’aereo e mi ha fatto prendere subito coscienza che non solo il clima era ben diverso del mio abituale, ma anche la
cultura, gli usi e i costumi sarebbero
stati diversi dall’Europa. L’accoglienza che mi fecero le missionarie del
gruppo della Guinea ( composto da Teresa Castro, Antonieta e Ivone consacrate e
da Nhamo in formazione) facilitò il mio inserimento nel gruppo. Era anche la
mia prima esperienza in un gruppo di vita fraterna ( la mia scelta nella CM è
di vita in famiglia). Mi sono sentita subito a casa, mi adattai molto bene, non
ebbi problemi di salute. Considerai tutto una grande grazia che il Signore mi
concedeva e un segno per la mia permanenza e continuità in questa terra. Mi
presentavo con un unico progetto: essere a servizio del gruppo in tutto quanto
avesse bisogno, totalmente disponibile.
E così avvenne: collaboravo nella gestione della casa e nella segreteria della “Scuola di S. Paolo”.
In poco tempo ho capito la sofferenza di
questo popolo, le difficoltà che incontrava a vivere con tante precarietà.
L’aspetto che più mi colpiva ed era molto carente riguardava la poca efficienza nel campo della salute;
anche l’Ospedale centrale non aveva a disposizione mezzi o strutture per dare
più sicurezza e assistenza alla gente.
Tuttavia, anche per questa esperienza sono
grata al Dio della mia vita, per tutto
quanto mi ha dato da vivere in questa bellissima terra, per la sua Bontà,
Tenerezza e Misericordia.
Sono stati sei anni ricchi di avvenimenti belli e meno belli, (come ogni vita ,dove ci sono rose e
anche spine) che mi hanno aiutato a
vedere la vita in altra forma a dare valore alle piccole cose, soprattutto a
capire che non è necessario possedere molto per essere felici e sentirsi
realizzati. Ci vuole solamente un cuore per amare e lasciarsi amare come ha
fatto Gesù.
Alla fine del 2017, dopo sei anni di Guinea
Bissau, sono rientrata in Portogallo.
Nel 2018 e dopo aver trascorso un po’ di
tempo con la mia famiglia, mi sono messa ancora disponibile per la CM: in Africa oppure dove fosse più necessario. Mi fu
proposto Invinha, in Mozambico…
Com’è
il tuo lavoro, la missione che svolgi oggi?
Ho accettato la proposta di andare ad
Invinha - Guruè, nord del Mozambico ed è qui che ora mi ritrovo a scrivere un
po’ di storia della mia vita e a ricostruire il percorso dei cammini fatti fino
ad oggi.
Sono arrivata il giorno 14 di maggio del
2018, in un luogo di grande bellezza naturale. Un posto poco abitato, un
ambiente calmo con un panorama spettacolare, circondato da una cordigliera di montagne…e dove soprattutto lo sguardo aiutato dalla
meraviglia e dalla contemplazione, può
andare anche oltre! Le varie tonalità del verde della vegetazione e la pianura
delle piantagioni di té incantano!
Il mio impegno in casa: non so bene come
definirlo: con l’aiuto di Dalaina e Isabel, svolgiamo i lavori di casa, dei
campi ( machamba), faccio un po’ di tutto, collaborando con le altre. Con noi
vivono 11 ragazze che stanno facendo un cammino di discernimento. A noi
consacrate è affidato il compito e la responsabilità di creare un ambiente
familiare e formativo, facendo conoscere, attraverso la nostra vita, la nostra
vocazione missionaria di consacrate al servizio della chiesa e del mondo.
In questo ambiente africano, la
consacrazione secolare non è ben capita dalle persone che ci conoscono, ma per
quanto dipende da noi cerchiamo ogni occasione per chiarire lo stile della
nostra vita, di camminare con questo popolo semplice e sofferente, quasi
dimenticato e abbandonato alla sua sorte.
Lodo il Signore, che sempre mi accompagna
con la sua forza e la luce del suo Spirito. Ho la certezza che è Lui che
conduce la mia vita, e a Lui va la mia gratitudine per dire come Maria il mio
SI’, continuando con la mia fedeltà il progetto della mia vita.
Una vita…un cammino…