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Pensieri extra-vaganti
Posted by Maria Grazia Virdis

Consegnarsi

Consegnata: vorrei vivere consegnata, fino in fondo.

Non posso guardare al Crocifisso e tenere qualcosa per me. Ma c’è una paura nel cuore, la paura della vulnerabilità. Guardare l’altro, e lasciarsi guardare, spalanca il nostro mistero, apre a noi il mistero di chi guardiamo con occhi amici. E poi le difese si alzano.

Vorrei fare il secondo miglio col mio fratello, anche mille miglia, sulla parola del Signore. Ma non riesco a sfondare il mio limite, le mie chiusure. È paura? È prudenza?

Vorrei sentirmi consegnata, tutta proprietà di Dio. Lui non ha messo un confine nel suo

Amore, ci ha consegnato se stesso nel Figlio, ci ha consegnato la sua vita di relazione nello Spirito. Non ha nulla tenuto per sé. Ha dato TUTTO.

Come rispondere, che cosa rendere al Signore per quanto mi ha dato?

ECCOMI:

Consegnata a Dio nella CM,

Nella Chiesa,

Nell’umanità tutta,

Consegnata in quel noi che dice Padre nostro!

ECCOMI:

Posso entrare in quella libertà dei figli, nell’obbedienza, sicura che incontrerò il mio Signore.

Ho sete

Il salmo 63, voce degli assetati, dei cercatori di Dio, la cui anima è terra deserta e arida

A volte è facile sentirci nei panni del salmista, altre volte le labbra pregano e il cuore è lontano. Per chiedere l’acqua, come la Samaritana, dobbiamo incontrare il Cristo. E pensavo, come pregava Gesù questo salmo? «Padre, ho sete di te, di tornare a te, anch’io peno in questo mio esilio!», ma forse anche così «Padre, ho sete che la tua volontà sia compiuta fino in fondo, ho sete dell’uomo, di ogni uomo che tu, Padre, hai affidato alle mie mani, Maria Grazia, ho sete di te!».

Non so se i miei pensieri extra-vaganti sono ortodossi, ma ridà spirito alle parole sapermi chiamata per nome da un Dio che ha sete di me.

Sì Signore, ho solo una brocca per attingere, il mio cuore, la mia vita: ecco, è per la tua sete.


“Ascolta Israele”

“Samuele! Samuele!” “Maria Grazia, Maria Grazia!”

Come mi piacerebbe, Rabbunì, non lasciar cadere neanche una tua parola! Ascolto, spesso

distratta, ma quando l’ascolto si fa vivo me ne sento avvolta, travolta. Non è una parola che posso tradurre, è una parola che mi pervade, è linfa che scorre nella mia vita, è parola che mi diventa acqua e cibo. È parola viva, ma non ci capisco niente. Eppure non potrei farne a meno.

Mi domando, Signore, non vorrai mica che studi alla Gregoriana per capirti?

Per ora so questo: io ti ascolto come una bambina seduta sulle ginocchia di suo Padre. E le parole che tu mi hai detto, e hanno cambiato la mia vita, non hanno avuto bisogno di traduttori, di esegeti, di teologia o ermeneutica, mi hanno penetrato il cuore così, come le ho trovate scritte, e in lingua italiana, perché non conosco né l’ebraico, né l’aramaico. Né ho mai percorso le strade della Palestina.

Signore, come a Giacobbe, mi hai preparato una scala, e lì salirò finché tu vorrai darmi la tua benedizione, a costo di soffrire di sciatalgia per tutta la vita:

Cammina alla mia presenza

Sta in silenzio davanti al Signore e spera in lui

Rabbunì

Signore!

Eterna è la sua misericordia

Padre

Spirito paraclito

Maria

E poi parole immagini:

L’emorroissa

Talitha kum! Ragazzina, alzati!

Il paralitico calato dal tettuccio

Zaccheo, piccolo, che ti spia da una pianta di sicomoro

Il gesto d’amore del profumo di nardo, l’unzione regale che ti ha offerto una donna

E ancora nella mia infanzia due imperativi:

Lasciate che i bambini vengano a me

Traffica i talenti che Io ti ho dato

E oggi il tuo cuore trafitto:

ECCO, SIGNORE, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’

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