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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
amore oltre ogni desiderio
 
Quella sera, Simone fissava le acque del lago; su quella riva aveva incontrato per la prima volta il Maestro; sui riflessi della luna incurvata a oriente, rivedeva l’incontro che aveva cambiato la sua esistenza e i giorni trascorsi con Lui. Ma soprattutto i riflessi argentei della luna gli riflettevano lo sguardo di Gesù, mentre usciva dalla casa di Caifa, la notte del tradimento. Era stata quella l’ultima volta che l’aveva visto; poi era fuggito fuori a piangere, mentre il cuore sussultava nel desiderio spasimante di una parola di perdono. No, Simone, come tutti gli altri ad eccezione di uno, non lo aveva visto crocifisso, però... i segni dell’amore sulle sue mani, sui piedi e sul costato, Gesù, risorto, li aveva fatti contemplare e toccare anche a lui e agli altri, il giorno dopo il sabato, là nella sala della cena... Era una gioia strana quella che aveva provato, mescolata a timore e incredulità, a stupore e anche a rimpianto... a un lancinante pentimento...Quelle ferite aperte sul corpo misterioso del Risorto lo ferivano dentro e non sapeva ancora se di gioia o di dolore, o forse di tutt’e due... Credendo di vincere il groviglio dei sentimenti, decise di andare a pescare e gli altri lo seguirono, ma quella notte ogni sforzo risultò inutile. Le parole di Simone Dice la Scrittura che la bocca parla per l’abbondanza del cuore. E quella notte, il mormorio delle onde del lago gli ripetevano l’eco delle parole che tante volte gli erano uscite dal cuore e dalla bocca davanti a Gesù, a volte senza sapere bene ciò che diceva, perché i pensieri del suo cuore non sempre erano i pensieri del cuore di Dio. Ma proprio quella sua parola schietta, sincera, immediata, aveva rivelato la semplicità e anche la debolezza del suo cuore di uomo. Sì, era un altro il discepolo che Gesù amava, ma su Simone il Maestro aveva sempre fissato lo sguardo in modo diverso, fin dalla prima volta. “Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ti chiamerai Roccia”. Come aveva potuto permettersi di dirgli una cosa simile, con quale autorità? come poteva impossessarsi di lui fino a quel punto? ed era solo il primo incontro! Quella volta aveva taciuto solo perché lo stupore gli aveva paralizzato il cuore e la lingua. Avrebbe fatto bene a tacere altre volte, come quando, dopo una pesca strabiliante, gli aveva gridato: “Allontanati da me che sono peccatore!” E Lui, invece gli aveva promesso una pesca più importante. Poi quella volta sul monte: “Maestro, facciamo qui tre tende...” Davvero non sapeva neanche lui cosa stesse dicendo. Però, qualche volta le sue labbra avevano espresso l’abbondanza della fede che era fiorita quasi a sua insaputa nel suo cuore di uomo semplice, ma assetato di Dio. “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”, gli aveva risposto a Cesarea con entusiasmo. “Signore, tu solo hai parole di vita eterna”, era stata la professione di una fede sofferta e tentata, nella sinagoga di Cafarnao. Ma c’erano alcune parole che, ora, avrebbe voluto non aver mai pronunciato, a costo della vita, ma ormai... Avevano abbandonato da poco Cesarea e il suo entusiasmo si era scontrato con una inaccettabile profezia di sofferenza e di morte e lui aveva gridato: “No, Signore, questo non deve accaderti mai!”. Mai Gesù gli aveva detto una parola così dura e dolorosa: “Tu sei satana!”. E proprio quando quella profezia stava per compiersi, egli, Simone la Roccia, aveva sentito sciogliersi come cera il suo cuore per la paura e la delusione e anche la rabbia e per tre volte, di fronte a una serva, aveva giurato: “Non conosco quell’uomo”. È il Signore! Stentava a riconoscersi e a capirsi, Simone. La sua vita era stata sconvolta da un incontro e da un’esperienza che gli rivelava se stesso più dell’acqua del lago nei giorni di bonaccia assolata..., ma quell’immagine non gli piaceva: era deluso, terribilmente deluso di se stesso... neanche più pescare sapeva... Forse, quando avesse di nuovo visto il Maestro, avrebbe dovuto ripetergli la confessione struggente: “Allontanati da me che sono un peccatore”, ma ormai, davanti a lui, gli riusciva solo di tacere..., eppure, che desiderio ardente di vederlo, di ascoltare ancora la sua voce! “Figlioli, non avete nulla da mangiare?” Ora Simone non sapeva cosa fosse successo: un gesto di noia e di rassegnazione e aveva gettato con gli altri la rete a destra, secondo l’indicazione di quell’uomo sulla riva. Era l’alba: un giorno nuovo. Ma non riuscivano più a ritirare la rete... Ma questo era già successo un’altra volta...! “E’ il Signore!” gli aveva gridato quello che Gesù amava. E lui, Simone la Roccia era già in acqua; giunto prima degli altri sulla riva, lo osservava; quasi non lo riconosceva più; possibile che fosse così cambiato, in pochi giorni, o era cambiato lui, Simone o era la sua fede che, nell’ora delle tenebre aveva perso lo smalto? Intanto Gesù aveva preparato la colazione, li serviva; oh, allora se li serviva, allora era proprio lui! Mi ami tu? Ed ecco che lo chiamò in disparte: il cuore di Simone sussultò; era l’ora della verità, dopo la tragedia del rinnegamento. “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. “No, non è possibile che mi rivolga una domanda così, proprio a me!” Ora le parole facevano fatica a uscire dal cuore e dalla bocca di Simone; sarebbe stato più facile rispondere ad un rimprovero... E invece Lui, il Maestro crocifisso e risorto era venuto lì, all’alba, a rivolgergli una richiesta di amore, ma di quello totale! “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Ma Gesù aveva insistito ancora, fino a tre volte e Simone aveva avuto l’impressione dolorosa che Gesù stesse tentando di aprirgli il cuore, così come la lancia aveva aperto il suo. E allora Simone si consegnò totalmente, in un abbandono e una fiducia irreversibili: “Signore, tu sai tutto. Tu sai che ti voglio bene”. Doveva, però, anche comprendere che Gesù non gli chiedeva un amore pieno solo per Sé; glielo chiedeva per l’umanità, quella umanità peccatrice, così uguale a Simone, che Egli, Gesù, aveva amato fino a morire. Simone la Roccia, dopo aver fatto l’esperienza drammatica della debolezza e del peccato, inseguito e raggiunto da un amore totale che lo rivestiva di perdono, riceveva in eredità un’umanità da amare, da perdonare, da servire, fino alla morte. Non si ama il Maestro senza ricevere una innumerevole schiera di fratelli e sorelle da amare, per i quali offrire la vita. “Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” E aggiunse: “Seguimi”. E Simone la Roccia, da quel momento, definitivamente, lasciò tutto e sacrificò la vita, sulle orme del Maestro, testimone coraggioso e fedele della gioia, della vita, dell’amore, insieme con il discepolo che Gesù amava e con tutti gli altri. “Ciò che era fin dal principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi e ciò che le nostre mani hanno toccato... noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi annunciamo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1 Gv. 1, 1-4).
statuto
 
Capitolo I IL NOSTRO ISTITUTO "Uno dei soldati colpì il fianco di Gesù con la lancia e subito ne usci sangue ed acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza é vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate" (Gv.19,34-35) 1. La Compagnia Missionaria del Sacro Cuore é un Istituto Secolare de Diritto Pontificio che trova nella spiritualità d'amore e di oblazione, colta dalla Sacra Scrittura ed espressa in modo culminante dal mistero del Cuore trafitto di Cristo, l'alimento della sua vita interiore e della sua missione. L'Istituto si regge a norma del diritto comune e del presente Statuto. 2. Noi missionarie, scelte da Dio, vogliamo scegliere Dio come pienezza delle aspirazioni della nostra vita. Il presente statuto traccia lo stile e le modalità della nostra donazione, le cui componenti essenziali sono: Spiritualità d'amore e di oblazione che ci rende incarnazione viva di Cristo e ci porta a fare "comunione" con tutti nell'autenticità della nostra fede; contemplazione che si ispira all'esempio di Maria per aderire sempre più alla persona di Cristo, al mistero del Cuore ed annunciare il suo amore; vita di consacrazione mediante i voti di povertà, castità, obbedienza, vissuti in ordine alla carità evangelica e professati in mezzo alle realtà del nostro ambiente e del nostro tempo; missione particolare dell'istituto di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo: 3. Il nostro istituto contempla anche un ramo di membri in senso ampio, d'ambo i sessi, che partecipano alla spiritualità e alla missione della CM ma non assumono alcun obbligo sociale di voti. Sono Chiamati "Familiares" ed hanno un loro specifico statuto. 4. Fin dalle origini della CM, Maria viene considerata "direttrice generale e perpetua" perché abbia a regnare nella nostra famiglia quale madre, guida e custode. Sono stati inoltre scelti come santi protettori: san Giuseppe, sposo di Maria e modello di coraggio e di fiducia in Dio nella vita quotidiana; san Giovanni evangelista e santa Teresa del Bambino Gesù, maestri del nostro cammino nella via dell'amore; san Paolo apostolo e san Francesco Saverio, quali guide alla nostra missione di annuncio evangelico. Capitolo II LA NOSTRA FISIONOMIA La Spiritualità della Compagnia Missionaria "Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione é col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta". (1 Gio.1,3-4) "Nell'Ecce venio di Cristo e nell'Ecce ancilla di Maria é compendiata tutta la nostra vocazione e il nostro fine, il nostro dovere e le nostre promesse" (P.Dehon) 5. La nostra spiritualità scaturisce dalla contemplazione di Cristo nel mistero del suo Cuore trafitto (cfr.Gv.19,37), segno di amore per gli uomini, sorgente di vita ecclesiale, strumento di universale redenzione. 6. Come missionarie del Sacro Cuore, siamo chiamate a vivere la vita di amore sino a farci comunione con Dio e con i fratelli, secondo il modello che Cristo ci ha lasciato, e ad imitazione della prima comunità cristiana (cfr.At.2,42) 7. Questo ideale lo vivremo soprattutto in un'intensa e operosa unione a Cristo. Con lui e assieme a tutta l'umanità, ci offriremo al Padre, in docilità allo Spirito, come oblazione viva, santa e gradita a Dio (cfr.Rom12,1), nell'accoglienza umile e serena della sua volontà in qualunque forma si manifesti. Come Gesù e la Madonna ci manterremo aperte al "sì" (cfr.Eb.10,5-9; Lc.1,38) e disponibili al "servizio" per amore (cfr. Gv.13,12-17). 8. Fare comunione con i fratelli significa soprattutto "perdersi" per ritrovarsi in Cristo e farsi con Lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, ponte di incontro, forza unitiva....con le sorelle e i fratelli di ideale, con i familiari e con tutti gli uomini. 9. Pertanto, aiutate efficacemente dallo Spirito Santo che educa il cuore degli uomini e lo mantiene nuovo nell'amore, ci sentiremo impegnate a presentarci in tutto e sempre dalla carità, segno visibile della presenza di Dio che é amore (cfr. 1Gv.4,8). L'amore dominerà quindi tutte le espressioni della nostra vita e apparirà evidente nella testimonianza, espressa mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la semplicità, l'accoglienza di tutti gli uomini come fratelli. 10. La vita d'amore così vissuta farà di noi un complemento reale dell'immolazione di Cristo e ci renderà cooperatrici di redenzione all'interno del mondo. Per questa finalità valorizzeremo tutta la nostra vita con le sue gioie e speranze, con il suo peso di lavoro, di fatica e di prova, in comunione con le sofferenze e la morte di Cristo (cfr.Col.1,24). La missione della Compagnia Missionaria "Lo Spirito del Signore é sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc.4,18-19). "Gesù Cristo é stabile principio e centro permanente della missione che Dio stesso ha affidato all'uomo" (RH n.11). 11. La nostra missione, come la spiritualità, nasce e si alimenta al Cuore di Cristo. Il costato trafitto è come un epilogo che riassume ed insieme suggella tutto l'ineffabile mistero dell'amore divino, che si é donato nel Cristo e che nella sua efficacia, perdura perenne nella Chiesa. 12. Chiamate da Dio a collaborare al piano di redenzione del Padre, ci impegniamo a svolgere la nostra missione di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo mediante la nostra vita di consacrate secolari attraverso l'evangelizzazione e la promozione umana. 13. La prima espressione del nostro annuncio evangelico é quella di vivificare con la forza del Vangelo, nello spirito che ci é proprio, l'ambiente in cui viviamo, perché ogni uomo ritrovi se stesso in Cristo. 14. Un'altra fondamentale collaborazione al disegno di Dio è per noi l'attività per la promozione e la liberazione dell'uomo, incrementando all'interno delle strutture temporali, i valori di giustizia, di unità, di speranza, di pace, di solidarietà (cfr.EN nº70). 15. Anche mediante il lavoro professionale, compiuto con competenza e secondo la nostra spiritualità, partecipiamo alla missione della CM. Sull'esempio della vita di Gesù a Nazaret, che ha voluto essere "lui stesso provato in ogni cosa a somiglianza di noi, escluso il peccato" (Eb.4,15), saremo cooperatrici della salvezza di Dio al mondo. 16. La nostra missione si esprime anche attraverso: l'annuncio della Parola di Dio mediante la catechesi, incontri di carattere formativo e di spiritualità, corsi di missioni parrocchiali, preferendo luoghi e persone meno favoriti; il servizio di collaborazione alle giovani chiese e alle terre (Africa, America latina...) che sono campo di missione e dove l'evangelizzazione e la promozione umana sono più urgenti; l'attenzione e il servizio ai fratelli più poveri, agli ammalati, agli emarginati condividendo, se possibile, la stessa situazione di vita; l'animazione cristiana del tempo libero, usando mezzi e iniziative adatte alle esigenze dei tempi. 17. La missione sarà attuata secondo le possibilità e la situazione di vita di ciascuna di noi, dopo aver verificato nella preghiera e nel colloqui con le responsabili dell'istituto le indicazioni che vengono dallo Spirito, anche attraverso gli appelli più urgenti della realtà concreta in cui siamo inserite. Iniziative missionarie che coinvolgono la responsabilità e l'impegno di più missionarie associate o di un intero gruppo saranno sempre assunte e svolte in piena intesa con l'Ordinario del Luogo. 18. La disposizione con cui vivremo la nostra missione sarà di continua comunione con il Padre e con il figlio suo Gesù Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, con tutta la chiesa, le sorelle e i fratelli di ideale. Ci lasceremo guidare da Maria perché, ovunque ci troviamo e lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di Cristo. Capitolo III I MEMBRI DELL'ISTITUTO "Io non sono più del mondo; essi invece sono del mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi" (Gv.17,11). "A voi è affidata questa esaltante missione: essere modello di instancabile impulso alla nuova relazione che la Chiesa cerca di incarnare davanti al mondo e al servizio del mondo" (Paolo VI agli I.S. 2.2.1972). 19. Le missionarie vivono nelle condizioni ordinarie del mondo, assumendo le varie situazioni esistenziali: famiglia, gruppo, lavoro, apostolato come realtà teologiche della propria vita. 20. Ciascuna missionaria, secondo le proprie attitudini e circostanze, é chiamata a vivere la consacrazione totale de se stessa, nella fedeltà alla fisionomia della CM, in una presenza attiva e attenta al mondo. 21. Nel nostra Istituto sono previste tre modalità di vita: da sole, in famiglia, in gruppi di vita fraterna. Tali modalità ritenute costitutive della sua identità e vitalità. Le missionarie sono costituite in gruppi aperti a tutte tre le modalità di vita senza distinzione alcuna. Nel gruppo esse hanno la possibilità di vivere assieme momenti di preghiera, fraternità, verifica, formazione, condivisione. Appartengono alla modalità di vita fraterna coloro che sono chiamate a vivere abitualmente insieme e si rendono maggiormente disponibili alle iniziative e alle esigenze dell'istituto. 22. Le missionarie dei gruppi di vita fraterna, per ripetere con la loro vita l’esempio della Chiesa primitiva e manifestare la fisionomia della CM, cercheremo di: a) vivere tra loro un efficace rapporto di comunione che si esprime in attenzione e solidarietà reciproca per tutte le esigenze della vita quotidiana; b) farsi realmente presenti nell’ambiente in cui vivono, per sentirsene responsabili e dare il proprio contributo di testimonianza e di azione come lo richiede la consacrazione nel mondo. ‘E compito dell’Istituto aiutare i singoli membri ad acquisire: • un’accurata formazione, • un profondo senso della vocazione secolare consacrata, • una solida vita spirituale secondo la fisionomia specifica della CM, • una viva sollecitudine apostolica, • una buona preparazione teologica e scritturistica. Così potranno diventare fermento di Cristo nel mondo. Capitolo IV L’AMMISSIONE NELLA COMPAGNIA MISSIONARIA "In Lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affiche fossimo santi ed immacolati dinanzi a Lui nell'amore" (Ef.1,4). 24. La CM é una famiglia spirituale aperta a coloro che, chiamate da Dio e guidate dallo Spirito santo, chiedono liberamente di consacrarsi a Dio secondo la sua spiritualità e la sua missione. 25. Le missionarie del Sacro Cuore, convinte che fedeltà e vitalità vanno di pari passo, devono mantenersi coscienti della responsabilità di dare testimonianza gioiosa della scelta fatta. 26. La disponibilità alla vita di comunione e di oblazione é un dono dello Spirito Santo. Ed é la condizione principale, irrinunciabile per entrare nella CM. Altri requisiti si affiancano alla scelta di Dio e la confermano: consapevolezza della chiamata del Signore e volontà di rispondergli in ogni momento della vita; desiderio di una totale consacrazione in un Istituto secolare e in particolare nella CM; spirito apostolico per attuare con la testimonianza e azione l'impegno di evangelizzazione e promozione umana; una psiche equilibrata e salda, indispensabile per superare le prove, particolarmente quelle derivanti dalla solitudine e capace di organizzare responsabilmente la propria vita; un'età capace di decisione in ordine agli impegni della propria vocazione, ogni caso non inferiore ai 18 anni compiuti, che l'aspirante non sia legata con vincoli sacri ad un altro Istituto né da vincolo matrimoniale. 27. Se l'aspirante, dopo aver fatto un periodo di verifica, è decisa ad iniziare il cammino della CM e risponde ai requisiti richiesti, presenta la domanda di ammissione al periodo di Orientamento, tenendo conto del parere di tutte le consacrate del gruppo. Capitolo V LA FORMAZIONE DEI MEMBRI "Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fonda-mento: un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova che è Cristo Gesù" (1Cor 3,10-11) "Gli Istituti secolari non potranno assolvere un compito così impo-rtante se i loro membri non riceve-ranno una formazione nelle di-scipline divine e umane, tali da diventare realmente fermento nel mondo per il vigore e l'incremento del corpo di Cristo" (PC. 11). 28. La vocazione di totale consacrazione nel mondo per l'edificazione del Regno, esige un impegno verso la perfezione dell'amore che ha come fondamento e meta il Cristo: "...finché non sia formato Cristo in voi" (Gal.4,19). Ogni missionaria è chiamata, fin dall'inizio, con l'aiuto dell'istituto, ad assumere e a gestire con fedeltà e responsabilità la sua formazione, per rispondere con sempre più efficacia alla missione per la quale Dio l'ha scelta nella CM. 29. La formazione ha come obbiettivo lo sviluppo integrale e unitario della persona secondo le sue capacità e condizioni di vita. Perciò le Responsabili della formazione di base avranno cura di aiutare le interessate a scoprire, potenziare, armonizzare i valori umani e soprannaturali mediante un'educazione costante: all'accettazione serena di se stesse e della propria realtà esistenziale ; a vivere il lavoro di ogni tipo di presenza nella società come mezzi per santificare il mondo dal di dentro, secondo lo spirito della CM; ad un'intensa vita di fede e di comunione con Dio e con i fratelli; al senso ecclesiale e alla missione propria della CM. 30. La preparazione di un'aspirante alla prima emissione dei voti nella CM comprende due periodi distinti: l'Orientamento e il Biennio di Formazione. a) L'Orientamento ha normalmente la durata di un anno, ma può anche essere prolungato Per un altro anno, se fosse necessario, ed ha come scopo quello di aiutare l'aspirante a capire con una certa chiarezza la sua vocazione nella CM. In questo periodo iniziale anche l'istituto e soprattutto la Responsabile della formazione sono chiamati a conoscere l'aspirante e la sua disponibilità a condurre la propria vita secondo lo stile della CM. b) Il biennio di formazione ha la finalità di aiutare l'aspirante a vivere alla sequela di Cristo nell’ordinarietà della vita quotidiana e secondo la grazia specifica della CM. La durata di tale periodo può essere prorogata ma per non più di un anno, qualora nell'interessata non vi sia stata un'assimilazione sufficiente della formazione. Al termine del biennio l'aspirante emette i voti ed é chiamata "missionaria". 31. É compito della Presidente col voto deliberativo del suo Consiglio ammettere le aspiranti al biennio di formazione e alla prima emissione dei voti, previa consultazione della Responsabile della formazione e della Responsabile locale con il suo gruppo. 32. Anche dopo la prima emissione dei voti siamo chiamate a vivere in stato di formazione permanente, per rispondere in modo sempre rinnovato alla nostra consacrazione nel mondo. 33. La CM organizza periodicamente corsi specifici di formazione e di approfondimento della spiritualità. Le missionarie parteciperanno a questi corsi al fine di ravvivare la loro vocazione e per rafforzare il loro senso di appartenenza alla CM. La non partecipazione deve essere motivata da serie ragioni, che saranno sempre verificate con la Responsabile di gruppo. 34. Le Responsabile della formazione sono chiamate ad adempiere la loro missione con competenza e responsabilità, abbinando ad una buona solidità spirituale, la più larga testimonianza di equilibrio, di discernimento, di capacità di ascolto e comprensione delle persone, cosi da essere nella vita modello di ciò che presentano con la parola. 35. Le Responsabili della formazione sono nominate dalla Presidente con il voto deliberativo del Consiglio Cen-trale tra le missionarie di incorporazione definitiva. Durano in carica un triennio, ma possono essere riconfermate per assicurare al loro lavoro il contributo efficace dell'esperienza e della preparazione. 36. L'opera di coloro che hanno la responsabilità della formazione sarà sostenuta e integrata dalla premura di tutte le missionarie. Ciascuna in ogni momento, sentirà il dovere di essere la "parola viva" dello Spirito e degli ideali della CM. Capitolo VI L'INCORPORAZIONE NELLA COMPAGNIA MISSIONARIA "Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio" (Atti 20.24). 37. L'incorporazione nella CM inizia con la prima emissione dei voti di povertà, castità, obbedienza. Per tale atto tutta la vita della missionaria è posta al servizio di Dio e "ciò costituisce una speciale consacrazione che le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, e ne è espressione più perfetta (PC nº5). 38. Nella CM i voti rimangono sempre annuali. Essi sono accettati dalla Presidente o da una sua delegata. 39. Durante i primi cinque anni l'incorporazione all'istituto è temporanea. La missionaria esprime annualmente con domanda scritta alla propria Responsabile la volontà di rinnovare i voti. In questo periodo continuerà il lavoro della sua for-mazione e si impegnerà ad attuare in sé gli ideali della CM fino a divenire un'espressione viva, carica di entusiasmo nella missione a cui Dio la chiama. 40. In occasione della sesta emissione dei voti, la missionaria chiederà alla Presidente di essere ammessa alla incorporazione definitiva nell'istituto. Essa così ne sarà membro in senso pieno, rinnoverà i voti ogni anno, senza essere tenuta per questo a presentare domanda alla Responsabile di gruppo. 41. Con la prima emissione dei voti si ha diritto alla voce attiva per le elezioni fatte nell'istituto. Occorre invece l'incorporazione definitiva per essere nominate a rivestire e seguenti incarichi: Presidente, Consigliere Centrali, Responsabili di formazione e Amministratrice Centrale. 42. Spetta alla Presidente col voto consultivo del suo Consiglio ammettere le missionarie alla rinnovazione durante il primo periodo e col voto deliberativo ammettere alla incorporazione definitiva, tenendo conto del parere espresso dalla Responsabile locale, previa consultazione del gruppo interessato. Capitolo VII LA NOSTRA VITA DI CONSACRAZIONE 43. La nostra vita di consacrazione a Dio nella CM mediante i consigli evangelici di castità, povertà, obbedienza, è una risposta alla chiamata di Dio perché realizziamo una somiglianza più integrale all'oblazione di Cristo, alla sua assoluta disponibilità per amore al Padre e agli uomini. 44. L'accogliere questa grazia e il mantenerci nella dis-posizione di unità e di coraggio per esprimerla sempre, ci rende strada a Dio per i fratelli, "un segno che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vita cristiana" (LG nº44). 45. Esprimiamo così il dono di noi stesse a Dio e ai fratelli: nel periodo di incorporazione temporanea "Dio di amore, con gratitudine per il dono che mi hai fatto legandomi a te come speciale proprietà, emetto (rinnovo) i miei voti annuali di castità, povertà, obbedienza, secondo lo Statuto della CM. Fa' di me un'oblazione perfetta a lode della tua gloria e rendimi disponibile ad una comunione di amore con te e con i fratelli. Maria, madre della Chiesa, mi sia modello e guida perché la mia vita diventi un perenne servizio di amore". nel periodo della incorporazione definitiva "Padre dell'amore e della vita che, per mezzo del tuo Spirito, mi hai chiamata a seguire Cristo da vicino per una missione di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo, con piena libertà e totale dedizione mi consacro a te, rinnovando per un anno i voti di castità, povertà, obbedienza secondo lo Statuto della CM. Concedimi, Padre, la tua grazia perché la mia offerta ti sia gradita, e, ad imitazione di Gesù Cristo, per l'intercessione di Maria, tutta la mia vita sia vissuta in comunione con te e con i fratelli". La castità consacrata nel celibato "Ti farò mia sposa per sempre, nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidan-zerò a me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Os.2,21-22). "La vostra castità dice al mondo che si può amare con disinteresse e con l'inesauribilità che attinge al cuore di Dio e ci si può dedicare gioiosamente a tutti senza legarsi a nessuno, e avendo cura soprat-tutto dei più abbandonati" (Paolo VI agli I.S. 20.09.1972). 46. La vita di castità consacrata è un "insigne dono della grazia" (PC nº12) che non a tutti è dato (cfr.Mt.19,11). Come il Figlio di Dio scelse uno stato di vita verginale per darsi al Padre e agli uomini con un amore senza riserve, anche noi ci obblighiamo con voto a vivere la castità perfetta nel celibato per il Regno. 47. Il Celibato consacrato è una vita d'amore riempita dll'unico amore di Cristo. È vissuto nella fedeltà solo se c'è assiduità con il Signore attraverso il dialogo nella preghiera, l'ascolto della Parola e la collaborazone fedele agli appelli dello Spirito. 48. Per riferire la nostra esistenza a Cristo e realizzarci nella piena disponibilità a tutti i fratelli, siamo chiamate: a) ad essere di Dio in tutte le espressioni della nostra personalià: l'intelligenza, la volontà, la forza affetiva, il comportamento, l'apostolato, il lavoro, tutto ricercherà sinceramente Dio e il bene dei fratelli; b) a vivere in un'espressione abituale di serenità, di semplicità e di dolcezza per costruire una cordiale comunione di vita prima di tutto nell'ambiente della nostra vita quotidiana; c) a trasformare la vita di castità consacrata in apertura e attenzione creativa ai bisogni dei fratelli. La vita di castità vissuta nella sequela di Cristo e in un crescendo di disponibilità si fa così segno e testimonianza di quella pace e di quella gioia che sono doni di Dio. 49. Coscienti che "noi portiamo questo tesoro in vasi di creta" (Cor.4,7), cureremo anche una serena padronanza di noi stesse mediante una costante purifacazione del nostro modo interiore: pensieri, affetti, desideri.... (cfr.Mc.7,20-21). Dobbiamo inoltre essere attente a quanto può assicurare il nostro equilibrio fisico e psichico: il riposo, la distensione, l'uso di quei mezzi che ci aiutano a mantenere il cuore aperto per tutte le opere di Dio e solidale con tutti i problemi degli uomini (cfr.GS nº1). 50. La nostra donazione trova sostegno anche nel sentire la CM come luogo dove ci si accoglie e ci si aiuta reciprocamente, nel rispetto dela personalità e del cammino di cscuna, nell'attenzione affetuosa e discreta, nella fedeltà alla preghiera le une per le altre. 51. Maria, nella castità più perfetta, è divenuta la porta di Dio disceso tra gli uomini. Ci affideremo tutti i giorni all'amore e alla guida di questa tenera madre per poter, come lei, fare di noi stesse un dono gioioso di Dio agli uomini. La povertà evangelica "Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Cor. 8,9). "La vostra povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà e del progresso, senza farsi schiavi di nessuno di essi" (Paolo VI agli I.S. 20.09.1972) 52. La povertà liberamente abbracciata, secondo le dete-rminazioni e lo spirito dello Statuto, ci aiuta a vivere nel distacco affettivo ed effettivo dai beni materiali, immettendoci nell'opera di grazia del nostro Signore Gesù Cristo, il quale "venne per servire e non per essere servito" (Mt.20,28) e riservò ai "poveri in spirito" la prima beatitudine del suo Regno (cfr. Mt.5,2). Pertanto la povertà, abbracciata e vissuta in autenticità, è un alimento impareggiabile della vita di fede e di amore. 53. Con il voto di povertà, pur conservando la proprietà e la gestione dei beni personali, ci obblighiamo all'uso degli stesi in maniera limitata, curando in tutto uno stile di vita sobria; dipendente, determinando con la Responsabile di gruppo i criteri di tale sobrietà e verificando periodicamente con la stessa la nostra fedeltà, secondo quanto stabilito nel regolamento di vita. Le missionarie che vivono in gruppi di vita fraterna, per promuovere la pienezza della comunione fraterna e sull'esempio della Prima comunità cristiana, esprimono la povertà anche mettendo in comune il guadagno del loro lavoro. 54. Le spese "straordinarie", definite tali da Consiglio Centrale, possono essere compiute in aderenza al voto di povertà, solo con il consenso della Presidente o, in caso urgente, dalla Responsabile locale che, però, appena possibile informerà la Presidente. 55. Anche l'Istituto, per sostenere spiritualmente i suoi membri e offrire una testimonianza comunitaria di povertà, cercherà di evitare il superfluo nella sua vita interna e l'inutile grandiosità nelle realizzazioni di servizio. 56. La nostra povertà, vissuta alla sequela di Cristo, ci chiede uno stile di vita veramente povero nei desideri e nelle manifestazioni concrete, in ciò che è apertamente controllabile e in ciò che solo Dio sa cogliere. Anche la vita di povertà è voluta e attuata per servire l'amore. Perciò in spirito di povertà e per favorire la carità: a) ci manterremo nella fatica di tutti, evitando l'evasione dagli obblighi comuni e ogni forma di privilegio. Questo ci chiede di svolgere anzitutto con onestà, dedizione e competenza il lavoro e le mansioni affidateci; b) vivremo la solidarietà con i fratelli più poveri. L'aver scelto di essere più vicini a Cristo, venuto per evangelizzare i poveri, ci chiede di accogliere nella nostra vita il grido delle loro necessità e di calarci nella semplicità e nell'indigenza della loro situazione; c) condivideremo, a cominciare da chi ci è più vicino: il nostro tempo, le possibilità dell'intelligenza, la capacità di amare e di farsi amare, la gioia dell'amicizia e gli stessi beni materiali. 57. Il rimanere al proprio posto, con serenità di spirito e di volto, anche quando è necessario molto sacrificio, il saper vedere ciò che deve essere fatto per prevenire la preoccupazione e fatica altrui, è un buon esercizio di povertà materiale e spirituale. Accetteremo con serenità la povertà dei nostri limiti personali, familiari, comunitari e sociali, per servire Dio e i fratelli secondo le possibilità ricevuto (Cfr.Mt.25,14-30). Così vivremo aperte alla beatitudine evangelica di coloro che soprattutto in Dio ripongono le risorse del loro coraggio e della loro speranza. L'obbedienza evangelica "Pur essendo figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (Eb.5,8-9). "La vostra obbedienza dice al mondo che si può essere felici pur senza fermarsi in una comoda scelta personale ma restando pienamente disponibili alla volontà di Dio, come appare dalla vita quotidiana, dai segni dei tempi e dalle esigenze di salvezza del mondo d'oggi" (Paolo VI agli I.S. 20.09.1972). 58. La totale disponibilità a Dio, e ai fratelli nella vita d'amore trova per la missionaria un'attenzione piena nell'esercizio dell'obbedienza. Come l'obbedienza di Cristo, così la nostra obbedienza è comunione con la volontà del Padre e attua il "sacrificio spirituale" di noi stesse nelle condizioni ordinarie della vita. Così ripetiamo l'oblazione del Verbo che entrando nel mondo disse al Padre: "Ecce venio" ela risposta di Maria dinanzi al progetto di Dio: “ecce Ancilla”. Questa disposizione ci aiuterà ad immergerci nella pienezza del mistero di Cristo il quale “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil.2,8) 59. Con il voto di obbedienza nella CM ci vincoliamo ad obbedire alle Responsabili dell’Istituto, con spirito di iniziativa e di responsabilità personale, quando ci danno comandi espliciti nell’ambito dello Statuto richiamandoci alla consacrazione. Le Responsabili faranno uso di tale facoltà secondo il dinamismo della carità di Cristo e nel pieno rispetto del progetto che Dio Amore ha su ciascuna missionaria e sull’intero Istituto. 60. La nostra obbedienza ci aiuterà ad acquisire un’attenzione costante per ricercare umilmente la volontà di Dio che si manifesta: a) nella sua Parola, nelle ispirazioni dello Spirito, nella voce del Magistero della Chiesa; b) nel lavoro, negli avvenimenti, negli appelli che ci vengono dalla nostra situazione di vita, nei segni dei tempi; c) nelle norme del nostro Statuto e nelle direttive delle responsabili. 61. Ricercheremo la volontà di Dio anche insieme alla Responsabile di gruppo, per verificare periodicamente la nostra vita di obbedienza ed essere aiutate a realizzare le nostre scelte concrete secondo il progetto di Dio, in particolare quando si tratta di scelte che comportano un sensibile cambiamento nelle nostre attività. Tale verifica sarà attuata in corresponsabilità e caratterizzata da un dialogo leale, umile e sempre aperto alla fiducia reciproca. Rientra nell'esercizio dell'obbedienza esprimere anche le possibilità che si incontrano nel vivere gli impegni della consacrazione secondo le linee contenute nello Statuto. 62. La pratica dell'obbedienza a volte ci potrà domandare un profondo sacrificio di noi stesse. Ma questo ci farà un complemento reale dell'immolazione di Cristo il quale "imparò mediante la sofferenza, che cosa significhi obbedire" (Eb.5,8). Per questo è necessario, alla luce del mistero Pasquale di morte e di risurrezione, saper trovare sempre ciò che rinnova il pieno significato della nostra consacrazione a Dio, ad imitazione di Cristo che è venuto per servire e dare la vita per i fratelli. 63. Anche l'incontro tra noi missionarie ha un ruolo importante nell'educazione all'obbedienza, così come alla castità e alla povertà. La ricerca comune nella preghiera, nel dialogo fraterno, nell'ascolto e nell'apertura serena e sincera le une alle altre, favorisce la scoperta e l'accettazione del piano d'amore di Dio su ciascuna, sul gruppo, sull'intera famiglia a servizio della Chiesa. Capitolo VIII LA NOSTRA PREGHIERA "Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che sia conveniente domandare, lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio" (Rom.8,26-27). "Ecco la generazione che cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal.24,6). 64. La preghiera, dialogo di amore con Dio, resta per noi un mistero vitale che ci interpella. Consapevoli che nell'assiduità alla preghiera (cfr.1,14), si alimenta la fecondità alla vita di consacrazione e la fecondità della vita della nostra missione, ci abbandoniamo alla guida dello Spirito Santo perché ci conduca ad una comunione sempre più viva con il Padre e con i Fratelli. 65. La nostra preghiera dovrà anche scaturite dal senso profondo della nostra missione di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo. Sarà essa ad aiutarci a scoprire l'amore operante di Dio nella storia a fare nostre le inquietudini degli uomini e la loro sete di speranza. 66. Nel compimento coscienzioso e sereno dell'attività temporale e apostolica, la contemplazione sarà un atteggiamento dominante nella vita di chi ha dato l'adesione alla CM. 67. Anche se immerse in un'intensa attività, dovremo saper trovare spazi e tempi sufficienti di preghiera che ci aiutino a rimanere in una disposizione abituale di comunione con Cristo, per lasciarci coinvolgere nel suo mistero di amore e di oblazione. 68. I momenti privilegiati della nostra preghiera sono: a) la partecipazione al Sacrificio Eucaristico che ha una potenza unica per rafforzarci nell'amore. In Cristo Eucaristia "segno di unità, vincolo di carità", costruiamo la comunione con Dio e con i fratelli; b) l'adorazione di Gesù Eucaristia per contemplarlo nella gratuità del suo amore, per unirci alla sua oblazione e pregarlo a nome di tutti gli uomini; c) la meditazione della Parola di Dio e la recita delle ore liturgiche: in particolare Lodi e Vespri; d) uno spazio di tempo vissuto in comunione con Maria per esprimere il nostro amore e rinnovarle la nostra consacrazione. 69. La nostra preghiera comprende anche tempi più prolungati quali il ritiro mensile, gli esercizi spirituali annuali, partecipando possibilmente a quelli organizzati dall'istituto, per una ripresa interiore e per un'esperienza di fraternità e condivisione. 70. Una particolare importanza daremo al sacramento della Riconciliazione a cui ci accosteremo con frequenza, come momento di incontro con l'amore misericordioso di Dio che ci rigenera a creature nuove capaci di comu-nione, di amicizia, di gratuità e di dono. 71. Perché la nostra preghiera diventi contemplazione continua di Dio, presente nel nostro intimo e nelle nostre situazioni ordinarie di vita, ci educheremo al silenzio interiore e all'ascolto, come condizione indispensabile per un vero incontro di amore. Ci é di guida Maria che consumò la sua missione nel silenzio di Nazareth (cfr. Lc 2,52) e attuò la dimensione sociale del suo servizio a Dio nell'ordinarietà della sua vita quotidiana. Capitolo IX LA COMUNIONE FRATERNA NELLA COMPAGNIA MISSIONARIA "Vivendo secondo la verità della carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che é il capo, Cristo, dal quale tutto il copro, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità" (Ef. 4,15-16). "La carità non abbia finzioni... amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda... Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, premurosi nell'ospitalità... Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti" (Rom,12,9-18). 72. La consacrazione a Dio nella CM, con l'emissione dei voti di castità, povertà, obbedienza, ci immette in una nuova famiglia dove l'amore vuole essere il criterio assoluto di vita e di relazione. L'unione del Padre, del Figlio nello Spirito Santo costituice il modello e la fonte della nostra vita di comunione. 73. Costruiremo la comunione solo se unite a Cristo e alla fonte inesauribile del suo Cuore. Da qui scaturiscono le espressioni concrete della vita di comunione che sono: ascolto, accoglienza, comprensione, perdono, dialogo, corresponsabilità nei confronti di tutti gli uomini, ma in particolare di coloro con cui si svolge il nostro rapporto quotidiano. 74. La vita di comunione, prima che altrove, deve concretizzarsi all'interno della CM. Il gruppo é la prima cellula della comunione fraterna. I rapporti vicendevoli, per essere nell'autentica esigenza del Signore e nella grazia nella comune vocazione, devono intonarsi alle norme che San Paolo ha tracciato per la prima comunità di Roma (cfr.Rom 12,9-18). La nostra comunione si stenderá oltre ai confini del gruppo di appartenenza, per una condivisione dei beni spirituali e materiali con gli altri gruppi della CM. 75. Qualora venissimo a conoscenza di una situazione a cui una sorella non puó far fronte da sola, sia nel campo dello spirito che della vita materiale, ci impegneremo ad offrire tutto il nostro contributo di comprensione e di solidarietá concreta. 76. La nostra carità si farà disponibilità e serenità di rap-porto soprattutto con la missionaria ammalata. Con tatto e pazienza bisognerá aiutare la missionaria colpita da qualche infermità a mantenersi fiduciosa e a sentirsi, nella propria sofferenza offerta in unione all'oblazione di Cristo, piú che mai inserita nella sua vocazione. 77. Consapevoli che questa vita di comunione non è priva di tensioni, di rotture, di difficoltà, dovute all'egoismo e alla debolezza umana, dobbiamo sentire una continua esigenza di conversione, alimentata dal sacramento della Riconciliazione e dal perdono scambievole (cfr. Col.3,1). 78. Maria che ha vissuto intensamente il dono dell'unione con Dio e con i Fratelli, si fa "modello ispiratore" (Paolo VI) della nostra vita fraterna. Con lei che "serbó fedelmente la sua unione col Figlio fino alla croce" (LG nº58) vivremo gli impegni della comunione anche quando essi richiedono l'immolazione di noi stesse. Capitolo X USCITA E DIMISSIONE DALLA COMPAGNIA MISSIONARIA "Anche noi dunque, circondati da un cosi gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (Eb.12,1-2). 79. La nostra consacrazione mediante i consigli evangelici nella CM comporta il dono totale e per sempre di noi stesse a Dio e ai fratelli. Qualora però una missionaria sentisse di non essere chiamata a continuare il cammino scelto, dopo serio discernimento, fa domanda alla Presidente di lasciare l'Istituto. Se la missionaria è di incorporazione temporanea, la Presidente col voto deliberativo del suo Consiglio può autorizzare per un motivo grave a lasciare la CM anche prima della scadenza annuale dei voti. Se invece é di incorporazione definitiva, la Presidente, col voto deliberativo del suo Consiglio, inoltra in ogni caso la domanda dell'interessata alla Sede Apostolica. Ricevuto l'indulto di lasciare l'Istituto, cessano per la missionaria tutti i vincoli, i diritti e gli obblighi derivanti dall'incorporazione stessa. 80. La decisione verrà presa dopo preghiera assidua, profonda riflessione e dialogo paziente tra l'interessata e le Responsabili dell'Istituto, perché sia espressione di un disegno di Dio che orienta altrove le capacità di bene della missionaria. 81. La dimissione di una missionaria durante l'incorporazione temporanea o dopo l'incorporazione definitiva avverrà per le cause e secondo la procedura previste dal diritto comune (cfr.CIC can.729 e quelli ivi indicati). 82. Qualora uscisse o fosse dimessa dall'Istituto una missionaria che si dedica a tempo pieno al suo servizio, la CM l'aiuterà a ricercare una conveniente sistemazione di vita. Anche dopo l'uscita o dimissione, sia la missionaria che la CM si sentiranno impegnate a conservare serenità di rapporti e reciproca carità. Capitolo XI RESPONSABILI E LORO SERVIZIO "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio perché come ho fatto io facciate anche voi. In verità in verità vi dico: un servo non è più del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati, se le metterete in partica" (Gio.13,14-17). 83. Ogni missionaria deve sentirsi partecipe della vita intera della CM. Spetta però in modo in modo particolare alle Responsabili riconoscere e convogliare nella testimoninza specifica e diversi doni che lo Spirito distribuisce come vuole. 84. Alla Vergine Santissima è stata affidata la CM. Coloro che sono chiamate ad assumere la guida, si lascino condurre da Maria, sicure che potranno obbedire con lei allo Spirito Santo e mostrare a tutti e in tutto Gesù. 85. Il corpo direttivo della CM è costituito da - l'Assemblea Generale - la Presidente e il suo Consiglio - le Responsabili locali. L'Assemblea Generale 86. L'Assemblea Generale è la massima autorità collegiale. È convocata: a) ordinariamente: ogni sei anni e in caso di vacanza dell'ufficio della Presidente - per eleggere la Presidente, i membri del Consiglio Centrale e l'Amministratrice Centrale; - per esaminare e possibilmente risolvere, nella luce di Dio, i problemi di maggior rilievo circa la vitalità, lo sviluppo e la missione della CM in armonia con gli insegnamenti della Chiesa e con le esigenze della realtà storica in cui l'Istituto opera; b) straordinariamente: quando ragioni gravi ed urgenti, a giudizio della Presidente e del suo Consiglio. 87. La convocazione dell'Assemblea Generale sia ordinaria che strordinaria, con determinazione esatta del luogo e della data di celebrazione, è fatta dalla Presidente e, in sua mancanza dalla Vice, con voto deliberativo del suo Consiglio. La Presidente potrà indicare quanto, a suo parere, sarebbe opportuno compiere dalle singole missionarie e dai gruppi come preparazione spirituale all'assemblea. All'azione degli uomini infatti mancherebbe il meglio senza l'assistenza di Dio. 88. Partecipano di diritto all'Assemblea Generale: il padre Fondatore della CM la Presidente e membri del Consiglio Centrale, l'Amministratrice Centrale le Responsabili di gruppo in base a quanto stabilito dal Regolamento di vita. Per elezione vi partecipano coloro che vengono scelte secondo le norme esposte nel Regolamento di vita. Le partecipanti elette non devono essere di numero inferiore alle partecipanti di diritto. Chi ha convocato l'Assemblea, ne dirigerà lo svolgimento fino alla elezione della nuova Presidente. 89. Nella votazione per le elezioni della Presidente è richiesta la maggioranza assoluta nei primi tre scrutini. Se questa non è stata raggiunta, si passa al ballottaggio, ossia si limitano i voti alle due candidate che nel terzo scrutinio ne hanno raccolto un numero maggiore. Durante questa operazione le due parti in causa hanno solo voce passiva. Se il quarto scrutinio si risolvesse con parità di voti, risulterà eletta la candidata più anziana di consacrazione e, se anche questa fosse pari, la più anziana di età. Per l'elezione invece dei membri del Consiglio Centrale e dell’Amministratrice Centrale, occorre la maggioranza assoluta nei primi due scrutini, nel terzo basta la relativa. A parità di voti, prevale l'anzianità di consacrazione e poi di età. 90. Nella votazione per l'approvazione delle decisioni dell'Assemblea è necessaria la maggioranza assoluta dei voti validi, dirimibili dalla Presidente in caso di parità al terzo scrutinio. 91. L'Assemblea Generale può apportare modifiche al Regolamento di vita in ragione di tempi e di esigenze mutate, sempre in conformità con lo Statuto. Tali modifiche avranno valore se decise con la maggioranza qualificata dei due terzi dei voti. Pur avendo cura di rimanere fedeli allo Spirito di origine per il bene della Chiesa e per la stessa famiglia, qualora fosse necessario introdurre dei cambiamenti nello Statuto, occorre la maggioranza di almeno due terzi e la ratifica della sede Apostolica che l'ha approvato. La Presidente e il suo Consiglio 92. La Presidente rappresenta ufficialmente la CM, ne garantisce l'unità di indirizzo e si impegna nel servizio di animazione e di presenza ai gruppi. La Presidente viene eletta dall'Assemblea Generale a norma dello Statuto. Tale ufficio richiede una buona esperienza di vita nella CM. Sarà chiamata a questo incarico la missionaria che, per la sua formazione e per le sue doti, dá affidamento di una direzione saggia, attiva e santificatrice. Essa deve essere di incorporazione definitiva già da un certo tempo ed aver compiuto 35 anni di età. Compito precipuo della Presidente è quello di animazione dell'Istituto e di promuovere iniziative atte ad accrescere la fedeltà al Vangelo, alla Chiesa, alla CM. A lei inoltre spetta di visitare i gruppi, di persone o a mezzo delegata. 93. Nel compimento della sua missione, la Presidente è aiutata dal Consiglio Centrale composto da quattro Consigliere elette dall'Assemblea Generale. La prima eletta fungerà da Vice. Ella ha il compito di collaborare più direttamente con la Presidente. Nel caso che la Presidente venisse in qualsiasi modo a mancare, la Vice assumerà la direzione della CM a tutti gli effetti e convocherà l'Assemblea Generale perché entro un anno si proceda alla elezione della nuova Presidente. 94. Perché il loro servizio di animazione e di presenza ai gruppi si svolga con assiduità ed efficacia, è opportuno che la Presidente e la Vice siano o possano rendersi disponibili a tempo pieno. Le altre Consigliere devono essere in grado di dare il proprio contributo di lavoro, richiesto dalla responsabilità del loro incarico. 95. I membri del Consiglio collaboreranno con la Presidente all'animazione e al governo della CM con senso di responsabilità e con spirito di servizio. Hanno voto deliberativo nei seguenti casi: ammettere le aspiranti al Biennio di Formazione e alla prima emissione dei voti; le missionarie all'incorporazione definitiva; nominare le Responsabili di formazione; procedere alla costituzione di un gruppo; convocare l'Assemblea Generale, sia ordinaria che straordinaria; sostituire, dopo aver consultato tutti i gruppi CM, un membro del Consiglio Centrale o l'Amministratrice Centrale, fino alla sucessiva Assemblea elettiva, quando o per malattia o per altre gravi ragioni non potessero compiere il loro mandato; convocare la consulta delle Responsabili; autorizzare il passaggio di una missionaria da una all'altra modalità di vita; a lasciare l'Istituto secondo quanto stabilito al nº79 del presente Statuto; autorizzare l'Amministratrice Centrale ad atti di acquisto e di alienazione circa i beni mobili e immobili dell'Istituto, e a stipulare contratti, debiti, prestiti o altre obbligazioni. 96. La Presidente e i membri del Consiglio Centrale durano in carica sei anni. Possono essere rieletti solo per un secondo periodo di eguale durata. Le Responsabili locali 97. È compito della Presidente, con il voto deliberativo del suo Consiglio, procedere alla costituzione di un gruppo. L’animazione e il governo di un gruppo sono affidati ad una Responsabile scelta tra le missionarie del Gruppo ed è eletta dalle stesse missionarie. La conferma +e fatta dalla Presidente col voto consultivo del suo consiglio. L’incarico ha durata di u triennio, ma può venire rinnovato per un uguale periodo. 98. La Responsabile di gruppo è chiamata ad essere soprattutto strumento di comunione e di autenticità, mediante una serena disponibilità alla comprensione e al servizio per favorire la crescita e l’unità del gruppo. Svolge il suo impegno in collaborazione con tutte le missionarie del gruppo stesso. Quando si devono prendere decisioni che riguardano il gruppo e quando si tratta di ammettere nuove aspiranti all’Orientamento o di valutare il cammino di chi è già in formazione, la Responsabile di gruppo è tenuta a chiedere il parere delle missionarie di incorporazione definitiva. 99. Per rendere più operante la comunione fraterna e per una presa di coscienza dei problemi del gruppo, di ciò che vive, delle iniziative da attuare, la Responsabile promuoverà periodicamente “incontri di famiglia” a cui partecipano missionarie e aspiranti. Le Amministratrici dei beni nella CM 100. L'Istituto ha la capacità di possedere e amministrare beni immobili e mobili, a norma del diritto comune e del presente Statuto. I beni materiali nella CM sono una necessità: - per il mantenimento e lo sviluppo dell'Istituto, - per il compimento della sua missione. Però nel possesso e nell'uso degli stessi dovrà essere evitata ogni forma di attaccamento, di ricercatezza, di superfluo, secondo lo stile di sobrietà proprio della CM. 101. Le missionarie nell'Istituto hanno la responsabilità di amministrare i beni sono: l'Amministratrice Centrale e le Amministratrici locali. Tutte devono considerarsi "incaricate" di trattare ciò che è della CM. Svolgendo il loro compito attraverso un'amministrazione prudente, ordinata, attenta ai valori della giustizia, della povertà evangelica e della carità che si fa solidarietà concreta verso i poveri (cfr. St.nº56b). Tutti gli atti relativi all'acquisto, al possesso e all'amministrazione dei beni materiali, devono essere compiuti nel rispetto delle leggi civili, ecclesiastiche e proprie dell'Istituto. 102. L'Amministratrice Centrale opera secondo le direttive della Presidente e del suo Consiglio e collabora con loro anche per promuovere tra i gruppi la condivisione dei beni per un'autentica comunione fraterna. Annualmente, e ad ogni richiesta, presenterà il bilancio generale e la relazione del lavoro compiuto: il Consiglio Centrale farà le sue osservazioni e procederà o meno all'approvazione. 103. È compito dell'Assemblea Generale ordinaria eleggere l'Amministratrice Centrale secondo i criteri di attitudine, di capacità, e soprattutto di preparazione per tale incarico. Il suo mandato dura sei anni e può essere rinnovato per una seconda volta, dato che l'esperienza e le conoscenze hanno un particolare rilievo nello svolgimento della sua attività. Essa sarà chiamata a partecipare alle sedute consiliari in cui vengono trattati problemi inerenti al suo ufficio e in tal caso ha diritto di voto. 104. L'amministrazione dei beni del gruppo è affidata all'Amministratrice locale. L'elezione è fatta dal gruppo delle missionarie, è confermata dalla Responsabile di gruppo ed è comunicata alla Presidente. Essa svolge il suo compito con il consenso della Responsabile e in collaborazione con il gruppo, favorendo espressioni concrete di povertà all'interno del gruppo stesso e nell'ambiente dove le missionarie sono inserite. Ogni semestre invierà all'Amministratrice Centrale il bilancio, dopo che questo è stato approvato e corredato dagli eventuali rilievi dal gruppo stesso. L'incarico dell'Amministratrice locale è triennale ma può essere rinnovato per un secondo triennio. 105. La via tracciata dal presente Statuto, approvato dalla Sede Apostolica, è quella che ci indica la risposta che dobbiamo dare alla vocazione che abbiamo accolto. Per questo la vogliamo seguire con fedeltà, generosità e gioia. “Perdete tutto ma non perdete la carità" (P. Albino)
intervista per l'80° compleanno
 
Bologna, 15 novembre 1999 Rivolgere lo sguardo al passato, per riconoscere nella storia l’agire di Dio, è sempre motivo di gratitudine e alimento della speranza, per questo abbiamo chiesto a p. Albino di offrirci brevemente qualche ricordo della sua vita, soprattutto riguardante la sua famiglia e la sua vocazione. La famiglia e la vocazione «Sono nato a Caldogno – racconta – in provincia di Vicenza, da una famiglia povera, molto povera. Mio padre, Giovanni, lavorava i campi, ma il sabato e la domenica faceva il barbiere; la mamma, Maria, era semplicemente casalinga e, nella sua povertà, aveva da offrire una gran ricchezza alla famiglia: il suo grande affetto. Ebbero tre figli: Angelo, Gemma e io, ma dopo il primo la mamma aveva avuto due aborti spontanei, chissà… forse dovuti alla fatica e agli stenti. Andavo alla scuola elementare e riuscivo bene, per questo qualcuno cominciò a chiedermi se volevo farmi prete: l’unica possibilità di studiare, allora, era andare in seminario; ma io mi arrabbiavo molto, quando mi facevano questa domanda. Una sera, però, quando frequentavo la quarta classe, presi in mano le Letture Cattoliche di D. Bosco. Non so di chi fosse quel libro e come lo avessi avuto. In seguito l’ho cercato spesso e non sono più riuscito a trovarlo, ma rivedo ancora com’era fatto. In quell’opera lessi la storia di un missionario, che era andato in Cina ed era morto martire, decapitato. Ho presente l’immagine che lo raffigurava in piedi, sul parapetto della nave, mentre guardava lontano… Anziché spaventarmi e confermarmi nel rifiuto di farmi prete, quella lettura fece sorgere in me un grande desiderio. Piansi quella sera e mi dissi: “Domani vado a farmi prete”. Andai dal parroco, che mi chiese: “Che classe fai?”. “La quarta”, risposi. “Finisci la quinta - concluse - e poi ne riparliamo”. Alla scuola apostolica Terminata la scuola, l’anno successivo, fu il parroco a chiedermi: “Vuoi ancora farti prete?”. Risposi di sì e lui mi accompagnò alla scuola apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore, ad Albino, in provincia di Bergamo, perché pochi giorni prima aveva ricevuto un foglietto, diffuso per far conoscere questa scuola. I miei genitori non avrebbero potuto pagare la retta del seminario diocesano. Anche ad Albino chiesero una retta, ma mio padre disse che, se questa era la condizione, avrebbe dovuto portarmi a casa. Fui accettato ugualmente. Certo la scelta di Albino fu per me molto dura: la mia casa distava 170 km; troppo. La nostalgia della famiglia mi fece piangere per molte notti. In cinque anni, venne a trovarmi una volta il papà e una volta la mamma, mentre i ragazzi bergamaschi ricevevano le visite dei parenti, con relativi pacchetti, ogni quindici giorni. Potei tornare a casa, la prima volta, in vacanza, dopo quattro anni. Ero arrivato alla scuola apostolica in ottobre; il 25 marzo successivo, festa dell’Annunciazione, feci la vestizione; eravamo in tanti, tanti bambini vestiti da prete. Ci creava non poca fatica, fisica e psicologica, quell’abito. Religioso del Sacro Cuore Dopo il ginnasio, andai ad Albisola Superiore (SV), per il noviziato, durante il quale si interrompeva la scuola: si era impegnati unicamente nella formazione spirituale. Dopo i primi voti, emessi il 29 settembre 1937, iniziai il liceo: il primo anno a Spotorno (SV), gli altri due a Oropa (NO). Si era in montagna; faceva molto freddo e noi eravamo senza riscaldamento. Si desiderava andare al santuario della Madonna per scaldarci. Terminato il liceo venni allo studentato, qui a Bologna, per lo studio della teologia, ma dovemmo sfollare a Castiglione dei Pepoli, sull’Appennino, a causa della guerra. Dopo tre anni fui ordinato sacerdote, il 25 giugno 1944, dal Cardinale Nasalli Rocca, nella vecchia chiesina del Suffragio, qui a Bologna, ma la mia famiglia non poté essere presente. Dopo tre giorni la raggiunsi io e celebrai la prima messa a Caldogno. Il treno che mi portò a casa fu l’ultimo che riuscì a passare. Fu bombardata la linea ferroviaria. Il quarto anno di teologia l’ho trascorso in famiglia, studiando sui libri del parroco. Erano stati anni difficili: c’era poco da mangiare a Castiglione, per giovani che avevano sempre un buon appetito. Quando arrivai a casa, la mamma mi disse che ero diventato trasparente. L’Apostolato della Riparazione Tornato a Bologna, al termine della guerra, il superiore mi chiese se volevo fare il professore allo studentato o dedicarmi all’apostolato; era questo il mio desiderio. Mi nominò, dunque, direttore dell’Apostolato della Riparazione, un’associazione che diffondeva la spiritualità del S. Cuore, nella forma che p. Dehon aveva consegnato alla sua congregazione: vita d’amore e di riparazione per l’avvento del Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società. Furono anni bellissimi, di grandi soddisfazioni. Insieme con p. Moro, che seguiva gli Amici di Gesù, associazione di bambini che vivevano la stessa spiritualità, ho girato l’Italia, per diffondere l’associazione, formarne i membri, predicare gli esercizi spirituali. La Compagnia Missionaria Tra le giovani iscritte all’Apostolato della Riparazione, alcune volevano consacrarsi totalmente al Signore e io indicavo loro gli istituti dedicati al S. Cuore, ma finalmente, a Cesuna (VI), durante un corso di esercizi, con un piccolo gruppo di giovani che desideravano la vita di consacrazione, decidemmo di dare inizio ad una nuova realtà. Fu quello il primo passo verso la Compagnia Missionaria. Pensammo di aprire una casa per esercizi e dedicarci a quel servizio; dopo aver cercato in diverse diocesi, finalmente trovammo una casa a Padova con l’approvazione del vescovo, ma mentre ero in viaggio per andare a comprarla, abbi un grave incidente e il progetto svanì. La Compagnia Missionaria nacque così a Bologna, e le missionarie si dedicarono ad altre attività. A Natale compie quarantadue anni ed è ormai diffusa in tre continenti”. Guardare lontano Una vita intensa, quella di p. Albino, dedicata al Signore fin dall’infanzia, offerta con grande dinamismo a servizio del Regno, con quella carica d’amore che sgorga dal Cuore di Cristo. Né il distacco e la lontananza dalla famiglia, né la disciplina e le esigenze della vita di seminario, né l’ingombrante talare indossata da bambino, né le ristrettezze e le tribolazioni causate dalla guerra e nessuna delle contrarietà della vita gli hanno impedito di seguire il Signore e vivere il suo progetto. All’omelia della messa del suo compleanno ci ha chiesto che lo aiutassimo a gridare a Dio il suo grazie, per tutto ciò che Egli ha compiuto nella sua vita. Quasi mai si ferma a ricordare fatti o persone che gli hanno creato problema, mentre continua a spendersi per il Regno di Dio, con grande impegno e fiducia, soprattutto accompagnando il cammino e la crescita della Compagnia Missionaria, senza timore di affrontare ancora lunghi viaggi e di esercitarsi a parlare in diverse lingue e adattarsi a diversi costumi. Gli ottant’anni di p. Albino ci parlano di una indomita speranza radicata nell’amore del Cuore di Cristo e in una profonda fiducia nella sua misericordia. Espressione di questa speranza è il motto che ha sempre avuto caro e ha voluto consegnare alla Compagnia Missionaria: Guardare lontano. In esso scopriamo la fedeltà di p. Albino alla sua vocazione, a quel progetto di Dio che per la prima volta gli si rivelò attraverso la storia e l’immagine di un missionario che, lasciando la sua terra, guardava lontano, proteso verso i traguardi sconfinati dell’amore che non ha età.
scelti da dio...
 
...vogliamo scegliere Dio come pienezza delle aspirazioni della nostra vita. COME GESU' E LA MADONNA CI MANTERREMO APERTI AL "SI'" E DISPONIBILI AL SERVIZIO PER AMORE.
i familiares
 
La Compagnia Missionaria del S. Cuore ha appena fatto i primi passi del suo cammino, quando lo Spirito di Dio le suggerisce di aprire le porte per accogliere quanti desiderano condividerne l'indirizzo spirituale, anche se non possono donarsi alla vita di consacrazione, nel senso tradizionale inteso dalla Chiesa. A fianco delle Missionarie, nascono i Familiares (inizio 1966). Il nome sta a significare che sono parte della stessa Famiglia: la Compagnia Missionaria del S. Cuore. Anche se la volontà di Dio li ha posti a vivere la propria esistenza su strada diversa, essi sentono di potere, come le Missionarie, fare del Cuore di Gesù il centro della propria attenzione di fede, per viverne i sentimenti di amore e farsi collaboratori e testimoni del suo Regno. "Chi può diventare Familiaris della Compagnia Missionaria?" - si domandava p. Albino Elegante guardando al nuovo germoglio che stava per sbocciare - e rispondeva: "chiunque abbia la volontà di stringersi in comunione di aspirazioni, di spiritualità, di lavoro . . . con la Compagnia Missionaria. Non vi é dunque alcuna difficoltà di età, di condizioni di vita, di lavoro. A casa propria, nel proprio impiego, sposati o no, uomini o donne . . . tutti possono essere Familiares della Compagnia Missionaria. Si tratta, in definitiva, di una cosa semplice: darci la mano per camminare insieme, per aiutarci a salire e conquistare il mondo al Cuore di Gesù". Nelle file della Famiglia Dehoniana Nei giorni 3-9 settembre 1990 i rappresentanti dei gruppi che vivono la spiritualità dei Sacerdoti del S. Cuore, si sono riuniti a Roma, per celebrare il 1° Convegno Internazionale "Laici Dehoniani". Erano presenti, per l'occasione, i Sacerdoti del S. Cuore, la Compagnia Missionaria, i Gruppi e i Movimenti laicali che si ispirano nella loro struttura, nel loro stile di vita e di attività, al pensiero di P. Dehon, alle modalità specifiche con cui egli ha servito il proprio ideale di fede. I partecipanti hanno voluto raggrupparsi sotto una denominazione comune:"La Famiglia Dehoniana", dove, nella piena autonomia di organizzazione e di opere, si propongono di aiutarsi reciprocamente per mantenere viva e rendere sempre più efficace di santità e di salvezza il dono della loro vocazione. Narrano i biografi che sul letto di morte, stendono la mano verso un'immagine del S. Cuore, con voce chiara P. Dehon disse: "Per Lui sono vissuto e per Lui muoio". Queste furono le sue ultime parole, il testamento spirtuale che egli porge a noi, perché anche noi realizziamo, nell'amore e nell'offerta, lo stesso atteggiamento di fede e di grazia.
attesa fiduciosa
 
Le Beatitudini La liberazione dell’innocente é causa di gioia per tutta la comunità ed apre un orizzonte di speranza per tante altre persone. Il mattino del 9 gennaio 2009, alla vigília dei nostri Esercizi Spirituali, si sono riuniti, nella casa delle Suore Vincenziane, i due gruppi del Mozambico: Centro Nord (Nampula e Quelimane) e Maputo. Abbiamo parlato della dinamica dei due gruppi e ciascuna di noi ha presentato le varie attività svolte durante l’anno 2008 e le prospettive per l’anno in corso. Alla fine di tutto Lucia Maistro, delegata del Consiglio Centrale, ha comunicato vari aspetti che sempre riduceva come se non facesse niente, il che non era vero. Difatti, sempre le persone umili non fanno nulla, ma il popolo è quello che ne dà testimonianza. Il giorno 12 hanno avuto inizio gli Esercizi Spirituali orientati da Padre Rafael Sapato – Diocesano – Rettore del Seminario Teologico S. Pio X°. Il tema: “Le Beatitudini ”. Il primo giorno ci há invitate a riposare nel Signore e faceva notare che le persone consacrate: sacerdoti, religiosi, laici sono persone ricercate a causa del Vangelo e per questo hanno bisogno di tempi di riposo e di riflessione. Si accolgono tante persone, ci occupiamo e preoccupiamo con molte attività che ci impegnano e per questo abbiamo bisogno di fermarci per dialogare con Dio e con noi stesse. Il Vangelo ci dà il modello delle due sorelle Marta e Maria ed io mi domando dove mi trovo; molte volte al posto di Marta, occupata, con tante cose nella testa e mi concedo poco tempo per fermarmi ad acoltare il Maestro come Maria. Questa è la realtà per me e per molte altre persone che preferiscono essere come Marta. Amica, amico… é questo il tempo di lasciare il protagonismo e di essere discepoli di Cristo, lasciare i maestri della terra che ci conducono alla perdizione, per seguire il Maestro Divino che è la nostra felicità. In seguito è stato affrontato il tema delle Beatitudini, viste non come un desiderio di felicità o una promessa ma di una felicità che è un fatto, una costatazione. Un fatto che è una novità anche quando non é proclamato; la persona è felice adesso. I cristiani si rendono conto di essere felici perché in Gesù siamo felici ora, per quello che si realizza che avviene. Poiché alcuni ritengono che la felicità è nel potere, altri la vivono come conformismo. Ma coloro che vivono le Beatitudini accolgono quello che sono e quello che hanno. Parlando della felicità di Gesù, non temono l’esclusione, la sofferenza perché è necessario entrare ed avere alcune condizioni di partenza. Il futuro ci sta dinanzi. Avere il futuro dinanzi a noi a causa di quello che avverrà è una felicità riposta nel domani; la speranza e la certezza di quello che verrà. Abbiamo una situazione penosa e di angustia ma questa situazione è illuminata da quello che avverrà (l’umanità quando non vede l’invisibile pensa che siamo angustiati)…Il presente deve riunire certe condizioni. Per entrare nelle Beatitudicni è necessario riunire certe condizioni e non solo aprire la propria anima ed essere misericordioso. Il regno di Dio è vicino come dice il Vangelo: è una felicità che non desidera possedere o conformarsi. Le Beatitudini sono annuncio di felicità in Gesù Cristo, la felicita dei poveri, quelli che a molti di noi scomodano. “Cantate al Signore un cantico nuovo per le meraviglie che egli ha operato” Ringrazio il Signore per questa data indimenticabile del 17 gennaio 2009. Alle 10 nella Cappella del Seminario S. Pio X° dove Gabriela ed io abbiamo emesso per la prima volta i voti nella Compagnia Missionaria. Alla presenza di D. Francisco Chimoio, Arcivescovo di Maputo, e di vari Sacerdoti, fratelli, sorelle, familiari ed amici ci siamo offerte totalmente al Signore lodandolo per questo momento di grazia. Prima di iniziare l’Eucaristia Irene, ha fatto una introduzione presentando brevemente la storia della CM e facendo percepire ai presenti il senso di questa festa. Ha anche presentato brevemente noi due: Gabriela ed Helena ed il modo come ciascuna si è avvicinata alla nostra famiglia. Il canto di introduzione “Semente a crescer em planta verde” ha voluto far percepire che il seme lanciato nella terra cresce e si riproduce moltiplicandosi. Questo per affermare che il seme della CM è stato lanciato e non è stato soffocato dalle spine ma sta dando buoni frutti. A conclusione della prima parte della messa, la Liturgia della Parola, é iniziato il rito della prima emissione dei voti. Lucia Maistro ci ha chiamate e Mariolina ci ha accompagnate all’altare mentre l’assemblea cantava assieme a noi “Senhor tu me chamaste e eu disse Sim…” e, alla fine di questa parte l’Arcivescovo ha fatto l’omelia nella quale ci ha dato vari consigli, dicendo che il cammino che abbiamo iniziato sarà un percorso lungo, che avremmo trovato momenti di gioia, ostacoli, difficoltà ma che la cosa più importante è quella di sapere accogliere ogni circostanza e viverla con grande fiducia e in un clima di preghiera, contemplando il Cuore Trafitto di Cristo, apprendendo da Lui a vivere la vita di amore con Dio, con i fratelli e le sorelle. Con l’emisione dei voti di povertà, castità e obbedienza siamo entrate in una nuova famíglia dove l’ amore vuole essere ilo criterio assoluto di vida e di relazione. Consegna degli anelli e della croce: l’anello come segno di alleanza con Dio, tu sei mia, ti ho scelto e ti ho consacrata; la Croce come símbolo della morte di Gesù in croce per mio amore, di tutti noi che nella croce siamo salvi dal peccato. La croce ci insegna ad amare senza limiti perchè il Suo amore è senza misura. Nella seconda parte della festa abbiamo condiviso il pranzo ed il convivio fraterno. Anche qui abbiamo avuto vari consigli ed uno tra i tanti che mi ha commosso è stato questo: mentre il gruppo dei nostri familiari ci consegnavano i doni, cantavano e danzavano dicendoci: “Helena e Gabriela avete scelto Cristo che dovrete seguire, se un giorno lo lascerete potrete deludere la gente, e Cristo vi lascerebbe nell’ultimo giorno”. Il salmo 136 (135) canta la gratitudine e riconosce i doni del Signore nella storia di Israele e nel contesto nel quale viviamo; anche a livello della nostra storia personale ci rendiamo conto di una grande verità di cui ringraziare continuamente e riconosciamo che tanti avvenimenti: alti e bassi, lotte, conquiste, perdite, sofferenze, gioie sono doni preziosi ricevuti dall’Alto. Siamo invitati a vivere la nossa storia personale e familiare come storia di salvezza. Dato che in ogni esperienza positiva o negativa, Dio ci ha lasciato un messaggio della sua Presenza. Lui abita nella nostra vita, e tutta la realtà è luogo della presenza amorosa di Dio. Lodare, ringraziare, riconoscere sono atteggiamenti che sgorgano da un cuore attento e disponibile, e sono questi gli atteggiamenti che aiutano ad aprire il cuore, ad avere un atteggiamento disponibile e distaccato, uno spirito di gratitudine e di semplicità. Saper ringraziare ci rende umili come nelle Beatitudini. Alcuni passaggi nei nostri Esercizi Spirituali ci hanno aiutate a riconoscere il nostro posto. Le Beatitudini sono un insegnamento per tutta l’umanità. “Felici i puri di cuore perché vedranno Dio… Felici i poveri in spirito perché… Felici coloro che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati. Amica, amico, fratello, sorella lasciamoci lavorare dalla Parola di Dio e, come per la natura, rendiamoci disponibili ad essere innestati nella Parola. Contemplare la creazione, la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto, l’alimento Divino, i poveri, sono queste realtà che provocano spontaneamente la gratitudine e la lode al Signore per le sue meraviglie.
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