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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
combattenti per il progresso
 
Nell’anno 2011, Ivone, del gruppo di Bissau, ha conseguito la Laurea in Economia. Attualmente lavora nell’amministrazione della Radio “Sol Mansi”(=La levata del Sole), una radio cattolica che è nata da una radio comunitaria, ma che ora copre tutto il Paese. Per noi, avere un corso universitario, assume un senso profondo. Ha come obbiettivo quello di aprire le porte del nostro pensiero e dello spirito critico; è un passo molto importante per la nostra Guinea dove c’è ancora quasi tutto da costruire. Siamo pioniere che aprono cammini ai nostri fratelli; è una sfida lanciata a noi e al nostro Paese. Perché ho scelto questo titolo? Nel nostro Paese abbiamo avuto un gran numero di combattenti per la libertà della Patria, ma quello di cui abbiamo veramente bisogno in questo momento è di avere “combattenti per il progresso”. Con parecchie difficoltà, ma stiamo riuscendo a raggiungere i nostri obbiettivi, pur attraverso tanti ostacoli. Oggi siamo preparate per costruire il nostro Paese. Come ben sappiamo la Guinea-Bissau è un Paese dove tante cose sono ancora da costruire, tante strutture sono da organizzare e dove regna una cultura del “Machundade” (=maschilismo). Come guineane stiamo cercando il “successo”: l’ambizione, al contrario di quanto possa apparire, non è nociva dal momento che questa non mira soltanto a migliorare la nostra vita individuale, ma anche a migliorare il Paese che ci ha visto nascere, già che non ci sono successi individuali e collettivi durevoli in un Paese attraversato da continue crisi. La nostra Guinea ha una gloriosa storia, ma questa storia è stata costruita tramite il sacrificio individuale e collettivo, a costo della vita di migliaia di guineani. Oggi non è questo tipo di sacrificio che ci viene richiesto: l’unica esigenza è quella di “imparare sempre”, come diceva Amílcar Cabral e mettere questo sapere al servizio della Nazione. È importante ricordare un altro motto che Amílcar Cabral ci ha lasciato e che ha permesso il successo della lotta di Liberazione Nazionale: “Unità e lotta”. Infatti, senza unità è molto chiaro che una nazione non può svilupparsi. Dobbiamo poi mettere da parte tutte le differenze, a volte artificiali, che ci dividono e ci impediscono di lottare insieme a favore dello sviluppo e della eccellenza. Siamo formati nel “saper fare” e nel “saper essere”, cosa molto importante per noi e per il nostro Paese. La nostra felicità la troviamo nell’interazione con l’altro, nell’utilizzo che si dà al sapere, nella formazione dei costruttori di questo Paese, formazione che va al di là dell’accademismo, formazione in direzione al futuro, che tutti noi siamo chiamati a costruire nella pace e nella comunione. Penso che per la Compagnia Missionaria, è una grazia e un dono allo stesso tempo, la formazione qualificata dei suoi membri; questo ci permetterà un inserimento significativo “a modo di lievito”, dentro la nostra Chiesa e la nostra società. Per il mio Paese penso che siamo una forza in più per partecipare allo sviluppo. Il nostro caro fondatore della Libertà della Patria diceva che c’è bisogno di “gente con la testa”, “gente che sa pensare con rapidità”. Questo è il momento propizio per ringraziare tutti coloro che sono intervenuti nel mia/nostra formazione. Ringrazio Dio per tutte le meraviglie che Lui ha fatto per noi; ringrazio in modo speciale la Compagnia Missionaria, nella persona della sua vice-presidente, Maria Lúcia Amado Correia, che ha saputo “pensare” che vale la pena studiare, perché solo così si possono aprire degli orizzonti; ringrazio il mio gruppo CM della Guinea-Bissau che ha saputo studiare con me (accompagnandomi all’università di giorno o alla sera, secondo gli orari); ringrazio mia madre che ha saputo rispettare, accettare e accompagnare la mia scelta di vita. Ringrazio i miei colleghi di studio per il lavoro fatto insieme…Vale veramente la pena aiutarci mutuamente. Un ringraziamento ai nostri professori che ci hanno trasmesso le loro conoscenze. Un grazie speciale a tutti quanti hanno collaborato perché potessimo raggiungere i nostri obbiettivi.
cammino di libertà
 
Tutta la Scrittura è testimonianza di un lungo cammino educativo, che la Chiesa ripropone nel corso dell’anno liturgico, con particolare intensità nella quaresima che culmina con il Triduo Pasquale. Ogni anno, perché il cammino educativo dura quanto dura la vita, per culminare nella pienezza di vita e libertà che sarà la pasqua eterna. E perché sia veramente un cammino di crescita, deve essere saldamente attaccato alla radice che è il battesimo. Il dono fondamentale, dal quale non si può prescindere, senza il quale non si è cristiani, è purtroppo spesso emarginato dalla nostra coscienza. Il tempo di Natale si conclude con la festa del battesimo di Gesù, ricevuto al Giordano, mentre il Padre lo proclama Figlio amato, sua gioia (cf Mc 1,7-11). La prima domenica di quaresima ci fa contemplare Gesù nel deserto, che lotta con il tentatore, dopo il battesimo (Cf Mc 1,12-15). La seconda domenica ci conduce con Gesù sul monte della trasfigurazione, profezia di quel battesimo che si compirà nella sua morte e risurrezione (cf Mc 9,2-10). Gesù, il Figlio a immagine del quale l’umanità è stata creata, l’Unigenito di Dio fatto figlio dell’uomo, percorre la via che fu del primogenito Israele. La via che l’umanità di ogni tempo deve percorrere: la via della libertà e della vita. L’inevitabile e necessario deserto… Liberato dalla schiavitù a cui era sottomesso da altri, attraverso il battesimo nel Mar Rosso, Israele nel deserto è chiamato ad assumere la dignità di un popolo libero, per questo deve confrontarsi con la sua schiavitù interiore, con il suo cuore idolatra che non si fida di quel Dio che lo ha scelto come figlio, che si prende cura di lui in ogni cosa e che vuole condurlo su ali d’aquila a un’alleanza sponsale. Nel deserto, Dio educa gli schiavi - che credono di dover sfuggire unicamente ad una schiavitù materiale esteriore - a diventare, in mezzo alle paure, alle fatiche e alle tentazioni di ogni giorno, un popolo capace di credere nella forza della sua libertà, capace di relazione libera e amante con il suo Dio, che vuole essere il suo sposo; capace di crescere in un rapporto tra persone improntato alla verità, alla dignità, al rispetto, alla giustizia e alla pace. È il cammino nel quale la Chiesa ci chiama ad impegnarci con la pratica della quaresima, un percorso educativo attraverso l’ascolto della Parola di Dio e l’esercizio del digiuno e della carità. Un cammino di liberazione e di illuminazione, un cammino che faccia crescere nella consapevolezza di essere battezzati e quindi morti e risorti con Cristo, testimoni di vita eterna nel mondo e nella storia. …per una scelta di libera fedeltà Come nel libro dell’Esodo, anche nel Vangelo, il deserto è luogo ambivalente, immagine della vita umana. Là il Figlio di Dio fatto uomo viene condotto da quello stesso Spirito che ha reso possibile la sua entrata nella carne umana e che lo ha consacrato Messia nel Giordano. Il deserto, luogo del nulla, della fame e della sete, costringe a riconoscere il proprio limite e il desiderio insopprimibile di Colui che solo può sfamare di amore e dissetare di vita. Ma nel deserto, dove lo Spirito è compagno di vita e guida, Gesù, come Israele e come ogni persona, deve fare i conti con la perfidia del nemico che della stessa fame di amore e sete di vita si serve per infondere il sospetto su Dio Padre: guai ignorare o sottovalutare questo pericolo, sarebbe il modo più semplice per restarne vittima, per precipitare nel deserto della morte. La fedeltà del Figlio al Padre, la consegna docile e fiduciosa al suo progetto di vita e di salvezza, trasforma il deserto in segno e profezia della fedeltà del Padre ai suoi figli. Come nel primo Eden, gli angeli che riconoscevano nel volto umano l’immagine del Creatore, servono nell’uomo Gesù il Figlio di Dio; le bestie selvatiche, che tanti volti e nomi assumono in ogni cuore umano, si convertono in opportune compagne e nuove energie di vita. Il silenzio e il digiuno – non solo dal cibo, ma soprattutto dall’egoismo, dal vizio e dalle abitudini negative – permettono al cristiano di sperimentare quel deserto che fa riscoprire la verità di se stesso e di Dio, apre il cuore all’ascolto della Parola che salva, rinnova la fedeltà all’alleanza d’amore, rinvigorisce la testimonianza di vita che il mondo attende. Il monte, luogo della rivelazione e dell’alleanza Se il deserto è il luogo in cui ci si manifesta la verità di noi stessi, il monte è il luogo in cui Dio si manifesta e si rivela nostro interlocutore amante e sposo, unico salvatore. Come Mosè ed Elia, chiamati a salire il Sinai, per un incontro faccia a faccia, bocca a bocca con Dio, così Gesù sale il Tabor per rivelare a tre discepoli la sua relazione di Figlio dell’uomo con il Padre. Come al momento del battesimo, il cuore del Padre esplode in una sublime e tenerissima dichiarazione d’amore verso il Figlio, che diventa solenne parola rivolta ai discepoli (cf Mc 9,2-10). Per loro questo incontro rivelazione è talmente ineffabile che, per trasformarlo in Vangelo, devono usare poveri segni umani che osano indicare il divino. Anzitutto la luce di cui è vestito il Signore: nessun lavandaio potrebbe rendere una veste così bianca! In mezzo a questa luce, Mosè -amico di Dio, legislatore liberatore e mediatore dell’alleanza- ed Elia –profeta di fuoco, solo fedelissimo adoratore del Dio vivente in mezzo agli idolatri- conversano con Gesù: in lui trovano senso e pieno compimento la Legge, le Profezie e tutto ciò che Dio, attraverso di loro, ha operato nei secoli per il suo popolo Israele e per l’umanità. Lo stupore e lo spavento si mescolano nel cuore dei discepoli ebbri di bellezza, mentre la nube – che sembra contraddire la luce - li copre con la sua ombra, come copriva il Santuario e come aveva coperto la piccolezza di Maria di Nazaret. Alla debolezza e povertà umana dei discepoli amati, ma peccatori, è dato di entrare in una ineffabile intimità con lo Splendore accecante e con il Silenzio che si fa Parola: “Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo!”. Il Padre prepara la fragile fede dei discepoli alla definitiva alleanza d’amore che si compirà in modo assolutamente inatteso e paradossale su un altro monte. Là il Figlio dell’uomo sarà innalzato – sulla croce – per la salvezza di quanti, morsi dal peccato e destinati alla morte, volgeranno a lui lo sguardo della fede; come il serpente era stato profeticamente innalzato e offerto da Mosè allo sguardo pentito e fiducioso di coloro che erano stati avvelenati dall’incredulità e dalla nostalgia della schiavitù. La purificazione del tempio Il cammino nel deserto era stato per Israele esperienza di purificazione e di educazione all’amore, ma la fragilità umana richiede continuamente l’impegno educativo e l’esperienza della purificazione, resi necessari dalle esigenze dell’amore. La misericordia di Dio non può assomigliare alle nostre ipocrite scusanti, che vogliono solo coprire e nascondere il male. La Misericordia fa venire alla luce il male e lo purifica e dona la forza di percorre le via del bene, oltre i nostri effimeri desideri e i nostri poveri sforzi. Il comportamento di Gesù che caccia i venditori dal tempio, la violenza dei suoi gesti e il suo grido, ci sbalordiscono e forse ci scandalizzano, come scandalizzarono i suoi connazionali e i responsabili del tempio. Ma è l’amore per il Padre e per il popolo che il Padre ama, a guidarlo. Il tempio è casa dove il Padre rivela e offre il suo amore, che non è in vendita e non c’è moneta che possa acquistarlo. Non si fa mercato della casa di Dio! Egli stesso, Gesù, è il Tempio di Dio, di cui gli uomini faranno mercato, Tempio che sarà distrutto dall’odio, ma che l’amore del Padre farà risorgere, perché il suo sangue versato per amore sia purificazione e sigillo di un’alleanza eterna. Fecondità del chicco di grano sepolto “Vogliamo vedere Gesù”: desiderio di incontro, bisogno di aiuto, sete di luce o semplice curiosità. Dai giorni in cui Gesù di Nazaret percorreva le strade della sua terra, nel corso dei secoli, fino ad oggi, uomini e donne di ogni popolo e di ogni religione, a cominciare dai cristiani, hanno espresso ed esprimono questa richiesta, come fecero a Gerusalemme alcuni greci, rivolgendosi ad Andrea. E la risposta di Gesù sembra un enigma. Vedere solo la sua figura fisica è inutile, non serve a conoscerlo, a vederlo per ciò che realmente è. Occorre vederlo e conoscerlo glorificato, vederlo e conoscerlo come lo vede e conosce il Padre. Con la gloria che gli viene dal Padre. Altrimenti è un vedere vuoto, senza valore e senza peso. Occorre vederlo come chicco di grano che muore, viene sepolto e per questo produce molto frutto, che è la vita nuova ed eterna di una moltitudine di fratelli. Occorre vederlo quando viene innalzato sulla croce, perché con la forza di un amore inaudito attragga a sé tutti coloro che “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19, 37). A costoro sarà dato di riconoscere nell’ora della croce l’ora della glorificazione del Figlio, che a sua volta glorifica il Padre: ai credenti è dato di vedere nel Crocifisso il “peso” dell’amore di Dio per l’umanità, è dato di riconoscere nel Condannato il sigillo della Verità di Dio, nell’Abbandonato la luce del Figlio. L’ora della Pasqua di Gesù diventa l’ora della Pasqua di ogni discepolo credente che, al culmine di un cammino di purificazione, liberazione e educazione all’amore, può passare dalla morte alla vita, imparando a perdere con Gesù la vita per produrre con Lui un frutto di vita eterna.
una tappa terminata
 
Nell’anno 2011, Antonieta, del gruppo di Bissau, ha conseguito la Laurea in Lingua Portoghese. Attualmente continua come prima ad essere la direttrice della Scuola di San Paolo, affidata alla Compagnia Missionaria, e insegna nel Liceo di un quartiere periferico della capitale. Ho iniziato la mia carriera di docente dall’inizio della Scuola di San Paolo, quando ancora frequentavo l’ultimo anno di liceo. Dopo ho frequentato la Scuola Normale Superiore Tchico Té (formazione dei professori) dove ho ottenuto il Baccalaureato in Lingua Portoghese. Mi è sempre piaciuto molto insegnare e lavorare con i bambini e i ragazzi, ma sentivo la necessità di continuare la mia formazione, sia in ordine alla mia crescita personale e all’acquisizione di conoscenze, sia anche per la mia qualificazione professionale, dato che quasi dall’inizio mi è stato affidato l’incarico di direttrice della Scuola di San Paolo, scuola diocesana creata nel 1994, da P. Dionisio Ferraro missionario del PIME, che ha sempre scommesso su l’Educazione per lo sviluppo della Guinea. Così, nel 2006, mi sono iscritta alla Scuola Superiore di Educazione per conseguire la laurea in lingua portoghese. Allo stesso tempo ho continuato ad insegnare nel Liceo statale Jorge Ampa Cumelerbo e a esercitare l’incarico di direttrice della nostra Scuola di San Paolo. Ho trovato moltissime difficoltà, soprattutto nel 3º anno del corso, cosa che mi ha portato a ripetere per ben due volte la cattedra di lingua portoghese, cambiando di professore ogni anno. Finalmente ho avuto la fortuna e la grazia di seguire il corso con la Dottoressa Leonor Santos, eccellente professoressa, con la quale mi sono sentita in sintonia dal primo giorno e che mi ha aiutato a superare il “quasi blocco” che mi impediva di proseguire liberamente. A partire da questo momento è nato in me il gusto per la lettura e ho scoperto che per imparare bene una lingua c’è bisogno di coltivare l’abitudine e il gusto per la lettura e lo scritto. Nel quarto anno, 2010/2011, ho avuto la stessa professoressa e così ho continuato a fare dei buoni progressi fino a concludere con esito tutte le altre discipline. Il giorno 31 ottobre c’è stata la cerimonia della consegna dei Diplomi di Corso agli alunni finalisti. È stata molta bella questa tappa, importante e significativa, per ciascuno di noi. Io e i miei colleghi eravamo felici e raggianti di gioia; avevamo dimenticato tutte le fatiche e tutto lo “stress” che avevamo patito per raggiungere questa tappa. È stata Bina ad accompagnarmi alla cerimonia della consegna dei Diplomi, realizzata nell’auditorio del Hotel Azalai, uno dei più moderni della Capitale. Davvero questa è stata una tappa molto significativa per me e per la mia carriera professionale. Sento che sto progredendo e crescendo nell’esperienza e nel piacere d’insegnare. Tutto quello che ho imparato nella Scuola Superiore di Educazione mi aiuterà ad essere una professoressa che ama sempre più la sua professione e questo mi dà molta soddisfazione. La Guinea-Bissau ha bisogno di persone qualificate e ben formate, capaci di dare un valido contributo allo sviluppo del nostro paese. Come membro di un Istituto Secolare, sento che questo corso mi aiuta a realizzare meglio quanto ci viene suggerito dai nostri documenti CM, quando parlano del «lavoro professionale, compiuto con competenza…» (St.15) e che «il lavoro sarà da noi assunto come strumento per collaborare alla creazione e al piano di salvezza di Dio» (R.dV. 15). Ringrazio il Signore, ringrazio tutta la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, in modo particolare il mio gruppo CM della Guinae-Bissau, che mi ha aiutato e mi ha dato l’incentivo e la forza per andare avanti. È stato per me un grande aiuto. Non mi ha lasciata camminare da sola, ma ha camminato con me. Mi ha accompagnato, con animo ed entusiasmo, affinché io potessi arrivare alla fine di questa tappa importante della mia vita professionale e di laica consacrata nella CM. Auguri di un 2012 pieno di gioia e delle Benedizioni di Dio.
pasqua, fonte di gioia
 
Le donne al sepolcro, DUCCIO DI BONINSEGNA Carissimi, eccoci giunti vicino al giorno di Pasqua, giorno che ha sempre il sapore di festa, di gioia. Ed un canto di Pasqua italiano esprime molto bene questa gioia: “Che gioia ci ha dato… Vederti risorto, / vederti, Signore, / il cuore sta per impazzire! / Tu sei ritornato, / Tu sei qui tra noi: / e adesso ti avremo per sempre…!” E’ proprio così, pazzi di gioia perchè adesso lo avremo per sempre. Le donne che sono andate al sepolcro, il giorno dopo il sabato, hanno vissuto oltre allo stupore e smarrimento, una gioia incontenibile. Le donne del Vangelo, sono presenti in maniera unica all’evento della morte e della risurrezione del Signore. Con loro, anche noi vogliamo vivere questo mistero. Le donne si uniscono a Maria e Giovanni e salgono al Calvario, vivono fino in fondo lo strazio della morte e guardano dove si trova il sepolcro dove hanno deposto quel corpo, troppo in fretta strappato alle loro cure a causa della festa che stava iniziando. Sono ancora loro, le donne, che al sabato preparano gli oli, e ancora loro al mattino presto del giorno dopo il sabato si recano al sepolcro, e a queste donne l’Angelo dice: “… perché cercate tra i morti colui che è vivo, non è qui.” E ancora a loro è affidato l’annuncio che il Signore è Vivo. Questo gruppetto di donne ci suggeriscono alcuni spunti che ci possono aiutare a vivere la Pasqua. Per prima cosa il coraggio, di salire con Gesù fino al Calvario, un coraggio che diventa solidarietà con il dolore. Non scappano ma restano fino alla fine, non chiudono gli occhi… ma accompagnano il loro Signore fino alla sepoltura. Quanti calvari ancora oggi dobbiamo salire, quante situazioni di dolore di ingiustizia sono ancora oggi presenti… e, molte volte restano solo notizie lette in fretta sul giornale… e sono dimenticate. Le donne, di fronte alla pietra rotolata e all’annuncio dell’Angelo, sono piene di stupore. E’ importante lasciarci stupire dagli avvenimenti, uno stupore che aiuta a guardare il nuovo che ci viene offerto, lasciamo che lo stupore accompagni il nostro cammino e non diamo nulla per scontato. Le donne dopo lo stupore vivono la fede, credono che egli è vivo e lo annunciano. L’annuncio comporta una sfida grande, le donne non sono credute, ma continuano nella loro testimonianza. Il risorto apparirà e confermerà questo annuncio. A noi oggi la sfida nell’annunciare il Vangelo e dire con gioia incontenibile: Egli è vivo! Sì in questo mondo che pare sordo e che non si stupisce di nulla, che ha una spiegazione su tutto ma che non può rispondere al desiderio di felicità che c’è in ognuno di noi. Per poter annunciare il Vivente, che è fonte di gioia, abbiamo bisogno di perseverare nella fede in Lui e non stancarci di fare della nostra vita una testimonianza viva di Gesù Risorto, e non dobbiamo stancarci di salire con i fratelli e le sorelle i molti calvari che ancora oggi bisogna salire. Auguro a tutti Buona Pasqua, il Signore Risorto sia per tutti noi fonte di gioia. In comunione [img2bsx] “La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo! BUONA PASQUA!”. (Don Tonino Bello)
pascua, fuente de alegría
 
Las mujeres al sepulcro, DUCCIO DI BONINSEGNA Muy queridos... Aquí estamos, muy cerca de la Pascua, día que siempre tiene sabor de fiesta, de alegría. Un canto de Pascua italiano expresa muy bien esta alegría: “ Que alegría nos ha dado… Verte resucitado, / verte Señor / el corazón está por enloquecer! / Tú haz vuelto, / Tú está con nosotros/ y ahora te tendremos para siempre…!” Y es así, estamos locos de alegría porque ahora lo tendremos para siempre. Las mujeres que fueron al sepulcro, el día después del sábado, experimentaron además de la maravilla y del asombro, una alegría incontenible. Las mujeres del Evangelio están presentes de manera única en el evento de la muerte y de la resurreccción del Señor. Con ellas, también nosotros queremos vivir este misterio. Las mujeres se unen a María y a Juan y suben al Calvario, viven hasta el fondo la agonía de la muerte y miran donde se encuentra el sepulcro donde han puesto al Señor, apresuradamente, porque ya empezaba el día de fiesta. Son también las mujeres, las que preparan los oleos y que en la mañana temprano del día después del sábado llegan al sepulcro, y a estas mujeres el Angel les dice: “... porqué buscan entre los muertos al que está vivo, no está aquí.” Y más aún , a ellas se les confía el anuncio de que el Señor está Vivo. Este grupito de mujeres nos sugieren algunos puntos que nos pueden ayudar a vivir la Pascua. Lo primero es la valentía de subir con Jesús al Calvario, una valentía que se convierte en solidaridad con el dolor . No huyen sino que permanecen hasta el fin, no cierran los ojos...sino que acompañan a su Señor hasta la sepultura. Cuantos calvarios debemos subir hoy, cuantas situaciones de dolor de injusticia están aún presente...y , muchas veces quedan sólo como noticias leídas en el diario...y se olvidan. Las mujeres ante la piedra removida del sepulcro y el anuncio del Angel , quedan maravilladas. Es necesario dejarse maravillar por los acontecimientos, un asombrarse que ayuda a mirar lo nuevo que se nos ofrece, dejemos que el maravillarse acompañe nuestro camino y no demos nada por descontado. Las mujeres luego de maravillarse viven la fe, creen que El está vivo y lo anuncian. El anuncio conlleva un gran desafío, no se les cree lo que dicen, pero siguen dando testimonio. El Resucitado aparecerá y confirmará este anuncio. Nosotros, hoy tenemos el desafío de anunciar el Evangelio y de decir con incontenible alegría : ¡El está vivo! Si, hay que hacerlo hoy, en este mundo que parece sordo y que no se maravilla con nada, que tiene una explicación para todo, pero que no puede responder al anhelo de felicidad que existe en cada uno. Para poder anunciar al Viviente , que es fuente de alegría, necesitamos perseverar en la fe en El y no cansarnos nunca de hacer de nuestra vida un testimonio vivo de Jesús Resucitado, y no debemos cansarnos de subir con los hermanos y hermanas a los tantos calvarios que todavía hoy es necesario subir Les deseo a todos una Feliz Pascua, que el Señor Resucitado sea para todos nosotros fuente de alegría. En comunión [img2bsx] “La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!BUONA PASQUA!”. (Don Tonino Bello)
páscoa,fonte de alegria
 
As mulheres ao sepulcro, DUCCIO DI BONINSEGNA Caríssimas/os: Eis-nos quase a chegar ao dia de Páscoa, dia que tem sempre um sabor de festa, de alegria. E um cântico de Páscoa italiano exprime muito bem esta alegria: “Que alegria nos deu...Ver-te ressuscitado, / ver-te, Senhor, / o coração está para enlouquecer!/ Tu voltaste, / Tu estás aqui entre nós:/ e agora ter-te-emos para sempre...!” As mulheres que foram ao sepulcro, no dia depois do sábado, viveram não só o espanto e a perturbação, mas também uma alegria irreprimível. As mulheres do Evangelho, estão presentes de maneira única no acontecimento da morte e da ressurreição do Senhor. Com elas, também nós queremos viver este mistério. As mulheres unem-se a Maria e a João e sobem ao Calvário, vivem até ao fundo a tortura da morte e vêem onde se encontra o sepulcro no qual depuseram aquele corpo, arrebatado com pressa aos seus cuidados devido à festa que estava para iniciar. São elas, as mulheres, que no sábado preparam os óleos, e ainda elas que, de manhãzinha, no dia depois do sábado se dirigem ao sepulcro, e a estas mulheres o Anjo diz: “...porque buscais entre os mortos Aquele que vive?Não está aqui; ressuscitou!” E ainda a elas é confiado o anúncio que o Senhor está Vivo. Este pequeno grupo de mulheres sugere-nos alguns motivos que nos podem ajudar a viver a Páscoa. Antes de mais a coragem de subir com Jesus até ao Calvário, uma coragem que se transforma em solidariedade com a dor. Não fogem, mas permanecem ali até ao fim, não fecham os olhos...mas acompanham o seu Senhor até à sepultura. Quantos calvários ainda hoje devemos subir, quantas situações de dor e de injustiça estão ainda hoje presentes entre nós...e, muitas vezes, não passam de notícias lidas à pressa no jornal...e logo a seguir esquecidas. As mulheres, diante da pedra removida e ao anúncio do Anjo, encheram-se de admiração. É importante não perder a capacidade de nos maravilharmos diante dos acontecimentos, uma maravilha que nos ajuda a olhar o novo que nos é oferecido; deixemos que a admiração acompanhe o nosso caminho e não consideremos tudo como previsível. As mulheres depois da admiração vivem a fé, acreditam que Ele está vivo e anunciam-no. O anúncio implica um grande desafio, não se acredita nas mulheres, mas estas continuam o seu testemunho. O ressuscitado aparecerá a confirmar este anúncio. Hoje, a nós, o desafio de anunciar o Evangelho e de dizer com alegria irreprimível: Ele está vivo! Sim, neste mundo que parece surdo e no qual nada causa maravilha, que tem uma explicação para tudo mas que não é capaz de responder ao desejo de felicidade que existe em cada um de nós. Para poder anunciar Aquele que está Vivo, que é fonte de alegria, precisamos de perseverar na fé que n’Ele temos e de não nos cansarmos de fazer da nossa vida um testemunho vivo de Jesus Ressuscitado; também não nos devemos cansar de subir com os irmãos e as irmãs os muitos calvários que ainda hoje é necessário subir. Desejo a todas/os uma Páscoa Feliz; o Senhor Ressuscitado seja para todos nós fonte de alegria. Em comunhão [img2bsx] A Páscoa vença o nosso pecado, despedace os nossos medos e nos faça ver as tristezas, as doenças, as injúrias e até mesmo a morte, da vertente justa: a do “terceiro dia”. Desta vertente, o lugar do crânio aparecer-nos-á como o Tabor. As cruzes parecer-nos-ão antenas, colocadas ali para nos fazer ouvir a música do Céu. Os sofrimentos do mundo não serão para nós estertor da agonia, mas trabalho de parto. E os estigmas deixados pelos cravos nas nossas mãos crucificadas, serão aberturas através das quais conseguiremos ver desde agora as luzes de um mundo novo! FELIZ PÁSCOA! (D. Tonino Bello)
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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