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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENNITA\' DEL SACRO CUORE DI GESU\'
    Venerdì 11 giugno 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLENIDADE DO SAGRADO CORAÇÃO DE JESUS
    Sexta-feira 11 de junho de 2021... Continua
  • 14 / 05 / 2021
    SOLEMNIDAD DEL SAGRADO CORAZÓN DE JESÚS
    Viernes 11 de junio de 2021... Continua
serafina in mozambico
 
Nella lotta contro il tempo, non trovo tempo per ciò che ritengo essenziale e sono costretta ad occuparmi di cose burocratiche che non portano beneficio a nessuno. Per mantenere la serenità e la gioia ( è questo il volto che voglio avere e manifestare) e rispondere alle esigenze del Ministero dell’Educazione, non mi rimane altro tempo per cose diverse.. In questa situazione concreta, non ho altra alternativa se non quella di condividere le fatiche, le preoccupazioni, le stanchezze… di tutti coloro che si trovano nella stessa barca e cercano di remare contro corrente. Mi piace prendere coscienza, sentire di avere un volto sereno, che comunica speranza, in questo scenario disumano in cui si trova la categoria dei Professori in Portogallo. Sto bene, ma sono molto stanca. L’anno scorso, dopo sei anni di lavoro nella scuola privata, sono ritornata a insegnare nella scuola pubblica. Non è stato facile adattarmi a questa scuola e neppure rispondere a nuove sfide, alla quale non mi sentivo preparata: insegnare Tecniche di Informatica e Area Vocazionale a bambini con Necessità Educative Speciali. Dopo un anno di lavoro a livello professionale e pastorale (formazione di adulti in parrocchia, incontri di formazione con i Ministri Straordinari dell’Eucaristia, orientare una volta al mese la Lectio Divina e la catechesi degli adulti in preparazione alla Cresima) ho pure partecipato al Segretariato della Famiglia Dehoniana e al Segretariato delle Vocazioni e dei Formatori nell’ambito di “ Novahumanitas” una volta al mese, in due gruppi. Oltre questo, ho dovuto fare assistenza a mia sorella Vitalina che da 16 anni è ammalata. E’ evidente che, sono arrivata alla fine dell’anno sociale con il bisogno di riposare, di fermarmi, pregare, contemplare, stare con gli amici…Come la cerva sospira ai corsi d’acqua, così la mia anima, il mio corpo sospiravano il riposo, la preghiera, la contemplazione… Però le correnti d’acqua che il Padre aveva preparato per me erano ben diverse da quelle che io sognavo e desideravo. P.Aderito S.C.J. più di una volta mi aveva invitato ad andare con lui e con un gruppo di giovani volontari a Nampula. Avevo sempre rifiutato dicendo che, più che partire per un’esperienza di quel genere, sentivo il bisogno di pregare e di riposare. Il gruppo di giovani volontari decisero finalmente di fare tale esperienza con la CM a Nampula. Allora mi venne l’idea di parlare con p. Aderito per organizzare prima un incontro tra questi ragazzi e il gruppo CM di Porto, al fine di conoscerci tra noi. A me fu dato il compito di animare e organizzare questo incontro. Mi venne l’dea di preparare un Power Point della CM. Dopo l’incontro, realizzato nel Centro dehoniano a Pinheiro Manso, abbiamo invitato gli stessi giovani per il mese seguente a un pranzo con le missionarie, nella nostra casa di Porto. Il giorno stabilito io e Laura ci siamo rese disponibili per accoglierli e preparare loro il pranzo. Durante il pranzo, uno dei volontari, Paolo mi disse: “Perché non vieni con noi a Nampula, così potresti prepararci da mangiare”! P. Aderito appoggiò l’idea dicendo che le missionarie di Nampula avevano bisogno di aiuto per accogliere e gestire il gruppo di volontari. Così contro ogni logica umana accettai la provocazione e decisi di dare il mio aiuto, la mia collaborazione a questa esperienza di lavoro della Famiglia Dehoniana. Sì, questa è stata la mia grande esperienza di lavoro nella Famiglia Dehoniana. Un po’ come il povero del Vangelo che dà la sua unica moneta o come la vedova che cuoce l’ultimo resto di farina… io però non ho dato una moneta, né il resto di farina, ho dato le mie mani per cucinare a un gruppo (volontari e missionarie) di 14 persone, che a volte aumentavano fino a 18 / 20. E’ stata un’esperienza molto bella ed arricchente che mi ha permesso di esprimere la mia disponibilità, il servizio, la comunione, la condivisione, il rispetto. Ho la sensazione di aver partecipato a un grande banchetto, però di non aver fatto ancora la digestione di tutto. E’ difficile esprimere tutto quanto ho vissuto e sentito in questa esperienza di volontariato. Mi ha affascinato il gruppo delle missionarie del “ Bairro Napipine “ per la maniera evangelica in cui sono incarnate, inserite, tra la gente. Come Gesù nella moltiplicazione dei pani, così anche loro moltiplicano le energie nella promozione umana, nell’evangelizzazione e nell’accoglienza. Grazie di cuore a Mariolina, a Martina, Helena e Gabriela che mi hanno fatto sentire veramente come fossi a casa mia. Il loro esempio è testimonianza di coloro che si donano con generosità e non invecchiano… A loro volta, i volontari hanno saputo donarsi con generosità per organizzare la Biblioteca del Centro Culturale di Napipine, all’animazione dei giovani, dare il loro aiuto nell’ospedale psichiatrico. Siamo arrivate ciascuno di noi “da mille strade diverse” e molto in fretta ci siamo sentiti famiglia nella condivisione degli impegni, delle preoccupazioni, dei momenti di distensione, a tavola.. In maniera quasi divertente ero diventata per Paolo e Caterina la loro nonna, per Maria la mamma, per Edoardo la suocera. E proprio vero che quando ci uniamo in comunità per costruire la fraternità ci sentiamo veramente famiglia. Mi sono piaciuti molto gli incontri con i giovani, con le comunità dei credenti, con il mondo universitario e particolarmente con i Padri dehoniani di Nampula, dell’Alto Moloque, di Milevane e Gurue. La condivisione e fraternità con i volontari che si trovano nell’Alto Moloque e Gurue, mi hanno affascinata per la loro generosità e bontà. Sono giovani che hanno lasciato la loro famiglia, il loro mondo pieno di ogni conforto per sognare e risvegliare sogni nei giovani mozambicani e per aiutarli negli studi. Non c’è dubbio che il Volontariato è una scuola di vita, di amore, di umanità personale e comunitaria. Mi sono sentita privilegiata nel poter partecipare all’inaugurazione del Centro Culturale di Napipine e alla celebrazione dei 40 anni di presenza CM in Mozambico, e dei 10 anno d’inizio del gruppo di Amici. Nell’Eucaristia di ringraziamento per quanto la CM aveva realizzato in Mozambico in questi anni, p. Aderito disse: “Qui a Nampula, Mariolina, Martina, Helena e Gabriela continuano ad essere come lampade di Dio che illuminano coloro che vogliono vedere Dio più da vicino. Ricordiamo anche il gruppo di Amici della CM che celebrano c on noi 10 anni di vita. Che la spiritualità del Sacro Cuore possa irradiarsi ancor più in questa terra.Che la Famiglia Dehoniana, Padri dehoniani, Compagnia Missionaria e laici possano insieme studiare e celebrare P. Dehon, un profeta che ancora oggi interpella il nostro tempo”. La gioia, il sorriso, l’affetto dei bambini e del popolo in generale sono rimasti dentro di me come … gigante con lo slogans: “Per vivere contenti basta essere vivi, guardare il tramonto del sole, coltivare e vendere un ciuffo di insalata, avere una capulana da indossare, lavarsi e lavare in un fiume e ritornare a casa per la strada senza asfalto con un po’ d‘ acqua per fare la “matapa”. Al ritorno mi sono fermata due giorni con il gruppo CM di Maputo. Ho avuto la fortuna di vedere Irene, Giannina, Alice e Julieta. E le parole non bastano per ringraziare la calorosa accoglienza che mi hanno riservato. Serafina Ribeiro
familiares
 
La Compagnia Missionaria del S. Cuore ha appena fatto i primi passi del suo cammino, quando lo Spirito di Dio le suggerisce di aprire le porte per accogliere quanti desiderano condividerne l'indirizzo spirituale, anche se non possono donarsi alla vita di consacrazione, nel senso tradizionale inteso dalla Chiesa. A fianco delle Missionarie, nascono i Familiares (inizio 1966). Il nome sta a significare che sono parte della stessa Famiglia: la Compagnia Missionaria del S. Cuore. Anche se la volontà di Dio li ha posti a vivere la propria esistenza su strada diversa, essi sentono di potere, come le Missionarie, fare del Cuore di Gesù il centro della propria attenzione di fede, per viverne i sentimenti di amore e farsi collaboratori e testimoni del suo Regno. "Chi può diventare Familiaris della Compagnia Missionaria?" - si domandava p. Albino Elegante guardando al nuovo germoglio che stava per sbocciare - e rispondeva: "chiunque abbia la volontà di stringersi in comunione di aspirazioni, di spiritualità, di lavoro . . . con la Compagnia Missionaria. Non vi é dunque alcuna difficoltà di età, di condizioni di vita, di lavoro. A casa propria, nel proprio impiego, sposati o no, uomini o donne . . . tutti possono essere Familiares della Compagnia Missionaria. Si tratta, in definitiva, di una cosa semplice: darci la mano per camminare insieme, per aiutarci a salire e conquistare il mondo al Cuore di Gesù". Nelle file della Famiglia Dehoniana Nei giorni 3-9 settembre 1990 i rappresentanti dei gruppi che vivono la spiritualità dei Sacerdoti del S. Cuore, si sono riuniti a Roma, per celebrare il 1° Convegno Internazionale "Laici Dehoniani". Erano presenti, per l'occasione, i Sacerdoti del S. Cuore, la Compagnia Missionaria, i Gruppi e i Movimenti laicali che si ispirano nella loro struttura, nel loro stile di vita e di attività, al pensiero di P. Dehon, alle modalità specifiche con cui egli ha servito il proprio ideale di fede. I partecipanti hanno voluto raggrupparsi sotto una denominazione comune:"La Famiglia Dehoniana", dove, nella piena autonomia di organizzazione e di opere, si propongono di aiutarsi reciprocamente per mantenere viva e rendere sempre più efficace di santità e di salvezza il dono della loro vocazione. Narrano i biografi che sul letto di morte, stendono la mano verso un'immagine del S. Cuore, con voce chiara P. Dehon disse: "Per Lui sono vissuto e per Lui muoio". Queste furono le sue ultime parole, il testamento spirtuale che egli porge a noi, perché anche noi realizziamo, nell'amore e nell'offerta, lo stesso atteggiamento di fede e di grazia.
statuto
 
CAPITOLO 1° LA COMPAGNIA MISSIONARIA DEL S. CUORE "Vi sono (nella Chiesa) diversità di carismi . Però tutti sono distribuiti dal medesimo Spirito. Egli li dona - a ciascuno come vuole; - solo e sempre per l'utilità comune". (cfr. 1 Cor 12, 4-11) "E' sempre l'unico ed identico Spirito il principio dinamico della varietà e della unità nella Chiesa di Dio. Il fedele laico (obbediente all'azione di salvezza dello Spirito) . . . deve vivere in un continuo scambio con gli altri, con un vivo senso di fraternità, nella gioia di una eguale dignità e nell'impegno di far fruttificare insieme l'immenso tesoro ricevuto in eredità". (CFL n. 20) 1. La Compagnia Missionaria del S. Cuore é un Istituto Secolare che trova nella spiritualità di amore e di oblazione, colta dalla S. Scrittura ed espressa in modo culminante dal mistero del Cuore trafitto di Cristo, l'alimento della sua vita interiore e della sua missione. > 2. Questa spiritualità costituisce il carisma "specifico" della Compagnia Missionaria, il carisma cioé che, attraverso p. Dehon, le é stato donato dallo Spirito e che la fa esistere nella Chiesa con uno stile proprio. 3. La Compagnia Missionaria del S. Cuore é composta: - dalle Missionarie chiamate al servizio della spiritualità di amore e di oblazione e alla consacrazione totale di se stesse a Dio, mediante i voti di povertà, castità e obbedienza; - dai Familiares che si impegnano con una specifica promessa a vivere la spiritualità e la missione dell'Istituto. 4. I Familiares pertanto sono coloro che, accogliendo l'invito di Dio, danno alla propria vita lo stile di pensiero e di azione della Compagnia Missionaria del S. Cuore, secondo il carisma che le é specifico. 5. Il presente Statuto traccia le linee del programma di vita dei Familiares, perché il dono della vocazione all'amore e all'offerta di se stessi con il Cuore di Cristo sia autentico ed efficace. 6. La Compagnia Missionaria é aperta alle aspirazioni ed ai problemi di tutti gli uomini. Si propone, però, di vivere particolarmente unita ai Gruppi ecclesiali che si ispirano all'eredità di p. Dehon e di dare il suo contributo per la vita, l'espansione e la fecondità di tutta la Famiglia Dehoniana. CAPITOLO 2° IL NOSTRO PROGRAMMA DI VITA a) La Spiritualità "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri (Gv 13, 34). Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".(Gv 15, 13) "Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che hanno, direttamente o indirettamente, una utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo".(CFL n. 24) 7. La nostra spiritualità nasce e si alimenta nella contemplazione del Cuore di Gesù. Attraverso la ferita del costato Egli ci fa dono del suo Spirito e, nell'effusione dell'acqua e del sangue, ci purifica dal peccato e ci rinnova nella carità. Noi vogliamo essergli profondamente riconoscenti realizzando il dono di noi stessi nell'impegno quotidiano a vivere la sua totale disponibilità al Padre e agli uomini. Le esigenze dell'imitazione del Cuore di Gesù si concretizzano soprattutto in due disposizioni di spirito e di vita: - l'amore che si fa "comunione", che ci fonde nell'unità; - l'oblazione, ossia l'offerta di quanto siamo e possiamo perché tutto diventi testimonianza di amore e "con Cristo e in Cristo" contribuisca alla salvezza di tutti gli uomini. 8. La vita di amore, vissuta intensamente sino a farci "comunione" con Dio e con i fratelli, rappresenta il culmine di quanto ha fatto e detto Gesù. Qui si compie pienamente il nostro impegno spirituale. 9. Alla scuola del Cuore di Gesù impariamo anzitutto a realizzare la "comunione" con Dio mediante: - l'impegno ad accogliere e coltivare la vita di grazia e l'attenzione a tutte le circostanze per testimoniarla ai fratelli; - l'accettazione umile e generosa della sua volontà nell'ordinarietà della nostra giornata e nelle circostanze particolarmente difficili o dolorose che la vita presenta. Il "sì" di Gesù e di Maria, espressione della totalità del loro servizio, costituisce l'atteggiamento caratterizzante l'amore che vuole farsi "comunione". 10. Questa vivace e operosa "comunione" con Dio diviene la premessa necessaria della nostra "comunione" con i fratelli. "Questo é il comandamento che abbiamo ricevuto da Lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello" (1 Gv 4, 21). 11. Fare "comunione" con i fratelli significa "perdersi" per ritrovarsi nel Cuore di Cristo e farsi con Lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, accoglienza, forza unitiva . . . con tutti. 12. Il nostro cammino di carità - parte da chi ci sta a fianco, o condivide il nostro stesso ideale di vita; - ma abbraccia e si mantiene carico di attenzione, di benevolenza, di aiuto. . . per tutti gli uomini, specialmente i più bisognosi. 13. Pertanto, aiutati efficacemente dallo Spirito Santo che educa il cuore degli uomini e lo mantiene "nuovo" nell'amore, ci sentiremo impegnati a presentarci contrassegnati in tutto e sempre dalla carità, segno visibile della presenza di Dio che é amore. 14. La pratica della carità, in tutta l'estensione delle sue esigenze, ci domanderà a volte una grande capacità di sacrificio. Allora, soprattutto, chiederemo con insistenza al Cuore di Gesù la fedeltà al nostro impegno di vocazione per essere continuazione e complemento della sua immolazione. 15. La nostra vita, dunque, sarà tutta protesa all'offerta di noi stessi e della nostra attività, in unione alla santità ed ai sentimenti del Cuore di Gesù. I rapporti di famiglia e di lavoro, i contatti con le persone, le vicende liete e tristi, le tante cose minutissime di cui si compone la nostra giornata . . . tutto può e deve divenire un sacrificio di amore dove, più che la vastità dell'offerta, Dio gradisce l'intensità dell'affetto. Anche agli occhi dei fratelli essa acquista efficacia di grazia nella disponibilità paziente, nella semplicità e nel sorriso. b) La Missione Disse Gesù agli apostoli: "Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e fino agli estremi confini della terra".(Atti 1,8) " I Laici sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico . . . rendendo così visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza di vita".(LG n. 31) "La comunione ecclesiale é un grande dono dello Spirito Santo che i fedeli laici sono chiamati ad accogliere con gratitudine e vivere con profondo senso di responsabilità. Ciò si attua concretamente mediante la loro partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa al cui servizio, ciascuno a suo modo, pone il proprio carisma e le proprie capacità".(CFL n .20) 16. La nostra missione, come la spiritualità, trova alimento e sprone nella contemplazione del Cuore di Gesù. Il Costato trafitto ci manifesta la dimensione e il prezzo dell'amore di Dio, che si é donato a noi in Cristo, e perdura nella Chiesa. Egli ci domanda con insistenza adesione e collaborazione. 17. Così noi consacriamo tutte le nostre capacità e possibilità al servizio della Chiesa e del mondo, impegnandoci nell'evangelizzazione e nella promozione umana, secondo il carisma della Compagnia Missionaria del S. Cuore. Per questo promuoviamo quanto aiuta l'uomo ad incontrare Cristo ed a elevare il livello morale e sociale della sua vita. 18. Vogliamo anche fare gran conto del senso della famiglia, della competenza professionale, della giustizia e di tutte le virtù che riguardano i rapporti sociali, perché, ovunque ci troviamo e lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di Cristo e "scrivere la legge divina nella vita della città terrena" (GS n. 43). 19. Consapevoli che l'uomo é per sua natura sociale e che piacque a Dio riunire tutti i credenti per farli suo Popolo (cfr. 1 Pt 2, 5ss) e un unico corpo in Cristo (cfr. 1 Cor 12,12), coltiveremo un forte spirito comunitario. Ci inseriremo come forze attive e vivificatrici nelle espressioni apostoliche della nostra parrocchia, della nostra diocesi e negli organismi civili che curano e promuovono il bene sociale. Soprattutto ci sentiremo chiamati a rendere presente ed operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra, se non per mezzo nostro (cfr. LG n. 33). 20. La disposizione con cui vivremo la nostra missione sarà di continua comunione con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, con tutta la Chiesa, le sorelle ed i fratelli di ideale. Ci lasceremo guidare da Maria perché, ovunque ci troviamo e lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di Cristo. b>CAPITOLO 3° LA NOSTRA PREGHIERA "Gli apostoli ritornarono a Gerusalemme (dopo l'ascensione di Gesù al cielo) ed erano assidui e concordi nella preghiera con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui".(At 1, 12-14) "Il rapporto con Dio é elemento costitutivo dello stesso "essere" ed "esistere" dell'uomo: é in Dio che noi "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo".(CFL n. 39) 21. Noi Familiares vogliamo presentare ai fratelli uno stile di vita che sia espressione evidente della nostra cordiale amicizia con il Signore Gesù. Il suo Cuore ferito é l'immagine viva che ci manifesta tutto l'amore e la misericordia che egli ha avuto per noi. Ma l'amore domanda amore. Così tutta la nostra vita si trasformerà in offerta di amore: le premure per la famiglia, la fatica del lavoro, la distensione del tempo libero, l'azione di apostolato . . . Tutto deve entrare nella ricerca di una cordiale "vita a due", come consigliava San Paolo ai cristiani di Colossi: "Tutto quello che fate, in parole e opere, fatelo tutto nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui" (Col 3,17). 22. Un aiuto sicuramente efficace per costruire e mantenerci nell'amicizia con il Signore Gesù ci é dato dalla preghiera. Gradualmente essa ci addentra nelle disposizioni e nei sentimenti del Cuore di Gesù e favorisce un'operosa "comunione" con Lui, in docilità allo Spirito Santo. Ci può essere di stimolo, al riguardo, l'affermazione con cui Gesù ha sancito l'assoluta dipendenza del nostro sforzo dall' azione gratuita della sua grazia: "Io sono la vite e voi siete i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla". (Gv 15,5) 23. I momenti di preghiera particolarmente efficaci per la nostra crescita cristiana, nelle linee che lo Spirito ha tracciato al nostro Istituto, sono: * la S. Messa. Qui "troviamo il Cuore di Gesù vivente, amante, ferito, presente come l'Agnello immolato e offerto al Padre" (p. Dehon). Noi siamo fortemente stimolati ad unirci alla sua offerta e al suo sacrificio donando all'ordinarietà della nostra vita il valore della sua santità e della sua potenza redentrice. * la meditazione della Parola di Dio; una breve sosta quotidiana per la riflessione e la lettura pregata su una pagina del Vangelo, al fine di cogliere nell'insegnamento e nell'esempio di Cristo un indirizzo sempre più conforme allo stile di Dio e alle finalità che Egli ha proposto alla nostra Famiglia; * l'adorazione di Gesù Eucaristia, la fede che si é fatta amicizia, diventa un forte richiamo ad una sosta quotidiana davanti al Tabernacolo: - per portare a Gesù la nostra lode, il nostro ringraziamento . . . - per aprirgli il nostro cuore, dargli il nostro affetto, esprimergli i nostri desideri, parlargli delle nostre difficoltà . . . - farci intercessori per i problemi che travagliano la Chiesa, la nostra famiglia, il mondo intero . . . - per imparare ad offrirci al Padre con Cristo e come Cristo. Se non é possibile andare materialmente in chiesa, e fare un quarto d'ora di Adorazione di presenza, é bene che l'Adorazione sia fatta almento in spirito, trovando nel cuore della giornata uno spazio di tempo per questo scopo. 24. Nel determinare il proprio impegno di preghiera e nell'aderirvi quotidianamente con libertà, ma anche responsabilmente, ciascuno sceglierà tra le espressioni indicate, quelle che sono più confacenti alla sua situazione di vita e al compito di essere, in mezzo ai fratelli, testimonianza di Dio e della spiritualità dell'Istituto. 25. Una particolare importanza daremo al sacramento della Riconciliazione a cui ci accosteremo con frequenza, come momento di incontro con l'amore misericordioso di Dio. Nel sangue di Cristo, Egli ci purifica, ci santifica, ci rigenera a creature nuove capaci di comunione, di amicizia, di gratuità e di dono. 26. L'apertura alla preghiera sarà favorita, oltre che dalla volontà di donazione all'amore del Cuore di Gesù, anche dalla consapevolezza dell'urgenza della nostra missione nella Chiesa e nel mondo. Essa ci aiuterà a scoprire l'amore di Dio operante nella storia e a riempirci il cuore della inquietitudine degli uomini e della loro sete di speranza e di salvezza. 27. Modello perfetto di unità tra le attività temporali e la vita di preghiera, é la Vergine Maria. "Mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, ella era sempre intimamente unita al Figlio suo e cooperava in modo tutto singolare all'opera del Salvatore" (A A n. 4). CAPITOLO 4° AMMISSIONE E FORMAZIONE "Tutti gli appartenenti al Popolo di Dio, in virtù del Battesimo e della Confermazione, sono chiamati indistintamente, a collaborare alla missione salvifica della Chiesa e alla sua testimonianza di santità".(LG n. 33) "In un mondo secolarizzato, le varie forme aggregative possono rappresentare per tanti un aiuto prezioso per una vita cristiana coerente alle esigenze del Vangelo e per un impegno missionario e apostolico".(CFL n. 29) 28. L'ammissione di nuovi Familiares é un fattore determinante per la vita della Compagnia Missionaria del S. Cuore e per lo svolgimento sereno ed efficace della sua missione nella Chiesa e nel mondo. Pertanto tutti si sentiranno in dovere di prodigarsi per l'incremento dell'Istituto. 29. I requisiti necessari per l'accettazione tra i Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore sono: a) l'impostazione sinceramente cristiana del pensiero e della pratica di vita; b) la volontà di conoscere e valorizzare la spiritualità dell'Istituto per dare maggiore specificità C.M. alla propria fisionomia cristiana e per rendere più efficace, nella comunione fraterna, il lavoro di apostolato; c) una psiche sana ed equilibrata; d) l'età normalmente non superiore ai 60 anni. 30. L'inizio del cammino di formazione é segnato ufficialmente da una breve funzione religiosa, le cui determinazioni particolari sono lasciate alla creatività e agli usi locali. Durante tale funzione, l'aspirante esprimerà la sua volontà di adesione con la seguente formula: "Con l'accettazione fiduciosa del progetto di amore che Dio vuole evidenziare nella mia vita, alla scuola del Cuore di Gesù, io . . . . . . . . . . . condotto per mano da Maria, do la mia adesione al periodo di formazione dei Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore per vivere ogni momento della mia giornata in comunione di amore e di offerta con il Cuore di Gesù. Mi impegno anche a mantenermi in comunione con tutti i membri dell'Istituto per essere con loro testimone di serenità, nella pace e nella speranza. Questa é la mia volontà. Si degni il Cuore di Gesù di accogliermi e benedirmi. Amen!" 31. Il periodo di formazione degli aspiranti, normalmente ha la durata di due anni. Durante questo periodo l'aspirante frequenterà gli incontri che gli saranno segnalati, ai fini di maturare la propria personalità, sia sul piano umano che su quello cristiano, e per inserirsi gradualmente nella specificità del carisma e della missione della Compagnia Missionaria del S. Cuore. 32. Se l'aspirante é sacerdote, il periodo di formazione l'aiuterà a rendere più vivace la luce del carisma che gli fu dato per l'imposizione delle mani del vescovo (cfr. 2 Tim 1,6). Comunque anche per il sacerdote resta necessaria la conoscenza di quanto l'Istituto propone di vivere e testimoniare per rendere più caratteristica la sua fisionomia e più ricco di grazia il suo servizio di fede. 33. La preparazione degli aspiranti é affidata ai "Responsabili della formazione". Essi vengono scelti dal Consiglio Centrale dei Familiares, in ragione della preparazione e della disponibilità necessarie per lo svolgimento di tale lavoro. Se occorrerà, il Consiglio Centrale dei Familiares potrà sollecitare la collaborazione delle Missionarie. I Responsabili della Formazione durano in carica tre anni, ma possono essere rieletti più volte per assicurare al loro lavoro il contributo della esperienza e della preparazione. 34. Trascorso il periodo di preparazione, l'aspirante presenterà al Consiglio di Gruppo la domanda per l'ammissione definitiva. Il Consiglio di Gruppo, sentito il parere del Responsabile della formazione, l'accetterà o meno e, dopo averla corredata del proprio parere, la inoltrerà al Consiglio Centrale dei Familiares. Gli aspiranti che abitualmente, o quasi, sono assenti, anche per giusto motivo, dagli incontri di formazione, non possono essere accolti definitivamente tra i Familiares. 35. La domanda di ammissione definitiva deve essere corredata del: - certificato di nascita; - certificato di battesimo e di confermazione; - stato di famiglia. 36. L'accettazione degli aspiranti, a Familiares, non é legata ad una particolare data, ma é bene che venga fatta, possibilmente, in una circostanza significativa della vita della Compagnia Missionaria del S. Cuore, con la presenza del Responsabile Centrale, o di un suo delegato, dei Familiares del Gruppo e di coloro che gli aspiranti crederanno opportuno invitare. Si compirà secondo il Cerimoniale proprio dei Familiares, con la recita della seguente formula: "O Dio, Padre di misericordia, ti lodo e ti ringrazio per il dono che la tua bontà oggi mi vuole elargire. In comunione di offerta con il tuo Figlio e con tutta la Chiesa, guidato da Maria madre, guida e custode della nostra Famiglia, io . . . . . . . . . . . . . . . do la mia adesione come Familiaris alla Compagnia Missionaria per vivere totalmente donato al Cuore di Gesù e ripetere in mezzo ai fratelli la sua piena disponibilità all'amore e all'oblazione. Mi impegno anche a condividere, secondo le mie possibilità, la missione di grazia e di salvezza che lo Spirito ha donato alla nostra Famiglia. Amen!" 37. I Familiares rinnovano la promessa ogni anno per mantenersi nella freschezza e nell'entusiasmo della loro donazione. La circostanza, verrà preparata da una giornata di ritiro spirituale. 38. La rinnovazione della promessa sarà fatta secondo le modalità descritte nel Cerimoniale dei Familiares, usando la seguente formula: "Mio Dio, ti lodo e ti ringrazio perché, in comunione di offerta con Cristo e con tutta la Chiesa, io . . . . . . . sono chiamato oggi a rinnovare la mia adesione come Familiaris alla Compagnia Missionaria del S. Cuore. Mantienimi discepolo fedele del Cuore di Gesù perché possa continuare a vivere la sua disponibilità all'amore e all'oblazione nella mia famiglia, nel posto di lavoro, nei contatti occasionali o di amicizia . . . e, nel servizio di bene che il tuo Spirito sollecita all'Istituto. Maria, madre, guida e custode della Compagnia Missionaria del S. Cuore, prega per noi! Amen!" 39. Se qualcuno desidera ritirarsi dai Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore, lo può fare liberamente, anche senza aspettare la circostanza della rinnovazione annuale della promessa. Sarà sufficiente che ne dia comunicazione scritta al Responsabile del suo Gruppo che informerà, quanto prima, il Responsabile Centrale dei Familiares. Non é richiesta nessun'altra formalità per lasciare i Familiares C.M., né sussiste, per chi si é ritirato, alcun vincolo di coscienza per quanto promesso e fatto precedentemente. 40. Anche se ha concluso il periodo di preparazione e é entrato nell'Istituto, il Familiaris dovrà sentirsi nella necessità di continuare, in modo sistematico e permanente, la propria formazione umana e cristiana. Nella misura del possibile, frequenterà: * i corsi di S. Scrittura, di teologia, di catechesi . . . per "laici" organizzati nella propria diocesi o altrove; *gli incontri di preghiera, di formazione, di spiritualità . . . promossi periodicamente dall' Istituto, a livello locale e nazionale. Coglierà con attenzione ogni altra occasione capace di aggiornarlo sui problemi della Chiesa e della società civile, ai fini di crescere nella sua maturità cristiana e C.M. e rendersi, in modo sempre più autentico, strumento di grazia e di salvezza. CAPITOLO 5° LA VITA DI GRUPPO La prima comunità cristiana "era assidua nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere . . . Chi aveva proprietà e sostanze ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno". (At 2, 42-45) "La vita di comunione ecclesiale diventa un segno per il mondo e una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv. 17,21). In tal modo la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa missione".(CFL n. 31) 41. I Familiares sono raccolti in Gruppi, in ragione della loro dislocazione geografica. Questo motivo di carattere pratico si eleva, nella fede, a collaborazione all'azione salvifica di Cristo: "Padre, ti prego, che essi siano "uno" come noi siamo "uno" . . . Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (cfr. Gv 17,21). Secondo la dottrina del Concilio Vaticano II°, la vita di Gruppo assume anche una luminosa significazione della realtà della Chiesa: "Essa é un "segno" della comunione e della unità della Chiesa in Cristo". (A A n° 18). 42. Dunque accettare, amare, contribuire operosamente alla vita del Gruppo significa, per noi Familiares, inserire la nostra vita e la nostra attività nella vita e nell'attività di Dio, di colui che, nella diversità delle Persone, é "uno" nella sostanza e vuole proiettata in tutte le realtà della terra l'immagine della sua unità (cfr LG nn. 1-4). 43. Alla ricchezza del significato teologico, la vita di Gruppo unisce un impareggiabile aiuto di ordine morale. Il trovarsi insieme per pregare, ascoltare la parola di Dio, scambiarsi idee, esperienze, difficoltà . . . stimola la generosità, mantiene la vivacità della testimonianza e del servizio . . . Soprattutto assicura l'appoggio della grazia, secondo la promessa fatta da Gesù: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). La vita di Gruppo favorisce la crescita umana, intellettuale e spirituale dei suoi membri. L'esempio di volontà e di coraggio di chi sa affrontare quanto é necessario per farsi fermento di Cristo, diviene stimolo per tutti. Così una buona preparazione teologica e biblica, una conoscenza aggiornata dei principali problemi della Chiesa e del mondo . . . non appaiono più una meta impossibile, ma traguardo necessario per mantenersi nel solco della missione liberatrice e vivificante di Cristo. 44. Lo "spirito di corpo" costituisce un impegno irrinunciabile per noi Familiares, anche per realizzare, con la nostra presenza, una espressione sensibile della spiritualità che ci é specifica: l'amore vissuto al punto da divenire "comunione" con Dio e con i fratelli. Pertanto la ricerca e la salvaguardia dell'unità ci porterà: - a una partecipazione dinamica e creativa alla vita e all'attività del nostro Gruppo; - a mantenerci in "comunione" vivace con tutti gli altri Gruppi: informazione, proposte, collaborazione, incontri . . . ; - a condividere, nella misura del possibile, le attività promosse dall'Istituto. 45. Ogni Gruppo é animato dal Responsabile con la collaborazione del Segretario e dell'Amministratore. L'elezione del Responsabile, del Segretario e dell' Amministratore, viene fatta dai Familiares del Gruppo, a mezzo votazione. Mentre per il Responsabile é necessaria la maggioranza assoluta o, dopo due scrutini inefficaci, quella relativa, per il Segretario e per l'Amministratore basterà la maggioranza relativa. L'elezione del Responsabile del Gruppo dovrà essere convalidata dal Responsabile Centrale con voto consultivo del suo Consiglio. Il Consiglio di Gruppo é composto da tutti gli appartenenti al Gruppo stesso. 46. L'incarico del Responsabile e dei suoi collaboratori ha la durata di tre anni, ma può essere rinnovato per lo stesso periodo. Però é opportuno l'avvicendamento nell'animazione del Gruppo per una condivisione delle responsabilità, ma anche come concreta espressione di apprezzamento dei doni che lo Spirito ha affidato a ogni Familiaris. 47. Compito del Responsabile é soprattutto l'animazione e la vitalità del Gruppo: - organizzando gli incontri mensili e svolgendo, nell'occasione, gli argomenti di studio e di riflessione proposti dal Responsabile Centrale per quell'anno sociale; - stimolando l'impegno degli appartenenti al Gruppo perché siano coerenti alle esigenze della loro vocazione. A questo riguardo, il Responsabile deve trascinare gli altri con il suo esempio e, ove occorra, prendere le necessarie iniziative; - inviando, a conclusione dell'anno sociale, relazione scritta al Consiglio Centrale dei Familiares, del cammino del Gruppo e dello svolgimento degli argomenti proposti. I membri che, senza giusto motivo, mancassero abitualmente a detti incontri, o li eludessero con una certa facilità, non saranno ammessi, dal Consiglio di Gruppo, alla rinnovazione annuale della Promessa. 48. Il Segretario redigerà il verbale dei Consigli di Gruppo e la relazione degli incontri mensili. Prenderà nota, in brevi notizie di cronaca, di tutto quello che interessa l'attività del Gruppo e delle circostanze straordinarie della vita dei singoli Familiares. 49. L'Amministratore curerà l'economia del Gruppo. E' bene, infatti, che ogni Gruppo abbia la propria cassa dove ognuno é chiamato a versare periodicamente, secondo le sue possibilità, un contributo per: - far fronte alle necessità finanziarie per la vitalità del Gruppo e per partecipare concretamente alle possibili varie iniziative di solidarietà ed apostoliche da esso promosse; - alimentare la cassa centrale per l'animazione ed il governo dei Familiares. L'Amministratore terrà la registrazione aggiornata di tutti i movimenti economici del Gruppo. A conclusione dell'anno sociale presenterà al Gruppo la situazione economica e terrà conto degli eventuali rilievi. Poi invierà copia del bilancio all'Amministratore Centrale. CAPITOLO 6° IL SERVIZIO DEL CORPO DIRETTIVO CENTRALE "Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non é più grande del padrone, né un apostolo é più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati, se le metterete in pratica"(Gv 13, 14-17). 50. Gesù, il "Signore" e il "Maestro" che sta in mezzo ai suoi discepoli come "colui che serve", é la norma e il modello di chi ha la responsabilità dei Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore. 51. Accanto all'insegnamento evangelico, c'é il ricordo storico: nel suo nascere l'Istituto é stato posto nelle mani di Maria, nominata "Direttrice generale e perpetua". Coloro che, nel tempo, saranno preposti alla guida della Compagnia Missionaria del S. Cuore dovranno considerarsi i "sostituti" di Maria ed esprimerne, in ogni parola e atteggiamento, lo spirito e la virtù. 52. Il servizio di animazione e di governo ordinario sarà accompagnato da intensa preghiera, ma lo saranno soprattutto le circostanze straordinarie, così che tutto sia deciso nella sapienza dello Spirito Santo, secondo il Cuore di Gesù. 53. Il servizio direttivo centrale dei Familiares é composto: - dalla Assemblea Generale; - dal Responsabile Centrale e suo Consiglio. 54. L'Assemblea Generale é convocata: a) ordinariamente ogni cinque anni, con il compito di: - eleggere il/la Responsabile Centrale ed il suo Consiglio; - esaminare e possibilmente risolvere, sotto la guida dello Spirito Santo e con l'aiuto di Maria, i problemi più importanti relativi alla identità, allo sviluppo, alla missione dei Familiares, in armonia con gli insegnamenti della Chiesa e con le esigenze della realtà storica in cui si vive. b) straordinariamente: quando lo esigono ragioni urgenti, secondo il parere del Responsabile Centrale e del suo Consiglio espresso con voto deliberativo. 55. La convocazione dell'Assemblea Generale, sia ordinaria che straordinaria, con determinazione del luogo e della data di celebrazione, é fatta dal Responsabile Centrale e, in sua mancanza dal vice Responsabile, con il voto deliberativo del suo Consiglio. Nella lettera di convocazione é bene che vengano indicate alcune linee di preparazione spirituale all'Assemblea, perché possa essere ripetuto "Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi" (Atti 15, 28). 56. Nell' allegato n. 1 del presente Statuto sono esposte le norme che regolano la convocazione, la partecipazione e la celebrazione dell'Assemblea Generale, sia ordinaria che straordinaria. Esse, nella misura del possibile, saranno seguite con fedeltà. 57. Quanto é stato determinato da una Assemblea Generale resta in vigore fino alla celebrazione della successiva Assemblea Generale e oltre, se da questa non é espressamente revocato. 58. Le decisioni dell'Assemblea Generale, animeranno l'attività direttiva del Responsabile Centrale e suo Consiglio. 59. Il Responsabile Centrale rappresenta il perno d'unione di tutti i Familiares. Anno per anno, insieme al suo Consiglio, il Responsabile Centrale preparerà un programma di riflessione e di studio a cui si atterranno tutti i Gruppi dei Familiares, adattando modalità di vita, di preghiera, di servizio alla mentalità ed ai costumi della propria terra. L'essenziale per tutti infatti é di progredire nelle esigenze della comune vocazione, quali che siano le espressioni esterne che la caratterizzano. 60. Il compito del Responsabile Centrale é l'animazione dei Gruppi, il collegamento con essi e lo stimolo al loro incremento numerico. Per questo egli avrà cura di: - studiare e suggerire le iniziative più adatte a tali scopi; - coltivare i rapporti di corrispondenza, soprattutto quando, a chiusura dell'anno sociale, i Responsabili locali gli manderanno la relazione del lavoro svolto e della situazione del loro Gruppo; - fare tutto il possibile per visitare di persona, o a mezzo Consigliere, i singoli Gruppi, almeno una volta nel decorso del suo mandato. 61. Annualmente, nella circostanza che sarà ritenuta migliore, il Responsabile Centrale e il suo Consiglio si uniranno, in seduta plenaria, con il Consiglio Centrale delle Missionarie, per studiare le reciproche modalità di rapporto e per programmare insieme il calendario di vita e di attività. 62. Nel disimpegno del suo mandato, il Responsabile Centrale é aiutato dal suo Consiglio, composto da due Consiglieri eletti dalla Assemblea Generale. Egli terrà in massimo conto i loro suggerimenti, ed ogni possibile diversità di vedute sarà sciolta nel dialogo paziente ed aperto. 63. Il primo Consigliere fungerà da Vice Responsabile. Egli prenderà nota diligente di quanto viene trattato in Consiglio e porterà sollecitamente a conoscenza dei Responsabili locali, di quanto il Consiglio Centrale ha deciso di comunicare loro. Nel caso che, per qualsiasi motivo, il Responsabile Centrale venisse a mancare, o diventasse inabile all'espletamento del suo incarico, il Vice ne assumerà il compito a tutti gli effetti. Se sarà il caso, convocherà anche l'Assemblea Generale Straordinaria perché provveda alla elezione di un nuovo Responsabile Centrale. 64. Il secondo Consigliere abbina alla sua carica l'impegno amministrativo dell'intero corpo dei Familiares. Egli eserciterà questa missione con senso di responsabilità ed avrà cura di raggiungere una buona competenza per tutti i problemi economici che possono occorrere. Agirà sempre in piena sintonia con il Responsabile ed il suo Consiglio, vietandosi ogni espressione amministrativa indipendente. Si terrà in contatto con l'Amministratore di ogni Gruppo. Annualmente presenterà il bilancio generale e la relazione del lavoro compiuto. Il Consiglio Centrale dei Familiares, se é necessario farà i suoi rilievi e procederà o meno, alla sua approvazione. In occasione della celebrazione dell'Assemblea Generale, relazionerà sull'attività Amministrativa relativa al quinquennio e sarà l'Assemblea stessa a deciderne l'approvazione. Il Responsabile Centrale e i suoi Consiglieri restano in carica cinque anni, e possono essere rieletti solo per un periodo di egual durata. 65. Le linee strutturali e di ordinamento presentate dallo Statuto hanno la finalità di aiutare i Familiares a vivere e svilupparsi nell'indirizzo di spirito della Compagnia Missionaria del S. Cuore. Ricordando che nella stessa linea di grazia vivono le Missionarie CM, i Sacerdoti del S. Cuore, i Gruppi e i Movimenti laicali che si ispirano agli ideali spirituali di p. Dehon, favoriranno e daranno l'adesione a tutto ciò che é espressione di studio comune, di collaborazione, di crescita "insieme". E' la "comunione" infatti che testimonia il nostro inserimento totale nella fede cristiana e provoca irresistibilmente l'avvicinarsi degli uomini alla salvezza di Dio (cfr. Gv 17, 21). 66. La via tracciata dal presente Statuto é quella che ci indica la risposta che dobbiamo dare alla vocazione che abbiamo accolto. Per questo la vogliamo seguire con fedeltà, generosità e gioia. "Perdete tutto piuttosto che perdere la carità" p. Albino Elegante ALLEGATO N. 1 N.B. L'esposto, per praticità, é tutto al maschile, ma ha valore, in piena parità anche per il femminile. 1. Lo Statuto dei Familiares della Compagnia Missionaria del S. Cuore, ai nn. 54, 55, determina il tempo e le persone competenti per la convocazione dell'Assemblea Generale. Qui vengono esposte le norme che ne regolano: - la convocazione, - la partecipazione, - la celebrazione, - le elezioni. 2. Perché l'Assemblea Generale raggiunga gli obiettivi per cui é stata convocata, deve essere preceduta da una seria preparazione circa gli argomenti che saranno trattati. Per questo motivo é necessario che essa sia convocata almeno un anno prima della sua celebrazione. Così i Familiares possono far oggetto di studio e di preghiera quanto sarà argomento da discutere e determinare. Allora chi parteciperà all'Assemblea, porterà, con il proprio, il contributo di pensiero di tutti i componenti del suo Gruppo. 3. Partecipano all'Assemblea: * di diritto - p. Albino Elegante, fondatore della C.M. - il Responsabile Centrale e i membri del suo Consiglio, - i Responsabili di Gruppo, - La Presidente delle Missionarie C.M. * per elezione La partecipazione all'Assemblea, con diritto di voto, é riservata ai Familiares. La loro elezione viene fatta secondo le norme sotto esposte, mantenendosi però "aperti" alle necessarie eccezioni, in considerazione della particolare situazione di vita dei Familiares (problemi di famiglia, di lavoro . . .): - i Gruppi che hanno fino a sei membri eleggono due delegati e tre sostituti. Il primo sostituto prende il posto del Responsabile di Gruppo, il secondo e il terzo dei delegati, nel caso che l'uno o l'altro non possa partecipare. - I Gruppi che hanno dodici o più membri eleggono tre delegati e quattro sostituti. Risultano eletti, come delegati e sostituti all'Assemblea, i Familiares che hanno ottenuto la maggioranza assoluta nel primo o nel secondo scrutinio, oppure la maggioranza relativa nel terzo. A parità di voti, nel terzo scrutinio, risulta eletto il più anziano di appartenenza, o, se questa fosse pari, il più anziano di età. I partecipanti eletti non devono essere inferiori di numero ai partecipanti di diritto. Chi partecipa all'Assemblea come uditore (es. aspiranti . . .) potrà esprimere il proprio parere, ma non ha diritto di voto. La stessa norma vale per la partecipazione all'Assemblea di un "esperto" al di fuori della C.M. 4. Queste saranno le modalità secondo cui sarà celebrata l'Assemblea: - Verifica, da parte del Responsabile Centrale, della presenza o meno dei partecipanti dell'Assemblea per diritto e per elezione. - Con votazione a maggioranza relativa, o in altra maniera accettata da tutti i presenti, l'Assemblea passa alla scelta di due scrutatori, dei segretari e del moderatore. - Il compito degli scrutatori é di vigilare perché le votazioni si svolgano regolarmente e di presentarne i risultati al Responsabile Centrale perché li proclami all'Assemblea. - I segretari invece mettono per iscritto la sintesi degli interventi, le conclusioni concordate, i risultati delle votazioni. All'apertura di ogni nuova seduta, leggono il verbale di quanto è stato trattato e concluso nella seduta precedente. L'intero testo dei verbali, firmato dal Responsabile Centrale e dai segretari, passa agli atti dell'Assemblea. - Il moderatore ha il compito di guidare la discussione perché gli interventi si susseguano in modo ordinato, siano aderenti al tema trattato e soprattutto perché il dialogo si svolga serenamente nel rispetto e nell'ascolto dell'opinione di ogni membro. Al moderatore compete anche sintetizzare i contenuti e i suggerimenti che emergono in Assemblea. - Chi ha convocato l'Assemblea presiederà alla sua celebrazione fino all'eventuale elezione del nuovo Responsabile Centrale. 5. Prima di procedere alla elezione del Responsabile Centrale e dei membri del suo Consiglio, ciascuno si impegnerà ad essere strumento docile della provvidenza di Dio, ripetendo a voce intelligibile la preghiera degli Atti degli Apostoli per la prima elezione apostolica: "Signore Gesù, tu che leggi nel cuore di ciascuno, mostraci chi hai scelto" (Atti 1,24). Se é scelto, come Responsabile Centrale, un Familiaris fuori dall'Assemblea, prima di continuare il lavoro dell'Assemblea, é necessario che l'eletto notifichi la sua accettazione. Il Familiaris che ha accettato diventa membro dell'Assemblea, (senza che per questo venga escluso chi precedentemente rivestiva la sua carica), e ne dirigerà i lavori, appena potrà farsi presente. Anche i membri del Consiglio Centrale, se scelti fuori dall'Assemblea, diventano membri di diritto della stessa. 6. Nella votazione per l'elezione del Responsabile Centrale é richiesta la maggioranza assoluta nei primi tre scrutini. Se questa non viene raggiunta, si passa al ballottaggio, ossia si limitano i voti ai due candidati che nel terzo scrutinio ne hanno raccolto un numero maggiore. Durante questa operazione le due parti in causa hanno solo voce passiva. Se il quarto scrutinio si risolvesse con parità di voti, risulterà eletto il candidato più anziano di adesione ai Familiares o, in caso di parità, il più anziano di età. Per l'elezione invece dei membri del Consiglio Centrale, occorre la maggioranza assoluta nei primi due scrutini, nel terzo basta la relativa. A parità di voti, prevale l'anzianità di adesione ai Familiares e poi di età. 7. Le votazioni riguardanti le mozioni assembleari avvengono secondo le modalità che stabilisce l'Assemblea. Prevale il parere che ha raccolto la maggioranza assoluta di voti, oppure, se dopo due scrutini, i suffragi risultano uguali, il Responsabile Centrale può dirimere la parità con il suo voto. 8. Le direttive assembleari devono essere tenute nella massima considerazione. Si possono ripetere, anche per queste, le parole del primo Concilio della Chiesa, quello di Gerusalemme: "Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi . . ." (At 15,28).
volgeranno lo sguardo
 
L'anelito di Gesù: "Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini eppure dalla maggior parte di essi e spesso anche dai suoi prediletti non riceve che freddezze, indifferenza e ingratitudine..." ... ci interpella costantemente.... - E' necessario guardare di continuo il Crocifisso ed avere un confronto costante con la Scrittura per scoprire il grande AMORE manifestato da Dio Padre in Gesù e per imparare, a nostra volta, a corrispondere, senza "ma" e senza "se", incondizionatamente a Cristo che ha dato tutto se stesso. Qualche passo della Scrittura che ci pone in atteggiamento di riflessione: * 1. "Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto..." (Gv 19, 37); * 2. "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" (Gv 12, 32); * 3. "Io sono il Buon Pastore. Il Buon Pastore offre la vita per le pecore..." (Gv 10, 11).
noi familiares novembre 2008
 
TRE RIFLESSIONI DI DON TONINO BELLO VOGLIO RINGRAZIARTI, SIGNORE, PER IL DONO DELLA VITA Ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami allora, a librarmi con Te. Perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla, vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, con la fiducia Di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Ma non basta saper volare con Te, Signore. Tu mi hai dato il compito Di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala, con l’unica ala inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te. Soprattutto per questo fratello sfortunato, dammi, o Signore, un ala di riserva. Voglio sfogare con qualcuno… la tristezza che mi devasta l’anima in questi giorni, alla vista di tanti stranieri che hanno invaso l’Italia, e verso i quali la nostra civiltà, che a parole si proclama multirazziale, multiculturale, multietnica, e multireligiosa, non riesce ancora a dare accoglienze che abbiano sapore di umanità. So bene che il problema dell’immigrazione Richiede molta avvedutezza E merita risposte meno ingenue Di quelle fornite da un romantico altruismo. Capisco anche le buone ragioni dei miei concittadini che temono chi sa quali destabilizzazioni negli assetti consolidati del loro sistema di vita. Ma mi lascia soprappensiero Il fatto che si stentino a capire le buone ragioni dei poveri allo sbando, e che, in questa’esodo biblico, non si riesca ancora a scorgere l’inquietante malessere di un mondo oppresso dall’ingiustizia e dalla miseria… È necessario vincere gli istinti xenofobici che ci dormono dentro. Che si ammantano di ragioni patriottiche. che scatenano, all’interno delle nostre raffinatissime città, inqualificabili atteggiamenti di rifiuto, di discriminazione, di violenza, di razzismo. E che implorano dalle istituzioni, con martellante coralità, rigorosi provvedimenti di forza. Siamo vittime di una insopportabile prudenza, e scorgiamo sempre angoscianti minaccie dietro l’angolo. Perché lo straniero Mette in crisi sostanzialmente due cose: la nostra sicurezza e la nostra identità. (don Tonino Bello) PAROLE DI SPERANZA E DI PACE «Coraggio, fratelli profeti! Diciamo che ogni guerra è iniqua. Promuoviamo una cultura di pace... denunciamo a chiare lettere l'ingiustizia della corsa alle armi. Insorgiamo quando vengono violati i più elementari diritti umani in ogni angolo del mondo. Aiutiamo la gente distratta a rendersi conto che lo sterminio per fame di milioni di persone pesa sulla coscienza di tutti... Preserviamo i nostri ragazzi, che hanno sempre più come principale referente lo schermo televisivo, dalle trasfusioni di violenza che essi metabolizzano paurosamente... smettiamola di tacere! Ricordiamo che delle nostre parole dobbiamo rendere conto agli uomini, ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto a Dio» [don Tonino Bello da «LESSICO DI COMUNIONE», Ed. Insieme, 1991] VITA NOSTRA FESTA IN FAMIGLIA Auguri cordiali per il Compleanno e il Battesimo a P. ALBINO ELEGANTE - ROSA CONCEIÇAO PEREIRA FREITAS - LUCIA SANTARPIA - ANNARITA FANTI - EMILIA SERRA - ROBERTO CAETANO CECILIA DA CONCEIÇAO TEIXEIRA FIDALGO - ERMELINDA SOARES DA COSTA Facciamo memoria Novembre mese dei defunti «Karamazov! – gridò Kolja –. È vero quello che dice la religione, che risusciteremo dai morti, e tornati in vita ci vedremo di nuovo tutti, anche Iliuscia?». «Risusciteremo senz’altro, e ci vedremo e ci racconteremo l’un l’altro allegramente e gioiosamente tutto quello che è stato», rispose Alioscia a metà tra il riso e l’entusiasmo. «Ma che bello sarà», sfuggì a Kolja. A volte ci si chiede quanto rimanga nei discorsi dei cristiani della prospettiva dirompente, rivoluzionaria, della resurrezione cristiana che il grande romanziere russo, Fedor Dostoevskij, tradusse nei Fratelli Karamazov. Quando c’era ancora, Sergio Quinzio amava stigmatizzare il cattolicesimo perché – secondo lui – era troppo «proiettato sul sociale e incapace di porre le domande ultime all’uomo di oggi, quelle antiche basilari verità che hanno costituito per secoli l’essenza del suo messaggio, una specie di nocciolo duro: i cosiddetti Novissimi» (Roberto Righetto, Aldilà & dintorni). Anche oggi fior di laici attenti alla vicenda cristiana – come Natoli, Cacciari – lamentano la latitanza (o il silenzio), nella predicazione dei credenti, proprio del cuore della «buona notizia»: la resurrezione, la speranza dopo la morte. Che la cultura moderna si affacci con qualche imbarazzo sull’aldilà non fa notizia. È emblematico però il debole fraseggiare della Chiesa quando cerca di dare un senso alla morte, e annunciare la bellezza che si schiude per l’uomo della fede dopo la morte. Ne parliamo in questo numero di novembre, mese tradizionalmente dedicato al ricordo dei defunti. Ne parliamo perché il Dio dei cristiani non è un Dio dei morti. Ma dei vivi. E che promette vita. Per sempre. (Da “La nostra Domenica” n. 39, 2 novembre 2003)
buon natale - preghiera di natale
 
VIENI DI NOTTE Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni, Figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: E dunque vieni sempre, Signore. Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti,: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni, tu che ci ami: nessuno è in comunione col fratello se prima non è con te, o Signore. Noi siamo tutti lontani, smarriti, né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo. Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore. (David Maria Turoldo) La Redazione di ”NOI FAMILIARES” porge a tutti un AUGURIO sincero di Buon Natale e felice 2009
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